lunedì 16 marzo 2020

Coronavirus, il governo discute il decreto con gli aiuti economici. Le attese: stop a mutui e fisco, contributi per partite Iva, congedi.

Coronavirus, il governo discute il decreto con gli aiuti economici. Le attese: stop a mutui e fisco, contributi per partite Iva, congedi

Licenziato dal pre consiglio nella tarda serata di domenica, il testo sarà all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato alle ore 9. La versione non definitiva è composta da trenta pagine e 120 articoli, prevede diverse misure. Dai voucher baby sitter e congedi per genitori, fino ai fondi per la sanità e le forze dell’ordine.
Fino a venticinque miliardi per gli aiuti alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori. Ma anche la produzione di mascherine made in Italy. È il decreto con le misure economiche per combattere l’emergenza coronavirus. Un provvedimento che – secondo fonti di Palazzo Chigi – movimenterà, grazie all’accasso al credito, circa 350 miliardi. Licenziato dal pre consiglio nella tarda serata di domenica, il dl sarà all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato alle ore 9. Nella sua versione non definitiva è composto da trenta pagine e 120 articoli, prevede diverse misure: dallo stop ai mutui, au voucher baby sitter e congedi per genitori, fino ai fondi per la sanità e le forze dell’ordine. Resta da capire se il rinvio delle elezioni comunali, regionali, e del referendum per il taglio dei parlamentari troverà posto nella versione definitiva del dl. Nelle informazioni circolate nella giornata di domenica non c’era alcun accenno al rinvio delle consultazioni, ma il provvedimento non è definitivo fino a quando non esce dal Consiglio dei ministri.
Per l’emergenza 25 miliardi di euro – “Al fine di reperire le risorse per assicurare la liquidità necessaria all’attuazione degli interventi di cui al presente decreto – si legge nelle disposizioni finanziarie – è autorizzata l’emissione di titoli di Stato per un importo fino a 25.000 milioni di euro per l’anno 2020“. La risposta del governo al probabile crollo del Pil, in pratica, vale anche più di una manovra (nell’ultima legge di al netto dell’Iva nell’ultima legge di bilancio c’erano misure per circa 9 miliardi). E non finirà qui, dal momento che Roberto Gualtieri ha già annunciato nuovi interventi per spingere i cantieri e dare ristoro a chi sarà danneggiato dall’emergenza. “Le conseguenze economiche non spariranno in poche settimane, l’economia avrà bisogno di una fortissima spinta per la ripartenza”, e la situazione “richiede un cambio di passo anche dell’Europa”, ha detto il ministro dell’Economia domenica sera a Che tempo che fa, ricordando che l’Italia sta mettendo in campo “risorse enormi in pochissimo tempo” ma si tratta “solo della prima tappa”. Il titolare di via XX settembre ha ripetuto che “nessuno deve perdere il lavoro per effetto del Coronavirus. Tutti devono avere la possibilità di sostentarsi durante questa fase di emergenza che gli italiani stanno affrontando con una straordinaria forza”.
I soldi per sanità e Protezione civile – Nel decreto le misure per il potenziamento del sistema sanitario sono all’inizio. Arrivano 1,15 miliardi per la sanità e 1,5 miliardi per la Protezione civile. Ci sono fondi per gli straordinari di medici e infermieri, la possibilità per i prefetti di requisire e altre strutture per le persone in quarantena, il potere per la Protezione civile e per il nuovo commissario straordinario per l’emergenza sanitaria di requisire strutture e mezzi per potenziare i reparti degli ospedali. Il commissario, Domenico Arcuri, potrà fronteggiare la grande carenza di mascherine e di altri macchinari di terapia intensiva anche avviando intere nuove linee produttive.
Medici e personale – Il decreto prevede che il personale medico e infermieristico sarà incrementato con 320 unità di personale militare. Saranno aumentate anche le risorse umane Inail, con l’assunzione a tempo determinato di 200 dottori e 100 infermieri: si occuperanno di cure ambulatoriali agli infortunati sul lavoro. Sono poi già in fase di potenziamento i posti letto negli ospedali funestati dall’ondata di malati. Inoltre, si va verso l’abolizione dell’esame di abilitazione per la professione di medico chirurgo: il conseguimento della laurea potrebbe essere sufficiente, previo giudizio di idoneità del tirocinio all’interno del corso di laurea stesso.
Contributo una tantum da 600 euro – Ai titolari di redditi di lavoro dipendente che possiedono un reddito complessivo di importo non superiore a 40mila euro spetta un premio, per il mese di marzo 2020, che non concorre alla formazione del reddito, pari a 100 euro da rapportare al numero di giorni di lavoro svolti nella propria sede di lavoro nel predetto mese. Ai liberi professionisti titolari di partita iva attiva alla data del 23 febbraio 2020 e ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa è riconosciuta un’indennità una tantum pari a 600 euro. L’aiuto è previsto anche per per gli autonomi, che lavorano nel campo del turismo e dello spettacolo. “Cerchiamo di dare una risposta ai lavoratori autonomi che non dispongono della cassa integrazione: avranno per il mese di marzo un sostegno di 600 euro per le loro esigenze minime, di sopravvivenza. Chiediamo però che chi non ne ha bisogno non le chieda perché l’onere è gravoso”, ha detto il ministro dell’Economia.
