sabato 13 giugno 2020

Inchiesta zona rossa. Il Pm: 'Collaborazione massima con Conte e i ministri'.

Coronavirus: pm Rota a P.Chigi per ascoltare Conte © ANSA
Coronavirus: pm Rota a P.Chigi per ascoltare Conte.

Il premier Conte è stato ascoltato come persona informata sui fatti.

"Le audizioni si sono svolte in un clima di massima distensione e di massima collaborazione istituzionale". Lo ha detto il procuratore di Bergamo Maria Cristina Rota in una dichiarazione dopo aver sentito a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte e i ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese come persone informate sui fatti. 
"Ora - ha aggiunto il procuratore che si è fermato qualche istante con i giornalisti davanti a palazzo Chigi - noi ce ne andiamo, grati delle dichiarazioni che abbiamo avuto, a completare il nostro lavoro".
Lei aveva detto che la zona rossa era responsabilità del governo? "No. Avevo dichiarato che dalle dichiarazioni che avevamo in atto c'era quella in quel momento. Oggi non ho altro da aggiungere" ribatte ai cronisti la Pm di Bergamo.
Si è dunque conclusa l'audizione del premier Giuseppe Conte che è stato sentito per circa 3 ore nell'ambito dell'indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro come persona informata dei fatti. E sono stati ascoltati anche i ministri dell'Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza. "Penso che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza, dal capo dell'Oms al sindaco del più piccolo Paese, debba essere pronto a rendere conto delle scelte fatte. È la bellezza della democrazia. È giusto che sia così. Da parte mia ci sarà sempre massima disponibilità nei confronti di chi sta indagando". Così in un post su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo essere stato sentito in qualità di persona informata sui fatti dai pm di Bergamo nell'indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro.
Il premier è stato sentito come persona informata sui fatti dai Pm di Bergamo che da ieri sono a Roma per raccogliere le deposizioni degli esponenti di governo e dei tecnici che hanno lavorato al loro fianco nell'emergenza Coronavirus e in particolare per avere la loro versione sulla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro. Vicenda sulla quale la magistratura ha acceso un faro per capire se istituirla spettava al Governo o alla Regione o a entrambi, se ci siano o meno responsabilità penali e se il non aver isolato i due Comuni, dove già dalla fine di febbraio i contagi erano cresciuti i maniera esponenziale, sia stata una delle cause che ha portato all'alto numero di morti in Val Seriana e nelle sue Rsa, altro tema di indagine assieme a quello del caso dell'ospedale di Alzano.
Ma intanto proseguono le polemiche. In questo caso innescate dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori che in un tweet si è lamentato che in Regione "da quando abbiamo segnalato che i decessi reali erano molti di più di quelli "ufficiali", hanno secretato i dati per provincia". Immediata la replica del Pirellone secondo cui la denuncia di Gori "non corrisponde al vero" perché l'informazione "non è cambiata e continua a essere la stessa".
Mentre due giorni fa il pool di magistrati guidati dal Procuratore facente funzione Maria Cristina Rota ha ascoltato il presidente dell'istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il lavoro è proseguito anche nella raccolta del materiale, come carteggi, verbali interni del comitato tecnico scientifico della Protezione Civile, delibere e Dcpm, per ricostruire passo a passo cosa è accaduto esattamente dal 3 al 7 marzo, quando poi l'esecutivo ha deciso di trasformare l'intera Lombardia e altre 14 province in Zona Rossa.
Il programma dei magistrati prevede di ascoltare i ministri della Salute Roberto Speranza e dell'Interno Luciana Lamorgese (per il numero uno del Viminale l'audizione dovrebbe riguardare tra l'altro l'interlocuzione con il prefetto di Bergamo quando in quei giorni si decise il rinforzo del personale chiamato a presidiare l'area che poi non venne più chiusa).
Conte aveva dichiarato che avrebbe ribadito come la Regione Lombardia, con cui da mesi c'è un rimpallo di responsabilità, aveva gli strumenti tecnici per agire in autonomia come hanno fatto altre Regioni. Concluse le audizioni romane, i Pm bergamaschi, che sulla vicenda hanno già sentito tra gli altri il presidente della Lombardia Attilio Fontana e l'assessore al Welfare Giulio Gallera, dovrebbero cominciare a tirare le fila e stabilire se si sia trattato di atti da incasellare in scelte politiche o se ci siano o meno responsabilità penali. Nell'eventualità in cui si dovessero ipotizzare responsabilità a carico di esponenti del governo durante l'esercizio della funzione, il procedimento dovrebbe essere trasmesso al Tribunale dei Ministri del distretto e quindi a quello che ha sede presso la Corte d'Appello di Brescia. Quel che è certo è che la ricostruzione sulla mancata zona rossa servirà a inquirenti e investigatori per avere un quadro di fondo per proseguire con gli altri filoni di indagine, quella sull'anomala riapertura del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano lo scorso 23 febbraio e le morti nelle Rsa bergamasche.
Ancora ieri Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità ha spiegato che è stata sollevata "l'attenzione sulle aree dove c'erano il numero maggiore di casi e sono state fatte, con una tempistica stringente e non perdendo assolutamente tempo, tutte le analisi che hanno permesso al decisore politico di fare le scelte del caso".
Dopo che il Pm di Bergamo ha ascoltato a Palazzo Chigi Conte e i ministri, è scoppiata una polemica tra il senatore del M5S Elio Lannutti e il centrodestra. "Sbaglio o si tratta della stessa Pm che ha già emesso sentenza assolutoria in Tv per Fontana?", scrive su Twitter Lannutti osservando che "se ci fosse un Csm, sarebbe già intervenuto". Immediata la risposta della leader di FdI Giorgia Meloni e il portavoce di FI, Giorgio Mulè. "Il grillino Lannuti richiede l'intervento del CSM per mettere la museruola al Pm di Bergamo che ha ascoltato il Presidente Conte sulla mancata istituzione delle zone rosse. Siamo oltre il colpo di Stato: per i pentastellati i PM non hanno nemmeno il diritto di indagare...se le indagini si orientano su di loro", commenta Meloni. Mentre Mulè dice: "Sentire i 5stelle che attaccano la Magistratura, cavallo di Troia con il quale strumentalmente hanno sfondato a suon di populismo e del giustizialismo più becero le porte del Parlamento, fa tenerezza e suscita imbarazzo".

