lunedì 18 marzo 2019

Sequestrate 8 associazioni di “volontariato” con affari per 20 milioni, 12 arrestati. - Giuseppe Nibali



Nuova maxi operazione coordinata dalla Procura di Catania, insieme a quella di Gela e svolta da Carabinieri e Polizia, volta a disarticolare una associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di vari delitti contro la pubblica amministrazione, come quelli di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e di frode nelle pubbliche forniture, nonché i delitti di estorsione e di maltrattamenti. Gli arrestati facevano dunque parte di una organizzazione che gestiva diverse cooperative e associazioni attive nell’opera socio-assistenziale di minori extracomunitari non accompagnati, persone diversamente abili ed anziani, allo scopo di accumulare, massimizzandoli, i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali
Le condotte illecite consistevano nell’eludere metodicamente ed in modo fraudolento, l’osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con vari enti della pubblica amministrazione, condotte che si concretizzavano poi, nel somministrare ai minori cibo di scarto, non garantendo loro condizioni igienico sanitarie adeguate e non fornendo la dovuta assistenza tramite personale qualificato. Nessun medico o infermiere ne psicologo o mediatore culturale, al punto che erano spesso gli stessi migranti a provvedere da sé.
Le associazioni e cooperative però percepivano egualmente i 35 euro giornalieri per gli adulti e 45 euro per i minori. Ma venivano spesi in base alle indagini effettuate da magistrati e forze dell’ordine, soltanto pochi euro al giorni per provvedere ai pasti e all’assistenza normale, utilizzando materiale di scarto come vecchi materassi raccolti dalla spazzatura, su cui molti degli assistiti si rifiutavano di dormire, preferendo il pavimento.
Inoltre, il gruppo, al cui vertice c’era Pietro Marino Biondi, classe 1956, e Gemma Iapichello, classe 1976, in particolare, si basava sull’assunzione in diverse cooperative, dei parenti dei funzionari pubblici addetti al controllo del settore, per un vantaggio di tutti.
Questi i nomi degli altri fermati dai Carabinieri:
CHYLEWSKA Hatarzyna Eugenia, detta “KASIA” cl.’80, ai domiciliari.
DI FRANCA Natale, cl.‘59; ai domiciliari.
DUCA Paolo, cl.‘68; ai domiciliari.
FAVATELLA Clara, cl.‘82; ai domiciliari.
FOTI Giuseppina, cl.‘72; ai domiciliari.
GIANNONE Alessandro, cl ‘83; ai domiciliari.
IAPICHELLO Gemma, cl.’76, tradotta carcere Catania Piazza Lanza.
PALUMBO Giuseppe Maria, cl. ‘57; ai domiciliari.
PASQUALINO Liliana Giuseppina, cl.‘63; ai domiciliari.
POLITI Francesca Provvidenza, cl.‘85; ai domiciliari.
VENTIMIGLIA Francesca, cl.’61, ai domiciliari.
Le indagini, dirette dalla Procura Distrettuale hanno avuto inizio nel giugno 2017, poco dopo l’inizio di quelle portate avanti a Gela, partite da una manifestazione di protesta di migranti che lamentavano condizioni tremende a Villa Daniele, dove erano appunto ospitati, il 18 maggio 2017.
Successivamente i due filoni si sono congiunti, perchè sovrapponibili a causa degli stessi soggetti indagati,. Le prove raccolte da Carabinieri e Polizia hanno consentito di accertare quanto accadesse all’interno delle strutture ed i guadagni enormi ottenuti sfruttando le sofferenze altrui.
Ed infatti gli introiti erano ingenti, oltre 20 milioni di euro, per attività che andavano avanti da tempo ed erano svolte in modo certosino e preciso da tutti gli appartenenti al gruppo, ognuno con il proprio ruolo nell’amministrare appunto queste cooperative e associazioni attive nell’opera socio-assistenziale di minori extracomunitari non accompagnati, persone diversamente abili ed anziani, allo scopo di accumulare, massimizzandoli, i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali.
In particolare c’era poi l’ausilio dei dipendenti pubblici, Natale Di Franca e Paolo Duca, dipendenti dell’INPS di Catania e Sondrio, che allo scopo di ottenere illeciti profitti e/o vantaggi (consistenti per Di Franca in ulteriori benefici per persone a lui vicine e dipendenti di una cooperativa riconducibile al sistema “BIONDI” e per Duca, la riassunzione della moglie in una delle associazioni di Sondrio sempre legate a Pietro Marino) compivano vari atti contrari ai propri doveri d’ufficio, come favorire e trattare con priorità le pratiche di gestione delle associazioni e/o informare Biondi e i suoi collaboratori, riguardo all’imminente esecuzione di controlli o ispezioni, nonché tralasciando di applicare le sanzioni previste per le infrazioni rilevate durante le verifiche compiute.
Biondi, Giannone, Palumbo e Francesca Ventimiglia, sempre nell’ambito delle cooperative e associazioni, maltrattavano gli ospiti a loro affidati; davano loro pochi vestiti, pietanze scadenti e avariate, letti infestati da parassiti, approfittando del fatto che questi fossero minori e quindi meno propensi a ribellarsi.
E ancora, è stato accertato come Biondi e Favatella avessero tentato di estorcere 400,00 euro da un giovane extracomunitario loro ospite, in cambio di un contratto di lavoro presso le cooperative da loro gestite, contratto che avrebbe consentito al giovane di ottenere il permesso di soggiorno e, quindi, la possibilità di rimanere in Italia evitando, di fatto, la sicura espulsione dal territorio Italiano. Ma anche i lavoratori assunti all’interno in molti casi venivano sfruttati, sottopagati.
Il sequestro preventivo delle cooperative e associazioni riguarda l’Associazione Solidarietà 2000, la Cooperativa Comunità Per Vivere Insieme, la Cooperativa Onlus Pianeti Diversi, la Cooperativa Progetto Vita Onlus, la Cooperativa Comunità Il Quadrifoglio Onlus, la Cooperativa Alba, la Cooperativa Le Fata Dell’arcobaleno, l’Associazione Albero Della Vita. Tutte insieme sono state valutate a livello patrimoniale con un valore di circa 3 milioni di euro per un giro di affari di circa venti milioni appunto. Soldi che venivano reinvestiti per arricchimenti personali, grazie alla sofferenza degli indifesi e degli inermi.
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Isola di Skye, Scozia.