Congedi e bonus baby sister – Per le famiglie con i figli a casa un bonus babysitter di 600 euro ai nuclei familiari con figli minori fino a 12 anni di età. In alternativa, 15 giorni di congedo parentale straordinario – fruibile alternativamente da uno dei due genitori- per l’anno 2020. Verrà corrisposta un’indennità pari al 50% della retribuzione. Per i figli nella fascia 12-16 anni non vi sarà indennità.
Stop tasse per aziende più colpite – Le imprese più colpite dal coronavirus (dello sport, comprese le palestre, dell’arte e della cultura come teatri e cinema, del trasporto, ristorazione, educazione e assistenza) potranno sospendere fino al 31 maggio i versamenti di ritenute, contributi, premi assicurativi e Iva per la prossima scadenza di marzo. Alla ripresa della riscossione, i versamenti sospesi saranno effettuati, senza sanzioni ed interessi, in un’unica soluzione o con un massimo di 5 rate mensili a partire da maggio 2020. Le scadenze fiscali sono tutte rimandate “ma faccio un appello: chi ha la possibilità di pagare lo faccia. Sono risorse preziose che entrano nel bilancio” e possono essere indirizzate “al sistema sanitario nazionale”, ha detto il ministro Gualtieri.
Stop mutui prima casa, anche per autonomi – Il provvedimento prevede la sospensione dei mutui, fino a 18 mesi, per tutti coloro che siano in difficoltà economica, inclusi gli autonomi. In pratica sono ampliate le maglie del Fondo Gasparrini, attualmente riservato alle famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro, morte o non autosufficienza anche a lavoratori autonomi o liberi professionisti che presentano autocertificazione di un calo di oltre un terzo del fatturato per l’emergenza. Previsto un fondo a garanzia di 500 milioni.
Piccole e medie imprese – Nel decreto è previsto l’ampliamento e potenziamento del fondo di garanzia per le Piccole e medie imprese, dotato di un miliardo in più, garanzie statali a sostegno della moratoria delle banche alle imprese per 1,73 miliardi di euro oltre che un sostegno fiscale alla cessione dei crediti deteriorati. In particolare il fondo garanzia Pmi vede ampliare e semplificare il suo raggio d’azione per i prossimi 9 mesi, elevando ad esempio la garanzia massima per singola impresa a 5 milioni di euro. Aumentati i permessi 104, che potranno essere di 12 giorni sia nel mese di marzo che nel mese di aprile.
I poteri del commissario in deroga alla Corte dei conti- Nel decreto sono spiegati nel dettaglio i poteri del commissario, che sarà – come annunciato dal premier Conte – l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, “opera fino alla scadenza” dello stato di emergenza: “Gli atti del commissario per l’emergenza sanitaria Coronavirus sono sottratti al controllo della Corte dei Conti e sono immediatamente e definitivamente efficaci, esecutivi ed esecutori, non appena posti in essere. La responsabilità contabile e amministrativa è comunque limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario o dell’agente che li ha posti in essere”, si legge nel testo. “Il commissario è autorizzato all’apertura di apposito conto corrente bancario per consentire la celere regolazione delle transazioni che richiedono il pagamento immediato o anticipato delle forniture, anche senza garanzia”, prevede ancora la misura. Arcuri potrà “adottare in via d’urgenza i provvedimenti necessari a fronteggiare ogni situazione eccezionale e i provvedimenti possono essere adottati in deroga a ogni disposizione vigente, nel rispetto della Costituzione, dei principi generali dell’ordinamento giuridico e delle norme dell’Unione europea. Le misure adottate devono essere in ogni caso adeguatamente proporzionate alle finalità perseguite. Il Commissario esercita i suoi poteri in raccordo con il capo della Protezione civile, avvalendosi delle componenti e delle strutture operative del Servizio nazionale della Protezione civile, nonché del comitato tecnico scientifico costituito” presso la protezione civile. “Per l’esercizio delle funzioni può avvalersi di qualificati esperti in materie sanitarie e giuridiche”. Al comissario spetta “la gestione coordinata del Fondo di solidarietà dell’Unione europea (Fsue) e delle risorse del fondo di sviluppo e coesione destinato all’emergenza”.