Governo ladro. - Massimo Erbetti

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Governo affamatore del popolo.
Governo che non dà un centesimo.
Governo che fa morire di fame.
Governo delle sole promesse.
Governo inadeguato.
Governo di incapaci.
Governo amico dei poteri forti.
Governo amico delle banche.
Governo zerbino dell'Europa.

Ma si dai, prendiamocela col governo, tutta colpa sua...alla fine il detto "piove, governo ladro" avrà pure un significato no?
E gli italiani invece? Non tutti eh, parlo di quelli che fanno i furbetti, di quelli che, come vedono la possibilità di arraffare qualcosa si trasformano in bestie fameliche, di quelli che pur di arraffare non si fanno scrupoli, di quelli che: tanto paga pantalone...chi se ne frega se ci sono quelli che hanno realmente bisogno... Pensate che in soli due mesi e mezzo l’Inps ha trovato 2.549 aziende che hanno fatto richiesta della Cassa integrazione illegalmente. Capite 2549, non una o due...queste logicamente sono quelle che l'INPS è riuscita a scovare, chissà a quante invece è andata bene. Quante staranno sfregandosi le mani, per essere riuscite a "fregare" quei "ladroni" al governo.
Aziende inesistenti o che non facevano parte dei settori colpiti dal lochdown, hanno cominciato ad assumere zii, sorelle, fratelli, amici, cognati. In moltissimi casi con assunzioni retroattive per far risultare i dipendenti in servizio prima del 17 marzo, (altrimenti non avrebbero avuto diritto alla Cig)
Dovete sapere che a causa del Covid-19 le ore di Cig richiesta nel 2020, solo ad aprile ammontano a 860 milioni, in tutto il 2019, le ore sono state 260 milioni.
Ma che tipo di aziende hanno fatto le furbe? Dentro ci sta di tutto: un’agenzia di pompe funebri che subito dopo il lockdown aveva assunto 30 persone, logicamente subito messe in cassa integrazione. Ce ne è poi un’altra che è stata costituita due giorni dopo il "blocco" e in poche ore ha assunto circa 30 cittadini del Bangladesh, ma non finisce qui: diversi stabilimenti balneari che hanno assunto come bagnini, i parenti e persino il consulente del lavoro...capite? Il consulente del lavoro. Pensate sia finita qui? Eh no perché ci sono anche 1.200 Co.co.co assunti solo per beneficiare dell’indennità da 600 euro. Senza contare poi, quelli che sono stati messi in cassa integrazione, ma che hanno continuato, volontariamente o meno, a lavorare in nero.
Governo ladro? O Governo da spremere come un limone? I soldi non bastano per tutti? Magari se fossimo più popolo e meno ladri, se pensassimo che quei soldi, quei pochi soldi, sono per chi ha veramente necessità, se una volta tanto fossimo comunità e non mettessimo noi davanti a tutto...questo sarebbe un paese migliore...a prescindere da chi ci governa.

