giovedì 28 febbraio 2019

Di Maio: «Tutti i risparmi della spending review al taglio del cuneo». - Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci






Tariffe Inail, reddito di cittadinanza, decreto dignità e produttività. Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio parla con Il Sole 24 Ore dopo la firma del decreto che aggiorna le tariffe Inail con un risparmio per le imprese stimabile in circa 500 milioni. Ecco le risposte di Luigi Di Maio.
Con l'aggiornamento delle tariffe Inail inizia l'operazione taglio del cuneo? «È un primo passo importante che le piccole e medie imprese aspettano da oltre 20 anni. Abbiamo abbassato le tariffe Inail per dare alle imprese un primo vero sgravio sul costo del lavoro. Nel 2019 il vantaggio netto delle imprese in termini di minori costi è stimabile in oltre 500 milioni di euro. In totale le imprese risparmieranno oltre 1,7 mld di euro. Il cuneo fiscale è un tema centrale e da lì passa la possibilità per il Paese di essere competitivo. È un obiettivo che perseguiamo come esecutivo e che sappiamo di dover maneggiare con cura»
Sarà una riduzione generalizzata e strutturale? «L’abbassamento delle tariffe è strutturale e generalizzato, abbiamo lavorato con l’Inail affinché ci fossero tariffe più legate al tasso di incidenti e abbiamo inserito nuove professioni. Un salto nel futuro. Entrano le attività legate alla produzione di nanomateriali, un settore di produzione prima non presente che invece è in forte crescita con produzioni di alta qualità. Poi sono state inserite le attività di consegna merci in ambito urbano, come i rider che stranamente non erano previsti anche se le vecchie tariffe sono state realizzate negli anni ’90 quando erano in auge gli antenati dei rider, i pony express: sono i misteri della burocrazia di questo paese. Questo lavoro ha anche razionalizzato le voci tariffarie che sono passate da 739 a meno di 595. Abbiamo eliminato voci obsolete che non consentivano una stima puntuale delle tariffe. In definitiva recuperiamo 20 anni di ritardo in cui le nostre imprese hanno pagato più del dovuto».
Trattandosi di una riduzione media del 32%, c'è il rischio che qualche impresa paghi di più? «I tassi medi per le imprese sono ridotti di quasi un terzo. Si passa dal 26,53 per mille del 2000 al 17,85 per mille. Ma questo non vuol dire che qualcuno pagherà in più. I singoli tassi di premio, non superano mai quelli previsti dalla Tariffa 2000. Invece per alcune categorie il risparmio è anche del 50%. Un risultato importante e concreto che le aziende toccheranno con mano ogni volta che pagheranno gli stipendi. Le porto ad esempio due casi: un’impresa di costruzione edile con imponibile retributivo annuo dichiarato di 200.000€ pagava un premio assicurativo con la vecchia tariffa di 26mila euro , nel 2019 con la nuova tariffa pagherà 22mila euro con una riduzione del 15 per cento. Un’impresa che effettua lavori di falegnameria con un imponibile retributivo annuo dichiarato di 200mila euro pagava un premio assicurativo di 20mila euro con la vecchia tariffa, invece verserà nel 2019 di 11.964 euro con un risparmio del 40%».
Prevedete altri interventi di riduzione del costo del lavoro, considerando che per mettere mille euro in busta paga l'azienda ne paga più di 1.800? «È un tema a cui teniamo molto, e sappiamo quanto è atteso dalle imprese italiane. Con la spending review di quest'anno abbasseremo il cuneo fiscale. Voglio ricordare che con il reddito di cittadinanza le aziende che offrono un lavoro ai cittadini che ne possono beneficiare, avranno diritto a un incentivo fino a un massimo di 18 mesi dell’assegno inizialmente previsto per quelle persone. Vale per tutte le imprese italiane e per quelle del Sud questa misura si potrà agganciare (raddoppiando) a un’altra di mia iniziativa, già approvata nell'ultima finanziaria. Si tratta della decontribuzione al 100% dagli oneri Inps, sul 2019 e il 2020, per quelle imprese che nel Mezzogiorno assumeranno con contratti stabili under35 o cittadini disoccupati da più di 6 mesi. Procediamo per step e dimostrando il lavoro coi fatti. Non con promesse. Ho già in programma un ciclo di incontri sui prossimi obiettivi da perseguire e li decideremo coi gli imprenditori e con le associazioni di rappresentanza».
Lo farete prima del Def di aprile? «Non prendo impegni sui tempi su una tema atteso e delicato e che ha un costo importante. Una cosa è certa: il 2019 sarà l’anno della spending review, dei tagli agli sprechi. Tutto quello che recupereremo lo useremo per abbassare il cuneo fiscale delle aziende, con massima priorità per il Made in Italy. In questi primi mesi di governo ci siamo attivati per realizzare una dopo l’altra le istanze che arrivano dalle imprese. Sono istanze che aspettano risposte da oltre 20 anni. Ne affrontiamo una per una senza prendere in giro nessuno su tempi e scadenza.
Il Senato ha approvato il decretone che andrà alla Camera. Come pensate di superare le criticità evidenziate dalle Regioni sui navigator? 
«La ringrazio per questa domanda perché mi permette di ripetere quello che ho già detto alle regioni. Come ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico non voglio togliere prerogative garantite dalla legge alle regioni. Voglio realizzare il percorso del reddito di cittadinanza e andare fino in fondo. Tutti dovranno essere pronti, per questo motivo è fondamentale partire con un’attività ad alto impatto per gestire i percettori e rilanciare le politiche attive del lavoro. Il ministero è pronto ad agire in piena collaborazione con le regioni, ci deve essere la volontà comune di realizzare un percorso unico nella storia di questo paese. In conversione è stato dato un segnale importante di attenzione alle regioni accogliendo la loro richiesta. Regioni ed enti potranno effettuare nuove assunzioni a tempo indeterminato non solo nei limiti della spesa sostenuta per il personale cessato l'anno precedente, ma anche per l'anno in corso, purché la facoltà di assumere sia stata effettivamente maturata, cioè a pensionamenti appena avvenuti. Questo consente un più rapido avvio delle 5600 assunzioni (4000 nuove e 1600 già previste) finanziate per i Cpi».
Avete incontrato i Caf che lamentano la mancanza della convenzione sul Rdc e la limitatezza di risorse. Come superare questi nodi? «Vi do una notizia, con i Caf l'accordo con Inps per la convezione è praticamente chiuso. Il ministero aggiunge una parte di risorse di circa 15 milioni di euro per la gestione delle pratiche del reddito. Stiamo lavorando in silenzio ma siamo operativi e pronti per partire. Ribadisco nuovamente un concetto, noi non stiamo realizzando una misura assistenziale, noi stiamo costruendo un nuovo mercato del lavoro. Che prevede formazione finalizzata e in cui le imprese sono un interlocutore importante. È il cosiddetto patto per il lavoro. Vogliamo recepire le richieste di skills e competenze di cui le aziende hanno bisogno e formare adeguatamente le persone. L’investimento di risorse che abbiamo messo nei centri per l'impiego, dando alle regioni oltre un miliardo di euro in due anni, serve a far funzionare il mercato del lavoro per tutti gli utenti e non solo per il percettore del reddito. Grazie al reddito di cittadinanza si può costruire davvero un mercato delle politiche attive per il lavoro. Esiste in tutto il mondo e gli italiani non potevano aspettare altro tempo».
Per quali acquisti si potrà usare la card Rdc e come evitare che i 100 euro in contanti non vengano spesi per lotteria o gratta e vinci? 
«Il prelievo di contanti è limitato a 100 euro e non accetto che gli italiani siano considerati disonesti solo a casua di qualche furbetto. È importante sottolineare che il reddito potrà essere speso in beni di prima necessità, per pagare l’affitto o il mutuo di casa, per fare la spesa o acquistare medicine. Un importante segnale per quella crescente parte di popolazione che vive in condizioni di disagio. Poi ricordo a tutti che i controlli saranno serrati e si rischia molto nel mettere in piedi truffe o spese non consentite, fino a 6 anni di carcere».
Sull’incremento del sussidio per disabili e famiglie numerose la maggioranza ha ritirato gli emendamenti. Li ripresenterete alla Camera? «Sulle misure per I disabili c'è la massima attenzione, abbiamo ritirato gli emendamenti per una questione di ammissibilità, ma dopo un drafting normativo li ripresenteremo alla Camera».