Castello Eilean Donan

Piscina delle Fate

Piscina delle Fate



domenica 17 marzo 2019

Tutte coincidenze. - Marco Travaglio



Avendo perso conoscenza da un pezzo, B. giura di non aver “mai conosciuto” Imane Fadil. Naturalmente, come tutto ciò che dice da quando si sveglia a quando si corica, non è vero niente: nel 2010 la ragazza marocchina fu sei volte ospite delle “cene eleganti” ad Arcore, si esibì nella danza del ventre, ricevette da lui un anello e una busta con 5 mila euro, ma rifiutò l’invito a fermarsi a dormire da lui; e lo incontrò altre due volte, in un ristorante milanese e in un’altra villa in Brianza. 
Ma il guaio peggiore non è che B. ha conosciuto Imane. È che lei ha conosciuto lui. E ha pure testimoniato contro. Se sia stata uccisa, da chi e perché, lo appureranno i giudici. Il cui prodest, una volta tanto, allontana i sospetti da B., che tutto poteva augurarsi fuorché il ritorno dei bungabunga sui giornaloni, che li avevano rimossi per riabilitarlo come leader moderato e argine al populismo. Non solo: da viva Imane poteva essere contestata al processo Ruby-ter da Ghedini & C.; da morta, i suoi verbali dinanzi ai pm valgono come prova inconfutabile. Ma i vari ambienti criminali, italiani e internazionali, che circondano B. autorizzano i soliti sospetti di eccessi di zelo, favori non richiesti o messaggi ricattatori. Senza escludere la tragica coincidenza: l’ennesimo anello di un’impressionante catena di disgrazie occorse a persone che hanno incrociato la strada di B. e si sono messe di traverso.

