giovedì 23 novembre 2017

La clava di Bankitalia su Mps: "Comportamenti fraudolenti degli ex vertici".


BLOOMBERG VIA GETTY IMAGES


La Vigilanza individua le responsabilità negli ex manager e anche nella Fondazione. "Perdite non derivano solo da Antonveneta"


Il Monte dei Paschi ha sofferto per la crisi e per le frodi degli ex manager. Banca d'Italia usa la clava contro i responsabili della crisi della banca più antica del mondo, tirando in ballo anche le responsabilità della Fondazione Mps. Il capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo parla in Commissione Banche e non usa mezze parole per spiegare cosa è accaduto a Siena.
Il presidente della Commissione Banche, Pier Ferdinando Casini, ha annunciato che domani verrà consegnata in Commissione la lista dei primi 100 grandi debitori di Mps.
Le responsabilità, secondo Bankitalia. "Gli effetti della congiuntura e in generale del contesto esterno sul bilancio della banca, di per sé già profondi, sono stati amplificati dai comportamenti gravi e fraudolenti posti in essere sin dal 2008 dai precedenti esponenti di vertice, che hanno indebolito gravemente la banca e ne hanno messo in discussione la reputazione" afferma l'alto dirigente della Banca d'Italia. "Tali comportamenti - emersi progressivamente grazie alle attività di verifica della Banca d'Italia e alle indagini dell'Autorità Giudiziaria - sono oggi al vaglio del giudice penale". Barbagallo ha sottolineato che la storia di Mps è quella di una banca "particolarmente esposta su molteplici fronti: quello dei rischi finanziari (sovrano, di liquidità e di tasso) e quello dei rischi di credito". I rischi finanziari "hanno messo in grave difficoltà Mps; alla lunga, è stato però il rischio di credito che ne ha minato più in profondità l'equilibrio economico-patrimoniale".
Nella crisi del Monte dei Paschi inoltre un "ruolo significativo" lo ha avuto la Fondazione "che ha inteso mantenere a lungo, anche quando non ce ne erano più le condizioni, una posizione di dominio comunque di rilievo, erodendo il proprio patrimonio e indebitandosi" ha detto il dirigente di Bankitalia, che rispondendo a una domanda afferma che "sulla base della mia esperienza non credo che la Fondazione avesse bisogno dell'eterodirezione della politica".
Antonveneta. L'acquisto di Banca Antonveneta da parte di Mps era a portata dell'istituto senese riguardo ai suoi obiettivi patrimoniali. "L'idea che mi sono fatto io - dice Barbagallo - dalle carte del 2008, è di una banca che ce la poteva fare, poi arriva la tempesta perfetta" con la crisi del debito sovrano. "Sulla carta - aggiunge Barbagallo - la banca sembrava in grado di poterla gestire". Nella relazione il capo della Vigilanza osserva che l'acquisizione di Antonveneta nel marzo 2008 si inseriva "in un contesto economico domestico ancora favorevole, di consolidamento del sistema bancario italiano, che aveva visto realizzare, nei mesi precedenti, le operazioni di aggregazione tra Unicredit e Capitalia e tra Intesa e Imi-Sanpaolo". Quanto alla diligenza dovuta su Antonveneta, prima dell'acquisto da parte di Mps, "non era richiesta dalla normativa di vigilanza né allora né ora". Inoltre "come per ogni altra autorizzazione della specie, la definizione del corrispettivo per l'acquisizione rientrava nell'esclusiva responsabilità delle parti e non era soggetta all'approvazione della Vigilanza".
I prestiti non performanti. La banca alla fine dello scorso anno aveva crediti deteriorati "ripartiti tra quasi 190.000 debitori, frazionati e distribuiti lungo tutto il territorio nazionale; per l'84 per cento essi riguardano imprese, in larga parte medio-piccole; i prenditori che hanno ricevuto prestiti singolarmente superiori a 25 milioni sono 107 e rappresentano, per ammontare, il 12,7 per cento del credito deteriorato totale". I dati disponibili "non mostrano un contributo decisivo di Banca Antonveneta agli npl di Mps" aggiunge Barbagallo precisando che questo non equivale a dire che l'operazione Antonveneta non abbia dato un contributo importante alla crisi della banca senese. I crediti deteriorati di Mps hanno generato perdite nell'ultimo decennio per circa 26 miliardi, compensate solo parzialmente dalle altre componenti di ricavo nette (circa 12 miliardi), "pesantemente influenzate dalla crisi di fiducia che ha colpito l'intermediario, incidendo su costo e quantità della provvista". Il capo della Vigilanza ha aggiunto che "ciò ha contribuito a determinare, nel decennio considerato, un valore negativo del risultato di esercizio netto cumulato pari a circa 14 miliardi, fatto che ha sostanzialmente frustrato i diversi tentativi di ricapitalizzazione".
Oggi Mps. Con la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi di Siena operata dal ministero dell'Economia "risultano ora realizzati i presupposti per una decisiva "pulizia" di bilancio, attraverso la cessione del portafoglio di sofferenze" ha detto il capo della vigilanza di Bankitalia.
Il caso Alexandria. Altra responsabilità del vertice è legata ad Alexandria. Gli ispettori di Bankitalia, senza il 'mandate agreement' su Alexandria occultato dagli ex vertici del Monte dei Paschi, non potevano risalire, nell'ispezione del 2012, alla finalità dell'operazione realizzata con Nomura, il 'business purpose' dell'operazione. Barbagallo in audizione davanti alla Commissione Banche risponde così alla critica che spesso si muove alla Vigilanza nei confronti di Siena, cioè di non aver capito che ci fosse un collegamento tra la ristrutturazione di Alexandria e l'acquisto di 3 miliardi di Btp 2034 con controparte la stessa Nomura. "Sulla base delle informazioni rese disponibili agli ispettori non risulta provata sul piano contrattuale la relazione tra la ristrutturazione del titolo Alexandria e l'operazione in pronti contro termine effettuata con la stessa Nomura né è altrimenti possibile risalire all'effettivo 'scopo commerciale' dell'operazione". In realtà, prosegue Barbagallo, gli ispettori di Via Nazionale, nella primavera del 2012 videro un possibile collegamento tra le due operazioni. Barbagallo riporta lo stralcio del rapporto: "Analizzando congiuntamente le due operazioni se ne possono apprezzare in parallelo gli effetti economici tra il fair value della prima, calcolata in analisi comparativa con il Cds Italia a 5 anni, e le riprese di valutazione della seconda, risultanti dai dati gestionali interni alla banca". La relazione ispettiva del 2012 evidenzia, inoltre, che "lo schema dei flussi di cassa della complessiva struttura replica quello di una posizione corta in un Cds sintetico". Pochi mesi dopo, nell'ottobre del 2012, verrà scoperto il accordo di mandato nella cassaforte dell'ex direttore generale a Rocca Salimbeni che lega le due operazioni. "Il suo occultamento - chiarisce Barbagallo - aveva consentito alla banca di non far emergere la fondamentale circostanza che la struttura complessiva dell'operazione dovesse avere fin dall'inizio un "giusto valore" negativo, a prescindere dalle scelte sulle modalità di contabilizzazione (a saldi aperti, cioè rilevando separatamente le diverse componenti, o chiusi, cioè aggregandole e rilevando un derivato di credito) e aveva impedito alla vigilanza di comprovare le reali finalità delle diverse componenti dell'operazione".