Sul tema della produttività. Sono oltre 42mila i contratti di secondo livello che spingono la produttività. C'e spazio per la completa detassazione per i premi? 
«È un tema importante ma oggi la soglia di 3mila euro copre già la gran parte dei premi di produttività. Come ho detto prima, se ci saranno risorse da investire le metteremo sul cuneo fiscale così da abbassare ulteriolmente il costo del lavoro e rendere competitivo il paese anche per investitori esteri. Un'Italia appetibile dal punto di vista del costo del lavoro è un'opportunità anche in vista della Brexit. E proprio su questo tema sono già al lavoro».
Decreto dignità, i dati evidenziano un aumento delle trasformazioni di contratti precari, un incremento del turn over e dei contratti di breve durata. Pensate di intervenire con correttivi sulle causali? 
«Io veramente mi attengo ai dati che ha diramato l’Inps il 21 febbraio scorso che indicano che non vi è alcun trade-off tra la tutela dei diritti del lavoro e la tutela dell'occupazione, che costituiva invece la giustificazione di molte delle politiche di liberalizzazione del mercato del lavoro implementate negli ultimi decenni. Nel complesso, nel 2018 si è registrato un importante incremento delle trasformazioni da tempo determinato a indeterminato: nello scorso anno i contratti di lavoro stabili sono quasi raddoppiati e sono aumentati di 228mila unità, evidenziata da una notevole accelerazione negli ultimi due mesi, con incrementi tendenziali superiori al 100%. Sono fiducioso che questi numeri saranno confermati anche nel 2019 e direi proprio che siamo sulla strada giusta».
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Decretone: dalla stretta sui migranti al Tfs statali, tutti i contenuti. - Andrea Gagliardi

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I requisiti.

