venerdì 8 ottobre 2021

Marte, c'era un lago nel cratere in cui si cerca la vita. - Elisa Buson

Una delle immagini scattate dal rover Perseverance che hanno permesso di capire
che in passato il cratere Jezero era occupato da un lago (fonte: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS)

 La conferma nelle foto del rover Perseverance della Nasa.

Un fiume che scorre placido verso il lago. Poi il clima che cambia, l'inondazione e la furia dei flutti che scaglia enormi massi a chilometri di distanza. E' successo davvero su Marte circa 3,7 miliardi di anni fa, là dove oggi resta soltanto una landa desolata: il cratere Jezero. Lo si sospettava da tempo, ma ora la conferma arriva dall'analisi scientifica delle prime immagini scattate dal rover Perseverance della Nasa, che proprio in quel cratere è atterrato lo scorso febbraio a caccia di tracce di vita passata.

Non poteva esserci posto migliore, anche per studiare gli sconvolgimenti climatici che hanno stravolto la storia del pianeta. Lo dimostrano i risultati dello studio pubblicato sulla rivista Science da un team internazionale di esperti guidato da Nicolas Mangold dell'Università di Nantes e coordinato dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa.


Ricostruzione grafica dell'antico lago che circa 3 miliardi di anni fa occupava 
il cratere marziano Jezero (fonte: NASA/JPL-Caltech/MSSS/LPG)

Le immagini riprese da Perseverance nei primi tre mesi della missione (quando il rover era ancora fermo all'interno del cratere per il controllo degli strumenti di bordo) mostrano in dettaglio la formazione rocciosa a forma di ventaglio presente nella parte occidentale di Jezero e la collinetta Kodiak poco distante.

L'analisi delle stratificazioni dimostra che la prima struttura era davvero il delta di un piccolo fiume, che 3,7 miliardi di anni fa scorreva placido trasportando sedimenti fini. A un certo punto, però, un drastico cambiamento climatico avrebbe provocato una violenta inondazione e lo spostamento verso il delta di enormi massi, che sono ancora visibili. Alcune di queste rocce hanno un diametro di un metro e sembrano pesare diverse tonnellate: secondo gli esperti facevano parte di un letto roccioso che si trovava sul bordo del cratere o forse a una cinquantina di chilometri più a monte.

Questi massi si sono depositati sopra gli strati di sedimenti più fini, dove sembrano esserci materiali argillosi che potrebbero custodire segni di vita passata. "Ora abbiamo la possibilità di cercare fossili", commenta Tanja Bosak, geobiologa del Massachusetts Institute of Technology (Mit). "Ci vorrà del tempo per raggiungere le rocce che vogliamo analizzare per cercare segni di vita. Per cui sarà una maratona, con un grande potenziale". La cosa più sorprendente che emerge dalle immagini di Perseverance, secondo il planetologo Benjamin Weiss del Mit, "è la possibilità di cogliere il momento in cui il cratere si è trasformato da un ambiente abitabile alla landa desolata che vediamo oggi. Questi strati rocciosi potrebbero aver registrato la transizione, cosa che non abbiamo ancora visto in altri luoghi su Marte".

ANSA

Come abolire gli elettori dei 5s rimasti - Antonio Padellaro

 

chi tra voi, disorientato dai risultati elettorali, e dunque scombussolato da una profonda crisi esistenziale, non invocherebbe una guida spirituale, un mentore, un precettore severo ma giusto per rimettersi in carreggiata e procedere sulla retta via? È capitato a chi scrive di smarrire le cinque stelle e di vagare senza meta nella notte oscura, fino a quando di stella polare ne ha scorto una. Anzi due. Carlo Calenda e il Foglio. Sul primo cosa potremmo aggiungere alle lodi lusinghiere piovutegli addosso dopo la straordinaria performance capitolina? Una gloria nazionale, il Marcell Jacobs del riformismo pragmatico (o, se si preferisce, del pragmatismo riformista), dotato dello stesso sprint bruciante del campione olimpico (pure se il leader di Azione è giunto terzo su quattro ma fa niente). Mirabilia Urbis che quelli del Foglio intervistano in permanenza e che li ha costretti a “ragionare con pacata gagliardia” (loro che invece volevano scatenarsi in una rumba).

