giovedì 6 luglio 2017

Scoperta al Cern la particella Xi, inseguita da anni.

Rappresentazione grafica della particella appena scoperta al Cern, chiamata Xi (fonte: CERN) © Ansa
Rappresentazione grafica della particella appena scoperta al Cern, chiamata Xi (fonte: CERN)

Mai vista una simile, aiuta a capire colla che unisce la materia.

Scoperta al Cern la particella Xi: inseguita da decenni, potrà aiutare a studiare la 'colla' che tiene unita la materia, ossia per capire una delle quattro forze fondamentali della natura: la forza forte. La scoperta, annunciata nella conferenza della Società Europea di Fisica in corso a Venezia e in via di pubblicazione sulla rivista Physical Review Letters, è avvenuta grazie all'acceleratore più grande del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc).

Vista dall'esperimento chiamato Lhcb, la particella appartiene alla famiglia dei barioni, la stessa di cui fanno parte protoni e neutroni che costituiscono la materia visibile, e come tutti i barioni è composta da tre quark, come prevede la teoria di riferimento della fisica chiamata Modello Standard. Tuttavia nei barioni finora noti si trova al massimo un solo quark pesante, mentre la particella Xi ha due quark pesanti.

"E' la prima volta che si osserva una particella simile: un barione con due quark pesanti", ha detto Donatella Lucchesi, ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell'università di Padova e membro della collaborazione Lhcb. "Osservare una particella del genere - ha detto ancora Donatella Lucchesi - è stato possibile grazie alla grandissima quantità di dati che sta producendo l'acceleratore Lhc. Questo - ha rilevato - permette di raggiungere un obiettivo non facile, come è riuscire a riprodurre la materia in tutti i suoi stati possibili".

Nella particella Xi un sistema planetario in miniatura .
La particella Xi appena scoperta al Cern è già generosa di sorprese, al punto che i mattoni della materia che la costituiscono, i quark, potrebbero comportarsi come un sistema planetario in miniatura. I due quark pesanti, che sono l'elemento distintivo della nuova particella avrebbero infatti movimenti più lenti e solenni rispetto a quelli dei quark leggeri presenti in protoni e neutroni, che ricordano una danza. Lo ha rilevato il britannico Guy Wilkinson, che ha coordinato la collaborazione Lhcb fino al 30 giugno, giusto in tempo per assistere alla scoperta. "In contrasto con gli altri barioni finora noti, in cui i tre quark eseguono una elaborata danza l'uno attorno all'altro, ci aspettiamo che il barione con due quark pesanti agisca come un sistema planetario", ha osservato Wilkinson. In questo sistema planetario in miniatura, ha aggiunto "i due quark pesanti giocano il ruolo di stelle che orbitano l'una attorno all'altra, mentre il quark più leggero orbita intorno al sistema binario".
Dalla particella Xi la chiave per capire la 'colla' della materia.
La particella Xi promette di essere una chiave senza precedenti per scoprire i segreti della 'colla' della materia, ossia il comportamento delle forze che agiscono nel mondo dell'infinitamente piccolo. Per il nuovo coordinatore della collaborazione Lhcb, l'italiano Giovanni Passaleva, c'è grande speranza nelle nuove conoscenze che la particella Xi potrà rendere possibili. "Trovare un barione con due quark pesanti - ha rilevato - è di grande interesse perché può fornire uno strumento unico per approfondire la cromodinamica quantistica", ossia il campo di ricerca che studia come l'intensità delle forze si riduce quando le distanze tra le particelle diventano molto piccole e che si chiama così in riferimento alle otto cariche che prendono il nome dai tre colori che descrivono i quark: rossi, gialli e blu. E' un campo di ricerca molto importante, nato grazie alle ricerche inaugurate 1963 fa dal fisico Nicola Cabibbo con il teorema che porta il suo nome, l'Angolo di Cabibbo, e che ha gettato le basi per comprendere come i mattoni della materia, i quark, si mescolano dando origine alle particelle elementari.

mercoledì 5 luglio 2017

Parlamento, condannati sì ma sempre riabilitati: così gli onorevoli si riprendono il vitalizio. - Sergio Rizzo

Parlamento, condannati sì ma sempre riabilitati: così gli onorevoli si riprendono il vitalizio

La Camera restituisce assegno e arretrati a tre ex deputati. Lo prevede il regolamento quando, assai spesso, il tribunale concede il ravvedimento.