venerdì 12 giugno 2020

Chi lavora e chi sa solo scappare. - Gaetano Pedullà

CONTE GOVERNO

“Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque cosa fai, Dovunque te ne vai, Tu sempre pietre in faccia prenderai”. Ma ve la ricordate questa vecchia canzone? Non la cantava Giuseppe Conte, ma Antoine, anche se oggi nessuno saprebbe interpretarla meglio del nostro premier. Prendete gli Stati Generali dell’economia. Da sempre tutti i partiti, i professoroni, i grandi imprenditori e i loro giornalisti di complemento ci raccontano che l’Italia non possiede una politica industriale. Facciamo un po’ di tutto ma non eccelliamo in niente, se non per le singole iniziative di poche menti brillanti.
E se dovessimo rispondere a un marziano che ci domandi dove sta la nostra maggiore forza economica non sapremmo che dire, in quanto abbiamo il turismo e non lo sfruttiamo, siamo proprietari di una quantità sterminata di capolavori artistici e i nostri musei sono superati per visitatori da quelli di mezzo mondo, la manifattura ce l’invidiano tutti ma il costo del lavoro la rende sempre meno competitiva, l’agroalimentare non lascerebbe spazio a nessuno però noi stessi compriamo le arance in Israele e i pomodori in Spagna.
Siamo stati incapaci, insomma, di fare scelte nette, di puntare da qualche parte, fosse anche l’acciaio che ormai indiani e cinesi svendono a due soldi o l’automotive che chissà quando si riconvertirà interamente dai carburanti fossili a quelli ecologici. Siamo in coda in Europa per le reti materiali (strade, autostrade, ferrovie) e per quelle immateriali (la connessione web) e lo Stato ha una struttura bizantina. Perciò la priorità per rimetterci in piedi, a maggior ragione dopo il Covid, è prendere delle decisioni, in quanto non abbiamo i soldi per fare tutto e fare di tutto un po’ come in passato ci lascerà per decenni nella stessa situazione di adesso.
Gli Stati Generali, dunque, sono l’occasione per fare ciò che non si è fatto mai, e quelli che dicono a Conte di aver organizzato solo una passerella sono gli stessi che ieri gli dicevano di non aver fatto nulla di nuovo. Cantando la stessa canzone di Antonie e poi svignandosela dal confronto per motivi di bottega politica o per mancanza di idee. E nel caso di Salvini e Meloni per entrambi i motivi.

Covid e gruppo sanguigno, ecco chi rischia di meno.

Covid e gruppo sanguigno, ecco chi rischia di meno

Le persone con il gruppo sanguigno 0 corrono meno rischi di contrarre il coronavirus. E' quanto dimostrano i risultati preliminari di uno studio della società di test genetici 23andMe, che ha coinvolto oltre 750.000 partecipanti.

