mercoledì 16 maggio 2018

Pignoramento immobiliare per debiti fiscali

Pignoramento immobiliare per debiti fiscali

Esecuzione forzata esattoriale: per i debiti con Agenzia Entrate Riscossione la legge prevede una particolare procedura di pignoramento di case e terreni e di vendita all’asta. Ecco le regole.

Chi ha uno o più debiti con l’Agente della riscossione esattoriale (soggetto che, per i debiti con l’erario, è Agenzia Entrate Riscossione) può subire il pignoramento dei beni immobili come case e terreni. Tale forma di esecuzione forzata scatta però solo a determinate condizioni: condizioni che concernono sia l’entità del debito accumulato dal contribuente, sia il rispetto di una particolare procedura. In particolare l’iter del pignoramento immobiliare esattoriale è parzialmente diverso da quello che può porre in essere qualsiasi altro creditore, visto che tutto avviene senza il controllo di un giudice e in assenza di udienze innanzi al tribunale. In questo articolo spiegheremo appunto come avviene il pignoramento immobiliare per debiti fiscali e quando il contribuente rischia di vedersi mettere all’asta la casa.

Indice.
1 Ipoteca e pignoramento: che differenza c’è?
2 Quando l’Agenzia Entrate Riscossione può pignorare la casa?
2.1 Debito minimo per il pignoramento immobiliare del fisco.
2.2 Valore complessivo dei beni immobili.
2.3 Numero di immobili di proprietà del debitore.
2.4 La precedente iscrizione dell’ipoteca.
3 Come avviene il pignoramento immobiliare per debiti fiscali.
4 L’avviso di vendita e l’inizio del pignoramento immobiliare.
5 Si può vendere o donare un immobile non ipotecato?
6 Si può vendere o donare un immobile ipotecato?
7 Si può vendere o donare un immobile pignorato?
8 Pignoramento se la casa è in comunione.
9 Custodia dell’immobile pignorato dal fisco.
10 Come viene venduto l’immobile pignorato per debiti fiscali?

1) Ipoteca e pignoramento: che differenza c’è?
C’è un primo aspetto che bisogna mettere in evidenza. Spesso si confonde tra ipoteca e pignoramento. Sono due attività diverse e con finalità differenti, tuttavia il pignoramento esattoriale presuppone la previa iscrizione dell’ipoteca e senza di essa è illegittimo.
Scopo dell’ipoteca sull’immobile del debitore è quella di garantire al creditore che la iscrive per primo di soddisfarsi con preferenza rispetto a tutti gli altri (eventuali) creditori del proprietario. Sicché, se la casa dovesse essere venduta all’asta, il ricavato del prezzo di aggiudicazione andrebbe prima a chi è titolare dell’ipoteca di primo grado, poi a chi ha (eventualmente) un’ipoteca di secondo grado e il residuo diviso tra tutti gli altri creditori.

2.1) Quando l’Agenzia Entrate Riscossione può pignorare la casa?
Se per i creditori privati non esistono vincoli per pignorare la casa o il terreno di un debitore (per cui si può procedere anche per debiti di importo minimo) quando invece si tratta di debiti fiscali esistono numerose condizioni. Eccole qui di seguito esaminate.

2.1) Debito minimo per il pignoramento immobiliare del fisco.
Per rischiare il pignoramento immobiliare, il debitore deve avere un debito per cartelle scadute (ossia notificate da più di 60 giorni) di almeno 120mila euro. Un debito di 119 mila euro non consente quindi di procedere al pignoramento immobiliare. Chi ha un debito di più di 120mila euro può sempre pagare solo una parte dell’importo per far scendere la passività al di sotto del limite e legale e quindi evitare il pignoramento immobiliare per debiti fiscali. Si pensi a chi ha un debito di 125mila euro e versa spontaneamente all’Agenzia Entrate Riscossione 6mila euro: in questo modo è possibile salvare la casa.
Il fatto che una cartella sia stata impugnata non comporta l’esclusione della stessa dal calcolo del valore minimo per procedere al pignoramento. Così, fare ricorso non salva il debitore da un’eventuale esecuzione forzata. L’unica soluzione è chiedere la rateazione del debito: in tal caso l’Agenzia Entrate Riscossione è obbligata a non avviare pignoramenti o a sospendere quelli già intrapresi.

2.2) Valore complessivo dei beni immobili.
In secondo luogo, per rischiare il pignoramento immobiliare per debiti fiscali è necessario che la somma del valore di tutti i beni immobili di proprietà del contribuente (anche solo per quote) superi 120mila euro. Chi ha due terreni, di valore pari a 25mila euro l’uno, non può mai rischiare l’esecuzione forzata.

2.3) Numero di immobili di proprietà del debitore.
Non si può subire il pignoramento immobiliare se il contribuente è proprietario di un un unico immobile, il quale sia adibito a casa di residenza, destinata quindi a civile abitazione, e considerata non di lusso (ossia non accatastata nelle categoria A/8 e A/9). Questo vincolo è comunemente noto come «divieto di pignoramento della prima casa».
Questo significa che può subire il pignoramento immobiliare per debiti fiscali solo chi:
ha più di un immobile o, se ha un solo immobile, questo è: a) di lusso; b) oppure non adibito a civile abitazione; c) oppure non di residenza.
Chi è proprietario di una sola casa ma un giorno eredita una quota di un altro immobile rischia di subire il pignoramento di entrambi gli immobili essendo venuta meno la condizione per l’impignorabilità della prima casa (ossia l’assenza di altri immobili intestati).