Le principali modifiche introdotte a Palazzo Madama riguardano il reddito di cittadinanza, uno strumento pensato sia per combattere la povertà che per facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro. Nel corso dell'esame sono state approvate, su proposta della Lega, l'esplicitazione che i requisiti di residenza e soggiorno per il diritto al beneficio devono concorrere cumulativamente, la norma anti-furbetti in caso di divorzio o separazione, l'obbligo di certificazione dallo Stato estero in caso di stranieri. Aumentato anche il numero di ore che i beneficiari del reddito devono destinare a servizi di utilità sociale il cui tetto passa da 8 a 16 ore settimanali.

In casi di stop all'erogazione.

Su proposta M5S è stato introdotto lo stop per 12 mesi al Rdc per il singolo componente il nucleo familiare in caso di dimissioni volontarie e non più per l'intero nucleo così come un limite alla distanza in cui deve essere accettata un'offerta congrua di lavoro nel caso di famiglie con minori o disabili. Sempre in relazione all'offerta congrua viene specificato che, per quanto riguarda il requisito retributivo, dovrà essere di almeno 858 euro (il 10% del massimo di 780 euro previsto per il RdC).

La privacy.

E' stata inoltre rivista e rafforzata la tutela della privacy su alcuni aspetti come il monitoraggio delle spese effettuate con la carta Rdc. Lo Stato non vedrà le singole spese effettuate grazie al reddito di cittadinanza. L'Aula del Senato ha approvato infatti un emendamento del governo al decretone che recepisce le obiezioni del Garante. La modifica prevede quindi che lo Stato possa monitorare “i soli importi complessivamente spesi e prelevati” dalla Carta Rdc.

Niente limite ai rinnovi.

La Lega, dopo l'accordo con l'alleato M5S, ha ritirato, tra le altre, la proposta di consentire un solo rinnovo al reddito e anche quella che chiedeva di non sommare il bonus per le assunzioni al Sud con gli incentivi a chi assume beneficiari del sussidio. Il governo ha anche annunciato di lavorare per ampliare alle trasformazioni a tempo indeterminato e ai lavori a tempo parziale le mensilità destinate alle imprese.

Le sanzioni.

Sul versante delle sanzioni sono stati approvati, tra gli altri, l'emendamento che estende alle condanne definitive per reati di mafia e di terrorismo la revoca del RdC; quello che estende ai casi di collaborazione coordinata e continuativa irregolare la decadenza dal RdC; la maxi-sanzione (una maggiorazione del 20%) nel caso di impiego irregolare di beneficiari del RdC. Inoltre si consente all'ispettorato del lavoro l'accesso alle banche dati dell'Inps.

Gli incentivi per i datori di lavoro.

Sul fronte degli incentivi previsti per i datori di lavoro che assumono sono state approvate, tra gli altri, la norma che mette un tetto di 36 mesi all'obbligo per il datore di lavoro di non licenziare il dipendente pena la restituzione dell'incentivo e l'obbligo di essere in regola con le quote per i disabili a meno di assunzione di una persona che rientri nella categoria. Approvata anche una proposta a firma Leu che specifica che il bonus per i datori di lavoro in caso di assunzioni a tempo pieno e indeterminato vale anche per quelle “mediante contratto di apprendistato”.

L'accesso anticipato al Tfs.

Tra le novità, in materia previdenziale è stato previsto l'allungamento delle rate, da un massimo di 60 a un massimo 120 rate mensili, per la cosiddetta pace contributiva e la possibilità di accesso anticipato al Tfs con finanziamento bancario anche a dipendenti pubblici già in pensione nonché l'incremento a 45mila euro, da 30mila, dell'anticipo.

mercoledì 27 febbraio 2019

La Procura ha alzato il tiro Trema la “Catania bene”. - Antonio Condorelli

La Procura ha alzato il tiro Trema la “Catania bene”

Tecnologie sofisticate e grande sinergia con Finanza, Dia e Squadra mobile. Ecco cosa sta accadendo.

CATANIA – “Questa pesantezza dell'azione della Procura...non escluderei che possono fare un monitoraggio”. È il 19 marzo del 2018 quando il re dei commercialisti Antonio Pogliese viene intercettato dagli investigatori della Guardia di Finanza. Non si tratta di un'operazione come tante, gli inquirenti ipotizzano che ci sia stata un'evasione da 200milioni di euro. E' arrivano molto in alto con gli arresti eseguiti appena pochi giorni fa, ma è chiaro che la Procura, già da tempo, ha alzato il tiro.

Carmelo Zuccaro lo aveva assicurato il giorno dell'insediamento alla guida della Procura etnea: “Indagheremo sulla zona grigia”. Così aveva detto il 27 giugno del 2016. E così è stato. L'arrivo a Catania di Sebastiano Ardita e il potenziamento del gruppo specializzato sulla Pubblica amministrazione oggi guidato da Fabio Regolo hanno consentito di trasformare un ufficio che da sempre zoppicava nel settore dei colletti bianchi, in un modello investigativo non solo per la Sicilia.

