domenica 14 aprile 2019

Umbria, la pediatra che non si piegò e fu sospesa dagli indagati per rappresaglia: “Una bastonata forte. Così si fa male”. - Thomas Mackinson

Umbria, la pediatra che non si piegò e fu sospesa dagli indagati per rappresaglia: “Una bastonata forte. Così si fa male”

Il piano per allontanare la dottoressa "ribelle" Susanna Maria Esposito: "Ho ricevuto minacce per valutare positivamente un collega". Era responsabile della clinica pediatrica dove i vertici tenevano un genetista pagato "senza far nulla". Lei si rifiutò di produrre falsi giudizi positivi e le furono dati 4 mesi lontano dal lavoro. A ilfatto.it racconta: "Ne sono uscita molto provata".


“Una bastonata di quelle forti, che si fa male”, era la raccomandazione. C’è anche l’abuso d’ufficio tra i reati contestati nell’inchiesta sui concorsi sanitari all’ospedale di Perugia che ha travolto i vertici locali del Pd. I vertici erano riusciti nel capolavoro di infilare un genetista nella clinica pediatrica, determinati a tenerlo lì a far nulla, a tutti i costi. La direttrice della clinica però viene da fuori, da Milano. Punta i piedi e quando si rifiuta di produrre “false attestazioni” a copertura dell’imbroglio, subisce quella bastonata in forma di un disciplinare: quattro mesi di sospensione dal servizio e una multa. Lei non piegherà la testa ma andrà in Procura, fornendo così un contributo essenziale all’indagine.
E’ la storia nella storia che non si vorrebbe leggere. A farne le spese è il primario del reparto di pediatria Susanna Maria Esposito, 48 anni, presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici e del ramo umbro della Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza Pediatrica. Professionista molto nota anche a Milano, dove era a capo dell’unità di pediatria ad alta intensità di cura della Fondazione Irccs Policlinico di Milano e assisteva le famiglie alle prese con la sindrome dei “Bambini farfalla”, malattia rara e incurabile. Nel 2016 lascia Milano per Perugia, dove le viene offerta la cattedra da ordinario anziché associato. Cosa è accaduto a Perugia lo racconta l’ordinanza emessa dal Gip Valerio D’Andrea a carico di 35 persone coinvolte nel presunto malaffare attorno ai concorsi ospedalieri.
L’accusa è a carico del direttore generale Emilio Duca, del direttore sanitario Diamante Pacchiarini e del direttore amministrativo Maurizio Valorosi e di una funzionaria competente per i procedimenti disciplinari. Sono loro ad adoperarsi per mantenere al suo posto il professor Antonio Orlacchio, associato di genetica medica inserito nella struttura dal 28 dicembre 2015, prima che la Esposito prendesse servizio come dirigente del reparto. “Veniva inserito nonostante le sue competenze non fossero attinenti a quel reparto”, si legge nel decreto del gip. Un esposto anonimo segnala l’anomalia e parte un’indagine per truffa in riferimento agli emolumenti percepiti dal medico “nonostante in realtà egli non svolgesse all’interno di quel reparto alcuna attività”.
La dirigenza che viene sentita eccepisce che Orlacchio ha valutazioni positive da parte della Esposito, la quale però già da marzo 2017 aveva segnalato il problema e un anno dopo inviato un esposto. Siccome i superiori non gradiscono le sue resistenze le comminano un disciplinare e accusano lei di truffa, eccependo su orari e presenze connessi all’attività libero professionale. E’ in quella sede che gli inquirenti apprendono dalla Esposito del contrasto tra dirigenza amministrativa e medica su quella poltrona, e che era stata costretta a fornire valutazioni positive sul professore “solo perché pressata anche con minacce di conseguenti provvedimenti disciplinari in caso contrario da parte della dirigenza amministrativa”.
L’8 agosto 2018 le minacce si concretizzano un forma di una contestazione disciplinare della sospensione dalle funzioni per quattro mesi e multa da 350 euro. Le intercettazioni però erano in corso. In particolare, in una conversazione del 21 maggio 2018, presso l’ufficio del direttore Valorosi costui suggerisce al suo interlocutore Pacchiarini di verificare la presenza in ufficio della professoressa Esposito in modo tale da darle “una bastonata di quelle forti che si fa male“. Evidente, anche grazie ad altre conversazioni registrate, “la natura ritorsiva” delle contestazioni. La pediatria, raggiunta al telefono dal fattoquotidiano.it, si lascia andare a un commento liberatorio: “E’ finita, sono più serena ora perché questi mesi mi hanno molto provato”.  Il suo avvocato Carlo Tremolada spiega che c’è più del disciplinare-ritorsivo raccontato nell’ordinanza.
“Abbiamo depositato anche altre memorie, una riguarda la procedura di selezione che avevano bandito nella quale la mia assistita risultava l’unico concorrente perché unico medico coi titoli necessari ad assumere la direzione della struttura complessa pediatrica. A un certo punto hanno anche sospeso il concorso, lo hanno interrotto senza regioni. Ecco, non si esulta per gli arresti, ma sono l’epilogo di una serie di azioni di rappresaglia incredibili, spudorate, mai vista. Evidentemente capiamo ora che rientravano in una più ampia strategia con una differenza”. Quale? “Qui non è che l’hanno bastonata perché volevano favorire qualcun altro, ma perché lei si era rifiutata di piegare il capo. E si sono vendicati”.

