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giovedì 10 ottobre 2024
L’uragano, il rutto e la sconfitta ucraina. - Tommaso Merlo
martedì 8 ottobre 2024
Mantide curiosa.
La foto risale al 2016; ricordo che, mentre la fotografavo, mi guardava incuriosita, ma non è scappata.
cetta.
Trovati microrganismi ancora vivi in una roccia di 2 miliardi di anni fa. - Dénise Meloni
Mentre le rocce marziane sono generalmente molto più vecchie (da 20 a 30 miliardi di anni): “Il rover Perseverance della NASA dovrebbe attualmente riportare sulla Terra rocce di età simile a quelle che abbiamo utilizzato in questo studio. Trovare vita microbica in campioni della Terra risalenti a 2 miliardi di anni fa ed essere in grado di confermare con precisione la loro autenticità mi rende entusiasta di quello che potremmo essere in grado di trovare ora nei campioni di Marte”.
Microrganismi viventi rintracciati nelle fratture del campione di roccia risalente a 2 miliardi di anni fa.
“Non sapevamo se rocce vecchie di 2 miliardi di anni fossero abitabili. Finora, lo strato geologico più antico in cui erano stati trovati microrganismi viventi era un deposito di 100 milioni di anni sotto il fondale oceanico, quindi questa è una scoperta molto interessante“, ha affermato Yohey Suzuki dell’Università di Tokyo, autore principale di uno studio che presenta la nuova scoperta.
“Studiando il DNA e i genomi di microrganismi viventi come questi, potremmo essere in grado di comprendere l’evoluzione della vita primitiva sulla Terra”.
I microrganismi viventi sono stati trovati all’interno di una frattura sigillata nell’antica roccia, che è stata scavata dal Bushveld Igneous Complex in Sudafrica, un’intrusione rocciosa che si è formata quando il magma si è lentamente raffreddato sotto la superficie terrestre.
L’enorme complesso copre un’area approssimativamente delle dimensioni dell’Irlanda e contiene alcuni dei depositi di minerali più ricchi della Terra, tra cui circa il 70 percento del platino estratto al mondo. È rimasto relativamente invariato dalla sua formazione, fornendo condizioni perfette in cui l’antica vita microbica ha potuto sopravvivere.
Lo studio.
Tali organismi, che vivono molto al di sotto della superficie terrestre, si evolvono in modo incredibilmente lento e hanno un metabolismo estremamente lento, il che significa che possono persistere nelle rocce ignee per intere scale temporali geologiche, fino a 2 miliardi di anni, come hanno dimostrato le ultime ricerche.
Con l’aiuto dell’International Continental Scientific Drilling Program, i ricercatori hanno perforato 15 metri sottoterra per recuperare un campione di carotaggio di roccia lungo 30 centimetri. Dopo un’ispezione più attenta, il team ha trovato cellule di microrganismi viventi strettamente compresse in fratture all’interno della roccia, isolate dall’ambiente esterno da fessure riempite di argilla.
Per confermare che i microrganismi fossero nativi del campione di roccia e non fossero contaminanti derivanti dai processi di perforazione o esame, hanno colorato il loro DNA e utilizzato la spettroscopia infrarossa per osservare le proteine al loro interno e quelle nell’argilla circostante, una tecnica di cui erano stati pionieri nel 2020. Questo ha permesso loro di determinare che gli organismi arcaici erano vivi e non contaminati.
Trattandosi dei microrganismi viventi più antichi mai rinvenuti in campioni di roccia, le implicazioni della loro scoperta sono di vasta portata, potenzialmente estese fino al Pianeta Rosso.
“Sono molto interessato all’esistenza di microbi del sottosuolo non solo sulla Terra, ma anche alla possibilità di trovarli su altri pianeti“, ha affermato Suzuki. .
Conclusioni.
Mentre le rocce marziane sono generalmente molto più vecchie (da 20 a 30 miliardi di anni): “Il rover Perseverance della NASA dovrebbe attualmente riportare sulla Terra rocce di età simile a quelle che abbiamo utilizzato in questo studio. Trovare vita microbica in campioni della Terra risalenti a 2 miliardi di anni fa ed essere in grado di confermare con precisione la loro autenticità mi rende entusiasta di quello che potremmo essere in grado di trovare ora nei campioni di Marte“, ha concluso l’esperto.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Microbial Ecology.
https://reccom.org/microrganismi-ancora-vivi-rintracciati-roccia/
Il premio Nobel per la fisiologia o la medicina a Victor Ambros e Gary Ruvkun.
Victor Ambros e Gary Ruvkun (©Nobel Prize Outreach) |
I due ricercatori hanno dato un contributo fondamentale alla scoperta dei microRNA, piccole molecole fondamentali per la regolazione dei geni in tutti gli organismi pluricellulari, compresi gli esseri umani.
Il premio Nobel per la fisiologia o la medicina 2024 è stato assegnato a Victor Ambros e Gary Ruvkun per “la scoperta del microRNA e del suo ruolo nella regolazione post-trascrizionale dei geni”.
