domenica 14 aprile 2019

Gruber silente sul caso Umbria, il M5s non ci sta. - Giuseppe Vatinno



L’ex iena Giarrusso attacca la Gruber.  

A Lilli Gruber il Movimento Cinque Stelle non è simpatico e questo traspira, per così dire, ad ogni puntata di Otto e Mezzo e, del resto, è perfettamente in linea con l’atteggiamento del suo editore Urbano Cairo che ha schierato, dopo una esitazione iniziale, la sua portaerei, il Corriere della Sera, e una delle Tv più seguite nel nostro Paese, La 7, contro i populismi, i nazionalismi e quindi anche contro il Movimento di Beppe Grillo.
Come è noto, in Italia, al contrario dei Paesi anglosassoni, non esistono editori puri e quindi è sempre molto difficile distinguere l’informazione dalle opinioni, distinzione che, invece, è del tutto fondamentale per l’opinione pubblica.
Questo non è certo solo un problema di Cairo, ma appunto di tutta l’editoria italiana a cominciare da La Repubblica di De Benedetti.
Ma torniamo alla Gruber.
Dino Giarrusso, ex inviato delle Iene ed ora candidato alle Europee per il M5S si è lamentato che la Gruber avesse appena celebrato un processo alla piattaforma Rousseau senza alcun contradditorio come ha anche fatto notare anche il sito “Silenzi e Falsità”.

Giarrusso si è lamentato, nello specifico, che mentre in Umbria erano arrestati e/o indagati i vertici del Pd locale, provocandone il commissariamento nazionale, la Gruber avesse trovato spazio solo per criticare la supposta ingerenza della Casaleggio Associati e della piattaforma di consultazione on-line Rousseau nella politica nazionale.

In Italia sembra ci sia una certa allergia alle forme di democrazia diretta che poi, a ben guardare, sarebbe una delle forme più genuine di democrazia nel solco del pensiero del filosofo illuminista svizzero.
Da notare che, prima di Rousseau, c’è stato anche l’esperimento di una altra piattaforma di decisione condivisa in Rete che si chiama LiquidFeedback ed è ancora utilizzata, anche a livello internazionale, dal Partito Pirata.

Quotazioni borsistiche.

Risultati immagini per azioni, borsa

L'aver sottomesso i mercati alla borsa speculativa ha fatto sì che aziende di scarsa produttività venissero quotate come aziende di valore, per poter distribuire un maggior utile agli azionisti. Una grossa presa per i fondelli che sta facendo collassare l' economia mondiale.
by cetta.

Pd, non c’è soltanto lo scandalo Umbria: ormai cinque regioni traballano sotto il peso delle inchieste giudiziarie. Eccole. - Thomas Mackinson

Pd, non c’è soltanto lo scandalo Umbria: ormai cinque regioni traballano sotto il peso delle inchieste giudiziarie. Eccole

Salgono a cinque le regioni travolte da inchieste a carico di dirigenti locali e governatori daem. Mentre i sondaggi rianimano il partito e il tempo restituisce all'ex sindaco Marino la sua innocenza, nel Pd tornano la questione morale e il no giustizia. Il nuovo segretario marca la linea della "fiducia nella magistratura", ma sotto le ceneri cova l'anatema berlusconiano.

In Umbria lo scandalo sanità fa saltare la testa del partito, con l’arresto dell’assessore Luca Barberini e del segretario regionale Gianpiero Bocci, ai domiciliari. Indagata la governatrice Catiuscia Marini. Nicola Zingaretti commissaria, Salvini chiama elezioni subito. Nel fianco del Pd ci sono però anche Abruzzo, Basilicata, Puglia, Calabria. Macigni sulla campagna elettorale di un partito uscito un anno fa con le ossa rotte e che ora sta cercando di ricomporsi. Zingaretti tutto poteva aspettarsi, tranne che il banco di prova della sua reggenza delle europee iniziasse a traballare sotto il peso delle inchieste giudiziarie. Proprio ora che i sondaggi sono in ripresa e il tempo ha restituito a Ignazio Marino, l’ex sindaco di Roma, la patente di estraneità al malaffare degli scontrini  cavalcato dalla corrente capitolina e renziana in ascesa. L’ultima tegola travolge l’Umbria, affare di assunzioni pilotate in sanità che riempie ancora i giornali di episodi e ricostruzioni che – oltre al possibile criminale in senso tecnico – illuminano consuetudini clientelari e dinamiche di potere difficilmente compatibili con il passo che il neosegretario vorrebbe imprimere al partito. Il rapporto con la giustizia, al di là del caso locale, è una variabile importante del suo mandato. Nel Pd che ha eredito cova da tempo una spaccatura profonda sul tema, emersa con più evidenza in occasione dell’indagine a carico dei genitori dell’ex segretario Matteo Renzi, quando qualcuno – ricorda oggi Repubblica – ha rispolverato la formula berlusconiana della “giustizia a orologeria. Il segretario-governatore sembra indisponibile a seguire questa linea, avendo limitato il suo commento ai fatti di Perugia alla “piena fiducia nella magistratura”.