La Spezia.





Amenità...

Julian Assange dopo l'arresto: "Te l'avevo detto". - Ruth Brown

Julian Assange

Julian Assange ha un messaggio per i suoi sostenitori dopo essere stato arrestato all'ambasciata ecuadoriana a Londra giovedì: "Te l'avevo detto".
L'avvocato del fondatore di WikiLeaks, Jennifer Robinson, ha trasmesso il messaggio dopo averlo incontrato nelle "celle della polizia" mentre si rivolgeva ai giornalisti fuori dalla corte dei magistrati di Westminster.
"Dal 2010 abbiamo avvertito che Julian Assange si arresto, troverebbe ad affrontare procedimenti giudiziari ed estradizione per le sue attività editoriali con WikiLeaks. Sfortunatamente oggi, abbiamo avuto ragione, "ha aggiunto.
"Questo costituisce un pericoloso precedente per tutte le organizzazioni dei media in Europa e nel mondo. Questo precedente significa che qualsiasi giornalista può essere estradato per l'accusa negli Stati Uniti per aver pubblicato informazioni veritiere sugli Stati Uniti. "
Assange è stato trascinato fuori dall'ambasciata giovedì scorso e gli ha schiaffeggiato le manette dopo che l'Ecuador ha revocato il suo asilo politico.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha successivamente rivelato di essere stato accusato di cospirazione per hackerare un computer governativo con Chelsea Manning.
(tradotto da Google)

Julian Assange....la bocca della verità. - Marco Travaglio

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Julian Assange non è un giornalista in senso classico, anche se ha scritto molto e fatto tv. È principalmente un attivista e un pirata informatico, che si dichiara anarchico, cyberpunk, cultore della trasparenza assoluta e a ogni costo, cofondatore nel 2007 del sito Wikileaks, cioè del principale collettore mondiale di documenti, cablogrammi e corrispondenze top secret carpiti con ogni mezzo lecito e illecito dai database di governi, diplomazie, istituzioni pubbliche e private.
Per questo è ricercato in mezzo mondo: per fargli pagare tutti i segreti che ha spifferato. Da sette anni era barricato nell’ambasciata dell’Ecuador – di cui aveva ottenuto la cittadinanza – a Londra, dov’era approdato come rifugiato politico.
Ma poi aveva dovuto sottrarsi a una mandato di cattura dalla Svezia per reati sessuali (accuse, poi ritirate, relative a rapporti consenzienti, ma non protetti, con due sue amanti) e l’Ecuador gli aveva concesso l’asilo politico.
L’altro ieri il governo di Quito gliel’ha revocato, dando il via libera a Scotland Yard, che l’ha arrestato: non più per le accuse svedesi, ormai cadute, ma per quelle inglesi (violazione della libertà vigilata) e soprattutto americane.
Gli Usa hanno chiesto di estradarlo per la presunta cospirazione con Chelsea Manning, la militare-transgender che nel 2010 trafugò migliaia di documenti riservati dai database del governo mentre era analista dell’intelligence durante la guerra in Iraq. Ed è stata condannata a 35 anni, mentre Assange ne rischia fino a 5 per averla aiutata.
In questi 12 anni Wikileaks ha sputtanato decine di governi occidentali e non, con le parole e i documenti dei loro stessi membri.
Ha smascherato le imposture, le menzogne e le ipocrisie di centinaia di potenti, mettendo in scena le oscenità che questi ipocriti bugiardi dicevano e facevano dietro le quinte (ob scaenam).
E ha fornito ai giornalisti i materiali da raccontare, analizzare e commentare: in questo senso, più che un giornalista, era una “fonte”, o un fornitore di “fonti”. Che nessuno poteva smentire, perché erano tutti documenti ufficiali e autentici.

