lunedì 15 marzo 2021

Letta, primo atto d’accusa al Pd: basta correnti, via i capigruppo. - Wanda Marra

 

860 Sì. Le parole dell’ex premier che ringrazia Zingaretti e nemmeno cita gli altri “big”. Lui li attacca, loro applaudono.

“Senso del limite, decoro e rispetto”. Per imprimere la discontinuità più forte Enrico Letta, che parla per oltre un’ora, illustrando all’Assemblea del Pd, parte dallo stile. E dalla differenza (citando Pirandello), tra “maschere” e “volti”. Atti di accusa velati, ma durissimi, con un sottotesto evidente: i dem hanno sbagliato tutto e il neo segretario ha tutte le intenzioni di andare avanti per la sua strada. Il voto più che bulgaro (860 sì, 2 no, 4 astenuti) ricorda l’applauso in piedi dei partiti a Giorgio Napolitano, che dopo la sua rielezione li criticava senza pietà (ma anche l’acclamazione di Romano Prodi a candidato al Colle, poi impallinato dai 101).

Il Letta tornato al Nazareno dopo l’autoesilio parigino lo dice chiaramente: “Serve un nuovo Pd”, che torni sul “territorio”, che sia “radicale nei comportamenti”, prima ancora che “progressista e riformista”. Che “superi le correnti” e passi per una “verifica” con i gruppi parlamentari. Nella formazione degli assetti del suo Pd, l’ex premier non ha intenzione di procedere con il bilancino delle correnti. Mentre la lealtà e la tenuta dei gruppi andranno verificate, a partire da chi li guida (Graziano Delrio e Andrea Marcucci). Frutto di liste fatte da Matteo Renzi, la diffidenza è d’obbligo. Dal segretario non arrivano esplicite intenzioni di azzeramento. Ma tra gli altri big della maggioranza già circola l’idea di sostituire quanto meno Marcucci, mandandolo alla vice presidenza del Senato, dove ora c’è Anna Rossomando (orlandiana), che prenderebbe il suo posto. Letta va oltre, guarda soprattutto al futuro più prossimo: il superamento di questo modello di partito (beghe personali incluse) passa per l’immissione di altre energie, altre realtà. Da oggi inizia una consultazione nei circoli, previa consegna di un Vademecum. Ma l’appuntamento clou sono le agorà digitali in autunno: l’idea è quella di allargare la partecipazione il più possibile, a partire da giovani e donne. Da notare le omissioni del discorso. Mentre Letta ringrazia Nicola Zingaretti per averlo cercato e ricorda Sergio Mattarella, nemmeno nomina i capi corrente, Orlando, Franceschini, Guerini. Ma cita Sassoli e Gentiloni (la linea europea del Pd) e Romano Prodi, con tutto il riferimento all’eredità dell’Ulivo e Enrico Berlinguer. E Papa Francesco.

Pare che l’accordo sul suo nome sia stato fatto dopo una riunione tra Zingaretti, Bettini, Orlando e Franceschini. Ma lui non ha intenzione di rendere conto alle correnti. Sono le regole d’ingaggio.

Perché poi lo dice con una nettezza che fu solo di Renzi: “Sono qui per vincere”. Parola chiave, coalizione. Gli interlocutori che cercherà nei prossimi giorni li nomina uno per uno, compreso chi lo spodestò da Palazzo Chigi: “Speranza, Bonino, Calenda, Renzi, Bonelli e Fratoianni”. E aggiunge, “questo nostro centrosinistra andrà all’incontro con i 5 Stelle guidati da Conte”. Quest’ultimo ricambia con gli auguri e con il rilancio di un “confronto necessario”. Come conseguenza in serata a Che tempo che fa spiega che il proporzionale non gli è mai piaciuto e dice no alle liste bloccate.

Il resto viene da sé. “Il governo di Mario Draghi è il nostro Governo. È la Lega che deve spiegare perché ci sta”, chiarisce Letta (che in questi giorni ha sentito il premier). Mette lo ius soli come priorità, come scelta di civiltà. Anche un modo per sottolineare la differenza rispetto alla Lega di Salvini. Il quale non a caso reagisce “comincia male”.