Ad aprile, i ricercatori hanno iniziato a fare dei test per aiutare gli scienziati a comprendere meglio come la genetica possa influire sullo sviluppo della pandemia. In particolare, riflettori accesi sui motivi per cui alcuni pazienti contraggano il nuovo coronavirus, SARS-CoV-2, e sviluppino gravi infezioni mentre altri presentino solo sintomi lievi o moderati o non presentino alcun sintomo. "I dati preliminari dello studio genetico in corso sembrano fornire ulteriori prove dell'importanza del gruppo sanguigno di una persona - determinata dal gene ABO - nelle differenze nella suscettibilità al virus", ha detto la società in un post sul blog le scoperte.
Più specificamente, il sangue di tipo 0 può essere protettivo contro il nuovo virus. In effetti, i primi risultati indicano che le persone con sangue di tipo 0 hanno tra il 9 e il 18% in meno di probabilità di risultare positivi al Covid-19 rispetto agli altri gruppi sanguigni. Non solo, secondo quanto emerso il gruppo sanguigno di tipo 0 previene anche forme gravi delle malattie. "Questi risultati sono validi se adeguati all'età, al sesso, all'indice di massa corporea, all'etnia e alle comorbilità", ha osservato la società, aggiungendo che "sembrano esserci piccole differenze nella suscettibilità tra gli altri gruppi sanguigni". "Sono stati inoltre segnalati collegamenti tra il Covid-19, la coagulazione del sangue e le malattie cardiovascolari", ha detto Adam Auton, capo ricercatore dello studio.

Auton ha affermato che, sebbene queste prove siano convincenti, c'è ancora molta strada da fare. Tuttavia, i primi risultati dello studio sono in linea con altri studi che hanno esaminato il modo in cui il gruppo sanguigno di una persona possa avere un ruolo nella suscettibilità ai virus. Alcuni ricercatori cinesi, nel corso di un'indagine condotta in due ospedali di Wuhan, il luogo di origine dell'epidemia, e in un ospedale a Shenzhen, avevano infatti già notato come le persone con sangue di tipo 0 erano risultate più resistenti alla SARS-CoV-2, mentre quelli con sangue di tipo A erano più a rischio.
Un altro studio ha invece esaminato i geni di oltre 1.600 pazienti in Italia e in Spagna che hanno avuto insufficienza respiratoria e ha scoperto che la presenza di sangue di tipo A era associata ad un aumento del 50% della probabilità che un paziente necessitasse di un ventilatore.
"Non siamo l'unico gruppo che sta guardando questo, e alla fine la comunità scientifica potrebbe aver bisogno di mettere insieme le proprie risorse per affrontare realmente le domande che riguardano i legami tra genetica e COVID-19", ha concluso il ricercatore.

