venerdì 25 gennaio 2019

Il documentario RAI che ti spiega semplicemente come la Francia stia ammazzando l’Africa ed i suoi abitanti.



Franco CFA: il paradosso africano della moneta forte in un’economia debole, nel servizio di Filippo Barone il neocolonialismo finanziario francese ai danni dei paesi francofoni dell’Africa sub sahariana. 

Fotografia Brenno Maria Marcellini.

https://cosaesuccessoogg.blogspot.com/2019/01/il-documentario-rai-che-ti-spiega.html

Fotografato per la prima volta il buco nero al centro della Via Lattea. - Francesco La Teana

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La parte centrale della nostra galassia, la Via Lattea, come la riprende nel vicino infrarosso lo strumento Naco del Vlt (Very Large Telescope) dell’Eso. Crediti: Eso/S. Gillessen et al. via Inaf.

Essendo nascosto da nuvole di polvere e gas finora non era stato possibile ottenerne immagini nitide. Ora un gruppo di astrofisici,  grazie a nuove tecniche di osservazione, è riuscito ad aprire la strada al suo studio diretto.


Il buco nero denominato Sagittario A* (Sgr A*) situato al centro della nostra galassia rappresenta uno degli obiettivi più promettenti per lo studio della dinamica dei buchi neri, grazie alla sua relativa poca distanza da noi. Fino ad ora però è sempre stato estremamente elusivo, perché nascosto da grandi nuvole interstellari che ne coprono la visuale. Tanto che la sua stessa esistenza è stata più volte messa in discussione.

I dati in nostro possesso indicano che al centro della Via Lattea vi è un oggetto ipotetico chiamato Sagittario A*, rivelato dalla fortissima emissione tipica dei buchi neri supermassivi nel campo delle radiofrequenze, che dovrebbe avere, per giustificare tale emissione, una massa pari a circa 4 milioni di masse solari e distante da noi 8,1 chiloparsec, pari a 250 mila miliardi di chilometri.

Con la tecnica denominata Interferometria a base molto ampia (Very Large Baseline Interferometry - VLBI) è stato possibile ad una nutrita pattuglia di ben 44 scienziati ottenere una risoluzione doppia di quella raggiungibile in precedenza ed è stato possibile ottenere le prime immagini di Sgr A*. La diffusione della luce rende sfocate e distorte le immagini, però 
ha consentito di definire le proprietà esatte dell'oggetto.

I primi risultati, pubblicati sulla rivista The Astrophisical Journal disponibile per ora solo in preprint dal gruppo di ricercatori soprendentemente guidato da una studentessa, Sara Issaoun, che sta studiando per il suo Ph.D. presso la Radboud University Nijmegen nei Paesi Bassi, consentono di affermare che l'oggetto è contenuto in un angolo molto piccolo e l'area occupata è molto inferiore a quanto stimato in precedenza e presenta una certa simmetria. La maggior parte delle emissioni radio proviene da un angolo di soli 300 milionesimi di grado (come guardare una mela sulla Luna dalla Terra).

Un fatto sufficiente a porre i primi problemi. Infatti, se si considera il modello attualmente accettato, nei dintorni di un buco nero vi è un disco di materia (disco di accrescimento), che forma un vortice intorno ad esso, in attesa di venirne risucchiato, mentre in direzioni opposte si genera un fortissimo e luminosissimo getto di materia ed energia che raggiunge grandi distanze. Quindi i buchi neri, invece che neri, in realtà appaiono come considerevoli e luminosissimi oggetti che occupano vaste aree.

Sgr A* sembrerebbe quindi rappresentare un'eccezione. Le ipotesi degli autori sono due: o il getto è inefficiente dal punto di vista radiativo (quindi emette poca radiazione e non risulta visibile) oppure può darsi che il getto radio punti verso la nostra direzione e quindi non lo vediamo esteso su un'area vasta, ma racchiuso. In tal caso, che è quello scelto dagli autori, il fatto che appaia piccolo non implica necessariamente che si tratti di un oggetto piccolo, ma solo che lo vediamo di fronte, dalla parte del getto, che punta verso di noi.

La tecnica utilizzata prevede l'uso di una rete di telescopi sparsi in tutto il mondo. Sono stati utilizzati l'impianto ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), posto sulle Ande cilene dall'ESO (European Southern Observatory), un telescopio, composto da 66 antenne di alta precisione, disseminate a distanze che raggiungono i 16 chilometri, costruito per analizzare la luce compresa tra lunghezze millimetriche e submillimetriche, fra l'infrarosso e le onde radio. Ad Alma è stato aggiunto il Global VLBI Array, una rete di telescopi e antenne situate in Spagna, Francia, Germania, Svezia e Finlandia. Tutti questi telescopi, in fase tra di loro, hanno osservato contemporaneamente Sgr A*, in modo da formare un radiotelescopio grande quasi quanto la Terra, permettendo, come abbiamo detto, di raggiungere una risoluzione doppia rispetto alle precedenti osservazioni nella stessa frequenza.

Il testo integrale (in italiano) del trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania.

