venerdì 9 agosto 2013

Femminicidio, i punti deboli del decreto. - Nadia Somma

Il governo Letta ha varato il decreto legge contro il femminicidio, contenuto purtroppo in una serie di norme sulla sicurezza. E’ stato presentato con toni entusiastici come strumento di tutela delle donne che il decreto pensa come “soggetti deboli” e bisognosi di tutela.
Certo alcune norme contenute nel decreto sono interessanti come la previsione dell’aggravante nei casi di violenze commesse alla presenza dei minori che ci auguriamo porti a tutelare maggiormente i bambini nei casi di violenza assistita. L’obbligo di arresto e l’allontanamento dell’autore di maltrattamenti in casi di flagranza di reato potrebbe essere un altro buon strumento, anche se resta da capire cosa accadrà, una volta che l’autore di violenze sarà scarcerato. Se oltre a bloccare l’autore di violenze non si aiutano le donne con percorsi mirati a sganciarsi dalla relazione allontanandole dal pericolo, tutelando i figli, rafforzando le loro scelte offrendo sostegno e percorsi di autonomia, anche economica, che efficacia avranno gli arresti e gli ammonimenti? Si pensa di risolvere tutto con il carcere?
In Italia le strutture di accoglienza che mettono le donne, al centro delle relazioni di aiuto, sono poche. Complessivamente ci sono 500 posti letto invece dei 5700 previsti dalle direttive europee e i centri antiviolenza continuano ad essere scarsamente finanziati e molti sono sempre a rischio di chiusura. Non solo. Spesso sono presi di mira da atti intimidatori, come nel caso del centro antiviolenza di Firenze “Artemisia” dato alle fiamme il 20 maggio scorso
Sono critiche invece le norme che prevedono procedure d’ufficio e l’irrevocabilità della querela: un insieme di interventi che passano sopra la testa delle donne. Il legislatore pare non aver recepito la differenza tra situazioni dove la vittima ha già interrotto la relazione e sta subendo stalking e situazioni dove invece continua a convivere con il maltrattante. L’ammonimento del questore anche su segnalazione di terze parti desta persino preoccupazione. Il momento dello svelamento della violenza è delicato e pericoloso e se l’autore del maltrattamento torna a casa con la vittima esiste un alto rischio di ritorsioni o intimidazioni e minacce. Un rischio che potrebbe essere nutrito dal dubbio che la compagna abbia parlato confidandosi con qualcuno.
Quanto alla irrevocabilità della querela è fondamentale il rafforzamento della determinazione della donna per interrompere situazioni di violenza familiare. Come si può prescindere dalla volontà della donna? E nel caso che decida di non aderire agli interventi del legislatore che sono mirati solo a ottenere la condanna penale dell’autore del maltrattamento, e non la cessazione dei comportamenti violenti, sarà giudicata collusiva, non collaborativa con la giustizia, reticente?
I nostri governi continuano a considerare la violenza contro le donne una questione di ordine pubblico o causa di “allarme sociale” invece che un problema culturale. E in Italia non abbiamo ancora un sistema di interventi organici contro la violenza di genere. Le richieste le aveva stilate Di.Re lo scorso otto marzo, e l’unica accolta è stata la ratifica della Convenzione di Istanbul. Altre richieste erano state avanzate da Di.RE insieme alla Convenzione No More e riguardavano interventi organici tra soggetti istituzionali e centri antiviolenza, lavoro di rete, sostegno alle vittime, interventi di sensibilizzazione nelle scuole e università. Ma sono state del tutto ignorate come del resto la richiesta da parte dell’associazionismo e del movimento delle donne, di nominare un’altra ministro per le Pari opportunitàdopo le dimissioni di Josefa Idem e l’assunzione delle sole deleghe da parte di Maria Cecilia Guerra, già titolare del dicastero del Lavoro.
Un altro dei problemi che il decreto non risolverà è la inadeguata formazione e la mancanza di personale dedicato per i casi di violenza familiare (forze dell’ordine e tribunali) che non permette la capacità di distinguere tra situazioni di conflitto di coppia e di violenzaManuela Ulivi, avvocata della Casa delle Donne di Milano, ha denunciato recentemente una altissima percentuale diarchiviazioni per le denunce di violenze nei tribunali della Lombardia: 1000 su 1500 in un anno e l’invio di situazioni di violenza alla mediazione familiare con conseguente vittimizzazione secondaria della donna che aveva subito o denunciato violenze.
Il decreto legge contro il femminicido interviene solo sul piano repressivo un piano di intervento talvolta necessario per bloccare gli autori di violenze ma insufficiente per affrontare il fenomeno in tutta la sua complessità. Infine, come segnala Mario De Maglie, dispiace non trovare alcun riferimento riguardo alla presa in carico degli uomini autori di comportamenti violenti, i cosiddetti “maltrattanti”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/09/femminicidio-punti-deboli-del-decreto/680760/