Il commissario può requisire immobili e aprire le fabbriche – Tra i poteri di Arcuri anche quelli di “requisire beni mobili, mobili registrati e immobili” per “potenziare la capienza delle strutture ospedaliere” e in particolare “i reparti di terapia intensiva e sub-intensiva”. Il commissario inoltre “preserva e potenzia le filiere produttive dei beni necessari” per contenere l’emergenza, anche “costruendo nuovi stabilimenti e riconvertendo quelli esistenti” e può “organizzare la raccolta di fondi occorrenti”, inclusi quelli privati. E ancora il commissario “attua e sovrintende a ogni intervento utile a fronteggiare l’emergenza sanitaria, organizzando, acquisendo e producendo ogni genere di bene strumentale utile a contenere e contrastare l’emergenza stessa, nonché programmando e organizzando ogni attività connessa, individua e indirizza il reperimento delle risorse umane e strumentali necessarie, individua i fabbisogni, e procede all’acquisizione e alla distribuzione di farmaci, delle apparecchiature e dei dispositivi medici e di protezione individuale“.
Credito d’imposta per affitto ai negozianti – Ai negozianti è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 60 percento dell’ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo 2020, di immobili rientranti nella categoria catastale C/1. Inoltre, per la durata di 9 mesi, il Fondo centrale di garanzia Pmi, concederà la garanzia a titolo gratuito. L’importo massimo garantito per singola impresa è elevato, nel rispetto della disciplina Ue a 5 milioni di euro.
Rinvio per il fisco e documenti d’identità – I termini per i versamenti fiscali fissati al 16 marzo saranno differiti. Rinvio anche per la validità dei documenti di riconoscimento e di identità: se scaduti o in scadenza successivamente alla data di entrata ora in vigore del decreto, varranno fino al 31 agosto 2020. La validità ai fini dell’espatrio resta limitata alla data di scadenza indicata nel documento.
Raccomandate senza firme – Lettere e pacchi raccomandati saranno considerata consegnati mediante preventivo accertamento della presenza del destinatario o di persona abilitata al ritiro, ma senza raccoglierne la firma con successiva. “La norma è volta ad assicurare l’adozione delle misure di prevenzione della diffusione del virus Covid 19 di cui alla normativa vigente in materia a tutela dei lavoratori del servizio postale e dei destinatari degli invii postali, per lo svolgimento del servizio postale relativo agli invii raccomandati, agli invii assicurati e alla distribuzione dei pacchi”, si legge nella relazione illustrativa.
Fondi per sport e agricoltura – Presso l’Istituto per il Credito Sportivo verrebbe costituito un comparto, con una dotazione di 26 milioni di euro, destinato alla concessione di contributi in conto interessi in favore dei soggetti pubblici e privati, diversi dagli enti territoriali, che perseguono anche indirettamente finalità sportive. Alle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura potrebbe invece essere riconosciuto un contributo, in forma di voucher, di importo non superiore ad 10mila euro.
Tele- didattica per le scuole – Previsti 85 milioni nel 2020 alle scuole per dotarsi di piattaforme e di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza, anche mettendo a disposizione degli studenti dispositivi digitali individuali. Altri 43,5 milioni andrebbero invece alle istituzioni scolastiche di dotarsi di materiali per la pulizia straordinaria dei locali, e di dispositivi di protezione e igiene personali, per personale e studenti.
Militari e carceri – Il ministero dell’Interno prevede “prudenzialmente” l’impiego di 4mila unità delle Forze di Polizia nelle attività di ordine pubblico, controllo del territorio e pubblico soccorso. Sono poi previsti 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per assicurare il pieno ripristino della funzionalità degli istituti penitenziari danneggiati dai gravi disordini di questi giorni.
Fondi Rai alle tv locali – Ottanta milioni di euro, aggiuntivi rispetto agli stanziamenti già previsti dalle leggi vigenti nel Fondo per il Pluralismo e l’innovazione dell’informazione, andranno a tutelare le emittenti radiotelevisive locali, che a seguito dell’emergenza coronavirus stanno registrando un tracollo degli ordinativi pubblicitari. Vista la temporanea sospensione del canone Rai, il ministero dello Sviluppo Economico è autorizzato a provvedere all’erogazione del contributo pari a 40 milioni già stanziati a favore della tv pubblica.
Cdp attiva 10 miliardi di fondi – Cassa depositi e presiti garantirà, con uno stanziamento pubblico di 500 milioni, finanziamenti per un importo fino a 10 miliardi che le banche potranno rilasciare alle imprese colpite dall’emergenza Coronavirus. Nella relazione tecnica viene infatti spiegato che l’effetto ‘leva’ previsto è pari ad un moltiplicatore di 20 rispetto al nuovo plafond di 500 milioni per Mid e Large Corporate di Cdp. La norma prevede il rilascio di garanzie fino all’80% del valore dei finanziamenti. Lo strumento punta ad aiutare le imprese migliorando la liquidità del sistema e si aggiunge ai 7 miliardi che Cdp ha già messo a disposizione. L’iniziativa permette di facilitare l’accesso al credito in questa fase estremamente delicata ed è rivolta principalmente ad aziende di medie e grandi dimensioni.