Basilicata, la débâcle dopo un quarto di secolo
Appena due settimane fa, il Pd aveva subito un storica sconfitta in Basilicata, regione che governava da 25 anni. Determinante l’inchiesta giudiziaria che a luglio aveva portato all’arresto del governatore Marcello Pittella. Sempre storiaccia di concorsi truccati, raccomandazioni e sanità usata come ascensore per ricchezza e potere dei notabili locali del partito e loro amici e parenti. A fine marzo si è votato per il rinnovo del consiglio regionale, Pittella disarcionato dall’inchiesta sulla sanità lucana è tornato in consiglio  forte di oltre 8mila preferenze e la sua lista “batte” quella del Pd. E i suoi ex assessori, indagati, siedono insieme al lui in consiglio.
Puglia, Emiliano e le primarie.
In Puglia è finito sotto inchiesta Michele Emiliano per una vicenda legata al finanziamento delle primarie del Pd, quando il governatore sfidava Renzi e Orlando. Per la procura di Bari due imprenditori con interessi diretti sugli appalti della Regione pagarono la campagna elettorale dell’ex magistrato. Da qui l’accusa di abuso d’ufficio e traffico illecito di influenze alle quali Emiliano si dichiara estraneo.
Calabria, Oliverio tentato dal ritorno.
Guai per il Pd anche in Calabria dove è indagine anche il presidente della Regione, Mario Oliverio. Per lui era stato disposto l’obbligo di dimora, misura però annullata a marzo dalla Cassazione. L’indagine riguarda presunte irregolarità in due appalti gestiti dalla Regione e per i quali la guardia di finanza, oltre ai presunti reati contestati a Oliverio, per gli altri indagati aveva riscontrato quelli di falso, corruzione e frode in pubbliche forniture. Dopo più di tre mesi, il presidente Oliverio torna libero con un provvedimento della Cassazione che, a questo punto, potrà sfruttare anche in chiave politica: siamo agli sgoccioli della legislatura, presto si tornerà a votare per le regionali e ha intenzione di ricandidarsi nonostante le perplessità di parte del Pd calabrese.
Il terremoto delle inchieste in Abruzzo.
In Abruzzo proprio due giorni fa il tribunale dell’Aquila ha disposto l’archiviazione della posizione dell’ex presidente regionale Luciano D’Alfonso, oggi senatore dem. L’inchiesta era uno dei filoni seguiti dalla procura della Repubblica dell’Aquila sugli appalti della Regione: tra i principali, la gara per l’affidamento dei lavori di ricostruzione di palazzo Centi, sede della giunta regionale all’Aquila. Il primo di ottobre però si terrà l’udienza preliminare per un’altra vicenda in cui rischia il processo, quella della Procura di Pescara su una delibera di giunta del 2016, avente come oggetto la riqualificazione e la realizzazione del parco pubblico Villa delle Rose di Lanciano (Chieti) con le accuse di falso ideologico, per aver falsamente attestato, stando all’accusa, la presenza del governatore in giunta.

Umbria, la pediatra che non si piegò e fu sospesa dagli indagati per rappresaglia: “Una bastonata forte. Così si fa male”. - Thomas Mackinson

Umbria, la pediatra che non si piegò e fu sospesa dagli indagati per rappresaglia: “Una bastonata forte. Così si fa male”

Il piano per allontanare la dottoressa "ribelle" Susanna Maria Esposito: "Ho ricevuto minacce per valutare positivamente un collega". Era responsabile della clinica pediatrica dove i vertici tenevano un genetista pagato "senza far nulla". Lei si rifiutò di produrre falsi giudizi positivi e le furono dati 4 mesi lontano dal lavoro. A ilfatto.it racconta: "Ne sono uscita molto provata".