100mila euro alla Lega da un conto in rosso. - Andrea Palladino

100mila euro alla Lega da un conto in rosso

"Relazioni" - I soldi a Salvini arrivano da Paolo Cosenza, legato all’omonimo gruppo del maxi-progetto edilizio sul golfo di Pozzuoli.
Ha la voce dimessa al telefono Paolo Cosenza. Imprenditore campano, membro di una delle famiglie più potenti di Pozzuoli, è il principale finanziatore, per il 2019, della Lega per Salvini Premier. Centomila euro, in un’unica tranche, pagati un anno fa. Trovarlo non è stato facile, il telefono aziendale per giorni squillava a vuoto, la sede appariva introvabile, l’unico contatto attivo è la Pec della sua azienda: “Adesso l’ufficio è praticamente un box di cantiere itinerante, perché sto facendo un cantiere che… insomma… non mi consente più di avere una sede fissa. Mi sono ridimensionato tantissimo”, esordisce. La sua società, la Coseco srl, ha effettivamente avuto un crollo negli affari, passando da un fatturato di 635 mila euro nel 2017 ad appena 45 euro nel 2018. Una crisi che ha messo a rischio la stessa esistenza dell’impresa. E gli ultimi due anni sono stati disastrosi per i conti, spiega: “Ho avuto una brutta esperienza con un socio, che continua ad andare avanti non so in quale maniera, con espedienti, quindi l’ho dovuto cacciare dalla società, mi ha fatto perdere soldi”. Una questione di un prestito infruttifero da 600 mila euro, “mai restituito”.
“Buco” e cemento quanto vale l’area ex Ansaldo.
Eppure pochi giorni prima di discutere un bilancio con una perdita secca sull’utile di più di 340 mila euro, la Coseco diretta da Cosenza decide di fare un bonifico record alla Lega, piazzandosi tra i primi posti dei donatori della politica nazionale, allo stesso livello di holding molto note. Il motivo? “Un investimento, è stato un investimento”, spiega l’imprenditore. Meglio finanziare la politica che l’impresa, in fondo. Per capire la portata della cifra basta scorrere l’elenco dei donatori che, negli anni passati, hanno versato 100 mila euro ai partiti italiani: si va dai figli di Silvio Berlusconi a Ennio Doris, dalla Moby spa al gruppo Angelucci, passando per Fedele Confalonieri. Un parterre niente male per lo sconosciuto imprenditore napoletano. Pozzuoli, la città da dove sono partiti i soldi diretti ai conti nazionali della Lega, è un comune da quasi 90 mila abitanti della area metropolitana di Napoli. Sta nel cuore dell’area flegrea, che vuol dire il paradiso del mare e l’inferno della deindustrializzazione, con una pesante eredità economica e ambientale. Confina con Bagnoli, già polo della siderurgia italiana che ha lasciato un’area enorme da bonificare. A Pozzuoli la classe imprenditoriale, in buona parte composta da costruttori, ha un sogno nel cassetto. Si chiama Waterfront, un megaprogetto per il recupero dell’area ex Ansaldo, di fronte allo splendido mare del golfo, pensato dal più noto imprenditore della zona, Livio Cosenza, morto qualche anno fa.