Adesso che il Terzo Prodigio, in cambio dell’appoggio a Roberto Gualtieri, pretende l’esclusione dal governo della città dei pentastellati (“che hanno lasciato un disastro epocale”), ci rivolgiamo fiduciosi al Foglio. Perché in quelle pagine così prodighe di perentorie esortazioni pedagogiche a uso dei più svantaggiati (“Salvini dove vai?”; “Caro Letta deciditi”; “Finita l’estate di Conte”, oltre all’immancabile “Meno male che Draghi c’è”), cerchiamo un’indicazione definitiva che sia anche un monito. Cosa fare dei residui elettori Cinquestelle? Di quei poveretti che incuranti della scomparsa del Movimento (certificata da voi e da Matteo Renzi che di irrilevanza se ne intende) continuano meccanicamente a vergare sulla scheda il simbolo zombie? Sembra, purtroppo, che sparsi in giro ce ne siano ancora alcuni milioni, ma se anche fossero soltanto mille o cento o dieci, diteci come sarebbe più misericordioso comportarsi per sottrarli a un sì crudele destino? Destinarli a dei corsi accelerati di rieducazione condotti dal professor Sabino Cassese? Privarli dell’elettorato attivo? Ignorare la loro presenza come Nicole Kidman con gli spettri di The Others? Caro Calenda, caro Foglio, mentre vi aspergete di Arrogance, la verità vi prego sui grillini.

ILFQ

Una grande lezione di giornalismo da leggere e rileggere. - Lorenzo Tosa (Fb)


In poche righe Corrado Formigli ha spiegato a Giorgia Meloni su “Elle” come funziona un’inchiesta e perché la richiesta delle 100 ore di girato è semplicemente folle e irricevibile.

Una grande lezione di giornalismo da leggere e rileggere.
“È sempre la solita storia: quando un leader politico legge o guarda qualcosa che non gli piace, se la prende spesso e volentieri con i giornalisti. E tira in ballo le inchieste “a orologeria”. Credo che quel servizio, che mostra atteggiamenti inaccettabili di candidati e alti dirigenti di Fratelli d’Italia sia sul fronte dell’apologia del fascismo che su quella del finanziamento illecito, svolga una funzione utile per informare i cittadini prima del voto. Le scene si svolgono nel pieno della campagna delle amministrative milanesi e riguardano nomi nelle liste elettorali.
Che cosa avremmo dovuto fare? Attendere l’esito del voto prima di segnalare impresentabili che inneggiano a Hitler? È questo che si vuole dai giornalisti? Che con l’abusatissima scusa del “silenzio elettorale”, regola che vale a 48 ore dal voto per i comizi e la propaganda, si spenga l’informazione politica?
Giorgia Meloni ha chiesto a Fanpage la consegna delle 100 ore di “girato”, il materiale grezzo servito per realizzare un’inchiesta in più puntate sulla destra sovranista italiana. E anche qui mi domando: in quale democrazia evoluta una pretesa simile verrebbe considerata normale? In quale capitale occidentale un leader politico chiederebbe con tale arroganza la consegna di materiale giornalistico grezzo? Solo la magistratura, laddove si profili qualche grave reato, con circospezione e molti limiti può agire in tal senso.
Eppure in Italia anche una richiesta così bislacca e lesiva della libertà di informare viene considerata ordinaria. E il rifiuto opposto dall’editore alimenta ironie e sospetti. Come se la mediazione giornalistica, con la conseguente assunzione di responsabilità del giornalista davanti alla legge e all’opinione pubblica, non fossero sufficienti. No, a certa politica l’idea che esista un’informazione indipendente che indaga solo per fare un servizio ai cittadini proprio non va giù. Ma ogni tanto occorre ricordarglielo.”
Corrado Formigli

Mancini insegna quel segreto di Stato che lo salvò due volte. - Gianni Barbacetto

 

Paradossale la lezione sul segreto di Stato tenuta ieri da Marco Mancini all’università di Pavia. Parlando di corda in casa dell’impiccato, l’ex agente segreto Mancini ha citato istituzioni, codici, articoli e commi, senza mai fare alcun riferimento esplicito al sequestro di persona per cui è stato condannato a 9 anni da una Corte d’appello, per poi essere prosciolto dalla Cassazione proprio grazie al segreto di Stato. E poi di nuovo salvato, sempre dal segreto di Stato, per i dossieraggi illegali Telecom.