Victor Ambros è nato il 1° dicembre 1953, ad Hanover, negli Stati Uniti, e lavora attualmente all’Università del Massachusetts a Worcester, sempre negli Stati Uniti.
Gary Ruvkun e nato a Berkeley, in California, nel 1952, e lavora attualmente alla Harvard Medical School a Boston, negli Stati Uniti.
Quest’anno il riconoscimento del Karolinska Institutet è andato agli autori della scoperta di un principio biochimico fondamentale per la vita, perché consente la regolazione dell’attività dei geni, che costituiscono il patrimonio ereditario di un individuo.
A un livello fondamentale, ogni cellula di un organismo, indipendentemente dalla sua specializzazione, contiene la stessa informazione genetica, codificata dal DNA, racchiuso nel nucleo cellulare. L’informazione viene dapprima trascritta dall’RNA messaggero (mRNA) e poi trasferita ad altri organelli cellulari, dove viene tradotta in una proteina. Per ogni cellula c’è quindi un unico sistema di sintesi proteica a partire da una vastissima “libreria” di informazioni. Eppure ogni cellula, per svolgere la sua specifica funzione, necessita di un proprio insieme di proteine. È qui che entrano in gioco i meccanismi che regolano l’attività e l’espressione dei geni.
A partire dagli anni sessanta, si è scoperto che alla base di questi meccanismi vi erano specifiche proteine, note come fattori di trascrizione, identificate poi a centinaia. L’importanza della scoperta dei meccanismi di regolazione genica fu riconosciuta dal Karolinska Institutet già nel 1965, con il premio attribuito a François Jacob e Jacques Monod.
Un piccolo verme, un piccolo RNA.
Un’altra svolta epocale per la comprensione della regolazione dei geni venne negli anni successivi, grazie all’introduzione da parte, del biologo Sydney Brenner, del piccolo verme Caenorhabditis elegans, negli studi di laboratorio. Questo modello animale è caratterizzato da un breve tempo di generazione, dall’essere trasparente e dalla facilità con cui possono essere manipolati i suoi geni. La scelta si è poi rivelata azzeccata, perché ha permesso a Brenner, John Sulston e Robert Horvitz di chiarire i meccanismi genetici che controllano la divisione, la differenziazione e la morte cellulare durante lo sviluppo degli organi – una scoperta tanto importante che i tre sono poi stati insigniti del premio Nobel 2002 per la fisiologia o la medicina.
Sempre nel laboratorio di Brenner, le ricerche su C. elegans sono proseguite negli anni settanta, in particolare su esemplari mutanti chiamati lin-4. Quegli esemplari mutanti mostravano diverse strutture morfologiche alterate, apparentemente per un difetto della sincronizzazione dell’attivazioni di specifici programmi genetici, che portavano all’accumulo di cellule uovo e alla mancata formazione della vulva
Intanto nel laboratorio di Horvitz, arrivava il giovane Victor Ambros, che iniziava a lavorare su un’altra linea di C. elegans mutanti noti come lin-14, in cui il difetto di regolazione genica portava alla mancata formazione delle larve. Dal punto di vista del fenotipo, i vermi lin-4 erano più grandi del normale, mentre quelli lin-14 erano più piccoli. Infine, il gene lin-4 sembrava regolare negativamente lin-14, anche se non era chiaro in che modo. Allo stesso laboratorio si era unito nel 1982 Gary Ruvkun per svolgere la sua attività di ricerca post-dottorato. Pur continuando le loro ricerche, i due giovani erano riusciti anche a ottenere posizioni accademiche: Ambros alla Harvard University e Ruvkun al Massachusetts General Hospital e alla Harvard Medical School.
Ad Harvard, Ambros iniziava una ricerca per produrre copie del gene lin-4, ma il risultato non era quello atteso: si otteneva una molecola di RNA molto piccola, non in grado di codificare per una proteina. Nello stesso periodo, Ruvkun, scoprì che lin-4 agiva ostacolando la traduzione in proteine di lin-14 in una fase successiva alla sua trascrizione. Da un confronto tra le due ricerche emergeva così che parte della sequenza dell'mRNA di lin-4 corrispondeva a quella della regione terminale dell'mRNA di lin-14: dal legame dei due mRNA, quello di lin-14 risultava inibito e incapace di mediare la sintesi della proteina corrispondente lin-14. Si trattava a tutti gli effetti di un nuovo meccanismo di regolazione genica, orchestrato da piccole molecole chiamate microRNA, che avveniva dopo la trascrizione da parte dell’mRNA e veniva perciò definito post-trascrizionale.
Un meccanismo universale.
Descritte nel 1993 da due articoli pubblicati sulla rivista “Cell” dai due giovani ricercatori, la scoperta del microRNA fu accolta tiepidamente, almeno all’inizio: l’idea era che questo inedito sistema di regolazione genica fosse peculiare dell’organismo del verme, e non fosse quindi significativo per gli organismi superiori, tra cui gli esseri umani. Con il passare degli anni, tuttavia, l’interesse per il microRNA è cresciuto, e molti ricercatori hanno iniziato a occuparsene, con il risultato che sono stati identificati centinaia di microRNA differenti. Ma nel 2000 Ruvkun ha identificato un secondo microRNA, chiamato let-7, presente negli esseri umani come in tutto il regno animale.
