martedì 24 settembre 2024

"Pozzo di ghiaccio"- Persia

 

Creazione del ghiaccio durante l'Impero persiano in mezzo al deserto: lo Yakhchal o "Pozzo di ghiaccio" è un metodo architettonico usato per produrre ghiaccio e conservare il cibo. I Persiani stavano già facendo tonnellate di ghiaccio e cibo congelato nel deserto 2.400 anni fa.

1- Progettazione della struttura: lo Yakchal aveva una forma a cupola con pareti spesse realizzate in mattoni e argilla. Questa costruzione ha aiutato a mantenere una temperatura fresca all'interno del caveau.

2- Raccolta dell'acqua: durante l'inverno, l'acqua veniva raccolta dai fiumi o dalla neve sciogliuta in montagna. Quest'acqua era diretta verso lo Yakchal attraverso i canali.

3- Processo di congelamento: l'acqua era distribuita in piccoli stagni o piscine all'interno della volta. Durante la notte e nelle ore più fredde del giorno, l'acqua si gela a causa delle basse temperature del deserto di notte.

4- Deposito del ghiaccio: una volta congelato, il ghiaccio è stato tagliato in blocchi e conservato nella parte più bassa dello Yakchal, dove la temperatura era più fredda. La forma a cupola e l'isolamento naturale delle pareti hanno aiutato a mantenere il ghiaccio congelato per molti mesi.

5- Uso successivo: durante l'estate, il ghiaccio conservato veniva usato per raffreddare le bevande, conservare il cibo o anche per scopi medici, se necessario. In sintesi, lo Yakchal ha approfittato del freddo naturale delle notti nel deserto per creare e preservare il ghiaccio, utilizzando semplici ma efficaci tecniche di conservazione e isolamento termico.

domenica 22 settembre 2024

Italia, il grande malato d’Europa. - Daniela Padoan

 

di DANIELA PADOAN. L’anomalia italiana è la destra estrema al potere, unico caso tra i paesi fondatori in una Unione Europea dove le forze reazionarie sono forti ma non tanto da salire al governo. In questa unicità, la maggioranza della presidente Meloni procede a tappe forzate nel completare riforme e varare nuove leggi che rendono l’Italia un paese sempre più malato di autoritarismo.

In numerosi Stati membri le destre estreme hanno raggiunto dimensioni preoccupanti per numero di adesioni e legittimazione nel discorso pubblico, ma in nessun Paese, tra quelli fondatori, sono al potere, tranne in Italia, che si configura come un’anomalia nell’Unione. Eppure, mentre in politica estera, pur non avendo votato l’attuale presidente della Commissione, la maggioranza delle forze che compongono la compagine governativa è allineata alla Nato e al sostegno dell’Unione all’Ucraina nel conflitto con la Russia, in politica interna l’esecutivo può procedere a tappe forzate, senza suscitare particolare scandalo, nella realizzazione dei programmi elettorali presentati nel 2020 dalle rispettive componenti: presidenzialismo, autonomia differenziata, riforma della Giustizia. 

Prima ancora che uno scambio tra forze governative, il progetto di riforme si mostra però come un complessivo e ben integrato disegno autoritario, tanto più se si guarda alle politiche che ne stanno definendo la cornice: una progressiva occupazione dei posti di potere istituzionali e mediatici; un’operazione revisionista di riscrittura della storia passata e recente; un atteggiamento insofferente quando non intimidatorio nei confronti di critici e oppositori; una tendenza alla criminalizzazione del conflitto e della disobbedienza anche non violenta, sugellata dal disegno di legge 1660-A approvato il 18 settembre alla Camera dei deputati, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”. 

Le modifiche apportate nel testo e l’istituzione di nuovi reati evidenziano una concezione della sicurezza vista non come garanzia sociale, lavorativa e umana, ma esclusivamente come sistema di proibizioni e punizioni teso a silenziare la diversità, la difformità di pensiero e persino la ribellione non violenta che spesso accompagna la necessità di essere visti e ascoltati da parte dei più fragili, marginali, deprivati di diritti.