Mancini, l’uomo che fu salvato due volte (dal segreto di Stato), diventa professore di segreto di Stato. Come se Franco Freda (assolto per la strage di piazza Fontana) fosse chiamato all’università a far lezione su piazza Fontana. Nell’aula non è mai risuonato il nome della vittima, Abu Omar, sequestrato nel 2003 a Milano da un gruppo della Cia con l’appoggio di Mancini e del Sismi (il servizio segreto militare) di Niccolò Pollari e poi portato in Egitto dove fu per mesi torturato.

Il pensiero va a un illustre docente della stessa università di Pavia, il professor Vittorio Grevi, che fino alla fine della sua vita criticò, con raffinati argomenti giuridici, l’allargamento dei confini del segreto di Stato che salvò Pollari e Mancini. Ma nessuno li ha ricordati ieri.

Ecco allora almeno i fatti, dimenticati nella lezione-autodifesa dell’ex agente del Sismi e poi dirigente del Dis (l’agenzia che coordina i servizi di sicurezza per l’interno e per l’estero, andato in pensione dopo lo strano incontro segreto in autogrill con Matteo Renzi). Mancini è prosciolto, grazie al segreto di Stato, in primo grado e in appello dall’accusa di sequestro di persona. Svolta in Cassazione: proscioglimento annullato, perché il segreto di Stato non può mai coprire un fatto-reato. Così il nuovo processo d’appello nel 2013 condanna Mancini a 9 anni di reclusione e Pollari a 10. Ma intanto il segreto di Stato sul caso Abu Omar è confermato dai governi che si succedono (Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi), che aprono conflitti d’attribuzione tra poteri dello Stato, ricorrendo alla Corte costituzionale contro pm e giudici.

La sentenza della Corte nel 2014 estende il segreto di Stato ai documenti del processo Abu Omar, sostenendo che copre non un fatto-reato, ma gli assetti interni dei servizi di sicurezza e i loro rapporti con la Cia. La Cassazione a questo punto non può che prendere atto della pronuncia della Consulta e annullare le condanne a Mancini, Pollari e altri tre agenti del Sismi: improcessabili per segreto di Stato.

Sarà la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (Cedu), nel 2016, a stabilire che l’Italia ha violato cinque diritti sanciti dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo: la proibizione di trattamenti umani degradanti, il diritto alla libertà e alla sicurezza, il diritto a effettivi rimedi giudiziari, il diritto al rispetto della vita familiare.

“Le autorità italiane erano a conoscenza che Abu Omar era stato vittima di un’operazione di extraordinary rendition cominciata con il suo rapimento in Italia e continuata con il suo trasferimento all’estero”, scrive la Cedu; nonostante ciò, “l’Italia ha applicato il legittimo principio del segreto di Stato in modo improprio e tale da assicurare che i responsabili del rapimento, della detenzione illegale e dei maltrattamenti ad Abu Omar non dovessero rispondere delle loro azioni”. La sentenza di Strasburgo riconosce il buon lavoro dei magistrati, i pm di Milano Ferdinando Pomarici e Armando Spataro e i giudici che hanno condannato: “Nonostante gli sforzi degli inquirenti e giudici italiani, che hanno identificato le persone responsabili e assicurato la loro condanna, questa è rimasta lettera morta a causa del comportamento dell’esecutivo”. Ma tutto ciò gli studenti del professor Alessandro Venturi, che ha invitato Mancini in cattedra, non lo hanno sentito. Hanno sentito disegnare una confusa e vecchia visione dello Stato panopticon (come il carcere di Santo Stefano, o meglio di Bentham) che tutto vede senza essere visto. Hanno sentito parlare di diritto alla difesa da garantire a tutti (anche ad Abu Omar torturato in Egitto?). Hanno sentito proclamare il divieto al testimone di violare il segreto di Stato (ma Mancini era imputato, non testimone, e la Costituzione garantisce sopra tutto il diritto alla difesa).

La cosa più insopportabile era l’atteggiamento vittimista che aleggiava nell’aula di Pavia: “Dobbiamo saper andare contro il pensiero unico, superare il mainstream e gli attacchi della stampa”, dicevano.

Davvero curioso, in bocca a chi, difeso da quasi tutta l’informazione, è saldamente al centro del potere – il potere vero, forte, intoccabile, armato, segreto – che lo ha due volte salvato incrinando delicatissimi equilibri istituzionali e obbedendo a fortissime alleanze internazionali. Alla fine, il panopticon ha vinto.