Ma sarà sui temi economici che si misurerà davvero la presa del Pd sugli elettori e la sua identità. Letta ieri inizia dall’Europa, ponendo due obiettivi: rendere permanente il Next Generation Eu e un patto di stabilità fondato sulla “sostenibilità sociale e ambientale”. Poi enuncia una serie di riforme: voto ai 16enni, modifiche costituzionali contro il trasformismo, nuovo metodo di elezione dei parlamentari.

Si ferma senza averle mandate a dire, il nuovo Segretario. Pubblicamente, il coro di lodi da parte dei big è unanime. Ma poi i ragionamenti sono diversi. E ruotano intorno a un punto: Letta di “noi” (nel senso di capi corrente) ha bisogno. Mentre si pensa già a un seggio in Parlamento per lui, che ha azzerato tutti i suoi incarichi retribuiti: oltre a quello di Siena, ci sono anche quelli lasciati liberi da Martina e Minniti. Cita anche Sartre, Letta: “L’identità è per metà quello che siamo e per metà quello che vedono gli altri”. Affonda: “L’immagine che abbiamo dato è quella di una torre di Babele”. Viene in mente la Torre di Pisa (sua terra natale): pure se inclinata, una torre è difficile da abbattere.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/15/letta-primo-atto-daccusa-al-pd-basta-correnti-via-i-capigruppo/6133279/

Ma mi faccia. - Marco Travaglio

 

Un po’ per uno. “Il prossimo sindaco di Roma? Io voterei Bertolaso” (Matteo Salvini, segretario e deputato Lega, 11.3). Giusta par condicio: non può distruggere solo la Lombardia.

Sala trucco. “La mia svolta green. Vado con i Verdi europei” (Giuseppe Sala, ex commissario di Expo Milano 2015, sindaco Pd di Milano, Repubblica, 12.3). Ché quelli italiani potrebbero riconoscerlo.

ControSenso. “Il voto è dibattito; Le regole non sono scritte per gli amici; La formazione è la madre della competenza; Rinnovare vuole dire evolvere; Uno non vale l’altro; La piramide è rovesciata; La comunità è maggiore della somma delle sue parti; Il sogno non è utopia; L’esempio è cambiamento; La felicità è partecipazione; Nessun limite all’immaginazione” (le dieci regole del manifesto “ControVento lanciato da Davide Casaleggio ed Enrica Sabatini per l’associazione Rousseau, 10.3). Ma anche: Non calpestare le aiuole; Non sporgersi dai finestrini; Non lanciare oggetti; Non parlare al conducente; Non ci sono più le mezze stagioni.

L’identikit/1. “Boschi in Procura: ‘C’è uno stalker che mi perseguita” (Messaggero, 10.3). Non dirlo a noi.

L’identikit/2. “Il mio stalker era ovunque” (Maria Elena Boschi, deputata Iv, Messaggero, 11.3). Noi una mezza idea ce l’avremmo.

Agenzia Sticazzi. “Draghi segreto. Macché Palazzo Chigi! Ogni sera torna a casa dalla sua Serenella” (Oggi, 1.3). Apperò.

MojitoZeneca. “Sì, ho detto che avrei aiutato Speranza. Sto cercando i vaccini” (Salvini, 3.3). Ecco, bravo, metti un annuncio sul giornale.

Good news. “Un lockdown per ripartire” (Repubblica, 8.3). “Da luglio ripartono i licenziamenti, ma solo per le grandi aziende in crisi” (Repubblica, 12.3). Ah beh allora.

Agendine. “Sicurezza, ristori e vaccini: i pilastri dell’agenda Draghi” (Repubblica, 11.3). Allora mi sa che è l’agenda del 2020.

Pompe funebri/1. “Industria, sport, editoria e arte. L’Italia celebra il secolo dell’Avvocato” ( Stampa, 12.3). Ecco cos’erano ieri tutti quegli assembramenti nelle piazze.

Pompe funebri/2. “Henry Kissinger: ‘Gianni Agnelli era un uomo del Rinascimento’” (intervista di Maurizio Molinari, Repubblica, 11.3). Però i giornalisti non li faceva tagliare a pezzi: si limitava a comprarli.

Pompe funebri/3. “L’Avvocato. Prevalenza dell’occhio, accelerazione, sintesi estrema erano i suoi dati caratteristici. Angelli capì molto prima di tanti le implicazioni, non solo economiche, della globalizzazione, nel Paese che già il nonno considerava piccolo” (Marcello Sorgi, La Stampa, 12.3). Ecco perchè nascondeva miliardi all’estero: l’Italia gli stava stretta.

