domenica 6 marzo 2016

Atlantide? Distrutta dall’atomica. Uno studio profondo.



Solo pochi anni fa i cinesi hanno scoperto alcuni documenti sanscriti a Lhasa, Tibet, e li hanno spediti alla University di Chandrigarh, dove sono stati tradotti. Recentemente, il Dr. Ruth Reyna dell’università, ha detto che i documenti contengono istruzioni per la costruzione di astronavi interstellari! Il loro metodo di propulsione, ha detto il dottore, era “anti-gravitazionale” e basato su un sistema simile a quello denominato di “laghima”: “una forma abbastanza forte da controbilanciare la forza centrifuga di gravità“, potere sconosciuto dell’ego, presente nella struttura fisiologica dell’uomo. Secondo il ‘Hyndu Yogi, questa è la “anghima” che permette ad una persona di levitare.
Il Dr. Reyna ha riferito che a bordo di queste macchine, che nel testo erano chiamate “Astra”, gli antichi potrebbero aver inviato una missione di uomini in qualsiasi pianeta, secondo quanto si legge nel documento, che avrebbe mille anni. Si diceva anche che i manoscritti rivelano il segreto del “cappello dell’invisibilità” e del cosidetto “garima”:“ossia come diventare pesanti come una montagna di piombo”. Naturalmente gli scienziati indiani non hanno preso i testi molto sul serio, ma poi hanno cominciato a credere molto nella loro validità quando i cinesi annunciarono che avrebbero utilizzato alcuni dati per la ricerca funzionale del loro programma spaziale! Questo è stato uno dei primi casi dove si è ammesso che un governo faccia ricerche sulla lotta contro la gravità.
I manoscritti non hanno detto con certezza se fossero mai stati fatti viaggi interplanetari, ma, tra l’altro, è presente il progetto di un viaggio sulla luna, anche se non è chiaro se questo viaggio è stato veramente compiuto.
Tuttavia, uno dei grandi testi epici indiani, il “Ramayana”, contiene la storia molto dettagliata di un viaggio sulla luna a bordo di un Vimana (o “Astra”), e in effetti descrive una battaglia sulla luna con un “Asvin” (un veicolo di Atlantide).
Questo è solo un piccolo test, ottenuto di recente, di tecnologia anti-gravitazionale e lo spazio utilizzato dagli indiani. Per comprendere appieno questa tecnologia, dobbiamo risalire molto più indietro nel tempo: il cosiddetto “Impero Rama” dell’India settentrionale e del Pakistan, sviluppatosi almeno quindicimila anni fa nel subcontinente indiano, fu nazione ricca di molte grandi e sofisticate città, molte delle quali devono ancora essere trovate nei deserti del Pakistan e dell’India settentrionale e occidentale. Rama esisteva, a quanto pare, accanto alla civiltà di Atlantide, nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, ed è stata guidata da un “illuminato, re-sacerdote”, che erano i governatori della città. Le sette grandi città, capitali di Rama erano conosciute nei testi classici Hindu come “Le Sette città Rishi”. Secondo antichi testi indiani, il popolo aveva macchine volanti chiamate “Vimana”.
I testi antichi indiani descrivono l’epico Vimana come un veicolo a due piani che si sposta, con numerosi oblò e una cupola, esattamente come noi immaginiamo un disco volante. Il Vimana vola con il “Vento” ed emette un “suono melodioso”. C’erano almeno quattro diversi tipi di Vimana: Alcuni a forma di disco, altri come lunghi cilindri (“aeromobili a forma di sigaro”). I testi antichi sui Vimana sono numerosi, e ci vorrebbero molti libri per portare tutto quello che dicono. Gli indiani antichi, che hanno costruito questi dispositivi, hanno scritto manuali di volo intero su come guidare i vari tipi di Vimana, molti dei quali (testi) esistono ancora, e alcuni sono stati tradotti in inglese. Il “Sutradhara Samara” è un trattato scientifico che parla di ogni aspetto del volo in un Vimana. Ci sono 230 strofe che riguardano la costruzione, il lancio, come effettuare viaggi di crociera per migliaia di chilometri, l’atterraggio convenzionale così come quelli di emergenza, e anche possibili collisioni con uccelli.