Può essere una opportunità, ma potrebbe diventare un vero incubo, con una colata di cemento e appartamenti. Dipende, come sempre, dall’indirizzo delle amministrazioni pubbliche. L’area interessata dal progetto confina con la sede produttiva dalla Prysmian Power Link, multinazionale specializzata in cavi sottomarini, che ha ereditato lo stabilimento dalla Pirelli. Lo scorso anno un gruppo di associazioni, sindacati e partiti di Pozzuoli (tra questi articolo 1, il Movimento 5 stelle, Potere al popolo) ha presentato un appello per rivedere l’intero progetto, evitando la nascita fronte mare di nuovi insediamenti residenziali. Per Paolo Cosenza – legato da parentele e passate cariche sociali con il gruppo omonimo, proprietario dell’area destinata al Waterfront, oggi gestito dall’ex deputata del Pdl Giulia Cosenza, figlia di Livio – la politica vuol dire “investire nel futuro”. Non idealmente, ma in cash: “Perché ho finanziato la Lega? Confidavo e confido che possa fare qualcosa sul territorio – spiega al Fatto Quotidiano – c’erano una serie di cose e di programmi che mi interessavano. Ci tenevo, insomma, a farne parte”. Come si suol dire, era bene essere della partita. “Sono in un momento in cui sto investendo tantissimo, più che recependo e quindi spero in una serie di progetti per il territorio”, commenta.
Affari & famiglia. I progetti e “l’attenzione dei politici”
E ha ben chiaro quali siano i progetti interessanti, i dossier per i quali vale la pena spendere tanti soldi in momento di crisi per finanziare la politica: “Ce ne sono un paio, può essere il Waterfront, la zona artigianale, insomma, ci sono dei progetti che si spera ottengano l’attenzione dei politici. Speriamo, in Italia andiamo avanti a speranze”.
E per sperare si è rivolto al partito che cantava, fino a pochi anni fa, i cori contro i napoletani. Segno di una Lega, ormai nazionale, che sta penetrando prepotentemente nel meridione. Paolo Cosenza ci tiene a dire di non essere un militante leghista: “Io sono negato in politica, perché sono un utopista”, spiega. Quella donazione per una cifra pari a più del doppio del suo ultimo fatturato presentato in Camera di commercio sono tutti soldi suoi, assicura. “Se Salvini mi ha ringraziato? No, ma io non ci tengo, io guardo sempre sul locale, io ho una azienda che investe molto sul territorio”.
I rapporti, sostiene, li avrebbe avuti solo con i dirigenti locali del partito. Di nomi, però, non ne vuole fare: “No, meglio di no… poi ci vediamo da vicino, insomma… Ripeto, io conosco qualcuno qua a Pozzuoli, ma adesso per telefono, non mi sembra il caso”.
Il consigliere “avrà visto i vertici centrali”
Una versione, questa, che però viene nettamente smentita da Mario Cutolo, consigliere leghista a Pozzuoli e responsabile del partito per i comuni della provincia di Napoli: “Cosenza, che conosco bene, non ha rapporti con la Lega locale, la Lega locale sono io e quindi lo saprei. L’incontro sicuramente Paolo lo avrà fatto con i vertici centrali, io sono una realtà periferica, non lo ha fatto con me”.
Cutolo assicura di non conoscere “i termini della donazione” inviata dalla Coseco: “Sicuramente da grande imprenditore qual è sarà stata fatta ai più alti livelli. Ma io non conosco i termini e le condizioni della donazione. La famiglia Cosenza è impegnata nel favorire lo sviluppo, ma non conosco l’accordo con la Lega”, spiega al Fatto Quotidiano. Dagli uffici nazionali del partito di Matteo Salvini preferiscono non commentare, salvo il rituale “è tutto in ordine, è tutto regolare, sono soldi messi in bilancio”. E ci mancherebbe.
Paolo Cosenza alla fine decide di non andare oltre nel racconto, “Meglio se non ci vediamo, mi scusi”, spiega al telefono. Per poi aggiungere: “Forse tutti questi soldi investiti, bruciati… forse era meglio se me ne andavo a fare un viaggio per il mondo”. Per ora sogna il Waterfront di Pozzuoli dal box di un cantiere.