In linea con i progetti di autonomia differenziata, premierato “forte” e depotenziamento della Magistratura, il ddl mostra l’erosione degli spazi democratici che avverrebbe in una società dove cortei, picchetti, manifestazioni, sit-in, scioperi della fame e tutte le molteplici forme di resistenza passiva fossero considerati reati penali punibili con il carcere. Si può facilmente immaginare cosa sarebbe delle proteste degli studenti e degli ecologisti, delle lotte dei lavoratori, delle estreme manifestazione di dolore e impotenza di carcerati e migranti chiusi nei centri per il rimpatrio. A dirlo con chiarezza è stata l’Organizzazione intergovernativa per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) che, dopo aver esaminato la bozza del decreto legge, ha dichiarato che “la maggior parte delle disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e della rule of law”, ovvero dello stato di diritto.

Abbiamo bisogno di un risveglio democratico che riaffermi una cultura consapevolmente antifascista, e che abbia come centro quell’articolo 3 della Costituzione che ha al centro la solidarietà e che Liliana Segre ha indicato come “stella polare”. Possiamo farlo. Già nel 2006 ci siamo trovati a combattere la riforma costituzionale propugnata da Silvio Berlusconi, che riguardava proprio un premierato forte e un’ulteriore devoluzione dei poteri alle Regioni, assieme alla riduzione dell’autonomia del Consiglio Superiore della Magistratura. Quella riforma fu respinta dal 61% degli italiani.

La straordinaria raccolta di firme, avvenuta in piena estate, per il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata è un primo segno che è possibile opporsi a un progetto lesivo della Costituzione, dei poteri di bilanciamento politico-istituzionali e della democrazia. Che è possibile riaffermare il principio della solidarietà tra i cittadini della Repubblica indipendentemente dai territori in cui risiedono, nel Paese europeo maggiormente segnato dalla diseguaglianza interna, in cui l’autonomia differenziata sposterebbe un’enorme quantità di ricchezza dai territori più poveri a quelli più ricchi e destinerebbe sempre maggiori risorse ai privati sottraendoli al servizio pubblico. Che è possibile riaffermare la cultura di chi non vuole un “capo” che decida al suo posto ma un Parlamento rispettabile e rispettato. Di chi sa che il dissenso è prezioso e che la capacità di dialogare con chi confligge è ciò che definisce le democrazie. 

Scrittrice, saggista, si occupa da anni di razzismo e dei totalitarismi del Novecento, con particolare attenzione alla testimonianza delle dittature e alle pratiche di resistenza femminile ai regimi.


https://www.libertaegiustizia.it/2024/09/22/italia-il-grande-malato-deuropa/

Lo zampino dell’energia oscura primordiale. - Maura Sandri

Secondo un nuovo studio, l'energia oscura potrebbe aver innescato la formazione di numerose galassie luminose molto presto nell'universo. La misteriosa forza sconosciuta potrebbe aver fatto sì che i primi semi di galassie (raffigurati a sinistra) facessero germogliare molte più galassie luminose (a destra) di quanto previsto dalla teoria. Crediti: Josh Borrow/Thesan Team.

Secondo un nuovo studio condotto da fisici del Mit, l’energia oscura “primordiale” potrebbe risolvere due dei più grandi enigmi della cosmologia moderna – la tensione di Hubble e l’elevato numero di galassie brillanti rilevato da Jwst all’alba dell’universo – e colmare alcune importanti lacune nella nostra comprensione di come si è evoluto l'universo primordiale. Tutti i dettagli su Mnras. 

Secondo un nuovo studio condotto da fisici del Mit e pubblicato la scorsa settimana sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, l’energia oscura primordiale potrebbe risolvere due dei più grandi enigmi della cosmologia moderna e colmare alcune importanti lacune nella nostra attuale comprensione di come si è evoluto l’universo. Uno degli enigmi in questione è la tensione di Hubble, una discrepanza nelle misurazioni della velocità di espansione dell’universo. L’altro riguarda le recenti osservazioni di numerose galassie luminose e particolarmente precoci, che esistevano già in un momento in cui l’universo sarebbe dovuto essere molto meno popolato.

