domenica 9 maggio 2021

Impunità di gregge. - Marco Travaglio

 

Se il primo che passa va in tv a parlare di giustizia, non si può pretendere che la gente ci capisca qualcosa. Se poi, come l’altra sera su La7, a giudicare magistrati incensurati come Davigo, Greco, Ardita e Storari – messi l’un contro l’altro dalle furbizie depistanti dell’avvocato Amara – si chiama un ex pm radiato e imputato per corruzione come Palamara col suo libro pieno di balle, ti saluto. A completare il casino mancavano giusto i Radicali, a loro modo coerenti: alleati di Craxi nel referendum anti-giudici del 1987, difensori dei ladri di Tangentopoli e dei poveri mafiosi colpiti dai pentiti e torturati con l’ergastolo, alleati di B., poi di Prodi, poi di Mastella&C. per l’indulto, poi di nuovo di B. per un secondo referendum anti-giudici, ora fanno pappa e ciccia con Salvini per un terzo referendum anti-giudici. Con almeno 8 quesiti: “responsabilità civile dei giudici” (che già esiste, ma si vuole intimidirli lasciandoli denunciare dai loro condannati), separazione delle carriere (un classico della commedia dell’arte), abolizione della legge Severino (che fa decadere gli amministratori locali condannati in primo grado, ma purtroppo non i ministri e i parlamentari), riforma della custodia cautelare (la ventesima in 30 anni), delle intercettazioni e del trojan (male fare, paura non avere) e altre scemenze sfuse.

Se nel 1987 il pretesto fu il caso Tortora, ora si usano i casi Palamara e Amara, che nulla c’entrano coi quesiti annunciati. Perché non riguardano errori giudiziari o giudici appiattiti su pm (anzi, toghe che litigano fra loro). Il caso Palamara riguarda un clan di politici, magistrati e membri del Csm che si spartiva i vertici delle Procure. Nessuna delle riforme annunciate l’avrebbe impedito: l’unica soluzione è il sorteggio dei membri togati del Csm e l’abolizione dei laici, cioè politici. Il caso Amara nasce da un dissidio a Milano fra il pm Storari, l’aggiunta Pedio e il procuratore Greco su chi, quando e come iscrivere nel registro degli indagati a proposito della presunta loggia Ungheria svelata dall’avvocato esterno Eni. Prima della riforma Castelli-Mastella del 2007, ogni pm era responsabile delle sue indagini e lo Storari di turno iscriveva chi e quando riteneva giusto, poi ne rendeva conto al giudice. Dal 2007 i procuratori capi sono i sovrani dell’azione penale, con un potere smisurato che ha moltiplicato gli appetiti dei potentati: chi controlla un pugno di procuratori è il padrone di tutta la giustizia. Se si vogliono evitare nuovi casi Amara, basta cancellare la Castelli-Mastella e restituire il potere diffuso ai singoli pm. Ma nessuno ne parla, perché l’obiettivo non è una magistratura davvero indipendente: è una giustizia à la carte, ancor più di quanto non sia.

IlFQ

“Reati fiscali tramite la società Eventi 6”: chiesto il processo per i genitori e la sorella di Matteo Renzi.

 

La Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per Tiziano Renzi, Laura Bovoli e Matilde Renzi, accusati a vario titolo di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni parzialmente inesistenti e dichiarazione infedele dei redditi. L’udienza preliminare è fissata per il 20 maggio.

Processare Tiziano Renzi, Laura Bovoli e Matilde Renzi. È la richiesta della Procura di Firenze, che accusa i genitori e la sorella dell’ex premier di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni parzialmente inesistenti e dichiarazione infedele dei redditi. Per questo motivo è stato chiesto il rinvio a giudizio dei tre, in qualità rispettivamente di amministratore di fatto e di legale rappresentante dalla società di famiglia Eventi 6 srl. Per gli stessi reati è stato chiesto il rinvio a giudizio di Matilde Renzi, legale rappresentante di Eventi 6 per l’anno 2018. L’udienza preliminare è fissata per il 20 maggio.