GIANSTEFANO Frigerio lo deve sapere: non tutto è perduto. Magari si tratterà di aspettare qualche anno, ma la sentenza di riabilitazione prima o poi arriverà. E allora il vitalizio da 2.200 euro netti al mese che il Parlamento gli ha revocato ieri, dopo l'ultima condanna definitiva a tre anni e 4 mesi per le tangenti dell'Expo 2015 che ha patteggiato a fine 2014, tornerà a correre. Con tanto di arretrati. Per avere conferma, chiedere ai tre che si sono visti restituire l'assegno mentre la Camera lo toglieva all'ex collettore delle tangenti Dc che fu in seguito ascoltato consigliere di Silvio Berlusconi.

Massimo Abbatangelo, per esempio. Deputato missino per quattro legislature fu accusato della strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984, quando sedeva a Montecitorio ormai da cinque anni. Da questa gravissima imputazione venne assolto dalla Corte d'Assise di Firenze in appello nel 1994, dopo che in primo grado aveva preso l'ergastolo. Ma si beccò comunque sei anni per detenzione di esplosivo: e il conto la Camera glielo ha presentato nel 2015. Il 9 luglio di due anni fa l'ufficio di presidenza di Montecitorio gli ha revocato un vitalizio che secondo i dati rivelati da Primo Di Nicola sull'Espresso ammontava nel 2013 a 4.676 euro netti al mese. A ben ventuno anni di distanza dalla condanna e anche dopo ventuno anni di assegni: i vecchi regolamenti stabilivano infatti che un deputato con quattro legislature alle spalle potesse incassare senza limiti di età. E allora Abbatangelo, che si presentò con Alleanza nazionale alle politiche del 1994 per la quinta volta risultando però il primo dei non eletti, non aveva che 51 anni. Due primavere di astinenza e adesso per lui torna il vitalizio, nel frattempo pure lievitato a 5.600 euro: il 27 gennaio 2016 ha presentato istanza di riabilitazione, che gli è stata ovviamente concessa, e la sanzione è improvvisamente evaporata. E insieme al vitalizio, tornano anche gli arretrati. Il conto è facile. Basta moltiplicare 5.600 per 17: tanti sono i mesi trascorsi dalla domanda presentata al tribunale di sorveglianza alla decisione presa ieri dall'ufficio di presidenza della Camera.

Per l'ex democristiano Giuseppe Astone, che si era visto anch'egli revocare nel luglio 2015 il vitalizio cresciuto oggi fino a 5.200 euro netti al mese (causa una condanna a 5 anni e 10 mesi) gli arretrati ammontano invece a circa metà, considerato che la domanda di riabilitazione è partita solo il 4 ottobre 2016. Mentre il terzo ex onorevole al quale è stato ieri restituito il vitalizio, Massimo De Carolis (condanna a 2 anni e 8 mesi), si dovrà accontentare di una somma prossima ai 40 mila euro: l'assegno al quale ha nuovamente diritto è nel suo caso di poco superiore a 3.000 euro netti mensili, e l'istanza al tribunale è del 16 maggio 2016.

Inutili le proteste del grillino Riccardo Fraccaro, che di quell'ufficio è segretario. Le stesse elevate in occasione del precedente dell'ex Dc Gianmario Pellizzari, già condannato per bancarotta fraudolenta a sei anni e mezzo, al quale il vitalizio era stato sterilizzato per sei mesi e prontamente restituito per intervenuta riabilitazione. Le regole parlano chiaro: l'assegno viene tolto ai parlamentari condannati in via definitiva a pene di oltre due anni. Ma lo stesso regolamento che il Parlamento ha approvato nel maggio del 2015 prevede una via d'uscita che lo rende di fatto inutile. Il comma 3 dell'articolo 1 dice che le "disposizioni non si applicano qualora sia intervenuta riabilitazione in base agli articoli 683 del codice di procedura penale, 178 e 179 del codice penale". È un istituto, questo, previsto dal nostro sistema giudiziario, con il quale a fine pena il tribunale di sorveglianza può certificare il "ravvedimento" del condannato. Una certificazione raramente negata a qualcuno: figuriamoci a chi ha occupato per anni un seggio in Parlamento. Il che però finisce per rappresentare una sanatoria generalizzata.