giovedì 8 agosto 2013

Berlusconi condannato: PDL contro la trasparenza M5S!

Perchè le banche fanno così tanti soldi?

Se perfino Epifani, nel suo piccolo, si arrabbia (forse). - Andrea Scanzi

 
Dalle interviste di D’Alema a L’Unità e di Epifani al Corriere della Sera, si evince che persino i piani alti del Pd hanno capito che qualsiasi cosa è meglio del governicchio Letta. Anche andare al voto a settembre. Persino con questa stessa legge elettorale (che fa schifo, ma Pd & Pdl non vogliono cambiare). Ci hanno messo più di tre mesi, ma il Pd ha notoriamente tempi biblici per (non) comprendere i propri errori.
E’ del tutto ovvio che qualsiasi partito minimamente decente non dovrebbe stare neanche un giorno al governo con il pregiudicato di Arcore: non poteva starci prima, non può starci ora che è condannato in via definitiva per un reato gravissimo (anzitutto per chi fa politica) come la frode fiscale. Parole come “responsabilità” o giochetti linguistici tipo “non esistono alternative” sono bischerate titaniche, usate unicamente per far ingoiare i rospi all’elettorato.
Mentre D’Alema ha sciorinato le solite supercazzole da finto-statista, dicendo tutto ma più che altro nulla, Epifani ha garantito che non verranno fatti sconti a Berlusconi (uh-uh) e che se il pregiudicato non fa un passo indietro (e lui non lo fa) tanto vale andare subito al voto. Banalità evidenti, ma sufficienti a far sembrare Epifani quasi un eversivo (infatti alcuni noti intellettuali berlusconiani, tipo Bianconi, lo hanno già definito “coglione” e “rompicoglioni”).
Il Pd non mantiene quasi mai la parola data, come assai noto a chi ha ancora un minimo di onestà intellettuale. Quindi potrebbe benissimo non accadere nulla da qui a dicembre. E le parole di Epifani e D’Alema servono anzitutto a preservare i gerarchi perdenti e disinnescare Renzi (che continua a dormire il sonno dei grulli) e Civati, togliendo a entrambi l’arma dell’antiberlusconismo – arma, peraltro, che né Renzi né il Pd hanno mai usato. Per quanto sembri folle, nel Pd sono davvero convinti che uno come Letta potrebbe vincere le prossime elezioni, e un gesto forte (far cadere il governo per “orgoglio e dignità”) lo aiuterebbe a recuperare consenso.
Sono comunque parole che sembrano avvicinare le oltremodo auspicabili elezioni, con annessa fine del governicchio inutile.
Sarà un autunno divertente. Durissimo, ma per certi versi divertente.