Secondo la guardia di finanza, tra il 2016 e il 2019 la Eventi 6 avrebbe indicato nella dichiarazione dei redditi, passivi fittizi per un totale di oltre 5,5 milioni di euro, evadendo imposte per circa 1,2 milioni. A questo scopo, dunque, la srl si sarebbe formalmente avvalsa dei servizi della cooperativa Marmodiv. Per l’accusa la coop, amministrata di fatto dai Renzi, sarebbe stata usata per gestire la manodopera per conto della Eventi 6 e si sarebbe accollata tutti gli oneri previdenziali, contributivi e fiscali. In particolare, ai tre congiunti Renzi la procura contesta, in concorso tra di loro l’articolo 2 del decreto legislativo n. 74/2000 che punisce chi “al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica in una delle dichiarazioni relative a dette imposte elementi passivi fittizi”. E’ contestato anche l’articolo 4 dello stesso decreto legislativo n. 74/2000 sui reati tributari che punisce chi “al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi inesistenti”. Secondo la procura, come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, “al fine di evadere le imposte su redditi e sul valore aggiunto”, avvalendosi di una serie di “fatture per operazioni oggettivamente in parte inesistenti”, indicavano nella dichiarazione relativa alla srl Eventi 6 per il periodo di imposta del 2017 “elementi passivi fittizi” per gli importi corrispondenti alle fatture contestate. Per i pubblici ministeri, nella dichiarazione relativa alla Eventi 6 per il periodo di imposta 2017 sarebbero stati indicati “elementi passivi fittizi per euro 986.715,00; imposta evasa euro 216.588,78”. Sarebbero così stato accertato dagli inquirenti “un ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all’imposizione, mediante indicazione di elementi passivi inesistenti superiore al 10% dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione (29,75%)”.

Il 10 marzo scorso, sempre a Firenze, i coniugi Renzi erano stati rinviati a giudizio nell’ambito di un’inchiesta speculare a questa, relativa appunto al fallimento della cooperativa di servizi di volantinaggio ‘Marmodiv’, e a quelli delle coop ‘Delivery Service Italia‘ e ‘Europe Service‘. Per le indagini delle Fiamme gialle, coordinate dal procuratore aggiunto Luca Turco, i coniugi Renzi avrebbero usato le cooperative di cui sarebbero stati amministratori di fatto, per aumentare il volume di affari della società di famiglia Eventi 6. Secondo quanto appreso, il prossimo 20 maggio nell’udienza preliminare il difensore dei Renzi, avvocato Lorenzo Pellegrini, chiederà al gup di riunire il nuovo procedimento col processo nato da questo primo filone dell’inchiesta.

Quello dello scorso 10 marzo, però, non è l’ultimo guaio giudiziario per la famiglia dell’ex presidente del Consiglio. Il 18 marzo, infatti, il gup di Firenze ha rinviato a giudizio Alessandro, Luca e Andrea Conticini per – a vario titolo – appropriazione indebita, autoriciclaggio e riciclaggio. La vicenda è quella relativa all’inchiesta fiorentina che ipotizza, tra l’altro, la sottrazione di 6,6 milioni di dollari destinati all’assistenza all’infanzia in Africa. Nella fattispecie, Andrea Conticini è il cognato di Matteo Renzi in quanto ha sposato proprio Matilde, la sorella dell’ex premier: secondo la gli inquirenti, in qualità di procuratore speciale del fratello Alessandro (procura speciale datata 30 dicembre 2010), Andrea Conticini nel 2011 avrebbe utilizzato parte del denaro destinato all’Africa per l’acquisto di partecipazioni societarie della Eventi 6 srl – la società riconducibile ai familiari di Matteo Renzi – per un totale di 187.900 euro, della Quality Press Italia srl per 158mila euro, e di Dot Media srl per 4mila euro.

IlFQ

sabato 8 maggio 2021

Recovery, ritorna la task force dei trecento. - Salvatore Cannavò

 

Le sorprese della politica sono infinite. Come quella di trovare nel documento esteso del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr, il Recovery plan), di circa 2.500 pagine, che il governo ha inviato al Parlamento, una delle pietre dello scandalo utilizzate per far cadere il governo Conte.