Grazie all’amico Mohamed Niang, posso proporvi il trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania in italiano ed in versione integrale.
Il trattato è chiaramente il lancio, da parte dei governi dei due Paesi, dell’unificazione europea, ovviamente sotto il loro controllo o meglio sotto il controllo dei grandi gruppi della finanza anglo-americana che ormai definiscono le politiche anche di queste due ex nazioni sovrane.
Ma per i commenti c’è tempo, ora leggetevi il testo di questo importante accordo. La sola licenza che mi sono preso è quella di sottolineare i passaggi più significativi.
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Aquisgrana,  23 gennaio 2019
Trattato tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania sulla cooperazione e l’integrazione franco-tedesca
La Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania,
Riconoscendo il successo storico della riconciliazione tra i popoli francese e tedesco, a cui il trattato, del 22 gennaio 1963, tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania sulla cooperazione franco-tedesca ha dato un contributo eccezionale e da cui è emersa una rete senza precedenti di relazioni bilaterali tra le loro società civili e le loro autorità pubbliche a tutti i livelli
Convinti che sia giunto il momento di portare le loro relazioni bilaterali a un livello superiore e di prepararsi alle sfide che gli Stati e l’Europa del XXI secolo, e desiderosi di far convergere le loro economie e i loro modelli sociali, promuovere la diversità culturale e avvicinare le loro società e i cittadini,
Convinti che la stretta amicizia tra Francia e Germania è stata decisiva e rimane un elemento essenziale di un’Unione europea unita, efficace, sovrana e forte,
Impegnati ad approfondire la loro cooperazione nel campo della politica europea per promuovere l’unità, l’efficienza e la coesione dell’Europa, mantenendo questa cooperazione aperta a tutti gli Stati membri dell’Unione europea,
Impegnata a rispettare i principi, i diritti, le libertà e i valori fondanti dell’Unione europea, che difendono lo Stato di diritto in tutta l’Unione europea e lo promuovono all’esterno,
Impegnata ad operare per una convergenza sociale ed economica dal basso verso l’alto all’interno dell’Unione europea, a rafforzare la solidarietà reciproca e a promuovere il miglioramento continuo delle condizioni di vita e di lavoro conformemente ai principi della base europea dei diritti sociali europei, in particolare prestando particolare attenzione all’emancipazione delle donne e alla parità di genere,
Riaffermando l’impegno dell’Unione europea a favore di un mercato globale aperto, equo e regolamentato, il cui accesso si basa sulla reciprocità e la non discriminazione e che è disciplinato da elevati standard ambientali e sociali,
Consapevoli dei loro diritti e doveri ai sensi della Carta delle Nazioni Unite,
Fortemente impegnato a favore di un ordine internazionale basato su regole e del multilateralismo, di cui le Nazioni Unite sono l’elemento centrale,
convinti che la prosperità e la sicurezza possono essere raggiunte solo attraverso un’azione urgente per proteggere il clima e preservare la biodiversità e gli ecosistemi
deliberando in conformità delle rispettive norme costituzionali e giuridiche nazionali e nel quadro giuridico dell’Unione europea,
Riconoscendo il ruolo fondamentale della cooperazione decentrata tra comuni, dipartimenti, regioni, Länder, Senato e Bundesrat, nonché della cooperazione tra il plenipotenziario della Repubblica federale di Germania competente per gli affari culturali ai sensi del trattato sulla cooperazione franco-tedesca e i competenti ministri francesi,
Riconoscendo il ruolo essenziale della cooperazione tra l’Assemblea nazionale e il Deutscher Bundestag, in particolare nel quadro del loro accordo interparlamentare del 22 gennaio 2019, che costituisce una dimensione importante degli stretti legami tra i due paesi, hanno convenuto quanto segue:
Capitolo I: Affari europei.
Articolo 1
I due paesi stanno approfondendo la loro cooperazione in materia di politica europea. Esse promuovono una politica estera e di sicurezza comune efficace e forte, e rafforzano e approfondiscono l’unione economica e monetaria. Essi si sforzano di completare il mercato unico e si adoperano per costruire un’Unione competitiva, basata su una solida base industriale, che funge da base per la prosperità, promuovendo la convergenza economica, fiscale e sociale e la sostenibilità in tutte le sue dimensioni.
Articolo 2
I due Stati si consultano regolarmente a tutti i livelli prima dei grandi eventi europei, cercando di definire posizioni comuni e di concordare dichiarazioni coordinate dei rispettivi ministri. Essi si coordinano per il recepimento del diritto europeo nel diritto nazionale.
Capitolo 2: Pace, sicurezza e sviluppo.
Articolo 3
I due Stati stanno approfondendo la loro cooperazione in materia di politica estera, difesa, sicurezza esterna e interna e sviluppo, cercando allo stesso tempo di rafforzare la capacità di azione autonoma dell’Europa. Essi si consultano per definire posizioni comuni su qualsiasi decisione importante che incida sui loro interessi comuni e per agire congiuntamente ogni qualvolta possibile.
Articolo 4
A seguito degli impegni assunti ai sensi dell’articolo 5 del trattato del Nord Atlantico del 4 aprile 1949 e dell’articolo 42, paragrafo 7, del trattato sull’Unione europea del 7 febbraio 1992, modificato dal trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 che modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, i due Stati, convinti che i loro interessi in materia di sicurezza non possono essere separati, stanno convergendo sempre più gli obiettivi e le politiche di sicurezza e di difesa, rafforzando così i sistemi di sicurezza collettiva cui appartengono. Essi si prestano reciprocamente aiuto e assistenza con tutti i mezzi a loro disposizione, comprese le forze armate, in caso di aggressione armata contro il loro territorio. Il campo di applicazione territoriale della seconda frase di questo paragrafo corrisponde a quello dell’articolo 42, paragrafo 7 del trattato sull’Unione europea.
(2) I due Stati agiscono congiuntamente ogniqualvolta possibile, conformemente alle rispettive norme nazionali, per mantenere la pace e la sicurezza. Essi continuano a sviluppare l’efficacia, la coerenza e la credibilità dell’Europa in campo militare. Così facendo, si impegnano a rafforzare la capacità d’azione dell’Europa e a investire congiuntamente per colmare le sue lacune di capacità, rafforzando così l’Unione europea e l’Alleanza del Nord Atlantico.