"Il pregiudicato innocente". - Marco Travaglio



ROMA – “Il pregiudicato innocente“, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi (8 agosto 2013). 
“Se non ci fosse da piangere, verrebbe da sbudellarsi dal ridere – scrivere Travaglio – I giuristi di corte, quelli che non distinguono un codice da un paracarro, sono scatenati. ”
Per Sallusti, un giudice che dà del colpevole a un pregiudicato è, nell’ordine: “scorretto, illegale, vile, inadatto, pericoloso, imbroglione, indegno, scellerato, bugiardo”, da “radiare dalla magistratura”, mentre la sentenza decisa da lui e da altri 4 giudici (da lui contagiati per infezione) “non dovrebbe avere nessun valore” e va “annullata” come sostengono “alcuni giuristi” di sua conoscenza (Gambadilegno, Macchianera e la Banda Bassotti al completo).
Belpietro, altro giureconsulto di scuola arcoriana e libero docente di diritto comparato, ha saputo che “in altri Paesi ciò costituisce immediata causa di ricusazione del magistrato o di revisione della sentenza”: poi però non precisa quali siano, questi “altri paesi” della cuccagna dove un giudice che parla dopo invalida la sentenza emessa prima. Intanto B., sempre in guerra contro la legge ma soprattutto contro logica, sostiene che questa è la prova che “la sentenza era già scritta”: ma se fosse già scritta, perché accusa Esposito di aver parlato prima di scriverla?
Strepitoso il duo Brunetta & Schifani: invocano punizioni esemplari contro Esposito perché ha parlato e contemporaneamente una fantomatica “riforma della giustizia” per proibirgli di parlare: e così ammettono che nessuna norma gli vietava di parlare. Secondo Franco Coppi, il fatto è “inaudito” perché “non s’è mai visto un presidente di collegio che anticipa la motivazione della sentenza”: invece s’è visto un sacco di volte. L’ultima, quando il presidente della Corte d’appello di Perugia, Claudio Pratillo Hellmann, all’indomani della lettura del dispositivo della sentenza che assolveva Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di Meredith Kercher, incontrò pubblicamente i giornalisti per spiegare perché i due erano innocenti e i giudici di primo grado avevano preso una cantonata.
Nessuno disse nulla, nessuno aprì procedimenti disciplinari, tutti fermi e zitti. Poteva mancare sul Corriere l’illuminato parere di Antonio Polito? No che non poteva. Eccolo infatti avventurarsi pericolosamente su un terreno a lui ignoto – il diritto – con corbellerie sesquipedali. Invoca le solite “riforme della giustizia”, ignorando che se ne son fatte 110 in 20 anni. (…)
Oltre ad aver respinto tre ricorsi di Previti contro le sue condanne per Imi-Sir e Mondadori, la Corte di Strasburgo il 29 maggio 2012 ha dato ragione a un pm del-l’Estonia accusato di aver rilasciato interviste e dichiarazioni alla stampa e alla tv su una sua indagine contro un giudice corrotto, condizionando i giudici e violando la presunzione di innocenza. E, secondo la Corte, fece benissimo perché l’opinione pubblica “dev’essere informata su questioni di interesse collettivo”, come le inchieste su personaggi pubblici; e, se il magistrato indica “le accuse all’imputato”, non pregiudica i suoi diritti. Figurarsi se un giudice parla di un pregiudicato. 
Si spera dunque vivamente che B. ci vada davvero, a Strasburgo. 
Troverà pane per i suoi denti: fortuna vuole che Strasburgo non sia in Italia.

http://www.blitzquotidiano.it/rassegna-stampa/marco-travaglio-sul-fatto-quotidiano-berlusconi-pregiudicato-innocente-1640221/

Csm invia d'urgenza pratica a tutela su vicenda Esposito.



Roma - (Adnkronos) - A quanto apprende l'Adnkronos, il Consiglio superiore della magistratura ha deciso l'invio d'urgenza alla prima commissione della pratica a tutela richiesta dai consiglieri del Pdl. Intervista al 'Mattino', il giudice Esposito: "Ribadisco la manipolazione". L'audio pubblicato (ASCOLTA) sul sito del quotidiano napoletano: ira del Pdl. Diritti tv,alta tensione Pdl-Epifani: ''Parole incendiarie, cerca la crisi''.

Roma, 7 ago. (Adnkronos) - Il Csm, a quanto apprende l'Adnkronos, ha deciso l'invio d'urgenza alla prima commissione della pratica a tutela richiesta dai consiglieri del Pdl sulla vicenda del giudice Antonio Esposito.

