mercoledì 20 agosto 2025

SPINOZA PROVÒ CHE MARIA AVEVA 7 FIGLI (E CHE MARIA MADDALENA ERA LA MOGL...

La falsa storia di Adamo ed Eva — Spinoza rivela cosa è successo davvero.

Biancaneve e i 7 nani - Marco Travaglio

 

Non ci sono parole, ma solo parolacce per descrivere la fine miseranda dell’“Europa”,
parola vuota che descrive un branco di molluschi cacofonici e privi di pensiero, ma purtroppo non di favella.
Siccome i 27 soci del club Ue non sono d’accordo neppure su come si chiamano, si esibiscono in “formati” stravaganti più o meno “volenterosi” col Regno Unito (scordandosi la Brexit)
e altri tre o quattro, fino ai sette nani paracadutati sulla Casa Bianca per scortare Biancaneve Zelensky.
Lì ai volenterosi guerrafondai s’è aggiunta la Meloni ed è venuto a mancare il polacco Tusk, rimpiazzato dal finlandese Stubb che una volta ha giocato a golf con Trump.
L’unico denominatore comune dei sette nani è l’ottusa sicumera con cui da 42 mesi ripetono frasi senza senso tipo
“armare Kiev e sanzionare Mosca fino alla vittoria completa sulla Russia”,
“riconquistare Crimea e Donbass”, “Kiev nella Nato”.
Quando, nel marzo 2022, Erdogan e Bennett mediarono i negoziati a Istanbul, furono ben felici che Johnson e Biden li silurassero.
Quando l’anno scorso Orbán e Scholz parlarono con Putin per riprovarci, li cazziarono perché
“c’è un aggressore e un aggredito e con Putin non si parla”.
Poi è arrivato Trump e ha subito parlato con Putin, cinque volte al telefono e in Alaska di presenza.
E i nostri Fantozzi, anziché dargli del putiniano, si sono spellati le mani per il megapresidente galattico che “avvicina la pace parlando con Putin”. Ma va?
E perché non l’han fatto loro in tre anni e mezzo?
Trump, all’antitesi moralistica “aggressore/aggredito”, preferisce la più realistica “vincitore/sconfitto”,
quindi i territori occupati devono restare a Mosca e Kiev deve scordarsi la Nato, poi informa Putin mentre parla coi sette nani.
Perché quelli non gli ripetono ciò che dicono dal 2022?
Hanno forse capito di aver sbagliato tutto e perduto tutto? Basterebbe ammetterlo:
“Siamo una manica di incapaci, ci scusiamo con chi aveva capito tre anni fa quello che noi iniziamo a intuire oggi”.
Invece niente:
mentre ammainano tutte le bandiere, si rimangiano tutte le parole d’ordine e cancellano tutte le linee rosse, consolandosi con l’aglietto (le garanzie di sicurezza a Zelensky, l’articolo 5 della Nato per l’Ucraina fuori dalla Nato e altre supercazzole),
hanno sempre l’arietta di superiorità da “so tutto io”.
Sia i cinque nani che s’accucciano sotto il ciuffo di Donald senza contraddirlo su nulla, sia i mitomani Merz e Macron che pretendono il cessate il fuoco da Putin mentre continuano ad armare Kiev e magari inviano pure le truppe.
Sanno che non succederà mai, ma lo dicono lo stesso.
Per darsi un tono.
Per tener su le fabbriche d’armi che crollano in Borsa
(se il nemico non c’è più, che ci riarmiamo a fare?).
Per sembrare ancora vivi.

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martedì 19 agosto 2025

Il vertice di Washington. - Giuseppe Conte

 