(3) I due Stati si impegnano a rafforzare ulteriormente la cooperazione tra le loro forze armate al fine di stabilire una cultura comune e di effettuare dispiegamenti congiunti. Essi stanno intensificando lo sviluppo di programmi comuni di difesa e la loro estensione ai partner. In tal modo, essi intendono promuovere la competitività e il consolidamento della base industriale e tecnologica di difesa europea. Essi sono a favore di una cooperazione quanto più stretta possibile tra le loro industrie della difesa, basata sulla fiducia reciproca. I due Stati svilupperanno un approccio comune alle esportazioni di armi per quanto riguarda i progetti comuni.
(4) I due Stati istituiscono il Consiglio franco-tedesco per la difesa e la sicurezza quale organo politico per orientare questi impegni reciproci. Il Consiglio si riunirà al più alto livello a intervalli regolari.
Articolo 5
Entrambi gli Stati stanno ampliando la cooperazione tra i loro ministeri degli esteri, comprese le loro missioni diplomatiche e consolari. Si scambieranno personale di alto livello. Essi istituiranno scambi nell’ambito delle loro rappresentanze permanenti presso le Nazioni Unite a New York, in particolare tra i loro gruppi del Consiglio di sicurezza, le loro rappresentanze permanenti presso l’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico e le loro rappresentanze permanenti presso l’Unione europea, nonché tra gli organi dei due Stati responsabili del coordinamento dell’azione europea.
Articolo 6
Nel settore della sicurezza interna, i governi di entrambi gli Stati stanno rafforzando ulteriormente la loro cooperazione bilaterale nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, nonché la loro cooperazione nei settori giudiziario, dell’intelligence e della polizia. Essi attuano misure comuni di formazione e di spiegamento e creano un’unità comune per le operazioni di stabilizzazione nei paesi terzi.
Articolo 7
I due Stati si impegnano a stabilire un partenariato sempre più stretto tra l’Europa e l’Africa rafforzando la loro cooperazione in materia di sviluppo del settore privato, integrazione regionale, istruzione e formazione professionale, parità di genere ed emancipazione femminile, al fine di migliorare le opportunità socioeconomiche, sostenibilità, buon governo e prevenzione dei conflitti, risoluzione delle crisi, anche nel mantenimento della pace, e gestione delle situazioni postbelliche. I due Stati instaurano un dialogo annuale a livello politico sulla politica di sviluppo internazionale al fine di migliorare il coordinamento nella pianificazione e nell’attuazione delle loro politiche.
Articolo 8
(1) Nell’ambito della Carta delle Nazioni Unite, i due Stati cooperano strettamente in tutti gli organi delle Nazioni Unite. Essi coordineranno strettamente le loro posizioni, nel quadro di un più ampio sforzo di consultazione tra gli Stati membri dell’Unione europea in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e nel rispetto delle posizioni e degli interessi dell’Unione europea. Essi agiranno insieme per promuovere presso le Nazioni Unite le posizioni e gli impegni dell’Unione europea di fronte alle sfide e alle minacce globali. Essi faranno tutto il possibile per raggiungere una posizione unificata dell’Unione europea in seno agli organi competenti delle Nazioni Unite.
(2) Entrambi gli Stati si impegnano a proseguire gli sforzi per concludere i negoziati intergovernativi sulla riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’ammissione della Repubblica federale di Germania quale membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è una priorità per la diplomazia franco-tedesca.
Capitolo 3 Cultura, istruzione, ricerca e mobilità.
Articolo 9
Entrambi gli Stati riconoscono il ruolo decisivo della cultura e dei media nel rafforzamento dell’amicizia franco-tedesca. Sono quindi determinati a creare per i loro popoli uno spazio comune di libertà e opportunità, nonché uno spazio culturale e mediatico comune. Essi sviluppano programmi di mobilità e di scambio tra i loro paesi, in particolare per i giovani nel quadro dell’Ufficio franco-tedesco della gioventù, e fissano obiettivi quantificati in questi settori. Al fine di promuovere legami sempre più stretti in tutti i campi dell’espressione culturale, anche attraverso istituti culturali integrati, stanno creando programmi specifici e una piattaforma digitale rivolta in particolare ai giovani.
Articolo 10
I due Stati ravvicinano i loro sistemi d’istruzione attraverso lo sviluppo dell’apprendimento reciproco della lingua dell’altro, l’adozione, conformemente alla loro organizzazione costituzionale, di strategie per aumentare il numero di allievi che studiano la lingua del partner, azioni per promuovere il riconoscimento reciproco dei diplomi e l’istituzione di strumenti franco-tedeschi di eccellenza per la ricerca, la formazione e l’istruzione professionale, nonché di programmi comuni franco-tedeschi nell’istruzione superiore.
Articolo 11
Entrambi gli Stati promuovono il collegamento in rete dei loro sistemi di istruzione e di ricerca e delle loro strutture di finanziamento. Continuano a sviluppare l’Università franco-tedesca e incoraggiano le università francesi e tedesche a partecipare alle reti universitarie europee.
Articolo 12
I due Stati istituiscono un Fondo comune dei cittadini per incoraggiare e sostenere le iniziative dei cittadini e i gemellaggi di città al fine di ravvicinare ulteriormente i loro due popoli.
Capitolo 4 Cooperazione regionale e transfrontaliera.
Articolo 13
(1) Entrambi gli Stati riconoscono l’importanza della cooperazione transfrontaliera tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania per rafforzare i legami tra i cittadini e le imprese su entrambi i lati del confine, compreso il ruolo essenziale delle autorità locali e di altri attori locali a tale riguardo. Essi intendono facilitare l’eliminazione degli ostacoli nei territori di confine per realizzare progetti transfrontalieri e facilitare la vita quotidiana degli abitanti di questi territori.
(2) A tal fine, conformemente alle rispettive norme costituzionali dei due Stati e nei limiti del diritto dell’Unione europea, entrambi gli Stati conferiscono agli enti locali e regionali dei territori di confine e alle entità transfrontaliere, quali gli eurodistretti, competenze adeguate, risorse dedicate e procedure accelerate per superare gli ostacoli alla realizzazione di progetti transfrontalieri, in particolare nei settori economico, sociale, ambientale, sanitario, energetico e dei trasporti. Se non sono disponibili altri mezzi per superare questi ostacoli, possono essere concesse anche adeguate disposizioni giuridiche e amministrative, comprese le deroghe. In questo caso, spetta ad entrambi gli Stati membri adottare la legislazione appropriata.