domenica 19 novembre 2017

Onde gravitazionali, catturato un nuovo segnale.

Rappresentazione artistica di una collisione di buchi neri (fonte: NASA) © Ansa
Rappresentazione artistica di una collisione di buchi neri (fonte: NASA)

Dalla collisione di due 'piccoli' buchi neri.


Un nuovo fremito ha scosso la trama del cosmo: il segnale di una nuova onda gravitazionale è stato captato dal rivelatore americano Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) e analizzato in collaborazione con Virgo, il rivelatore che si trova a Cascina (Pisa) e fa capo allo European gravitational observatory (Ego), fondato e finanziato da Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e Consiglio nazionale delle ricerche francese (Cnrs). I dettagli del nuovo segnale, in via di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters, sono consultabili sul sito arXiv.

A generare l'onda che ha investito la Terra, il cui segnale è stato catturato l'8 giugno 2017, è stata ancora una volta la collisione di due buchi neri. Due cannibali cosmici con una massa pari a 7 e 12 volte quella del Sole, che 1,1 miliardi di anni fa si sono stretti in un abbraccio fatale fino a fondersi. "La particolarità di questo segnale è che il sistema di due buchi neri coinvolto è più leggero, meno di una ventina di masse solari complessivamente, rispetto agli altri finora osservati da Ligo e Virgo", ha detto all'ANSA Gianluca Gemme, che coordina la comunità italiana Infn impegnata nell'esperimento Virgo.

