sabato 10 ottobre 2020

Confindustria, Paese al bivio cruciale tra risalita e declino. Si stimano -410mila occupati nel 2020, -230mila nel 2021.

 

Pil 2020 -10% poi parziale recupero. In 2 anni -640mila posti di lavoro.


L'Italia affronta una "difficile risalita dopo il crollo", indica il Centro studi di Confindustria che, con una "lieve revisione al ribasso", stima un profondo calo del Pil italiano del 10% nel 2020 ed un recupero parziale del 4,8% nel 2021". E' una contrazione che porta i livelli di quest'anno "indietro a quelli di 23 anni fa" e che risente di un impatto della crisi Covid "leggermente più negativo di quello atteso alcuni mesi fa". La stima del Pil 2021 non incorpora gli effetti della manovra che varerà il Governo e dell'impatto di risorse Ue come Recovery Fund e Mes, al momento non stimabili; considerando anche la prossima manovra come delineata dalla Nadef, in base alle stime del Governo, "potrebbe salire al +5,7%".

Gli strumenti Ue per contrastare l'impatto economico dell'emergenza Covid, Sure, Mes e Next Generation Ue, per Confindustria offrono "una opportunità unica"; "per l'Italia l'utilizzo degli strumenti europei costituisce un bivio cruciale: se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l'effetto, portando avanti riforme troppo a lungo rimaste ferme, allora si sarà imboccata la strada giusta per risalire la china. Altrimenti - avvertono gli economisti di via dell'Astronomia - l'Italia rimarrà un Paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico".

Il numero degli occupati - stima ancora il CsC- registrerà un -1,8% nella media del 2020 (-410mila persone)": una emorragia che non si arresterà nel 2021 quando, "con un recupero incompleto del Pil, la risalita della domanda di lavoro risulterà smorzata e il numero degli occupati si aggiusterà verso il basso: -1% (-230mila persone)". Il "ricorso importante a strumenti come la Cig" sta ammortizzando un impatto dell'emergenza Covid pari nel 2020 a 2,45 milioni di Ula (-10,2%), il dato statistico che indica il numero di 'unità'' equivalenti a posti di lavoro a tempo pieno. 

(foto ANSA)

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/10/10/confindustriapaese-al-bivio-cruciale-tra-risalita-e-declino_f439348e-e932-46db-94f4-e1d9f99a9477.html

Alitalia: firmato il decreto per la NewCo.

 
























Quattro i ministri coinvolti. Gualtieri: 'Gettate le basi per il rilancio del trasporto aereo'.

Prende corpo la nuova Alitalia. Con un decreto firmato da quattro ministri, da quello dell'Economia, Roberto Gualtieri alla titolare dei trasporti, Paola De Micheli, il responsabile del ministero dello sviluppo, Stefano Patuanelli e del lavoro, Nunzia Catalfo, nasce la NewCo, la nuova società, per il quale è stato sciolto anche il nodo delle nomine: il cda sarà composto da nove componenti e sarà guidato da Francesco Caio come presidente e da Fabio Maria Lazzerini nel ruolo di amministratore delegato.

Finisce così la gestione commissariale di Alitalia, ma non gli ostacoli da superare. Ora il dossier passa a Bruxelles, sotto la lente della commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestage. Dovrà valutare se le scelte fatte possono essere considerate aiuti di Stato, illegali per la normativa europea. Sarà quindi valutata la discontinuità rispetto alla vecchia compagnia ma anche gli asset, i dipendenti, la composizione aziendale. 

"La Newco - afferma il ministro Gualteri - rappresenta il primo passo verso la costituzione di un vettore di qualità capace di competere sul mercato internazionale. Poniamo le basi per il rilancio del trasporto aereo italiano, attraverso la scelta di manager di primo livello e grande competenza in grado di elaborare e attuare un piano industriale solido e sostenibile". "Sarà ITAliana perché dovrà portare l'Italia nel mondo". Così la ministra De Micheli in un post su Facebook fa riferimento alla nuova Alitalia che prende vita con la newco. La società per azioni è infatti denominata Italia Trasporto Aereo, Alitalia Ita. "Nasce oggi la nuova compagnia aerea di bandiera, in netta discontinuità con il passato e che dovrà giocare un ruolo da protagonista sul mercato europeo e internazionale - aggiunge la ministra - Si tratta di una grande operazione industriale al servizio del Paese, a sostegno della competitività delle nostre imprese e per il rilancio del turismo italiano". 