(3) Entrambi gli Stati restano impegnati a mantenere standard elevati nei settori del diritto del lavoro, della protezione sociale, della salute e della sicurezza e della protezione dell’ambiente.
Articolo 14
Entrambi gli Stati istituiscono un comitato di cooperazione transfrontaliera che comprende le parti interessate, quali lo Stato e le autorità locali, i parlamenti e le entità transfrontaliere, quali gli eurodistretti e, se necessario, le euroregioni interessate. Questo comitato ha il compito di coordinare tutti gli aspetti dell’osservazione territoriale transfrontaliera tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania, di definire una strategia comune per la selezione dei progetti prioritari, di monitorare e proporre soluzioni alle difficoltà incontrate nei territori di confine e di analizzare l’impatto della nuova legislazione sui territori di confine.
Articolo 15
Entrambi gli Stati si sono impegnati a perseguire l’obiettivo del bilinguismo nei territori di confine e a sostenere le comunità di confine nello sviluppo e nell’attuazione di strategie adeguate.
Articolo 16
I due Stati faciliteranno la mobilità transfrontaliera migliorando l’interconnessione delle reti digitali e fisiche tra loro, compresi i collegamenti ferroviari e stradali. Essi lavoreranno in stretta collaborazione nel campo della mobilità innovativa, sostenibile e inclusiva per sviluppare approcci o norme comuni per entrambi gli Stati.
Articolo 17
I due Stati incoraggiano la cooperazione decentrata tra le autorità dei territori non confinanti. Essi si impegnano a sostenere le iniziative lanciate da queste comunità che vengono attuate in questi territori.
Capitolo 5 Sviluppo sostenibile, clima, ambiente e affari economici.
Articolo 18
Entrambi gli Stati stanno lavorando per rafforzare il processo di attuazione degli strumenti multilaterali relativi allo sviluppo sostenibile, alla salute globale e alla protezione dell’ambiente e del clima, in particolare l’accordo di Parigi del 12 dicembre 2015 e il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile fino al 2030. A tal fine, essi agiscono in stretta relazione per formulare approcci e politiche comuni, in particolare istituendo meccanismi per la trasformazione delle loro economie e promuovendo azioni ambiziose per combattere i cambiamenti climatici. Assicurano l’integrazione della protezione del clima in tutte le politiche, compresi regolari scambi intersettoriali tra governi in settori chiave.
Articolo 19
I due Stati faranno avanzare la transizione energetica in tutti i settori pertinenti e, a tal fine, svilupperanno la loro cooperazione e rafforzeranno il quadro istituzionale per il finanziamento, lo sviluppo e l’attuazione di progetti comuni, in particolare nei settori delle infrastrutture, delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Articolo 20
(1) I due Stati stanno approfondendo l’integrazione delle loro economie al fine di creare una zona economica franco-tedesca con regole comuni. Il Consiglio economico e finanziario franco-tedesco promuove l’armonizzazione bilaterale delle loro legislazioni, in particolare in materia di diritto commerciale, e coordina regolarmente le politiche economiche tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania al fine di promuovere la convergenza tra i due Stati e migliorare la competitività delle loro economie.
(2) I due Stati istituiscono un “Consiglio franco-tedesco di esperti economici” composto da dieci esperti indipendenti per formulare raccomandazioni ai due governi sulla loro azione economica.
Articolo 21
I due Stati stanno intensificando la loro cooperazione nel campo della ricerca e della trasformazione digitale, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale e delle innovazioni dirompenti. Promuoveranno orientamenti internazionali sull’etica delle nuove tecnologie. Per promuovere l’innovazione, hanno avviato iniziative franco-tedesche aperte alla cooperazione a livello europeo. I due Stati istituiranno un processo di coordinamento e un finanziamento congiunto a sostegno dei programmi comuni di ricerca e innovazione.
Articolo 22
Gli stakeholders e gli attori interessati di entrambi i paesi si sono riuniti in un Forum per il futuro franco-tedesco per lavorare sui processi di trasformazione delle loro società.
Capitolo 6 Organizzazione.
Articolo 23
Le riunioni tra i governi dei due Stati si svolgono almeno una volta all’anno, alternativamente nella Repubblica francese e nella Repubblica federale di Germania. Dopo l’entrata in vigore del presente trattato, il Consiglio dei ministri franco-tedesco adotta un programma pluriennale di progetti di cooperazione franco-tedesca. I segretari generali della cooperazione franco-tedesca responsabili della preparazione di queste riunioni controllano l’attuazione del programma e riferiscono al Consiglio dei ministri.
Articolo 24
Un membro del governo di uno dei due Stati partecipa, almeno una volta ogni trimestre e alternativamente, al Consiglio dei ministri dell’altro Stato.
Articolo 25
I consigli, le strutture e gli strumenti della cooperazione franco-tedesca sono soggetti a revisione periodica e, se necessario, sono adeguati senza indugio agli obiettivi fissati di comune accordo. La prima di queste revisioni dovrebbe aver luogo entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente trattato e proporre gli adeguamenti necessari. I segretari generali della cooperazione franco-tedesca valutano regolarmente i progressi compiuti. Essi informano i parlamenti franco-tedeschi e il Consiglio dei ministri franco-tedesco dei progressi generali della cooperazione franco-tedesca.
Articolo 26
Rappresentanti delle regioni e dei Länder, nonché del comitato di cooperazione transfrontaliera, possono essere invitati a partecipare al Consiglio dei ministri franco-tedesco.
Capitolo 7 Disposizioni finali.
Articolo 27
Il presente trattato integra il trattato del 22 gennaio 1963 tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania sulla cooperazione franco-tedesca ai sensi del paragrafo 4 delle disposizioni finali di tale trattato.
Articolo 28
I due Stati si informano reciprocamente, attraverso i canali diplomatici, dell’espletamento delle procedure nazionali necessarie per l’entrata in vigore del presente Trattato. Il presente trattato entra in vigore alla data di ricevimento dell’ultima notifica.

