giovedì 1 febbraio 2018

Mafia: blitz Polizia a Palermo, 31 misure cautelari. In cella anche Benedetto Bacchi.

Bacchi © ANSA

E' uno dei maggiori imprenditori italiani nel settore dei giochi e delle scommesse il personaggio chiave dell'inchiesta della Dda di Palermo.

La Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare a carico di 31 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse ed alla truffa ai danni dello Stato e traffico di stupefacenti.
Nell'operazione sono coinvolti più di 200 uomini del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Palermo. L'indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Salvo De Luca e dai pm della Dda Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise.
E' Benedetto Bacchi, uno dei maggiori imprenditori italiani nel settore dei giochi e delle scommesse, il personaggio chiave dell'inchiesta della Dda di Palermo che oggi ha portato a 31 arresti. Bacchi è finito in cella con le accuse di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio del denaro dei clan. Dalle indagini è emerso un vero e proprio 'contratto' tra Cosa Nostra palermitana e l'imprenditore, riuscito secondo le indagini, con l'appoggio delle famiglie mafiose, a monopolizzare il settore.
Bacchi ha realizzato una rete di agenzie di scommesse abusive - più di settecento in tutta Italia - capaci di generare guadagni quantificati in oltre un milione di euro al mese. Parte delle somme, tra i 300 e gli 800 mila euro l'anno, veniva poi distribuita tra le varie famiglie mafiose. Tra i 31 arrestati c'è anche Francesco Nania, socio occulto di Bacchi e capo della "famiglia" mafiosa di Partinico, che, grazie alla complicità di Michele De Vivo, insospettabile commercialista campano che fungeva da prestanome, era riuscito a creare un fiorente mercato di import-export di prodotti alimentari con gli Stati Uniti. 
In cella, oltre a persone legate a Cosa Nostra con ruoli di vertice, sono finiti anche insospettabili professionisti funzionali agli interessi criminali di Bacchi. Alcuni indagati rispondono anche di associazione per delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico di stupefacenti. L'inchiesta ha in parte ricostruito la movimentazione degli enormi flussi di denaro provenienti dal gioco illecito. Nel corso del blitz sono stati sequestrati beni immobili, società e conti correnti bancari di Bacchi e di diverse persone che lo avrebbero aiutato a riciclare denaro sporco per milioni di euro.

L'agricoltura contadina alimenta il mondo.



I contadini producono il 70% del cibo mondiale nel 25% della terra, mentre il settore agroalimentare, per produrre il 25% del cibo, usa il 75% della terra.
I contadini, gli indigeni e agricoltori familiari producono il 70% del cibo mondiale, nonostante abbiano solo il 25% della terra. Al contrario, le aziende agroalimentari rappresentano il 75% della terra ma producono solo il 25% del cibo. 
Lo rivela un'indagine dell'ONG internazionale Grupo ETC, che disarma i miti dell'agricoltura industriale e transgenica. Assicura che se i governi vogliono porre fine alla fame e frenare il cambiamento climatico, devono attuare politiche pubbliche per promuovere l'agricoltura contadina.
"Chi ci nutrirà? La rete dell'industria alimentare o la filiera agroindustriale?" È il nome della ricerca del Gruppo ETC (Gruppo d'azione sull'erosione, la tecnologia e la concentrazione) che, sulla base di 24 domande, fornisce la prova delle conseguenze dell'agricoltura industriale e della necessità di un altro modello.

"I contadini sono i principali fornitori di cibo per oltre il 70% della popolazione mondiale e producono questo cibo con meno del 25% delle risorse - acqua, suolo, combustibili ", afferma all'inizio dell'indagine. Al contrario, la catena agroindustriale "usa il 75% delle risorse agricole del mondo, ed è la principale fonte di emissioni di gas serra e fornisce cibo a meno del 30% della popolazione mondiale".