Nel nuovo Cda, oltre a Caio e Lazzerini saranno anche i consiglieri Alessandra Fratini, Angelo Piazza, Lelio Fornabaio, Frances Vyvyen Ouseley, Simonetta Giordani, Silvio Martuccelli e Cristina Girelli.

(foto ANSA)

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/10/09/alitalia-firmato-il-decreto-per-la-newco_2887ed49-966d-4abc-9a7f-f3f3c927736f.html

“Ora il proporzionale con sbarramento al 5% e doppia preferenza di genere”. - Silvia Truzzi

 

Valerio Onida. Il costituzionalista sulla legge elettorale: “ridurre la frammentazione”.

L’ultima volta che abbiamo parlato con Valerio Onida era la vigilia del referendum sul taglio dei parlamentari. Ci aveva detto: “Vorrei sottolineare, per coloro che sono preoccupati per le sorti del principio di rappresentanza, che da anni quando si discute di legge elettorale si sente parlare di correttivi che favoriscano la governabilità, i quali incidono sul principio di rappresentanza assai più del numero di parlamentari”. Oggi spiega: “Il numero dei parlamentari non era questione di grande importanza. Il fatto che il referendum sia passato con un risultato così netto significa che c’è stata sintonia tra i parlamentari e i cittadini; e che la maggioranza di coloro che hanno votato non avevano timori per le sorti della democrazia”. E dunque, acquisito il taglio, parliamo della legge elettorale.

Professore, attualmente la legge in discussione è di impianto proporzionale, ma qualcuno torna a parlare di maggioritario. Lei che ne pensa?

Se maggioritario significa solo collegi uninominali, sul modello della legge inglese per intenderci, le rispondo che non è pensabile introdurlo in questo momento in un sistema politico come il nostro che non è bipartitico e nemmeno bipolare. Potrebbe portare a gravi distorsioni, e cioè ad attribuire la maggioranza dei seggi in Parlamento ai candidati di un partito o di una coalizione diversa da quella che ha la maggioranza dei voti nel Paese. Se si vuole un sistema maggioritario, bisognerebbe adottare altri accorgimenti, come il doppio turno (alla francese) nei collegi nei quali al primo turno nessun candidato ottenga il 50% dei voti: il ballottaggio consentirebbe forme di convergenza o di ‘desistenza’.

O liste bloccate o preferenze: entrambi i meccanismi hanno controindicazioni.

Qui parliamo allora di un sistema elettorale fondamentalmente proporzionale di lista. Le liste bloccate, se sono molto corte (3-4 candidati), possono anche essere accettate. Infatti cosa vuol dire che l’elettore deve poter scegliere il deputato o il senatore? Quando il cittadino va a votare la prima scelta che normalmente fa è quella del partito che ha presentato la lista o il candidato. Un sistema di liste corte, come nel caso dei collegi uninominali, consente agli elettori di valutare le scelte che il partito ha fatto nella formazione della lista (o nella presentazione dell’unico candidato). In un sistema proporzionale di lista con liste non brevissime, si può introdurre il voto di preferenza, che nel nostro sistema è stato previsto per molto tempo. Le preferenze, ricordiamolo, dovrebbero essere almeno due in modo da consentire un equilibrio di genere (che nei sistemi uninominali o di liste bloccate dovrebbe essere assicurato imponendo un equilibrio nelle candidature). Il problema sono le possibili degenerazioni, con la compravendita di voti o pacchetti di voti, specie se gli elettori che usano il voto di preferenza sono pochi.

L’altro grande tema di scontro è la soglia di sbarramento.

È chiaro che una soglia, anche significativa, è utile per ridurre l’eccessiva frammentazione politica, che non giova al buon funzionamento del Parlamento. In un sistema politico articolato e fluido come il nostro attuale – si pensi al numero abnorme di liste che vengono di solito presentate – lo sbarramento incentiva la convergenza delle forze politiche più piccole. Con un proporzionale puro o con una soglia molto bassa, ogni piccola formazione tende a presentarsi da sola. Con la soglia al 5 si cambia musica: è un incentivo alla presentazione di liste di coalizione.

Cosi si sacrifica la rappresentanza.