Ancora una volta sono protagonisti i buchi neri, come era accaduto nella prima osservazione del settembre 2015, premiata con il Nobel per la fisica 2017 per aver dimostrato l'esistenza di queste increspature dello spaziotempo previste più di un secolo fa da Albert Einstein. "Siamo appena all'inizio di un nuovo modo di osservare l'universo. Ligo e Virgo hanno dimostrato l'esistenza di coppie di buchi neri sconosciuti, di massa poche decine di volte quella del Sole. Con quest'ultimo segnale aggiungiamo un nuovo tassello a un puzzle che abbiamo appena iniziato a comporre", ha spiegato Gemme.

Ligo e Virgo sono al momento spenti per l'ordinaria manutenzione e gli aggiornamenti necessari ad aumentarne la sensibilità. Ritorneranno in attività nell'autunno 2018 e raccoglieranno dati per un anno. "L'osservazione di segnali di onde gravitazionali in futuro potrebbe diventare sempre più frequente: ci aspettiamo di catturare un segnale al mese. Intanto - ha concluso Gemme - stiamo già lavorando a ideare la nuova generazione di strumenti che potrebbero essere ospitati sottoterra, per migliorarne ancor di più la sensibilità e ridurre al minimo le interferenze esterne, come quelle dovute a scosse sismiche".

sabato 18 novembre 2017

E' morto finalmente!

Risultati immagini per toto riina

La terra si è liberata di un cancro purulento.
Nessuna pietà per un vigliacco che uccideva con ferocia inaudita chiunque gli si parasse davanti.

Per quanto riguarda il resto della cancrena possiamo solo sperare che chi governa se ne voglia liberare definitivamente e per sempre.
Abbiamo bisogno urgente di respirare aria pulita, sotto tutti i punti di vista per evitare una metastasi.
Siamo ancora in tempo per evitarla, spero.

Tesla entra nel trasporto merci, dal 2019 un tir elettrico.

Tesla, nel 2019 un tir elettrico © ANSA

ROMA - Tesla punta a rivoluzionare in chiave 'verde' il trasporto su gomma con un tir elettrico che arriverà sulle strade nel 2019. Mostrato nel corso di un evento californiano dal fondatore della società, Elon Musk, che si è presentato al pubblico a bordo del mezzo, l'autoarticolato promette di percorrere 800 chilometri con una sola ricarica anche a pieno carico (36 tonnellate).
Il veicolo si chiama Tesla Semi e, secondo Musk, rispetto ai tir tradizionali "è migliore sotto ogni punto di vista". Anche economico, se si considerano i minori costi di alimentazione e mantenimento.
Wal-Mart, il colosso della grande distribuzione americana, sara' uno dei primi a testare i camion elettrici Tesla. ''Abbiamo una lunga tradizione nel testare nuove tecnologie e siamo contenti di essere fra i primi e testare i nuovi veicoli'' Tesla, mette in evidenza Wal-Mart.
In produzione nel 2019, avrà il sistema Autopilot che mantiene una determinata velocità, rallenta nel traffico e assicura di restare nella propria corsia. L'autoarticolato è prenotabile con un anticipo di 5 mila dollari, ma il prezzo finale non è stato ancora reso noto.
Ammonta a 200mila dollari, invece, il listino di partenza di un altro veicolo presentato da Tesla: un'auto sportiva a quattro posti. Chiamata Roadster 2, è l'aggiornamento superpotenziato della Roadster presentata nel 2008. Va da zero a cento in 1,9 secondi, ha una velocità massima di 402 chilometri orari e un'autonomia di mille chilometri dalla presa elettrica. Arriverà nel 2020, ma può essere prenotata da subito con un anticipo di 45mila dollari.
Tesla Roadster, elettrica al top con prezzi da supercar
Tesla Roadster
Leggi anche:

venerdì 17 novembre 2017

COME UCCIDERCI UN PO’ ALLA VOLTA: IL GLIFOSATO È UN ERBICIDA O UN GENOCIDA? - William Engdahl


Worker spraying strawberry fields with pesticide.