GLI INVESTIGATORI – L'ufficio ha creato un asse con Guardia di Finanza, Squadra Mobile e Direzione Investigativa Antimafia, puntando sui reati economici, sulla corruzione e sui reati tipici dei colletti bianchi. Osando dove, prima, sicuramente per problemi organizzativi, non si riusciva ad arrivare. Era infatti normale, a Catania, portare al fallimento un'impresa, creare una nuova società, distrarre milioni di euro e mandare al macero i debiti. Adesso le cose sono cambiate.

“CATANIA BENE” - Gli inquirenti guidati da Salvi prima e da Zuccaro poi, sono entrati nelle stanze dei bottoni etnee, in quella di Mario Ciancio, in quella di Russo Morosoli, di Antonio Pogliese e sicuramente in molte altre, mettendo a nudo relazioni pericolose e consuetudini tipiche di una realtà parallela, fatta di colletti inamidati e fiumi di soldi, di strette di mano e complicità anche con esponenti delle istituzioniÈ il nuovo volto di quella “Catania bene” che ha fatto dei favori e delle relazioni il suo punto di forza, tanto che alcune indagini sono finite anche ai piani alti del tribunale amministrativo etneo, passando da importanti studi legali.

IL NUOVO VOLTO – Non è una sentenza definitiva, si tratta di uno stadio iniziale delle indagini che hanno portato all'esecuzione degli arresti, ma il giudice per le indagini preliminari Santino Mirabella ha riservato parole durissime agli indagati del “sistema” Pogliese: “Qui ci si trova davanti a soggetti assolutamente privi di scrupoli in ordine alla pervicacia la quale si violano, si bypassano, si eludono le regole, mettendo in piedi una struttura che di quelle regole sfrutta gli aspetti solo esteriori e che della sostanza delle norme trae solo la apparenza del loro rispetto. Tutte le obbligazioni verso lo Stato vengono viste come un ostacolo che con un buon allenamento si può saltare, ritenendo le proprie gambe sempre muscolarmente superiori all'asticella di volta in volta prospettata”.

CATANIA TREMA – Incrociando le date delle intercettazioni effettuate dalla Procura con il giorno di emissione delle varie ordinanze, si comprende che l'ufficio guidato da Zuccaro è andato molto avanti. C'è un anno di indagini da scoprire. Ed è possibile che ci sia molto altro, ancora, da raccontare sul vero volto di questa città.

https://m.catania.livesicilia.it/2019/02/24/la-procura-ha-alzato-il-tiro-trema-la-catania-bene_489026/?fbclid=IwAR0dN84UDKpvYZaVWZLSPoG83I_ozwxw5aSJSLrvYoB1Jks_bXyJ58Wtwfk

VERGOGNA A DI MARTEDI'. - Luigi De Socio

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Un indisponente Floris annuncia: "Siccome Di Maio ha fatto un appello a non spiegare come aggirare il Reddito di Cittadinanza, allora noi spiegheremo come aggirare il Reddito di Cittadinanza".
Segue uno squallido servizio in cui si spiega che con la Postepay del RdC si può acquistare una carta prepagata con la quale, poi, si possono acquistare i "gratta e vinci" senza farsi scoprire da quei cattivoni dei populisti (tanto cattivi da aver dato 780 euro mensili a chi non ha nulla).
Prima di tutto una domanda a Floris: "Irresponsabile che non sei altro, ma se per caso un padre di famiglia segue il tuo "consiglio" e poi cade nella rete dei controlli e si becca sei anni di galera, la moglie e i figli andranno a mangiare e dormire a casa tua??? Fatti una domanda e datti una risposta. E visto che ti trovi, mettiti davanti allo specchio e sputati in faccia".
Andiamo avanti.
Sorvoliamo per decenza sulla assurdità dell'ipotesi che una famiglia che non arriva a fine mese, allorchè riceva una Postepay con 780 euro mensili, invece di correre ad acquistare beni di prima necessità e ad accendere un cero di rilevanti dimensioni sotto l'immagine del santo a cui sono devoti, corra invece in preda a chissà quale demone ad acquistare una carta prepagata per tentare improbabili fortune.
Sorvoliamo anche sulla sontuosa dimostrazione di imbecillità da parte degli autori del servizio di La7, poichè qualsiasi acquisto effettuato con una Postepay è tracciabile. Ed è facilissimo rilevare ogni spesa "anomala", prima fra tutte l'acquisto di ricariche telefoniche (facilmente rivendibili), carte prepagate e altri oggetti non necessari.
Cosa rimane, allora, sotto gli occhi di tutti, di questa "trovata" del conduttore? Rimane la vergognosa ostentazione di poter impunemente consigliare ai telespettatori come frodare lo Stato, senza che nessuno possa impedirlo, celandosi vigliaccamente dietro il paravento della libertà di stampa e di informazione. Che purtroppo già da tempo si è trasformata nella ben più degenere libertà di denigrare gli onesti e di coprire i delinquenti.
Ignorando volutamente che la deontologia di chi fa informazione imporrebbe che il conduttore di un programma visto da milioni di telespettatori si assuma il compito di trasmettere messaggi di legalità e rispetto delle istituzioni, invece di fare il consulente dei frodatori dello Stato.
Come se in Italia, di furbetti e di ladri, non ce ne fossero già abbastanza.
Evidentemente, se dalle parti di Arcore c'è qualcuno con la "naturale attitudine a delinquere", a condurre i talk show ci sono soggetti con la "naturale attitudine a fare da consulenti ai delinquenti".
E poi ci chiediamo perchè, mentre l'Italia sta andando a puttane, la gente continua a votare proprio quelli che l'hanno distrutta.
https://www.facebook.com/alan.candia.1970/posts/10218519170356002