Il problema è sempre l’equilibrio fra rappresentanza e governabilità. Il cosiddetto ‘diritto di tribuna’ consentirebbe peraltro alle formazioni politiche più piccole, ma che abbiano un certo consenso solo in alcune aree del Paese, di eleggere dei loro rappresentanti, equilibrando l’effetto di una soglia di sbarramento alta.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/10/ora-il-proporzionale-con-sbarramento-al-5-e-doppia-preferenza-di-genere/5961197/

Vitalizi, la sentenza impugnata congela il malloppo della Casta. - Ilaria Proietti

 

Bloccata la restituzione dei soldi agli ex onorevoli.

C’è chi già brinda e chi è più cauto. Perché la sentenza che ha ripristinato i vitalizi agli ex senatori – che erano stati tagliati un anno e mezzo fa – sarà impugnata dall’amministrazione di Palazzo Madama. Con l’effetto di congelare la restituzione del malloppo.

Sentite qui Roberto Speroni, uno degli esponenti storici della Lega, anche lui tra gli ex inquilini di Palazzo Madama che punta a riavere l’assegno tutto intero, 6.600 euro al mese contro la miseria di 4 mila di oggi. “La commissione Caliendo (nel senso di Giacomo, presidente del collegio composto anche dai due leghisti Simone Pillon e Alessandra Riccardi e da due supplenti scelti dal presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati) riconosce che c’è stata una violazione di un diritto. È come quando fai causa all’Inps e la vinci. Ora non è che chiunque veda riconosciuto il diritto di avere dei soldi debba poi rinunciarvi, solo perché siamo in un periodo di pandemia o c’è qualcun altro in difficoltà economica”. Giammai, anzi. “Se me li danno questi soldi, li prendo, non è che li butto via” sottolinea con buona pace di Matteo Salvini, che dice di schifare i vitalizi come la peste. Un “odioso privilegio” che la sentenza depositata in questi giorni ordina di restituire tutto intero, arretrati compresi. Quelli che gli ex pretendono a compensazione delle somme falcidiate dal taglio entrato in vigore il 1 gennaio 2019 che in ben 776 hanno contestato minacciando sfaceli. Ottenendo in tempi record la cancellazione del “sacrificio” motivato da ragioni di equità sociale, ma a sentir Lorsignori inflitto con intento persecutorio: altro che poveri pensionati alle prese con le cause di fronte ai tribunali italiani contro l’Inps. Certo, c’è voluta tanta perseveranza da parte dell’organo di giustizia interna del Senato che ha dovuto fare i conti con dimissioni e astensioni dal collegio, nel frattempo sospettato di conflitti di interessi vari. Per tacere delle polemiche su un verdetto preconfezionato che il Fatto Quotidiano era stato in grado di anticipare prima che i “giudici” si riunissero per decidere.

Nulla da fare: Caliendo &C. hanno tirato dritto per vergare la sentenza che boccia il taglio dei vitalizi ritenuto ingiusto e illegittimo: “Risulta esorbitare i limiti fissati in ordine alla ragionevole incisione sui diritti in essere”. Insomma la sforbiciata è stata una mazzata per le tasche degli ex eletti che sono alla fame. Guardate Antonio Razzi che scaccia la disperazione tra comparsate in tv e balli su TikTok, quello stesso Razzi passato agli annali del Senato per la frase sussurrata a un collega: “Andiamo avanti. Manca un anno e entra il vitalizio. Amico mio, fatte li cazzi tua…”. L’Associazione Articolo 32- 97 (che si occupa di diritto alla Salute) si era costituita davanti alla commissione Caliendo per opporsi almeno al ripristino del suo assegno da oltre 3.300 euro al mese a vita. Niente da fare: “Ha vinto lo Stato di diritto”, per dirla con l’avvocato Maurizio Paniz che agli ex ha restituito un sogno chiamato vitalizio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/10/vitalizi-la-sentenza-impugnata-congela-il-malloppo-della-casta/5961195/


Aglio, oglio e Campidoglio. - Marco Travaglio

 

Se fosse un film, anziché la campagna elettorale per il sindaco della Capitale, sarebbe una strepitosa commedia all’italiana. A episodi.