L’energia oscura è una forma di energia ancora sconosciuta che si sospetta stia guidando l’espansione dell’universo. L’energia oscura primordiale – ipotizzano i ricercatori – è simile all’energia oscura ma nell’universo ha fatto solo una breve apparizione, influenzandone l’espansione nei suoi primi momenti, prima di scomparire del tutto. Sarebbe bastata questa breve capatina per giustificare la tensione di Hubble. Inoltre, parrebbe anche spiegare il numero eccezionalmente alto di galassie luminose osservate nell’universo primordiale.

In effetti, in base ai modelli cosmologici e di formazione delle galassie, l’universo avrebbe dovuto impiegare un certo tempo per far nascere le prime galassie, superiore a quanto riscontrato nelle osservazioni del James Webb Space Telescope (Jwst) che hanno invece rivelato un numero sorprendente alto di galassie luminose, grandi come la Via Lattea, nei primi 500 milioni di anni, quando l’universo aveva solo il 3% della sua età attuale.

Per i fisici, queste osservazioni implicano che c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella fisica alla base dei modelli o un ingrediente mancante nell’universo primordiale di cui gli scienziati non hanno tenuto conto. Il team del Mit ha esplorato la possibilità di quest’ultima ipotesi, ipotizzando questa nuova forma di energia oscura, una sorta di forza antigravitazionale che si attiva solo in tempi molto precoci. Questa forza contrasterebbe l’attrazione della gravità e accelererebbe l’espansione primordiale dell’universo.

Poi, i ricercatori hanno considerato come l’energia oscura primordiale potrebbe influenzare la struttura iniziale dell’universo che ha dato origine alle prime galassie, concentrandosi sulla formazione degli aloni di materia oscura – regioni dello spazio in cui la gravità è più forte e dove la materia inizia ad accumularsi. «Crediamo che gli aloni di materia oscura siano lo scheletro invisibile dell’universo», spiega su Mit News Xuejian (Jacob) Shen, coautore dello studio. «Prima si formano le strutture di materia oscura e poi si formano le galassie all’interno di queste strutture. Quindi, ci aspettiamo che il numero di galassie luminose sia proporzionale al numero di grandi aloni di materia oscura».

Secondo gli autori, se l’energia oscura primordiale influisse sul tasso di espansione iniziale dell’universo – in modo tale da risolvere la tensione di Hubble – allora potrebbe influenzare l’equilibrio degli altri parametri cosmologici, in modo da aumentare il numero di galassie luminose che appaiono in tempi precoci. Per verificare la loro teoria, hanno incorporato un modello di energia oscura primordiale (lo stesso che risolve la tensione di Hubble) in un quadro empirico di formazione delle galassie, per vedere come le prime strutture di materia oscura si evolvono e danno origine alle prime galassie.

«Quello che dimostriamo è che la struttura dello scheletro dell’universo primordiale è alterata in modo sottile dove l’ampiezza delle fluttuazioni aumenta, e si ottengono aloni più grandi e galassie più luminose in tempi precedenti, rispetto ai nostri modelli più comuni», dice Rohan Naidu. «Significa che nell’universo primordiale le cose erano più abbondanti e più raggruppate».

«Abbiamo dimostrato il potenziale dell’energia oscura primordiale come soluzione ai due principali problemi della cosmologia. Se i risultati osservativi di Jwst venissero consolidati ulteriormente, potrebbe essere una prova della sua esistenza», conclude Mark Vogelsberger. «In futuro, potremo incorporarla in grandi simulazioni cosmologiche per vedere quali previsioni dettagliate otterremo».

https://www.media.inaf.it/2024/09/16/energia-oscura-primordiale-2/

Via cataratta senza operarsi, dal segreto di uno scoiattolo possibile farmaco.

 

(Adnkronos) - Gli scoiattoli di terra a 13 strisce hanno un segreto: quando vanno in letargo, i cristallini dei loro occhi a una temperatura di 4 gradi diventano opachi, per poi rapidamente tornare trasparenti quando si riscaldano e la loro temperatura risale. Questa dote potrebbe essere utile anche all'uomo. La capacità di rendere l'opacità del cristallino reversibile è infatti proprio ciò che potrebbe servire in caso di cataratta. E studiando questi roditori ibernanti, un gruppo di ricercatori guidato dai National Institutes of Health (Nih) ha identificato una proteina chiave di questo processo, nota come RNF114, che inverte la cataratta.  