In tutto il lavoro, sono riportate 232 citazioni di altre ricerche e pubblicazioni scientifiche, che costituiscono la base documentaria che fornisce supporto teorico e argomentativo al Gruppo ETC. Nei dati monetari, precisa che per ogni dollaro che i consumatori pagano all'interno della catena agroindustriale, la società paga altri due dollari per danni ambientali e per la salute causati dalla stessa catena.
Quando si riferisce alla "filiera agroalimentare" si tratta dei legami che vanno dagli input per la produzione a ciò che viene consumato nelle case: aziende di genetica vegetale e animale, società di agrotossica, medicina veterinaria e macchinari agricoli; trasporto e stoccaggio, lavorazione, imballaggio, vendita all'ingrosso, vendita al dettaglio e infine consegna a case o ristoranti.
La ricerca del gruppo ETC affronta una critica sistemica. "La linea di fondo è che almeno 3.900 milioni di persone soffrono la fame o la malnutrizione perché la filiera agro-industriale è troppo complicata, costosa e - dopo 70 anni di utilizzo - si è dimostrata incapace di nutrire il mondo".
Per decenni, il banale argomento di società, scienziati del modello transgenico, giornalisti e funzionari è che la popolazione mondiale aumenta e serve più produzione per alimentarla. La ricerca cita decine di lavori scientifici che mostrano la fallacia dietro il discorso dell'agrobusiness. Ci sono già abbastanza alimenti per l'intera popolazione. 

Il problema non è la produzione, ma la distribuzione ingiusta. "In un mondo pieno di cibo, più della metà degli abitanti non può accedere al cibo di cui ha bisogno. La cosa più tragica è che sia in numero sia in percentuale, la proporzione di persone malnutrite sta aumentando ", avverte.

Scarica il libro
In relazione all'ambiente, ci sono anche grandi differenze tra i due modelli. Il modello contadino utilizza solo il 10% dell'energia fossile e meno del 20% dell'acqua che richiede la produzione agricola totale, con "virtualmente zero devastazioni di suoli e foreste". Mentre, la catena agroindustriale distrugge ogni anno 75.000 milioni di tonnellate di terra arabile e smantella 7,5 milioni di ettari di foresta. È anche responsabile del 90% del consumo di combustibili fossili utilizzati in agricoltura.
Il modello agro-industriale è il principale responsabile dello spreco di cibo. Secondo il Gruppo ETC, dei 4.000 milioni di tonnellate di cibo che la filiera agro-alimentare produce ogni anno, tra il 33 e il 50 percento viene sprecato lungo le fasi della sua lavorazione, trasporto e stoccaggio.
Tra i sostenitori del modello ci sono le aziende di imput agricole, che sono anche grandi promotori e alleati dei media, delle università e dei governi. Nel mercato delle sementi, con un fatturato di 41.000 milioni di dollari, solo tre società (Monsanto, DuPont e Syngenta) controllano il 55% del settore. Il modello agro-industriale dipende dalle agro-tossine. Tre società (Syngenta, Basf e Bayer) controllano il 51% di un mercato di 63.000 milioni di dollari. "Da quando sono state introdotte le sementi transgeniche 20 anni fa si sono verificate più di 200 acquisizioni di piccole aziende di semi. E, se le mega-fusioni aziendali attualmente negoziate sono fiorenti, solo tre nuove società monopolizzeranno il 60% del mercato delle sementi commerciali e il 71% del mercato degli agrotossici ", avverte la ricerca.
La ricerca assicura che, con le giuste politiche, il modello agricolo-ecologico potrebbe triplicare l'occupazione nelle campagne, ridurre sostanzialmente la pressione sulle città esercitate dalle migrazioni, migliorare la qualità nutrizionale del cibo ed eliminare la fame.
Un altro modello