Negli anni 70 i proprietari terrieri di Segrate che non volevano vendere al costruttore di Milano 2 ricevevano visite di uomini armati e cambiavano idea. 
Il 21 maggio 1992 Paolo Borsellino parla con due giornalisti francesi di indagini sui rapporti fra B., Dell’Utri e lo “stalliere” Mangano: due giorni dopo muore ammazzato Falcone, due mesi dopo pure Borsellino. 
Nel ’93 un giovane attivista di Ravenna, Gianfranco Mascia, lancia i comitati Boicotta Biscione (BoBi). Il primo avvertimento anonimo gli arriva sul telefonino: “Smettila di rompere i coglioni. Sei una testa di cane. Bastardo. Vi spacchiamo il culo. Gruppo Silvio Forever”. Il 24 febbraio 1994, a un mese dalle elezioni, Mascia viene aggredito da due uomini a volto scoperto che lo immobilizzano col filo di ferro, gli tappano la bocca con un tampone e lo violentano con una scopa. 
Il portavoce bolognese del BoBi, Filippo Boriani, consigliere comunale dei Verdi, riceve una busta con una lingua di vitello mozzata e un biglietto: “La prossima sarà la tua”. 
Autunno ’94: Edoardo Pizzotti, direttore Affari legali di Publitalia, viene licenziato in tronco dopo aver rifiutato di coprire i traffici di Dell’Utri & C. per inquinare le prove sulle false fatture del gruppo.
E riceve telefonate minatorie e mute a casa, provenienti (risulta dai tabulati) da Publitalia
Un anno dopo racconta tutto testimoniando al processo di Torino contro Dell’Utri per frode fiscale: subito dopo, due figuri dal forte accento campano lo avvicinano nel centro di Milano e lo salutano così: “Guarda che ti facciamo scoppiare la testa”. 
Nel luglio 1995 Stefania Ariosto inizia a raccontare al pm Ilda Boccassini quello che sa sui giudici comprati da Cesare Previti con soldi di B. La notizia rimane segreta per sette mesi, ma non per tutti. Alla vigilia di Natale, un pony express recapita alla Ariosto una scatola in cui galleggia nel sangue un coniglio scuoiato e sgozzato, con un biglietto d’auguri: “Buon Natale”. 
Nel marzo 1996, dopo gli arresti, L’Espresso dedica allo scandalo Toghe sporche varie copertine con i verbali e le foto della Ariosto: il 22 maggio, a Camaiore, un incendio doloso polverizza la villa della vicedirettrice Chiara Beria di Argentine. Marzo 2001: Daniele Luttazzi mi ospita a Satyricon, su Rai2, per parlare fra B. e Cosa Nostra. Oltre alle minacce pubbliche del centrodestra, riceve lettere anonime, telefonate e visite di strani ladri in casa: “Il Giornale pensò bene di pubblicare la mia dichiarazione dei redditi, col mio indirizzo di casa ben visibile.