Nel 1875 è stato trovato nel tempio indiano Vaimanika Sastra, un testo del quarto secolo avanti Cristo, scritto da Bharadvajy il Saggio, usando anche vecchi testi come fonti. Conteneva il funzionamento del Vimana e comprendeva informazioni sulla manovrabilità del velivolo su temporali e fulmini e come modificare la forza motrice di una potenza di “energia solare” ad una energia libera, che suona come “anti-gravità”. Il Sastra Vaimanika (o Vymaanika-Shaastra) ha otto capitoli di diagrammi che descrivono tre tipi di aeromobili, compresi le apparecchiature che possono prendere fuoco o rompersi. Il testo menziona anche 31 elementi essenziali di queste macchine e 16 materiali con cui sono costruiti per assorbire luce e calore, perché sono state ritenute idonee per la ricostruzione dei Vimana.
Mr. Josyr è il direttore dell’Accademia di Investigazione di Sanscrito situata a Mysore. Non sembrano esserci dubbi sul fatto che il Vimana fosse dotato di qualche dispositivo “anti-gravità”. Il Vimana decollava verticalmente, ed erano capaci di volteggiare in cielo come i moderni elicotteri o dirigibili.
Bharadvajy il Saggio si riferisce a non meno di 70 autorità, 10 esperti di viaggi aerei nell’atichità. Queste sono ora mancanti. Erano tenuti in un Vimana griha, una sorta di hangar, e si dice che a volte erano alimentati da un liquido giallastro, e altri da una sorta di composto di mercurio, anche se gli scrittori sembrano avere idee confuse in proposito. E ‘probabile che gli scrittori recenti di Vimana abbiano agito solo in qualità di osservatori, studiosi, ispirati da antichi testi, in modo che si è fatta comprensibile confusione sul principio di rifornimento dei Vimana. Il liquido “bianco-giallo” fa pensare a quello della benzina, e forse i Vimana avevano un gran numero di diverse fonti di propulsione, compresi i “motori a reazione”.
E’ interessante notare che i nazisti svilupparono il primo motori a reazione per le loro “bombe volanti” V-8 e sia Hitler e il nazismo furono interessati all’antica India e al Tibet e inviarono spedizioni in entrambi i paesi, negli anni 30, e forse era da queste persone che i nazisti acquisirono alcune delle loro conoscenze scientifiche. Secondo Dronaparva, una sezione del Mahabharata e il Ramayana, un Vimana descritto era a forma di sfera, ed è stato portato ad alta velocità da un forte vento generato dal mercurio. Si muoveva come un UFO, andando su, giù, su e giù come il pilota desiderava. In un’altra fonte indiana, la Samar, i Vimana erano “macchine di ferro, compatte ed eleganti, con una carica di mercurio che era spinta da dietro sotto forma di una fiamma rombante“.
Un altro lavoro chiamato Samaranganasutradhara descrive come i veicoli sono stati costruiti. E ‘possibile che il mercurio avesse qualcosa a che fare con la propulsione, o più probabilmente, con il sistema di guida. Curiosamente, gli scienziati dell’ex Unione Sovietica hanno scoperto, come loro hanno definito, “antichi strumenti utilizzati per la navigazione di veicoli cosmici” in grotte del Turkestan e del Deserto di Gobi. I “dispositivi” sono oggetti emisferici di vetro o di porcellana, che terminano in un cono con una goccia di mercurio all’interno. E ‘evidente che volavano antichi indiani su tali veicoli in tutta l’Asia, probabilmente fino ad Atlantide, e persino, pare, in Sud America. Uno scritto di Mohenyodaro recuperato in Pakistan (considerata una delle “Sette Città Rishi dell’Impero Rama”) e non ancora decifrato, è stato trovato anche in un altro luogo: l’isola di Pasqua! Anche il testo trovato nell”Isola di Pasqua, detto “scritto” Rongo Rongo, è indecifrabile, ed è straordinariamente Mohenjodaro. 