2.4) La precedente iscrizione dell’ipoteca.
Per poter avviare il pignoramento immobiliare per debiti fiscali è necessario che l’Agente della Riscossione abbia previamente iscritto un’ipoteca sull’immobile da pignorare e da tale momento siano decorsi almeno sei mesi. Questa condizione non è prevista per tutti gli altri tipi di debiti privati (anche se è prassi e norma di buona prudenza procedere sempre prima all’ipoteca).
Prima dell’ipoteca è necessario che il contribuente riceva un preavviso di ipoteca con raccomandata a/r o con posta elettronica certificata. Dopo la consegna del preavviso devono decorrere almeno 30 giorni prima di poter procedere all’iscrizione dell’ipoteca nei pubblici registri immobiliari.
L’ipoteca può essere autonomamente iscritta solo se il debito è superiore a 20mila euro. Ne consegue che se il debito è superiore a 20mila euro ma inferiore a 120mila euro, essendo vietato il pignoramento al di sotto di questa soglia, tutto ciò che può fare l’esattore è conservare l’ipoteca, non potendo però promuovere l’asta. Pertanto, in tali situazioni, l’Agente della riscossione iscrive l’ipoteca a solo titolo di garanzia.
Perdurare dell’inadempimento. Decorsi 6 mesi dall’iscrizione senza che il debito sia stato estinto, l’Esattore può procedere al pignoramento.
Il termine decorre dall’iscrizione (rilevabile dai registri immobiliari) e non da una notifica o comunicazione. Il contribuente (che dovrebbe aver ricevuto la comunicazione preventiva di iscrizione) deve quindi controllare presso i registri immobiliare se è quando è effettuata l’iscrizione.

3) Come avviene il pignoramento immobiliare per debiti fiscali.
Come abbiamo anticipato, il pignoramento immobiliare per debiti fiscali è disciplinato da norme speciali rispetto a quelle previste per i debiti nei confronti di soggetti privati (come banche, condominio, finanziarie, fornitori, ecc.) [1].
La principale caratteristica è che tutta la procedura si svolge al di fuori del tribunale, senza quindi un’udienza di audizione e comparizione delle parti e senza che a valutare l’immobile sia un perito nominato dal giudice.
Inoltre, le funzioni dell’ufficiale giudiziario sono svolte dall’ufficiale della riscossione.
Manca infine un vero e proprio atto di pignoramento in quanto l’Agente della Riscossione notifica un unico atto (avviso di vendita) con il quale effettua il pignoramento [2].

4) L’avviso di vendita e l’inizio del pignoramento immobiliare.
L’avviso di vendita dà il via alla procedura esecutiva vera e propria. Esso sostituisce il cosiddetto atto di pignoramento che invece viene notificato nelle procedure ordinarie tra privati.
L’avviso di vendita viene notificato al debitore, ma cinque giorni prima viene trascrittonei pubblici registri immobiliari.
Esso deve contenere:

  • le generalità del soggetto nei confronti del quale si procede;
  • la descrizione degli immobili con le indicazioni catastali e la precisazione dei confini. Se vi è assoluta incertezza circa la loro individuazione, l’atto è affetto da nullità insanabile;
  • l’indicazione della destinazione urbanistica del terreno risultante dal certificato;
  • il giorno, l’ora e il luogo del primo, del secondo e del terzo incanto, con intervallo minimo di 20 giorni;
  • l’importo complessivo del credito per cui si procede, distinto per imposta, per periodo d’imposta, per interessi di mora e per spese di esecuzione già maturate;
  • il prezzo base dell’incanto;
  • la misura minima dell’aumento da apportare alle offerte;
  • l’avvertenza che le spese di vendita e gli oneri tributari concernenti il trasferimento sono a carico dell’aggiudicatario;
  • l’ammontare della cauzione ed il termine entro il quale deve essere prestata dagli offerenti;
  • il termine di versamento del prezzo di aggiudicazione;
  • l’ingiunzione rivolta al debitore “esecutato” ad astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito i beni assoggettati all’espropriazione e i frutti di essi.
  • L’avviso di vendita deve essere sottoscritto, a pena di nullità, dall’Agente della Riscossione. La nullità resta però sanata se non rilevata d’ufficio o non fatta valere con l’opposizione agli atti esecutivi entro 20 giorni dalla notifica di tale provvedimento.


5) Si può vendere o donare un immobile non ipotecato?
Diamo qui di seguito alcuni chiarimenti in merito alle condotte che, comunemente, vengono poste in essere per evitare il pignoramento.
Sicuramente si può vendere o donare un immobile non ancora ipotecato o pignorato. Tuttavia se il contribuente ha già maturato il debito (il che non deve necessariamente risultare dalla notifica delle cartelle ma dal fatto stesso che non ha corrisposto le tasse dovute), l’atto può essere oggetto di revocatoria nei cinque anni successivi. Tuttavia, se il contribuente non ha pagato Irpef e Iva, e il debito è superiore a 50mila euro, può essere anche incriminato per il reato di «sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte».

6) i può vendere o donare un immobile ipotecato?
È lecito vendere o donare una casa o un terreno già ipotecato. Il nuovo titolare eredita l’ipoteca e può subire l’esproprio nel caso in cui il debitore principale non dovesse adempiere al proprio obbligo di pagamento delle tasse.

7) Si può vendere o donare un immobile pignorato?
È invece categoricamente vietato vendere un bene su cui è già partita la procedura esecutiva esattoriale con la trascrizione dell’avviso di vendita nei pubblici registri immobiliari. Chi lo fa ne risponde penalmente.
Invece è possibile la vendita avvenuta prima della trascrizione dell’avviso di vendita, anche se è possibile la revocatoria nei cinque anni successivi.

8) Pignoramento se la casa è in comunione.
Nel caso in cui il contribuente debitore sia proprietario solo di una quota dell’immobile da pignorare, l’avviso di vendita viene notificato anche agli altri comproprietari, a prescindere dal fatto che siano o meno debitori. Ad essi è fatto divieto di permettere al debitore di separare la sua quota senza ordine del giudice.

9) Custodia dell’immobile pignorato dal fisco.
Una volta avviato il pignoramento, il custode dell’immobile resta lo stesso proprietario che, pertanto, è autorizzato a continuare ad utilizzarlo e ad abitarlo. Non può però percepire i frutti di un eventuale affitto che vanno invece consegnati al creditore. La stessa stipula del contratto di affitto non può avvenire senza autorizzazione del giudice dell’esecuzione.
L’esattore può tuttavia rivolgere al giudice dell’esecuzione, sentito il debitore, e  nominare come custode una persona diversa dal debitore stesso (ciò di solito succede quando l’immobile oggetto di pignoramento non è occupato dal debitore).
Il custode è tenuto ad amministrare e gestire l’immobile pignorato, nei limiti degli atti rientranti nell’ordinaria amministrazione, salvo apposita autorizzazione del giudice dell’esecuzione.
Il contribuente può quindi continuare ad abitare la casa pignorata (tuttavia, secondo alcuni tribunali, è necessario prima presentare un’apposita richiesta al giudice dell’esecuzione). Se la richiesta non è avanzata o se l’autorizzazione non è concessa, il giudice dispone con ordinanza non impugnabile la liberazione dell’immobile.

