domenica 15 agosto 2021

Recovery plan, Governo alla prova delle riforme e della spending review. - Dino Pesole

Illustrazione di Andrea Marson/Il Sole 24 Ore

 

Ora si tratta di adeguare gli obiettivi alla mutata situazione innescata dal Covid. Non più tagli lineari, ma il sostegno a quei settori della spesa ritenuta prioritaria (la sanità è tra questi ma anche l'investimento in formazione e ricerca).

Prima che esplodesse la pandemia, la pausa estiva ha coinciso per anni con il rituale richiamo da parte del ministro dell’Economia ai singoli titolari dei vari dicasteri perché cominciassero a predisporre per la ripresa autunnale il piano di razionalizzazione delle spese di competenza di ciascun ministero.
Inviti che spesso dovevano fare i conti con la naturale resistenza dei responsabili dei singoli dicasteri, poco propensi ad assecondare nuove stagioni all’insegna del rigore e dello stretto controllo dei conti pubblici.

Quest’anno, la lettera firmata nei giorni scorsi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli e l’invito rivolto dal ministro dell'Economia, Daniele Franco con il decreto ministeriale in cui di fatto si avvia la fase di realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza hanno tutt'altro tenore: l’invito rivolto a tutti i ministeri è prima di tutto ad attrezzarsi per tempo perché l’obiettivo primario è rispettare gli impegni assunti con l’Unione europea.

I primi 25 miliardi e le prossime mosse del Governo.

La ratio che muove la linea d’azione del Governo si articola sostanzialmente su alcuni punti fermi. L’arrivo dei 24,9 miliardi dei fondi europei (sul totale di 191,4 miliardi assegnati all'Italia da qui al 2026) va inteso come una sorta di anticipo. Le relative risorse sono già impegnate e i primi progetti in rampa di lancio sono definiti: 106 progetti che nel Pnrr sono elencati nel dettaglio.
È il ministero dell’Economia a ripartire i fondi tra i vari dicasteri, e sarà lo stesso dicastero guidato da Daniele Franco a monitorare le fasi di attuazione dei progetti. La lettera di Garofoli sposta al tempo stesso il focus sull’altro decisivo fronte, non meno impegnativo, del Recovery Plan: quello delle riforme. Come indicato dalle linee guida di Bruxelles, e come recepito dallo stesso Pnrr, investimenti e riforme devono marciare in parallelo. Sono gli investimenti a garantire il successo delle riforme, e al tempo stesso sono le riforme il motore per far sì che gli investimenti vadano a buon fine.

La sfida dell’autunno e le riforme in cantiere.

Alla ripresa dei lavori, dopo la pausa estiva, è in agenda il varo di riforme strutturali ritenute prioritarie da Bruxelles, e che il Governo dovrà cercare di portare ad approvazione entro l’anno.
In rampa di lancio la riforma della giustizia civile, che dovrà completare il ciclo di interventi avviati con il faticoso varo della riforma del processo penale. Sarà tutt'altro che facile trovare una sintesi tra le diverse e per molti versi antitetiche ricette messe in campo dai partiti che sostengono il Governo.
Compito non meno impegnativo attende il disegno di legge delega che dovrà avviare il cantiere della riforma del fisco. Non sarà tanto il contenuto della legge “cornice” a creare problemi (il ddl delega contiene le linee portanti della riforma), quanto la successiva fase attuativa che sarà affidata ai relativi decreti legislativi.
Anche sul versante delle nuove misure in materia di concorrenza il confronto all’interno della maggioranza si annuncia tutt’altro che semplice, come già emerso nelle fasi iniziali di predisposizione del testo, che non a caso si è deciso di rinviare a settembre.

Non solo risorse in arrivo ma anche attenzione ai conti pubblici.

Tra gli impegni che il Governo ha assunto con Bruxelles e che tra breve torneranno puntuali ad animare il dibattito politico compare una nuova ed aggiornata versione della spending review, in sostanza un programma triennale di riqualificazione della spesa pubblica (con relativo taglio di quella che puntualmente viene definita “spesa improduttiva”) che dovrebbe partire dal 2023.