L’Isola di Pasqua era una base aerea lungo la rotta dell’Impero Rama?
(All’aeroporto di Mohenjo-Daro, mentre i passeggeri si dirigono verso la sala d’attesa, i passeggeri sentono il dolce e melodioso altoparlante segnalatore sonore che dice: “Il volo Rama Airways numero sette per Bali, l’isola di Pasqua, Nazca e Atlantide è pronto per l’imbarco. I passeggeri sono invitati ad avvicinarsi al numero di uscita …..”). In un testo trovato in Tibet, non piccola distanza, su un carro di fuoco: “Bhima volò con il suo carro luminoso come il sole e forte come il tuono … Il carro volante splendeva come una fiamma nel cielo di una notte d’estate … avanza maestosamente come una cometa … era come se due soli brillassero. Poi il carro si alzò e tutto il cielo illuminò “.
Nel Mahavira di Bhavabhuti, un testo Jain dell’ottavo secolo, scelto da testi più antichi e tradizioni, si legge: “Un carro aereo, Pushpaka, porta un sacco di gente alla capitale di Ayodhya. Il cielo è pieno di meravigliose macchine volanti, scure ma come illuminazione notturna e un bagliore giallastro“. I Veda, antichi poemi indù, considerati i più antichi testi indiani, descrivono i Vimana di varie forme e dimensioni, la “ahnihotra Vimana” con due motori “vimana elefante”, con più motori, e altri modelli chiamati martin pescatore, ibis e con nomi di altri animali. I Vimana, purtroppo, come la maggior parte delle invenzioni scientifiche, sono stati utilizzati soprattutto per la guerra. La gente di Atlantide utilizzò le loro macchine volanti, i “Vailixi”, un tipo di aereo simile al Vimana, per cercare di conquistare il mondo.
Il popolo di Atlantide, conosciuto come “Asvin” nei testi indiani, era apparentemente ancora più avanzato tecnologicamente di quanto fossero gli indiani, ed avevano un temperamento più guerriero. Anche se non conosciamo l’esistenza di un testo antico che parla del Vahilixi di Atlantide, alcune informazioni ci sono giunte attraverso fonti esoteriche ed occulte che offrono una descrizione di queste macchine. Simile se non identico al Vimana, i Vahilixi erano generalmente “a forma di sigaro” ed erano sotto l’acqua come in atmosfera o addirittura nello spazio. Altri veicoli, proprio come Vimana, erano a forma di disco, ed erano anche sotto l’acqua. Secondo quanto scritto da un articolo di EKLAL Kueshana, autore di “The Ultimate Frontier”, scritto nel 1966. I Vailixi furono costruite per la prima volta ad Atlantide 20.000 anni fa, e i più comuni erano “a forma di disco con sezione generalmente trapezoidale, con tre serbatoi emisferici per il motore nella parte inferiore: Utilizzando un sistema di attivazione da parte di meccanici antigravitazionali motori, sviluppavano, grosso modo, una potenza di 80.000 cavalli. “
Il Ramayana, il Mahabharata ed altri testi parlano della terribile guerra che ebbe luogo circa 10.000 o 12.000 anni fa tra Atlantide e l’Impero Rama, che vennero utilizzate armi di distruzione di massa che i lettori non avrebbero mai immaginato fino alla seconda metà di questo secolo. L’antico Mahabharata, una delle fonti che affronta il discorso Vimana, a un certo punto parla della distruttività terribile :”…(l’armamento era) un singolo proiettile caricato con tutta la potenza dell’universo. Una colonna incandescente di fumo e fiamma, sfavillante come migliaia di soli che sorgono in tutto il loro splendore … Un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte, che ridusse in polvere tutta la razza e Vrishnis Andhkas … i cadaveri erano talmente carbonizzati da essere irriconoscibili. I capelli e le unghie caddero, cocci rotti senza nessun motivo apparente, gli uccelli divennero bianchi … dopo poche ore tutti i prodotti alimentari furono infettati … per  scappare dal fuoco i soldati si gettavano nei torrenti per lavare il corpo e vestiti … “. Sembrerebbe che il Mahabharata stia descrivendo una guerra atomica! Riferimenti come questo non sono isolati, al contrario, battaglie in cui si utilizza un assortimento straordinario di armi e di aeromobili da parte sono comuni nelle opere epiche indiano. Una di loro descrive anche un Vimana e un Valix battagliare tra la Luna!