Come il Covid-19, si sta propagando il virus degli imbecilli. - Antonio Padellaro

imbecilli (con immagini) | Citazioni, Citazioni divertenti

Come il Covid, il virus degli ultraimbecilli ha un ceppo antico ma ha recentemente subìto, causa salto di specie, uno sviluppo impetuoso che si propaga globalmente per emulazione e non per starnuti (ma, soprattutto, il vaccino è sconosciuto). “Un cretino con dei lampi di imbecillità”, diceva Gabriele D’Annunzio di Filippo Tommaso Marinetti quando appunto l’imbecille era considerato con un certo spasso un tipo tutto sommato innocuo e non contagioso (se non addirittura un esempio particolare di genio). Oggi invece abbiamo i “Black lives matter” che in nome di un anti-razzismo imbecille abbattono la statua di Cristoforo Colombo (Richmond) e imbrattano l’effige di Winston Churchill (Londra) in quanto simboli di una cultura “colonialista”. Con i loro degni emuli che ottengono la cancellazione di Via col vento dalla piattaforma streaming: film ritenuto veicolo di “pregiudizi etnici e razziali, sbagliati”. Non ci dilungheremo sul significato del termine imbecille che tuttavia non va brandito come insulto ma adoperato come constatazione di comportamenti utilmente insensati. Anzi, “non appropriati”, per usare la definizione cara alla sinistra del politicamente corretto, protagonista a Milano di una pretesa quanto mai imbecille: cambiare l’intitolazione dei giardini dedicati a Indro Montanelli e rimuovere la statua del giornalista che si trova nello stesso parco. Lo ha chiesto al sindaco Giuseppe Sala e al Consiglio comunale l’associazione “I Sentinelli”, che si definisce “antifascista” (e con l’adesione dell’Arci), riesumando un episodio raccontato più volte dallo stesso Montanelli quando nel 1935, a ventisei anni sottotenente in Abissinia si era sposato con una bambina eritrea di dodici anni secondo le usanze locali. L’assurdità delle richiesta sentinellesca non ha bisogno di ulteriori spiegazioni e precisazioni poiché l’avanzata ultraimbecille trova il terreno più propizio all’espansione quando riesce a far parlare di se, e a suscitare discussioni e polemiche imponendo temi irragionevoli e scriteriati. Sotto questo aspetto l’imbecillità risulta essere spesso una maschera grottesca dietro la quale si nascondono entità tutt’altro che stupide, desiderose di imporsi all’attenzione del pubblico e impegnate a macinare followers. Come nell’invasione dei baccelli extraterrestri del famoso film anni ‘50, l’odierna cultura ultraimbecille punta a sottomettere personaggi e istituzioni che nel timore di subire critiche e contestazioni (e dunque perdere elettori e clienti) si consegnano mani e piedi alla logica dell’idiozia. Come il sindaco di Boston, Marty Walsh che dopo l’affondamento del monumento al navigatore genovese invece di chiamare la polizia dichiara contrito: “Metteremo la statua di Colombo in magazzino mentre dibatteremo sul significato storico di questi incidenti”. O come la piattaforma “Hbo Max” che promette il ritorno in catalogo del capolavoro di Clark Gable e Vivien Leigh ma abbinato a una “discussione sul contesto storico”. La trattazione di sì vasto argomento ci consente solo un fuggevole accenno agli ultraimbecilli inconsapevoli, presenti soprattutto nel campo della destra. Come i terrapiattisti, i no vax e i pappalardi complottisti convinti che il coronavirus si diffonda attraverso la rete telefono-dati 5G. Una domanda infine: gli ultraimbecilli possono avere una qualche utilità? Risponde una citazione di Jean de La Bruyère: “Al mondo non ci sono che due modi per fare carriera: o grazie alla propria ingegnosità o grazie all’imbecillità altrui”. Esempio: l’autobiografia di Woody Allen A proposito di niente. Splendido libro rifiutato da eserciti di editori (Amazon in testa) perché terrorizzati dalle campagne terroristiche dell’imbecille collettivo, basate sulla menzogna del regista stupratore e molestatore delle figlie. E che pubblicato in Italia da “La nave di Teseo” risulta da settimane in testa alle classifiche dei più venduti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/06/12/come-il-covid-19-si-sta-propagando-il-virus-degli-imbecilli/5832379/