Il lavoro rivaluta le azioni contadine e indigene. Ricorda che i popoli indigeni hanno scoperto, protetto, addomesticato, allevato e riprodotto ciascuna delle specie commestibili oggi utilizzate. Insieme ai contadini, capiscono "la diversità culturale come inerente all'agricoltura e come garante della stabilità ambientale". Afferma che il modello della produzione contadina-indigena "garantisce sempre più varietà e possibilità di nutrire la popolazione in ogni momento, a differenza dell'uniformità imposta dall'agroindustria per mantenere i suoi profitti".
La ricerca evidenzia la necessità di un modello basato sulla "sovranità alimentare", in cui le persone decidono cosa e come produrre, e non le multinazionali dell'agricoltura. In questo modello necessario, il ruolo passa attraverso contadini, indigeni, piccoli produttori e cibo sano, senza transgenici o agro-tossici. "Sostenere la rete dei contadini è l'unica opzione realistica che abbiamo per porre fine alla fame e frenare i cambiamenti climatici", afferma il gruppo ETC.
Un altro modello agricolo implica politiche pubbliche che promuovono una riforma agraria; garantire il diritto di conservare, seminare, scambiare, vendere e migliorare le sementi; eliminare le normative che ostacolano lo sviluppo dei mercati locali; riorientare le attività di ricerca pubblica in modo che siano guidate dai contadini e rispondano ai loro bisogni; istituire un commercio equo e stabilire salari e condizioni di lavoro equi per i lavoratori agricoli.

Darío Aranda è un giornalista argentino. Lavora nel quotidiano Página/12, nella cooperativa di comunicazione La Vaca e nelle radio FM Kalewche (Esquel), nella  Cooperativa La Brújula (Rosario) e Los Ludditas (FM La Tribu). Specializzato nell'estrattività (petrolio, estrazione mineraria, agro-alimentare e forestale), scrive sugli eventi delle popolazioni indigene, delle organizzazioni contadine e delle assemblee socio-ambientali.
Ha iniziato la sua formazione professionale presso l'Agenzia universitaria di notizie e opinione (AUNO) della Facoltà di Scienze sociali dell'Università Nazionale di Lomas de Zamora (UNLZ). Il suo primo libro è stato Argentina originaria: genocidios, saqueos y resistencias (2010). Il suo ultimo libro è Tierra Arrasada. Petróleo, soja, pasteras y megaminería (Editorial Sudamericana). 


http://www.vocidallastrada.org/2018/01/lagricoltura-contadina-alimenta-il-mondo.html#more

mercoledì 31 gennaio 2018

Berlusconi chi è?

L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi e vestito elegante

La spregiudicatezza di quest'uomo, il suo scarso rispetto verso le istituzioni, dovrebbero rappresentare un deterrente per un suo approccio in parlamento, ma siamo in Italia, il paese del bengodi, dove il più furbo e disonesto la fa da padrone poichè carente di coscienza e responsabilità.
Ha portato in parlamento un pot pourri di personaggi incompetenti disposti a tutto e noi glielo abbiamo permesso.
Siamo colpevoli anche noi di quanto sta succedendo nel nostro paese, meritiamo di subire la gogna alla quale ci stanno sottoponendo. Peccato che a subire dovremo essere anche noi, quelli che non gli hanno mai creduto e non lo hanno mai scelto come leader.

By Cetta.





Appunti su di lui:
Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all'amico Fedele Confalonieri[41] e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all'amico Guido Possa,[42] iniziò l'attività di agente immobiliare[43]e, nel 1961, fondò la Cantieri Riuniti Milanesi Srl insieme al costruttore Pietro Canali. Il primo acquisto immobiliare fu un terreno in via Alciati a Milano, per 190 milioni di lire, grazie alla fideiussione del banchiere Carlo Rasini (titolare e cofondatore della Banca Rasini, nella quale lavorava il padre di Silvio).[29]