Una delle azioni più bizzarre in termini di salute e sicurezza dei cittadini dell’UE è la saga della Monsanto e del suo erbicida tossico o distruggi-infestanti, il Roundup, il più usato sul pianeta. 
Il 25 ottobre 2017 la Commissione dell’Unione europea ha annunciato nuovamente che mancava l’indispensabile voto degli Stati membri per l’approvazione di una proroga di dieci anni alla licenza per il killer glifosato. Ci proveranno di nuovo. Dietro questo apparente annuncio di routine c’è una delle battaglie più calde sul cibo e sulla salute umana che il mondo abbia visto dalla decisione del 1972 degli USA di vietare l’uso del del mortifero pesticida DDT sui raccolti. Questa volta i problemi vanno ben oltre il divieto del glifosato. Riguardano il futuro della fecondità umana o la sua mancanza.
Nel giugno 2016, la Commissione europea ha fatto uno sporco compromesso per consentire un’estensione di 18 mesi all’utilizzo nell’UE del distruttore di erbacce a base di glifosato, periodo in cui si supponeva che maggiori studi scientifici avrebbero chiarito se il glifosato fosse un cancerogeno. È stato lo stesso stallo a cui erano giunti gli Stati membri sull’uso del glifosato, il principale ingrediente tossico dell’erbicida Roundup della Monsanto, al rinnovo della licenza come abbiamo visto (1) nello scorso ottobre.
Nel marzo 2017 l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) dell’UE ha emesso una relazione che precisa che “le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri previsti dal regolamento CLP per classificare il glifosato per tossicità sugli specifici organi bersaglio come cancerogeno, mutageno o per tossicità riproduttiva” (2).
L’ECHA, con sede a Helsinki, è un organismo creato solo nel 2007 e fondato per monitorare l’uso sicuro delle sostanze chimiche e per diffondere informazioni disponibili piuttosto che condurre autonome prove sulla sicurezza delle sostanze chimiche. Non ha effettuato studi indipendenti o prove per determinare se il glifosato sia o meno un probabile cancerogeno, un fatto sul quale Bruxelles e l’industria dei pesticidi glissano disinvoltamente.
Nel marzo 2015 l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS, che ha questa competenza nella ricerca, ha classificato il glifosato come un “probabile cancerogeno”.
Nell’ottobre 2015, prima della data di scadenza della licenza, circa 47 organizzazioni tra ambientaliste, specialistiche sul cancro di scienziati e medici, hanno scritto una lettera aperta al commissario per la salute della Comunità europea Vytenis Andriukaitis, invitando la Commissione a vietare il glifosato in attesa di una valutazione scientifica esaustiva. La valutazione utilizzata dalla Commissione europea è stata fornita dall’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi (BfR) ed è basata sugli studi per la sicurezza del settore forniti alla BfR dalla stessa Monsanto e da altre fonti industriali.
La corruzione dell’UE e la salute umana.
La determinazione della “non carcinogenicità” per il glifosato usando i dati dell’ECHA è stata una evidente operazione politica della corrotta commissione dell’UE per ottenere un’altra approvazione a sostenere la propria posizione pro-glifosato, una posizione di cui beneficia solo la Monsanto e altri produttori di agrochimici a scapito della vita umana e della salute.
La fonte per ambedue gli organismi dell’EU, sia l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) che l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, che affermano che il glifosato non è cancerogeno in contraddizione con l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS, è l’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi (BfR) responsabile nella confederazione per la valutazione del glifosato nell’UE.
Secondo le note normative comunitarie, una sostanza deve essere considerata cancerogena se due studi sugli animali condotti in maniera indipendente dimostrano un incremento nell’incidenza dei tumori. Nel caso del glifosato, almeno sette su dodici studi a lungo termine hanno trovato una maggiore incidenza di tumori.
