mercoledì 2 febbraio 2022

Ora nel Movimento il tema centrale è il terzo mandato. - Peter Gomez

 

Il Movimento 5 Stelle ha un problema molto più grande dello scontro tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte: l’indecisione. Da più di tre anni il Movimento non affronta la questione centrale per il suo eventuale futuro: la regola dei due mandati. Oggi questo principio, che è da considerare fondante per i pentastellati, è ancora in vigore. Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo lo avevano introdotto per garantire un continuo ricambio degli eletti; per consentire alla società civile di aspirare a entrare in Parlamento non per cooptazione come avviene in tutti gli altri partiti e per evitare che all’interno delle Camere si formassero cordate interessate solo alla propria sopravvivenza. Gruppi di potere che gli elettori da sempre non amano e liquidano con una brutta, ma adeguata parola: poltronari. Un termine dispregiativo che però non tiene conto di un altro aspetto della questione: tra tante persone che dopo dieci anni sono disposte a fare di tutto pur di non perdere lavoro, poltrona e stipendio vi può sempre essere chi ha invece maturato esperienze e competenze molto utili alla forza politica che rappresenta.

Attualmente, in base alla regola, alle prossime elezioni non dovrebbero essere ripresentati 67 su 230 parlamentari. Molti di loro sanno già che se anche la norma fosse abolita le loro chance di rielezione sarebbero molto basse. I consensi sono in calo e il numero di posti a disposizione è per tutti diminuito proprio in base a una riforma costituzionale voluta dal Movimento. Ma avere pochissime possibilità è diverso dal non poter partecipare alla competizione elettorale. Sopratutto se la tua figura pesa nella breve storia grillina. Tra i 67 figurano nomi come quelli di Luigi Di Maio, Paola Taverna, Roberto Fico, Federico D’Incà, Danilo Toninelli, Laura Castelli, Giulia Sarti, Stefano Patuanelli e Vito Crimi. È ovvio e scontato insomma che indipendentemente dallo scontro tra dimaiani e contiani (tra i 67 vi sono esponenti di entrambi i fronti) la tensione salga e che anzi in qualche caso sia proprio la causa dello scontro.

Beppe Grillo ha già fatto sapere mesi fa di essere fieramente contrario a modificare la regola. Se lo fate, ha detto, io me ne vado. E si è limitato ad approvare l’introduzione di un terzo mandato (ipocritamente chiamato zero) per i consigli comunali. Un’innovazione utile, tra l’altro, per permettere a Virginia Raggi di correre di nuovo a Roma.

Conte, invece, non si è mai espresso chiaramente. Al netto del necessario assenso di Grillo e del voto vincolante da parte degli iscritti, le soluzioni possibili sono quattro: non cambiare niente; abolire la regola; introdurre un ulteriore mandato, ma solo per quanto riguarda i consigli regionali oltre che comunali; consentire delle deroghe. Cioè dare a Conte, o chi per lui, il potere di stabilire chi sono i meritevoli che però, per essere ripresentati, dovranno prima essere votati dagli aderenti ai 5Stelle. Ogni scelta ha dei pro e dei contro. Fatti chiari li esaminerà in una prossima rubrica. Una cosa però è certa. Rimandare non può che peggiorare le cose in un movimento in cui Di Maio può aspirare ad avere dalla sua parte molti parlamentari, ma al contrario di Conte pochi iscritti. Per questo l’ex premier, per il bene suo e della forza politica che rappresenta (e quindi anche di Di Maio), dovrebbe rileggere una frase del ventiseiesimo presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt: “Quando devi decidere, la migliore scelta che puoi fare è quella giusta, la seconda migliore è quella sbagliata, la peggiore di tutte è non decidere”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/02/ora-nel-movimento-il-tema-centrale-e-il-terzo-mandato/6477360/?utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR0BFg3CuLS1Dn1jt7yV-ZcrsL8HtJCaGwbr1IjOEIhgWy7tYT_XEIR_JDk#Echobox=1643791808

martedì 1 febbraio 2022

Spende, spande, ma chiede gli aiuti di Stato: lo spudorato “chiagni e fotti” della Serie A offende chi è stato rovinato dal Covid (e ha continuato a pagare le tasse). - Lorenzo Vendemiale

 

FATTO FOOTBALL CLUB - Sia chiaro: nessuno critica le operazioni di calciomercato, quasi tutte molto intelligenti. Ma è inconcepibile che gli stessi club che spendono centinaia di milioni per acquistare nuovi calciatori poi chiedano al governo ristori e favori fiscali, in barba ai sacrifici di chi è stato davvero devastato economicamente dalla pandemia.

Spendono, spandono, ma poi i presidenti piangono miseria. Dopo Vlahovic e Gosens, ma anche Sergio Oliveira, Zakaria, Boga, Ricci, un calciomercato faraonico, le richieste di ristori da parte della Serie A sono semplicemente indecenti. Non siamo più neppure alla favola della cicala che passa l’estate a cantare e poi si ritrova in inverno senza cibo, perché l’inverno è arrivato da un pezzo e i club lo sanno perfettamente. Qui siamo al “chiagni e fotti” più spudorato.