Aspetti controversi dell'attività edilizia: i finanziamenti di origine ignota

Per avviare la sua attività imprenditoriale nel 1961 nel campo dell'edilizia Berlusconi ottenne una fideiussione dalla Banca Rasini, indicata da Michele Sindona e in diversi documenti della magistratura come la principale banca usata dalla mafia nel nord Italia per il riciclaggio di denaro sporco e fra i cui clienti si potevano elencare Totò RiinaBernardo ProvenzanoPippo Calò.[139] Nella società fondata da lui e Pietro Canali impegnò 30 milioni di lire, provenienti, secondo quanto da lui affermato, dalla liquidazione anticipata di suo padre Luigi, procuratore della Banca Rasini. Il resto venne da una fideiussione fornita dalla stessa banca.[140]
Riguardo invece all'origine di alcuni finanziamenti, provenienti da conti svizzeri alla Fininvest negli anni 1975-1978, dalla fondazione all'articolazione in 22 holding (i quali ammontavano a 93,9 miliardi di lire dell'epoca)[141] Berlusconi, interrogato in sede giudiziaria dal pubblico ministero Antonio Ingroia, si avvalse della facoltà di non rispondere;[142]così, anche a causa delle leggi svizzere sul segreto bancario, non è stato possibile accedere alle identità dei possessori dei conti cifrati inerenti al flusso di capitali transitato all'epoca e in piena disponibilità della Fininvest.[143]
Nell'agosto 1998 il quotidiano La Padania pubblicò un'inchiesta nella quale si contestava a Berlusconi l'origine di diversi aumenti di capitale di alcune società da lui possedute, avvenuti tra il 1968 e il 1977.[144]
Al tempo in cui Luigi Berlusconi era procuratore generale della Banca Rasini, questa entrò in rapporti d'affari con la Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figuravano Roberto CalviLicio GelliMichele Sindona e il vescovo Paul Marcinkus, presidente dello IOR), di fatto la banca dello Stato della Città del Vaticano. Tutti questi personaggi hanno poi avuto un grosso rilievo nella cronaca giudiziaria. Secondo Sindona e alcuni collaboratori di giustizia, la Banca Rasini era coinvolta nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa (il che spiegherebbe la grossa presenza di finanziatori svizzeri nei primi anni di attività di Berlusconi).[145]
Nel 1999 Francesco Giuffrida, vicedirettore della Banca d'Italia a Palermo, durante il processo Dell'Utri, sostenne (in una consulenza da lui eseguita per conto della Procura di Palermo riguardante la ricostruzione degli apporti finanziari intervenuti alle origini del gruppo Fininvest tra gli anni 1975-1984) che non era possibile identificare la provenienza di alcuni fondi Fininvest del valore di 113 miliardi di lire dell'epoca, in contanti e assegni circolari (corrispondenti a circa trecento milioni di euro odierni).[146] La questione riguardava i sospetti di presunti contributi di capitali mafiosi all'origine della Fininvest.
Querelato per diffamazione da Mediaset, nel 2007 Giuffrida giunse a un accordo transattivo con i legali di questa, per il quale il consulente della Procura ha riconosciuto i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni fornite durante il processo (definite incomplete e parziali a causa della scadenza dei termini di indagine, che non gli avevano permesso di approfondire a sufficienza l'origine di otto transazioni dubbie) e la dichiarazione conseguente che le «operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest».[147]
I legali di Giuffrida nel processo per diffamazione hanno comunque rilasciato una dichiarazione, riportata dall'ANSA,[senza fonte] in cui sostengono di essere stati avvertiti solo pochi giorni prima (il 18 luglio) del fatto che i legali Mediaset avevano proposto una transazione al loro assistito, di non condividere né quel primo documento ("una bozza di accordo che gli stessi non hanno condiviso, ritenendo che quanto affermato nel documento non corrispondesse alle reali acquisizioni processuali"), né la versione definitiva leggermente corretta ("non sottoscriveranno non condividendo la ricostruzione dei fatti e le affermazioni in esso contenute").
La perizia di Giuffrida era stata ritenuta dai giudici già al tempo basata su "una parziale documentazione", ma era stata ritenuta valida anche in virtù del fatto che non aveva "trovato smentita dal consulente della difesa Dell'Utri", in quanto lo stesso professor Paolo Iovenitti (perito della difesa), davanti alle conclusioni di Giuffrida, aveva ammesso che alcune operazioni erano "potenzialmente non trasparenti" e non aveva "fatto chiarezza sulla vicenda in esame, pur avendo il consulente della difesa la disponibilità di tutta la documentazione esistente presso gli archivi della Fininvest".[147][148][149]
Tale ritrattazione, contenuta nell'accordo transattivo raggiunto dai legali Mediaset e il professor Giuffrida a composizione della controversia instaurata dalla Mediaset stessa per diffamazione, non consente comunque di fare chiarezza sulla provenienza dei capitali del gruppo societario facente capo a Silvio Berlusconi.
Berlusconi, essendo iscritto alla loggia massonica Propaganda 2[150] di Licio Gelli[151], aveva accesso a finanziamenti altrimenti inottenibili: la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2,[152] infatti, affermò, nella relazione di maggioranza firmata da Tina Anselmi, che alcuni operatori appartenenti alla Loggia (tra cui Genghini, Fabbri e Berlusconi), trovarono appoggi e finanziamenti presso le banche ai cui vertici risultavano essere personaggi inclusi nelle liste P2 "al di là di ogni merito creditizio".[153]
Il 1º febbraio 2010 Massimo Ciancimino ha raccontato, basandosi su informazioni ricevute direttamente dal padre e su appunti dello stesso ritenuti autentici dalla Polizia scientifica, che il generale dei carabinieri Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta, tramite Marcello Dell'Utri e i costruttori Antonino Buscemi e Franco Bonura aveva investito soldi in Milano 2.[154][155][156] Il 18 settembre Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un appunto di Vito Ciancimino con su scritto: "In piena coscienza oggi posso affermare che sia io, che Marcello Dell'Utri ed anche indirettamente Silvio Berlusconi siamo figli dello stesso sistema ma abbiamo subito trattamenti diversi soltanto ed unicamente per motivi geografici".[157]
Giovanni Scilabra, ex-direttore generale della Banca Popolare di Palermo, in un'intervista ha affermato che Vito Ciancimino e Marcello Dell'Utri nel 1986 gli chiesero un finanziamento di circa 20 miliardi di lire per Berlusconi.[158]