domenica 15 marzo 2020

Coronavirus: bozza 113 articoli, da sanità a famiglie. 100 euro a chi lavora in sede.


Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri.

Testo non definitivo, sarà a vaglio di preconsiglio e Cdm.

Sanità, famiglie, imprese, lavoratori. Ma anche aiuti specifici per il turismo e spinta alla produzione italiana di mascherine. E' di 113 articoli la nuova bozza del decreto anti-Coronavirus che l'ANSA ha potuto visionare. Il testo, sottolineano fonti di governo, è ancora soggetto a revisione e dunque suscettibile di modifiche: sarà vagliato anche dai tecnici nel pre-consiglio previsto alle 16, prima di arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri in serata.

Arrivano i congedi per i genitori che hanno figli sotto i 12 anni costretti a casa dalla chiusura delle scuole. I congedi 'speciali' saranno validi dal 5 marzo per tutti i dipendenti. L'indennità sarà di massimo 15 giorni da utilizzare tra mamma e papà non contemporaneamente, e sarà pari al 50% della retribuzione. Lo prevede l'ultima bozza del decreto ancora suscettibile di modifiche. Nessun limite di età in caso di figli disabili. Sarà poi riconosciuto un congedo speciale non retribuito ai dipendenti con figli tra 12 e 16 anni.