Del resto la cataratta altro non è che un'opacizzazione del cristallino dell'occhio, che si verifica comunemente nelle persone con l'avanzare dell'età. Lo studio condotto sullo scoiattolo di terra a 13 strisce e sui ratti potrebbe rappresentare una possibile strategia per trattarla senza intervento chirurgico, facilitando l'attività di contrasto contro una causa comune di perdita della vista. La chirurgia è "efficace, ma non priva di rischi" e "gli scienziati hanno cercato a lungo un'alternativa" al 'bisturi', spiega Xingchao Shentu, chirurgo della cataratta e co-ricercatore principale della Zhejiang University in Cina. Anche perché, ricorda, "in alcune parti del mondo la mancanza di accesso alla chirurgia della cataratta è un ostacolo alle cure, e ciò fa sì che la cataratta non trattata sia una delle principali cause di cecità in tutto il mondo".  

Lo studio è stato pubblicato sul 'Journal of Clinical Investigation' e descrive questa nuova scoperta ottenuta nell'ambito di una ricerca in corso al National Eye Institute (Nei), centro dei Nih, realizzata coinvolgendo lo scoiattolo di terra a 13 strisce. In questo animale le cellule fotorecettrici sensibili alla luce nella retina sono per lo più coni, il che lo rende utile per studiare proprietà come la visione dei colori. Inoltre, la capacità del roditore di resistere a mesi di freddo e stress metabolico durante il letargo lo rende un modello per gli scienziati della vista, per studiare una serie di malattie degli occhi. La capacità di rendere l'opacità del cristallino reversibile è stata osservata negli scoiattoli protagonisti dello studio, mentre nei ratti (specie non ibernante) no. Questi ultimi sviluppavano cataratte a basse temperature, che non si risolvevano con il riscaldamento.  

La formazione di cataratta negli animali in letargo esposti a basse temperature, osservano gli esperti, è probabilmente una risposta cellulare allo stress da freddo ed è uno dei tanti cambiamenti che subiscono i loro corpi mentre i tessuti si adattano alle temperature gelide e allo stress metabolico. Gli esseri umani non sviluppano cataratta quando esposti a basse temperature. "Comprendere i fattori molecolari che determinano questo fenomeno di cataratta reversibile potrebbe indicarci la direzione verso una potenziale strategia di trattamento", afferma il co-ricercatore principale dello studio Wei Li, ricercatore senior nella sezione di neurofisiologia retinica del Nei. 

Con l'avanzare dell'età, la cataratta si forma quando le proteine nel cristallino iniziano a ripiegarsi in modo errato e a formare cluster che bloccano, disperdono e distorcono la luce mentre passa attraverso il cristallino. Per esplorare le cataratte reversibili dello scoiattolo di terra a livello molecolare, il team ha sviluppato in laboratorio un modello di cristallino usando cellule staminali ingegnerizzate da cellule di scoiattolo. Utilizzando questa piattaforma, i ricercatori sono arrivati a scoprire che la proteina RNF114 era significativamente elevata durante la fase di riscaldamento nello scoiattolo di terra, rispetto al ratto non in letargo. In precedenza era stato dimostrato che RNF114 aiutava a identificare vecchie proteine e a facilitarne la degradazione. E in effetti, quando gli scienziati hanno pretrattato con la proteina i modelli di cristallini, si è verificata una rapida scomparsa della cataratta al momento del riscaldamento.  