Piano con le parole. “Mio nonno, un Draghi. Lapo Elkann e Gianni Agnelli: ‘C’è soltanto un italiano che mi ricorda lui: Draghi’” (Lapo Elkann a Francesco Merlo, Venerdì di Repubblica,12.3). Ora si spera che il premier non lo quereli.

Sei anni e non sentirli. “L’accusa è inventata. Ma i giudici incarcerano il regista antimafia. Il fratello: ‘Come Tortora’” (Luca Fazzo, Giornale, 12.3). “Crespi: un altro innocente va in carcere. E la giustizia nella tomba” (Piero Sansonetti sulla condanna a 6 anni in primo, secondo grado e Cassazione per Ambrogio Crespi per concorso esterno in associazione mafiosa, Riformista, 17.3). Se li assolvono sono innocenti, se li prescrivono sono innocenti, se li condannano sono innocenti. Ma che deve fare uno per essere colpevole?

La Migliora. “Vezzali sottosegretaria. Sullo sport la scelta pop del governo dei migliori” (Repubblica, 12.3). In effetti, quand’era deputata, era fra i migliori assenteisti.

L’importanza di chiamarsi. “Rispunta la battaglia per una donna leader del Pd” (Repubblica, 11.3). Infatti Letta finisce con la a.

Gorgoglio e pregiudizio. “Un pregiudizio devastante ha ridotto il politico a sinonimo di criminale” (Luciano Violante, ex giudice, ex deputato Pci-Pds-Ds-Pd, ex presidente Camera, ora presidente Fondazione di Leonardo-Finmeccanica, Il Dubbio, 12.3). Ma tu guarda che stranezza.

Di Lotti e di governo. “Autonomi anche dal M5S: i dem recuperino identità” (Luca Lotti, deputato Pd, Messaggero, 13.3). Nei cassetti della Consip dev’esserne rimasta un po’.

Il titolo della settimana/1. “Il ministro della Salute non è neppure infermiere” (Pietro Senaldi, Libero, 11.3). E, quel che è peggio, il ministro dei Trasporti non è neppure tramviere.

Il titolo della settimana/2. “Antigone: investire su un modello di pena e non su nuove carceri” (Il Dubbio, 12.3). Quel modello di pena che, in pratica, te ne vai a spasso come prima.

Il titolo della settimana/3. “Draghi spinge sulle dosi” (Giornale, 12.3). E senza neppure una goccia di Dolce Euchessina.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/15/ma-mi-faccia-6/6133278/

Italia divisa. Quelli che “la mascherina no” e i “fessi” che rispettano sempre le regole. - Nando dalla Chiesa

Leggete ed esercitate la memoria, per favore: “Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi… i quali, essendo forestieri o del paese, non hanno esercizio alcuno, od avendolo, non lo fanno… […] A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a’renitenti, e dà a tutti gli ufiziali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà, per l’esecuzione del- l’ordine”. Ricordate? Sono le celeberrime grida manzoniane. Così inizia infatti il bando dell’otto aprile dell’anno 1583, firmato dall’“Illustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d’Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese d’Avola, ecc. ecc.”. Così inutile nella sua terribilità da dovere essere nuovamente (e altrettanto inutilmente) emesso quattro giorni dopo.

Ecco, mi sono venute in mente codeste grida osservando quel che succede nel quartiere milanese in cui mi è concesso dalle grida contemporanee di camminare e sfiorare con lo sguardo miei simili dalle mascherine alzate fino alle pupille. Già, perché questo lockdown lungo un anno mi sta rendendo un po’ strano. Mi trovo spesso a riflettere sulle disuguaglianze delle famose “opportunità di vita” con cui dobbiamo fare i conti. Che non dipendono più dai nostri talenti e dai nostri meriti (o dai nostri privilegi per nascita) ma dalla nostra braveria Ti farebbe piacere partecipare a un piccolo assembramento, vedere cinque minuti in faccia i tuoi amici, colleghi e allievi? Ti piacerebbe camminare senza museruola, respirando ossigeno nel parco? Ti farebbe piacere una sera al ristorante o prendere un aperitivo stando in piedi fuori dal bar o dall’ostello preferito, o guardando l’amatissimo cortile dell’università in cui insegni? Oh sì, e quanto! Ma ci sono le grida. E io non ho dentro di me la braveria necessaria per fottermene.