Primo episodio. Dopo quattro anni passati a spiegare alla Raggi come si governa Roma e poi a scuotere i capini perché non capisce niente e non ne azzecca una, quelli che la sanno lunga da destra a sinistra sono terrorizzati che la Raggi prenda più voti dell’eventuale candidato del Pd, rivada al ballottaggio contro l’eventuale candidato della destra e rivinca le elezioni coi voti del centrosinistra. E, siccome sanno tutti benissimo come si governa Roma, non riescono a trovare un candidato che voglia governare benissimo Roma: se dipendesse da loro, la campagna elettorale andrebbe avanti senza candidati. Infatti attaccano la Raggi perchè osa ricandidarsi. Ma non spiegano il perché di tanto terrore: se la Raggi è l’incapace che dicono, la peggior sciagura per Roma dopo i lanzichenecchi, la sindaca più detestata dai romani, per giunta di un movimento morto e sepolto, basterà un paracarro (c’è solo l’imbarazzo della scelta) per batterla di sicuro.

Secondo episodio. Terrorizzati dalla conferma della peggior sindaca di tutti i tempi, i partiti cadono in preda della frenesia e perdono di lucidità. La destra, sfumate le candidature di Meloni (avanzata da Salvini), Salvini (avanzata dalla Meloni), Bongiorno (avanzata dallo spirito di Andreotti), di Cattaneo (avanzata dai giornaloni a sua insaputa), di Gasparri (avanzata da Gasparri) e di Rampelli (avanzato e basta), pensa a Giletti, cui va tutta la solidarietà per le minacce mafiose e per il giubbotto antiproiettile che indossa sopra la camicia, come l’Avvocato portava l’orologio sopra il polsino e la cravatta sopra il maglione. Intanto il Pd brucia in tre mesi una trentina di candidati: Gualtieri, Sassoli, Letta, Gabrielli (che hanno già un mestiere ben più comodo e pagato), D’Alema (che non è del Pd), Morassut, Bray, Riccardi, la Cirinnà, Tobia Zevi, tali Caudo, Ciaccheri e altri che non nominiamo perchè nessuno sa chi siano (neppure gli interessati). Calenda, molto apprezzato dai conduttori di talk e dai suoi condòmini ai Parioli, sarebbe perfetto: peccato che non sia più del Pd, anche se è stato eletto eurodeputato grazie al Pd, e che per giunta abbia appena tentato di far perdere le regionali al Pd, oltre ad aver insultato tutti i dirigenti del Pd e pure gli elettori del Pd (“Sono senza dignità”: infatti l’hanno eletto al Parlamento europeo). Lui comunque giura che, pur sapendo benissimo come si fa il sindaco, mai si candiderà, perché “il mio impegno è dare vita a un partito, Azione, per popolari, liberali e riformisti” (vasto programma). E poi perchè “non prenderei un voto dall’elettorato 5Stelle, quelli manco crocifissi mi appoggiano”: il che è vero, anche perché li insulta prima e dopo i pasti. Ma questo è il meno: il guaio è che non lo votano neppure i non M5S, vedi le percentuali da albumina nei sondaggi, e pure nelle urne. Dunque propone Carlo Fuortes, sovrintendente dell’Opera, popolarissimo tra i tenori e le soprano, meno nelle periferie.

Terzo episodio. Lo racconta il sempre informatissimo Corriere: “Tutti, l’altra sera, a cena nella casa con vista sugli angioloni di Castel sant’Angelo”. Tutti chi? Boh. Però ci sono “divani rosso pompeiano e una coppia di levrieri afghani annoiati”. Almeno finché, “tra lo sformato di zucchine e caciocavallo podolico (dimenticabile invenzione di Eddie, il cuoco filippino) e le polpette di bollito fritte (squisite), la padrona di casa chiede all’ospite d’onore del Pd: ‘Allora, ministro: ci confermi che sarà Sassoli il nostro futuro sindaco?’”. E il ministro (quale? Boh): “Sassoli fa i capricci. Temo che stia pensando a un colle più alto del Campidoglio”. A beh allora. Ma, “mentre a tavola – direttamente dalla pasticceria preferita da Nanni Moretti – arriva una magnifica Sacher”, colpo di scena: “Sul cellulare di un’amica della padrona di casa entra il whatsapp. È Carlo Calenda”. Fermi tutti, che nessuno si muova: il noto trascinatore di folle annuncia che “sono gli ultimi giorni, sto decidendo se candidarmi a sindaco di Roma” e domanda (a chi? Boh): “Tu cosa ne pensi?”. Tripudio sui divani rosso pompeiano, i levrieri afghani si ridestano, esulta anche Eddie dalle cucine: “È scattato l’applauso”. Finalmente un bel nome, “sulle macerie della Raggi che comunque, sfrontata e imperterrita, si ricandiderà”. Ma ha trovato pane per i suoi denti. Calenda – pensate – “è convinto di strappare tra il 6 e il 7%”: meno di quanto occorre per fare il sindaco del suo ballatoio, ma quanto basta per levare voti all’eventuale candidato del Pd. Che infatti, pur di non aver contro Mister Sei-Sette Per Cento, lo invita a un “tavolo di coalizione per la riscossa politica della capitale” perchè si candidi alle primarie con gli altri sei nani. Evento avvincente, visto che Calenda non è né del Pd né della coalizione di governo: anzi è proprio contro. Così il Pd sposa la linea Di Battista: no preconcetto alle intese sui territori quando si tratta di sostenere il favorito del partito alleato. Per Dibba la Morte Nera era Emiliano: per il Pd è la Raggi.