ILFQ

Carletto La Qualunque. - Marco Travaglio

 

Guardando Carlo Calenda che si limonava da solo a Otto e mezzo, abbiamo temuto per Giuseppe Conte. Con tutti i guai che ha coi 5Stelle gli mancava soltanto un benvenuto di Calenda nel “nuovo Ulivo”, che poi è la vecchia Unione prodiana da Mastella a Turigliatto, naufragata nel 2008 dans l’espace d’une année. Un endorsement di Calenda porta buono almeno quanto un endorsement di Ferrara, che infatti aveva endorsato Calenda. Ma Conte l’ha scampata: il noto frequentatore di se stesso l’ha riempito di insulti e annunciato che con i 5Stelle non si alleerà mai. Se Letta soffre della sindrome di Stoccolma, visto che si ripiglia due campioni di lealtà come Calenda e Renzi, Carletto Rolex è affetto dalla sindrome della mosca cocchiera, che si posa sul cavallo e si convince di essere lei a trainare il carro. Nessuno gli ha spiegato che Roma non è l’Italia, dove i sondaggi lo danno in zona Iv. Lì ha preso il 19,8% perché molti elettori di destra ridevano all’idea di Michetti sindaco. E han deciso giustamente che il vero candidato di destra era lui (ex Confindustria, ex Montezemolo, ex Monti, ex Renzi, autore col Pd di un furto con destrezza di voti da manuale: prendi il seggio europeo da 18mila euro al mese e scappa). Evento difficilmente ripetibile su scala nazionale, visto che a destra c’è già un discreto affollamento di leader, e purtroppo tutti più popolari di lui (persino B.). Una rondine non fa primavera e un Calenda non fa capoluogo.

Lui però se la sente calda: “Voto Gualtieri, ma la mia non è una dichiarazione di voto urbi et orbi” (testuale). Si definisce “socialista-democratico”, “liberalsocialista”, “liberaldemocratico”, “erede del Partito d’Azione” solo perché il suo partito si chiama Azione. Se gli domandano qualcosa di più preciso, dice “basta con fascismo e comunismo, berlusconismo e antiberlusconismo”, manco fossero la stessa cosa: un Cetto La Qualunque dei Parioli. E ora che fa? Un bel centrino con Renzi, Bentivogli e FI? “No, mi fa schifo”. Ah. E quindi? Una grande alleanza con i “popolari come la Carfagna” (sic) e pure con Fratoianni, “anche se dice un sacco di idiozie”. Ecco. Però, sia chiaro, “ho una pregiudiziale sui 5Stelle, populisti e trasformisti”: “Conte non so cos’è” e “ha governato con la Lega e col Pd”; e “Di Maio al Mise ha fatto un disastro epocale, in un Paese serio venderebbe i giornali”. Gli è forse sfuggito che Conte è il premier che ha gestito la pandemia e portato a casa il Recovery Fund. E Di Maio, al Mise, spuntò da Mittal molti meno esuberi di quelli avallati da lui. Quanto al trasformismo, lui è stato eletto nel Pd, i suoi tre parlamentari nel Pd, in FI e nel M5S, e Azione sostiene un governo con dentro M5S, Lega e Pd contemporaneamente. Quando arriva l’ambulanza?

ILFQ

giovedì 7 ottobre 2021

Fresca Putia - Gastronomia - Viale Lazio 106 - Pa - Menù del giorno

 

Buon giorno da Fresca Putìa 🌞 

Sempre disponibili da pranzo in poi, orario no stop sino alle ore 21:30 🕤 per pizze, burgers, panini, pasta e polpette vegetali: 

Menù di oggi, 7 ottobre 2021 

BURGERS:

- 🍔 Il burger: bun morbido, burger di black Angus, cipolla caramellata, scamorza affumicata, uovo dal cuore morbido, mayo €8,50

- 🍔🌱 Il burger veggie: bun morbido, burger di ceci, carote, patate e piselli, cipolla caramellata, scamorza affumicata, uovo dal cuore morbido, mayo €8,50 

PASTA:

- 🌿 trofie al pesto genovese €4,50

- 🍄 tagliatelle ai funghi €4,50

- 🌶 mezze penne alla amatriciana €4,00

- 🍅 mezze penne al pomodoro €3,50

- 🥟 tortellini panna e prosciutto €4,90

- 🥓 spaghetti alla chitarra alla carbonara €4,50 

CARNE:

