Il presidente della Camera Fico: "Le condizioni per una nuova maggioranza non ci sono". Ma il leader d'Italia viva ipotizza una nuova maggioranza: "In Italia, il sistema prevede che il Presidente della Repubblica debba verificare se in Parlamento ci sono i numeri per formare un altro governo. E se si trovano, è fatta. Altrimenti si va al voto". Il ministro degli Affari regionali: "Io non trovo il tempo di discutere di cose così surreali". Il leader della Lega allontana le urne subito: "Improbabile andare a votare a febbraio o a marzo in piena campagna vaccinale". E sull'elezione del nuovo presidente della Repubblica dice: "La Lega darà un contributo fondamentale".
Matteo Renzi insiste. E per il sesto giorno consecutivo minaccia la sopravvivenza del governo di Giuseppe Conte se la discussione sulla gestione dei fondi del Recovery plan non verrà azzerata. “Il meccanismo di discussione delle regole istituzionali non può essere compensato con un piccolo accordo. Italia Viva è un piccolo partito, ma noi siamo decisivi per il governo. Se Conte vuole pieni poteri come aveva chiesto Salvini, io dico di no. E in quel caso ritireremo il sostegno al governo”, dice l’ex segretario del Pd in un’intervista alla Stampa. L’ennesimo intervento per agitare su Palazzo Chigi lo spettro della caduta. Cosa accadrà dopo? Si tornerà al voto con l’attuale legge elettorale, come ha detto ieri il vice segretario del Pd Andrea Orlando e come ha sostenuto oggi il presidente della Camera, Roberto Fico. Per Italia viva vorrebbe dire rischiare di non rientrare in Parlamento, visto che l’attuale legge elettorale fissa la soglia di sbarramento al 3%. Il Quirinale ha già fatto sapere che è propenso a indire nuove elezioni, avverte il giornalista della Stampa a Renzi. Che replica: “Guardi, il Quirinale in Italia non parla. Quelle sono fonti attribuite a chi vuole che dica una certa cosa. Ma in Italia, il sistema prevede che il Presidente della Repubblica debba verificare se in Parlamento ci sono i numeri per formare un altro governo. E se si trovano, è fatta. Altrimenti si va al voto”. Ma questi voti in Parlamento ci sono? “Penso di sì“, sostiene Renzi, prima di lanciare l’ennesimo mezzo ultimatum: “Ma prima di arrivare a questo, vorrei che il Presidente del Consiglio si tranquilizzasse e venisse in Parlamento per cambiare tutto”.
A che voti si riferisce l’ex presidente del consiglio? A che tipo di nuovo governo pensa per evitare il voto? Non si sa, visto che è pessimista sull’entrata al governo di Forza Italia: “Forza Italia è un partito europeista che fa capo al Partito popolare europeo e che deve chiarire isuoi rapporti con Salvini e Meloni. La destra italiana è divisa tra sovranisti e popolari. Ma i sovranisti, a differenza della Spagna, sono più numerosi. Non credo che Berlusconi romperà mai con Salvini”. Antonio Tajani, però, socchiude la porta a Conte: “Siamo pronti a sederci intorno al tavolo per i progetti per utilizzare i fondi europei. Serve fare la riforma del fisco, della burocrazia della giustizia e della sanità. Avevamo proposto una bicamerale per decidere i progetti migliori per l’Italia. Quando Conte ci chiamerà a sederci intorno ad un tavolo noi saremo pronti”dice il vicepresidente di Forza Italia, a Rai Parlamento.