Avv. Marco Mori, CasaPound Italia – autore de “La morte della Repubblica”, disponibile on line e nei Mondadori store.

Comunisti col Rolex. - Marco Travaglio



(pressreader.com) – Essendo poco pratici del ramo, prendiamo ogni giorno diligenti appunti su caratteristiche e requisiti della sinistra italiana in piena riscossa contro il governo destrorso che stanzia 7 miliardi per i poveri e 3 miliardi per i pensionati. Una sinistra che, secondo Romano Prodi, sarebbe “senza idee e senza leader”. Invece ne ha fin troppi, da vendere.
La sinistra è il compagno Luigi Marattin, capogruppo del Pd in commissione Bilancio della Camera, che difende la Francia dalle “bufale” e dalle “cialtronate” dei terribili sovranisti sul franco coloniale Cfa che contribuisce col cambio fisso, i ricatti commerciali e le truppe di occupazione al rigoglioso benessere di ben 14 Paesi africani.
La sinistra è il compagno Pd tutto che chiama “alleata” e “amica” la Francia del compagno Macron che protegge decine di nostri assassini latitanti; chiude i porti e le frontiere ai migranti; incrimina chi assiste donne straniere incinte; deporta migliaia di rifugiati oltre i nostri confini violando la sovranità italiana a Bardonecchia e Claviere.
La sinistra sono Cgil, Cisl e Uil che annunciano la mobilitazione generale contro la manovra del governo che destina quasi 10 miliardi per la povera gente.
La sinistra è il compagno Matteo Renzi che, a bordo di un motoscafo proletario a Venezia, deride i 5 milioni di poveri in attesa del reddito di cittadinanza (“assistenzialismo”, “baciamano istituzionalizzato”, “sussidio a chi vuole starsene sul divano”), in perfetta sintonia col compagno François Hollande che – come rivelò la sua ex fidanzata Valerie Trierweiler – chiamava simpaticamente i poveri “gli sdentati”.
La sinistra è la compagna Maria Elena Boschi che, reduce dal Capodanno a Marrakech e dalla cena con Salvini da 6 mila euro a tavolo, scambia lo Stato sociale per il gruppo musicale arrivato secondo a Sanremo e se la ride alle spalle dei poveri che aspettano il reddito (“Una vita in vacanza”, ahah).
La sinistra è il compagno Sandro Gozi del Pd che lancia l’idea di un bel referendum per abrogare il reddito di cittadinanza (“È l’occasione per una grande mobilitazione civica. Sono disposto a metterci subito la faccia contro questo obbrobrio”), subito raccolta dai compagni Vittorio Feltri, Pietro Senaldi, Giorgia Meloni e Mara Carfagna.
La sinistra è il compagno Paolo Gentiloni che, perse le elezioni, da premier dimissionario in carica per gli affari correnti, pensò bene di piazzare un decretino che depenalizza l’appropriazione indebita in mancanza di querela.
Così ora vanno in fumo il processo al cognato di Renzi e ai di lui fratelli per gli ammanchi milionari all’Unicef (che non li ha querelati) e il processo a Bossi padre&figlio per una parte dei 49 milioni rubati dalla Lega (che non li ha querelati).
La sinistra è il compagno Bobo Giachetti che chiama i compagni di LeU “scappati da casa”, ma “punta ai voti di Forza Italia e di LeU”.
La sinistra sono i senatori del Pd che votano con Lega e FI per salvare dai processi quattro colleghi, fra cui Maurizio Gasparri (FI) che diede del pregiudicato a Roberto Saviano e Cinzia Bonfrisco (Lega) imputata per corruzione e associazione per delinquere.
La sinistra sono i deputati del Pd che l’altroieri, sempre in coro con i forzisti, hanno zittito al grido di “buffone! buffone! vergogna! vergogna! chiedi scusa! vai in Procura!” il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, reo di profanare l’Aula parlando addirittura di corruzione, sortendo sui colleghi lo stesso effetto dell’aglio sui vampiri con spericolate affermazioni del tipo: “La corruzione non necessita di essere raccontata o dimostrata con i dati, perché in Italia si vede a occhio nudo: ogni volta che una catastrofe naturale provoca danni devastanti perché le opere pubbliche sono state mal costruite o risparmiando sui materiali; ogni volta che un giovane italiano è costretto a espatriare perché per trovare lavoro o vincere un concorso bisogna spesso ungere le ruote giuste…”. Alla fine il presidente Roberto Fico, sopraffatto dalla gazzarra, era costretto a sospendere la seduta, perché dal vocabolario della nuova sinistra la parola corruzione è bandita.
La sinistra sono i compagni che hanno sempre chiamato “lager” i Cara (Centri di accoglienza richiedenti asilo) e ora strillano perché viene chiuso uno dei più scandalosi: quello di Castelnuovo di Porto, eredità di Mafia Capitale, mezzo abusivo e senza neppure un contratto regolare di affitto secondo l’Anac, mal gestito e in pessime condizioni igieniche, contro cui aveva condotto un’inchiesta molto documentata il manifesto e che già Minniti voleva chiudere due anni fa. A quando una bella manifestazione in difesa del Cara di Mineo?
La sinistra è il Pd che, con Renzi, la Cirinnà, la Fedeli, la Garavini e il giovane astro nascente Pier Ferdinando Casini, si appella al governo insieme a Lega, FI e Fd’I affinché si schieri subito, senza se e senza ma, dalla parte del “mondo libero”: che poi sarebbe il golpista Juan Guaidó, autoproclamatosi presidente del Venezuela, al posto del titolare eletto Nicolás Maduro, con la benedizione di Trump.
La sinistra è il compagno redivivo Giuliano Pisapia, “partito comunista ma mai arrivato” (da Comunisti col Rolex di J-Ax e Fedez) che, mentre firma l’appello del compagno Calenda, riceve nella sua modesta magione milanese la visita dei ladri che gli portano via l’argent de poche: 300 mila euro in gioielli e orologi.
Ora, stabilito finalmente che cos’è la sinistra, rimane da capire cosa sia la destra e cosa le resti da fare, casomai avanzasse qualcosa, per non restare disoccupata.
“Comunisti col Rolex”, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 25 Gennaio 2019