Lavoro: Confcooperative, 3,3 mln di occupati in nero.

Archivio © ANSA

Dipendenti regolari -2,1%. In false cooperative 100mila sfruttati.

Tra il 2012 e il 2015 "l'occupazione regolare è scesa del 2,1%, mentre quella irregolare è salita del 6,3%, portando a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in un cono d'ombra non monitorato". Così il focus Censis-Confcooperative sul lavoro nero. Le false cooperative, spiega il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, "sfruttano oltre 100.000 lavoratori, qui fotografiamo un'area grigia molto più ampia che interessa tantissime false imprese di tutti settori produttivi che offrono lavoro irregolare e sommerso"
La metà dei disoccupati della crisi è stata risucchiata nell'illegalità, continua il focus Censis-Confcooperative dal titolo 'Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro', spiegando che tra il 2012 e il 2015 "mentre nell'economia regolare venivano cancellati 462 mila posti di lavoro (260 mila riconducibili a quello svolto alle dipendenze e 202 mila nell'ambito di quello indipendente), la schiera di chi era occupato illegalmente cresceva di 200 mila unità, arrivando a superare quota 3,3milioni". All'espansione del lavoro sommerso "ha contribuito in maniera prevalente l'occupazione dipendente (+7,4%)", mentre sul fronte dell'occupazione regolare "è la componente indipendente che, in termini relativi, ha subito un maggiore ridimensionamento (-3,7%)", prosegue lo studio Censis-Confcooperative.
Sul piano territoriale, riguardo all'incidenza del lavoro irregolare sul valore aggiunto regionale, "Calabria e Campania registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7,0%)", conclude il focus.(ANSA).
Questi sono i disastrosi risultati delle leggi varate dai governi incompetenti ed irresponsabili che si sono succeduti da un trentennio a questa parte.
Il lavoro, sul quale è fondata l'economia della nostra nazione, ha subito un cambiamento radicale, è stato stravolto!
Già le prime avvisaglie le abbiamo avute quando si varò la famigerata legge Biagi che aveva come unico scopo quello di dare un aiuto, respiro alle aziende che attraversavano un periodo di difficoltà economica, e che è diventata, nel tempo, la legge adoperata da tutti i datori di lavoro che avevano come unico scopo quello di un arricchimento personale basato sullo schiavismo.
Naturalmente, il risultato è che, se nessuno paga contributi, nessuno versa contributi e, pertanto, nessuno prenderà pensione.
Naturalmente, chi non ha un lavoro stabile e dignitoso, non potrà mettere su famiglia, non potrà mettere al mondo figli, comprare casa, auto, elettrodomestici....diventa tutto aleatorio, fluttuante, insicuro...con tutto ciò che ne consegue per l'economia dell'intero pese.
E tutto questo grazie a chi si è proposto per governare promettendo mari e monti, effetti speciali, ma ha fallito miseramente...(non è dato sapere se volutamente o involontariamente) innescando un sistema di auto distruzione dall'interno.
Stiamo andando incontro ad una involuzione dalla quale sarà sempre più difficile uscire.
Forse siamo ancora in tempo per porre riparo al danno causato da esseri immondi privi di scrupoli, infami saccenti, irresponsabili, incompetenti....
Che hanno ancora il coraggio di riproporsi alla guida del paese promettendo fuochi d'artificio, panna nel caffè, cioccolata dimagrante, cieli sereni anche durante le tempeste, ...e chi più ne ha, più ne metta!
Mandiamoli a casa, e senza vitalizio, con multe pesanti da pagare per i danni causati....