Una relazione del tossicologo tedesco Dr Peter Clausing ha scoperto che gli organismi dell’UE e l’organismo tedesco designato dall’UE a valutare la sicurezza degli oli al glifosato, il BfR, ignorarono quegli studi pertinenti. Clausing dichiara,
La BfR non è riuscita a riconoscere numerosi incidenti tumorali significativi, a causa della mancata applicazione dei test statistici appropriati stabiliti dall’OCSE e dall’ECHA. La BfR si era invece basata sulle prove statistiche fornite dall’industria produttrice… (3)”
E la relazione tedesca della BfR è stata la base per le successive determinazioni dell’approvazione dell’EFSA e ora dell’ECHA, gli organi dell’UE a cui è affidata la protezione della popolazione dalle tossine chimiche pericolose.
Qualcuno viene trattato da stupido da Bruxelles, ma le conseguenze sono ben più gravi in termini di salute umana e persino per quanto riguarda la stessa riproduzione dell’uomo.
Distruttore di sperma?
Le dimensioni dell’esposizione umana e animale alle enormi quantità di erbicidi a base di glifosato nella catena alimentare mondiale stanno solo debolmente cominciando a diminuire. Il motivo è l’enorme peso della lobby agro-chimica dell’industria intorno a società come Monsanto, Syngenta e la Bayer AG, che presto sarà proprietaria della Monsanto. Finora sono riusciti a utilizzare le proprie risorse finanziarie e legali per distorcere i risultati dei test e per ottenere la regolamentare approvazione da parte della dimostrabile corrotta agenzia la Environmental Protection e della Food and Drug Administration a Washington, influenzate dalla Monsanto (4).
Da lì si è diffuso alla Commissione europea e alle agenzie pertinenti come l’EFSA e l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, nonostante il sempre più diffuso rifiuto della popolazione delle colture OGM.
Un recente studio pubblicato dal Journal of Environmental Toxicology and Pharmacology – uno studio che non ha ricevuto alcuna visibilità nei media principali – suona l’allarme sugli effetti dell’esposizione umana a lungo termine al glifosato per la produzione di un sano sperma umano, un problema che inizia a essere causa di grande allarme nei paesi occidentali dove vengono utilizzati prodotti chimici e pesticidi in dosi massicce da parte dei produttori di agroalimentari.
Lo studio, che indubbiamente garantisce un importante seguito a studi successivi, ha trovato gli effetti di un erbicida a base di glifosato dopo un’esposizione di 8 giorni su ratti adulti, tra cui:
“Un’espressione significativa e differenziale di aromatasi nei testicoli”. L’aromatasi è un enzima responsabile di un passo fondamentale nella biosintesi degli estrogeni, secondo Wikipedia, trovata tra le altre localizzazioni del corpo nel cervello e nelle gonadi ed è un fattore importante nello sviluppo sessuale. Gli autori hanno concluso che “la ripetizione delle esposizioni di questo erbicida potrebbe alterare la riproduzione nei mammiferi (5).
Esistono numerosi studi, indipendenti dalla Monsanto e da altre fonti corrotte dell’industria, che dimostrano ad un livello allarmante che l’esposizione delle specie umane e animali a erbicidi a base di glifosato può essere causa di tumori e cancro, ma può anche danneggiare la riproduzione sessuale umana sia attualmente che per il futuro della specie umana.
Altri test hanno rivelato la presenza di quantità significative di glifosato, dovuta al suo uso come erbicida, nella maggior parte della popolazione degli Stati Uniti dove il Roundup della Monsanto viene utilizzato in dosi massicce in agricoltura così come nei giardini di casa. Uno studio dell’Università della California di San Francisco su campioni di urina di volontari per sapere se fossero stati esposti al glifosato ne ha trovato nel 93% dei campioni testati a un livello medio di 3.096 parti per miliardo (PPB).
Nei bambini sono stati trovati i livelli più alti con una media di 3.586 PPB. I maggiori livelli di glifosato sono stati trovati nella West americano e nel Midwest, il cuore dell’agribusiness statunitense dell’agricoltura (6).