Il vertice di Washington conferma la seria difficoltà di porre fine al conflitto russo-ucraino con un onorevole compromesso tra i vari attori in campo, protagonisti e comprimari.
Trump sta provando in tutti i modi a promuovere un accordo di pace per rispettare l’impegno preso con gli elettori americani e dimostrare nei fatti quel che ripete da tempo: che se fosse stato lui al posto di Biden la guerra non sarebbe nemmeno iniziata.
Putin, dopo avere aggredito l’Ucraina, ha approfittato dell’incontro con Trump in Alaska per chiarire che il compromesso di pace deve tener conto dei rapporti di forza mutati sul campo di battaglia e per dimostrare che la Russia non può essere espulsa dal consesso internazionale. Ne è uscito con la prospettiva di rilanciare gli scambi con gli Stati Uniti e ha posto le sue condizioni per definire un nuovo ordine internazionale.
Zelensky si ritrova con un popolo stremato da una guerra affrontata anche grazie alla falsa promessa che i Paesi Nato lo avrebbero sostenuto all’infinito, sia sul piano militare sia sul piano finanziario.
E poi ci sono i leader europei, che per tre anni hanno provato a convincerci che l’unica, possibile strategia fosse inseguire la vittoria militare sulla Russia, essendo completamente inutile investire su un percorso diplomatico. Il fallimento maggiore è il loro, perché sono costretti a prendere atto di quel che anche i comuni cittadini hanno sempre saputo: che la Russia, nient’affatto isolata, rimane un player globale con cui è imprescindibile misurarsi. Con la particolarità, che se il fronte oltranzista guerrafondaio non avesse sabotato i negoziati di Istanbul del marzo-aprile 2022, sicuramente il compromesso concluso a caldo dell’aggressione russa sarebbe stato ben più protettivo degli interessi ucraini di quello che si prospetta adesso che la Russia ha prevalso sul campo.
Adesso i leader europei, completamente disorientati, stanno agendo in ordine sparso, come dimostrano le proposte estravaganti in tema di “garanzie di sicurezza”. Francia, Regno Unito e Germania insistono per l’invio di truppe nel teatro di guerra, ipotesi che mesi fa aveva fatto scattare l’allarme nelle cancellerie di mezza Europa e che adesso viene accolta come il male minore. Poi c’è la proposta del duo Meloni-Fazzolari, di estendere anche all’Ucraina, la garanzia di protezione di cui all’art. 5 del Trattato Nato. Anche questa era stata ventilata mesi fa,creando il panico in Europa e negli Usa: significava per la Nato smetterla con la guerra per procura ed entrare direttamente in guerra contro la Russia. Una follia. Adesso viene riproposta, ma per offrire garanzie future. Questo significa che l’Ucraina verrebbe a godere, in prospettiva, della solidarietà militare dei Paesi Nato, come fosse un membro dell’Alleanza atlantica, pur rimanendo estranea ad essa. Ma è ragionevole prevedere che Putin - che ha conseguito vantaggi sul campo e che è ossessionato dall’estensione della Nato ai propri confini – accetti ora le truppe europee o della Nato ai propri confini? È ragionevole estendere all’Ucraina i vantaggi dell’appartenenza alla Nato senza neppure pretendere gli oneri militari e finanziari che questa adesione comporta, creando un pericoloso precedente e il rischio di allargare sempre più, nel mondo, l’area dei conflitti armati? Che succederà quando altri Paesi chiederanno anch’essi il privilegio dell’art. 5 della Nato, senza adesione formale? Può essere davvero questo uno strumento efficace per estendere l’area di influenza geo-politica della Nato e assecondarne l’espansione?
La verità è che il deficit di politica sta precipitando l’Europa nell’irrilevanza e il mondo intero nel caos, senza che si intraveda all’orizzonte la possibilità di costruire un nuovo ordine politico e giuridico mondiale, basato su una prospettiva multipolare.

Dobbiamo inventarci un'altra favola della buona notte. - da Francesco Dall'Aglio

 

Nelle due foto che ho malignamente messo insieme non c'è assolutamente nulla di divertente o buffo. C'è la tragedia di un popolo al quale negli ultimi cento anni è stato raccontato (e qualcuno ci ha pure creduto) di essere l'anti-Russia o l'anti-URSS, che per molti è lo stesso, e l'antemurale della civiltà occidentale contro la barbarie che viene dall'Est, ultima favola di secoli di sfruttamento da parte di lituani, polacchi, russi, turchi, inglesi, tedeschi (nazisti o meno), americani ed "europei", e puntualmente mollato o travolto dal crollo degli "amici". E c'è la tragedia di un continente intero che non è più in grado di pensare, proporre, discutere, immaginare, che ripete formulette consolatorie per convincersi di contare ancora qualcosa, di essere in grado di imporre qualcosa agli altri, e soprattutto di avere ragione, di essere buono, morale, giusto, meglio di tutti gli altri. E che ora può aggiungere alla lista delle consolazioni anche quest'ultima, quella definitiva e perfetta: la guerra era vinta, stravinta, il nemico battuto e umiliato, ma proprio quando mancava mezz'ora al da francesco trionfo finale ecco che un altro cattivo (sono tutti cattivi tranne noi, lo sappiamo, e tutti sbagliano tranne noi che non sbagliamo mai, perché siamo sempre nel giusto) ha regalato la vittoria alla Russia. E questa sarà la solfa che ci sentiremo ripetere nei mesi e negli anni a venire, perché in qualche modo da questa storia bisognerà venirne fuori e non essendo noi più in grado di venirne fuori col ragionamento e con l'analisi degli errori fatti (sempre gli stessi: sostituite Ucraina a Iraq, Afghanistan, ex-Jugoslavia, Libia...) dobbiamo inventarci un'altra favola della buona notte.da Francesco Dall'Aglio

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Realpolitik. Fra Trump e Putin niente complotto: Donald conosce la realtà. Alessandro Orsini

 

