Il piano per allontanare la dottoressa "ribelle" Susanna Maria Esposito: "Ho ricevuto minacce per valutare positivamente un collega". Era responsabile della clinica pediatrica dove i vertici tenevano un genetista pagato "senza far nulla". Lei si rifiutò di produrre falsi giudizi positivi e le furono dati 4 mesi lontano dal lavoro. A ilfatto.it racconta: "Ne sono uscita molto provata".
“Una bastonata di quelle forti, che si fa male”, era la raccomandazione. C’è anche l’abuso d’ufficio tra i reati contestati nell’inchiesta sui concorsi sanitari all’ospedale di Perugia che ha travolto i vertici locali del Pd. I vertici erano riusciti nel capolavoro di infilare un genetista nella clinica pediatrica, determinati a tenerlo lì a far nulla, a tutti i costi. La direttrice della clinica però viene da fuori, da Milano. Punta i piedi e quando si rifiuta di produrre “false attestazioni” a copertura dell’imbroglio, subisce quella bastonata in forma di un disciplinare: quattro mesi di sospensione dal servizio e una multa. Lei non piegherà la testa ma andrà in Procura, fornendo così un contributo essenziale all’indagine.
E’ la storia nella storia che non si vorrebbe leggere. A farne le spese è il primario del reparto di pediatria Susanna Maria Esposito, 48 anni, presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici e del ramo umbro della Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza Pediatrica. Professionista molto nota anche a Milano, dove era a capo dell’unità di pediatria ad alta intensità di cura della Fondazione Irccs Policlinico di Milano e assisteva le famiglie alle prese con la sindrome dei “Bambini farfalla”, malattia rara e incurabile. Nel 2016 lascia Milano per Perugia, dove le viene offerta la cattedra da ordinario anziché associato. Cosa è accaduto a Perugia lo racconta l’ordinanza emessa dal Gip Valerio D’Andrea a carico di 35 persone coinvolte nel presunto malaffare attorno ai concorsi ospedalieri.
L’accusa è a carico del direttore generale Emilio Duca, del direttore sanitario Diamante Pacchiarini e del direttore amministrativo Maurizio Valorosi e di una funzionaria competente per i procedimenti disciplinari. Sono loro ad adoperarsi per mantenere al suo posto il professor Antonio Orlacchio, associato di genetica medica inserito nella struttura dal 28 dicembre 2015, prima che la Esposito prendesse servizio come dirigente del reparto. “Veniva inserito nonostante le sue competenze non fossero attinenti a quel reparto”, si legge nel decreto del gip. Un esposto anonimo segnala l’anomalia e parte un’indagine per truffa in riferimento agli emolumenti percepiti dal medico “nonostante in realtà egli non svolgesse all’interno di quel reparto alcuna attività”.
La dirigenza che viene sentita eccepisce che Orlacchio ha valutazioni positive da parte della Esposito, la quale però già da marzo 2017 aveva segnalato il problema e un anno dopo inviato un esposto. Siccome i superiori non gradiscono le sue resistenze le comminano un disciplinare e accusano lei di truffa, eccependo su orari e presenze connessi all’attività libero professionale. E’ in quella sede che gli inquirenti apprendono dalla Esposito del contrasto tra dirigenza amministrativa e medica su quella poltrona, e che era stata costretta a fornire valutazioni positive sul professore “solo perché pressata anche con minacce di conseguenti provvedimenti disciplinari in caso contrario da parte della dirigenza amministrativa”.
L’8 agosto 2018 le minacce si concretizzano un forma di una contestazione disciplinare della sospensione dalle funzioni per quattro mesi e multa da 350 euro. Le intercettazioni però erano in corso. In particolare, in una conversazione del 21 maggio 2018, presso l’ufficio del direttore Valorosi costui suggerisce al suo interlocutore Pacchiarini di verificare la presenza in ufficio della professoressa Esposito in modo tale da darle “una bastonata di quelle forti che si fa male“. Evidente, anche grazie ad altre conversazioni registrate, “la natura ritorsiva” delle contestazioni. La pediatria, raggiunta al telefono dal fattoquotidiano.it, si lascia andare a un commento liberatorio: “E’ finita, sono più serena ora perché questi mesi mi hanno molto provato”. Il suo avvocato Carlo Tremolada spiega che c’è più del disciplinare-ritorsivo raccontato nell’ordinanza.
“Abbiamo depositato anche altre memorie, una riguarda la procedura di selezione che avevano bandito nella quale la mia assistita risultava l’unico concorrente perché unico medico coi titoli necessari ad assumere la direzione della struttura complessa pediatrica. A un certo punto hanno anche sospeso il concorso, lo hanno interrotto senza regioni. Ecco, non si esulta per gli arresti, ma sono l’epilogo di una serie di azioni di rappresaglia incredibili, spudorate, mai vista. Evidentemente capiamo ora che rientravano in una più ampia strategia con una differenza”. Quale? “Qui non è che l’hanno bastonata perché volevano favorire qualcun altro, ma perché lei si era rifiutata di piegare il capo. E si sono vendicati”.