martedì 30 gennaio 2018

IL CONCORDATO? VIGE ANCORA! ECCO QUANTO CI COSTANO I PRIVILEGI DELLA CHIESA.

IL CONCORDATO? VIGE ANCORA! ECCO QUANTO CI COSTANO I PRIVILEGI DELLA CHIESA

SAPETE COSA È IL CONCORDATO?E’ UN TRATTATO FIRMATO AI TEMPI DI MUSSOLINI TRA CHIESA E STATO CHE CI “OBBLIGA”A SBORSARE FIUMI DI DENARO PUBBLICO ALLA CHIESA.

Roma, 11 Febbraio 1929. Il cardinale Segretario di stato Pietro Gasparri firmò, per conto della Santa Sede, un trattato con l’allora Primo Ministro del Regno d’Italia, Benito Mussolini. 
Si trattava di un “accordo di mutuo riconoscimento” e prese il nome di Patti Lateranensi (dal palazzo di Laterano in cui si firmò per gli accordi ). I Patti Lateranensi erano e sono costituiti tutt’ora da due distinti accordi: il “Trattato” che riconosce la sovranità e l’indipendenza della Santa Sede e la fondazione dello Stato Vaticano; e il “Concordato” che definiva le responsabilità civili, religiose e finanziarie fra i due Stati. In seguito fu emessa una legge, che oggi ritroviamo nell’articolo 7 della Costituzione Italiana e che dice esplicitamente:
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Ciò significa che lo Stato Italiano non può rinunciare in nessun caso ai Patti Lateranensi, qualora ve ne fosse necessità, se non cambiando il Trattato e stringendo un nuovo accordo con il Vaticano stesso. Il Concordato prevedeva inoltre che la Chiesa, quindi lo Stato del Vaticano, fosse esente dalle tasse statali e che venisse restituito come risarcimento 1 miliardo e 700 milioni di lire per i precedenti danni causati dal potere temporale, cioè dallo Stato.
Analizziamo quali sono oggi le proprietà in mano alla Chiesa, così da individuare quanto denaro trattiene a scapito dello Stato Italiano:
8.779 scuole, tra cui asili, elementari, medie, superiori, università e musei;
4.712 centri di assistenza medica;
118 sedi vescovili;
12.314 parrocchie;
12.000 oratori;
360 case generalizie di ordini religiosi;
504 seminari;
1.000 conventi maschili o femminili;
E come preannuncia il titolo di questo articolo vediamo quanto ci costa la Chiesa a noi italiani:
( milioni espressi in euro )
650 milioni per stipendiare gli oltre 22mila insegnanti di religione;
260 milioni per finanziare le suole e le università cattoliche;
25 milioni per la fornitura del servizio idrico alla Città del Vaticano;
18 milioni per i buoni scuola da dare a studenti delle scuole cattoliche;
9 milioni per la sicurezza dei dipendenti vaticani e le loro famiglie;
8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari;
7 milioni per il fondo di previdenza del clero;
11 milioni per la costruzione di edifici di culto e la loro ristrutturazione;
Vanno aggiunti i circa 6 miliardi di euro riguardanti i vantaggi fiscali di cui la Chiesa beneficia, quindi Ici, Iva e tutte le altre imposte statali quali un cittadino italiano deve pagare. E considerando che circa il 23% degli immobili sul territorio italiano sono di proprietà del Vaticano, provate ad immaginare su che cifre ci aggiriamo…
Aggiungiamo 1 miliardo di euro annui che proviene dal’8 per mille alla Chiesa Cattolica e siamo quindi arrivati a circa 9 miliardi di euro. Denaro tolto alle casse dello Stato Italiano e ai suoi cittadini.
Da: Jeda