Da denunciare, l'istigazione a delinquere è un reato penale, previsto dall'art. 414  del vigente codice penale. 

Elezioni Sardegna, tre “impresentabili” eletti in Regione: sono imputati per droga, riciclaggio e concussione.

Elezioni Sardegna, tre “impresentabili” eletti in Regione: sono imputati per droga, riciclaggio e concussione

Nella lista dei candidati diffusa dall'Antimafia c'erano otto nomi: tre rischiavano la sospensione per la Severino perché condannati in primo grado. Nessuno di questi è stato eletto. Guadagnano un seggio in consiglio regionale tre candidati che non rispettano il Codice di Autoregolamentazione di Palazzo San Macuto. Sono Giovanni Satta e Antonello Peru, del centrodestra, e Gianfranco Ganau del centrosinistra.

Al momento non rischiano la sospensione per la legge Severino ma sono comunque imputati per reati gravi: dal riciclaggio, all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga fino alla concussione.  Sono i tre candidati definiti “impresentabili” dalla commissione Antimafia eletti al consiglio regionale della Sardegna. In totale erano otto i nomi contenuti dalla lista diffusa dal presidente Nicola Morra: cinque candidati non risultavano conformi al Codice di Autoregolamentazione di Palazzo San Macuto. “Altri tre candidati – spiegava Morra – hanno riportato sentenze di condanne in primo grado e ove eletti per la legge Severino scatterebbe la sospensione”. Nessuno di questi ultimi è stato eletto. La sospensione, però, potrebbe scattare per i tre candidati che hanno ottenuto l’elezione in consiglio regionale se i processi in cui sono imputati dovessero concludersi con una condanna. Gli “impresentabili” eletti appartengono ai due schieramenti che hanno ottenuto più voti: due sono del centrodestra del governatore Christian Solinas (uno del partito sardo d’Azione e uno di Forza Italia), uno al centrosinistra di Massimo Zedda (eletto col Pd).
GIOVANNI SATTA (Solinas presidente) – Non c’è ancora un elenco ufficiale a causa del ritardo dello spoglio ma secondo la stampa locale ha ottenuto la rielezione in Gallura Giovanni Satta del partito sardo d’Azione di Solinas. È imputato di tre procedimenti: per riciclaggio in concorso con altri al Tribunale di Nuoro, al tribunale di Tempio Pausania per riciclaggio, al tribunale di Cagliari per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dall’ingente quantitativo e dall’essere reato trans nazionale. Per quest’ultima accusa Satta, che figurava nella lista del candidato governatore per il centrodestra scelto da Matteo Salvini, era stato rinviato a giudizio il 20 dicembre 2017. L’indagine, che aveva preso avvio nell’estate del 2013, aveva portato al sequestro di 18 chili di cocaina, 4 chili di eroina e un chilo di marijuana, per un valore, se immessi sul mercato, di circa due milioni di euro. L’organizzazione – secondo l’accusa – garantiva l’approvvigionamento di stupefacenti nelle zone di Olbia e della Costa Smeralda. Satta, eletto in Consiglio regionale nelle fila dell’Uds, poi passato al Partito Sardo d’Azione-La Base, era stato proclamato consigliere regionale nell’aprile 2016 mentre era ancora in carcere a Sassari.  Quando era sindaco di Buddusò, in Gallura, Satta era stato da Luca Carboni, pluripregiudicato ucciso il 19 settembre 2017, che gli aveva telefonato per chiedergli di procurargli dell’esplosivo. Secondo gli inquirenti, Carboni faceva parte del sodalizio criminale che stava progettando tra l’altro il furto a scopo di estorsione della salma di Enzo Ferrari. Il 24 novembre 2018 Satta si trovava insieme a Salvini e ai candidati del centrodestra e del Partito sardo d’azione durante un incontro elettorale a Cagliari durante il quale il ministro dell’Interno annunciava di volere “liste pulite. “Non commento fatti e persone che non conosco”, aveva affermato il vicepremier.