Il progetto Detox statunitense, che ha pubblicato lo studio, ha dichiarato che “Il glifosato non è mai stato studiato da chi definisce la regolamentazione o dall’industria chimica ai livelli a cui è esposta la popolazione umana negli Stati Uniti – meno di 3 mg/kg di peso corporeo al giorno. Questo costituisce un enorme vuoto nel processo di valutazione del rischio per il glifosato, dato che le prove suggeriscono che i bassi livelli della sostanza chimica possono far schizzare gli ormoni anche a livelli ancora più elevati… molti prodotti chimici tossici hanno molta o anche più influenza sulla nostra salute già a basse dosi – queste sostanze chimiche sono conosciute come hacker ormonali o perturbatori endocrini”.
Non è forse ciò per cui i sostenitori dell’eugenetica come Bill Gates, George Soros, Warren Buffett, la famiglia Rockefeller e più recentemente il principe britannico William fanno il tifo? Una selezione della mandria umana in modo che i ricchi abbiano più specie di fauna selvatica (7)?
Frederick Osborn, primo presidente del Population Council creato da John D. Rockefeller III e membro fondatore della American Eugenics Society, aveva formulato il problema che poi i sostenitori dell’eugenetica del genere di Rockefeller, persone che hanno finanziato la ricerca eugenetica nazista a Berlino, hanno affrontato dopo la scoperta degli orrori dei campi di sterminio dei nazisti e i loro esperimenti inumani di eugenetica per eliminare gli esseri umani inferiori come definiti dal Terzo Reich.
In un articolo del 1956 della rivista Eugenics finanziata da Rockefeller,
La stessa parola eugenetica è in disgrazia in alcuni settori…. Dobbiamo chiederci, dove abbiamo sbagliato? Abbiamo tutti ucciso il movimento eugenetico“.
Osborn aveva una risposta pronta: le persone per qualche ragione si sono rifiutate di accettare che erano “inferiori” rispetto a Osborn, Rockefeller, Sanger e la loro “classe superiore”. Come ha detto Osborn,
Non abbiamo tenuto conto di un tratto quasi universale e molto profondo nella natura umana. Le persone non sono semplicemente disposte ad accettare l’idea che la base genetica su cui è stato formato il loro carattere è inferiore e che questo non dovrebbe ripetersi nella generazione successiva…. Non possono accettare l’idea di essere di livello inferiore secondo la normalità…”.
Il rifiuto di Monsanto, impresa fondata durante la prima guerra mondiale come parte della rete Rockefeller di fabbricanti di prodotti chimici bellici e che ha avuto fino a poco tempo fa un Rockefeller nel suo gruppo direttivo, di togliere il Roundup a base di glifosato o addirittura consentire la sperimentazione indipendente dei suoi “segreti commerciali” che secondo alcune stime rendono il glifosato il 2000 % più tossico, ha più a che fare con quel lungo programma eugenetico di Rockefeller per uccidere o “selezionare” la mandria umana che con il profitto aziendale. Il nonno del Principe William, il principe Filippo, il duca di Edimburgo, in un’intervista nel 1988 con un’agenzia di stampa tedesca ha dichiarato: “Se mi reincarnassi, vorrei ritornare come un virus mortale, per contribuire a risolvere la sovrappopolazione” (8). Hmmmmm…
*****
William Engdahl è consulente strategico e docente di rischio, laureato in politica presso l’Università di Princeton, noto esperto su petrolio e geopolitica, esclusivamente per la rivista online “New Eastern Outlook” su cui è stato pubblicato originariamente questo articolo.
09.11.2017 
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da OLDHUNTER
NOTE:
  1. https://echa.europa.eu/-/glyphosate-not-classified-as-a-carcinogen-by-echa
  2. https://www.global2000.at/sites/global/files/Glyphosate_authorities_breach_regulations.pdf
  3. https://rense.com/general33/fd.htm5. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1382668914001227?via%3Dihub
  4. https://detoxproject.org/1321-2
  5. https://www.telegraph.co.uk/news/2017/11/02/prince-william-warns-many-people-world/
  6. https://eugenicsanddepopulation.blogspot.it/2008/04/cull-human-herd.html