Il brano appena citato descrive molto attentamente come sarebbe una guerra atomica e gli effetti radioattivi sulla popolazione. Andare in acqua è l’unico sollievo. Durante gli scavi della città di Mohenjodaro Rishi, realizzate nel secolo scorso, gli archeologi hanno trovato scheletri giacenti nelle strade, e alcuni studiosi rimasero come colpiti da qualche grande maledizione. Questi sono tra gli scheletri più radioattivi mai trovati, al pari con quelli di Hiroshima e Nagasaki. Antiche città le cui mura in pietra e mattoni sono state letteralmente vetrificate, come fuse, si trovano in India, Irlanda, Scozia, Francia, Turchia e altri paesi. Non c’è spiegazione logica per la vetrificazione delle fortificazioni di pietra e le città, tranne che quella dell’esplosione atomica. Inoltre, a Mohenjo-Daro, una città ben pianificata, costruita su una griglia, con un sistema di acqua più avanzata di quella utilizzata nel Pakistan moderno e l’India, le strade erano piene di “mucchietti neri di vetro“. Si è scoperto che le masse di vetro erano pentole di terracotta fuse e causa di intenso calore!
Con il terremoto che ha causato l’affondamento di Atlantide e la distruzione di Rama, sia a causa delle armi atomiche, il mondo collassò in una sorta di “età della pietra” e la storia moderna iniziò solo alcune migliaia di anni più tardi. Eppure sembra che non tutti i Vimana e Vailixi di Rama e di Atlantide siano scomparsi. Costruiti per migliaia d’anni, molti di loro devono continuare ad essere impiegati, come sostengono gli “Nine Unknown Men” (Nove Uomini Sconosciuti) Asoka e il manoscritto di Lhasa. Le società segrete o “fratellanza” di esseri umani e “illuminati” hanno voluto proteggere queste invenzioni e la conoscenza della scienza, storia, ecc … non sembra sorprendente. Molti personaggi famosi storici come Gesù, Buddha, Lao Tzu, Confucio, Krishna, Zoroastro, Mahavira, Quetzalcoatl, Akhenaton, Mosè e molti altri inventori di questi ultimi tempi e, naturalmente, molte altre persone che probabilmente rimarranno anonimi, sono stati i membri, forse, di una Organizzazione di questo tipo.
E ‘interessante notare che quando Alessandro il Grande invase l’India più di duemila anni fa, i suoi storici scrissero che a un certo punto fu attaccato da “scudi volanti infuocati” che terrorizzarono il suo esercito e cavalleria. Questi “dischi volanti” non utilizzarono nessuna bomba atomica nè arma laser contro i soldati di Alessandro, forse per magnaminità, e lui arrivò e conquistò l’India. Molti autori suggeriscono che queste “fratello” e la preservazione di alcuni dei loro Vimana Vailixi, sono situati in grotte segrete in Tibet o in altri luoghi in Asia centrale, e si ipotizza sia il deserto di Lop Nor, nella Cina occidentale, il centro di un grande mistero intorno agli UFO. Forse ci sono ancora molti aerei Heinkel tenuti in basi sotterranee come quelle che americani, inglesi e sovietici hanno costruito in tutto il mondo nei decenni passati.
Nelle prime tre immagini ricostruzione di un “Vimana”, nelle ultime due immagini ricostruzione di un “Valix” atlantideo (queste ultime raffigurazioni sono tratte da il libro “A Dweller on Two Planets”, scritto da Frederick Spencer Oliver nell’anno 1884).