Se sappiamo molto, se non tutto, sulle porcherie e le menzogne organizzate per giustificare le guerre in Afghanistan e in Iraq, ma anche sui segreti del Vaticano, sui doppi e tripli giochi delle diplomazie americane ed europee, sulle menzogne di B. e dei suoi compari, giù giù fino alle doppiezze dell’Amministrazione Obama e alle email borderline di Hillary Clinton, lo dobbiamo ad Assange e alla sua ciurma di pirati. Per questo Julian era ed è più temuto di qualunque giornalista: “Carta canta e villan dorme”.
Qui però erano in molti a non dormire ai piani alti dei palazzi del potere mondiale, al pensiero di quel che avrebbe potuto pubblicare Wikileaks. E di quanti altri portali come quello potevano sorgere per emulazione se lui non avesse subìto una punizione esemplare, ben più terribile della reclusione in una stanza di pochi metri quadri di un’ambasciata, che servisse di lezione a tutti.
L’altro ieri l’ora della vendetta è arrivata, grazie alla viltà di Lenín Moreno, il presidente dell’Ecuador che si è genuflesso a Washington e gli ha ritirato lo status diplomatico, ancora bruciato dalle rivelazioni di Wikileaks sulla corruzione sua e della sua cricca.
Il fatto che Trump ora finga di non conoscere Assange (“Non so nulla di Wikileaks e dell’arresto, non mi interessa”), dopo averlo magnificato in campagna elettorale al tempo dell’Hillary-gate (“I love Wikileaks”, “Adoro leggere Wikileaks”), dimostra che è difficile etichettarlo come amico di quello o nemico di quell’altro: quelli come lui sono una minaccia per chiunque sia al potere.
E le proteste del governo russo per “la libertà e i diritti violati” fanno ridere, al pensiero di come li violenta da sempre il regime di Putin, anche se vale la logica “il peggior nemico del mio nemico è mio amico”.
Ma fanno altrettanto scompisciare i tentativi di screditare Assange come collaborazionista putiniano o addirittura come “spia russa” (Andrea Romano, il genio del Pd) solo perché le sue rivelazioni hanno indebolito gli Usa e i loro alleati: a meno che non si voglia sostenere che chiunque critichi o smascheri un governo occidentale è al soldo di Mosca.
Ma l’allergia dei politici di ogni risma e colore per Wikileaks è comprensibile: solo chi non mente mai ed è sempre coerente, cioè chi non detiene il potere, può permettersi di non temerlo.
Dunque nessuno scandalo se in tutta Europa, a parte outsider di sinistra come Mélenchon e Barbara Spinelli, e in Italia i 5Stelle, nessuna voce critica s’è levata contro lo scempio del diritto internazionale perpetrato dal governo May.
Ciò che stupisce e disgusta è il silenzio di giornalisti, editori e giuristi, del tutto impermeabili a questo attacco contro la libertà di stampa e al grido d’allarme dell’avvocato americano di Assange, Barry Pollack: “I giornalisti di tutto il mondo dovrebbero essere molto preoccupati da queste accuse penali senza precedenti, perché minano il diritto della stampa a proteggere le proprie fonti confidenziali”.
In effetti dovrebbe preoccuparsi chi ancora pensa che il giornalismo debba pubblicare tutto ciò che è vero, senza riguardi per nessuno. Ma non è questo il caso del 90 per cento del giornalismo italiota, allergico alle notizie e infatti ormai tutto contro Assange, o indifferente. Compresi i giornali che fino all’altroieri, ob torto collo, ne riprendevano gli scoop.
La minzion d’onore va a un povero acchiappafantasmi (perlopiù russi) e sparabufale (perlopiù americane e renziane) de La Stampa che, anziché difendere una persona arrestata per aver illuminato il mondo con migliaia di verità in più, stila la lista di proscrizione dei pochi reprobi che hanno osato incontrarla e ringraziarla.
Vergogniamoci per lui.