A Renzi replica il ministro Francesco Boccia: “Chi parla di crisi, chi minaccia la crisi è scollegato completamente dalla vita reale del Paese. Io non trovo il tempo di discutere di cose così surreali. Ma se qualcuno in maggioranza ritiene che queste siano delle priorità rispetto all’emergenza sanitarie economia e sociale, ne sia conseguente e se assuma la responsabilità davanti agli elettori e agli italiani”. Chi invece è completamente contrario a nuove maggioranze e nuovi esecutivi è Roberto Fico. “Non è tempo di ricatti. Se cadesse questo esecutivo, l’unica strada possibile sarebbe il voto. Le condizioni per una nuova maggioranza non ci sono“, dice il presidente della Camera in un’intervista a Repubblica in cui commenta le parole di Renzi al Pais: “Sono convinto che si possa affrontare qualsiasi questione su qualsiasi struttura, ma trovo che in questo momento non sia consono, anzi che sia irresponsabile, ipotizzare una crisi di governo”. Il rimpasto “non è certo quel che serve”, dice Fico. “Ben venga invece un confronto tra le forze di maggioranza, che devono trovare una linea per andare avanti. Se c’è qualcosa che non va, bisogna dirselo e affrontarlo, ma con l’obiettivo di proseguire, in un momento molto difficile per il Paese”.
In questo quadro iniziano ad assumere un significato ben preciso le parole di Matteo Salvini. Certo il leader della Lega ha sempre chiesto e continua a chiedere “urne subito”. Ma a differenza di Giorgia Meloni ha un interesse concreto molto meno forte per le elezioni anticipate. E da Catania, dove è andato a presenziare al suo processo per il caso Gregoretti, lancia un messaggio in bottiglia in questo senso. Dopo aver messo le mani avanti definendo “l’attuale compagine di governo dannosa pere l’Italia ed assolutamente priva della capacità di rilanciare questo Paese”, dopo aver detto e ripetuto “prima si vota e meglio è”, aggiunge un distinguo: “Alle urne subito, ma usciti dal Covid“. Che vuol dire? “Ritengo evidentemente improbabile – ha detto il leader della Lega –andare a votare a febbraio o a marzo in piena campagna vaccinale. Prima si vota, meglio è, ma usciti dal Covid. Una volta superata la fase dell’emergenza sanitaria in Italia. Meno tempo lasciamo i destini del paese in mano ad Azzolina e Bonafede, meglio è”.
Problema: l’emergenza sanitaria non finirà prima della prossima primavera – estate. E a luglio comincia il semestre bianco: che si fa nel frattempo? “Non penso a governini o governetti. Certo, se ad accompagnare elezioni ci fosse una squadra più seria e competente dell’attuale, io da italiano ne sarei felice”. Una clamorosa apertura a un governo tecnico? Nì. Nel senso che all’indomani del gelo dell’alleata sovranista Meloni, sull’ipotesi del governo di transizione “per portare il paese a elezioni”, Salvini rivede parzialmente il tiro. E spiega che pensa comunque a un esecutivo “di centrodestra”, dentro cui magari portare “chi nel Parlamento si è rotto le scatole dell’attuale compagine a guida Conte”. Poi lascia aperto uno spiraglio per le politiche entro l’estate, che sembra poco più di una ipotesi fatta a tavolino: “A fine luglio inizia il semestre bianco, conto che da qui a luglio la situazione sanitaria sia più tranquilla e controllata di oggi e quindi mai dire mai. Non sto lavorando per dare spallate a nessuno ma per costruire e lo abbiamo dimostrato nelle ultime settimane”. Insomma, Salvini usa toni e frasi completamente opposti a quelle di Renzi. Ma se si trasferiscono i concetti espressi dal leader della Lega su un calendario appare evidente come le elezioni anticipate prima dell’inizio del semestre bianco ma dopo la fine dell’emergenza coronavirus siano altamente improbabili. Anche a seguire l’agenda di Salvini per tornare al voto bisognerà aspettare l’elezione del nuovo capo dello Stato. E a proposito del successore di Sergio Mattarella, Salvini aggiunge che “il prossimo il presidente della Repubblica, nuovo o vecchio che sia, dovrà essere il presidente di tutti e mi spiace che qualcuno del Pd e di Renzi parli del Quirinale come casa sua. La sua nomina avrà nel centrodestra e nella Lega il suo contributo fondamentale senza il quale non si andrà da nessuna parte”. Il leader della Lega aggiunge addirittura che “sul nome” ha un’idea. Quale? “Non ve la dico”, nicchia Salvini con i giornalisti. Chissà se a Renzi la direbbe.
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