Diversi sono stati negli ultimi decenni i tentativi (affidati anche ai cosiddetti commissari) per porre sotto controllo la dinamica della spesa corrente. Ora si tratta di adeguare gli obiettivi alla mutata situazione innescata dal Covid. Non più tagli lineari, ma un’operazione a tutto campo che preveda di sostenere quei settori della spesa ritenuta prioritaria (la sanità è tra questi ma anche l'investimento in formazione e ricerca) e al tempo stesso di contenere l'aumento di voci di spesa su cui sarà possibile intervenire.

È il caso delle cosiddette “tax expenditures” (spese fiscali), altro settore su cui da anni si prova a intervenire con scarso successo. L’arrivo delle tranche del Recovery Fund è condizionato al rispetto del cronoprogramma (riforme e investimenti) ma non può essere interpretato come una sorta di “liberi tutti” che apra una stagione all'insegna del deficit spending (spesa in disavanzo). Ne è ben consapevole il ministro dell’Economia, Daniele Franco che ben conosce i meccanismi che alimentano i flussi di spesa nel nostro paese.

Deficit e debito sotto controllo.

La gestione oculata della finanza pubblica non è certo in controtendenza rispetto a una fase che vede il nostro paese come principale beneficiario dei fondi del Next Generation EU. Intanto occorre ricordare che una parte non certo secondaria dei fondi europei, pari a 122,6 miliardi, è rappresentata da prestiti che dunque andranno restituiti, se pur con scadenze non certo perentorie.
In secondo luogo, l’Italia (quale che sia il Governo che sarà chiamato a rappresentarla nei prossimi anni) dovrà comunque garantire un graduale e credibile percorso di riduzione del debito pubblico, che quest’anno lambirà il 160% del Pil.

Lo imporranno le condizioni di finanziamento del debito, quando la politica monetaria della Bce tornerà ad attestarsi su un sentiero di “normalità, e lo imporranno le nuove regole in materia di disciplina di bilancio europea che scatteranno a partire dal 2023, quando cesserà il triennio di sospensione del Patto di stabilità.

E qui torna in campo nuovamente il mix di riforme e investimenti che se attuate e realizzate secondo gli impegni assunti con Bruxelles potranno spingere sul pedale della crescita e dunque garantire la piena sostenibilità del debito pubblico nel medio periodo.
Non sono ammessi dunque ritardi e deviazioni dal percorso concordato. Una constatazione di cui dovrebbero essere consapevoli, al di là della propaganda, tutte le forze politiche. Se il Financial Times cita il nostro Paese come un esempio virtuoso, grazie soprattutto alla notevole credibilità di cui gode il presidente del Consiglio, Mario Draghi, pare evidente che questo patrimonio di rinnovata fiducia non va in alcun modo disperso.

Le prossime scadenze politiche, dalle elezioni amministrative di ottobre all’appuntamento con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica all'inizio del 2022, non devono in sostanza intaccare il patrimonio di credibilità conquistato a fatica negli ultimi mesi.

IlSole24Ore

Afghanistan, i talebani entrano a Kabul. Occidentali in fuga.

 

Nelle ultime ore paesi tra cui Stati Uniti, Italia, Germania e Francia hanno rotto gli indugi e hanno iniziato le operazioni di evacuazione del personale diplomatico.

Ultime ore per Kabul, capitale dell’Afghanistan, meta ultima della marcia di avvicinamento dei talebani che nelle ultime settimane hanno gradualmente messo sotto controllo il resto del Paese: i militanti sarebbero infatti entrati in città dove, secondo quanto riferiscono alcuni abitanti ai media stranieri, si sentono spari e sono in corso combattimenti. Secondo l’agenzia russa Ria Novosti i talebani hanno preso il controllo dell’università di Kabul, nella parte occidentale città, e hanno anche issato le loro bandiere in uno dei distretti. Ma l’ufficio stampa del palazzo presidenziale dell’Afghanistan ha negato l’attacco talebano, affermando che in alcune parti di Kabul si sono verificati solo sporadici colpi di pistola. Nessun attacco ha avuto luogo a Kabul, le forze di sicurezza e di difesa del paese e i partner internazionali stanno fornendo sicurezza alla città, ha spiegato sui social media un funzionario governativo.

Talebani: ordine è di non entrare a Kabul.