Oltre alle lettere, mi arrivarono alcuni dossier anonimi, pieni di informazioni sulla mia vita privata e le mie abitudini. Come per avvertirmi: ehi, guarda che sappiamo tutto di te”.
Negli stessi giorni Indro Montanelli, che mi ha difeso dagli assalti berlusconiani, riceve chiamate di insulti e minacce ed è costretto a cancellare le iniziali I.M. dal citofono di casa. Lo racconta a Repubblica: “La cosa più impressionante sono state le telefonate anonime. Ne sono arrivate cinque, una dopo l’altra, tre delle quali di donne. Non so chi avesse dato loro il mio numero, che è assolutamente introvabile… Quella berlusconiana è la peggiore delle Italie che io ho mai visto… Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo… Non sono spaventato: piuttosto sono impressionato, come non lo ero mai stato… Io non avevo mai preso parte alla campagna di demonizzazione: tutt’al più lo avevo definito un pagliaccio, un burattino… Queste storie su Berlusconi uomo della mafia mi lasciavano molto incerto. Adesso invece qualsiasi cosa è possibile”. Nel 2003 il pm fiorentino Gabriele Chelazzi, che indaga sulla trattativa Stato-mafia e i mandanti occulti delle stragi, muore all’improvviso d’infarto a 59 anni. 
Nel 2006 il pentito Cosimo Cirfeta, imputato con Dell’Utri per aver depistato le indagini di mafia sull’inventore di FI, muore nella sua cella a Bari inalando il gas di un fornelletto da cucina. Nel 2009 scoppia Puttanopoli e le due testi-chiave se la vedono brutta: Patrizia D’Addario riceve strane visite in casa e alla sua ex amica Barbara Montereale qualcuno fa esplodere l’automobile. Nel 2012 parte il processo Ruby e il rag. Giuseppe Spinelli, cassiere di Arcore e custode dei segreti finanziari di B., viene rapito con la moglie e poi inspiegabilmente rilasciato in poche ore senz’alcun riscatto. Il 1° marzo 2019 muore Imane Fadil: l’ultima coincidenza.

Tutte coincidenze di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 17 Marzo 2019

https://infosannio.wordpress.com/2019/03/17/tutte-coincidenze/?fbclid=IwAR0-7V3GLYK7vgGsYR_CVjkMgzWqAXTmwLlxaHvLCAEptP4POtO6TUHGRY0

Andrea Scanzi: “Se l’ipocrisia portasse benessere, il Pianeta Terra spezzerebbe le reni alle galassie”. - Andrea Scanzi

Ah, come ci piace sentirci buoni senza impegno. Tipo: “la giornata mondiale per il clima”. Bella. Ci sono pure gli scioperi. Bello: scioperare per migliorare il clima. Figo. Mi piace. Ma quindi? Come funziona, esattamente? Non vado a scuola e l’inquinamento viene bocciato? Trump vede i ragazzi che manifestano per strada e di colpo diventa intelligente? Faccio un tweet ambientalista e il buco nell’ozono si suicida? Spiegatemelo, son curioso. Anche perché, come noto, (a noi adulti) i temi ambientali stanno da sempre molto a cuore. Moltissimo. È cosa nota. Noi che, di fronte al traffico a targhe alterne, scleriamo come se ci avessero asportato un rene. Noi che, anche solo quando facciamo la differenziata, ci girano i coglioni a mulinello. Noi che, tutto sommato, la plastica ci piace così tanto che la mangiamo anche quando la troviamo dentro il pesce. Noi che, anche se sappiamo benissimo come funzionano quei campi di concentramento efferati chiamati “allevamenti intensivi”, in buona sostanza ce ne sbattiamo allegramente il glande.
Bella, questa giornata contro il clima brutto sporco e cattivo. Bellissima. Le manifestazioni (pacifiche) son sempre positive. ”Sensibilizzare e porre l’attenzione è sempre positivo”: si dice così, no? C’erano ragazzi che ci credevano davvero e chi semplicemente non aveva voglia di andare a scuola e neanche sapeva perché si scioperava: è sempre stato così, su. E alla fine, le strade in cui si era manifestato per salvare il clima, erano più sporche di prima. In ogni caso: bravi, se ci credevate e credete sul serio. Bravi: provateci, almeno alla vostra età, a non rincoglionirvi così in anticipo. Ve lo insegnavano già i Pink Floyd nel 1980, che non dovete accettare il “dark sarcasm” degli adulti. Provateci. E in bocca al lupo (“viva il lupo”, dovete rispondere. Che siate ambientalisti o meno). Non ce l’ho certo con voi. Anzi: tifo per voi. E men che meno ce l’ho con quelli, più o meno giovani, più o meno adulti, che a queste battaglie meritorie sono sempre stati sensibili. Alcuni di loro, a una battaglia così, hanno pure dedicato la vita. Persone straordinarie. Tifo per voi.
E allora? E allora ce l’ho con questa aria posticcia e finta, interessata e furbastra, che vedo e respiro in giro. Ce l’ho con questa tendenza lavarsi la coscienza con un #jesuischarlie alla moda, quasi che fosse un’aspirina per sentirsi in pace con se stessi. Quanta voglia di sentirsi buoni senza sforzo, in tutta questa amena presa di coscienza a favore di social. Quanto desiderio di retorica un tanto al chilo. E quanta immensa faccia da culo in quei politici di “destra” e “sinistra” che cementerebbero pure stocazzo, ma che adesso tra un “Sì tav” e un crucifige sgomitano per farsi un selfie accanto alla ragazza candidata al Nobel. Così, giusto per sentirsi buoni e giusti, loro che fino ad oggi hanno avuto per il clima la stessa attenzione che ho io per la Ves di Nardella.
Se l’ipocrisia portasse benessere, il Pianeta Terra spezzerebbe le reni alle galassie. E l’Italia sarebbe un paese sano come nessuno.
P.S. Tranquilli. Da domani, a parte i soliti panda eroici, di “clima da salvare” non parlerà più nessuno.

Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, smonta la bufala dei cambiamenti climatici.



Carlo Rubbia,Nobel per la fisica, spiega come i cambiamenti climatici sul pianeta ci sono sempre stati. Molti sono gli scienziati che sono d'accordo con lui e molti sono gli scienziati che stanno osteggiando il programma militare degli USA, HAARP, in funzione al Polo Nord già da tanto tempo e che si basa sul riscaldamento della ionosfera attraverso bombardamenti con raggi elettromagnetici. Bisogna stare molto attenti prima di schierarsi dalla parte dei "semplici" che chiedono ai potenti di fermare le emissioni di gas serra mangiando panini McDonald's , questi seguaci di Greta, chiamiamoli "Gretini", sarebbe bene che chiedessero alla NASA di non fare più esperimenti sulla ionosfera del nostro pianeta e all’Università di Harvard di bloccare il progetto geo-ingegneristico che prevede uno spray solare contro il surriscaldamento globale. C'è tanto ma tanto denaro che gira attorno a questi progetti che potrebbero davvero oscurare il nostro sole creando danni irreparabili all'ecosistema. Ormai sappiamo, il dio denaro può tutto e per il dio denaro si fa tutto. (Giuditta Gatto - fb)

sabato 16 marzo 2019

Il nuoto delle farfalle capaci di fingersi un drago.

Caso Ruby, morta la teste Imane Fadil per “mix di sostanze radioattive”. La procura di Milano indaga per omicidio.


Risultati immagini per Imane Fadil

La modella marocchina aveva 34 anni: il decesso all'Humanitas di Rozzano, Milano, dopo trenta giorni di ricovero. "Un mese di agonia", lo hanno definito gli investigatori. Il pm Greco: "Nella cartella clinica ci sono anomalie. Abbiamo disposto l'autopsia". Gli esiti degli esami tossicologici sono arrivati il 6 marzo, cinque giorni dopo la morte, e sono stati trasmessi alla Procura di Milano. Sequestrate le bozze del libro che la donna stava scrivendo. Poche settimane fa aveva chiesto di costituirsi parte civile al Ruby ter, dove Berlusconi è accusato di corruzione in atti giudiziari.