10) Come viene venduto l’immobile pignorato per debiti fiscali?
La vendita all’asta dell’immobile pignorato dall’Agenzia Entrate riscossione avviene senza intervento del tribunale. È l’esattore che procede in automatico mediante la procedura per pubblico incanto.
L’incanto è tenuto e verbalizzato dall’ufficiale della riscossione.
Il primo incanto deve avvenire entro 200 giorni dal pignoramento (in questo caso dalla trascrizione) e quelli successivi con un intervallo minimo di 20 giorni.
Almeno 20 giorni prima del primo incanto, è necessario dare pubblicità all’incanto mediante tali passaggi:

  • affissione dell’avviso di vendita alla porta esterna della cancelleria del giudice dell’esecuzione;
  • affissione l’avviso di vendita all’albo del Comune o dei Comuni nel cui territorio sono situati gli immobili;
  • pubblicazione sul proprio sito internet.

Come anticipato l’incanto è tenuto e verbalizzato dall’ufficiale della riscossione (senza intervento del giudice dell’esecuzione). Esso avviene nel luogo e nell’ora indicati nell’avviso di vendita.
Il prezzo base dell’incanto è determinato in base al valore automatico (in caso di fabbricati) o di perizia (in caso di terreni edificabili).
L’Esattore può tuttavia chiedere al giudice dell’esecuzione di determinare il valore attraverso un perito ai fini di una stima più congrua rispetto ai valori di mercato.
L’incanto avviene davanti all’ufficiale della riscossione. Le offerte non sono efficaci se non superano il prezzo base o l’offerta precedente nella misura indicata nell’avviso di vendita.
Se si presenza un offerente questi deve presentare una cauzione per come riportato nell’avviso di vendita. La cauzione è pari al 10% del prezzo base.
L’immobile è aggiudicato all’ultimo offerente quando sono trascorsi 3 minuti dall’ultima offerta senza che ne segua un’altra maggiore.
In caso di mancata aggiudicazione, si terrà un secondo incanto alla data con un prezzo base inferiore di un terzo a quello precedente.
Fra un incanto e il successivo devono trascorrere almeno 20 giorni.
Nell’eventualità che si debba procedere ad un terzo incanto il prezzo base sarà inferiore di un terzo rispetto a quello del precedente incanto.
In caso di mancata vendita anche al terzo incanto, l’Agenzia delle Entrate, se procede per entrate tributarie dello Stato, nei 10 giorni successivi, può chiedere al giudice dell’esecuzione l’assegnazione dell’immobile allo Stato per il prezzo base del terzo incanto, depositando nella cancelleria del giudice dell’esecuzione gli atti del procedimento.
Diversamente, se non intende esercitare questa facoltà, l’esattore può procedere ad un quarto incanto a prezzo ancora ridotto.

note
[1] Il pignoramento immobiliare esattoriale è disciplinato dal codice civile e da quello di procedura civile se ed in quanto compatibile con gli artt. 76-85 DPR 602/73 dove sono dettate le norme speciali.
[2] Art. 78 DPR 602/73 e art. 555 cod. proc. civ.
Autore immagine: unsplash.com

https://www.laleggepertutti.it/206452_pignoramento-immobiliare-per-debiti-fiscali

domenica 13 maggio 2018

Il clima 'ritmato' da variazioni periodiche dell'orbita terrestre.

Le periodiche variazioni dell'orbita terrestre influiscono sul clima  © Ansa
Le periodiche variazioni dell'orbita terrestre influiscono sul climaRIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/Ansa

Causate da Venere e Giove, sono rimaste impresse nelle rocce.

Il clima sulla Terra è influenzato dalle periodiche variazioni dell'orbita terrestre, che ogni 405.000 anni diventa un po' più ellittica a causa dell'attrazione gravitazionale esercitata dal pianeta più vicino, Venere, e dal 'gigante' del Sistema solare, Giove. La prova dell'esistenza di questo fenomeno è 'scritta' in antichi sedimenti risalenti ad oltre 200 milioni di anni fa e ritrovati nel cuore del deserto dell'Arizona. Descritti sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas) da un gruppo di ricerca coordinato dalla Rutgers University del New Jersey, potranno essere usati come un 'orologio geologico' per ricalcolare con maggiore precisione la storia del nostro pianeta e delle sue forme di vita. 

"Si tratta di un risultato sorprendente - spiega il primo autore dello studio, Dennis V. Kent - perché questo lungo ciclo, che finora era stato previsto per un periodo di 50 milioni di anni sulla base dei movimenti planetari, viene così confermato per almeno 215 milioni di anni". Questo significa che era attivo già prima della comparsa dei dinosauri e che lo è ancora oggi: secondo i calcoli saremmo a metà del ciclo, nella fase in cui l'orbita è meno ellittica. Fra 202.500 anni, quando l'eccentricità tornerà ad essere massima, diventeranno più evidenti le differenze tra le stagioni, con le estati più calde, gli inverni più freddi, i periodi di secca più siccitosi e i periodi umidi più ricchi di precipitazioni.


Due stelle 'intruse' nella Via Lattea.

Rappresentazione artistica di una veloce nana bianca che potrebbe essere sopravvissuta all’esplosione della compagna (fonte: DAVID A. AGUILAR/ Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) © Ansa
Rappresentazione artistica di una veloce nana bianca che potrebbe essere sopravvissuta all’esplosione della compagna (fonte: DAVID A. AGUILAR/ Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics)

Arrivano dalla Grande Nube di Magellano.