Così la mia vita è diversa, ha meno opportunità di altre. Ed è così da un anno perché da un anno ci sono i contagi. E i contagi ci sono, pare, perché si sta senza mascherina, perché ci si accalca, perché si ride e si grida stando a mezzo metro di distanza. Per carità, se non è vero mi rimangio tutto. Ma se è vero, se quelli che ci hanno martellato dalle tivù non sono dei cialtroni, vuol dire che coloro che si assembrano e ridono e brindano tutti i giorni, tutti i tardi pomeriggi, producono contagio. E contagiando – loro che stanno lì fuori – costringeranno me a stare in casa ancora a lungo. Perché arriverà la quarta ondata e poi le mutazioni di questa peste che sempre più (l’ho detto che mi sto facendo strano…) io penso sia nata – come era stato annunciato prima che ci piombasse addosso – in qualche stramaledetto laboratorio orientale.

Ormai vedo i nuovi bravi milanesi come gli evasori che non pagando le tasse mi costringono a pagare di più. La signora che si fa tutto parco Ravizza senza mascherina, non con la mascherina abbassata, dico, ma proprio arrivando e andandosene tracotante a faccia tutta nuda. Le coppie che camminano senza dare mostra di avere una mascherina in tasca. La ragazza che sta al telefono e urla senza museruola né per sé né per il suo cane. I gruppi di cinquanta, sessanta, sbevazzanti davanti ai bar, da via Ripamonti alla Bocconi, senza che nessuno intervenga, per carità, nemmeno a chiamata, le chiamate vere o finte per cui si interviene sono altre.

Poi scopri che la zona in cui vivi è una delle tre a più alto indice di contagio a Milano. E allora te la prendi anche con le grida, con gli araldi e con la gendarmeria. Con chi protegge la braveria e farà recitare nuove grida. Mentre i timorati di Dio e delle leggi attendono i vaccini. Intanto la cerimonia di 40 persone con mascherine per ricordare le vittime innocenti di mafia non si può fare. Logico, siamo al rosso. Ma che senso ha?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/15/italia-divisa-quelli-che-la-mascherina-no-e-i-fessi-che-rispettano-sempre-le-regole/6133300/

domenica 14 marzo 2021

Recovery plan, le 500 pagine che Conte ha lasciato a Draghi. - Salvatore Cannavò

 

Quando il governo Conte ha iniziato a preparare le schede, in inglese, del Recovery plan da inviare alla Commissione europea non pensava che se ne sarebbe appropriato un nuovo governo. Ma a leggere la maggior parte dei quotidiani sembra che gli autori di queste schede, allegate al Piano nazionale di ricostruzione e resilienza, siano Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco. Le schede formano un documento molto corposo, di 487 pagine, appena consegnato al Parlamento, la cui lettura dimostra che il Pnrr non era quel documento sciatto e trasandato presentato dal coro di sostegno ai vari Renzi e Calenda.

Contiene, invece, nel dettaglio, piani di riforma – a cominciare da Giustizia e Pubblica amministrazione – scadenze ben precise, “timeline” e “milestone” per ognuna delle 48 Linee di intervento previste dal piano. Insomma, tutto tranne che un piano raffazzonato.

“Forse abbiamo commesso un errore di comunicazione”, si ammette a mezza voce in ambienti del precedente governo, forse si è trattato solo di scrupolo tecnico-professionale di chi, mentre selezionava i progetti del Pnrr preparava le “schede” che sarebbero, e saranno, utili ai fini della valutazione della Commissione europea. Per questo direttamente in inglese.

Piani energetici. Come, ad esempio, ha messo in evidenza il Sole 24 Ore, la misura dell’efficientamento energetico viene chiaramente spiegata con il prolungamento del Superbonus al 110% fino alla fine del 2023 e nella timeline si specifica molto dettagliatamente che “il tempo di implementazione dovrebbe essere nel quarto trimestre del 2023, Nello specifico, la misura si applica alle spese sostenute fino al 30 giugno 2022 e fino al 31 dicembre 2022 per gli Iacp. Può essere richiesto ulteriori sei mesi nei casi di lavori eseguiti da condomini e Iacp quando almeno il 60% dei lavori è stato eseguito prima della data di scadenza del provvedimento”. La citazione così dettagliata serve a comprendere che tipo di lavoro era stato fatto.