La circostanza era stata denunciata senza mezzi termini dagli esponenti del Movimento 5 stelle, ma senza esito. Già far passare un regolamento così blando, e che esclude per giunta chi è stato condannato per reati quali abuso d'ufficio e finanziamento illecito ai partiti, non era stata una passeggiata. La dice lunga il fatto che quell'argomento fosse stato affrontato con un ritardo di almeno due decenni da Tangentopoli e non per iniziativa delle Camere. Il Parlamento si era infatti mosso dopo la revoca dell'assegno della Regione siciliana all'ex governatore Salvatore Cuffaro. E la cosa aveva scatenato un putiferio. Per arrivare a quel regolamento si erano dovute superare resistenze di ogni tipo, a partire da quella del centrodestra che pretendeva l'approvazione di una legge in Parlamento: con la certezza del naufragio. Camera e Senato avevano mobilitato un esercito di consulenti. Ben otto costituzionalisti, ognuno dei quali aveva dato una propria versione. Un colpo di qua, un altro colpo di là, il risultato finale eccolo.

Soltanto, per carità di patria si sarebbero dovuti usare i termini appropriati. Perché agli ex parlamentari condannati in via definitiva a più di due anni e sempre con esclusione di alcuni reati il vitalizio non viene affatto revocato. Ma soltanto sospeso.


http://www.repubblica.it/politica/2017/07/05/news/parlamento_condannati_si_ma_sempre_riabilitati_cosi_gli_onorevoli_riprendono_il_vitalizio-169993834/

Pensioni di garanzia per i giovani, riparte la «fase due». - Giorgio Pogliotti

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Una pensione di garanzia con parziale fiscalizzazione dei contributi per i “giovani”. 
Nuovi incentivi per favorire le adesioni alla previdenza complementare Insieme al riscatto gratuito degli anni di studi universitari e la messa a punto di un sistema per la copertura contributiva dei periodi passati, soprattutto dalle donne, a prendersi cura di familiari anziani o disabili.

Questo il pacchetto di misure della “fase due” sulle pensioni definito ieri nel confronto tra governo e sindacati; l’idea è di fissare una road map di avvicinamento alla prossima legge di Bilancio. Un percorso per stabilire le soluzioni di policy che possono essere adottate seguendo i punti della cosiddetta “fase due” del Verbale di intesa sindacale dell’anno scorso sulle pensioni. 
Con un convitato di pietra che nel frattempo s’è imposto e che i sindacati vogliono rimuovere: l’innalzamento automatico a 67 anni (cinque mesi in più del requisito attuale), che scatterebbe dal 2019 per adeguare l’età pensionabile alla speranza di vita. I sindacati vorrebbero che una decisione sull’adeguamento alla speranza di vita tornasse nell’alveo del confronto tra le parti, e non lasciata agli automatismi amministrativi, proposta peraltro osteggiata dall’Inps il cui presidente proprio ieri ha spiegato che togliere questo adeguamento automatico significa aumentare la spesa pensionistica e metterla sulle spalle delle generazioni future. Per i sindacati sarebbe anche ora di differenziare l’età di uscita, oggi a 66 anni e 7 mesi, magari in base alla tipologia di lavoro (più o meno gravosa). 

E così anche per quando riguarda quella che era l’anzianità, ovvero gli anni di lavoro richiesti prima di uscire. Dal 2019 si passerebbe a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne (anche in questo caso 5 mesi in più rispetto ai limiti attuali se le proiezioni Istat attese per l’autunno lo confermeranno). Su queste richieste Cgil, Cisl e Uil, insieme alle categorie dei pensionati, hanno organizzato un’iniziativa unitaria il prossimo 13 luglio. «Il governo procede troppo lentamente - sostiene Domenico Proietti (Uil) - bisogna accelerare, servono risposte subito». Il sindacato, aggiunge Maurizio Petriccioli (Cisl) «attende che il Governo dia continuità al confronto, convocando i tavoli tecnici per definire le priorità da affrontare in legge di bilancio», superando «l’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, a cominciare per chi svolge attività di lavoro più gravose».