sabato 5 marzo 2016

Sull'Air Force One di Palazzo Chigi spunta il tricolore rovesciato.




Sulla carlinga dell'Air Chigi One, come è stato ribattezzato il nuovo airbus della Presidenza del Consiglio, è comparso un tricolore. ma a colori rovesciati: rosso, bianco e verde.

L'aereo preso in leasing ha quattro motori Rolls-Royce Trent 553-61. Il velivolo può percorrere circa 17mila chilometri d'un fiato. Il leasing dovrebbe costare, secondo alcuni esperti, attorno ai 200 mila euro al mese (ovviamente molto dipende dalle clausole di manutenzione), anche se per ora la cifra che Palazzo Chigi pagherà è top secret.


http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/airbus_renzi_presidenza_consiglio_tricolore_rovesciato-1590755.html

venerdì 4 marzo 2016

Energia pulita grazie ad una turbina eolica super silenziosa. - R.Z.



Può essere installata sul tetto o in giardino e sarebbe in grado di generare 1500 kWh di energia pulita ogni anno.


Si chiama Liam F1 Urban Wind la nuova mini turbina eolica residenziale ad alta efficienza che promette di rivoluzionare il settore delle rinnovabili. L’aerogeneratore, progettato dalla società olandese The Archimedes, risulta godere di una struttura ultracompatta e, grazie anche al peso ridotto, appena 75 kg, può esser facilmente installato sul tetto di casa oppure in un piccolo giardino.
Ogni anno può produrre 1500 kWh di energia pulita - Il punto di forza della Liam F1 Urban Wind risulta esser tuttavia la silenziosità: gli ingegneri sono riusciti ad azzerare il classico rumore associato al movimento delle “pale” e a quello del rotore. La turbina eolica, un generatore ad asse orizzontale, è alto solo un metro e mezzo ma permetterebbe la quasi totale indipendenza energetica. La Liam F1 Urban Wind, infatti, è in grado di generare energia sufficiente per soddisfare i consumi di una famiglia media, riuscendo a produrre 1500 kWh di energia pulita l’anno.
Il rendimento è pari all’80% del valore massimo estraibile dal vento - Stando a quanto spiegato dalla società olandese, il generatore, dalla silhouette che ricorda il guscio di un Nautilus, sfrutta il principio di funzionamento di una “pompa a vite di Archimede” (dispositivo capace di utilizzare l’energia cinetica associata al passaggio di un fluido al suo interno). Il rendimento energetico è pari all’80% del valore massimo estraibile dal vento, garantendo una produzione eccellente già con un vento che soffia ad una velocità media di 5 metri al secondo.
L’aerogeneratore della Archimedes non è ancora disponibile sul mercato - Il design della turbina è stato studiato fin nei minimi dettagli, così che l’apertura si trovasse sempre rivolta verso la direzione del vento, in modo da ottenere una massima resa senza l’ausilio di software per il controllo del movimento delle pale. L’aerogeneratore della Archimedes non è ancora disponibile sul mercato ma i progettisti assicurano che il lancio sarà imminente, e avverrà simultaneamente alla presentazione di un nuovo prototipo capace di collegarsi direttamente ai lampioni LED, per rispondere anche alle esigenze di “smart lightening” delle città intelligenti.











Nunzia De Girolamo ora rischia il processo per il caso Asl di Benevento. Quando disse: “Dite che comandiamo noi” - Vincenzo Iurillo





I pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per l'inchiesta sugli appalti dell'azienda sanitaria. Tra i reati contestati ai 6 imputati concussione, abuso d'ufficio e offerta di utilità per ottenere il voto elettorale. Per questa vicenda giudiziaria l'esponente di Forza Italia rassegnò le dimissioni da ministro del governo Letta.

Nunzia De Girolamo rischia il processo. La Procura di Benevento ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per la deputata di Forza Italia ed ex ministro del governo Letta per l’inchiesta sulle presunte irregolarità per falsi mandati di pagamento all’Asl locale. Tra i vari punti focali gli appalti per il servizio di 118. Oltre alla De Girolamo sono da oggi imputati il direttore sanitario Gelsomino Ventucci, il direttore generale Michele Rossi, l’ex capo della segreteria di De Girolamo Luigi Barone (ora nel direttivo nazionale di Ncd), un altro collaboratore della deputata Giacomo Papa e il sindaco di Airola (Benevento), Michele Napoletano, indagato per il trasferimento nel suo comune di una unità operativa allocata a Montesarchio. A decidere sulla richiesta del procuratore capo Giovanni Conzo e del sostituto Nicoletta Giammario sarà il giudice per l’udienza preliminare il 29 aprile. I reati ipotizzati dai magistrati sono concorso in concussioneabuso d’ufficio e offerta di utilità per ottenere voti elettoraliProprio per questa vicenda nel gennaio 2014 la De Girolamo rassegnò le dimissioni da ministro dell’Agricoltura.