mercoledì 23 gennaio 2019

"L'Air Force Renzi un aiuto di Stato ad Alitalia" Corte dei Conti in picchiata sull'aereo in leasing.



L'Airbus strapagato e mai usato. Etihad non lo rivuole: verso il ricorso al Tar.

Roma L'Airbus A-340, meglio conosciuto come Air Force Renzi, che l'attuale governo sta cercando di ridare indietro a Etihad, sarebbe finito al centro di un'inchiesta della Corte dei conti, che starebbe indagando per capire il perché un velivolo che all'epoca in cui fu preso in leasing valeva sul mercato non più di 50 milioni di euro sia stato, invece, fermato dall'esecutivo di allora per 168 milioni 205mila euro.
Ammontare che sarebbe stato versato man mano se il contratto fosse stato portato a termine.
Il sospetto è quello di un aiuto di Stato ad Alitalia, società che all'epoca in cui sugli scranni di palazzo Chigi sedeva l'ex premier Matteo Renzi, era già in forte crisi. E che dall'operazione, senza far nulla, incassò 7,3 milioni di euro, a cui si aggiunsero 31 milioni per la manutenzione. Ma sulle tracce di possibili inghippi starebbe anche la magistratura ordinaria che, secondo fonti del Giornale, starebbe per tirar fuori la verità sul perché l'uomo di punta del Giglio magico e i suoi ministri vollero a tutti i costi quell'aereo così antieconomico e inutile.
La storia è semplice da raccontare e di fronte agli occhi di tutti.
Nel 2015 la presidenza del Consiglio chiese un parere all'Aeronautica militare su un possibile leasing per l'A-340. La Forza armata, che all'epoca era guidata dal generale Pasquale Preziosa, dette parere tecnico negativo, indicando i vari svantaggi. La scelta, nonostante ciò, venne imposta. L'aereo arrivò in Italia e fu verniciato a settembre 2015, con la scritta «Repubblica italiana», quando ancora del contratto non c'era neanche l'ombra, così come i documenti non erano ancora stati firmati quando a dicembre i piloti italiani partirono per l'addestramento.
Peraltro, di quell'aereo non c'era necessità anche perché solo il 5 per cento dei voli di Stato era così lungo da aver bisogno di uno scalo di un'ora per il rifornimento di carburante e gli altri li facevano senza problemi i velivoli del 31esimo stormo. La dimostrazione sta nel fatto che Renzi non ha mai volato su quell'aereo.
Ma ci sono altri punti veramente poco chiari.
Anche i Falcon 900 dati alla Cai, l'agenzia di trasporto dei servizi italiani, sono andati via, come racconta qualche bene informato, «a parole». Partirono da Ciampino per essere riconfigurati da velivoli civili quando ancora non erano stati sistemati i documenti con Armaereo, la Direzione per gli armamenti aeronautici e l'aeronavigabilità.
Il ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, e il vicepremier Di Maio hanno fatto una vera e propria crociata, con tanto di teatrino con i giornalisti in hangar a Fiumicino, chiarendo che l'Air Force Renzi tornerà presto ai legittimi proprietari. La verità è che Etihad non ci pensa nemmeno a riprendersi un aereo che non serve più a niente, tanto che ha aperto un contenzioso con Alitalia, che rischia penali altissime, così come lo Stato italiano. Etihad avrebbe anche fatto ricorso al Tar.
Cosa certa è che tutti coloro che hanno cercato di osteggiare la corsa di Renzi verso l'acquisizione in leasing dell'aereo, prima o poi si sono trovati indagati dalla Procura militare per i motivi più disparati. Come è successo allo stesso Preziosa, accusato di accanimento nei confronti di un altro generale. È poi stato assolto, dimostrando la sua innocenza, ma anche di aver ragione sull'aereo. Altri, invece, sono saliti momentaneamente sul carro del vincitore, battendosi il petto per un velivolo che, lo ha dimostrato il tempo, è pronto per essere rottamato.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/lair-force-renzi-aiuto-stato-ad-alitalia-corte-dei-conti-1632362.html?mobile_detect=false

Buchi neri, trovata una prova della radiazione di Hawking. - Viola Rita

(foto: Science Photo Library/Mark Garlick/Getty Images)
foto: Science Photo Library/Mark Garlick/Getty Images

Un gruppo di ricerca ha riprodotto in laboratorio un fenomeno che può essere assimilato a quello che avviene intorno a un buco nero. Per farlo ha utilizzato un particolare sistema con fibra ottica ed ha osservato un effetto che potrebbe essere proprio la radiazione di Hawking. 

Stephen Hawking aveva ragione: i buchi neri potrebbero emettere una qualche radiazione. Ora arriva una nuova prova sperimentale della radiazione di Hawking, formulata nel 1974 dal noto fisico, icona mondiale della scienza, scomparso nel marzo 2018. Un gruppo di scienziati, guidati dall’Istituto Weizmann, in Israele, ha ricreato in laboratorio un fenomeno che può essere considerato analogo all’emissione di radiazione da un buco nero. La ricerca è stata pubblicata su Physical Review Letters.