Un premio di 100 euro per il mese di marzo 2020 ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati, che abbiano continuato a lavorare nella sede di lavoro. Lo prevede la bozza di decreto, suscettibile di modifiche, con le misure per fronteggiare l'emergenza Coronavirus. Il premio spetta a chi guadagni non più di 40mila euro l'anno ed è esentasse. Viene rapportato ai giorni di lavoro in sede e viene dato in via automatica dal datore di lavoro, se possibile nella busta paga di aprile o comunque entro il conguaglio di fine anno.

Agli automi sarà riconosciuta una indennità una tantum di 500 euro. Lo prevede la bozza del decreto anti-Coronavirus, suscettibile ancora di modifiche. L'indennità è prevista per professionisti e collaboratori, per gli stagionali, i lavoratori del turismo e delle terme, dell'agricoltura e anche per i lavoratori dello spettacolo.

Arrivano fondi per 50 milioni a Invitalia da distribuire alle imprese per l'acquisto di guanti e mascherine. Lo prevede l'ultima bozza del decreto anti-Coronavirus ancora suscettibile di modifiche. Le risorse saranno trasferite dall'Inail a Invitalia entro il 30 aprile. Previsto anche un credito d'imposta del 50% per le spese sostenute da chi ha attività d'impresa per la sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro, fino a massimo 20mila euro.

E' consentito produrre mascherine chirurgiche in deroga alle vigenti norme. E' quanto prevede la bozza del decreto, ancora suscettibile di modifiche. Le aziende produttrici che intendono avvalersi della deroga devono inviare all'Iss autocertificazione sulle caratteristiche tecniche delle mascherine,rispettando tutti i requisiti di sicurezza. L'Iss in 2 giorni si pronuncia circa la rispondenza delle mascherine alle norme vigenti. Confermati anche gli incentivi a fondo perduto alle imprese che già le producono.

"Stiamo facendo e faremo tutto ciò che è necessario per proteggere e sostenere il Paese. L'Italia è più forte del Covid-19. Sono le ore decisive per il decreto a tutela della sanità, delle famiglie, del lavoro e delle imprese. Nessuno sarà lasciato solo. Uniti ce la faremo". Lo afferma il ministro dell'economia Roberto Gualtieri su twitter.

Dall’Olanda arriva la cura: un anticorpo batte Covid. - Davide Milosa




Si chiama “47D11”: individuato dagli scienziati di Utrecht e Rotterdam Gismondo del Sacco conferma: “Fra meno di un mese potremo usarlo”.