Il gip, nell’ordinanza che portò all’obbligo di dimora dell’ex direttore amministrativo dell’Asl beneventana Felice Pisapiaparlò di “direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni forma di legge che si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorosedi ogni aspetto della gestione dell’Asl”. Definì quel direttorio “un’associazione a delinquere”, andando oltre le ipotesi della Procura.
Ma oltre ai presunti reati che ora saranno al vaglio del gup per un eventuale processo, durante i mesi dell’inchiesta erano emerse anche le parole della parlamentare di centrodestra registrate di nascosto dallo stesso Pisapia e pubblicate da ilfattoquotidiano.it. E’ il 4 gennaio 2014 quando il Fatto Quotidiano pubblica alcuni stralci di registrazioni che proverebbero le pressioni e gli interessi politici e privati della De Girolamo sulla gestione dell’Asl. Pisapia le ha portate dai pm a sua difesa: nell’estate 2012 ha registrato di nascosto la De Girolamo che convocava a casa i vertici dell’Asl e i suoi più stretti collaboratori politici. Con loro, la deputata discuteva di come orientare l’appalto milionario del 118, di dove allocare presidi e strutture sanitarie secondo criteri di tornaconto elettorale, di come aiutare un amico che vende mozzarelle in pieno centro ma è stato appena colpito da un verbale sanitario, di come sfrattare il vecchio gestore e assegnare il bar dell’ospedale Fatebenefratelli allo zio e alla cugina prediletti.
La rivelazione dei colloqui in casa De Girolamo sono la palla di neve che nelle settimane successive, anche grazie agli articoli del Fatto Quotidiano, si tramuterà nella valanga che costringe la De Girolamo a dimettersi da ministro. “Mandagli i controlli e vaffanculo” si sente dire dalla De Girolamo nelle conversazioni registrate, rivolta a Michele Rossi, il manager dell’Asl riguardo al Fatebenefratelli e prospettandoli a mò di ritorsione. “Facciamo capire che un minimo di comando ce l’abbiamo… Altrimenti mi creano i coppetielli co’ sta storia (traduzione dal campano: mi prendono in giro)”. Si sente la De Girolamo porre un veto su un presidio sanitario a Forchia: “No, lì no, preferisco darlo a uno del Pd che mi porta 100 voti…”.
Pisapia ha depositato una quindicina di file audio, resi pubblici solo in minima parte. Su queste registrazioni è in corso una furibonda battaglia legale sull’utilizzabilità processuale: gli avvocati della ex ministra ne hanno chiesto la distruzione sul principio dell’inviolabilità della dimora del parlamentare, se ne discuterà il 23 marzo.
Nei riguardi dell’ex ministro e degli altri cinque indagati, la Procura di Benevento ha ipotizzato, a vario titolo, i reati di concorso in concussioneabuso di ufficio e offerta di utilità per ottenere il voto elettorale. I fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra il 2010 e il 2013. Nel frattempo il gip Flavio Cusani ha già respinto le richieste di archiviazione firmate dai pm per altri protagonisti di questa vicenda giudiziaria: lo stesso Pisapia e il dirigente Arnaldo Falato.

PLANTNET: IL DIZIONARIO BOTANICO A PORTATA DI CLIC. - Christine Michel Fayek (Spirali di Luna)

plantnet

Amate passeggiare per prati e boschi e vi piacerebbe sapere il nome delle piante e degli alberi che vedete? Vi incuriosisce la botanica e vi attrae l’idea di avere un vero erbario sul vostro smartphone? Allora Plantnet, la nuova app creata per individuare e riconoscere alberi e fiori con una foto, potrebbe fare al caso vostro.
Si tratta di una base di dati che raccoglie più di 3.700 specie di piante identificabili automaticamente dopo aver scattato una foto (è un po’ lo stesso concetto della app Shazam che riconosce le canzoni). Per il momento il database comprende solo piante spontanee e silvestri, non sono incluse le piante ornamentali o coltivabili. Il miglior modo di utilizzare Plantnet è focalizzandosi su un solo organo, ad esempio una singola foglia piuttosto che l’intero cespuglio, scattando foto da varie angolature e di differenti parti (foglie, fiori, frutti o corteccia), per permettere al meccanismo di riconoscere meglio la pianta.
plantnet android
In seguito la comunità virtuale può apportare pareri e convalidare o meno la qualità delle foto e l’esito del riconoscimento automatico, in puro stile social network (per il momento solo in lingua francese).  Se si tratta di una pianta che non è ancora nel catalogo, essa viene inserita ampliando così la base di dati a beneficio della collettività. Il fatto di poter apportare il proprio contributo infatti, dà a ciascuno la possibilità di far parte di una comunità che collabora per riportare alla luce l’ancestrale conoscenza delle piante, un indispensabile strumento di vita che purtroppo si sta perdendo.
La base di dati si aggiorna costantemente ed è frutto della condivisione degli usuari, i cui contributi sono preziosi. La ricerca collaborativa è aperta sia a membri della comunità scientifica botanica che a semplici amanti del verde, uniti dall’interesse di condividere e ampliare il proprio conoscimento delle piante.
Credo che Plantnet sia un modo intelligente di usare la tecnologia in favore della collettività, per acquisire strumenti di conoscenza importanti  e contribuire a diffondere un sapere che si sta perdendo a scapito di tutti. Inoltre, per chi vuole imparare la botanica, c’è anche il gioco di Plantnet che si chiama The Plant Game: gioca a riconoscere le piante e fai a gara a chi ne indovina di più!
Potete scaricare Plantnet gratuitamente qui.
Pronti a fotografare nella prossima gita fuori porta?
Credo che Plantnet sia un modo intelligente di usare la tecnologia in favore della collettività, per acquisire strumenti di conoscenza importanti  e contribuire a diffondere un sapere che si sta perdendo a scapito di tutti. Inoltre, per chi vuole imparare la botanica, c’è anche il gioco di Plantnet che si chiama The Plant Game: gioca ad riconoscere le piante e fai a gara a chi ne indovina di più!
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MALVA: TISANE, INFUSI E DECOTTI. - Marta Albè