- 🐷 arrosto di maiale con spicchi di patate €7,50 

PANINI:

- 🐐 caprese (pomodoro e mozzarella) €2,00

- 🍖 Classico (prosciutto e mozzarella) €2,50

- 🥓 salamino ( salamino piccante) €2,50

- 🫒 pane cunzato ( pomodoro, caciocavallo , olive, acciughe , origano , olio evo) €3,50

- 🥖 panelle e crocche’ €2,50  

APPETISERS:

- 🧆 Polpette vegane 🌱: rapa rossa, zucca e carote, spinaci €6,00 mix 12 / €3,50 mix 6

- 🥔 Panelle e crocche’ €4,50

- 🍟 Chips patate €2,50 

DRINKS:

- Can Coca Cola €1,00

- Can Fanta €1,00

- Can Sprite €1,00

- Bottle Polara Siciliana: limone, limone e zenzero, cedrata, mandarino, mandarino verde, arancia rossa, chinotto, tonica €2,00

- Heineken €2,00

- Moretti €1,50

- Ceres €3,00

- Ceres extreme ten €3,50

- 9.5.8 Santero Bellini €3,50

- 9.5.8 Santero Extra dry €3,5



Buon Appetito.

Astensione programmata. - Marco Travaglio

 

Anch’io, come Padellaro, ho visto i colleghi del Giornale Unico esultanti per la morte del populismo (notizia, fra l’altro, fortemente esagerata). E mi sono domandato: ma che avranno da gioire, con Salvini e Meloni insieme al 40% e un elettore su due astenuto? Certo, la gioia incontenibile è per la sconfitta degli odiati 5Stelle di Conte (peraltro non candidato). Ma c’è di più. Per noi democratici, fissati con la Costituzione e la sovranità popolare, l’astensione è un tragedia: per lorsignori, che democratici non sono anche se fingono bene, è una risorsa. Anzi, è il fondamento del loro piano oligarchico: meno gente vota e meglio è, perché alle urne vanno solo quelli che votano “bene”. Non i bifolchi brutti sporchi e cattivi delle periferie, che sbagliano sempre a votare; ma i buoni saggi moderati e obbedienti delle Ztl.

Nella Prima Repubblica, senza vincoli di bilancio e di spesa, il potere si garantiva i consensi degli ultimi distribuendo posti, soldi e prebende clientelari, scambiando voti e favori con le mafie e chiudendo un occhio sull’illegalità di massa (evasione, abusivismo, lavoro nero, falsi invalidi). Nella Seconda Repubblica, finiti i soldi e ingabbiati dalla Ue, la platea dei clientes s’è ristretta, ma per trascinare la gente alle urne s’è inscenato il finto bipolarismo Berlusconi-centrosinistra, le due facce furbe dello stesso sistema. Un gioco a somma zero su una roulette truccata, dove vinceva sempre il banco. Con l’avvento dei partiti anti-sistema (i 5Stelle e poi la Lega salviniana e FdI) la maschera è caduta e le periferie sociali e politiche rassegnate a non contare più nulla han trovato qualcuno che parlava di loro, con loro e come loro. E sono tornate alle urne, mandando in tilt il sistema. Che nel 2013 s’è ammucchiato in orrendi assembramenti contro natura (i governi Letta, Renzi e Gentiloni) pur di tenere i barbari fuori dal recinto. Ma nel 2018 ha dovuto arrendersi alla legge dei numeri e subire ben due governi di cambiamento: il Conte-1 e il Conte-2. Nel 2021 le acque del Mar Rosso si sono richiuse violentemente col Conticidio e l’avvento di Draghi che, con la scusa dei vaccini e del Pnrr (già pronti col governo precedente), si allarga un bel po’ e svela il suo vero mandato: raddrizzare le gambe ai cani, cioè ai partiti, rendendoli tutti docili e obbedienti al sistema. Raddrizzare le gambe agli elettori è più arduo: sono troppi. Ma basta raccontargli ogni giorno a reti unificate che il loro voto non serve a nulla, tanto Draghi (o una sua controfigura se lui ascenderà al Colle) resterà a Palazzo Chigi anche dopo le elezioni, comunque vadano, senza neppure l’incomodo di candidarsi. Così l’elettore si rassegna: se gli piace il presepe, vota “bene”; se non gli piace, sta a casa.

ILFQ