È morta dopo un lungo ricovero in ospedale per un “mix di sostanze radioattive”. Sostanze, però, diverse dal polonio. E prima di morire ha telefonato al fratello e all’avvocato, per dire la stessa identica frase: “Mi hanno avvelenato“. È un vero e proprio mistero quello legato alla morte di Imane Fadil, modella marocchina di 34 anni, testimone del processo Ruby ter, che vede tra gli imputati l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Due mesi fa aveva chiesto di costituirsi parte civile: richiesta rigettata dai giudici. La procura di Milano ha aperto un’indagine per omicidio volontario e sono stati gli esiti degli esami tossicologici disposti lo scorso 26 febbraio dai medici dell’Humanitas di Rozzano, dove era ricoverata, ed effettuati in un centro specializzato di Pavia a evidenziare che la donna è deceduta a causa di un “mix di sostanze radioattive”. Gli esiti, scrive l’Ansa, sono arrivati il 6 marzo e trasmessi immediatamente dallo stesso ospedale alla Procura di Milano.
Disposta autopsia: “Sintomatologia da avvelenamento” - In ospedale era arrivata il 29 gennaio. Per trenta giorni esatti è rimasta ricoverata. “Un mese d’agonia“, lo hanno definito gli investigatori. Poi l’uno marzo la morte, per cause ancora tutte da accertare. La notizia, infatti, è stata diffusa soltanto oggi, direttamente dal procuratore capo di Milano, Francesco Greco. È lo stesso capo dell’ufficio inquirente lombardo a spiegare che la giovane aveva detto ai suoi familiari e avvocati che temeva di essere stata avvelenata. Nella cartella clinica di Fadil, spiega Greco, ci sono “più anomalie” e per capire la causa esatta della morte “è stata disposta l’autopsia, che dovrebbe essere seguita a breve”. Ma visto il risultato degli esami tossicologici, i tempi per effettuarla sono tutti da verificare, visto che le sostanze rilevate potrebbero mettere in pericolo i medici stessi.
La procura ha riferito di essere stata informata del decesso solo la settimana scorsa, quando l’avvocato di Fadil si è rivolto alla magistratura. “I medici della clinica non hanno avvisato la procura del decesso”, ha detto il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, titolare dell’inchiesta. Ma in serata in una nota l’Humanitas ha spiegato: “Al decesso della paziente, il 1 marzo scorso, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma. Il 6 marzo, Humanitas ha avuto gli esiti tossicologici degli accertamenti richiesti, lo ha prontamente comunicato agli inquirenti”. L’ospedale ha poi precisato di avere messo “in campo ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza” della giovane. Stando a quanto ricostruito, i medici dell’Humanitas dopo aver effettuato sulla giovane tutti gli esami generali possibilipoiché continuava lo stato di sofferenza e di agonia, il 26 febbraio scorso hanno deciso di disporre accertamenti tossicologici ad ampio spettro, che sono stati effettuati in un centro tossicologico specializzato di Pavia. Il primo marzo la giovane è morta e, da quanto si è saputo, quello stesso giorno sono state sequestrate le cartelle cliniche. Il 6 marzo è arrivato il referto tossicologico che parlava di sostanze radioattive, immediatamente trasmesso dall’ospedale all’autorità giudiziaria. La ragazza era risultata anche  negativa agli esami che le erano stati effettuati per capire se facesse uso di sostanze stupefacenti.
Secondo le indagini, la modella era stata ricoverata prima in terapia intensiva e poi rianimazione: è stata vigile fino all’ultimo, nonostante i forti dolori e il “cedimento progressivo degli organi”. “Non c’è una diagnosi precisa sulla morte – ha detto l’aggiunto Siciliano –  ma dalle analisi emerge una sintomatologia da avvelenamento“. A quanto si apprende da fonti vicine alla struttura ospedaliera, inoltre, la ragazza non si è mai ripresa durante tutta la degenza: le cure non hanno avuto l’esito sperato. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio, titolari dell’indagine, hanno sentito testimoni fino a tarda sera, incluso i medici curanti della giovane.