Dalla riunione tecnica di ieri sono anche emersi chiarimenti su alcune “code” dell’accesso all’Ape sociale: tra i criteri d’accesso un disoccupato, oltre a possedere i requisiti contributivi e pensionistici, deve aver terminato da almeno 3 mesi di percepire la Naspi (o un altro ammortizzatore sociale). C’era incertezza sulla sorte dei disoccupati che hanno interrotto la Naspi (o un altro ammortizzatore sociale) per un contratto a termine che si è concluso, e sono rimasti senza strumenti di sostegno al reddito per oltre tre mesi, ma il governo ha fornito l’interpretazione che include anche questa categoria. 

Un altro chiarimento riguarda l’edilizia: i lavoratori in procinto di chiedere l’accesso all’Ape sociale o l’uscita anticipata per i lavoratori precoci, che hanno difficoltà a reperire la documentazione dalle aziende, potranno far riferimento alle casse edili. Infine gli operatori socio sanitari del pubblico saranno equiparati a quelli del privato, tra i lavori gravosi che hanno diritto all’Ape social.
Intanto oggi i tecnici di palazzo Chigi e del ministero dell’Economia riprendono in mano il dossier Ape volontaria. Il Dpcm, che da una decina di giorni è al vaglio del Consiglio di Stato (oggi si riunisce la commissione speciale istituita per questi provvedimenti pensionistici) dovrebbe tornare al governo entro pochi giorni con i pareri e poi passare alla Corte dei conti. Se non si renderanno necessarie ulteriori correzioni il Dpcm approderebbe in Gazzetta Ufficiale entro l’estate. Il confronto finale al Mef è per chiudere gli accordi quadro da siglare con Abi e Ania per regolare i rapporti con le banche e le assicurazioni che decideranno di aderire al prestito-ponte per l’anticipo fino a 43 mesi del ritiro per il pensionamento dei lavoratori con almeno 63 anni di età e 20 di contributi. Il costo del finanziamento dovrebbe restare entro un Taeg del 3,2% annuo su un tasso fisso da applicare a un rateo ventennale di rimborso.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-07-05/pensioni-garanzia-i-giovani-riparte-fase-due-063732.shtml?uuid=AEdX0trB&refresh_ce=1

Mps, dopo il salvataggio arrivano i tagli: 5500 esuberi e chiusura del 30% delle filiali.

Mps, dopo il salvataggio arrivano i tagli: 5500 esuberi e chiusura del 30% delle filiali

MILANO - Il Monte dei Paschi dovrà avviare una profonda cura dimagrante per dipendenti e sportelli, in cambio dell'intervento patrimoniale da 8,1 miliardi con un intervento pubblico da 5,4 miliardi, per il quale è arrivato ieri il via libera della Commissione Ue.

Il nuovo piano industriale 2017-2021 del Monte dei Paschi di Siena prevede "una revisione del dimensionamento di tutte le strutture organizzative del gruppo" che porterà a una riduzione di circa 5.500 unità entro il 2021 (di cui 4.800 uscite attraverso l'attivazione del Fondo di solidarietà, 450 uscite legate alla cessione/chiusura di attività, 750 uscite derivanti da turnover fisiologico) e la chiusura di 600 filiali su 2000: un taglio del 30%. L'utile netto di Mps al 2021 sarà superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7%. La banca, ha spiegato l'ad Marco Morelli, prevede anche di effettuare 500 assunzioni.

Il piano (che "non peggiorerà il livello del servizio" si legge) arriva a meno di 24 ore dal via libera della Ue al salvataggio dell'istituto da parte dello Stato italiano, che diventerà il primo azionista con il 70%. Dopo sei mesi di trattative l'Unione europea ha dato il via libera all'ingresso pubblico nel capitale della banca più antica del mondo che sarà quindi oggetto di una ricapitalizzazione precauzionale da 8,1 miliardi: 5,4 miliardi dei quali in capo al Tesoro, il resto dalla conversione dei bond subordinati nel rispetto del burden sharing.