"Il vice segretario generale del Csm su disposizione del vice presidente, sentito il comitato di presidenza, ha disposto la trasmissione, in via d'urgenza e salvo ratifica - si legge in una nota del Csm - della pratica a firma dei consiglieri Zanon, Palumbo e Romano alla prima Commissione referente del consiglio" sulla vicenda dell'intervista del presidente della sezione feriale della Cassazione.
L'accoglimento della pratica chiesta dai consiglieri in quota Pdl del Csm, e trasmessa urgentemente alla prima Commissione referente del consiglio, "è un atto dovuto, mi pare abbastanza normale". E' il commento alla decisione del vicepresidente del Csm, Michele Vietti, di uno dei firmatari della pratica, Nicolò Zanon, che sottolinea: "La trasmissione in via d'urgenza ha un significato istituzionale molto chiaro, si è ritenuto che la pratica meriti attenzione elevata, visto la risonanza mediatica e i valori di credibilità e legittimazione dell'attività giudiziaria e della stessa Cassazione coinvolta in questa vicenda".
Sarà dunque "la prima commissione a valutare. In teoria - conclude Zanon - la prima riunione è fissata lunedì 9 settembre, sarà compito del presidente della commissione, Annibale Marini, valutare se anticipare".

La BBC sgomenta prende atto della situazione italiana. Mentre la piccola e media industria collassa: dopo il danno anche la beffa. - Sergio Di Cori Modigliani


Rilassiamoci, se ci è possibile divertiamoci come possiamo e come ci piace, facciamo il pieno di energia e prepariamoci alla imminente campagna elettorale che inizia tra dieci giorni.

Il PDL ha ufficializzato l’inizio della campagna elettorale nella data del 16 agosto. 
Questa mattina, sul quotidiano “Libero” è stato dato l’annuncio dell’inizio della (così viene descritta) “più grande campagna mediatica mai vista in Italia” –praticamente una minaccia- che il condannato Berlusconi lancerà con esibizioni in spiaggia, da Rimini a Lecce, da Capalbio a Praia a Mare, da Portofino a  Positano, per concludersi con due interventi sulle spiagge sarde,  uno sulla Costa Smeralda e l’altro in provincia di Alghero. Non solo comizi balneari, ci hanno tenuto a farci sapere che sono stati affittati centinaia di piccoli aerei monoposto che solcheranno i cieli d’Italia sventolando striscioni con la scritta “Silvio libero”.
Così stanno le cose. Il resto sono chiacchiere per prendere tempo.
Un incontro privato tenutosi ieri sera tra i due più intelligenti, capaci, abili esponenti politici della compagine governativa, ovvero Massimo D’Alema e Fabrizio Cicchitto, si è concluso senza un accordo.
E così questa mattina la temperatura si è alzata e chiunque si occupi di politica in Italia ha capito che si va alle elezioni, molto probabilmente senza neppure fare una nuova legge elettorale perché hanno bisogno di riempire i listoni di candidati con solidi nomi che garantiscano sia al PDl che al PD e alla Lista Monti la possibilità (loro pensano di vincere) di poter finalmente gestire un nuovo parlamento per cambiare la costituzione, varare l’immediata amnistia per Berlusconi, portare fino in fondo la svendita dei polmoni industriali strategici italiani alla grande industria franco-tedesca, sia quella pubblica che quella privata. Il tutto, si intende, chiudendo ogni inchiesta aperta sui bilanci dell’intero sistema bancario che godrà, a elezioni avvenute, di una pioggia di miliardi da poter seguitare a investire nella speculazione finanziaria.

Si tratterà della prima campagna elettorale squisitamente tutta orwelliana.

Con l’unica eccezione del M5s, dei comizi di Grillo e degli interventi individuali dei singoli candidati (chiunque essi siano) assisteremo al varo di una massiccia diffusione di falsità, bugie, continue pubblicazioni di dati non veritieri, di cui ci stanno regalando i primi assaggi.