tisana alla malva

I fiori e le foglie di malva (Malva silvestris) sono un ottimo rimedio naturale per preparare tisane benefiche per la salute. Con la malva infatti si possono ottenere infusi e decotti curativi. Impariamo come utilizzare al meglio la malva per godere dei suoi numerosi benefici.
Vi avevamo già parlato delle principali proprietà curative e dei benefici della malvaun vero e proprio toccasana per la salute che dalla medicina popolare e in erboristeria viene utilizzato soprattutto per la preparazione di tisane sotto forma di infusi e di decotti.
Le tisane alla malva vengono consigliate soprattutto come rimedi rilassanti per dormire meglio e come leggeri lassativi per favorire la corretta funzionalità dell’intestino. Le tisane alla malva risultano efficaci anche per alleviare i fastidi legati alle infiammazioni, ad esempio alla cistite.
Inoltre le tisane alla malva sono un aiuto benefico in caso di accumulo di muco nelle vie respiratorie, di tosse e di malattie da raffreddamento. Le tisane alla malva si impiegano sia ad uso interno come normali bevande sia ad uso esterno ad esempio per gli impacchi per gli occhi arrossati (ad esempio in caso di congiuntivite), come collutorio naturale, per i pediluvi e per i bagni curativi.
Come preparare la tisana alla malva
Possiamo preparare la tisana alla malva sotto forma di infuso o di decotto. Della malva si utilizzano foglie e fiori sia freschi che essiccati. Potrete raccogliere la malva fresca, magari coltivata da voi nell’orto o in vaso, oppure acquistare la tisana alla malva in erboristeria, sfusa, composta da malva essiccata, oppure in bustine.
Per approfondire i benefici, gli utilizzi e le modalità di somministrazione della tisana alla malva in base alle vostre condizioni di salute e alla problematica di cui vorreste prendervi cura con questo rimedio naturale chiedete maggiori informazioni al vostro erborista di fiducia.
La tisana alla malva si può preparare sia come infuso, a partire dalla malva essiccata, sia come decotto, con le foglie e i fiori di malva freschi. La tisana alla malva ha proprietà calmanti e rilassanti.
Potrete lasciare raffreddare sia l’infuso che il decotto alla malva e utilizzarlo come collutorio soprattutto in caso di gengive arrossate e infiammate per alleviare i fastidi. La malva è tra i rimedi naturali che si possono utilizzare anche in gravidanza.
Infuso alla malva
Per preparare una tazza di infuso alla malva vi serviranno:
2 cucchiaini di malva essiccata oppure
1 bustina di malva per infusi
250 ml d’acqua
Portate ad ebollizione 250 ml d’acqua in un pentolino. Versate l’acqua in una tazza in cui avrete già aggiunto 2 cucchiaini di malva essiccata o 1 bustina di malva per infusi. Lasciate riposare per 10-15 minuti, filtrate, se serve dolcificate e bevete.

Decotto alla malva

Per preparare una tazza di decotto alla malva vi serviranno:
10 gr di malva fresca (fiori e foglie)
250 ml d’acqua
In un pentolino versate l’acqua e la malva fresca. Portate ad ebollizione e lasciate sobbollire per 10 minuti. Spegnete il fornello e lasciate riposare il decotto per 15 minuti. Quindi filtrate il liquido ottenuto per eliminare le foglie e i fiori di malva e bevete il vostro decotto.
Bere 2 o 3 tazze al giorno di infuso alla malva o di decotto alla malva dà sollievo in caso di cistite, emorroidi, raffreddore, stitichezza, stress, insonnia, difficoltà digestive.
Le tisane alla malva non hanno controindicaizoni particolari. Il vostro erborista di fiducia saprà darvi maggiori informazioni su dosi e somministrazione dei rimedi naturali a base di malva. Per approfondire vi suggeriamo la lettura dei seguenti testi:
Leggi anche:

Ricetta elettronica, cosa cambia tra promemoria cartaceo e costi del ticket. - Patrizia De Rubertis

Ricetta elettronica, cosa cambia tra promemoria cartaceo e costi del ticket

Dal primo marzo è iniziata ufficialmente l'era della ricetta digitale. Ma il passaggio non equivale alla dematerializzazione: fino al 2017 il medico dovrà sempre stampare un promemoria. Si potrà ritirare il medicinale in qualsiasi farmacia italiana pagando il ticket previsto dalla Regione di residenza.