Il buco nero è una regione dello spazio-tempo dalle caratteristiche estreme, che non possono essere spiegate con la fisica classica. La sua gravità è talmente elevata che comprime la materia fino a una densità praticamente infinita e nulla, neanche la luce, può sfuggirgli e allontanarsi: secondo le teorie classiche, in particolare la teoria della relatività formulata da Einstein, nessun tipo di radiazione può uscire da un buco nero

Tuttavia, in tempi relativamente recenti, nel 1974, Stephen Hawking ha introdotto l’ipotesi che i buchi neri possano emettere una qualche radiazione, che prende il nome di radiazione di Hawking.

Hawking ha dimostrato, a livello teorico, che questa radiazione termica può fuoriuscire a causa di particolari effetti quantistici. L’emissione di una radiazione implica inoltre che ciascun buco nero stia evaporando, anche se molto lentamente. E questa radiazione sarebbe troppo debole per essere osservata, dato che è coperta da quella cosmica a microonde.

Ma non si possono riprodurre in laboratorio un buco nero e le sue emissioni. Per questo, da tempo gli scienziati studiano metodi alternativi per trovare fenomeni che possano essere assimilati a quello che avviene in un buco nero. Per esempio, si può utilizzare al posto della radiazione luminosa, quella sonora, in particolare le onde acustiche provenienti da un materiale, detto condensato di Bose-Einstein, che rappresenterebbe il buco nero: una prova che è già stata fornita in tempi recenti.

Un’altra ipotesi, poi, quella esplorata oggi, riguarda lo studio di onde luminose emesse da una fibra ottica. I ricercatori, coordinati da Ulf Leonhardt dell’Istituto Weizmann, hanno messo a punto un metodo basato sull’uso di fibre ottiche. Per capire come funziona il loro sistema, Leonhardt fornisce un paragone della vita reale. Si può pensare a un fiume che scorre sempre più velocemente fino a quando non confluisce in una cascata, che è appunto il buco nero. Subito prima di toccare la cascata, l’acqua del fiume raggiunge una velocità molto elevata, superiore a quella che consente a un pesce di nuotare e non essere risucchiato dalla cascata. Questo punto si chiama orizzonte degli eventi, che indica la superficie oltre la quale nulla può sfuggire al buco nero.

Per capire cosa succede in un buco nero bisogna trovare un analogo per ricreare in laboratorio l’orizzonte degli eventi, al di là del quale tutto viene risucchiato. Per farlo, scienziati hanno utilizzato una fibra ottica con micro-percorsi all’interno, che rappresenta il fiume. Nel piccolo tunnel della fibra vengono sparati due impulsi ultra-veloci di luce laser di colori diversi si inseguono fra loro. Il primo interferisce col secondo e questa interferenza, molto intensa, crea una sorta di orizzonte degli eventi – un po’ come quando il fiume sta per confluire nella cascata – che cambia le proprietà fisiche della fibra, in particolare generando una distorsione, un cambiamento del suo indice di rifrazione.

A questo punto, i ricercatori hanno utilizzato un terzo impulso luminoso: dalle osservazioni emerge che questa luce aggiuntiva genera una radiazione a frequenza negativa, ovvero una radiazione idealmente in uscita invece che in ingresso dal buco nero, emessa dal sistema che riproduce il buco nero.

Questa osservazione, spiegano gli autori, fornirebbe una prima prova della radiazione di Hawking, anche se l’obiettivo finale desiderato da tutti gli astrofisici sarebbe quello di ottenerla spontaneamente dal sistema che riproduce il buco nero invece che stimolarla con un ulteriore impulso luminoso.

https://www.wired.it/scienza/spazio/2019/01/22/buchi-neri-prova-radiazione-hawking/?fbclid=IwAR2KAWuO-bSjB9Nlmi8ZljmXZdImRb3RpWkLH9T0mxEG4RcGbbbyz-2e3ZU

martedì 22 gennaio 2019

Di Maio svela il trucco del Franco coloniale CFA. - Maurizio Tortorella



Davanti agli occhi preoccupati di Fabio Fazio, con ampio gesto teatrale, domenica sera Alessandro Di Battista ha strappato una banconota sul tavolo di Che tempo che fa, sostenendo che quel pezzo di carta sia lo strumento attraverso il quale la Francia continua a sfruttare le risorse del Continente nero, ne frena la crescita e obbliga i giovani a emigrare: «Finché non si eliminerà questa moneta», ha aggiunto l’ ex parlamentare grillino, «le persone continueranno a scappare dall’ Africa e a morire in mare».

Poco dopo Giorgia Meloni, sventolando una banconota simile nella trasmissione Non è l’ Arena di Massimo Giletti, è andata all’ attacco del «neocolonialismo francese, che fa usura con la sua valuta». Ma già la mattina di domenica aveva aperto le ostilità Luigi Di Maio, che parlando alla folla di un comizio ad Avezzano l’ aveva indicata come «moneta imposta con la quale la Francia finanzia il suo debito pubblico sfruttando le sue ex colonie». Affermazione che 24 ore dopo ha prodotto la convocazione della nostra ambasciatrice a Parigi Teresa Castaldo (che, per la cronaca, quando era di stanza in Argentina ospitò la Boschi per far campagna per il sì al referendum costituzionale) da parte del ministero degli Esteri francese «a seguito di frasi ostili e senza motivo».

Il vicepremier, in serata, ha poi rincarato la dose: «Non è un caso diplomatico, è tutto vero. La Francia, stampando una moneta per 14 stati africani, impedisce lo sviluppo dell’ Africa e contribuisce alla partenza dei migranti che poi muoiono sulle nostre coste». Poi una richiesta all’ Ue: «Chiederemo all’ Europa di affrontare il tema della decolonizzazione dell’ Africa che non è mai finita».