In una nota, i talebani affermano però di non avere intenzione di prendere Kabul “con la forza”. Tre funzionari afgani hanno riferito all’Associated Press che i combattenti si trovavano già nei distretti della capitale di Kalakan, Qarabagh e Paghman. “La vita, la proprietà e la dignità di nessuno saranno danneggiate e la vita dei cittadini di Kabul non sarà a rischio”, hanno affermato i talebani. “L’Emirato islamico ordina a tutte le sue forze di attendere alle porte di Kabul, di non tentare di entrare in città”. Lo scrive su Twitter Zabihullah Mujahid, portavoce dei talebani, come riporta Afp. Una fonte residente in un quartiere della capitale afghana ha comunque detto a Af che “vi sono combattenti talebani armati nella zona, ma non vi sono combattimenti”.

Jalabad caduta senza combattere.

Questa mattina, a conferma del controllo pressoché totale del Pese da parte dei talebani, è caduta la città chiave di Jalalabad, nell’est del Paese. La capitale della provincia di Nangarhar è stata catturata senza combattere, come hanno spiegato all’agenzia tedesca Dpa due consiglieri provinciali e un residente. I talebani sono entrati a Jalalabad alle 6 di questa mattina, hanno spiegato alla Dpa.

La cattura della città di Jalalabad con una popolazione stimata di oltre 280mila abitanti e di altre aree della provincia dà agli insorti il ​​controllo del valico di frontiera di Torkham, la più grande rotta commerciale e di transito tra l’Afghanistan e il Pakistan. I talebani ora controllano almeno 25 capoluoghi di provincia delle 34 province dell’Afghanistan. Tutte queste città sono state catturate nel giro di appena 10 giorni.

Diplomatici occidentali abbandonano il Paese.

Nelle ultime ore paesi tra cui Stati Uniti, Italia, Germania e Francia hanno rotto gli indugi e hanno iniziato le operazioni di evacuazione del personale diplomatico. Il presidente Usa Joe Biden ha autorizzato il dispiegamento in Afghanistan di ulteriori 1.000 truppe statunitensi, portando a circa 5mila il numero di militari statunitensi schierati per garantire quello che Biden chiama un “ritiro ordinato e sicuro” del personale americano e alleato dall'Afghanistan.

Le truppe statunitensi aiuteranno anche nell'evacuazione degli afgani che hanno lavorato con i militari durante la guerra di quasi due decenni. A conferma del timore che i talebani possano presto catturare Kabul, il personale dell'ambasciata degli Stati Uniti ha iniziato a distruggere urgentemente documenti sensibili.

IlSole24Ore

Credito al consumo, più tutele per chi estingue in anticipo. - Alessandro Germani

 

Con il Sostegni bis arrivano nuove norme per chi estingue un finanziamento: puoi «andartene» in qualsiasi momento a condizioni trasparenti.


In fase di conversione del Dl Sostegni bis è stato introdotto l’articolo 11-octies che riguarda l’ambito del credito al consumo per tenere conto dell’emergenza del Covid e rendere certe e trasparenti le condizioni di accesso al credito al consumo per il sostegno delle famiglie. La norma interviene sul corpo del Testo unico della finanza su un doppio fronte: quello del credito immobiliare ai consumatori e quello generico del credito al consumo. In relazione all’ambito immobiliare viene introdotto l’articolo 120 quaterdecies1 relativo al rimborso anticipato, in base al quale il consumatore può rimborsare anticipatamente in qualsiasi momento, in tutto o in parte, l’importo dovuto al finanziatore e ha diritto a una riduzione del costo totale del credito, in misura pari all’importo degli interessi e dei costi dovuti per la vita residua del contratto. Viene sostituito il comma 1 dell’articolo 120 undevicies che in merito alle disposizioni applicabili cancella il riferimento all’articolo 125 sexies, comma 1 non più necessario visto che per l’immobiliare il rimborso anticipato è ora disciplinato dall’articolo 120 quaterdercies1.

Possibile rimborsare in qualsiasi momento l’importo dovuto.