Per gli obbligazionisti subordinati retail coinvolti nella conversione forzosa in azioni è previsto un meccanismo di ristoro che la banca - ha spiegato il management in una conference call mattutina - aspetta si collochi a 1,5 miliardi di valore. Ai risparmiatori vittime di "misseling" (vendita di prodotti troppo rischiosi per il loro profilo) verranno offerti titoli senior in cambio della consegna delle azioni frutto della conversione dei loro vecchi titoli. I ristori - si legge nelle slide di presentazione - andranno a coloro che abbiano acquistato i titoli prima del 1 gennaio 2016 attraverso la rete di Mps. Il rimborso non potrà eccedere il valore di carico.

Nella conference con gli analisti, il management ha posto l'accento sullo smaltimento di 26,1 miliardi di crediti deteriorati attraverso l'intervento di Atlante, in quello che è stato descritto come il risultato più significativo per la banca in questa operazione. La vendita avverrà a un prezzo del 21% del valore nominale (5,5 miliardi) a fronte di un valore netto contabile al 31 dicembre 2016 di circa 9,4 miliardi di euro. Lo schema di cessione, viene spiegato, prevede che entro dicembre 2017 le sofferenze vengano trasferite a una società veicolo, che emetterà titoli Senior A1 per 3,256 miliardi di euro (12,5% del valore contabile), Senior A2 per 500 milioni di euro (1,9%), Mezzanine per 1,029 miliardi (4,0%) e Junior per 686 milioni (2,6%). Il 95% dei titoli Mezzanine sarà ceduto ad Atlante II. Poi, entro giugno 2018, con l'ottenimento delle garanzie di Stato (Gacs), verranno collocati sul mercato i titoli Senior e verrà ceduto ad Atlante II il 95% dei titoli Junior. A Quaestio, la società di gestione di Atlante, è stata data anche un'esclusiva per l'acquisto della piattaforma di servicing del Monte.

Quella del Monte è una operazione che segna "la svolta" per l'intero sistema bancario italiano ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, rivendicando la bontà di un intervento che minimizza l'esborso per lo Stato e quindi "non scarica il costo dei salvataggi sui contribuenti". Morelli - che ha riconosciuto la fuga di depositi dei mesi scorsi ma sottolineato che nel primo trimestre del 2017 la banca ne ha recuperati ben 5,5 miliardi - ha parlato del piano come di una "pietra miliare" per la banca.


http://www.repubblica.it/economia/2017/07/05/news/mps_dopo_il_salvataggio_arrivano_i_tagli_5500_esuberi_e_chiusura_del_30_delle_filiali-169999618/

Un guazzabuglio di interventi non meglio identificati che ricadranno sulle tasche dei contribuenti, non serviranno a salvaguardare i posti di lavoro e andranno ad aumentare gli utili dei soliti ignoti con l'emissione di titoli più tossici dei precedenti.

martedì 4 luglio 2017

Sulle Alpi svizzere il fossile di un rettile corazzato.

Ricostruzione artistica del rettile delle Alpi Eusaurosphargis dalsassoi (fonte: Beat Scheffold, Paleontological Institute and Museum, University of Zurich) © Ansa
Ricostruzione artistica del rettile delle Alpi Eusaurosphargis dalsassoi (fonte: Beat Scheffold, Paleontological Institute and Museum, University of Zurich)

Straordinariamente ben conservato, ha 241 milioni di anni.

Un fossile straordinariamente ben conservato scoperto sulle Alpi svizzere ha rivelato lo scheletro completo di un antico rettile corazzato, vissuto circa 241 milioni di anni fa. Descritto sulla rivista Scientific Reports, è un esemplare estremamente raro chiamato Eusaurosphargis dalsassoi e ha permesso al gruppo di ricerca coordinato dall'università svizzera di Zurigo e da quella britannica di Oxford di farsi un'idea molto chiara dell'anatomia e dello stile di vita.