Ricordate la vicenda della task force da 300 funzionari indicata in una delle primissime bozze del Pnrr, quando ancora il progetto era meno che ufficiale? Coloro che avevano deciso la fine dell’esecutivo giallorosa presero bene la mira e spararono decisi. Tutta Italia Viva, una parte del Pd, il centrodestra, giornali di varia estrazione, tutti si lanciarono contro quello che veniva presentato come un attacco alla democrazia.

Matteo Salvini: “Una task force da 300 persone, siamo matti?”. L’allora ministra Teresa Bellanova: “Se il premier vuole andare avanti deve ritirare la norma sulla task force. Non siamo una Repubblica fondata sui Dpcm”. L’immancabile professor Sabino Cassese: “Troppi poteri a una sola task force incomprensibile. È una soluzione rococò, denota sfiducia nello Stato”.

Il fuoco incrociato. Il ministro agli Affari europei, Vincenzo Amendola, si sbracciava cercando in buona fede di rassicurare: “L’idea di una governance è nelle linee guida della Ue a pagina 33”, insomma ce lo chiede Bruxelles. Niente, quelli andavano diritti, spalleggiati dai quotidiani amici. Il Sole 24 Ore: “Incredibile ma vero. Sei super manager e 300 tecnici per i fondi Ue”. Sebastiano Messina su Repubblica: “Più o meno gli stessi poteri che avevano i quadrumviri nell’ottobre del 1922: i quadrumviri di Mussolini alla marcia su Roma”.

La task force da 300 funzionari viene eliminata dai documenti preparatori e nel testo del 12 gennaio, l’ultimo redatto dal governo Conte, non c’è più. Così come viene tolta la “cabina di regia” immaginata da quell’esecutivo che prevedeva un trittico formato da Palazzo Chigi, Mef e Sviluppo economico.

La struttura risorta. Ieri al Parlamento sono arrivate le 2.500 pagine del documento complessivo, composto da allegati tecnici, tabelle di marcia, piani finanziari, suddivisione degli investimenti anno per anno – con l’obbligo di chiudere tutto al 31 agosto 2026 – insomma un apparato tecnico imponente. E cosa si trova a pagina 15 dell’allegato tecnico Implementation, monitoring, control and audit of the National Recovery Plan? La task force di 300 funzionari.

“Per quanto riguarda le risorse umane – si legge – è prevista un’azione straordinaria di rafforzamento del personale a beneficio della Pubblica amministrazione attraverso un piano di assunzione di personale esperto, a tempo determinato, specificamente destinato a pubbliche amministrazioni che hanno la responsabilità della implementazione/realizzazione delle iniziative e dei progetti del Pnrr”. Tra queste assunzioni, finalizzate a rendere più rapidi i progetti, ci sono 1.000 nuove assunzioni di “esperti” per il ministero guidato da Renato Brunetta, ci sono poi 2.800 assunzioni – il bando è stato già pubblicato il 6 aprile scorso – per le otto regioni del Mezzogiorno,

“Inoltre, per le strutture centrali di controllo presso il ministero dell’Economia e delle Finanze” è prevista “l’assunzione di un totale di trecento dipendenti a tempo determinato con possibilità di scorrimento in graduatoria, che rimarrà efficace per l’intera durata dell’attuazione del Pnrr”.

Eccoli i 300 che facevano scandalo e costituivano un attacco alla Repubblica, un orpello “rococò”. Semplicemente, come si evince dagli allegati del Pnrr, erano già richiesti dalle regole e dalle linee guida europee cui l’Italia si stava conformando.

L’entità-Cyber. Così come era legata a quelle indicazioni anche la Fondazione per la cybersecurity che Matteo Renzi ha scagliato a mo’ di clava contro Conte, accusandolo di voler mettere le mani sui Servizi segreti. La struttura di sicurezza, invece, è ancora là e il testo non lascia dubbi sulla sua genesi: “Le autorità nazionali competenti, in linea con le strategie dell’Ue, favoriranno l’identificazione di una nuova entità (corsivo nostro, ndr) di cyber sicurezza nazionale, attualmente oggetto di dibattito politico”.