Tutti si interrogano sulla ragione per cui Trump ha assunto un atteggiamento morbido verso Putin in Alaska.
Nessun complotto, nessun tradimento: la risposta è di una semplicità sconvolgente.
Trump ha abbracciato le richieste di Putin perché, dati empirici alla mano, ha preso atto che la Russia non può essere sconfitta.
Ha preso atto che tutti i tentativi di vincere la guerra sono stati vani. Trump ha preso atto che la Nato ha dato all’Ucraina:
1) carri armati Abrams, Leopard, Challenger;
2) missili Himars, Scalp, Atacms e Storm Shaodow;
3) sistemi di difesa anti-aerea Patriot e Samp/T;
4) bombe a grappolo e munizioni a profusione;
5) caccia F-16.
Trump ha preso atto che la Nato, per armare la controffensiva ucraina iniziata il 5 giugno 2023, ha svuotato i propri magazzini.
Trump ha preso atto che quella controffensiva è stata un fallimento colossale e ha preso atto che la Nato non è in grado di armarne un’altra. Poi ha preso atto che la Russia non fa altro che avanzare e che Putin ha puntato le sue bombe atomiche sull’Ucraina. Trump ha anche parlato con i migliori analisti della Casa Bianca, i quali gli hanno confermato che Putin non bluffa:
in caso di necessità, colpirebbe l’Ucraina con le testate nucleari.
Trump ha preso atto che i consensi di Putin sono alle stelle e che tutti i russi odiano la Nato nel modo più feroce possibile. Trump ha preso atto che – parola di Mark Rutte – l’industria militare della Russia sovrasta quella della Nato; ha preso atto che l’Italia ha 50 carri armati operativi e che l’esercito francese e tedesco versano in condizioni altrettanto penose, tant’è vero che l’Unione europea ha dovuto riarmarsi urgentemente.
Trump ha preso atto che l’Europa non ha difesa aerea dai missili più avanzati della Russia, che la Cina è dalla parte di Putin, che le sanzioni non funzionano e che la guerra in Ucraina ha mandato la Germania in recessione.
Trump ha preso atto che le sanzioni secondarie rischiano di distruggere i rapporti tra l’India e gli Stati Uniti. Durante il vertice in Alaska, Trump è giunto alla conclusione che rimane una sola strada: inviare soldati americani in Ucraina.
Quanti? Tantissimi giacché la Russia ha 1,3 milioni di soldati.
Siamo giunti all’altra domanda su cui tutti si rompono la testa: perché Trump ha abbandonato la richiesta del cessate il fuoco? Anche in questo caso, la risposta è di una semplicità imbarazzante.
Trump ha abbandonato l’idea del cessate il fuoco perché l’Europa ha giurato solennemente che, se anche la Russia avesse accettato il cessate il fuoco, ella, l’Europa, non avrebbe fatto nessuna concessione alla Russia.
Con questo atteggiamento iper-oltranzista,
l’Europa e Zelensky hanno spogliato Trump della possibilità di chiedere il cessate il fuoco.
Trump è giunto alla seguente conclusione: “Se l’Europa non vuole concedere niente, allora questo cessate il fuoco che cosa lo chiedo a fare?”.
Trump ha cambiato posizione sul cessate il fuoco perché l’Unione europea ha dichiarato che, durante il cessate il fuoco, avrebbe continuato a chiedere a Putin la resa senza condizioni.
L’Unione europea ha bisogno che la guerra vada avanti a bassa intensità per giustificare il suo piano di riarmo.
Le sfugge la strategia di Putin. L’Europa non ha capito che la guerra in Donbass sarà accompagnata dal bombardamento di Kiev.
Se in Donbass si combatterà per i prossimi tre anni, Kiev subirà altri tre anni di bombardamenti. Quanto maggiore sarà il tempo per la conquista del Donetsk, tanto più grande sarà la distruzione di tutta l’Ucraina.

Oggi è morta l'Unione Europea. Giovanni Salamone

 

Oggi è morta definitivamente l’Unione Europea per mano di un branco di incompetenti, servi e dilettanti allo sbaraglio. Mai nella storia in Europa avevamo avuto una classe governativa così imbarazzante.

Sono arrivati a un appuntamento cruciale per dire "esistiamo anche noi" con zero carte da giocare. Ci vuole davvero talento per ridursi così. A tratti hanno fatto anche pena.

Praticamente l'unica cosa che sono stati in grado di dire per tutto il tempo alla Casa Bianca è stata "cessate il fuoco", ripetuto a pappagallo a turno da tutti. Sembravano dei robottini telecomandati, che parlavano a turno sotto ordine del padrone con le mutande sporche. Se avete qualche minuto andate a guardare le facce di Ursula, Meloni, Macron, Merz, Rutte e company.

Sono andati a fare una gita a Washington per sentirsi dire, anche da Trump che piaccia o meno, che le condizioni le detta la Russia. Uno sberlone politico di queste dimensioni forse è paragonabile a quello preso dalla Germania dopo la seconda guerra mondiale.

Da segnalare anche la mappa in bella vista con la quale gli imbecilli di Bruxelles sono stati accolti alla Casa Bianca. Giusto per ribadire come stanno le cose. E le cose stanno che la Russia ha vinto e l'occidente ha perso. Trump nonostante tutto lo ha capito. Quegli idioti che dipendono da Ursula no. Ed è drammatico!

T.me/GiuseppeSalamone 

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