Oggi si conclude un calciomercato ricco, a livelli pre-Covid. Dalla grande Juventus che è tornata a fare la Juventus, alla piccola Salernitana che ha cambiato mezza squadra, si sono mossi tutti senza badare troppo al portafoglio. Ma in questo non c’è nulla di male. Chi crede che certe cifre siano immorali sbaglia, la retorica del pauperismo fine a se stesso lascia il tempo che trova. È giusto che una società di calcio (che è un’azienda con un fatturato milionario) investa in quelli che sono i suoi asset, se ritiene di poterlo fare. Tanto più che parliamo di operazioni intelligentia partire da Vlahovic, un affare indiscutibile da ogni punto di vista; ma in generale tutte le squadre si sono mosse con lungimiranza, guardando alla prossima stagione, investendo sul futuro. Il problema non è il calciomercato. Il problema è come un comparto che nell’ultimo mese ha speso complessivamente 150 milioni di euro (impegnandone almeno un’altra cinquantina in obblighi di riscatto) possa poi pretendere di non pagare le tasse, oppure ricevere aiuti dallo Stato. Con che faccia si presentino al governo con certe richieste.

Bisognerebbe chiederlo al presidente della Serie A, Paolo Dal Pino, che ha inviato una lettera a Palazzo Chigi per invocare il sostegno del governo (forse nemmeno lui mentre la firmava si è reso conto del clamoroso autogol). Oppure al n.1 della Figc, Gabriele Gravina, che ha appena dichiarato una cosa sacrosanta: “Tra quello che chiediamo e i comportamenti del calcio a volte non c’è coerenza”. Però intanto si è fatto promotore di un tavolo “per la definizione di ristori al mondo del calcio”, che non ha motivo di esistere. E in fondo una risposta chiara dovrebbe darla anche la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, che in un’intervista al Sole 24 Ore ha parlato di “riforme in cambio di aiuti”, ma non si capiva bene se fosse più carota o bastone, un’apertura ai possibile ristori o un richiamo alle colpe del pallone.

Il calcio è ovviamente stato colpito dal Covid, nessuno lo nega, ma non come sostiene (parliamo di un sistema squilibrato che viveva ben oltre le sue possibilità già da anni) e comunque non più di altri settori. A differenza di attività che sono state davvero stroncate dalla pandemia, il pallone non si è praticamente mai fermato se non per quei primi due mesi di lockdown. Ha potuto salvare buona parte dei suoi ricavi (diritti tv, sponsor, ecc.), rinunciando di fatto solo agli incassi da stadio che in media valgono solo il 10% del bilancio di un club. Ha appena ricevuto una sospensione fiscale di quattro mesi, privilegio che ad altri comparti non è stato concesso. C’è in ballo la cancellazione del divieto di pubblicità dalle scommesse, che è un tema politico. Tutto il resto sono pretese irricevibili.

Non perché il calcio non meriti considerazione dallo Stato, ma perché il problema è appunto la coerenza. Se un’attività è in crisi, tira la cinghia e non si imbarca in impegnativi progetti di ristrutturazione. Se la Serie A è “un sistema sull’orlo del baratro, con margini di resistenza assottigliati al minimo” (parole di Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter), dovrebbe pensare più alle riforme che al calciomercato. Invece di format ridotto del campionatosalary cap, norme contro le commissioni degli agenti non c’è traccia, mentre si vedono colpi da 90 milioni di euro. Tanto poi arrivano i ristori pubblici. Da settimane è in corso un battage mediatico sempre più esasperato per convincere Palazzo Chigi. “Il governo – ha detto minaccioso il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis – deve capire che 25 milioni di tifosi sono 25 milioni di elettori”. Sono anche 25 milioni di persone che pagano regolarmente le tasse.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/31/spende-spande-ma-chiede-gli-aiuti-di-stato-lo-spudorato-chiagni-e-fotti-della-serie-a-offende-chi-e-stato-rovinato-dal-covid-e-ha-continuato-a-pagare-le-tasse/6474564/

Autopsia della fu stampa. - Marco Travaglio

 

Pubblichiamo in esclusiva il referto autoptico dell’informazione italiana, venuta a mancare all’affetto dei suoi cari, ma ancora attivissima a piangere la “morte della politica” per nascondere la propria.

L’amuleto. “Per un Draghi al Quirinale. Cinque mesi sono tanti, ma è ora di costruire un whatever it takes per spedire Draghi al Colle” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 24.8).

Buona questa. “Draghi al Quirinale e Franco premier: la strategia M5S” (Stampa, 28.10).

Ne avesse azzeccato uno. “Salvini, Meloni e Conte: lo strano trio che vuole Draghi al Quirinale” (Repubblica, 2.11).

Logica cartesiana/1. “Il timore dei partiti: governo al capolinea se Draghi non va al Colle” (Stefano Cappellini, Repubblica.it, 12.11).

Tutto normale. “Draghi al Quirinale serve per tornare alla normalità” (Marco Damilano, Espresso, 21.11).