La struttura si chiama ora “entità” – come veniva indicato Israele dai Paesi che non volevano riconoscerlo come Stato – e soprattutto il testo ammette che è in corso un “dibattito politico” sulla sua composizione e controllo.

L’ultima cabina. Il problema si ripropone per l’ultimo tassello della governance complessiva presentata all’Unione europea, cioè la “Cabina di regia” collocata a Palazzo Chigi e che supervisiona l’intero Piano. Nel documento presentato ieri viene specificato che “la struttura, la composizione, le modalità operative e il collegamento con le divisioni della Presidenza del Consiglio dei ministri saranno definiti con un apposito provvedimento adottato dopo la presentazione del presente Piano alla Commissione europea, che sarà adeguatamente rafforzato a tal fine”. Delle strutture e forze che ne dovranno fare parte si fa riferimento solo a “rappresentanti designati dalle Amministrazioni coinvolte, rappresentanti designati dalla Conferenza Unificata e dai rappresentanti delle realtà economiche e sociali di riferimento”. Dalle cronache semi-ufficiali sappiamo che il provvedimento non viene emanato perché le forze politiche non hanno un accordo su chi e come dovrà rappresentarle.

Il Pnrr è una grande occasione per il Paese, ma anche per chi lo gestisce.

Le manovre, le ipocrisie, le falsità che finora lo hanno accompagnato si spiegano facilmente.

IlFQ

Csm: Ciechi Muti Sordi. - Marco Travaglio

 

Anche nell’amarissimo caso Amara, il Csm si conferma l’acronimo di Ciechi Sordi e Muti, per non dire di Centro di Salute Mentale. L’avvocato esterno dell’Eni, noto depistatore, taroccatore di prove, corruttore di magistrati (ha patteggiato) mette a verbale a Milano una nuova loggia P2 chiamata Ungheria, piena di magistrati, politici, avvocati, big di vari apparati. Il pm Storari litiga coi capi perché vuole iscrivere subito Amara e gli altri due che ammettono di far parte della loggia, mentre i capi vanno coi piedi di piombo e aspettano cinque mesi. Storari ne parla per autotutela con Davigo e gli mostra il contenuto dei verbali (senza violare il segreto, che Davigo – membro del Csm – è tenuto a custodire). Davigo scopre che Amara tira in ballo due colleghi del Csm, il suo compagno di corrente Ardita e Mancinetti. Quindi non può seguire le vie formali, cioè investire tutto il Csm con una relazione di servizio. Altrimenti i due consiglieri verrebbero a sapere delle accuse (o calunnie) a loro carico. E lui commetterebbe due reati: violazione di segreto e favoreggiamento personale.

Il 4 maggio, nella prima trasferta a Roma dopo il lockdown, racconta tutto al vicepresidente Ermini (anche lui tenuto al segreto), perché ne informi il presidente Mattarella. Ermini lo fa. Davigo avvisa anche gli altri due membri del Comitato di Presidenza: il Pg della Cassazione Salvi e il primo presidente Curzio. Dice qualcosa anche a tre consiglieri che gli chiedono perché non parla più con Ardita, vincolando anch’essi al segreto. Poi lo mandano in pensione. La sua ex segretaria – secondo l’accusa – prende i verbali non firmati passati da Storari a Davigo e li porta al Fatto, che non li pubblica e li porta a Milano. Per quattro motivi. 

1) Siamo un giornale, non una buca delle lettere. 

2) Amara è un depistatore e potrebbe averli fabbricati a tavolino. 

3) La loggia Ungheria potrebbe essere una sua invenzione e pubblicare i suoi verbali sputtanerebbe decine di innocenti. 

4) La loggia Ungheria potrebbe esistere davvero e spiattellarla coram populo a inizio indagini significherebbe rovinarle e rendersi complici di un depistaggio per salvare chi ne fa parte. 