Genoma, ricercatori italiani scoprono arma di precisione contro il Dna malato.

Modello di Dna

Svolta all'Università di Trento, nuova molecola corregge alterazioni delle malattie. Si apre una nuova frontiera, non solo per la lotta ai tumori e alle malattie genetiche.

Trento, 30 gennaio 2018 - Svolta per la ricerca sul genome editing. Al Cibio Università di Trento si è trovato il modo di renderlo un'arma di precisione pressoché assoluta, che spara un solo proiettile e uccide il Dna malato. Secondo i ricercatori, ciò renderà il genome editing utilizzabile per la correzione delle alterazioni presenti, ad esempio in malattie genetiche e tumori. Lo studio è pubblicato su Nature Biotechnology. "Abbiamo messo a punto un metodo sperimentale attraverso cui otteniamo una molecola, evoCas9, davvero precisa nel cambiare il Dna".
Si tratta di "un enzima di affidabilità assoluta, che effettua il cambiamento soltanto nel punto stabilito", commenta Anna Cereseto, professoressa del Cibio-Center for integrative biology e autrice dell'articolo che descrive lo studio su "Nature Biotechnology". Gli ambiti di applicazione del "correttore perfetto" evoCas9 non si limitano alle malattie genetiche e ai tumori, ma si estendono agli altri settori non medici in cui il genome editing è ormai essenziale: il miglioramento delle piante di interesse alimentare e degli animali da allevamento. 
LA SODDISFAZIONE - Erano in tanti, a livello internazionale, a lavorare in questo ambito. La scoperta del Cibio sembra sbaragliare la concorrenza. "Il genome editing è davvero la scoperta del secolo in medicina, e non solo", ha sottolineato il direttore del centro, Alessandro Quattrone. "Questa invenzione di Anna e dei suoi altrettanto brillanti collaboratori e colleghi è certo a oggi il contributo più importante che abbiamo dato allo sviluppo di terapie. Mesi fa - ha continuato - già il gruppo aveva proposto intelligenti miglioramenti al metodo. Si era parlato di 'bisturi genomico usa e getta'. Ma con evoCas9 siamo davvero alla differenza fra un utile espediente e un game changer. Grazie a questo studio, che peraltro si integra perfettamente con il precedente, il genome editing può diventare adulto". Quindi conclude: "Il nostro sforzo adesso è far sì che il ritrovato dia frutto, per quanto possibile, in Trentino".