Scoperte due stelle 'intruse' nella Via Lattea: sono velocissime e arrivano da un'altra galassia, la Grande Nube di Magellano. Lo indicano le analisi preliminari, riportate da Science sul suo sito, del catalogo di 1,3 miliardi di stelle compilato dal satellite Gaia, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e appena reso disponibile agli astronomi di tutto il mondo. Il catalogo è una delle più grandi banche dati dell'astronomia: contiene informazioni su posizione, movimento, luminosità e colori di 1,3 miliardi di stelle della Via Lattea, raccolte dal satellite lanciato nel 2013

In pochi giorni dal rilascio dei dati, avvenuto il 25 aprile, c'è stato già un diluvio di scoperte, tutte pubblicate sul sito arXiv. Per esempio il gruppo guidato da Tommaso Marchetti all'università di Leida, nei Paesi Bassi, si è concentrato sulle stelle che si muovono velocemente, che sono molto affascinanti perché, ripercorrendo a ritroso la loro traiettoria, è possibile risalire al luogo da dove arrivano e agli eventi violenti che le hanno 'accelerate'. 

Delle 28 studiate, è risultato che almeno due arriverebbero da un'altra galassia, forse la Grande Nube di Magellano. Grazie ai dati di Gaia, è stato confermato che anche un'altra stella velocissima, nota dal 2005 e chiamata HVS3, arriva dalla Grande Nube di Magellano, addirittura dal 'cuore' della galassia, come dimostra Denis Erkal, dell'università britannica del Surrey. 

Gli astronomi ipotizzano che tutte queste stelle nomadi potrebbero aver ricevuto un 'calcio' dalla forza di gravità di un grande buco nero presente nella Grande Nube di Magellano. Altri astronomi si sono concentrati sullo studio delle nane bianche, i resti di stelle simili al Sole: Ken Shen, dell'università della California a Berkeley, ne ha scoperte tre che sfrecciano velocissime, a circa 2.400 chilometri al secondo. Le tre stelle secondo gli astronomi, sarebbero 'sopravvissute' a un cataclisma cosmico. Un tempo ognuna ruotava in coppia con una stella dalla massa più grande, che quando è esplosa come supernova avrebbe scagliato la compagna nello spazio.


The Platters - Only you



Solo Tu puoi far si che questo mondo sembri giusto
Solo Tu puoi rendere il buio luminoso
Solo Tu e nient’altro che Tu
Puoi emozionarmi come fai
E riempire il mio cuore con amore solo per te
Solo 
Tu puoi suscitare tutto questo cambiamento in me
Perché è vero, tu sei il mio destino
Quando tieni la mia mano
Capisco la magia che fai
Sei il mio sogno diventato realtà
La mia unica e solo te
Solo Tu puoi suscitare tutto questo cambiamento in me
Perché è vero, tu sei il mio destino
Quando tieni la mia mano
Capisco la magia che fai
Sei il mio sogno diventato realtà
La mia unica e solo te
Una e solo te

venerdì 11 maggio 2018

Storia: La Giornata della Vittoria russa. - Michael Jabara Carley

(o la storia della Seconda Guerra Mondiale che non si sente spesso in Occidente).

La Giornata della Vittoria russa (o la storia della Seconda Guerra Mondiale che non si sente spesso in Occidente)

Ogni 9 maggio la Federazione Russa celebra la sua festa nazionale più importante, la Giornata della Vittoria, il den’ pobedi.

Durante le prime ore di quel giorno nel 1945 il Maresciallo Georgij Konstantinovič Žukov, comandante del 1° Fronte bielorusso, che aveva preso d’assalto Berlino, ricevette la resa incondizionata tedesca. La Grande Guerra Patriottica era andata avanti per 1418 giorni di inimmaginabile violenza, brutalità e distruzione. Da Stalingrado e dal Caucaso settentrionale e dalla periferia nord-occidentale di Mosca alle frontiere occidentali dell’Unione Sovietica a Sebastopoli nel sud e Leningrado e ai confini con la Finlandia, nel nord, il paese era stato devastato. Si stima che 17 milioni di civili, uomini, donne e bambini, siano morti, anche se nessuno conoscerà mai la cifra esatta. Villaggi e città furono distrutti; famiglie vennero spazzate via senza che nessuno le ricordasse o piangesse la loro morte.

Most Soviet citizens lost family members during the war. No one was left unaffected.

La maggior parte dei cittadini sovietici perse membri della propria famiglia durante la guerra. Nessuno rimase indenne.

Dieci milioni o più di soldati sovietici morirono nella lotta per espellere il mostruoso invasore nazista, e infine occupare Berlino alla fine di aprile 1945. I morti dell’Armata Rossa furono lasciati insepolti in mille luoghi lungo i percorsi verso ovest o in fosse comuni non segnate, non essendoci il tempo per una corretta identificazione e sepoltura. La maggior parte dei cittadini sovietici perse i membri della famiglia durante la guerra. Nessuno rimase indenne.
La Grande Guerra Patriottica iniziò alle 3:30 del mattino, il 22 giugno 1941, quando la Wehrmacht nazista invase l’Unione Sovietica lungo un fronte che si estendeva dal Baltico al Mar Nero con 3,2 milioni di soldati tedeschi, organizzati in 150 divisioni, sostenuti da 3.350 carri armati, 7.184 pezzi di artiglieria, 600.000 camion, 2.000 aerei da guerra. Le forze finlandesi, italiane, romene, ungheresi, spagnole, slovacche, tra gli altri, alla fine si unirono all’attacco. L’alto comando tedesco calcolò che l’Operazione Barbarossa avrebbe impiegato solo 4-6 settimane per finire l’Unione Sovietica. In occidente, l’intelligence militare statunitense e quella britannica concordavano. Inoltre, quale forza aveva mai battuto la Wehrmacht? La Germania nazista era il colosso invincibile; la Polonia era stata distrutta in pochi giorni; il tentativo anglo-francese di difendere la Norvegia fu un fiasco; quando la Wehrmacht attaccò ad ovest, il Belgio si affrettò a lasciare il combattimento; la Francia crollò in poche settimane; l’esercito britannico venne cacciato da Dunkerque senza più nulla, senza armi da fuoco o camion; nella primavera del 1941, la Jugoslavia e la Grecia scomparvero nel giro di poche settimane a poco prezzo per gli invasori tedeschi.

The Red Army’s losses were unimaginable, two million soldiers lost in the first three and a half months of the war.

Le perdite dell’Armata Rossa furono inimmaginabili, nei primi tre mesi e mezzo di guerra morirono due milioni di soldati.