Missione digitale. Ma è così per quasi tutti i progetti (in alcuni casi le schede sono in bianco quanto a calcoli finanziari o scadenze da rispettare). Per la “Missione digitale” si specificano le spese per gli 8 miliardi per il turismo (voce aggiunta per far contenta Italia viva), oppure si dà conto delle imprese (60 mila l’anno) che entro il 2026 potrebbero acquistare beni strumentali digitali. Si specifica il progetto PagoPa, l’obiettivo di espandere l’accesso tramite Spid all’amministrazione pubblica e la Carta di identità elettronica.

Impatto green. Oltre all’efficienza energetica, nel comparto “green” si spiega nel dettaglio cosa si farà per l’agricoltura sostenibile con il numero, anno per anno, dei contratti di filiera da sottoscrivere nell’ambito della strategia europea Farm to fork e il termine esatto in cui il programma sarà realizzato. Nel caso dell’Alta velocità si dettagliano i nove progetti prioritari (Napoli-Bari, Palermo-Catania, Salerno-Reggio Calabria, Brescia-Verona-Vicenza, Terzo valico, Verona-Brennero, Roma-Pescara, Orte-Falconara, Taranto-Potenza-Battipaglia) con proiezione della spesa nell’arco degli anni. Vengono indicate le riforme da fare, le scadenze e gli impatti ecologici: “In particolare, gli investimenti relativi alla rete ferroviaria Alta velocità e al rafforzamento dei nodi metropolitani e dei principali collegamenti nazionali ha un impatto verde (clima) del 100%, mentre i restanti investimenti ferroviari hanno un impatto verde (clima) pari al 40%”.

Lavoro e Salute. Sulle politiche attive si specifica che lo stanziamento di 3,5 miliardi per attivare il piano Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) e l’assegno di ricollocazione prevede di coprire circa 500 mila lavoratori all’anno. Nel comparto Salute si dettaglia l’intervento di “telemedicina” specificando che ci saranno 575 “centrali di coordinamento”, oltre 50 medici con kit adeguati per assistere poco meno di 300 mila pazienti entro il 2026. Per quanto riguarda l’assistenza di prossimità si punta a realizzare 2.564 “case di comunità” in cui far lavorare medici e infermieri per assistere circa 8 milioni di pazienti “cronici mono-patologici” e 5 milioni con più patologie.

Sono solo accenni di un documento molto rilevante e impossibile da riassumere in uno spazio limitato. Il governo Draghi si trova quindi con una certa dose di lavoro avviato, ora spetta al Parlamento leggere tutti i documenti e fare le sue proposte, e al Mef, dove tutto è incardinato, redigere il piano finale. Ci saranno modifiche, ovviamente, alcuni capitoli saranno riscritti, ma dire come viene fatto costantemente, che solo i “migliori” sono in grado di scrivere un piano per l’Europa significa offendere l’intelligenza di molti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/14/recovery-plan-le-500-pagine-che-conte-ha-lasciato-a-draghi/6132578/

sabato 13 marzo 2021

Conte dimettiti! Conte vergogna! Ah no, c’è Mario. - Antonio Padellaro

 

Basta con la vergognosa dittatura sanitaria. Basta con la galera del lockdown che ha trasformato la democrazia in un gulag. Basta con i Dpcm illegali, anticostituzionali, e forse anche fascisti. Basta con la buffonata delle regioni rosse, arancioni e gialle. Basta con lo stato di polizia. Basta con la didattica a distanza che sottrae l’avvenire ai nostri giovani. Basta con le lezioni online quando gran parte delle famiglie italiane non possiede un computer. Basta con le umilianti autocertificazioni da esibire anche per andare a prendere il latte. Basta con i bar e i ristoranti chiusi. Basta con l’asporto. Basta con i giri del palazzo con la scusa che il cane deve pisciare. Basta con le palestre chiuse e i parrucchieri pure. Basta con il grido di dolore degli albergatori con gli hotel sprangati. Basta con i ristori che ritardano sempre e che non bastano neppure per un caffè, anche perché i bar sono chiusi. Basta con i vaccini insufficienti. Basta con gli Arcuri, vogliamo i colonnelli. Basta con il governo degli incompetenti e degli incapaci. Basta con il governo Conte. Basta con Giuseppi. Basta con il favore delle tenebre. (Come il signor Antonio, il compagno del Pci di Avanzi che nel 1993 si risvegliava dopo vent’anni dal coma, pensando che tutto fosse come prima, il nostro signor Antonio, più fortunato, ha ripreso conoscenza dopo averla persa esattamente un mese fa. Ha pure ripreso la contestazione dove l’aveva lasciata. Si cerca quindi di aggiornarlo sugli ultimi accadimenti).