ANTONELLO PERU (Forza Italia) – Imputato di concussione aggravataAntonello Peru era vicepresidente del Consiglio regionale in quota Forza Italia quando il 5 aprile 2016 era stato arrestato insieme ad altre 15 persone nell’ambito del secondo troncone d’inchiesta sugli appalti pilotati, più nota come Sindacopoli che nel 2015 aveva fatto finire in manette 21 persone tra amministratori locali, professionisti e funzionari. Sospeso dalla carica, il 14 novembre 2017 era tornato a ricoprire la poltrona di vicepresidente del Consiglio regionale. È stato rieletto a Sassari.
GIANFRANCO GANAU (Pd) – Presidente del Consiglio regionale uscente, Gianfranco Ganau è stato eletto dal Pd nella circoscrizione di Sassari. È imputato per tentata concussione in concorso. Il dibattimento è in corso. “Lo scorso 7 novembre finalmente – ha detto Ganau dopo la pubblicazione dei nomi degli impresentabili – dopo una lunghissima vicenda giudiziaria che mi ha visto coinvolto come imputato, la Procura di Sassari ha richiesto l’assoluzione per l’accusa di tentata concussione ‘perché il fatto non sussiste’”. Al centro del dibattimento la vicenda legata alla realizzazione di un centro commerciale e all’approvazione del Piano urbanistico comunale, che risale al 2008. Il procedimento era partito dalle accuse di un costruttore, Nicolino Brozzu, che si vide bloccare dal Comune e dalla Regione la pratica edilizia del centro commerciale Tanit, nella zona industriale di Predda Niedda, e decise di ricorrere al Tar. Secondo l’accusa, Ganau avrebbe cercato di convincerlo a ritirare il ricorso, poi respinto, ma il costruttore intanto aveva presentato un esposto in procura.

martedì 26 febbraio 2019

SCANDALO UNICEF, SCOVATO IL CONTO MILIONARIO: non solo un villone a Cascais, adesso spunta un’intera palazzina in centro a Lisbona. - Giacomo Amadori