Nel pieno dell’emergenza italiana per la SarsCov2 con la Lombardia che ieri ha superato gli 11 mila contagi e con un picco nazionale atteso tra circa due settimane e simile a quello registrato nella regione cinese dello Hubei, una buona notizia arriva dai laboratori di ricerca olandesi.
Qui, è il dato di ieri, l’Università di Utrecht assieme all’Erasmus Mc di Rotterdam ha individuato il primo anticorpo monoclonale al mondo in grado di sconfiggere la malattia Covid-19. L’anticorpo 47D11 tra circa un mese sarà sperimentabile sui pazienti. Questo perché è già stato individuato come anticorpo “neutralizzante”, ovvero con una già accertata capacità di poter aggredire il virus.
“È un ottimo traguardo”, spiega la professoressa Maria Rita Gismondo che dirige il laboratorio di microbiologia all’ospedale Sacco di Milano. “Il metodo usato – prosegue – non è in realtà nuovo. Già nel 2003, all’epoca della Sars, Nature pubblicò un mio studio che andava in questa direzione. In Cina oggi diversi malati sono stati trattati con il siero di pazienti guariti”.
Merito della scoperta olandese, che in queste ore sta facendo il giro della comunità scientifica, è del professore di biologia cellulare Frank Grosveld e della sua équipe. Grosveld, intervistato sul magazine interno del centro di ricerca di Rotterdam, spiega: “Si tratta di un anticorpo che avevamo già isolato per l’attuale pandemia. L’anticorpo impedisce a SarsCov2 di infettare e può anche aiutare a rilevare il virus”. I ricercatori hanno inviato il loro studio di 24 pagine alla rivista scientifica Nature e sono in attesa della pubblicazione. Il documento è però già presente da ieri sulla piattaforma digitale BioRxiv.
“Un anticorpo monoclonale umano che blocca l’infezione SarsCov2”. Questo il titolo della ricerca. Si legge nel documento: “È il primo rapporto su un anticorpo monoclonale che neutralizza SarsCov2. L’anticorpo 47D11 lega un epitopo (parte del virus riconoscibile dal sistema immunitario) conservato sul recettore a punta”. In sostanza l’anticorpo “olandese” si getta sul virus in modo specifico attaccando gli spikes (spuntoni, ndr) che stanno attorno alla molecola virale. Gli spikes attaccandosi alle mucose sono i primi colpevoli del collasso dei polmoni che si sta verificando in centinaia di decessi in Italia.
La professoressa Gismondo, che ha potuto visionare lo studio, chiarisce il modo di agire di 47D11: “L’anticorpo blocca una importante parte patogena del virus, si tratta di una particella che si trova sugli spikes che a loro volta hanno recettori che si agganciano alle mucose dei polmoni, bloccarli significa fermare l’infezione”. In alternativa al vaccino “questo anticorpo” potrà essere una buona terapia.
Il metodo è quello della cosiddetta “immunità passiva”. “In questo modo – si legge nello studio – l’anticorpo è in grado di neutralizzare in maniera incrociata SarsCov2” e lo fa “usando un meccanismo indipendente dall’inibizione del legame con i recettori” per questo “l’anticorpo potrà essere utile”, oltre che per guarire i pazienti anche “per lo sviluppo di test di rilevazione dell’antigene”. Nelle conclusioni del testo si legge: “Gli anticorpi neutralizzanti alterano il decorso dell’infezione”, arrivando a cancellare il virus.
Spiega Gismondo: “È un passo importantissimo verso la cura”. Uno stesso indirizzo di metodo lo si sta seguendo proprio al Sacco sui pazienti che hanno avuto strane polmoniti tra dicembre e gennaio. L’obiettivo è il medesimo, anche se ancora bisogna individuare gli anticorpi, e una volta trovati bisogna capire se sono in grado di colpire SarsCov2. In questo senso l’Olanda è molto avanti. “Tanto più – conclude Gismondo – che l’anticorpo monoclonale può essere messo in coltura per creare una generazione uguale aumentandone così la quantità da poter usare sui pazienti. Se l’Olanda è già a questo punto credo che in meno di un mese si potrà usarlo sui primi malati”.

Il disastro delle mascherine: “Decine di milioni in meno”- - Alessandro Mantovani



“Decine di milioni in meno”
L’allarme di Borrelli – Il capo della Protezione civile: “Dall’estero non arrivano.
Ne servono 90 milioni al mese, ne sono arrivate solo 5 milioni”.
E la Lombardia lo attacca...