Al primo colpo. “Draghi eletto al primo scrutinio, Cartabia premier e poi presidente dopo il settennato di Draghi” (Paolo Mieli, Tagadà, La7, 25.11).

Wanna Marchi. “Draghi al Colle conviene a tutti, anche a chi non lo vuole” (Domani, 3.12).

Il Grandissimo Elettore. “Il premier al Colle: la scelta di Bonomi” (Francesco Verderami, Corriere, 18.12).

È fatta. “‘Cartabia premier e Draghi al Colle’. C’è il patto per convincere le Camere” (Stampa, 22.12).

Adotta un nonno/1. “Il cambio di stagione da SuperMario a ‘nonno d’Italia’. Ha trovato un nome che rimanda al valore nazionale, la famiglia come patria, con echi da Manzoni a Banfi… L’implicita prossima uscita di scena da Palazzo Chigi e il ritmo dell’entrata in scena del nonno d’Italia al Quirinale in una strana atmosfera da grande futuro dietro le spalle… Delegittimarlo… sarà difficile. Si possono delegittimare i padri, mai i nonni” (Francesco Merlo, Repubblica, 23.12).

L’angelo del focolare. “‘Io, un nonno al servizio del Paese’: dalla Bce al focolare degli italiani” (Mario Ajello, Messaggero, 23.12).

Effetto dominus. “Draghi è il solo dominus dei partiti, quindi può andare al Quirinale” (Salvatore Vassallo, Domani, 23.12).

Senza di lui il diluvio. “O la maggioranza manda Draghi al Quirinale oppure salta tutto” (Domani, 23.12).

Adotta un nonno/2. “Draghi disegna il suo Quirinale: nasce il ‘nonnopresidenzialismo’” (Foglio, 23.12).

Adotta un nonno/3. “Non mandate nonno Draghi ai giardinetti… Dopo la sua quasi subliminale ‘discesa in campo’, al momento è il candidato più credibile per il Colle” (Massimo Giannini, Stampa, 24.12).

Ecco il nuovo governo. “Totopremier. Con Draghi al Quirinale… in pole Cartabia, Franco, Franceschini, Giorgetti e Carfagna” (Stampa, 24.12).

Non avrai altro dio/1. “Verrà l’ora in cui a tutti sarà chiaro che per il Colle c’è solo il premier” (rag. Cerasa, Foglio, 28.12).

Non avrai altro dio/2. “Solo Draghi può farcela” (Antonio Polito, Corriere, 28.12).

San Mario Incoronato. “Il ritorno della politica. Draghi ha cambiato schema e frenato il dominio dell’economia. L’elezione al Colle il coronamento” (Guido Maria Brera, Stampa, 29.12).

Il portafortuna. “SuperMario verso il Colle. Anche Renzi lo spinge” (Claudia Fusani, Riformista, 29.12).

Eran 300, eran giovani e forti. “Sondaggio: sono 300 i parlamentari che vogliono Draghi al Colle” (Foglio, 31.12).

Tutti per uno. “Il patto per eleggere Draghi. L’asse M5S-Pd-LeU si allarga ai leghisti fedeli a Giorgetti e ai centristi Renzi e Toti. Meloni spera che col premier al Quirinale si vada al voto” (Stampa, 5.1).

Quello giusto. “Il Cav. può passare alla storia spianando la strada al migliore, Draghi” (Franco Debenedetti, Foglio, 5.1).

Quelli giusti. “Intesa Salvini-Meloni: prima Silvio, poi Mario” (Pietro Senaldi, Libero, 6.1).

Tovarish Mariov. “In Italia la sinistra c’è: si chiama SuperMario” (Michele Prospero, 6.1).

Come s’offre. “Draghi ai partiti: io ci sono, tocca a voi” (Cuzzocrea, Stampa, 14.1).

Spingitori. “Alleanza per Draghi. La settimana prossima incontro Pd-M5S-LeU per spingere SuperMario” (Annalisa Cuzzocrea, Stampa, 16.1).

Patto ricco mi ci ficco. “Il patto di legislatura: meno tecnici al governo con Draghi al Quirinale” (Messaggero, 17.1).

I dragogrilli. “I 5Stelle inchiodano Conte su Draghi” (Giornale, 17.1).

Colao Meravigliao. “L’ipotesi di Colao premier con Draghi al Colle” (Messaggero, 19.1).

Fattore Metsola. “Il partito di Draghi lavora alla stessa larghissima maggioranza che ha spinto Metsola alla guida del Parlamento europeo” (rag. Cerasa, Foglio, 19.1).

Ripartenza. “Si riparte da Draghi” (Stampa, 19.1).

L’Invariabile. “Ci sarebbe una invariabile che rende oziosi i giri di valzer e di parole intorno alla scelta del prossimo presidente. L’invariabile si chiama Mario Draghi” (Carlo Verdelli, Corriere, 20.1).

The Mario After. “Palazzo Chigi: è già dopo Draghi?” (Stampa, 20.1).

M5D. “Ecco il Movimento 5Draghi” (Foglio, 20.1).

È ufficiale. “Berlusconi ha già deciso: il centrodestra voterà Draghi” (Paolo Mieli, Tagadà, La7, 20.1).