“Ha detto di essere stata avvelenata” – “Sono in corso gli accertamenti sui campioni di sangue prelevati durante il ricovero – spiega Greco – non si può escludere nessuna pista visto che dalla cartella clinica non emerge nessuna malattia specifica“. La giovane riferiva di gonfiori e dolori al ventre. “Fadil – ha detto il procuratore di Milano – durante il ricovero ha telefonato ad alcune persone, il fratello e l’avvocato, sostenendo di essere stata avvelenata. Stiamo sentendo i testimoni, verranno sentiti anche i medici dell’Humanitas, e abbiamo disposto l’acquisizione dei suoi oggetti personali”. Come per esempio il libro che la modella stava scrivendo: la procura ha sequestrato le bozze di quel manoscritto. Quel libro, però, non sembra contenere elementi interessanti a spiegare il decesso della giovane.
L’ospedale: “Abbiamo riferito agli inquirenti” – Greco ha spiegato che mai nelle settimane in cui la ragazza era ricoverata e nemmeno il giorno della morte, l’ospedale aveva comunicato alcunché alla magistratura, sebbene non fossero state individuate le cause della morte e non ci fosse una diagnosi certa sul decesso. Con una nota l’ospedale Humanitas ha voluto precisare che “la paziente è stata ricoverata lo scorso 29 gennaio in condizioni cliniche molto gravi. È stata presa in carico da una équipe multidisciplinare che ha messo in campo ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza della paziente, compresi tutti gli approfondimenti diagnostici richiesti dai curanti”. Al decesso della paziente, si legge ancora nel comunicato, “il 1 marzo scorso, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma. Il 6 marzo, Humanitas ha avuto gli esiti tossicologici degli accertamenti richiesti, lo ha prontamente comunicato agli inquirenti”. Per rispetto della privacy e dell’indagine in corso, “Humanitas non rilascerà ulteriori commenti su nessun aspetto di questa vicenda”.
L’avvocato: “Era sofferente ma lucida” – “Imane durante il mese di ricovero alla clinica Humanitas era sofferente ma mentalmente era lucida ed è rimasta lucida fino alla fine”, ha raccontato l’avvocato Paolo Sevesi, legale della modella. È Sevesi che ha accompagnato il fratello di Imane in procura dopo la morte della ragazza. “Che sostanza poteva essere ad averla avvelenata? Ci sono diverse ipotesi che sono al vaglio della Procura”, ha spiegato il legale. Che poi ha aggiunto: “Ho letto il libro che aveva scritto Imane sul caso Ruby ma non so se avesse trovato un editore. Di sicuro l’aveva terminato diversi mesi fa. Conoscendo la situazione e conoscendo bene Imane, io una mia idea me la sono fatta, ma ci sono delle indagini in corso e di più non posso dire”.
La testimonianza al processo – La giovane, insieme ad Ambra Battilana e Chiara Danese, aveva raccontato agli inquirenti delle cosiddette “cene eleganti” di Arcore, cioè le serate hot passate alla storia come il bunga bunga. Fadil aveva partecipato a otto di quelle cene. Qualche tempo dopo si era presentata in procura, diventando testimone del caso Ruby. Le tre ragazze, che avevano chiesto di costituirsi come parte civile, erano però state escluse dal filone principale del processo Ruby ter perchè i giudici della settima sezione penale, davanti ai quali si celebra la tranche principale del processo che vede imputati Berlusconi e altre 27 persone per corruzione in atti giudiziari, (compresa Karima El Mahroug e molte altre olgettine che avrebbero testimoniato il falso), avevano ritenuto che i reati contestati non ledessero direttamente le tre ragazze, ma ‘offendessero’ lo Stato. Imane, Ambra e Chiara avevano anche intavolato una trattativa con la senatrice di Forza Italia, Maria Rosaria Rossi, fedelissima di  Berlusconi, per un risarcimento in sede stragiudiziale. Da indiscrezioni era trapelato che avessero chiesto danni per 2 milioni di euro. L’accordo, però, non era stato raggiunto e le trattative erano saltate. Le tre ragazze, a quel punto, avevano chiesto di costituirsi parte civile anche in una altro filone del processo, che vede imputati Berlusconi e la showgirl Roberta Bonasia, pendente davanti ai giudici della quarta sezione penale e che presto verrà riunito con quello principale. A margine di una delle udienze, a cui non mancava mai, la modella 34enne aveva raccontato che stava scrivendo un libro sulle “cene eleganti“.