Ora che i fatti iniziano a emergere, poche cose sono chiare come questa: se Davigo, tentando di avvertire i vertici del Csm senza perforare il segreto sulle indagini, ha sbagliato qualcosa, perché i colleghi a cui ne parlò glielo contestano dopo un anno? Tra i pochi con cui ne parlò c’era il Pg Salvi. Se riteneva che Davigo dovesse stilare una relazione, perché non gliela chiese? E, se pensava che avesse violato qualche norma, perché non gli attivò un’azione disciplinare, di cui è il titolare? Quando ciascuno si assumerà le proprie responsabilità, sarà sempre troppo tardi.

IlFQ

Dichiarazione dei redditi, in arrivo la precompilata 2021: ecco come fare. - Dario Aquaro e Cristiano Dell'Oste

Modelli online sul sito delle Entrate dal 10 maggio. Presentazione del 730 entro il 30 settembre. Novità: superbonus, bonus facciate e per bici elettriche.

I punti chiave

Come si accede alla precompilata
Quali sono le principali scadenze
Quali dati ci sono nella precompilata
Cosa si trova sul sito delle Entrate
Come si presenta il modello 730
Come funzionano i controlli
Lo speciale di NT+ Fisco sulle dichiarazioni 2021

Il 10 maggio arriva online la dichiarazione dei redditi precompilata 2021 (modello 730 o Redditi). Una data che, rispetto al calendario tradizionale, è stata spostata in avanti dall’emergenza Covid. Per nove giorni le bozze si potranno solo controllare e scaricare: solo dal 19 maggio (come previsto dal provvedimento delle Entrate del 7 maggio) sarà poi possibile accettare la dichiarazione così com’è, oppure modificarla, e inviarla al Fisco.

Come si accede alla precompilata.

Si può accedere alla precompilata – nell’area riservata del sito dell’agenzia delle Entrate – tramite Spid (Sistema pubblico di identità digitale), Cie (Carta d’identità elettronica), Cns (Carta nazionale dei servizi) e Pin Fisconline: ques’ultimo, però, può essere utilizzato solo da chi ne è già in possesso. Dallo scorso 1° marzo, infatti, in base alle disposizioni del Dl Semplificazioni 76/20, le Entrate non rilasciano più ai cittadini nuove credenziali Fisconline: quelle già in uso restano valide fino al 30 settembre 2021.

Il contribuente può accedere alla dichiarazione anche tramite il proprio sostituto di imposta che presta assistenza fiscale, un Caf o un professionista abilitato, a cui consegnare una specifica delega per l’accesso.

Quali sono le principali scadenze.

Come detto, la dichiarazione precompilata si potrà accettare (o modificare) e trasmettere alle Entrate a partire dal 19 maggio. Entro il 30 settembre va inviato il 730; entro il 30 novembre il modello Redditi PF (persone fisiche).

Anche quest’anno una presentazione rapida del 730 (indicativamente entro il mese di giugno) permetterà a dipendenti e pensionati di ricevere l’eventuale rimborso del Fisco nella busta paga di luglio o nella pensione di agosto. Chi invece chiuderà a debito la dichiarazione dei redditi non ha particolari motivi per affrettarsi (anche se più tardi presenterà la dichiarazione, meno mensilità avrà per spalmare la trattenuta del primo acconto Irpef).

Quali dati ci sono nella precompilata.

Nella dichiarazione precompilata sono già presenti diversi dati: dai redditi indicati nelle certificazioni uniche alle spese sanitarie e universitarie; dalle spese funebri ai premi assicurativi, dai contributi previdenziali ai bonifici per interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica fino agli interessi pagati sui mutui per l’acquisto dell’abitazione principale. Sono, in pratica, tutte le informazioni che i “soggetti terzi” hanno trasmesso all’agenzia delle Entrate entro il 31 marzo. Inclusi i dati delle Cu che i sostituti d’imposta (datori di lavoro ed enti pensionistici) hanno al contempo consegnato anche a lavoratori e pensionati.