Lungo circa 20 centimetri, il rettile aveva la maggior parte del corpo ricoperta da placche corazzate, con file spinose lungo i fianchi che lo proteggevano dai predatori. Questa struttura lo rende molto simile a una bizzarra specie di lucertola africana, chiamata Ouroborus cataphractus, che con il rettile delle Alpi non ha alcuna parentela e che ha evoluto in modo indipendente corazza e spine, probabilmente ispirando con il suo aspetto alcune leggende sui mitici draghi.

Il fossile delle Alpi è stato trovato a 2.740 metri di altitudine, nella località di Ducanfurgga, ed è il secondo di questa specie ad essere descritto: il primo risale al 2003, scoperto in Italia sul Monte San Giorgio, ma si trattava di un esemplare incompleto. L'animale era venuto alla luce insieme a molti fossili di pesci e rettili marini, portando gli scopritori a credere che anche il rettile corazzato rinvenuto potesse essere un animale acquatico, ipotesi smentita dallo studio più recente, che ha potuto avere a disposizione uno scheletro perfettamente integro.

Un governo come il nostro, che governo è?

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zanzara/governo

Ho preso spunto da un post letto per una riflessione: 
un governo che vuole farci credere di voler incrementare il lavoro approvando la legge Biagi, i voucher lavoro, contratto a progetto (poi abolito), ed altri similari, che governo è?

Un governo che obbliga un cittadino a corrispondergli la metà del proprio guadagno senza ottenere nulla in cambio, che governo è?

Un governo che ci costringe ad accettare che la loro corruzione dilaghi senza operare alcun provvedimento per frenarla ed eliminarla, che governo è?

Un governo che, con i nostri soldi, ci costringe a salvare le banche asserendo che, salvando le banche, si salva anche l'economia traballante del paese, che governo è?

Un governo che legifera per aumentare i propri benefit mentre aumenta le nostra tasse, che governo è?

Un governo che non ci permette di curarci operando continui tagli alla sanità, ma ci costringe ad iniettarci ben 12 vaccini, che governo è?

Non abbiamo bisogno di un governo che ci maltratti, abbiamo bisogno di un governo che ci rispetti ed agisca per il bene comune!

Taglio ai vitalizi dei parlamentari, la porcata alla Camera: salta tutto.

Taglio ai vitalizi dei parlamentari, la porcata alla Camera: salta tutto

Toh, che strano: alla Camera i deputati non hanno voglia di affrontare, subito, la riforma che taglia i loro vitalizi. Il testo di legge proposto dal dem Matteo Richetti, dopo aver avuto l'ok con modifiche in Commissione Affari costituzionali, è atteso in aula a Montecitorio per l'11 luglio, ma come spiega Il Messaggero la data più probabile visto il fitto calendario dei lavori è la settimana successiva. In realtà, molti dei diretti interessati ritengono che alla fine si troverà un modo per far slittare il tutto a dopo le vacanze, a settembre, con fortissimi timori che la legge finisca insabbiata, ancora una volta.
Manca la relazione tecnica sulla fattibilità del nuovo sistema, richiesta dalla commissione Bilancio al Ministero del Tesoro. Dall'Inps si dicono disponibili a fornire le stime necessarie, ma non subito: serve tempo. Di tempo però ce n'è poco, perché la data cruciale è il 14 settembre, quella in cui i deputati in carica alla loro prima legislatura maturano il diritto al vitalizio. La verità è che le maggiori resistenze, per ora, arrivano proprio dal Pd: i deputati meno renziani (o anti-renziani, direttamente) rifiutano di inseguire il Movimento 5 Stelle su una battaglia che non giudicano, ovviamente, prioritaria. I dubbi sono però trasversali e soprattutto arrivano fino a Palazzo Madama, dove i numeri per la maggioranza sono ancora più risicati e basta che qualche senatore si metta di traverso per far saltare tutto.
Il terrore di molti ex deputati diventati senatori, a sentire la grillina Laura Bottici, uno dei questori di Palazzo Madama, è di "perdere tutto" quanto acquisito negli anni precedenti. E poi ci sono la legge elettorale e la finanziaria, che già in estate prenderanno il sopravvento su tutto il resto. Un ottimo alibi.