Oggi sappiamo che i microRNA sono responsabili di un meccanismo di regolazione universale negli organismo pluricelluari, e che negli esseri umani esistono più di 1000 geni per i diversi microRNA. Quello di Ambros e Ruvkun è stato quindi un contributo enorme alla conoscenza dei meccanismi biologici fondamentali. Ma è stato cruciale anche in ambito medico, dal momento che una regolazione anomala da parte dei microRNA può contribuire all’insorgenza dei tumori, mentre le mutazioni che codificano per i microRNA sono all’origine di patologie congenite a carico, per esempio, di occhi, orecchie e dello scheletro. (red)
https://www.lescienze.it/news/2024/10/07/news/nobel_medicina_fisiologia_2024-17354060/
domenica 6 ottobre 2024
Calendario Azteco.
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UNA CIVILTÀ SCOMPARSA 30.000 ANNI FA.
sabato 5 ottobre 2024
La scoperta è di quelle che mettono i brividi | Nella Via Lattea un sistema di Pianeti che mostra il nostro destino: sarà implacabile.
Via Lattea (Pixabay FOTO) - www.aerospacecue.it |
Un sistema planetario lontano rivela come potrebbe evolvere il nostro Sistema Solare: la Terra spinta oltre Marte e il Sole ridotto a una nana bianca.
I sistemi planetari sono insiemi di corpi celesti che orbitano attorno a una stella. Tipicamente, questi sistemi includono pianeti, lune, asteroidi, comete e polveri interstellari.
La formazione di un sistema planetario avviene attraverso la condensazione di gas e polveri in un disco circumstellare. Con il tempo, questi materiali si aggregano per formare i pianeti, mentre la stella centrale si accende e inizia a emettere energia.
I sistemi planetari possono essere molto diversi tra loro. Alcuni hanno pianeti giganti, simili a Giove, molto vicini alla loro stella, mentre altri ospitano pianeti rocciosi come la Terra.
La scoperta di esopianeti in sistemi planetari lontani ha ampliato la nostra comprensione del cosmo. Gli astronomi continuano a trovare nuovi mondi, molti dei quali potrebbero avere caratteristiche simili al nostro.
La scoperta di un sistema planetario simile al nostro.
Un sistema planetario distante 4.000 anni luce dalla Terra, nella Via Lattea, è stato recentemente individuato dagli astronomi dell’Università della California, Berkeley. Questa scoperta offre uno sguardo interessante sul possibile destino del nostro pianeta. Tra miliardi di anni, il Sole si trasformerà in una nana bianca e la Terra potrebbe essere spinta oltre l’orbita di Marte. Gli studiosi, grazie al telescopio Keck delle Hawaii, hanno osservato una nana bianca con una massa pari alla metà di quella del Sole, accompagnata da un pianeta simile alla Terra, in un’orbita doppia rispetto a quella attuale del nostro pianeta.
Questo scenario rappresenta una probabile evoluzione del nostro sistema solare. Quando il Sole si espanderà nella sua fase di gigante rossa, inghiottirà Mercurio e Venere, mentre la Terra, se non sarà distrutta, migrerà verso un’orbita più lontana. La scoperta permette agli scienziati di comprendere meglio il processo di trasformazione di stelle come il Sole, e il conseguente impatto sui pianeti circostanti. Sebbene non sia certo se la Terra potrà sopravvivere all’espansione del Sole, la sua abitabilità sarà comunque compromessa già tra un miliardo di anni, quando gli oceani verranno vaporizzati.
Sopravvivenza dei pianeti e nuove possibilità per l’umanità
Il pianeta simile alla Terra scoperto dagli astronomi rappresenta un raro esempio di un mondo che è riuscito a sopravvivere alla fase di gigante rossa della sua stella, anche se oggi si trova fuori dalla zona abitabile di una nana bianca. Gli scienziati ipotizzano che un tempo potesse avere condizioni adatte alla vita, ma non è più il caso. Questo tipo di scoperte, rese possibili grazie all’effetto lente gravitazionale, stanno aprendo nuove porte nello studio dei sistemi stellari e planetari. La gravità di questi oggetti funziona come una lente, ingrandendo la luce delle stelle sullo sfondo e rivelando dettagli altrimenti invisibili.
Le prospettive future per l’umanità, in un eventuale scenario di sopravvivenza al cambiamento del Sole, potrebbero prevedere la migrazione verso il sistema solare esterno. Durante la fase di gigante rossa, la zona abitabile si sposterà verso le orbite di Giove e Saturno, dove alcune lune ghiacciate, come Europa ed Encelado, potrebbero ospitare oceani liquidi, potenzialmente adatti alla vita. Secondo gli studiosi, queste lune potrebbero diventare rifugi per l’umanità, quando la Terra non sarà più abitabile.