2 Consip e 2 misure. - Marco Travaglio


Consip, l'inchiesta e i personaggi coinvolti - Cronaca - ANSA.it
Càpita a tutti di sbagliare. Specialmente quando il lavoro è tanto e il tempo è poco. Dunque non c’è nulla di strano se l’inchiesta della Procura di Perugia sul pm Luca Palamara, divenuta ben presto un’inchiesta sul Csm e sulle correnti togate, presenta errori nella trascrizione delle migliaia di intercettazioni. O, meglio: non ci sarebbe nulla di strano se quegli errori non fossero tutti unidirezionali, sempre a vantaggio degli utilizzatori finali dell’indagine. Cioè gli amici dell’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, interessato a garantirsi un successore in continuità con la sua discussa e discutibile gestione: prima dello scandalo, il procuratore di Palermo Franco Lo Voi; dopo, l’aggiunto prediletto Michele Prestipino. E soprattutto a spezzare la maggioranza del Csm che aveva già indicato in commissione un procuratore “discontinuo”: il Pg di Firenze Marcello Viola. L’operazione, grazie alla diffusione degli allegri conversari fra Palamara e i deputati renziani Lotti e Ferri (magistrato in aspettativa ed ex ras di MI), riuscì perfettamente: Mattarella chiese un nuovo voto in commissione con altri candidati e alla fine la spuntò Prestipino, cioè Pignatone. Ora che gli atti dell’inchiesta sono depositati (e le accuse di corruzione a Palamara sono evaporate), si scopre, con buona pace della leggenda del Santo Pignatone diffusa dai giornaloni, che quella non era una lotta fra buoni e cattivi: ma una guerra per bande per consumare vendette e prendere il potere nella Procura più importante d’Italia, che vale 2 ministeri.
Ma, come documenta il nostro Antonio Massari, si è scoperto ben altro: una serie di “errori”, tutti favorevoli a Pignatone e ai suoi cari. 
1) La sera del 21 maggio 2019 Palamara incontra l’allora Pg della Cassazione Riccardo Fuzio (poi dimessosi): il Gico della Gdf di Roma, che stranamente indaga per conto di Perugia pur essendo alle dipendenze dei pm romani (indagati compresi), trascrive solo “rumori”. Ma i difensori di Palamara scoprono che una parte del colloquio è abbastanza intelleggibile e chiedono di trascriverlo. Il Gico riempie il buco e attribuisce a Palamara la parola “carabinieroni”. Palamara nega di averla mai usata. Infatti, quando il nostro giornalista ascolta l’audio, sente “Pignatone”. E vabbè, dài, sarà un caso. 
2) Nello stesso colloquio, Massari sente “Mattarella” ed “Erbani” (consigliere giuridico del Quirinale). Nella trascrizione del Gico non compare nessuno dei due nomi, che invece Palamara ricorda di aver pronunciato perché alcuni consiglieri del Csm gli avevano detto di aver saputo da Erbani che qualcuno di loro aveva il trojan nel cellulare, tant’è che molti avevano smesso di parlare con lui. 
E vabbè, dài, sarà un caso. 
3) Il 9 maggio 2019 Palamara cena con Pignatone. Sarebbe interessante sapere cosa si dissero il procuratore che ambiva a scegliersi il successore e il potente membro del Csm che poteva orientare Unicost nell’una o nell’altra direzione 13 giorni prima del voto in commissione. Purtroppo, vedi la combinazione, l’aggeggio che intercetta tutto 24 ore su 24 rimane spento dalle ore 16, quando Palamara annuncia la cena a un’amica: qualcuno l’ha disattivato, o si è provvidenzialmente guastato. Ed è strano, perché durante la cena risulta una telefonata di Palamara intercettata, ma non depositata: quindi il trojan avrebbe potuto funzionare anche quella sera, ma captò solo conversazioni telefoniche e non ambientali. E qui le coincidenze diventano davvero troppe. Anche perché la Procura di Roma, per errori ben più veniali, indagò per falso in atto pubblico e fece espellere dall’Arma il capitano del Noe Gian Paolo Scafarto, che indagava su Consip per conto dei pm napoletani Woodcock e Carrano e poi di quelli capitolini; e, non contenta, tolse le indagini all’intero Noe per affidarle al Ros di Roma.
Che aveva fatto di tanto grave Scafarto, a parte beccare l’imprenditore Alfredo Romeo e il galoppino di Tiziano Renzi, Carlo Russo, mentre trattavano favori in Consip in cambio di 50 mila euro al mese per “T.” e 2,5 per “C.R.”? Nel rapporto investigativo, aveva invertito i nomi di Romeo e del suo consulente Italo Bocchino, attribuendo al primo anziché al secondo la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”. Che, in bocca al primo, portava a babbo Tiziano e a Consip; in bocca al secondo, provava solo normali colloqui politici fra Matteo e l’ex braccio destro di Fini. Un errore neutro (le prove di almeno un incontro Romeo-Tiziano già c’erano) e involontario (nelle trascrizioni delle telefonate allegate al rapporto Scafarto, la frase era attribuita a Bocchino, dunque sia gli avvocati sia i magistrati avrebbero scoperto facilmente la svista). Eppure Scafarto, indagato e privato della divisa, fu sputtanato dall’Innominabile e dai giornaloni al seguito come carabiniere “deviato” e “falsificatore di prove”, per dimostrare che Consip era un “complotto” e un “colpo di Stato”. Poi il Riesame e la Cassazione reintegrarono Scafarto e il gup respinse la richiesta di rinvio a giudizio, prosciogliendolo con formula piena da quell’errore in buona fede. Ora la domanda è semplice: che farà la Procura di Roma coi finanzieri che scambiano “Pignatone” per “carabinieroni”, non sentono “Mattarella” ed “Erbani” e piazzano trojan intermittenti che si spengono quando Pignatone cena con Palamara? Si accettano scommesse.