VILLE COMPRATE CON LE DONAZIONI PER I BAMBINI: LE CARTE INGUAIANO I CONTICINI, FAMILIARI DI RENZI – DAL CONTO SU CUI ARRIVANO I SOLDI PER L’UNICEF, PARTE UN BONIFICO PER IL PORTOGALLO, E IL COGNATO DI RENZI DIVENTA PROPRIETARIO DI UNA VILLONA A CASCAIS – NON MANCA IL PARADISO FISCALE DI GUERNSEY, ISOLA DELLA MANICA DOVE PASSA CHI VUOLE PAGARE POCHE TASSE ED ESSERE POCO TRACCIABILE.
Giacomo Amadori per la Verità.
La saga dei 6,6 milioni di dollari, che alcuni parenti di Matteo Renzi avrebbero sottratto ai fondi per i bambini africani, si arricchisce di un nuovo capitolo grazie ad alcuni documenti di cui La Verità è entrata in possesso.
Le carte sembrano dimostrare come siano stati utilizzati i soldi inviati all’ estero da un conto corrente della Cassa di risparmio di Rimini riconducibile ai Conticini e sottoposto all’ attenzione della Procura. Alessandro e Luca sono accusati di appropriazione indebita e autoriciclaggio, mentre il fratello Andrea, il cognato dell’ ex premier, è indagato per riciclaggio.
Come abbiamo già riferito, i Conticini avrebbero effettuato, via bonifico, investimenti immobiliari in Portogallo tra il 17 novembre 2015 e il 4 aprile 2017. La Procura però, negli avvisi di garanzia, non specifica quali, anche perché non ci risulta siano state effettuate rogatorie nel Paese lusitano.
Ma La Verità ha scoperto che il 23 novembre 2015, alle 17 e 18 minuti, sei giorni dopo l’ invio del bonifico del 17 novembre, nel registro immobiliare della Conservatoria di Cascais è stato annotato l’ acquisto della spettacolare «villa Pandana» in Travessa Sao Carlos, 200 metri di area coperta e 1.215 di area scoperta. Gli acquirenti sono Alessandro Conticini e la moglie francese Valérie Quéré, i quali, ci informa l’ atto, hanno scelto come regime patrimoniale la comunione dei beni.
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Cascais
A vendere sono Fernando Carlos Rodrigues Martins, un docente di storia medioevale, e la consorte Maria Helena. A quanto risulta alla Verità l’ acquisto è stato fatto «cash», cioè senza l’ accensione di mutui. Dunque parte dei soldi provenienti dall’ Italia e che, secondo la Procura, arrivavano dalle donazioni dell’ Unicef e della Fondazione Pulitzer (che ammontavano in tutto a circa 10 milioni di dollari) sarebbero serviti per acquistare una sontuosa magione divenuta la residenza dei Conticini.
Grazie a un altro documento recuperato dalla Verità in Portogallo, emerge in modo inconfutabile che un altro immobile, un’ elegante palazzina di Rua de Santa Marta 66 a Lisbona, appartiene («piena proprietà», si legge nel certificato urbanistico dell’ Autorità fiscale e doganale, la nostra Agenzia delle entrate) alla società anonima Cosmikocean che, come già raccontato, è di Alessandro Conticini, della moglie e di altri due soci italiani. L’ edificio è in via di ristrutturazione ed è suddiviso in quattro lussuosi loft di circa 150 metri quadrati l’ uno, in vendita a un prezzo complessivo di 4.360.000 euro.
Anche in questo caso, considerata l’ accuratezza delle rifiniture, l’ affare immobiliare non pare avere lo scopo di ospitare piccoli denutriti o comunque in disgrazia, ma dà più l’ idea di una speculazione immobiliare destinata a far realizzare sostanziose plusvalenze.
Tra le contestazioni dei magistrati Luca Turco e Giuseppina Mione anche la sottoscrizione di obbligazioni della società Red Friar private equity limited Guernsey per 798.000 euro. Guernsey è una delle isole della Manica che gode di una tassazione privilegiata. È un «baliato» (complicato e arcaico sistema di governo retto da un «balivo») che dipende direttamente dalla Corona britannica, e non dal Regno Unito.
Caratteristica di queste isole sono i pascoli (a Guernsey esiste anche una razza bovina autoctona) e una tassazione bassissima, in alcuni casi azzerata. Per questo aziende, imprenditori e celebrità spostano capitali sull’ isola e molti dei loro nominativi sono emersi nei Paradise paper, come quelli del cantante degli U2 Bono Vox o della Apple, che ha trasferito su questo isolotto dalla superficie di 78 chilometri quadrati diversi uffici, dopo che l’ Irlanda ha inasprito il proprio regime fiscale agevolato.
Ma perché i Conticini hanno puntato proprio su Guernsey? L’ isola deve essere ben conosciuta alla famiglia di Valérie, che è originaria della Bretagna e precisamente di Morlaix, cittadina a circa 130 chilometri a Sudovest dell’ isola. I coniugi, poi, prima di trasferirsi in Portogallo, risultavano residenti a Guimaëc, un villaggio con meno di mille abitanti, ancora più vicino in linea d’ aria a Guernsey (120 chilometri). La famigliola ha investito in una società che ha la sede a St Peter, il capoluogo dell’ isola, dove a ogni cassetta postale corrispondono numerose società.
La Red Friar fa parte di un gruppo diretto da un australiano residente a Guernsey con la passione per le moto (è l’ editore di una rivista specializzata). Il suo nome è Warren Malschinger e risiede a Guernsey. Il quartiere generale è nell’ ottocentesca Warwick House dove ha sede dal 1921 il locale Sporting club e si trova proprio di fronte all’ Elizabeth college.
Warren è l’ amministratore delegato di Equity bridge asset management e vanta «oltre 20 anni di esperienza nel campo della finanza aziendale e degli investimenti internazionali». Il manager è direttore di più fondi onshore e offshore, tra cui il Red friar («Frate rosso»).
Dalle carte apprendiamo che i Conticini non avrebbero scommesso solo su questo piccolo paradiso fiscale, ma acceso anche conti correnti in Paesi in cui il segreto bancario è abbastanza ben custodito: a Capo Verde (Banco Caboverdiano De Negòcios) e alle Seychelles (Barclays bank).
Nel 2013 l’ Unicef deve aver sentito puzza di bruciato e ha messo alla porta i Conticini e la loro Play therapy Africa. Ha, invece, continuato a finanziarli, almeno sino al 2016, Cecille Stell Eisenbeis, un’ anziana filantropa, moglie di Michael Edgar Pulitzer, la quale, dagli Stati Uniti ha preso le loro difese, sebbene dica di averne perso le tracce tre anni fa.
L’ avvocato degli indagati, Federico Bagattini, raggiunto dalla Verità, risponde dal luogo di vacanza, che accidentalmente è il Portogallo.
Scherzando gli domandiamo se sia volato a Lagos, nell’ Algarve, per cancellare le prove contro i suoi clienti, e lui sta al gioco.
Poi però precisa: «Alessandro Conticini ha usato un suo conto corrente e non deve provare che i soldi erano suoi. È la Procura che deve provare che non lo erano, e che non ne poteva disporre. Io qui ho delle persone offese che dicono che hanno fatto i controlli e che per loro è tutto regolare. Punto».
Nel frattempo Alessandro e Valérie sembrano aver cambiato decisamente vita. Per esempio nel villone di Cascais, ad aprile, la signora aveva organizzato la nuova edizione del programma Clear1, una specie di corso pratico per accrescere l’ autostima e raggiungere i propri obiettivi.
«Qualunque sia il livello di avanzamento del tuo nuovo progetto (professionale o personale), desiderio profondo, percorso o progetto appena avviato, Clear porterà chiarezza per agire concretamente nella giusta direzione» si legge nella brochure di presentazione. Lo stage, di 32 ore, aveva la finalità di «delineare l’ obiettivo; sviluppare la visione; ascoltare l’ intuizione; accedere alle risorse; superare gli ostacoli; impostare la strategia e il piano d’ azione». Una lezione che i coniugi Conticini, secondo l’ accusa, devono aver introiettato con profitto.
La signora risulta essere anche «professionista Ho’ oponopono», un’ antica pratica hawaiana di risoluzione dei problemi attraverso la riconciliazione. Letteralmente significa «metti le cose al posto giusto» e il mantra dei sacerdoti guaritori in Occidente è stato così semplificato: «Mi dispiace, ti prego perdonami, ti amo, grazie». Chissà se tanto basterà ai magistrati.

https://www.mag24.es/2018/09/04/scandalo-unicef-scovato-il-conto-milionario-del-cognato-di-renzi-non-solo-un-villone-a-cascais-adesso-spunta-unintera-palazzina-in-centro-a-lisbona/

Euro, studio tedesco: “La Germania ci ha guadagnato più di tutti. Per gli italiani perdita di 73mila euro pro capite”.