Finale. L’ha già scritto Carlo Verdone in Compagni di scuola, quando l’amico apostrofa Christian De Sica che molla il tavolo verde: “Ma come? Famo er pokerino, famo er pokerino e poi co tre ganci te cachi sotto? Ma vedi d’annattene, va!”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/10/aglio-oglio-e-campidoglio/5961184/

venerdì 9 ottobre 2020

Come Tiziano Renzi, anche noi vogliamo incontrare le Ferrovie. - Peter Gomez

 
















Avviso ai lettori: oggi questa rubrica verrà utilizzata a fini quasi esclusivamente privatistici. Chi scrive si sente eticamente e moralmente autorizzato a farlo dopo aver letto le carte e gli articoli sulla chiusura dell’inchiesta Consip. Documenti in cui si parla di una serie d’incontri, a cui a volte partecipò anche Tiziano Renzi, per chiedere alle ferrovie di fermare il Frecciarossa a Rignano sull’Arno, in modo di facilitare l’arrivo della clientela in un outlet con cui Renzi senjor aveva un rapporto di consulenza.

Ci rendiamo perfettamente conto di non avere parenti segretari di partito o membri dell’esecutivo. Ma essendo fermamente convinti che il rignanese Tiziano Renzi abbia ricevuto soltanto le doverose attenzioni riservate da ferrovie e governo a qualunque cittadino, avanziamo qui la nostra rispettosa, ma pressante richiesta: al pari di Tiziano desideriamo almeno 5 incontri tra noi o un nostro emissario e l’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Rfi); chiediamo che ad almeno uno di questi appuntamenti partecipi un sottosegretario ai Trasporti e ci rendiamo fin da subito disponibili, se fosse necessario, a tenere i meeting pure in sedi non ufficiali, ma in bar, osterie, caffetterie, tavole calde o bettole di qualsiasi ordine e grado.

Anche chi scrive vuole infatti illustrare alle ferrovie i vantaggi (per se stesso e per la collettività) che si potrebbero ricavare da uno stop del Frecciarossa non a Rignano, ma nella stazione di Verona-Parona, chiusa nel lontano 2012. La stazione in questione è posta sulla tratta che porta a Bolzano e per lo scrivente, residente a Milano, sarebbe assai utile che venisse rimessa in funzione, prevedendo anche la fermata del treno. A Parona vivono gli anziani genitori dell’autore di Fatti chiari. Che, per questo motivo, ogni settimana perde minuti preziosi, altrimenti dedicati al lavoro, per spostarsi in taxi o in autobus dalla stazione di Verona Porta Nuova fino alla frazione di Parona di Valpolicella.

Allo stesso modo le 3.300 anime della frazione, in caso di fermata del treno ad alta velocità, potrebbero usufruire del servizio evitando pure loro stressanti spostamenti via gomma.

È vero che la richiesta di Tiziano Renzi è stata alla fine respinta. Ma nel nostro caso la situazione è oggettivamente diversa. Se Renzi senior, quando illustrò il suo progetto a Luigi D’Agostino, il costruttore dell’outlet, si sentì rispondere che “era folle l’idea di far fermare il Frecciarossa da Milano a Rignano (visto che) c’erano già polemiche per il treno che ferma ad Arezzo, città di Maria Elena Boschi”, noi possiamo invece assicurare di non essere mai stati investiti, nemmeno indirettamente, da contumelie di sorta riguardanti i mezzi di trasporto utilizzati da nostri congiunti, parenti, affini, amici, soci, estimatori e persino lettori.