Tandem. “Il piano B.: salgono le quote del tandem Draghi-Cartabia” (Libero, 20.1).

Petaloso. “Petalo dopo petalo, l’ultimo sarà quello di Draghi” (Alessandro De Angelis, Huffington Post, 21.1).

Mai più senza. “L’Italia non può rinunciare a Draghi” (Ajello, Messaggero, 21.1).

La somma che fa il totale. “La somma delle percentuali di chi vorrebbe Draghi al Quirinale e di chi lo vorrebbe a Palazzo Chigi è probabilmente 100… Una ragione in più per mandare Draghi al Quirinale alla prima votazione” (Franco Debenedetti, Foglio, 21.1).

Todo Mario. “Tutte le strade che portano a Draghi”, “Il negoziatore Draghi”, “Il partito di Draghi”, “Chigi dopo Draghi” (Foglio, 21.1).

Rassegnatevi. “I partiti si stanno rassegnando a mandare Draghi al Quirinale” (Daniela Preziosi, Domani, 21.1).

Soccorso nano/1. “Il Cav. punta su Draghi” (Claudia Fusani, Riformista, 21.1).

Ci siamo. “I dubbiosi tra i dem ora virano sull’ex capo della Bce” (Maria Teresa Meli, Corriere, 21.1). “Le grandi manovre su Palazzo Chigi. Spinta per una squadra in stile Draghi. I nomi di Cartabia e Colao” (Corriere, 21.1.).

Ha già traslocato. “Passi avanti su Draghi, si cerca il sostituto” (Cuzzocrea, Stampa, 21.1). “Si rafforza l’ipotesi Draghi: anche i deputati M5S convinti ad appoggiarlo” (Stampa, 21.1).

Soccorso nano/2. “Berlusconi: voci di un passo indietro, con indicazione per Draghi” (Verderami, Corriere, 21.1).

Favorito. “Quirinale, ora il favorito è Draghi” (Stefano Cappellini, Repubblica, 21.1).

Incastro. “L’incastro degli incarichi. L’ipotesi di Casini come alternativa a Draghi” (Verderami, Corriere, 22.1).

Avanzi. “Partiti in tilt, avanza Draghi” (Repubblica, 22.1).

Nonno in fuga. “Credo che la Senectus ciceroniana, fatta di sapienza e autorità, sia adatta al ruolo di neutralità e garanzia che la Costituzione assegna al ‘nonno d’Italia’, come ha detto Mario Draghi… nonno lucido e saggio che lunedì eleggeremo” (Merlo, Repubblica, 22.1).

Schema Oronzo Canà. “Quando Berlusconi si convincerà che… il Colle resta precluso, è ragionevole immaginare una larga convergenza su Draghi. È lo schema a cui sta lavorando Enrico Letta” (Francesco Bei, Repubblica, 22.1).

Un bel guadagno. “Chi ci guadagna con Draghi al Colle (tutti): Meloni, Letta, Renzi, Salvini, Conte, il Cav. Perché il reset draghiano conviene a ogni leader” (rag. Cerasa, Foglio, 22.1).

Allucinazioni. “Gli italiani vedono Draghi sul Colle” (Stampa, 22.1).

Come no. “Grillo gela Conte e apre a Draghi” (Repubblica, 23.1).

Tomba. “Lo slalom del premier tra i veti dei partiti” (Repubblica, 23.1).

Lo vota pure lo Spirito Santo. “Il ‘Creator Spiritus’ che manca alla politica… Tutto si può permettere l’Italia di oggi, meno che di lasciare in panchina l’uomo che le sta ridando credibilità e fiducia, dopo averla rappresentata ai più alti livelli alla Bce” (Giannini, Stampa, 23.1).

Caos creativo. “Il rischio caos che potrebbe portare al premier” (Verderami, Corriere, 23.1).

Ha capito tutto. “Belloni premier: la trattativa che può aprire la via a Draghi” (Tommaso Ciriaco, Repubblica, 24.1).

DeBenedixit. “PERCHÉ DRAGHI” (Domani, 24.1).

Logica cartesiana/2. “Se Draghi non trasloca al Colle, a rischio anche il governo” (Alessandra Sardoni, Foglio, 24.1).

Chiamami, Mario. “SuperMario si può salvare se fa almeno tre telefonate” (De Angelis, Stampa, 24.1).

Decide lui. “Solo con Mattarella o Amato, Draghi può restare premier” (Stampa, 24.1).

Così schivo. “Draghi resiste al pressing di chi lo invita a ‘trattare’” (Corriere, 24.1).

È un bel Presidente! “Il nome favorito resta, fin qui, quello del premier, per caratura internazionale, indipendenza, sondaggi, curriculum, ma gli gioca contro giusto l’importanza del ruolo di skipper Pnrr” (Gianni Riotta, Stampa, 24.1).

Partita doppia. “Il bivio Casini-Draghi tra 4° e 7° voto” (Verderami, Corriere, 24.1).

Ah saperlo. “Si può rinunciare a Draghi?” (Foglio, 25.1).