La stampa estera è esterrefatta nel dover commentare ogni giorno ciò che sta accadendo in Italia (non parlo affatto qui della sentenza Berlusconi) nazione in cui la cupola mediatica sta eseguendo gli ordini di scuderia di PDL PD Lista Monti pubblicando e diffondendo notizie sull’economia, sulla produzione industriale, sui conti dello Stato, sui bilanci delle banche e sull’attività di governo, sulla situazione sociale reale del paese reale, che non hanno nessun riferimento con la verità oggettiva dei fatti. Le ultime notizie avute segnalano un ulteriore crollo in Italia dei parametri che definiscono la libertà di stampa, spingendoci dal già squallido 57esimo posto del novembre 2012 verso un impresentabile 70esimo posto: si va ormai verso la Corea del Nord. Tra i fattori che stanno determinando il clamoroso crollo di credibilità internazionale (e conseguente fuggi fuggi generale degli investitori stranieri) c’è la “ufficializzazione” governativa della menzogna. Anche e soprattutto in campo economico.

I dai attuali segnalano che alla fine di agosto la spesa pubblica raggiungerà un ennesimo record negativo avviandosi gloriosamente verso il 135/140% rispetto al pil (massima punta mai toccata dal febbraio del 1921 in conseguenza del disastro macroscopico causato dalla prima guerra mondiale) che ci ha già messo nella condizione di sforamento della normativa europea, il che in soldoni vuol dire che i tempi dell’austerità verranno allungati ancora con fermezza; in Europa lo sanno e hanno scelto di far finta di nulla.

Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato ieri mattina la propria sorpresa negativa nel dover rivedere la situazione dell’Italia al ribasso, visto che il pil della nazione è sceso al 2% su base annua nei primi due trimestri, mentre la loro previsione era di un -1,6% e la condizione economica dell’Italia è vista “in netto peggioramento strutturale” come anche segnalato dalla agenzie di rating che hanno  identificato e definito le prime 17 banche italiane come vicine al collasso. Il nostro Ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha invece dichiarato “E’ finita la recessione, i nuovi dati macro-economici lo stanno confermando”. L’affermazione è gravissima, non perché non sia piacevole, ma per il banale motivo che è falsa. Non era mai accaduto prima in Europa che a fronte di un ennesimo dato “ufficiale” che evidenziava la contrazione del pil di un paese, l’arretramento economico, l’aumento della disoccupazione, il crollo del consumo interno, i governanti comunicassero una notizia opposta.

Un articolo apparso oggi sul quotidiano Ilsole24ore la dice tutta.
L’articolo non è stato firmato.  Leggendo l’articolo, peraltro scritto molto bene, si incorpora l’idea che l’attuale governo ha saldato i debiti alle imprese, che tutto sta andando nel modo migliore. Si comincia, con estrema abilità, a costruire un quadro della realtà non soltanto diverso ma addirittura opposto a quello reale.
L’articolo inizia così: “Lo Stato ha già pagato ai creditori delle pubbliche amministrazioni più di 5 miliardi di euro. E per il 2013 ne ha messi a disposizione degli enti debitori più di 17 miliardi su un totale di 20. Una percentuale superiore dell’85% dell’intero stanziamento. Lo comunica il ministero dell’economia in una nota….”. 
Chi volesse leggere l’intero e lungo articolo lo trova qui:

La realtà è che hanno versato dei soldi soprattutto a quelle aziende che erano riuscite ad applicare il factoring –ovvero il pagamento in anticipo da parte delle banche pagando un interesse molto esoso- uno strumento finanziario che viene concesso soltanto “a discrezione del direttore della banca” e quindi, presumibilmente, ad aziende presentate e/o segnalate dalle segreterie politiche. Il che vuol dire che sono state pagate soltanto le aziende delle clientele. Non solo. Anche se raccomandate, gran parte di queste aziende (circa il 60%) non sono riuscite a salvarsi e nel frattempo sono fallite, chiudendo. “Ufficialmente” risultano sotto la voce aziende creditrici, ma in realtà non esistono più da tempo. Il vero creditore è la banca. Quindi, è credibile che in gran parte abbiano voluto saldare subito i crediti delle banche che si trovavano in mano dei pezzi di carta straccia perché non si potevano più rifare sul cliente, ormai talmente spolpato dagli interessi passivi da aver scelto la chiusura e quindi la cancellazione della partita Iva con la dichiarazione di fallimento. Hanno pagato subito le banche, questo hanno fatto. Badate bene al linguaggio usato,  nella nota del ministero si legge infatti che “per il 2013 ha messo a disposizione degli enti debitori…..” tradotto vuol dire che i soldi non verranno dati alle aziende direttamente, bensì verranno trasferiti a nuovi soggetti specifici i quali, a termini di Legge, diventano responsabili del pagamento. Sono gli enti debitori l’ultima istanza.  Al Ministero il debito risulta saldato ma alle aziende potrebbe non arrivare nulla. L’aspetto tragico di questo articolo, che presenta una situazione irreale dell’Italia, consiste nel fatto che esce sul quotidiano della Confindustria, la quale tace.