Inoltre se l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, oggi ricorda di aver spiegato a Tiziano Renzi che quella per Rignano “era una linea ordinaria” e non ad alta velocità, a Parona il problema non si pone. Il Frecciarossa da Milano a Bolzano (sia pure su rotaie normali) esiste già. E non sarà certo un’unica nuova fermata a fare la differenza. Abbiamo insomma tutte le carte in regola.

Per cui, caro governo, care Ferrovie, non state a pensarci su due volte: ricevete lo scrivente e, se potete, accontentatelo. Dimostrate che davvero in democrazia un appuntamento non si nega a nessuno e che, soprattutto, i favori sono uguali per tutti.

(foto: bergamo.corriere.jpg)

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/09/come-tiziano-renzi-anche-noi-vogliamo-incontrare-le-ferrovie/5959938/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-10-09

La discesa agli inferi della Lega, tra gli inni alla mafia e le lacrime finte: i post di Scanzi. - Andrea Scanzi

 












Dai risultati dei ballottaggi ai contagi di Terracina: ovunque ti giri, il cazzaro verde è in caduta libera.

Il senso di Maraventano per la mafia.

Questa qua, Angela Maraventano, ha partecipato (tra i pochi) alla buffonata in Sicilia pro-Salvini. È stata senatrice leghista. È una pasionaria del cazzaro verde.
Ha avuto il coraggio di dire quanto segue: “La nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima, dove sono? Non esiste più perché noi la stiamo cancellando”.
Non sto scherzando. È tutto vero. Guardate il video e vomitate. Che bella gente che c’è nella Lega.
Siamo a livelli allucinanti.

Terracina, il Tordo e il senso di responsabilità commovente di Salvini.

Quante volte ci siamo detti che organizzare assembramenti a raffica senza rispettare le regole, come fa da giugno Salvini, è scellerato?

Eccoci.

Il 25 settembre scorso, a sostegno del suo candidato a sindaco, Salvini va a Terracina. Piove e i cento presenti si rifugiano dentro il ristorante “Il Tordo” (nome perfetto per l’occasione, peraltro). Tutti indossavano le mascherine, poi però nel corso degli interventi spesso se le sono tolte, o le hanno abbassate. Molti altri, come testimoniano diverse immagini, le portavano sulla bocca ma non sul naso.

Oggi, a meno di 14 giorni da quell’appuntamento, le autorità sanitarie locali temono che la cena elettorale al “Tordo” con Salvini possa essersi trasformata in un maxi cluster.

L’organizzatore dell’evento è già risultato positivo. Più di qualcuno sembra accusare sintomi preoccupanti e ieri sera c’è stata una corsa ai tamponi, a cui si è sottoposto anche un parlamentare. L’Asl sta pensando a organizzare un drive in, per effettuare tamponi a tappeto prima che un eventuale caso Terracina possa far collassare un territorio già fortemente provato dal Covid-19.

Complimenti, Salvini. Il tuo senso di responsabilità non smette di commuovere.

Dove 5S e Pd fanno squadra, la destra non tocca palla.

Notizie dai ballottaggi. Ovunque si siano apparentati con il centrosinistra (Renzi escluso, che anzi in molti casi appoggiava l’altro candidato), i 5 Stelle hanno vinto. Sempre, tranne che Andria, dove il M5S è andato insensatamente contro il Pd per soddisfare le solite manie taleban-suicide della tizia che, due settimane fa, voleva consegnare la Puglia a Fitto. Pora donna.

I M5S hanno vinto a Matera (coi voti anche del Pd). Hanno vinto a Giugliano (contro Italia Viva), Pomigliano d’Arco, Termini Imerese, Ariano Irpino, Manduria. E hanno vinto (apparentati) a Casavatore, Corsico (ancora contro Renzi) e Cascina (un trionfo dopo l’altro per Ceccardi).

Dove 5 Stelle e centrosinistra fanno squadra (sul serio), la destra non tocca quasi mai palla.

Se 5 Stelle e centrosinistra saranno intelligenti, ne trarranno insegnamento per le sfide ancor più probanti del 2021. Se invece vorranno continuare a suicidarsi, potranno pur sempre proseguire a dividersi in fazioni tra duropuristi, casaleggisti, realisti e (semplicemente) persone dotate di senno.

(In foto Domenico Bennardi, neo-sindaco di Matera)

La giornata perfetta per i cazzari e i talebani.

È un Salvini rutilante, che dal Papeete 2019 le sbaglia tutte. Idolo vero.