Manca poco. “Per convinzione o per consunzione: 24 ore per capire come si arriverà a Draghi al Colle” (De Angelis, Huffington, 25.1).

Referendum. “Il Quirinale ora è un referendum su Draghi” (rag. Cerasa, Foglio, 25.1).

Logica cartesiana/3. “Se Draghi non va al Quirinale rischia di cadere il governo” (Massimo Giannini, Otto e mezzo, La7, 25.1).

Venghino belle signore! “I mercati votano Draghi” (Stampa, 25.1).

Povera stella. “Draghi si affida a Letta, è l’ultima speranza per tentare la scalata al Quirinale. Salvini non chiude del tutto. I tentativi di un colloquio telefonico con Berlusconi” (Stampa, 26.1).

Assassini. “Perché è ancora possibile una prova di maturità per Salvini”, “Chi avrà l’onore di appuntarsi il draghicidio sul CV politico? Le possibilità che Draghi faccia il passo da Palazzo Chigi al Colle sono ancora alte” (rag. Cerasa, Foglio, 26.1).

Buona la quinta. “Ora il premier si muove sottotraccia per rientrare in gioco al 5° scrutinio” (Ciriaco, Repubblica, 26.1).

L’oracolo Giggino. “Rabbia 5S su Conte, si muove Di Maio: calma, si arriverà a Draghi per inerzia” (Giornale, 26.1).

L’ideona. “Draghi per vincere minacci di mollare” (Vittorio Feltri, Libero, 26.1).

Respira ancora. “La candidatura Draghi non è ancora morta: se parte, nessuno la ferma” (Dubbio, 27.1).

La guerra mondiale. “Draghi è comunque una figura centrale e difficilmente sacrificabile senza provocare contraccolpi anche sul piano internazionale” (Massimo Franco, Corriere, 27.1).

Che carino. “È deciso ad andare avanti chiunque venga eletto” (Corriere, 27.1).

Inutile votare. “L’esito è scontato: sarà Mario Draghi il prossimo capo dello Stato” (Paolo Mieli, Piazzapulita, La7, 27.1).

Il Divino Rutelma. “Io dico Draghi” (Francesco Rutelli, Repubblica, 27.1).

En plein. “Ora la sfida è tra Draghi e Casini” (Stampa, 27.1).

E le risalite. “Risale Draghi” (Stampa, 28.1).

Inconsolabili. “Perché Salvini vince solo con Draghi” (rag. Cerasa, Foglio, 28.1). “L’unico modo per uscire dallo stallo alla messicana è Draghi” (Giuliano Ferrara, ibidem).

Dai che ce la fa. “La telefonata di Draghi a Berlusconi: prove di disgelo con FI. La speranza che si aggiunga a Meloni” (Ciriaco, Repubblica, 28.1).

Il jolly. “Ma sul tavolo restano le carte Casini e Draghi” (Verderami, Corriere, 28.1).

Tonno Inevitabile. “L’alternativa al meno peggio. L’inevitabile Draghi” (Nadia Urbinati, Domani, 28.1).

Mi ha cercato nessuno? “Lo stupore di Draghi: ‘Mi atterrò alla decisione del Parlamento, salvo che qualcuno faccia una mossa decisiva’” (Stampa, 29.1).

Ultima speme/1. “Colle, l’accordo è più vicino. Ancora in campo Draghi e Casini” (Messaggero, 29.1).

Ultima speme/2. “È probabile che Draghi la spunti sui concorrenti e si insedi sul Colle, l’unico non politico più bravo dei politici” (Feltri, Libero, 29.1).

Ultima speme/3. “Le carte di Draghi: resta in corsa”, “Forza Draghi, un elogio di chi ci ha provato”, “Draghi è il ‘portone di sicurezza’ di Salvini” (rag. Cerasa, Foglio, 29.1).

Cerrrto che è lui! “Secondo me sarà Draghi” (rag. Cerasa, Damilano e De Angelis, MaratonaMentana La7, 29.1, tardo pomeriggio).

Roberto Fico (presidente della Camera, 30.1): “Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 983, astenuti nessuno, hanno ottenuto voti Mattarella 759, Nordio 90, Di Matteo 37, Berlusconi 9, Belloni 6, Casini 5, Draghi 5”..

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/01/autopsia-della-fu-stampa/6475787/

Frode bonus edilizi, la Guardia di finanza di Perugia sequestra 103 milioni di euro. -

 

L’operazione trae origine da un’attività di analisi condotta dal comando provinciale delle Fiamme gialle.

Sequestro da 103 milioni di euro legati alla cessione dei crediti d'imposta inesistenti relativi a bonus edilizi.

L’operazione è della Guardia di finanza di Perugia che ha scoperto una rete di società e persone fisiche che avrebbero generato e commercializzato, sull’intero territorio nazionale, fittizi crediti d’imposta relativi alle spese sostenute per interventi edilizi introdotti dal Governo per mitigare gli effetti economici della pandemia (bonus facciate, recupero patrimonio edilizio e bonus locazioni).

Uso distorto delle agevolazioni.