Queste scoperte, evidenziano, sono la prova di principio che è possibile indurre la rimozione della cataratta negli animali. In studi futuri, il processo dovrà essere perfezionato. Ma questo meccanismo viene ritenuto promettente, e, fanno notare gli autori, è anche un fattore importante in molte malattie neurodegenerative.  

https://www.msn.com/it-it/salute/other/via-cataratta-senza-operarsi-dal-segreto-di-uno-scoiattolo-possibile-farmaco/ar-AA1qURC4?rc=1&ocid=winp1taskbar&cvid=62093825d84044b99eb357bc605c8f01&ei=17 


giovedì 19 settembre 2024

Uno dei più grandi paradossi del cosmo è ancora più strano del previsto. - Salvo Privitera

 

Le più recenti misurazioni effettuate dal James Webb Space Telescope hanno portato nuovi indizi su uno dei più grandi misteri dell'astronomia: la cosiddetta "tensione di Hubble". Per anni, gli scienziati si sono trovati davanti a una discrepanza inspiegabile nelle misurazioni del tasso di espansione dell'universo, che variano in base al modo usato.

Questa tensione ha messo in discussione la nostra comprensione dell’universo, ma ora un nuovo studio suggerisce che potrebbe non esistere affatto – o almeno, non nel modo che pensavamo.

Il JWST, grazie alla sua precisione senza precedenti, aveva già confermato l’esistenza della tensione. Tuttavia, i dati più recenti, raccolti da un team di scienziati guidati da Wendy Freedman dell'Università di Chicago, indicano che potrebbe trattarsi solo di un’illusione dovuta a errori di misurazione.

La controversia nasce dalle due principali tecniche usate per misurare l'espansione dell'universo. La prima analizza le minuscole fluttuazioni nella radiazione cosmica di fondo, mentre la seconda utilizza stelle variabili chiamate "Cepheid". I risultati di queste misurazioni sono stati discordanti, con un tasso di espansione che varia tra 67 e 73 chilometri al secondo per megaparsec.

Il nuovo studio del JWST ha confrontato le distanze di galassie vicine utilizzando diversi tipi di stelle e ha rilevato che le misurazioni basate sui Cepheid potrebbero essere influenzate da un errore sistematico. Questo ha riaperto il dibattito tra gli scienziati, alcuni dei quali ritengono che il campione di dati sia troppo piccolo per trarre conclusioni definitive.

https://tech.everyeye.it/notizie/grandi-paradossi-cosmo-strano-previsto-740783.html

Fiori di ghiaccio in Norvegia.

 

È un fenomeno naturale che si verifica nei mari delle regioni polari. I fiori sono formati da vapore acqueo che sfugge alle crepe nel sottile strato di ghiaccio superficiale. Quando questi vapori entrano in contatto con l'aria fredda, si cristallizzano.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=1176033654055799&set=a.797507861908382

Sacsayhuamán - Cusco - Perù, ingegneria avveniristica.

 

Guarda bene l'angolo del muro di confine della fortezza di Sacsayhuamán - non è solo un muro di pietra, è una testimonianza di antiche abilità ingegneristiche. Dimenticate le tecniche di costruzione moderne; queste pietre sembrano essere state cosparse di una specie di stregoneria, piegandosi e fondendosi insieme come se fossero fatte di gomma. Avanti, provate a capire questo: gli ingegneri di oggi, armati di tutta la tecnologia fantasiosa che riescono a raccogliere, ammettono che replicare una tale lavorazione artigianale impeccabile sarebbe quasi impensabile senza tuffarsi a capofitto nel mondo della chimica. Immaginate di cercare di inventare mattoni di gomma da un materiale simile all'argilla, solo per imitare ciò che quegli antichi architetti hanno realizzato con un andesite duro e spietato.
Che tipo di persone sono riuscite a trasformare magicamente le rocce in una forma flessibile, come noi modelliamo i vasi di argilla, e creiamo ancora strutture in grado di resistere all'ira dei terremoti? Ogni colossale pezzo di pietra, alcuni che ribaltavano la bilancia a diverse tonnellate, erano meticolosamente posizionati ad uno sbalorditivo 11.500 piedi sul livello del mare, segnando un comando straordinario sia sulla chimica che sull'ingegneria. La domanda scottante rimane: chi erano questi costruttori scandalosamente intelligenti, e quanto era espansiva la loro civiltà? La vera storia dietro Sacsayhuamán non è solo un mistero; è una sfida a tutto ciò che crediamo di sapere sulle capacità delle società antiche.