Al ballottaggio è riuscito a perdere praticamente ovunque. Persino dove era in vantaggio, come a Crotone, Reggio Calabria e Chieti. E persino nei feudi storici della Lega, come Legnano, Lecco, Corsico e Saronno.

Nel frattempo, l’alleanza Pd-M5S vince ovunque si sia presentata assieme.

Che dire? La giornata perfetta per il cazzaro verde, le lezzi affrante e i talebani babbei. Daje Matte’!

Auguri a un grande rivoluzionario.

Oggi compi 75 anni, splendido Ivan Graziani.

È un piacere ascoltarti da sempre, è un onore raccontarti da anni a teatro con tuo figlio Filippo.

Hai scritto almeno (almeno) 30 canzoni che porterei sull’isola deserta. Hai regalato riff, inventato mondi, disegnato ritratti.

Eri così avanti che tanti ti hanno capito subito, ma qualcuno deve capirti ancora. E chissà se avrà mai la voglia di farlo.

Sei stato, e sempre resterai, pioniere. Rivoluzionario. Talento puro. Ribelle testardo in eterno.

Buon compleanno, Chitarrista.

Mille di questi giorni, cari fedelissimi.

Voleva conquistare la Toscana, ma è stata sconfitta anche nella sua Cascina.

Nel disastro fragoroso e totale della Ceccardi, fedelissima di Salvini, c’è tutta l’involuzione della Lega attuale.

Quella di Lady Ceccardi è una Waterloo per certi versi indimenticabile. Mille di questi giorni, ultrà salviniani! Vi sia lieve il perdurante declino.

Io voterei per Papa Francesco

L’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco è qualcosa di vertiginoso. Splendida, coraggiosa, per certi aspetti rivoluzionaria.

Come ha ottimamente riassunto il filosofo Massimo Cacciari, è una sorta di ponte tra Illuminismo e Cattolicesimo, due mondi teoricamente inconciliabili. E anche in questo risiede la straordinarietà di un testo che insiste su concetti come libertà, fraternità, tolleranza e solidarietà.

Viviamo un’epoca tremenda. Senza idee, senza valori, senza empatia. I punti di riferimento sono pochi e, spesso, osteggiati. Tra le sparute fortune dell’essere immersi in questo presente, c’è proprio il fatto di essere contemporanei a Papa Francesco. Un Papa che, ovviamente, suscita diffidenza (per non dire odio) in quegli ambienti putrescenti saturi di sovranismo, razzismo e bigottismo.

Se esistesse un leader politico come Papa Francesco, lo voterei subito.

Che bell’assembramento, brava Jole!

Sogniamo tutti insieme con questa straordinaria performance danzereccia di Jole Santelli, governatrice della regione Calabria.
Assieme ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori, ha festeggiato l’elezione della neosindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, munita di coroncina di fiori e definita “principessa” dall’argutissimo speaker.
Un bell’assembramento privato in tempo di pandemia, senza mascherina e senza distanziamento, è davvero quel che ci vuole. Brava Jole!
(Guardate e condividete)

Grazie Rosato, devo anche a te il mio successo.

Leggo solo adesso che tal Rosato Ettore, esponente di Italia Cosiddetta Viva (e quindi di niente), mi definisce “ignorante, nel senso letterale del termine. Su come funziona il parlamento sicuramente. Comunque chiama il Presidente Fico, che le regole le definisce, te lo spiega volentieri, più di me”.

Lo ringrazio per le belle parole.

Se non sbaglio tal Rosato, tanto avvenente quanto vincente, è lo stesso che ha partorito quel capolavoro di legge elettorale tuttora vigente. Glielo ricordai durante una puntata mitologica di DiMartedì, dicembre 2017, e ancora deve rimettere insieme i pezzi.

Mi divertii così tanto che, quando tornai a casa dalla mia compagna, le dissi: “Sai che c’è? Io, il libro “Renzusconi”, lo trasformo in un tour teatrale da qui alle elezioni del 4 marzo. Questi renziani sono fantastici, mi fanno troppo ridere!”. Giuro che andò così! Ne nacque un tour trionfale, tipo 50 date in 30 giorni (spesso facevamo doppietta pomeriggio e sera): sempre esaurito, una roba pazzesca.

Quindi, a tal Rosato, io voglio bene. Mi porta fortuna. E la totale irrilevanza politica a cui si è auto-condannato mi piace da pazzi. Dunque, non volendo ridargli (di rimbalzo) visibilità con le mie parole, mi fermo qui.