Con l’acerola fai il pieno di vitamina C.

acerola benefici e controindicazioni

L’acerola è un frutto simile alla ciliegia, proveniente dal centro-sud America e rinomata per essere una eccellente fonte di vitamina C. Scopriamo le proprietà curative dell’Acerola

L’acerola è considerata una delle fonti più importanti di vitamina C. Parliamo di 1000/1500 mg per 100 grammi di prodotto, quasi 20 volte più degli agrumi! Oltre all’elevato contenuto di vitamina C, l’acerola è ricca di carotenoidi, vitamine del gruppo B, antociani (pigmenti colorati), flavonoidi e minerali come il magnesio, ferro e calcio. Vediamo in dettaglio le proprietà dell’Acerola.

Acerola: stimolante del sistema immunitario.

Grazie alla sua composizione l’acerola stimola il sistema immunitario, ed è quindi indicata per prevenire e velocizzare la guarigione dai malesseri tipici dell’inverno, stati influenzali e infezioni del tratto respiratorio. Inoltre un consumo regolare di questo frutto, migliora lo stato di benessere generale, soprattutto nei mesi più freddi. Per la sua proprietà stimolante inoltre, l’acerola è indicata anche negli stati di convalescenza

Il potere antiossidante dell’Acerola.
Il frutto dell’acerola come abbiamo avuto modo di vedere, è ricchissimo di vitamina C, polifenoli e carotenoidi, sostanze che conferiscono all’acerola un forte potere antiossidante. Sebbene solitamente viene consumata matura, da recenti studi è emerso che sarebbe il frutto acerbo ad avere il maggior potere antiossidante. In particolare sembra che l’acerola eserciti la sua azione benefica principalmente sul DNA delle cellule. 

Acerola per prevenire il diabete e le malattie cardiovascolari. 
Recenti studi hanno messo in luce una interessante proprietà dell’acerola: pare che una somministrazione costante di succo di acerola possa far diminuire significativamente il tasso di glucosio e trigliceridi nel sangue mentre contribuisce ad aumentare i valori di colesterolo HDL, quello buono, ponendo le basi per creare una potenziale strategia di prevenzione del diabete e delle malattie cardiovascolari. 

Altri benefici dell’acerola. 
Grazie alle sue proprietà astringenti, l’acerola è un buon rimedio contro diarrea. In passato infatti veniva utilizzata dagli abitanti della foresta amazzonica proprio per favorire il benessere intestinale. L’acerola gode anche di proprietà diuretiche e, da recenti studi, è emerso che contribuisce al benessere e alla salute della pelle, probabilmente grazie all’altissimo contenuto di vitamina C e polifenoli. 

Come si usa l’Acerola. 
In commercio l’acerola, spesso chiamata anche acerola C, si trova sotto forma di compresse, polvere sfusa o succo concentrato. Purtroppo, a causa dell’alta deperibilità del frutto, lo si trova fresco solo nei paesi produttori. Il dosaggio giornaliero medio è calcolato in circa 5 mg per kg di peso corporeo, da assumere preferibilmente lontano dai pasti, 2 volte al dì. 

Informazioni Botaniche. 
L’acerola (Malpighia punicifolia) è una pianta originaria dell’america centro-meridionale, oggi coltivata soprattutto in Brasile. Si presenta come un albero, alto fino a 5 metri. Il suo frutto, simile ad una ciliegia di colore rosso-arancio, viene chiamato anche “Ciliegia delle Barbados” ed è disponibile fresco quasi esclusivamente nei paesi produttori, da maggio a novembre. 

Controindicazioni ed effetti collaterali dell’Acerola. 
L’acerola è sconsigliata a chi soffre di gastrite e calcolosi renale. Si sconsiglia inoltre l’uso simultaneo di acerola e preparati erboristici contro le infezioni alle vie urinarie a base di uva ursina o corbezzolo siccome l’alto tenore di vitamina C può interferire con l’attività disinfettante dei glucosidi idrochinonici presenti nelle piante sopracitate. In caso si segua una cura farmacologica è sempre bene consultare il medico curante.

http://www.viversano.net/salute/cure-naturali/acerola/#sistema-immunitario