Veniamo ora a quella parte dell’articolo 11-octies che riguarda l’ambito del credito al consumo in generale, andando a sostituire l’articolo 125-sexies del Tuf relativo al rimborso anticipato. Viene in primo luogo stabilito che il consumatore può rimborsare anticipatamente in qualsiasi momento, in tutto o in parte, l’importo dovuto al finanziatore e, in tal caso, ha diritto alla riduzione, in misura proporzionale alla vita residua del contratto, degli interessi e di tutti i costi compresi nel costo totale del credito, escluse le imposte. Rispetto al testo previgente viene sancita la proporzionalità del rimborso in base alla vita residua e viene chiarito che restano escluse le imposte. Il comma 2 è nuovo, servendo a declinare questo concetto di proporzionalità. Si può trattare di una proporzionalità lineare oppure si potrà applicare il costo ammortizzato, ove non sia diversamente indicato.

Conteggi più facili per il finanziatore.

È presumibile che il ricorso al costo ammortizzato dovrebbe semplificare per il finanziatore i conteggi, visto che in generale tale metodologia è già ampiamente utilizzata ai fini contabili. Il comma 3 si preoccupa di disciplinare gli aspetti economici fra il finanziatore e l’intermediario (agente, broker) che interviene nella commercializzazione del credito al consumo. Infatti il finanziatore avrà diritto di regresso nei confronti dell’intermediario del credito per la quota dell’importo rimborsato al consumatore relativa al compenso per l’attività di intermediazione del credito. Ciò salvo pattuizione differente fra i due.

Equo indennizzo (con tetto) per il finanziatore.

Il comma 4 continua a riguardare l’equo indennizzo per il finanziatore in caso di rimborso anticipato. Esso non può superare l’1% dell’importo rimborsato in anticipo, se la vita residua del contratto è superiore a un anno, ovvero lo 0,5% del medesimo importo, se la vita residua del contratto è pari o inferiore a un anno. In ogni caso, l’indennizzo non può superare l’importo degli interessi che il consumatore avrebbe pagato per la vita residua del contratto. Restano invariati anche i casi di non spettanza dell’indennizzo (comma 5) ovvero se il rimborso anticipato: è effettuato in esecuzione di un contratto di assicurazione destinato a garantire il credito; riguarda un contratto di apertura di credito; ha luogo in un periodo in cui non si applica un tasso di interesse espresso da una percentuale specifica fissa predeterminata nel contratto; corrisponde all’intero debito residuo pari o inferiore a 10mila euro.

Più trasparenza per il rimborso anticipato.

Il nuovo articolo 125-sexies si applica ai contratti sottoscritti poi alla data di entrata in vigore della legge di conversione del Dl 73/21, mentre alle estinzioni anticipate precedenti si applica il previgente testo normativo e le istruzioni secondarie di Bankitalia. In conclusione il rimborso anticipato viene previsto, sia per i crediti immobiliari al consumo sia per i crediti al consumo, a condizioni di rinnovata trasparenza, ovvero in maniera proporzionale su tutti i costi, imposte escluse. La proporzionalità potrà essere lineare o si utilizzerà il costo ammortizzato. La norma recepisce di fatto la sentenza Lexitor (Cgue C-383/18 dell’11 settembre 2019) introducendo il principio della onnicomprensività del rimborso che deve includere non solo i costi recurring ma anche quelli up front con esclusione delle sole imposte.

IlSole24Ore - (articolo e foto)

Recovery, all'Italia i primi 24,9 miliardi. Draghi: 'E' responsabilità verso il nostro futuro e verso l'Europa'.

 

Come anticipo del 13% sui 191,5 miliardi dell'ammontare totale. Gentiloni: 'occasione irripetibile'. Hahn: 'esborso in tempi record'. Von der Leyen: con primi fondi parte la ripresa'.

La Commissione europea ha versato 24,9 miliardi all'Italia, come anticipo del 13% sui 191,5 miliardi dell'ammontare totale del Recovery per il Paese, fino al 2026. I 24,9 miliardi sono composti per 8,957 mld da aiuti a fondo perduto (pari al 13% dei 68,9mld di sovvenzioni previste) e 15,937mld di prestiti (il 13% di 122,6mld). I pagamenti del rimanente 87% affluiranno in base al completamento dei target fissati.