La valuta delle 1.000 polemiche è il franco Cfa, istituito il 25 dicembre 1945 per iniziativa del presidente francese Charles De Gaulle, e da quel momento divenuto moneta comune per circa 160 milioni di abitanti in 14 Paesi africani.

Di questi, 12 erano colonie francesi (Camerun, Ciad, Gabon, Repubblica Centrafricana, Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’ Avorio, Mali, NIger, Senegal e Togo) e due erano colonie portoghesi (Guinea Equatoriale e Guinea Bissau).

Settantaquattro anni fa, la sigla Cfa significava «Colonie francesi d’ Africa» e oggi non è mutata, ma (con qualche ipocrisia) sta per «Comunità finanziaria africana».

Da allora, il franco Cfa è sempre stato stampato fisicamente dalla Banque de France e ha avuto il cambio fisso prima con il franco francese e oggi con l’ euro. Secondo i suoi tanti detrattori, certo non soltanto italiani, attraverso quella valuta «imposta» Parigi ha sempre tenuto letteralmente per il collo i 14 Paesi aderenti: metà del valore dei franchi Cfa emessi ogni anno, l’ equivalente di una dozzina di miliardi di euro, viene trattenuto a Parigi su un conto speciale del ministero del Tesoro come garanzia per compensare eventuali fluttuazioni del cambio.

Quindi paradossalmente, sia pure in piccola parte, con i soldi degli africani Parigi finanzia il suo debito pubblico. L’ aspetto ancora più contestato, però, è che il cambio troppo alto del franco Cfa da anni strangola le economie africane, e così spinge i loro abitanti all’ emigrazione.

La primogenitura dell’ attacco al franco Cfa storicamente spetta a Fratelli d’ Italia.
Oggi la bandiera di guerra sventola anche nelle mani del Movimento 5 stelle, da mesi all’ attacco frontale di Emmanuel Macron. Anche in questo in piena sintonia con il movimento dei «gilet gialli» (che in dicembre avevano colorato un’ affollata protesta di piazza contro il franco Cfa a Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana), i grillini sostengono che nella moneta «teleguidata» da Parigi si nasconda un vergognoso residuo di colonialismo che comprime l’ economia africana, e puntano il dito sui suoi potenti effetti migratori, disastrosi soprattutto dal punto di vista italiano.
Sicuramente il franco Cfa, da anni, è quantomeno una moneta controversa: lo scorso settembre, per esempio, una giornalista francese, Fanny Pigeaud, e l’ economista senegalese Ndongo Samba Sylla hanno pubblicato il saggio L’ arma invisibile della Françafrique: storia del franco Cfa. Il libro presenta la moneta come «causa principale del sottosviluppo». I due ricordano che il franco Cfa impedisce agli Stati aderenti al trattato del 1945 di manovrare i tassi di cambio e di organizzare una loro politica monetaria. Se i 14 Paesi dovessero esportare stabilmente in Europa e in Usa, dovrebbero utilizzare una moneta più competitiva, come quelle asiatiche, mentre l’ euro è quasi sempre più forte del dollaro.

È vero che il franco Cfa da 74 anni è uno strumento di controllo a distanza delle vecchie colonie, nelle mani di Parigi.

La Gran Bretagna, che pure conserva intensi legami commerciali con il suo antico impero nel Commonwealth, non ha mai obbligato nessuno dei suoi 54 ex possedimenti all’ uso di un cambio fisso con la sterlina, né alla creazione obbligatoria di una moneta collegata.
Chi invece minimizza la questione sostiene che il franco Cfa non abbia nulla di vessatorio né di obbligatorio, e che garantisca soltanto stabilità.

Nel luglio 2017, in effetti, un Macron appena eletto presidente aveva affrontato il tema parlando a Bamako, in Mali: «Se non si è felici nella zona franco Cfa», aveva dichiarato monsieur le president, «la si lascia e si crei una propria moneta come hanno fatto Mauritania e Madagascar. Se invece si resta dentro, bisogna smetterla con le dichiarazioni demagogiche che indicano il franco Cfa come capro espiatorio dei vostri fallimenti politici ed economici, e la Francia la fonte dei vostri problemi».
Però va ricordato che chi ha tentato in passato di uscire dal franco Cfa, proprio come il Mali e la Costa d’ Avorio, è stato velocemente costretto alla retromarcia dalle pesanti contromisure finanziarie di Parigi.

Quanto all’ emigrazione, chi minimizza gli effetti del franco Cfa sottolinea che, per l’ Italia, gli sbarchi di immigrati partiti dai 14 Paesi nel 2018 sarebbero piccola cosa: «Il primo Paese che adotta il franco Cfa è la Costa D’ Avorio, da cui sono arrivate 1.064 persone su 23.370», si leggeva ieri su ilfoglio.it. Però, in base ai dati ufficiali dell’ Alto commissariato delle Nazioni unite, la Guinea (la statistica non indica se si tratti della Guinea Bissau o di quella Equatoriale) è il primo Paese di provenienza per quanti l’ anno scorso hanno attraversato il Mediterraneo e sono sbarcati in Europa: 13.068 immigrati, l’ 11,5% del totale; il Mali si è piazzato al terzo posto con 10.347 immigrati, il 9,1%; e la Costa d’ Avorio si è piazzata all’ ottavo posto con 6.085 sbarcati, il 5,3% del totale. Insieme, i tre Paesi valgono il 25% dell’ emigrazione nel Vecchio continente. 

(Maurizio Tortorella – la Verità)

https://infosannio.wordpress.com/2019/01/22/di-maio-svela-il-trucco-del-franco-coloniale-cfa/