Ovunque la Wehrmacht avanzasse in Europa, era una passeggiata… Fino al giorno in cui i soldati tedeschi attraversarono le frontiere sovietiche. L’Armata Rossa fu colta di sorpresa, nel bel mezzo di misure di mobilitazione, perché il dittatore sovietico Josif Stalin non credeva agli avvertimenti di pericolo della sua stessa intelligence, ma che fosse una provocazione della Germania hitleriana. Il risultato fu una catastrofe. Ma a differenza della Polonia e diversamente dalla Francia, l’Unione Sovietica non abbandonò il combattimento dopo le previste 4 o 6 settimane. Le perdite dell’Armata Rossa furono inimmaginabili: nei primi tre mesi e mezzo di guerra morirono due milioni di uomini. Le province baltiche andarono perse. Smolensk cadde, e poi Kiev, nella peggiore sconfitta della guerra. Leningrado era circondata. Un vecchio chiese ad alcuni soldati: “Da dove vi state ritirando?” Ci furono sventure ovunque, troppo numerose da menzionare. Ma in luoghi come la Fortezza di Brest e in centinaia di campi e boschi senza nome, incroci stradali e villaggi e città, le unità dell’Armata Rossa combatterono spesso fino all’ultimo soldato. Combatterono per uscire dell’accerchiamento per ricongiungersi alle proprie linee o per sparire nelle foreste e nelle paludi della Bielorussia e dell’Ucraina nordoccidentale, per organizzare le prime unità partigiane ad attaccare la retroguardia tedesca. Alla fine del 1941, tre milioni di soldati sovietici erano morti (principalmente prigionieri di guerra che morirono in mani tedesche); 177 divisioni furono cancellate dall’ordine di battaglia sovietico. Tuttavia, l’Armata Rossa combatté, perfino respingendo i tedeschi a Yelnya, a sud est di Smolensk, alla fine di agosto. La Wehrmacht sentì il morso dell’Armata Rossa malconcia, ma non sconfitta. Le forze tedesche stavano subendo 7000 vittime al giorno, un’esperienza nuova per loro.

At places like the fortress of Brest, Red Army units fought on often to the last soldier.

In luoghi come la Fortezza di Brest, le unità dell’Armata Rossa combatterono spesso fino all’ultimo uomo. La scritta recita, in russo, “Muoio ma non mi arrendo. Addio, patria”.

Mentre la Wehrmacht avanzava, gli Einsatzgruppen, gli squadroni della morte delle SS, seguivano, uccidendo ebrei, zingari, comunisti, prigionieri di guerra sovietici o chiunque si mettesse sulla loro strada. Collaborazionisti nazisti del Baltico e dell’Ucraina davano una mano negli omicidi di massa. Donne e bambini sovietici venivano denudati e costretti a fare la fila, in attesa dell’esecuzione. Quando arrivava il gelido inverno i soldati tedeschi sparavano agli abitanti del villaggio o li cacciavano dalle loro case, vestiti di stracci come mendicanti, derubandoli dei focolari, dei vestiti invernali e del cibo.
A occidente coloro che avevano predetto un rapido collasso sovietico, i soliti sovietofobi occidentali, vennero buggerati e dovettero rimangiarsi le loro previsioni. L’opinione pubblica capì che la Germania hitleriana era entrata in un pantano, non in un’altra campagna di Francia. Mentre l’uomo comune britannico plaudiva la resistenza sovietica, il governo britannico fece relativamente poco per aiutare. Alcuni ministri del governo erano persino restii a definire alleata l’Unione Sovietica. Churchill si rifiutò di lasciare che la BBC suonasse l’inno nazionale sovietico, l’Internazionale, la domenica sera insieme a quelli degli altri alleati.

Western public opinion understood that Hitlerite Germany had walked into a quagmire, not another campaign in France.

L’opinione pubblica occidentale capì che la Germania hitleriana era finita in un pantano, la campagna di Francia non si sarebbe ripetuta.

L’Armata Rossa si ritirò ancora, ma continuò a combattere disperatamente. Non era una guerra normale, ma una lotta violenta senza precedenti contro un invasore omicida per la patria, la famiglia, il paese, per la vita stessa. A novembre l’Armata Rossa lanciò degli opuscoli sulle linee tedesche, che citavano Carl von Clausewitz, il teorico militare prussiano: “È impossibile mantenere o conquistare la Russia”. Era una vera spacconata in quelle circostanze, ma era anche la verità. Alla fine, davanti a Mosca, nel dicembre del 1941, l’Armata Rossa, sotto il comando di Žukov, respinse le truppe della Wehrmacht trecento chilometri a sud. L’immagine dell’invincibilità nazista fu distrutta. La Barbarossa era troppo ambiziosa, la blitzkrieg aveva fallito e la Wehrmacht subì la sua prima sconfitta strategica. A Londra Churchill accettò, a malincuore, di lasciare che la BBC suonasse l’inno nazionale sovietico.

The image of Nazi invincibility was shattered.

L’immagine dell’invincibilità nazista venne distrutta.

Nel 1942 l’Armata Rossa continuò a subire sconfitte e pesanti perdite, combattendo quasi da sola. Nel novembre di quell’anno a Stalingrado sul Volga, tuttavia, l’Armata Rossa lanciò una controffensiva, che portò ad un’importante vittoria e alla ritirata della Wehrmacht sulle sue linee di partenza nella primavera del 1942… Tranne che per la Sesta Armata tedesca, catturata nel kotel o calderone di Stalingrado. Lì, 22 divisioni tedesche, alcune delle migliori di Hitler, furono distrutte. Stalingrado fu la Verdun della Seconda Guerra Mondiale. “È un inferno”, disse un soldato. “No… questo è dieci volte peggio dell’inferno”, lo corresse qualcun altro. Alla fine dei combattimenti invernali del 1943, le perdite dell’Asse furono sbalorditive: 100 divisioni tedesche, italiane, romene, ungheresi furono distrutte o fatte a pezzi. Il Presidente degli Stati Uniti, Franklin Roosevelt, riconobbe che le sorti della guerra erano cambiate: la Germania hitleriana era condannata.

Women soldiers during the Battle of Stalingrad.
Donne soldato durante la Battaglia di Stalingrado.