Il 37% del piano per la ripresa e la resilienza italiano va in riforme ed investimenti per garantire la transizione verde, mentre il 25% della dotazione complessiva sosterrà gli obiettivi per la digitalizzazione. In particolare la Commissione europea nella sua nota ricorda che a garanzia della transizione verde, con 32,1 miliardi di euro, più regioni saranno integrate nella rete ferroviaria ad alta velocità e saranno completati i corridoi ferroviari merci.

Sarà potenziato il trasporto locale sostenibile attraverso l'estensione di piste ciclabili, metropolitane, tram e autobus a emissioni zero, compresa la costruzione di stazioni di ricarica elettrica in tutto il Paese e punti di rifornimento di idrogeno per il trasporto stradale e ferroviario.

A sostegno della trasformazione digitale, 13,4 miliardi di euro saranno investiti, tra l'altro, nella promozione delle tecnologie digitali per le imprese, con un regime di credito d'imposta volto a sostenere e accelerare la loro trasformazione. Quanto al rafforzamento della resilienza economica e sociale: 26 miliardi di euro andranno anche ad aumentare l'offerta di strutture per l'infanzia, a riformare la professione degli insegnanti, migliorare le politiche attive del mercato del lavoro e la partecipazione delle donne e dei giovani al mercato del lavoro, rafforzando la formazione professionale.

Altri 3,7 miliardi di euro verranno destinati a riformare e modernizzare il pubblico impiego, a rafforzare la capacità amministrativa e riformare e digitalizzare i tribunali civili e penali per ridurre la durata dei procedimenti giudiziari. Ulteriori investimenti e riforme rafforzeranno il contesto imprenditoriale migliorando gli appalti pubblici ei servizi pubblici locali, riducendo i ritardi di pagamento ed eliminando gli ostacoli alla concorrenza.

"L'Italia beneficia maggiormente dei fondi del programma Next Generation Eu. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato approvato dalla Commissione europea il 22 giugno e oggi arrivano le prime risorse, corrispondenti a una tranche iniziale di 24,9 miliardi di euro. L'Italia è uno dei primi Paesi a ricevere tale prefinanziamento". Lo dichiara il premier Mario Draghi. "L'assegnazione di queste ingenti risorse richiama tutti noi al senso di responsabilità nei confronti degli impegni presi verso noi stessi, verso il nostro futuro e verso l'Europa", sottolinea il premier.

"Vogliamo una ripresa duratura, equa e sostenibile: dobbiamo perciò spendere in maniera efficiente e onesta", dice il presidente del Consiglio Mario Draghi. "L'Italia è uno dei primi Paesi a ricevere tale prefinanziamento" del Recovery. "Questo deve incoraggiarci a proseguire sul percorso di riforme tracciato e approvato dal Parlamento quattro mesi fa a larga maggioranza. Nei primi sei mesi di governo, il Parlamento ha approvato la governance del Piano, le riforme della Pubblica amministrazione e degli appalti e importanti semplificazioni normative. Il Governo presenterà, in coerenza con il Piano, la riforma della concorrenza e la delega per la riforma del fisco".  

"NextGenerationEU è un'opportunità storica per investire sulla forza dell'Italia", ha commentato il commissario europeo, Paolo Gentiloni, in occasione dell'esborso della prima rata del Recovery all'Italia. "Il prefinanziamento odierno è un primo, concreto e tangibile passo per avviare gli investimenti e le riforme che l'Italia si è impegnata a portare avanti. È un'occasione irripetibile per l'Italia per rilanciare l'economia e costruire un futuro sostenibile per le prossime generazioni", afferma in una nota.

"L'intensa collaborazione con l'Italia e la solida preparazione all'interno della Commissione europea ci hanno permesso di erogare i fondi in tempi record", ha detto il commissario europeo al Bilancio, Johannes Hahn. "Ciò dimostra - prosegue il commissario - che con le risorse raccolte saremo in grado di soddisfare rapidamente le esigenze di prefinanziamento di tutti gli Stati membri, dando loro la spinta iniziale nell'attuazione dei numerosi progetti verdi e digitali inclusi nei loro piani nazionali".