L’operazione trae origine da un’attività di analisi condotta dal comando provinciale delle Fiamme gialle, volta a individuare profili di rischio connessi all'utilizzo distorto delle diverse misure agevolative.

In questo contesto è emersa la posizione di una società che commercia auto operante nell’hiterland di Perugia che da preliminari riscontri risultava avrebbe comprato e rivenduto crediti d’imposta per importi rilevanti, verosimilmente riconducibili a condotte fraudolente.

La piattaforma delle Entrate.

Stando agli accertamenti, le comunicazioni di cessione dei crediti, inserite nella piattaforma informatica dell’agenzia delle Entrate, sono state qualificate come «altri documenti per operazioni inesistenti», fattispecie disciplinata dal decreto legislativo 74/2000.

Secondo il gip, che ha convalidato la misura dell’autorità giudiziaria, i crediti «sono da considerarsi inesistenti per il volume, per il fatto che la società (aveva) un’attività assolutamente slegata da quella relativa all’edilizia e alla ristrutturazione di immobili» e che «i soggetti coinvolti, cedenti e cessionari, presentano profili di criticità».

https://www.ilsole24ore.com/art/frode-bonus-edilizi-guardia-finanza-perugia-sequestra-103-milioni-euro-AEP1zTBB

Palermo, banche truffate: tra gli arrestati 2 dipendenti pubblici. - Riccardo Lo Verso

 

Provvedimento per cinque, tra cui un impiegato comunale e un ex funzionario regionale. Prestiti a persone fantasma.

PALERMO – La truffa ai danni di banche e finanziarie correva lungo la linea telefonica della Regione siciliana. C’è, infatti, un ex funzionario del Dipartimento regionale Sviluppo rurale e territoriale fra i cinque arrestati nel blitz di carabinieri della compagnia di Bagheria. Assieme a lui finiscono in carcere altre quattro persone, tra cui un impiegato dell’ufficio anagrafe del Comune di Palermo. I due dipendenti pubblici in cambio di soldi avrebbero dato una mano all’organizzazione per creare false identità e ottenere prestiti per oltre mezzo milione di euro. Ecco i nomi degli arrestati: Lorenzo Motisi, 44 anni, funzionario regionale; Salvatore Randazzo, 58 anni, dipendente comunale dell’ufficio anagrafe di Palermo; Rosario Di Fatta, 56 anni; Stefano Ganci, 53 anni; Saverio Giunta, 66 anni. Ci sono altre sette persone indagate: avrebbero fornito le fotografie per taroccare le carte d’identità.

I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alle truffe e sostituzione di persona, fabbricazione di documenti falsi, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico. Il dipendente comunale forniva i dati anagrafici (stato civile e numero dei documenti di riconoscimento) di facoltosi professionisti in pensione. Quindi venivano falsificate le carte d’identità per avviare le pratiche di finanziamento con importi compresi tra 12.000 e 80.000 euro. In altri casi grazie alle false identità venivano comprate macchine che poi sarebbero state subito rivendute a terze persone.

Il piano non sarebbe potuto andare a buon fine se non ci fosse stato l’aiuto dell’altro impiegato pubblico. Una volta confezionata la falsa identità nella domanda per il prestito veniva indicato che la persona che chiedeva i soldi era dipendente della Regione siciliana. Per rendere più credibile il tutto si aggiungeva il numero di telefono dell’ufficio a cui chiedere informazioni.

Dall’altro capo della cornetta l’impiegato della Regione, già indagato per truffa e sospeso, rispondeva e confermava che sì, era tutto vero, a chiedere il prestito era un dipendente pubblico. Il tutto ripetuto per decine di volte, fino a raggiungere la cifra di mezzo milione di euro. Almeno per i casi fin qui scoperti. Ce ne potrebbero essere, infatti, molti di più. Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Chiara Capoluongo e Andrea Fusco vanno avanti.

https://livesicilia.it/palermo-banche-truffate-5-arresti-ci-sono-due-dipendenti-pubblici/

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ Frode sui bonus edilizi, le intercettazioni: “Lo Stato è pazzesco, vogliono essere inc**lati”. La Finanza sequestra trolley pieni di contanti. - Giovanna Trinchella

 

Il gip di Rimini sugli indagati: "Veri e propri habitué della frode... in preda ad una sorta di ludopatia da reato". Uno degli indagati intercettato: "Non ne hai idea di quanti cazzo di soldi hanno fatto ... non sanno più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo per mettere i soldi, ma noi ci stiamo dietro.... ci stiamo dietro, a ruota stiamo andando, però dobbiamo stare attenti..."