A 11 anni luce da noi un pianeta con temperature simili alle nostre. - Matteo Marini

A 11 anni luce da noi un pianeta con temperature simili alle nostre
Proxima Centauri 

Scoperto grazie allo strumento Harps dell'Eso: orbita attorno a una stella definita 'tranquilla', una nana rossa che non mostra attività estreme. Il che aumenta le possibilità che sulla sua superficie possa svilupparsi la vita. Ross 128 è uno degli astri più vicini alla Terra e tra appena 79.000 anni sarà la più prossima a noi.


LA FIDUCIA nel trovare un mondo simile al nostro e, con esso la vita fuori dalla Terra, si fa ogni giorno più forte nonostante sia una sfida davvero complicata. Non basta che un esopianeta sia nella cosiddetta "fascia di abitabilità", serve anche una stella buona, che non bombardi di radiazioni qualsiasi eventuale forma biologica sulla sua superficie, smembrando gli anelli essenziali della vita, almeno come la conosciamo. Un posto simile forse c'è, e potrebbe trovarsi ad appena 11 anni luce da noi, due passi in termini astronomici, attorno a un astro con le giuste caratteristiche.


Lo European southern observatory ha annunciato la scoperta di Ross 128 b, un pianeta che ha circa le dimensioni della Terra e orbita attorno a una piccola stella, una nana rossa, la dodicesima più vicina al Sole. Secondo gli scienziati, l'esopianeta ha buone possibilità di essere temperato, una ipotetica colonnina di mercurio oscillerebbe cioè tra i -60 e i 20 gradi centigradi: dunque con buone chance che ci siano acqua e magari forme di vita.

Un team internazionale di astronomi ha utilizzato il miglior cacciatore di pianeti che abbiamo sulla Terra: lo strumento Harps dell'Eso, montato su un telescopio da 3,6 metri nel deserto di Atacama, in Cile. Misurando i minimi spostamenti dell'astro hanno dedotto la presenza di un esopianeta: Ross 128 b è 20 volte più vicino alla stella madre della Terra rispetto al Sole (circa sette milioni e mezzo di chilometri) e impiega poco meno di dieci dei nostri giorni per compiere una rivoluzione. È il secondo pianeta più vicino alla Terra dopo Proxima b.


L'eccezionalità della scoperta sta però non tanto nel pianeta stesso (corpi simili sono già noti, anche nella fascia di abitabilità) quanto proprio nella stella che lo ospita. Ross 128 infatti è una nana rossa, molto più fredda del Sole e molto più tranquilla rispetto alle sue sorelle. Si trova nell'area della costellazione della Vergine ma non è visibile a occhio nudo perché la sua luce è molto debole.

LE NANE ROSSE, CULLE QUASI ETERNE
Le nane rosse sono le stelle più comuni nell'Universo e hanno un'aspettativa di vita lunghissima, addirittura superiore all'età attuale dell'Universo. Questo fa di loro le candidate ideali attorno alle quali trovare un pianeta in cui la vita e magari anche una civiltà possa essere nata e abbia avuto tempo sufficiente per evolversi e progredire. Essendo molto fredde però, la fascia di abitabilità è molto stretta: un pianeta deve essere dunque molto vicino per ricevere abbastanza calore da mantenere acqua liquida in superficie. Sfortunatamente, per loro natura, queste stelle sono piuttosto turbolente.

Anche Proxima Centauri, la stella più vicina a noi, è una nana rossa e ha un pianeta che potrebbe somigliare al nostro. Secondo alcuni studi, la sua superficie è bombardata da intensi 'flare' di raggi UV e X, potenzialmente letali per la vita come la conosciamo e che potrebbero aver già spazzato via la sua atmosfera
Ross 128 invece ha dimostrato di essere molto più mansueta e questo la rende interessante per ipotizzare che sul suo pianeta esistano condizioni paragonabili al nostro. Anche se ancora poco si sa della sua atmosfera, la presenza e la composizione, a renderlo un posto speciale è il fatto di essere il più vicino a noi attorno a una nana rossa inattiva.

·IL MISTERIOSO SEGNALE
Ross 128 ha già fatto parlare di sé. A luglio 2017 un segnale proveniente proprio da quell'angolo di cielo ha incuriosito gli scienziati. Strani impulsi captati dal radiotelescopio di Arecibo per i quali andava cercata una spiegazione. Se fossero provenuti davvero dalla stella l'ipotesi di una civiltà aliena, secondo gli stessi scienziati, non sarebbe stata da escludere (non totalmente almeno). Ulteriori indagini hanno trovato come spiegazione più plausibile la provenienza da satelliti in orbita geostazionaria, anche se alcune caratteristiche di quel segnale radio restano difficili da decifrare.

Nei prossimi anni Ross 128b sarà uno dei principali target per l’obiettivo dei telescopi e dei progetti che mirano a cercare prove di vita extraterrestre. A cominciare dall'Elt, il telescopio gigante dell'Eso o del James Webb space telescope della Nasa. A rendere ancora più affascinante l'attesa per nuovi dettagli è la sua posizione. La stella (e con essa il suo pianeta) si sta infatti avvicinando a noi. In un futuro non tanto remoto, in termini astronomici, sarà la più vicina al nostro Sistema solare. Eventuali alieni diventeranno i nostri prossimi vicini di casa tra circa 79.000 anni.

http://www.repubblica.it/scienze/2017/11/15/news/a_11_anni_luce_da_noi_un_pianeta_con_temperature_simili_alle_nostre-181154968/

giovedì 16 novembre 2017

Il debito pubblico sale ancora. Padoan rassicura: "Verso riduzione aggressiva". E Gentiloni replica all'Ue.