Era il febbraio del 1943. In quel mese non c’era una sola divisione britannica, americana o canadese che combattesse in Europa contro la Wehrmacht. Non una. Allo sbarco in Normandia mancavano sedici mesi. Gli inglesi e gli americani stavano all’epoca combattendo due o tre divisioni tedesche in Nord Africa, uno spettacolo collaterale rispetto al fronte sovietico. L’opinione pubblica occidentale sapeva chi stava portando il fardello della guerra contro la Wehrmacht. Nel 1942, l’80% delle divisioni dell’Asse era schierato contro l’Armata Rossa. All’inizio del 1943 c’erano 207 divisioni tedesche sul fronte orientale. I tedeschi tentarono un’ultima spinta, un’ultima offensiva contro il saliente di Kursk nel luglio del 1943. Quell’operazione fallì. L’Armata Rossa quindi lanciò una controffensiva in tutta l’Ucraina, che portò alla liberazione di Kiev a novembre. Più a nord, Smolensk era stata liberata il mese prima.
Lo spirito del popolo sovietico e della sua Armata Rossa era formidabile. Il corrispondente di guerra Vasilij Semënovič Grossman ha catturato la sua essenza nei suoi diari personali. “Notte, tempesta di neve”, scrisse all’inizio del 1942, “Veicoli, artiglieria. Si stanno muovendo in silenzio. All’improvviso si sente una voce roca. “Ehi, qual è la strada per Berlino?” Un ruggito di risate”.

Western public opinion knew who was carrying the burden of the war against the Wehrmacht

L’opinione pubblica occidentale sapeva chi stava sopportando il peso della guerra contro la Wehrmacht.

I soldati non erano sempre coraggiosi. A volte scappavano. “Un commissario di battaglione armato di due revolver cominciò a gridare: “Dove state andando figli di puttana, dove? Avanzate, per la nostra Patria, per Gesù Cristo, figli di puttana! Per Stalin, figli di puttana!””… Tornarono alle loro posizioni. Quei compagni furono fortunati; il commissario avrebbe potuto spararli tutti. A volte lo faceva. Un soldato si offrì volontario per giustiziare un disertore. “Hai avuto pietà di lui?” Chiese Grossman. “Come si può parlare di pietà”, rispose il soldato. A Stalingrado sette uzbeki vennero riconosciuti colpevoli di autolesionismo. Vennero tutti fucilati. Grossman lesse una lettera trovata nella tasca di un soldato sovietico morto. “Mi manchi tanto. Per favore, vieni a trovarci… Sto scrivendo questo, e le lacrime si stanno riversando. Papà, per favore, torna a casa e facci visita”.
Le donne combattevano a fianco degli uomini come cecchini, artiglieri, carristi, piloti, infermiere partigiane. Mandavano anche avanti il fronte interno. “I villaggi sono diventati il regno delle donne”, scrisse Grossman, “Guidano trattori, fanno la guardia a magazzini e stalle… Le donne portano sulle loro spalle il grande fardello del lavoro. Dominano… mandano pane, aerei, armi e munizioni al fronte”. Quando la guerra arrivò sul Volga, non rimproverarono i loro uomini di aver rinunciato a tanto terreno. “Le donne guardano e non dicono niente”, scrisse Grossman, “…non una parola dura”. Ma nei villaggi vicino al fronte, a volte lo facevano.

It was just a matter of time before the destruction of Nazi Germany

La distruzione della Germania nazista era solo una questione di tempo.

Nel frattempo, gli alleati occidentali attaccarono l’Italia. Stalin aveva richiesto a lungo un secondo fronte in Francia, cosa alla quale Churchill oppose resistenza. Voleva attaccare il “ventre molle” dell’Asse non per aiutare l’Armata Rossa, ma per ostacolare la sua avanzata nei Balcani. L’idea era di avanzare rapidamente a nord dello stivale italiano, quindi dirigersi a est verso i Balcani per tenere fuori l’Armata Rossa. La strada verso Berlino era tuttavia a nord-est. Il piano di Churchill fu un fallimento; gli alleati occidentali non arrivarono a Roma fino al giugno del 1944. C’erano circa 20 divisioni tedesche in Italia che combattevano contro le forze alleate superiori di numero. Ad est c’erano ancora più di duecento divisioni dell’Asse, dieci volte quelle in Italia. Il 6 giugno 1944, quando l’Operazione Overlord ebbe inizio in Normandia, l’Armata Rossa si trovava sulle frontiere polacche e romene. Una quindicina di giorni dopo lo sbarco in Normandia, l’Armata Rossa lanciò l’Operazione Bagration, un’enorme offensiva che si incuneò nel centro del fronte orientale tedesco e portò ad un’avanzata di 500 chilometri verso ovest, mentre gli alleati occidentali erano ancora fermi sulla penisola normanna del Cotentin l’Armata Rossa era diventata una potenza inarrestabile. Era solo una questione di tempo prima della distruzione della Germania nazista. Quando la guerra finì nel maggio 1945, l’Armata Rossa aveva rappresentato la causa dell’80% delle perdite della Wehrmacht, e quella percentuale era molto più alta prima dell’invasione della Normandia. “Coloro che non hanno mai provato tutta l’amarezza dell’estate del 1941”, scrisse Vasilij Grossman, “non potranno mai apprezzare pienamente la gioia della nostra vittoria”. Le truppe e il popolo cantavano molti inni di guerra [in francese] per tenere alto il morale. Sviashchennaia voina, “La Guerra Sacra” era uno dei più popolari. I russi si alzano ancora in piedi quando lo sentono.
Gli storici spesso discutono su quando sia avvenuta la svolta decisiva della guerra nel teatro europeo. Alcuni propongono il 22 giugno 1941, il giorno in cui la Wehrmacht ha attraversato le frontiere sovietiche. Altri indicano le battaglie di Mosca, Stalingrado o Kursk. Durante la guerra l’opinione pubblica occidentale sembrava più favorevole all’Armata Rossa di alcuni leader occidentali, Winston Churchill, per esempio. Roosevelt era migliore, un leader politico più pragmatico, che riconosceva facilmente il ruolo preponderante dei sovietici nella guerra contro la Germania nazista. L’Armata Rossa, disse a un generale dubbioso nel 1942, stava uccidendo più soldati tedeschi e distruggendo più carri armati tedeschi di tutti gli altri alleati messi insieme. Roosevelt sapeva che l’Unione Sovietica era il fulcro della grande coalizione contro la Germania nazista. Io chiamo FDR il padrino della “grande alleanza”. Tuttavia, nell’ombra si nascondevano i soliti odiatori dell’Unione Sovietica, che stavano solo aspettando il loro momento prima di emergere di nuovo. Quanto maggiore era la certezza della vittoria sulla Germania nazista, tanto più rumorosi divennero gli oppositori della grande alleanza.
Gli americani possono essere suscettibili riguardo al ricordo dell’Armata Rossa che recita il ruolo principale nella distruzione della Wehrmacht. “Che ne dite della Legge Affitti e Prestiti”, dicono, “senza le nostre scorte, l’Unione Sovietica non avrebbe potuto sconfiggere i tedeschi”. In effetti, la maggior parte delle forniture della Legge Affitti e Prestiti non arrivarono nell’URSS fino a dopo Stalingrado. I soldati dell’Armata Rossa chiamavano scherzosamente il cibo arrivato tramite la Legge Affitti e Prestiti il “secondo fronte”, dato che quello vero tardava ad arrivare. Nel 1942 l’industria sovietica stava già surclassando la Germania nazista nelle principali categorie di armamenti. Il T-34 era un carro armato americano o sovietico? L’educato Stalin ricordava sempre di ringraziare il governo degli Stati Uniti per le jeep e gli autocarri Studebaker, perché avevano aumentato la mobilità dell’Armata Rossa. Dissero i russi, voi avete contribuito con l’alluminio, noi abbiamo contribuito con il sangue… fiumi di sangue.