Come in ogni inchiesta sulle frodi ai danni dello Stato e quando in ballo ci sono milioni di euro, le intercettazioni agli atti delle inchieste spiegano più di ogni atto investigativo la natura degli imbrogli e, a volte, la qualità della consapevolezza di chi commette i reati. Ed è successo anche con l’inchiesta della Guardia di finanza di Rimini che ha svelato l’esistenza di una organizzazione che creava società ad hoc per incassare le agevolazioni edilizie. Denaro pubblico erogato dal governo, tramite bonus locazioni, sisma e facciate, per cercare di arginare anche i pesantissimi danni economici provocati dalla pandemia di Covid. E l’inizio del coronavirus ha “portato bene” come dicono gli stessi protagonisti dell’indagine coordinata dalla procura di Rimini. Tant’è che uno degli indagati, intercettato, del business parla così: “…Milano, oggi si mettono a Dubai … Non ne hai idea di quanti cazzo di soldi hanno fatto … non sanno più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo per mettere i soldi, ma noi ci stiamo dietro…. ci stiamo dietro, a ruota stiamo andando, però dobbiamo stare attenti… “. E del resto con l’impiego di cani cashdog, che fiutano appunto il denaro contante, le Fiamme gialle hanno trovato durante una perquisizione trolley pieni di banconote. L’organizzazione era riuscita tramite alcune società napoletane a monetizzare i crediti derivanti dai bonus. Secondo gli inquirenti sono stati “commercializzati 440 milioni di falsi crediti”.

IL BONUS LOCAZIONI – In un’altra intercettazione Nicola Bonfrate, per cui il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’arresto, ritenuto promotore e capo dell’associazione a delinquere in quanto amministratore di diritto o di fatto di numerose società coinvolte, va anche oltre e sembra quasi compiaciuto della facilità con cui l’organizzazione può fregare lo stato: “Cioè, lo Stato italiano è pazzesco, è una cosa… vogliono essere inc**lati praticamente…” Una frase all’interno di un dialogo con il commercialista Matteo Banin, anche lui raggiunto da ordinanza di custodia in carcere, in cui si parla del bonus locazioni. Per il gip Manuel Bianchi questa frase illustra la modalità di determinazione dell’importo, “evidenziando che tale agevolazione è anche estremamente vantaggiosa in quanto il credito di imposta è utilizzabile per compensare qualsiasi tributo senza alcuna limitazione, matura immediatamente nell’anno 2021 e non è differito come accade per il Sismabonus”. “Quello invece della locazione è tutto nell’anno”, dice Banin. Bonfrate: “Azzo, e cambia il discorso. Meno male che me l’hai detto“. Banin: “Quello, hai capito, è tutto nell’anno ed è il 60% del canone”. E ancora, il commercialista: “Perché vuol dire che tu devi dichiarare un canone il cui 60% ti dà quel valore lì”. Bonfrate: “Minchia! lo dichiari tu”. Risposta: “Esatto”.

IL BONUS SISMA – Anche per quanto riguarda il bonus sisma era stato architettato, secondo la procura di Rimini, il modo di entrare in possesso illecitamente dei fondi. Ma come spiega sempre Bonfrate per case che non sarebbero state mai ristrutturate: “Tutte le particelle catastali sono particelle catastali che non avranno mai mai una ristrutturazione dopo di adesso. Sono tutte particelle di zone depresse”. Un affare enorme che impressiona lo stesso imprenditore che in un’altra conversazione dice: “Vedi che io ero abituato a queste cifre prima del carcere … cioè non mi fanno impressione. A me mi fanno impressione quelli che andiamo a fare adesso … quelli sì mi fanno un po’ impressione da gestire … da gestire … da gestire gli incassi, da gestire il bonus … trenta miliun … sarebbe da pazzi. Sarebbe come dire all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di Finanza ‘veniteli a prendere’. Dovremmo avere una Spa …“. Che per gli inquirenti in effetti è l’associazione a delinquere contestata a vario titolo: nell’indagine sono in totale 78 le persone indagate.

Una di queste il commercialista Stefano Francioni commenta in un’altra conversazione quanto il meccanismo ideato fosse redditizio anche i professionisti considerati compiacenti dalla procura: “Nel frattempo, ripeto, io sto andando forte come un leone ovviamente, ho dato una serie di smacchi incredibili a tutti perché coi soldi alla mano ho fatto delle operazioni importanti: ho comprato un’altra casa, ho comprato e venduto dei crediti fiscali e quindi coi soldi dopo mi sono messo a posto… mi sono rialzato completamente. Ho circa … ho circa 400mila euro sui conti correnti che non so cosa farmene”.

IL MECCANISMO DELLA FRODE – Il meccanismo è stato così ricostruito dagli investigatori delle Fiamme gialle: con la complicità di professionisti venivano individuate società attive in grave difficoltà economica o ormai decotte, utili alla creazione degli indebiti crediti d’imposta. Veniva sostituito il rappresentante di diritto di tali società con un prestanome, da cui ottenere le credenziali per poter inserire le comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, così da avere uno schermo in caso di futuri accertamenti. Quindi venivano inserite le comunicazioni dichiarando di aver pagato canoni di locazione superiori agli effettivi (persino oltre il 260.000%) o effettuato lavori edili mai iniziati, così da generare crediti di imposta non spettanti. Quindi c’era la cessione dei crediti d’imposta a società compiacenti e dopo il secondo passaggio a società terze inconsapevoli, così da rendere più difficile la ricostruzione. L’indagine, nata lo scorso di giugno analizzando gli atti di un fallimento, “ha consentito il monitoraggio dell’organizzazione criminale fin quasi dalla sua genesi e in tutti i passaggi di sviluppo, verificando come la stessa fosse totalmente dedicata alla creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, successivamente monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa, portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato”.