Risale, a settembre, il debito pubblico italiano. La Banca d'Italia comunica che è stato pari a 2.283,7 miliardi, in aumento di 4,4 miliardi rispetto al mese precedente quando aveva registrato un ribasso di 21,3 miliardi. L'incremento, spiega Via Nazionale, ha riflesso il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (16,5 miliardi), in parte compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (per 11,3 miliardi) e dall'effetto degli scarti e dei premi all'emissione. Sull'incremento, rileva la Banca d'Italia, incide anche l'effetto degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione del tasso di cambio (complessivamente hanno contenuto il debito di 0,7 miliardi). Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 4,5 miliardi. Il debito delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,1 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.
Padoan rassicura sul debito. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, prevede "un calo deciso del debito in un prossimo futuro" grazie alla più alta crescita del Pil nominale. Il ministro spiega alla Cnbc, che il governo italiano si aspetta innanzitutto che l'1,5% di crescita del Pil nel 2017 stimato nel Def "sia confermato", ma ritiene anche che tale cifra possa essere superata. "La fiducia degli investitori nei titoli di Stato dell'Italia è intatta" dice Padoan rispondendo a chi gli chiede degli effetti della graduale riduzione degli acquisti di titoli da parte della Bce, sottolineando che ne sono una dimostrazione l'andamento delle aste del Tesoro e il "recente upgrade da parte di una delle maggiori agenzie di rating" del debito sovrano italiano. Padoan ha quindi spiegato che "la politica di emissione di nuovo debito da parte del Tesoro sta prendendo in piena considerazione l'aspettativa di tassi di interesse più elevati, in modo che il rischio sia già stato incorporato e questo dovrebbe essere chiaramente comunicato ai mercati".
Gentiloni replica all'Ue: "Italia non è più fanalino di coda". "Si può dire che l'inverno dello scontento europeo si è piano piano diluito, al sole del Campidoglio si è sciolto con la firma della dichiarazione dei 60 anni dei trattati d'Europa. Restano delle gravi incognite geopolitiche internazionali. Certamente l'imprevedibilità geopolitica resta. Quest'anno abbiamo assistito anche al proseguire ad una risalita del Paese, della crescita economica passata dal -2% ai livelli dell'+1,8%". Così il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università Cattolica del Sacro Cuore "Si parla molto di rimproveri europei, - prosegue Gentiloni - ma noi dobbiamo migliorare la situazione del deficit italiano. Si sono fatti passi in avanti. La crescita accelera. Chi non lo vede dovrebbe rendersi conto che non è così perché non siamo più il fanalino di coda. Da ieri non lo siamo più".
Standard & Poor's cautamente ottimista. L'economia italiana "sta mostrando positivi segnali di ripresa ma dopo sei anni di stagnazione il processo di recupero sarà probabilmente lungo". In un rapporto, l'agenzia di rating ricorda l'accelerazione della crescita nel secondo trimestre con il Pil reale in aumento dell'1,5% quest'anno. Fra i fattori positivi la crescita "degli investimenti grazi agli incentivi fiscali" e dal miglioramento delle condizioni di credito con la soluzione della crisi Mps e delle banche venete. Molto da fare resta però sulla "produttività del lavoro". Secondo Jean-Michel Six, S&P Global Chief Economist "la ripresa sta toccando tutti i settori dell'economia e ciò che particolarmente conforta è che gli investimenti sono tornati a rivestire un ruolo centrale, dopo una pausa a inizio 2017, grazie agli incentivi fiscali". L'agenzia ricorda poi l'aumento della fiducia delle imprese, il miglioramento degli utili aziendali e il calo dei fallimenti, che hanno toccato il livello più basso dal 2009. tuttavia gli investimenti devono ancora fare molto per tornare ai livelli pre-crisi. Il rapporto cita anche la soluzione delle crisi di Mps e delle banche venete e il successo dell'aumento di capitale Unicredit. Inoltre il mercato del lavoro "sta facendo progressi. L'occupazione è tornata ai livelli del 2008 e la creazione di lavori è stata forte con circa 150mila nuovi posti nel primo semestre del'anno". Di converso, "il ritorno dell'inflazione, sebbene modesto, probabilmente intaccherà la crescita dei redditi reali e di conseguenza la domanda dei consumatori. Sul lato del commercio estero, le esportazioni non dovrebbero dare un significativo contributo alla crescita del Pil a causa "della scarsa crescita nella produttività del lavoro nonostante le riforme messe in campo negli scorsi anni".