"La prima erogazione di fondi nell'ambito di NextGenerationEU all'Italia avvia una ripresa duratura del Paese", secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. "L'Ue è stata pienamente solidale con voi durante tutta la crisi. Resteremo al vostro fianco fino all'arrivo di giorni più luminosi. Il vostro piano di rilancio, Italia Domani, mostra il livello di ambizione necessario per fare del Paese un motore di crescita per l'intera Europa. Perché un'Europa forte ha bisogno di un'Italia forte", aggiunge.

Il PNRR "rappresenta una grande opportunità per l'Italia, per i suoi cittadini e le sue imprese. Tutte le istituzioni devono cooperare per il proficuo utilizzo delle risorse del Piano, a beneficio delle generazioni future. Lasciare in eredità un Paese migliore: questo è l'impegno che il Governo intende portare avanti attraverso la collaborazione e il confronto con tutte le parti interessate", scrive il Mef. "Il Ministero è in prima linea, accanto alle amministrazioni, per affrontare al meglio questa sfida; adotterà tutte le misure necessarie per assicurare il raggiungimento degli obiettivi nei tempi previsti".

ANSA

Non ho ancora capito se Draghi è ingenuo o ci fa...
Fidarsi delle persone delle quali si è circondato non lo porterà a raggiungere l'obiettivo di spendere "onestamente" i soldi del recovery...
c.

Giappone: piogge torrenziali, 5 milioni di persone evacuate.

 

Sulla costa meridionale. Un morto e due dispersi. Esperto: 'La causa anche un cambiamento climatico'.

Cinque milioni di persone in Giappone hanno ricevuto un ordine di evacuazione a causa delle piogge senza precedenti che stanno battendo la costa meridionale. Lo riferisce la Cnn.

In oltre 20 prefetture è stata ravvisata la minaccia di inondazioni e frane. L'allerta massima, di livello 5, riguarda oltre un milione di persone nelle prefetture di Saga, Nagasaki, Fukuoka e Hiroshima, secondo l'emittente pubblica NHK. Il secondo avvertimento più forte, il livello 4, è stato emesso ad altre 17 prefetture, colpendo oltre 4 milioni di residenti. Alcune immagini postate sui social mostrano residenti che camminano nell'acqua alta fino alla coscia in strade allagate, trasportando bambini e oggetti personali. I vigili del fuoco e altri soccorritori hanno tratto in salvo persone rimaste bloccate, caricandole su gommoni. Il livello dell'acqua è ancora in aumento in diversi fiumi che rischiano di esondare. In alcune città dell'isola meridionale di Kuyshu sono caduti oltre 40 millimetri di acqua in un'ora, ma secondo i meteorologi ne potrebbero cadere fino a 250 millimetri nelle prossime 24 ore. 

Una persona è morta e altre due sono ritenute disperse a causa delle piogge torrenziali. La vittima è una donna di 59 anni ed i dispersi sono due membri della sua famiglia. Secondo un funzionario locale, i tre si trovavano in una delle abitazioni travolte da una frana nella cittadina di Unzen, nella prefettura di Nagasaky. "Oltre 150 tra soldati, poliziotti e vigili del fuoco sono stati inviati sul posto per le operazioni di soccorso", ha detto il funzionario, Takumi Kumasaki. 

L'ondata di maltempo che ha colpito il Giappone è dovuta anche al cambiamento climatico, che aumenta il rischio di piogge torrenziali poiche' un'atmosfera più calda trattiene una maggiore quantità d'acqua. "Sono stati osservati livelli senza precedenti di forti piogge", ha commentato ai giornalisti a Tokyo Yushi Adachi, un funzionario dell'agenzia meteorologica nazionale. "È molto probabile che si sia già verificato un qualche tipo di disastro", ha aggiunto sottolineando che "la massima allerta è necessaria anche nelle aree in cui i rischi di frane e inondazioni di solito non sono così alti". Il mese scorso le forti piogge hanno causato una frana nella località turistica di Atami (centro) costata la vita ad almeno 23 persone (altre quattro risultano ancora disperse). E nel 2018 oltre 200 persone sono morte a causa delle alluvioni che hanno colpito il Giappone occidentale durante l'annuale stagione delle piogge.

ANSA


Terremoto di magnitudo 7.2 a Haiti, almeno 225 i morti.

 


Lunga scossa avvertita in tutto il Paese.