L’intervista al Fatto: “Ad Arcore setta che adora il demonio” – Di quel libro aveva parlato anche in un’intervista al Fatto Quotidiano dell’aprile scorso. “Voglio raccontare tutto. La cosa non si limita a un uomo potente che aveva delle ragazze. C’è molto di più in questa storia, cose molto più gravi”. La modella sosteneva di avere lasciato Arcore dopo aver ricevuto una proposta indecente. Dopo poco tempo era diventata una testimne dell’accusa. Al Fatto, però, Fadil aveva raccontato anche dettagli mai resi in tribunale. “Questo signore fa parte di una setta che invoca il demonio. Sì lo so che sto dicendo una cosa forte, ma è così. E non lo so solo io, lo sanno tanti altri, che in quella casa accadevano oscenità continue. Una sorta di setta, fatta di sole donne, decine e decine di femmine complici”, era un altro passaggio del suo racconto. In cui diceva di aver “visto presenze strane, sinistre. Io sono sensitiva fin da bambina: da parte di mio padre discendo da una persona che è stata santificata e le dico che in quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c’ è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero“. Accuse gravi, sulle quali sosteneva di avere le prove. Che sarebbero state esibite, a suo dire, presto. “Non manca molto, devo solo finire questo libro. E poi il mondo saprà”.
Il caso dell’ex avvocato di Ruby – Recentemente, tra l’altro, il caso Ruby era tornato al centro della cronaca quando il procuratore aggiunto Siciliano e il sostituto Luca Gaglio avevano ascoltato come persona informata sui fatti la socia di studio dell’avvocato Egidio Verzini, morto col suicidio assistito in Svizzera il 5 dicembre, dopo che il giorno precedente aveva raccontato, in un comunicato affidato all’Ansache Berlusconi avrebbe versato 5 milioni di euro a Karima El Mahroug, con i soldi transitati da Antigua in Messico. Verzini fu legale di Ruby nel 2011. La sua socia di studio ha confermato che il legale decise di fare quelle rivelazioni per una “esigenza di giustizia” e per un “dovere etico“, come da lui stesso scritto nel comunicato, ma che lei non sapeva altro su questa sua scelta. Verzini era già stato sentito quattro volte nel corso delle indagini, avvalendosi più volte del segreto professionale: era anche un teste dell’accusa nel processo in corso. Nel comunicato diffuso un giorno prima di morire parlò di “un pagamento di 5 milioni di euro eseguito tramite la banca Antigua Commercial Bank su un conto presso una banca in Messico”, sostenendo che la “operazione Ruby” sarebbe stata “interamente diretta dall’avvocato Ghedini con la collaborazione di Luca Risso”, ex compagno di Karima. Lo storico legale di Berlusconi aveva annunciato querela. Nell’ultima riga del comunicato Verzini aveva scritto di essere “in possesso di ulteriori elementi ed informazioni documentate“. Ed è proprio su questo aspetto, ossia sulla ricerca di carte e documenti per trovare riscontri alle sue dichiarazioni, che si stanno concentrando le indagini in corso dei pm, i quali poi depositeranno gli atti dei nuovi accertamenti nel dibattimento in corso. Il processo ha al centro i milioni di euro che l’ex premier avrebbe versato a Ruby e alle ‘Olgettine’ per ottenere il silenzio o la reticenza sulle serate ad Arcore. A quel processo Imane Fadil voleva costituirsi parte civile. Poi il 29 gennaio è finita in ospedale: stava male, sosteneva di essere stata avvelenta. È morta dopo un mese di agonia.