Ora però vado a telefonare. Non a Fico, che peraltro non conosco. E neanche al tricologicamente dadaista Rosato, di cui apprezzo molto il percorso politico sin da quando riuscì a perdere (contro ogni logica) le elezioni a sindaco di Trieste nel 2006.

No: molto più prosaicamente, telefonerò alla Ducati. Devo ultimare la customizzazione della Scrambler, e quella sì che è una cosa seria. Altro che Rosato!

I trip mentali di Giorgia, che Jim Morrison in confronto è nulla.

“Ho sempre sostenuto che il Movimento 5 Stelle fosse uno strumento truffaldino usato per rubare voti a destra e portarli a governare a sinistra. Il trucco però è ormai svelato e la Destra sta tornando a casa, preferendo la coerenza rispetto al trasformismo grillino”.

Ma esattamente, la Meloni, per regalarci queste perle, quali trip mentali riesce a vivere? No, così, per sapere. Mi paiono molto efficaci. Neanche Aldous Huxley, Syd Barret e Jim Morrison una roba così.

Daje Giorgia!

Maraventano non scherzava mica.

Ve la ricordate la Maraventano? È la ex senatrice leghista che, dal palco, lo scorso weekend aveva rimpianto “la mafia coraggiosa di una volta”.
Salvini ha minimizzato le sue parole (“Si è espressa male”). Il segretario regionale Candiani le ha chiesto di dimettersi e chiedere scusa. Lei lo ha fatto. Almeno quello.
Tutto bene? No, perché ieri la Maraventano ha detto in tivù (alle Iene) che lei ha chiesto scusa perché doveva farlo, ma quelle cose sulla mafia le pensa davvero.
Giuro: lo ha detto.
Salvini commosso per i migranti: un’immagine moralmente oscena.

Salvini, la cui attenzione ai migranti è nota, sta esibendo in ogni contesto televisivo il suo dolore per “la morte di un bambino di 15 anni in una nave del governo”.

Da Vespa, ieri, ha pure aggiunto: “Parlo di lui perché ho un figlio che ha 17 anni”. I figli ce li deve sempre mettere. Aiutano la sua banalissima retorica, perfetta per un popolino che crede a tutto. Persino a lui.

Il “bambino di 15 anni” si chiamava Abou, 15enne della Costa d’Avorio. Abou è morto a Palermo, nonostante le cure ricevute in Italia, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni sulla nave quarantena Allegra.

È morto per la denutrizione e le torture che ha subito in Libia. Ovvero il “porto sicuro” dove, fosse stato per Salvini, Abou sarebbe stato rispedito.

Non solo. Come ha riassunto Emilio Mola: “La nave che ha salvato Abou, la Open Arms, è una di quelle ONG che lui ha sempre definito “complici dei trafficanti. E la nave su cui è stato messo in quarantena, lui l’ha sempre definita “nave da crociera” dei clandestini”.

Siamo oltre ogni decenza. Pur di attaccare il governo, Salvini (Salvini!) si mostra ora commosso per i migranti. Da Mario Giordano pareva addirittura a un passo dal piangere.

Ma stiamo scherzando? A che livelli moralmente osceni è arrivata la “ politica” italiana?

Il poro Porro e l’immenso Galli.

Scontro durissimo tra un gigantesco Galli e il poro Porro.
Le colpe storiche di una simile “informazione” sono enormi. Da mesi Porro, che ha pure avuto il Covid ma che da ciò non ha imparato nulla, minimizza la pandemia per meri fini politici. E se siamo di nuovo ridotti come siamo, è anche colpa di gente “minimizzatrice” come lui e i suoi amichetti. E’ una colpa gravissima. E non dico che il poro Porro andrebbe messo in galera solo perché nessuna galera meriterebbe una simile punizione.
A ciò si aggiunga l’ingiustificata arroganza del poro Porro, che prova perfino a insegnare a Galli la virologia e l’infettivologia, sparando cifre a caso, citando “l’idolo delle destre” Bassetti e accusando (pure!) Galli di avere criticato gli italiani per aver passato un’estate troppo allegra.
Galli ne esce alla grande, tritando dialetticamente con agio quel poco che resta del poro Porro, ma la vergogna resta: chi dice certe cose sulla pandemia oggi, quando è chiaro quanto stiamo rischiando, ha colpe storiche ENORMI.

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