The everyman in Europe and the United States knew very well who had carried the load against the Wehrmacht.

L’uomo comune in Europa Stati Uniti sapeva chi aveva retto l’urto della Wehrmacht.

Non appena la guerra finì, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti iniziarono a pensare ad un’altra guerra, questa volta contro l’Unione Sovietica. Nel maggio 1945 l’alto comando britannico ideò l’Operazione “Unthinkable”, un piano top secret per un’offensiva, rinforzata dai prigionieri di guerra tedeschi, contro l’Armata Rossa. Che bastardi ingrati. Nel settembre 1945, gli americani previdero l’uso di 204 bombe atomiche [in inglese] per distruggere l’Unione Sovietica. Il padrino, il Presidente Roosevelt, era morto in aprile, e in poche settimane i sovietofobi americani invertirono la sua politica. La grande alleanza fu solo una tregua in una Guerra Fredda che era iniziata dopo la presa del potere bolscevica nel novembre del 1917, e che riprese nel 1945.
In quell’anno i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito dovettero ancora confrontarsi con l’opinione pubblica. L’uomo comune in Europa e negli Stati Uniti sapeva benissimo chi aveva sopportato il peso contro la Wehrmacht. Non si poteva riprendere la vecchia politica di odio contro l’Unione Sovietica così, senza cancellare la memoria del ruolo dell’Armata Rossa nella vittoria della Germania hitleriana. Così i ricordi del patto di non-aggressione nazi-sovietico dell’agosto del 1939 furono tirati fuori dall’armadio, anche se i ricordi della precedente opposizione anglo-francese [in inglese] alle proposte sovietiche di una sicurezza collettiva contro la Germania nazista, e specialmente del tradimento [in inglese] della Cecoslovacchia, vennero omesse dalla nuova narrativa occidentale. Come ladri nella notte, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti svaligiarono il vero resoconto della distruzione della Germania nazista.
Già nel dicembre 1939, gli inglesi pianificarono di pubblicare un libro bianco [in inglese] che incolpava Mosca per il fallimento dei negoziati per un’alleanza anglo-franco-sovietica durante la primavera e l’estate precedenti. I francesi obiettarono perché era più probabile che il libro bianco persuadesse l’opinione pubblica che la parte sovietica fosse stata seria riguardo alla resistenza alla Germania nazista mentre britannici e francesi non lo erano. Il libro bianco venne accantonato. Nel 1948 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti pubblicò una raccolta di documenti che attribuivano la colpa della Seconda Guerra Mondiale a Hitler e Stalin. Mosca replicò con una propria pubblicazione che dimostrava le affinità occidentali con il nazismo. Iniziò in Occidente la battaglia per far ricordare il Patto di Non-Aggressione dell’Unione Sovietica, e per dimenticare il ruolo preponderante dell’Armata Rossa nel distruggere la Wehrmacht.

By the end of the war, memories of the Nazi-Soviet non-aggression in August 1939 were brought out of the closet.

Alla fine della guerra vennero tirati fuori dal cassetto i ricordi del patto di non aggressione nazi-sovietico dell’agosto del 1939.

Quanti di voi non hanno visto un film di Hollywood che afferma che gli sbarchi in Normandia sono stati la grande svolta della guerra? “E se gli sbarchi fossero falliti?”, si sente spesso. “Oh… non sarebbe successo molto”, è la risposta appropriata. La guerra sarebbe durata più a lungo e l’Armata Rossa avrebbe piantato le sue bandiere sulle spiagge della Normandia provenendo da est. Poi ci sono i film sulla campagna di bombardamenti alleati contro la Germania, il fattore “decisivo” nel vincere della guerra. Nei film di Hollywood sulla Seconda Guerra Mondiale, l’Armata Rossa è invisibile. È come se gli americani (e gli inglesi) rivendicassero gli allori che non hanno guadagnato.
Mi piace chiedere agli studenti del mio corso universitario sulla Seconda Guerra Mondiale, chi ha sentito parlare di Overlord? Tutti alzano la mano. Poi chiedo chi ha sentito parlare dell’Operazione Bagration? Quasi nessuno alza la mano. Chiedo scherzosamente chi ha “vinto” la guerra contro la Germania nazista e la risposta è “l’America”, naturalmente. Solo pochi studenti, di solito quelli che hanno fatto altri corsi con me, risponderanno l’Unione Sovietica.
La verità è una strada in salita in un mondo occidentale dove le “bufale” sono la norma. L’OSCE e il Parlamento europeo danno la colpa della Seconda Guerra Mondiale all’Unione Sovietica, leggasi Russia e il presidente Vladimir Putin. Hitler è quasi dimenticato in questa baraonda di accuse prive di prove. Dietro il falso racconto storico ci sono gli Stati baltici, la Polonia e l’Ucraina, che vomitano odio per la Russia. I Paesi baltici e l’Ucraina ora ricordano i collaboratori nazisti come eroi nazionali e celebrano le loro azioni. In Polonia, per alcune persone, questo è difficile da digerire; si ricordano dei collaboratori nazisti ucraini che hanno assassinato decine di migliaia di polacchi in Volinia. Sfortunatamente, tali ricordi non hanno fermato i teppisti polacchi dal vandalizzare i monumenti alle vittime di guerra dell’Armata Rossa o dal dissacrare i cimiteri di guerra sovietici. I “nazionalisti” polacchi non sopportano la memoria dell’Armata Rossa che libera la Polonia dall’invasore nazista.