Tra le novità nei modelli 730 e Redditi PF (persone fisiche) di quest’anno ci sono le caselle in cui indicare:
● le nuove detrazioni casa entrate in vigore nel 2020: il bonus facciate del 90% e il superbonus del 110% (naturalmente, chi sceglie di cedere queste detrazioni non dovrà indicarle in dichiarazione dei redditi. Da ricordare che la cessione può essere comunicata fino al 15 aprile, termine già prolungato due volte);
● il credito d'imposta per monopattini elettrici e servizi di mobilità elettrica (vale fino a 750 euro per le spese sostenute dal 1° agosto 2020 al 31 dicembre 2020 per l'acquisto di monopattini elettrici, biciclette elettriche o tradizionali, abbonamenti al trasporto pubblico, servizi di mobilità elettrica in condivisione o sostenibile);
● il credito d’imposta “bonus vacanze” (se il bonus è stato usato entro il 31 dicembre 2020, si ha una detrazione del 20% sulla spesa sostenuta);
● la riduzione del 50% dell’imposta per i residenti a Campione d’Italia;
● la casella «Stato estero», cui devono indicare il Paese di provenienza i contribuenti che usano l’agevolazione prevista per gli impatriati e i docenti e ricercatori che vengono a svolgere l’attività in Italia;
● la detrazione per gli investimenti in start up, che va però indicata solo nel modello Redditi, non nel 730.

Cosa si trova sul sito delle Entrate.

Una volta entrati nel sito internet dedicato si possono visualizzare:
● il modello precompilato, scegliendo poi tra modello 730 e Redditi;
● l’indicazione sintetica dei redditi e delle spese presenti nel precompilato, e le principali fonti usate per elaborare la dichiarazione (ad esempio, il sostituto che ha inviato la Cu, o la banca che ha comunicato gli interessi passivi sul mutuo). In questo prospetto vengono inserite anche le informazioni in possesso dell’Agenzia ma che risultano incomplete (ad esempio, la 
destinazione di un immobile comprato di recente) o incongruenti (ad esempio, gli interessi passivi sul mutuo superiori a quelli dell’anno scorso): così il contribuente può verificare le informazioni ed eventualmente indicarle nel 730 precompilato;

● l’esito della liquidazione: cioè il rimborso che sarà erogato dal sostituto d’imposta e/o le somme che saranno trattenute in busta paga (se manca un elemento essenziale, come la destinazione d’uso di un immobile, il risultato sarà disponibile dopo l’integrazione del 730).

Come si presenta il modello 730.

Se il contribuente vuole presentare il 730 direttamente sul sito dell’Agenzia, deve:
● indicare i dati del sostituto d’imposta che effettuerà il conguaglio;
●scegliere la destinazione dell’8, del 5 e del 2 per mille dell’Irpef (anche se non esprime alcuna scelta);
● verificare che i dati presenti nel modello precompilato siano corretti e completi.

Come funzionano i controlli.

Se il 730 precompilato viene presentato senza modifiche direttamente dal sito delle Entrate oppure al sostituto d’imposta non ci saranno controlli documentali sulle spesedetraibili e deducibili. I controlli possono invece riguardare i dati comunicati dai sostituti tramite Cu.

La dichiarazione precompilata si considera accettata anche se il contribuente esegue modifiche che non incidono sul calcolo del reddito complessivo o dell’imposta (ad esempio, varia i dati della residenza anagrafica senza modificare il Comune del domicilio fiscale).

Se il 730 precompilato viene presentato, con o senza modifiche, al Caf o al professionista abilitato, i controlli vengono effettuati nei loro confronti anche sugli oneri detraibili e deducibili comunicati all’Agenzia. La quale potrà comunque chiedere al contribuente la documentazione necessaria a verificare i requisiti per fruire di queste agevolazioni (ad esempio, l’effettiva destinazione dell’immobile ad abitazione principale entro un anno dall'acquisto, nel caso di detrazione degli interessi passivi sul mutuo ipotecario per l’acquisto dell’abitazione principale).