“Una bastonata di quelle forti, che si fa male”, era la raccomandazione. C’è anche l’abuso d’ufficio tra i reati contestati nell’inchiesta sui concorsi sanitari all’ospedale di Perugia che ha travolto i vertici locali del Pd. I vertici erano riusciti nel capolavoro di infilare un genetista nella clinica pediatrica, determinati a tenerlo lì a far nulla, a tutti i costi. La direttrice della clinica però viene da fuori, da Milano. Punta i piedi e quando si rifiuta di produrre “false attestazioni” a copertura dell’imbroglio, subisce quella bastonata in forma di un disciplinare: quattro mesi di sospensione dal servizio e una multa. Lei non piegherà la testa ma andrà in Procura, fornendo così un contributo essenziale all’indagine.
E’ la storia nella storia che non si vorrebbe leggere. A farne le spese è il primario del reparto di pediatria Susanna Maria Esposito, 48 anni, presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici e del ramo umbro della Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza Pediatrica. Professionista molto nota anche a Milano, dove era a capo dell’unità di pediatria ad alta intensità di cura della Fondazione Irccs Policlinico di Milano e assisteva le famiglie alle prese con la sindrome dei “Bambini farfalla”, malattia rara e incurabile. Nel 2016 lascia Milano per Perugia, dove le viene offerta la cattedra da ordinario anziché associato. Cosa è accaduto a Perugia lo racconta l’ordinanza emessa dal Gip Valerio D’Andrea a carico di 35 persone coinvolte nel presunto malaffare attorno ai concorsi ospedalieri.
L’accusa è a carico del direttore generale Emilio Duca, del direttore sanitario Diamante Pacchiarini e del direttore amministrativo Maurizio Valorosi e di una funzionaria competente per i procedimenti disciplinari. Sono loro ad adoperarsi per mantenere al suo posto il professor Antonio Orlacchio, associato di genetica medica inserito nella struttura dal 28 dicembre 2015, prima che la Esposito prendesse servizio come dirigente del reparto. “Veniva inserito nonostante le sue competenze non fossero attinenti a quel reparto”, si legge nel decreto del gip. Un esposto anonimo segnala l’anomalia e parte un’indagine per truffa in riferimento agli emolumenti percepiti dal medico “nonostante in realtà egli non svolgesse all’interno di quel reparto alcuna attività”.
La dirigenza che viene sentita eccepisce che Orlacchio ha valutazioni positive da parte della Esposito, la quale però già da marzo 2017 aveva segnalato il problema e un anno dopo inviato un esposto. Siccome i superiori non gradiscono le sue resistenze le comminano un disciplinare e accusano lei di truffa, eccependo su orari e presenze connessi all’attività libero professionale. E’ in quella sede che gli inquirenti apprendono dalla Esposito del contrasto tra dirigenza amministrativa e medica su quella poltrona, e che era stata costretta a fornire valutazioni positive sul professore “solo perché pressata anche con minacce di conseguenti provvedimenti disciplinari in caso contrario da parte della dirigenza amministrativa”.
L’8 agosto 2018 le minacce si concretizzano un forma di una contestazione disciplinare della sospensione dalle funzioni per quattro mesi e multa da 350 euro. Le intercettazioni però erano in corso. In particolare, in una conversazione del 21 maggio 2018, presso l’ufficio del direttore Valorosi costui suggerisce al suo interlocutore Pacchiarini di verificare la presenza in ufficio della professoressa Esposito in modo tale da darle “una bastonata di quelle forti che si fa male“. Evidente, anche grazie ad altre conversazioni registrate, “la natura ritorsiva” delle contestazioni. La pediatria, raggiunta al telefono dal fattoquotidiano.it, si lascia andare a un commento liberatorio: “E’ finita, sono più serena ora perché questi mesi mi hanno molto provato”.  Il suo avvocato Carlo Tremolada spiega che c’è più del disciplinare-ritorsivo raccontato nell’ordinanza.
“Abbiamo depositato anche altre memorie, una riguarda la procedura di selezione che avevano bandito nella quale la mia assistita risultava l’unico concorrente perché unico medico coi titoli necessari ad assumere la direzione della struttura complessa pediatrica. A un certo punto hanno anche sospeso il concorso, lo hanno interrotto senza regioni. Ecco, non si esulta per gli arresti, ma sono l’epilogo di una serie di azioni di rappresaglia incredibili, spudorate, mai vista. Evidentemente capiamo ora che rientravano in una più ampia strategia con una differenza”. Quale? “Qui non è che l’hanno bastonata perché volevano favorire qualcun altro, ma perché lei si era rifiutata di piegare il capo. E si sono vendicati”.

La Spezia.





Amenità...

Julian Assange dopo l'arresto: "Te l'avevo detto". - Ruth Brown

Julian Assange

Julian Assange ha un messaggio per i suoi sostenitori dopo essere stato arrestato all'ambasciata ecuadoriana a Londra giovedì: "Te l'avevo detto".
L'avvocato del fondatore di WikiLeaks, Jennifer Robinson, ha trasmesso il messaggio dopo averlo incontrato nelle "celle della polizia" mentre si rivolgeva ai giornalisti fuori dalla corte dei magistrati di Westminster.
"Dal 2010 abbiamo avvertito che Julian Assange si arresto, troverebbe ad affrontare procedimenti giudiziari ed estradizione per le sue attività editoriali con WikiLeaks. Sfortunatamente oggi, abbiamo avuto ragione, "ha aggiunto.
"Questo costituisce un pericoloso precedente per tutte le organizzazioni dei media in Europa e nel mondo. Questo precedente significa che qualsiasi giornalista può essere estradato per l'accusa negli Stati Uniti per aver pubblicato informazioni veritiere sugli Stati Uniti. "
Assange è stato trascinato fuori dall'ambasciata giovedì scorso e gli ha schiaffeggiato le manette dopo che l'Ecuador ha revocato il suo asilo politico.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha successivamente rivelato di essere stato accusato di cospirazione per hackerare un computer governativo con Chelsea Manning.
(tradotto da Google)