The veterans, fewer each year, come out wearing uniforms that often do not fit quite right or threadbare jackets covered with war medals and orders.

I veterani, sempre meno ogni anno, sfilano indossando uniformi non della loro misura o giacche logore ricoperte di medaglie di guerra e ordini militari.

In Russia, tuttavia, la propaganda mendace dell’Occidente non ha alcun effetto. L’Unione Sovietica, e anche la Federazione Russa, ha prodotto i suoi film sulla Seconda Guerra Mondiale, i più recenti sono sulla difesa della Fortezza di Brest e di Sebastopoli e sulla Battaglia di Stalingrado. Il 9 maggio di ogni anno i russi ricordano i milioni di soldati che hanno combattuto e sono morti, e i milioni di civili che hanno sofferto e sono morti per mano dell’invasore nazista. I veterani, sempre meno ogni anno, escono con uniformi che spesso non sono della loro misura o giacche logore coperte da medaglie di guerra e ordini militari. “Trattateli con tatto e rispetto”, scrisse Žukov nelle sue memorie: “È un piccolo prezzo dopo quello che hanno fatto per voi nel 1941-1945”. Come avete fatto, mi sono chiesto osservandoli nella Giornata della Vittoria di alcuni anni fa, come avete fatto a farcela, vivendo costantemente con la morte e con così tanto dolore e difficoltà?

An Immortal Regiment march in Moscow
Una marcia del Reggimento Immortale a Mosca.

Ora, ogni anno nella Giornata della Vittoria, marcia il “reggimento immortale”, il bessmertnyi polk; i russi nelle città di tutto il paese e all’estero marciano insieme portando grandi fotografie di membri della famiglia, uomini e donne, che hanno combattuto in guerra. “Ti ricordiamo”, vogliono dire, “e non ti dimenticheremo mai”.

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Articolo pubblicato su Strategic Culture il 9 maggio 2018.Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]

Occupazione, «lavoro federale per tutti». La sinistra Usa riscopre Roosevelt. - Marco Valsania

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Gli Stati Uniti hanno un insolito problema occupazionale. Con il tasso dei senza lavoro ai minimi storici del 3,9%, alla ribalta sale oggi l’esercito di sotto-occupati e degli occupati marginali. Vale a dire, accanto ai 6,6 milioni di ufficialmente ancora senza busta paga, gli oltre dieci milioni di americani che sfuggono a restrittive statistiche ufficiali. 
Perché restano fuori dalla forza lavoro, incapaci di dimostrare d’aver cercato attivamente un impiego. Oppure perché fanno parte dei cosiddetti forzati del part-time, impiegati poche ore al giorno nonostante aspirino a mestieri a tempo pieno.

Il «lavoro federale» di Sanders.
È da questa realtà meno rosea dietro agli exploit del mercato del lavoro che trova slancio una nuova proposta di legge formulata dai leader della sinistra del Partito Democratico, anzitutto l’ex e forse futuro candidato alle primarie presidenziali Bernie Sanders. Una proposta che prescrive non il reddito di cittadinanza, piuttosto un lavoro federale a tutti coloro che lo desiderano e ne abbiano bisogno, retribuito 15 dollari l’ora più benefit (calcolati in altri tre dollari). Qualche centro di ricerca ne ha già stimato il costo totale: 450 miliardi di dollari l’anno, meno del budget del Pentagono e l’equivalete del 2,3% del Pil.
L’idea, ancora nel recente passato considerata improponibile, trova eco tanto da suscitare dibattito e l’interesse della bibbia del business americano, il Wall Street Journal. Gli stessi detrattori non la denunciano tanto come contraria ai valori dell’individualismo e al governo ridotto all’osso. Non inveiscono contro il costo per le casse pubbliche, in realtà inferiore ai 450 miliardi, forse la metà visto che, come sottolineano i fautori del programma, non tutti gli aventi diritto se ne avvarrebbero e che ridurrebbe automaticamente altri servizi di assistenza.

Un programma «deprimente».
I critici semmai mettono l’accento sull’effetto deprimente che potrebbe avere altrove sulla creazione di occupazione, cioè sulla marcia di investimenti privati e economia di mercato. Con il 39% dei lavoratori, 54 milioni, che guadagna proprio 15 o meno dollari l’ora, l’attrazione dei nuovi impieghi federali potrebbe farsi sentire e, se in alcuni casi spingesse semplicemente al rialzo i salari di tutti, altrove potrebbe cancellare parte degli impieghi meno pagati. Un esempio citato deriva da uno studio di Harvard del 2011: quando un parlamentare diventa presidente di una Commissione importante, nello Stato che l’ha eletto arrivano maggiori fondi federali e però quel medesimo Stato soffre poi di contrazioni negli investimenti e impieghi privati.

Quando lo disse Roosevelt.
L’idea d’un programma federale per prosciugare non tanto lo stagno della politica inviso a Donald Trump ma quello della disoccupazione e della sotto-occupazione, ha tuttavia precedenti illustri. Nel 1944 il presidente democratico icona nazionale Franklin Delano Roosevelt, nel Discorso sullo Stato dell’Unione, propose esattamente una legge per offrire garanzie di lavoro e reddito. Un «Second Bill of Rights», una Seconda Carta dei Diritti in aggiunta ai principi iscritti nella Costituzione. Che recitava, tra gli altri, i seguenti «diritti»: lavoro, salario adeguato e decenti condizioni di vita.