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Possibile la vita sul pianeta della stella più vicina.

Rappresentazione artistica del pianeta roccioso Proxima b vicino alla sua stella, Proxima Centauri, a 4,5 anni luce dalla Terra (fonte: Jack O’Malley-James/Cornell University) © Ansa
Rappresentazione artistica del pianeta roccioso Proxima b vicino alla sua stella, Proxima Centauri, a 4,5 anni luce dalla Terra (fonte: Jack O’Malley-James/Cornell University)

Su Proxima b i raggi Uv meno violenti che sulla Terra primitiva.


Potrebbe avere le condizioni per ospitare la vita il pianeta roccioso Proxima b, che ruota intorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri, distante solo 4,5 anni luce dal Sistema Solare. La pioggia di raggi ultravioletti (Uv) alla quale è esposto è infatti inferiore a quella subita dalla Terra primitiva nel periodo in cui la vita cominciava a evolversi, quasi 4 miliardi di anni fa. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society dal gruppo della Cornell University americana.
Il nuovo risultato arriva dopo l'ipotesi che inizialmente aveva escluso la possibilità di vita su Proxima b a causa di una gigantesca eruzione solare avvenuta sulla sua stella e, in seguito, rivista dopo che la Nasa aveva scoperto acqua nell'atmosfera del pianeta. 
Utilizzando modelli al computer, il gruppo guidato da Lisa Kaltenegger e Jack O’Malley-James ha ricostruito il bombardamento di raggi Uv che subiscono Proxima b e altri pianeti esterni al Sistema Solare. "Si tratta di pianeti che orbitano intorno alle cosiddette nane rosse, stelle piccole e relativamente fredde, le più diffuse dell’universo. Queste stelle - spiegano i ricercatori - bombardano continuamente i pianeti vicini con radiazioni ultraviolette, più di quanto non faccia il nostro Sole con la Terra".
I ricercatori hanno analizzato il tasso di sopravvivenza a dosi crescenti di raggi Uv di batteri terrestri, i cosiddetti estremofili, in grado cioè di sopravvivere in condizioni estreme, come in presenza di radiazioni. Hanno poi confrontato i loro dati con le condizioni presenti sulla Terra circa 4 miliardi di anni fa, quando ancora la sua atmosfera era priva di ossigeno e ozono, e quindi più esposta ai raggi Uv. La conclusione è che "questo bombardamento di raggi Uv non dovrebbe essere un fattore limitante per l’abitabilità di pianeti che orbitano intorno a stelle come le nane rosse".

Toh , l’Italia guida lo sviluppo dell’industria in Europa.



Bloomberg ci mostra un grafico che ai giornalisti nostrani avrà fatto venire la pelle d’oca, ma a quei pochi che ci seguono regolarmente non avrà fatto stupore più di tanto perchè di questi dati parliamo da mesi . L’Italia ha dato il maggior contributo alla crescita della produzione industriale all’inizio del  2019.
Chi ci segue non sarà restato stupito perchè è da un po’ che facciamo notare come la produzione industriale italiana, non brillante, non è neanche disastrosa. Secondo me (puro IMHO) i motivi sono i seguenti:
  • la produzione industriale è già ai minimi per cui esiste un livello floor;
  • comunque c’è un minimo di ripresa, o di minore recessione (come rivelato dalle revisioni del PIL 2018);
  • dato che comunque la crescita è export led, cosa pessima, la nostra lo è un po’ meno e soprattutto abbiamo scelto un mix di partner diversi 
Come export la Germania ha un partner importantissimo che pesa molto più rispetto all’export italiano in Cina. Questo è l’andamento, anche previsionale dell’import cinese, che ha toccato un massimo a giugno 2018. 
Comunque c’è poco da gioire: il modello di crescita è sbagliato per la Germania e per l’Italia. a noi è andata, per ora, un po’ meglio, ma quando il sistema è marcio non può migliorare più di tanto.