Sono almeno 225 le persone morte nel terremoto di magnitudo 7.2 che ha colpito Haiti, secondo quanto rivela la protezione civile haitiana. Sul posto si ha notizia di moltissime case crollate come anche chiese e altri edifici storici.

Ma secondo l'Usgs, l'istituto geosismico statunitense, la situazione è da "allerta rossa" e potrebbe comportare la morte di migliaia di persone.

Il primo ministro haitiano Ariel Henry sta raggiungendo le aree più devastate del paese dopo il terremoto. "In seguito al terremoto che ha causato enormi danni nel sud, a Grand'Anse e Nippes, ho già mobilitato l'intero team del governo per adottare tutte le misure necessarie con urgenza", si legge nel tweet del primo ministro.

Joe Biden "ha autorizzato una immediata risposta Usa e ha nominato l'amministratrice dell'agenzia Usaid Samantha Power come alto dirigente americano per coordinare questo sforzo": lo rende noto la Casa Bianca, dopo che il presidente Usa e' stato aggiornato sul terremoto ad Haiti.

L'allerta tsunami ad Haiti è stata revocata. Lo ha riferito lo US Tsunami Warning System, secondo quanto riporta la Cnn. Lo Us Geological Survey d'altra parte prevede "un alto numero di vittime" e pesanti danni.

ANSA

Uomini e no. - Marco Travaglio



La cosa peggiore della morte di Gino Strada è il pensiero che non ci metterà più in crisi con le sue invettive intransigenti e spiazzanti. Ora tutti, i pro e gli anti, lo dipingono come un santino del buonismo: chi l’ha conosciuto sa che era un uomo buono, ma quanto di più lontano dal buonismo. Personaggio difficile, ruvido, spigoloso, capace di grandi slanci e altrettanto grandi sfuriate. Come tutte le persone di carattere, ne aveva uno pessimo. Parlando chiaro e rifiutando i compromessi si era fatto molti più nemici che amici. A destra, ma anche a sinistra. In un Paese che etichetta tutti con le bandierine dei partiti, pochi capivano che era anzitutto un chirurgo. Quando gli portavano un corpo squartato da una bomba, una scheggia, una mina, una pallottola vagante, non pensava a nazionalità, bandiera, fede politica o religiosa, né riusciva a derubricarlo a “effetto collaterale” di missioni o strategie superiori: lo curava e basta. Perciò era contro tutte le guerre e i traffici di armi: perché ne vedeva gli effetti sulla carne viva degli uomini. Non era un politico, anche se faceva politica da cittadino. Non avrebbe potuto fare il ministro degli Esteri, perché se ne fregava delle alleanze e delle convenienze. Ma sarebbe stato un ottimo ministro della Salute, perché avrebbe levato fino all’ultimo centesimo pubblico alla sanità privata. Gli insulti da ogni parte politica (gli ultimi quando Conte lo chiamò a dare una mano in Calabria) erano per lui il migliore complimento. Non era temuto tanto per quel che diceva, quanto per la credibilità con cui lo diceva: la gente vedeva in lui un uomo vero e lo stava a sentire. Perciò non apparteneva a nessuno: perché era di tutti.

Ps. A proposito di credibilità. Sallusti, noto giurista di scuola Palamara, ci insulta (“chihuahua di Conte e Grillo”) perché il Csm ha trasferito una dei pm che indagava sul presunto stupro (che lui, garantista alle vongole, dà già per certo) di Grillo jr &C., per insabbiare il caso a fini politici. Non sa, il poveretto, che i magistrati sono inamovibili e trasferibili solo se lo chiedono (è il caso della pm Bassani) o se vengono puniti (non è il caso della pm Bassani); l’inchiesta è chiusa da tempo e l’udienza preliminare si terrà nella data fissata del 5 novembre col procuratore capo nei panni dell’accusa; se la legge Cartabia fosse passata nella prima versione cara a Sallusti, il processo sarebbe morto in appello dopo 2 anni, mentre le modifiche seguite alla campagna del Fatto e la blocca-prescrizione Bonafede lo rendono inestinguibile; un solo governo tentò di trasferire un giudice per insabbiare un processo: il governo B. nel 2002 col giudice Brambilla nel processo Sme-Ariosto. Queste cose le sanno persino i chihuahua. I somari no.

ILFQ