Un rapporto del Centrum für europäische Politik stima in 23mila euro pro capite l'impatto positivo della moneta unica per i tedeschi tra 1999 e 2017. Seguono gli olandesi con 21mila euro di guadagni. Roma e Parigi guidano invece la classifica dei "perdenti". I numeri sono ricavanti confrontando l'andamento del pil con quello di altri Stati che non hanno adottato l'euro e che in precedenza avevano performance economiche simili.


La Germania e i Paesi Bassi hanno tratto enormi benefici dall’euro nei vent’anni trascorsi dalla sua introduzione, mentre per quasi tutti gli altri membri la moneta unica ha rappresentato un freno alla crescita economica. E l’Italia è il Paese in cui la moneta unica ha avuto i maggiori effetti negativi: senza l’euro, tra 1999 e 2017 il pil del Paese sarebbe aumentato di 4.300 miliardi di euro in più, pari a 73.600 euro pro capite. Sono le conclusioni a cui arriva lo studio 20 years of the euro: winners and losers del think tank tedesco Centrum für europäische Politik(Cep), secondo cui i Paesi membri che hanno promosso l’ortodossia di bilancio e criticato il salvataggio dei Paesi più indebitati sono stati i maggiori beneficiari della valuta unica. Dietro l’Italia nella classifica dei più penalizzati c’è la Francia, con una perdita di 56mila euro pro capite. Al contrario, i tedeschi grazie all’ingresso nell’Eurozona si ritrovano più ricchi di 23mila euro pro capite e gli olandesi di 21mila.

Vantaggi e perdite stimati con il metodo del “controllo sintetico” – Il report, firmato da Alessandro Gasparotti e Matthias Kulas, stima i guadagni e le perdite di pil determinati dall’ingresso nell’area euro con un metodo definito “controllo sintetico“. In pratica si tratta di confrontare le performance dei Paesi che sono entrati con quelle di diversi altri Stati (gruppo di controllo) che non hanno adottato l’euro e negli anni precedenti avevano registrato trend economici molto simili a quelli del Paese considerato. Lo studio si concentra otto paesi su 19 dell’area euro, quelli in cui c’è stato un lungo gap tra ingresso nella Ue e introduzione dell’euro, perché negli altri casi il risultato avrebbe potuto essere “distorto dall’ingresso nellUe e nel suo mercato unico”. I ricercatori specificano che il metodo non tiene conto di eventuali riforme messe in campo nei Paesi considerati. 








“L’Italia non ha capito come essere competitiva” – Per l’Italia il gruppo di controllo è costituito da Gran Bretagna (con un peso del 63,2%), Australia (31%), Israele (3,8%) e Giappone (2%), scelti perché nel periodo pre euro avevano pil pro capite non troppo diversi da quelli italiani. L’economia tedesca è stata invece messa a confronto con un paniere che comprendeva il Bahrain, il Giappone e la Gran Bretagna. “In nessun altro Paese tra quelli esaminati”, si legge nella scheda sulla Penisola, “l’euro ha causato simili perdite di prosperità. Questo è dovuto al fatto che il pil pro capite italiano ha ristagnato da quando è stato introdotto l’euro. L’Italia non ha ancora trovato un modo per essere competitiva all’interno dell’Eurozona. Nei decenni prima dell’euro il Paese a questo fine svalutava la sua moneta. Dopo l’introduzione dell’euro questo non è stato più possibile. Sarebbero state necessarie riforme strutturali. La Spagna mostra come queste riforme possano ribaltare il trend negativo”.
Nel 2017 impatto positivo di 280 miliardi per la Germania– Nel solo 2017, sostiene lo studio, il fatto di far parte dell’Eurozona ha avuto un impatto positivo di 280 miliardi per la Germania e un impatto negativo di 530 miliardi per l’Italia, pari a 8.700 euro pro capite. Gli effetti cumulati sulla prosperità nel periodo 1999-2017 – il 1999 è l’anno di debutto dell’euro sui mercati finanziari, anche se come moneta sarebbe entrato in circolazione solo nel 2002 – sono calcolati sommando i dati pro capite di ogni anno e “moltiplicando i risultati per il tasso di consumo medio nazionale del Paese” nel periodo prima dell’ingresso nell’euro.
La Grecia, si legge nel rapporto, “ha guadagnato molto nei primi anni dopo l’introduzione dell’euro, ma dal 2011 ha sofferto enormi perdite. Sull’intero periodo, il bilancio è lievemente positivo, per 2 miliardi o 190 euro per abitante”.