Guardi che il governo Conte non c’è più. Come da lei auspicato Giuseppi è stato mandato a casa. Lo ha sostituito il governo dei migliori guidato da Mario Draghi. Come mai l’opposizione non scende in piazza a protestare? Perché Salvini e Berlusconi sono al governo. Sì, con il Pd e i 5Stelle. Oddio, il signor Antonio ha un altro mancamento, proviamo a rianimarlo con qualche bella notizia. Alla logistica c’è un generale. La campagna di vaccinazione procede come prima ma con grande entusiasmo, e il problemino con AstraZeneca è roba da nulla. La Juve è stata di nuovo eliminata dalla Champions. A Sanremo hanno vinto i Maneskin con Zitti e buoni. No, non è il nuovo inno nazionale. E poi ci sono ancora i Pooh. I Puuuh.

ttps://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/13/conte-dimettiti-conte-vergogna-ah-no-ce-mario/6131842/

Maggioranze linguistiche. - Marco Travaglio

 

Sono combattuto. Leggo il tweet di Selvaggia Lucarelli: “Non chiedo il vaccino, però questa cosa che i giornalisti siano nella lista delle categorie non utili a detta degli stessi giornalisti mi dispiace. In questo anno di paura, siamo stati noi a raccontare alla gente cosa succedeva, a denunciare, siamo stati non utili. Necessari”. E mi sembra di essere d’accordo. Poi arrivano vari “colleghi” a insultarla e, visti i nomi (c’è persino il mèchato), do ragione a loro: a esser generosi, sono inutili. Compulso con la consueta avidità i miei svaghi preferiti, Libero e il Foglio, e scopro che: secondo Brunella Bolloli, Selvaggia “vuole farsi inoculare” (battutona); secondo Salvatore Merlo, “richiede per sé il vaccino” e, in quanto giurata di Ballando con le stelle, è una “paragiornalista” (come dimostra la sua fotografia in décolleté sul sito del Foglio) e, con simpatico giro di parole, pure una “cretina”. Ricontrollo il suo tweet, ma niente, ha scritto proprio così: “Non chiedo il vaccino”. Quindi mi spiace, ma Selvaggia ha torto: i giornalisti, almeno quei due, non sono inutili, ma dannosi perché non solo non sanno scrivere, ma neppure leggere.

Poi però ci ripenso: della Bolloli non so, ma del Merlo minor (il maior è lo zio Francesco, che lecca abitualmente su Rep) non posso proprio fare a meno. Nelle giornate uggiose, essendo meteopatico, vado a rileggermi le sue interviste bocca-a-bocca con Montezemolo e Malagò. Del primo esaltò rapito il “largo sorriso malizioso”, “l’occhio liquido”, “la capigliatura da insidiatore di femmine”, il “leggero profumo maschio al limone” (l’aveva pure annusato, in ossequio al giornalismo watchdog all’anglosassone), “le dita delle mani sottili, delicate e nervose” (nessuna notizia di quelle dei piedi) che “fanno pensare al poker, alla roulette, a sapienti contatti con porcellane, pergamene, morbide automobili” (la Ferrari Peluche, cose così). Di Malagò lo arraparono “la struttura atletica di 55enne ben conservato” (tipo il latte pastorizzato) e “l’intelaiatura dei tendini e dei muscoli” (lì, oltre all’olfatto, aveva attivato anche il tatto). Solo una volta s’imbatté in una notizia: “L’email che dimostra il controllo di Casaleggio sulle vite dei grillini”, il “Watergate grillino”, “Casaleggio spione”. Ma niente paura: era falsa (Casaleggio non era mai entrato in una casella postale che non fosse la sua). Infatti il Merlo minor non ci riprovò mai più e tornò alla postura precedente. L’altro giorno ha gettato la lingua oltre l’ostacolo per inumidire l’incolpevole SuperMario: “La parola è d’argento, il silenzio è Draghi”. Ma la faccia resta di bronzo. Quindi no, cara Selvaggia, hai torto marcio. I giornalisti non si dividono soltanto fra necessari e superflui. C’è pure chi unisce l’inutile al vomitevole.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/13/maggioranze-linguistiche/6131794/