A forza di parlare di pensioni, quando arriva il momento giusto per andarci non ci si riesce mai a farlo senza complicazioni. E questo vale anche per la vecchia ricetta rossa per l’acquisto dei farmaci o la prescrizione di una visita specialistica. Così, anche se dal primo marzo è cominciata ufficialmente l’era della e-prescription, ovvero la ricetta elettronica, non si può ancora dirle addio. Nell’Italia dei rinvii, infatti, anche per questa rivoluzione c’è una lunga fase transitoria che si concluderà solo a fine 2017. E fino ad allora gli italiani dovranno continuare a convivere con la ricetta cartacea, ancora indispensabile per alcuni farmaci (come stupefacenti, ossigeno, prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale e farmaci con piano terapeutico) e il ‘piccolo promemoria’ (15×21 cm) stampato dal medico da consegnare al bancone della farmacia che permette di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o in assenza di una linea veloce di collegamento alla rete, come già lamentato dai medici molisani.
La novità della ricetta digitale è, infatti, tutta qui: per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collega a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che poi consegnerà pillole o sciroppi. Peccato, però, che tra il dire e il fare ci sia di mezzo la tecnologia. Ed è dal 2010, con l’annuncio del decreto legge sulla dematerializzazione della ricetta medica cartacea, poi pubblicato in Gazzetta ufficiale nel novembre 2011 e sancito nel 2012 nel piano dell’Agenda digitale, che il sonno di amministratori e burocrati è turbato dalla realizzazione di questo passaggio che si è scontrato fin qui con una sperimentazione flop. In Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino, Basilicata e Veneto, dove già dal 2014 le Regioni hanno iniziato a sostituire la ricetta rossa con quella elettronica, si sono ottenuti scarsi risultati a causa della mancanza di stampanti o toner negli studi medici, della scarsa informazione ma soprattutto della sostanziale inutilità visto che il passaggio al digitale non c’era ancora stato e i database non comunicavano tra loro. Tanto che il paziente ha sempre dovuto portare con sé una copia cartacea.
Come funzionerà d’ora in avanti è più chiaro. I dottori, per effettuare una prescrizione, si connettono dal proprio pc a un apposito portale gestito da Sogei e compilano online la ricetta che, identica a quella cartacea, genera un numero associato al codice fiscale del paziente. In questo modo vengono aggiunte in automatico anche le eventuali esenzioni. A questo punto, con un semplice invio, i dati diventano visibili in tutte le farmacie italiane sia pubbliche che convenzionate. Il paziente deve, tuttavia, prendere il promemoria cartaceo da consegnare al farmacista, il quale collegandosi allo stesso sistema – tramite il numero di ricetta e il codice fiscale – potrà accedere alla sua prescrizione ed erogare il medicinale prescritto. La farmacia, poi, invierà al server di Sogei i dati relativi all’erogazione (prezzo del farmaco, ticket, esenzioni) e i codici adesivi delle confezioni del farmaco, vale a dire le fustelle.
Si tratta, insomma, di uno degli effetti più importanti della nuova era digitale, visto che i medicinali potranno essere ritirati anche fuori dalla Regione di residenza. Chance fino ad oggi negata, visto che si era costretti a pagare per intero i farmaci. Ma, ora, grazie alla tessera sanitaria le farmacie potranno applicare il ticket regionale perché, nonostante le ventate di innovazione, il costo di una siringa o di uno sciroppo continua a essere assai diverso da una Regione all’altra. E toccherà, quindi, proprio alle Asl scambiarsi le informazioni sui medicinali prescritti e procedere ai relativi rimborsi.
In questa fase transitoria, inoltre, non si potranno ancora cogliere i vantaggi economici della dematerializzazione che servirà al Sistema sanitario a spendere meno e razionalizzare il sistema. Le ricette rosse, infatti, tra stampa, vidimazione e spedizione costano alle Asl tra 5 e 10 centesimi. E, considerando che in Italia ogni anno vengono emesse oltre 650mila ricette, il calcolo del risparmio è presto fatto: circa 450 milioni di euro, ossia quasi mezzo punto percentuale della spesa sanitaria pubblica complessiva.
Forte preoccupazione arriva dai medici di base. “Qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket e quant’altro dovremo verificare”, lamenta il segretario Fimmg, Giacomo Milillo che aggiunge: “Il medico non potrà più neanche contare sull’aiuto dell’assistente di studio nel velocizzare la procedura di compilazione delle ricette e questo comporterà visite più lunghe e attese più lunghe per gli assistiti”.