Quando Enrico Letta sostiene “stiamo vicini alla fine della crisi, siamo alla vigilia della svolta” sostiene una tesi che non ha alcun fondamento reale. E’ identico al “baratro” di montiana memoria. E’ un trucco linguistico dal sapore elettorale.  Nel caso il governo salti, sia Letta che Saccomanni potranno sempre dire “era fatta ormai, stavamo a un millimetro dalla ripresa, le notizie positive che arrivavano dall’industria dimostravano una inversione di tendenza, e invece hanno voluto mandare a monte il benessere che stava alla portata di tutti noi e siamo stati costretti ad arrenderci”.
In tal modo, Letta e Saccomanni ottengono una situazione che gli americani chiamano “win win situation” (trad. comunque vada si vince sempre) perché se il governo resiste ormai hanno capito che sono in grado di fornire dati falsi, dire menzogne, pubblicare eventi, cifre, accadimenti che non si sono mai verificati e quindi costruiscono una realtà virtuale spacciandola per reale: se invece il governo salta la responsabilità dell’attuale situazione non sarà mai del governo, come se le persone dell’esecutivo non facessero parte del gruppo di coloro che lo hanno fatto saltare.

In Gran Bretagna, oggi, per noi italiani è stata una giornata davvero orribile.
A nome del PDL, l’on. Biancofiore ha rilasciato una intervista alla BBC nella quale ha sostenuto che “il popolo italiano è davvero e profondamente innamorato di Berlusconi, non a caso lo hanno votato in 15 milioni, è sostenuto dalla stragrande maggioranza della popolazione”. Gli inglesi –che non sono come gli italiani- l’hanno mandata in onda, ma hanno poi dovuto specificare che si tratta di “una fantasia della deputata”  la quale ha aumentato del 115% l’esatto numero dei voti ottenuti.  In Italia, sempre la Biancofiore si è scontrata con Alessio Maurizi, giornalista di Radio24, perché, intervistata, ha detto che domenica scorsa “c’erano a Roma ben 25.000 persone venute a manifestare per la liberazione di Berlusconi”. Il giornalista ha fatto presente che la questura aveva indicato il numero di 3.000. La deputata ha cominciato a urlare e ha interrotto l’intervista abbandonandola. In seguito l’ha concessa a radio Padania e ad altre emittenti locali lombarde dove, poche ore dopo, la cifra aveva raggiunto le 100 mila persone “che la sinistra vuole silenziare”.

Apparentemente si tratta di minuzie, forse più interessanti come caso clinico che non materia per un dibattito politico.

Il sottoscritto, invece, le prende molto sul serio.

E’ in atto la legittimazione del FALSO PERDURANTE con la totale complicità della cupola mediatica tutta (salvo le eccezioni di persone come Marco Travaglio, Andrea Scanzi e pochi altri loro colleghi, ahimè in numero sempre minore) e si tratta di una deriva molto pericolosa.

Si vuole ridurre la realtà oggettiva a un fattore soggettivo.
Si vuole far credere agli italiani che la condanna di Berlusconi da parte della Cassazione abbia lo stesso identico valore delle parole pronunciate da chi sostiene che è innocente. Come dire: chi parla di più, più a lungo e più forte, vince.
Si tenta di sostituire le parole ai fatti,  che diventano privi di valore.

Dipende da noi evitare che vinca l’ipotesi orwelliana.

Restituire il Senso ai fatti, diventa, oggi più che mai, un esercizio di igiene mentale.
Oltre che un imperativo categorico dell’Etica.


E’ proprio il caso di dirlo ora: le chiacchiere stanno a zero.