GLI “INVESTIMENTI” – I soldi sono stati investiti in attività sia commerciali che immobiliari con il subentro nella gestione di ristoranti, acquisto di immobili e/o quote di partecipazioni societarie); veicolati attraverso una fatturazione di comodo, verso alcune società partenopee per essere monetizzate in contanti; trasferiti su carte di credito ricaricabili business, con plafond anche di 50.000 euro e prelevato in contanti presso vari bancomat; impiegati per finanziarie società a Cipro, Malta, Madeira; convertiti in cripto valute; investiti in metalli preziosi ed in particolare nell’acquisto di lingotti d’oro.

Secondo il giudice l’organizzazione non si era fermata nonostante ci fosse stata una modifica del credito d’imposta proprio per impedire frodi di questo tipo. Ma la nuova normativa di settore lo scorso novembre veniva così commentata da Bonfrate: “Fatta la legge trovato l’inganno”. E neanche la comunicazione dell’avvio di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate aveva fermato il meccanismo. Per il gip: “Inutile dire che le condotte degli indiziati, anche nell’ottica della missione della Repubblica di rimuovere gli ostacoli all’affermazione dell’eguaglianza sostanziale fra i cittadini, qui specificamente traguardata mediante il riconoscimento di una serie di provvidenze ai settori dell’economia reale ritenuti maggiormente bisognosi, si rivelano di una inaudita rimproverabilità e meritevolezza di pena… Non solo, ma l’autentica dedizione alla criminalità di profitto di molti degli indagati, già veri e propri habitué della frode … lascia presagire, in modo ragionevolmente certo, che gli stessi, in preda ad una sorta di ludopatia da reato, eluderebbero con disinvoltura, pur di continuare a delinquere o comunque pur di mettere al sicuro i profitti di reati già commessi”. Ed è per questo che per 8 degli indagati è stata firmata l’ordinanza di custodia in carcere, per quattro sono stati disposti i domiciliari e 20 imprenditori e tre commercialisti interdetti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/31/frode-sui-bonus-edilizi-le-intercettazioni-lo-stato-e-pazzesco-vogliono-essere-inclati-la-finanza-sequestra-trolley-pieni-di-contanti/6474948/?fbclid=IwAR1GEQ6KIOlTxLyAB1BIltctuWsvdgK7euGcjN-dh_D9hV3x4dSldF57AXI

lunedì 31 gennaio 2022

Piccola premessa. - Orso Grigio

 

A chi mi rimprovera di parlare male dei 5S, oltre a rispondere molto pacatamente che parlo di quello che voglio e come voglio, e questo non servirebbe nemmeno ribadirlo, dico però che lo faccio perché li ho votati, pure convintamente, ritenendo, come un’altra decina di milioni di elettori, che il Movimento fosse la sola speranza per uscire dalla fogna dove ci avevano trascinato il berlusconismo e tutto il resto del revisionismo liberista di questi decenni di merda.
E avendoli votati ho dei diritti, chiedo risposte ai miei dubbi. Pretendo lealtà.
Si cresce con le critiche e quando serve pure con qualche ceffone, non solo con le carezze.

Sapete della mia stima per Conte. E’ bella persona, non ho nemmeno un dubbio, ma non basta per guidare un partito allo sbando come il Movimento. Soprattutto se non si hanno il coraggio o la capacità di affrontare fino in fondo certe ambiguità e di fare quello che servirebbe. Per esempio mandare in culo Di Maio, ormai diventato il prototipo perfetto di democristiano del terzo millennio. E mandarci anche Grillo, che continua a fare l’orsetto del Luna Park e a prendere pallate da chiunque.

Fra le mille dichiarazioni, inutili e ipocrite, di queste ore ce n’è una dove il Presidente dei 5S ci informa che con Di Maio verrà il tempo dei chiarimenti.
E quando, di grazia? Quando sarebbe il tempo dei chiarimenti? Cosa cazzo deve ancora succedere in questo smembramento dell’unica possibilità di cambiamento che avevamo?
Il tempo è adesso. Le cose non accadono da sole, ci vuole un’azione forte, una scossa, una scelta decisiva.
Ci vogliono i calci in culo, i pugni sul tavolo e le porte sbattute.
E ci vogliono adesso!

Conte esca dal Movimento. Li lasci lì dentro, da soli, a dissolversi nel niente, tanto in questo momento lui è solo il paravento dell’ambizione di Di Maio. E' il suo alibi.
Gli altri scelgano da quale parte stare, e chi vuole potrà seguirlo, se non è del tutto terrorizzato dal perdere quegli immeritatissimi denari.
E si ricominci da qui, con chi ci sta.

Ormai è del tutto evidente che di quelle due belle persone che fecero la campagna elettorale con lo scooter e nelle quali abbiamo creduto in tanti, quello giusto era l’altro che, condivisibile o meno, ha sempre dato un senso a parole come lealtà, coraggio, passione e coerenza.
Quanti altri ne conoscete così? 

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