IlSole24Ore

L'Italia quasi tutta gialla, tre arancioni e nessuna in rosso.

 

L'Iss: decrescita della curva in tutte le regioni. L'età media scende a 41 anni.

L'Italia diventa sempre più gialla e in vista del tagliando alle misure anticovid previsto dal governo per la prossima settimana le Regioni chiedono di rivedere i parametri che determinano i cambi di colore, a partire dall'Rt, l'indice di diffusione del virus: "è poco affidabile e va superato". Il monitoraggio del ministero della Salute conferma il lento e costante miglioramento della situazione epidemiologica, con l'incidenza che scende a 127 casi ogni 100mila abitanti, anche se per la seconda settimana consecutiva l'Rt sale lievemente e a livello nazionale è ora a 0,89.

Numeri che si riflettono sui colori delle regioni: il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato le nuove ordinanze in base alle quali da lunedì nessuna sarà più in zona rossa e in arancione rimarranno solo Sardegna, Sicilia e Valle d'Aosta, che era l'ultima dove erano in vigore le massime restrizioni. Bar, ristoranti, cinema e teatri rimarranno ancora chiusi e sarà possibile spostarsi solo all'interno del comune. Basilicata, Calabria e Puglia si aggiungono invece al resto d'Italia in zona gialla già da due settimane: si potrà tornare a cena fuori e ci si potrà spostare senza limitazioni.

I dati giornalieri del Covid-19 - Sono 10.554 i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute (contro 11.807 del giorno prima). Sono invece 207 le vittime in un giorno (giovedì 258). Sono 328.612 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore. Giovedì i test erano stati 324.640. Il tasso di positività è del 3,2% (giovedì era al 3,6%). I pazienti ricoverati terapia intensiva per il Covid in Italia sono 2.253, in calo di 55 unità rispetto alle 24 ore precedenti nel saldo quotidiano tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri sono stati 109 (127 il giorno prima). Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 16.331 persone, in calo di 536 unità.

Il punto dell'Iss sull'andamento dell'epidemia - "La curva in Italia è in decrescita mentre in altri paesi Ue la situazione è altalenante e di transizione. La decrescita in Italia è sempre lenta ma il dato significativo è che questa settimana in tutte le regioni e province autonome è registrata una decrescita". Lo ha affermato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa sull'analisi dei dati del monitoraggio settimanale della Cabina di regia. 

"L'età media dei casi scende a 41 anni e anche l'età media dei ricoveri scende a 65 anni. I casi però segnano un aumento tra i più giovani, tra 0 e 9 anni. I casi tra gli over-80 decrescono più rapidamente delle altre fasce e questo è un effetto delle vaccinazioni". Lo ha affermato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. "Ci sono segnali positivi per la riduzione dei ricoveri in terapia intensiva e aree mediche e sale da 24mila a oltre 27mila il numero dei casi per cui è possibile il tracciamento e in varie regioni. Ci si sta avvicinando al valore di 50 casi per 100mila che è il valore soglia per rendere possibile il tracciamento". Lo ha affermato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa sull'analisi dei dati del monitoraggio settimanale della Cabina di regia.

"Cominciamo a vedere ora gli effetti di un calo anche rispetto alla mortalità ma la curva è ancora in fase iniziale", ha detto Brusaferro. "C'è una tendenza al miglioramento della situazione epidemiologica in questo momento e per la prima volta abbiamo sotto la soglia critica sia l'occupazione delle terapie intensive sia dei reparti ospedalieri, c'è dunque una decongestione, ma la situazione esige sempre la massima cautela. Ciò per effetto delle misure prese e della campagna vaccinale". Così il direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza in conferenza stampa. Ci sono, ha detto, "elementi di conforto" ma "bisogna continuare a tenere comportanti prudenti". "Probabilmente questa infezione si endemizzerà, molti fattori potrebbero cioè impedire il raggiungimento delle immunità di gregge ma possiamo raggiungere il controllo dell'epidemia: Covid-19 diventerà cioè come l'influenza, infettando la popolazione ma senza conseguenze eccessive. Molto dipenderà dall'andamento delle vaccinazioni", ha detto Gianni Rezza.