Pasqua, il decreto: zona rossa in tutta Italia. Le regole per visite ai parenti, seconde case, spostamenti. - Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

 

Le regole per la zona rossa a Pasqua nel Dl Pasqua, valide nei giorni 3, 4 e 5 aprile.

Il decreto approvato venerdì prevede misure specifiche per limitare spostamenti e contatti durante le festività pasquali. Il provvedimento infatti scade il 6 aprile, il martedì dopo la Pasqua. In particolare «nei giorni 3, 4 e 5 aprile 2021 (sabato, domenica e lunedì di Pasqua) sull’intero territorio nazionale, a eccezione delle Regioni in cui i territori si collocano in zona bianca, si applicano le misure stabilite per la zona rossa». Rimarranno chiusi bar e ristoranti: saranno possibili solo consegne a domicilio e asporto

Visite permesse ma solo una al giorno

Sabato 3 aprile, il giorno di Pasqua e il lunedì di Pasquetta l’Italia sarà in zona rossa, tranne le regioni «bianche» come la Sardegna. Dal 3 al 5 aprile ci si potrà spostare all’interno della propria regione una sola volta al giorno per raggiungere una sola abitazione di amici o parenti, fuori dagli orari di coprifuoco (dalle 22 alle 5). La deroga consente di muoversi in due, con figli minori di 14 anni.

Con gli ospiti mascherine anche a casa.

Le regole base per contenere il Covid-19 non cambiano. Bisogna continuare a indossare la mascherina all’aperto e al chiuso ed è consigliato portarla anche nella propria abitazione quando si ricevono persone non conviventi. Gli scienziati raccomandano di non ospitare più di due persone e di non abbassare la guardia quando si vedono parenti e amici.

Sì alla messa nella chiesa vicino casa.

Anche in zona rossa sarà possibile partecipare alla messa di Pasqua, purché nella chiesa vicino a casa. In base all’ultimo Dpcm «l’accesso individuale ai luoghi di culto si deve svolgere in modo da evitare assembramenti». La distanza minima di sicurezza, utile a individuare la capienza della chiesa, deve essere «pari ad almeno un metro laterale e frontale». Obbligatorio l’uso della mascherina.

Spostamenti: alt al turismo e paletti per l’estero.

Anche durante le festività pasquali sarà vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori in zona rossa. E poiché tutto il Paese, tranne le regioni in bianco, sarà sottoposto alle restrizioni più rigide, gli italiani dovranno rinunciare ai viaggi per turismo. Le partenze da e per l’estero restano regolate dal Dpcm del 2 marzo, che rimanda all’elenco dei paesi per cui sono previste limitazioni.

Ristoranti per consegne e asporto.

La tradizione dei pranzi pasquali quest’anno non potrà essere rispettata.Anche dal 3 al 5 aprile, Pasqua e Pasquetta comprese, non sarà possibile pranzare al ristorante, tranne che nelle regioni bianche. I pubblici esercizi resteranno aperti, ma solo per asporto e consegne a casa. Consumare nei pressi dei locali resta vietato, come stabilito dal Dpcm firmato da Draghi il 2 marzo.

Niente picnic, le uscite sono limitate.

Il nuovo decreto stabilisce che nei giorni delle festività pasquali — il 3, il 4 e il 5 aprile — l’intero territorio nazionale sia in zona rossa, tranne le regioni bianche: si può uscire di casa solo nei casi di necessità, nei quali di certo non rientra il tradizionale picnic di Pasquetta. Unica possibilità, andare da amici o parenti (ma solo in due persone) o recarsi nelle seconde case con giardino.

https://www.corriere.it/cronache/21_marzo_13/pasqua-decreto-zona-rossa-visite-parenti-seconde-case-spostamenti-24bf7822-837f-11eb-98e0-a911bb2fb5b0.shtml