"Sull'utilizzo del vaccino AstraZeneca e J&J negli under-60 c'è una riflessione in corso. Ma i vaccini a vettore virale sono utilizzabili dai 18 anni in su e dunque non c'è alcuna controindicazione. La circolare ministeriale prevede un uso preferenziale per over-60, ma ciò non vuol dire che non possano essere usati al di sotto. Infatti abbiamo visto come in Gb hanno utilizzato al 50% AstraZeneca e Pfizer e hanno ottenuto un abbattimento dei casi e dei morti", ha detto Rezza. Le decisioni, sulla base dei dati della cabina di regia verranno prese dal ministro della Salute Roberto Speranza con le ordinanze delle prossime ore. L'Italia, secondo quanto apprende l'ANSA, avrebbe solo due regioni in arancione: la Sicilia e la Valle d'Aosta. I cambi di fascia partiranno lunedi prossimo.

ANSA

venerdì 7 maggio 2021

Parto record in Marocco, i 9 gemelli "stanno tutti bene"

 

La mamma non ha fatto ricorso ad alcun trattamento di fertilità.


Alcuni pesano un chilo o giù di lì, altri appena cinquecento grammi. Ma sono complessivamente in buone condizioni i nove gemelli dati alla luce con una decina di settimane di anticipo da una donna maliana di 25 anni, protagonista in Marocco di un delicatissimo parto da record.

Le loro prospettive di vita dipendono anche da come si svilupperanno i corpicini al caldo di un'incubatrice, dove dovranno restare "per due o tre mesi", secondo la previsione del professor Youssef Alaoui, direttore della clinica Ain Borja di Casablanca in cui sono nati e restano ricoverati. Sono rari i casi in cui gemelli numerosi sopravvivono tutti. Ci erano riusciti per non più di pochi giorni quelli di altri due parti con nove figli, in Australia nel 1971 e in Malesia nel 1999.

Questo caso supera quello degli otto dati alla luce da una donna in California nel 2009, indicato finora come record dal Guinness dei primati. In quell'occasione, i bambini erano stati concepiti in vitro. Pare invece che in questo caso sia successo in modo naturale per le cinque femmine e i quattro maschi di Halima Cisse, la mamma maliana (che già aveva una figlia) la cui storia sta facendo il giro del mondo. E ciò rende la vicenda ancor più singolare.

"Mi viene difficile credere siano frutto di una gravidanza spontanea e che la madre non abbia fatto ricorso ad alcun trattamento di fertilità. Se così fosse sarebbe un miracolo. Se invece il trattamento c'è stato, è in ogni caso un primato", è il parere di Antonio Ragusa, direttore del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma, secondo cui "rimanere gravide spontaneamente di nove gemelli sarebbe davvero quello che gli scienziati chiamano il cigno nero, metafora di un evento raro, dal punto di vista statistico estremamente poco probabile, e poco prevedibile. Se invece - ha aggiunto - c'è stato il ricorso a inseminazione la situazione avrebbe potuto essere di enorme rischio di vita sia per la madre che per i feti".

Non ha fatto ricorso ad alcun trattamento di fertilità, secondo quanto risulta al professor Alaoui, direttore della clinica dove la donna è stata trasferita alla venticinquesima settimana di gravidanza, anche grazie all'intervento del governo del Mali, uno dei Paesi più poveri al mondo. L'équipe medica è riuscita a prolungare il termine fino alla trentesima, e poi è stato necessario un parto cesareo, per cui sono stati coinvolti 10 medici e 25 infermieri. Alaoui ha rivelato che i sanitari sono dovuti intervenire anche per riportare sotto controllo una forte emorragia. "La madre ora è in buone condizioni, non è più in pericolo - ha aggiunto il direttore della clinica marocchina -. Auguriamo a lei e ai bambini una rapida ripresa"

ANSA