Il peggio deve ancora venire perché il governo prevede che il picco dei contagi giornalieri possa arrivare attorno al 18 di marzo, mercoledì prossimo, quindi almeno per altre due settimane aumenteranno i pazienti negli ospedali e nelle terapie intensive, specie quelle della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Veneto. E alla guerra medici e infermieri vanno senz’armi. Mancano le mascherine, decine di milioni di mascherine protettive, tanto che negli ospedali le riciclano o usano quelle non omologate, oppure le fanno con il panno antipolvere come denunciato a Roma dall’Usb. Forse anche per questo contiamo centinaia di medici e infermieri colpiti dal virus e migliaia costretti a turni massacranti anche mentre aspettano l’esito del tampone.
Mancano le mascherine, ma anche gli apparecchi per la terapia intensiva, i ventilatori. I malati in terapia intensiva ieri erano 1.518, 190 in più da venerdì. Sono 732 (+82 in un giorno) nella sola Lombardia dove i posti di terapia intensiva sono stati portati a mille e decine di pazienti vengono trasferiti in altre regioni con tutto quel che comporta per l’impegno di un medico anestesista per ogni viaggio. L’assessore Giulio Gallera promette altri 200 posti, ma potrebbero servirne migliaia nella regione che conta da sola oltre la metà dei contagi. E ancora, in terapia intensiva ci sono 152 persone (+44) in Emilia-Romagna, 150 (+15) in Piemonte, 119 (+12) in Veneto. È l’8,5 per cento dei pazienti in trattamento nel Paese (17.750), quasi metà (7.860) sono a casa e gli altri (8.372) nei reparti ordinari degli ospedali.
I contagi rilevati, che sono solo una parte del totale visto che agli asintomatici non viene quasi mai fatto il tampone (e nemmeno a tutti i sintomatici), sono saliti ieri sera a 21.157 (+3.497) tenendo conto anche dei morti che sono ormai 1.441 (+175, molto meno dei 250 di venerdì) e dei 1.966 ritenuti guariti (+537).
L’allarme per le mascherine l’ha lanciato Angelo Borrelli, direttore della Protezione civile: “In tutto il mondo c’è una chiusura delle frontiere all’esportazione, penso a Paesi come India, Russia e Romania, che rappresentano il mercato dal quale i fornitori avevano recuperato mascherine. Il lavoro di recupero delle mascherine è molto faticoso. Ma è un problema non soltanto italiano”.
Insomma chi le ha se le tiene, anche perché il virus minaccia tutti. Il governo ha impegnato anche le forze armate per accelerare la produzione di alcune aziende italiane, ma non basta, provvedimenti in questo senso sono attesi anche nel decreto che dovrebbe essere emanato oggi. Ne servono decine di milioni, così ha spiegato il direttore della Protezione civile: “Sulle mascherine – ha precisato Borrelli – il fabbisogno su base mensile è di circa 90 milioni di unità complessive. Abbiamo stipulato contratti per oltre 55 milioni di mascherine. A oggi ne sono state consegnate più di 5 milioni e ne abbiamo registrate 20 milioni che avevamo contrattualizzato e che per vari motivi non sono arrivate”. Come per i respiratori, da cui dipenderà materialmente la vita di migliaia di persone nelle prossime settimane, la questione è sul tavolo del commissario Domenico Arcuri, ex Invitalia, nominato nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Polemica a distanza invece tra l’assessore lombardo Gallera e la Protezione civile dello stesso Borrelli: ieri la Regione Lombardia ne ha ritirate 250 mila dalle strutture sanitarie. “Servono mascherine del tipo fpp2 o fpp3 o quelle chirurgiche e invece ci hanno mandato un fazzoletto, un foglio di carta igienica, di Scottex”, ha protestato l’assessore di Fontana attaccando la Protezione civile. “Non sono marchiate Cee, i nostri operatori ci hanno detto ‘come possiamo utilizzarle?’”. La Lombardia prova a fare da sola e nomina commissario Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile, quasi un anti-Borrelli.
Ora si fa il possibile, con le misure di contenimento, per ritardare il picco dei contagi, che può davvero mettere in ginocchio il Servizio sanitario nazionale. Contrarre tutti il virus è possibile, ma farlo troppo rapidamente sarebbe un disastro. Le stime del governo, indicate nella relazione introduttiva di quello che oggi dovrebbe essere emanato come terzo decreto delle tre settimane dell’emergenza, dicono che il massimo dei contagi giornalieri arriverebbe attorno al 18 marzo, mercoledì prossimo, poco sotto 4.500 contagi al giorno. Poi scenderà ma l’effetto si vedrebbe più avanti. Il governo prevede 92 mila contagiati. Sarebbero circa 3000 morti.

Normalità si fa per dire. - Marco Travaglio

Quando sarà tutto finito, si spera che nessuno voglia “tornare alla normalità”. Perché prima non eravamo mica normali. Anzi.
Normalità vuol dire mettere in salvo la sanità pubblica, cioè la nostra salute, levandola alle Regioni, cioè sottraendola alle grinfie di satrapi e mitomani che si fan chiamare governatori (o, come De Luca, trovano “terapeutiche” le fucilazioni cinesi) e riportandola sotto il ferreo controllo dello Stato. Possibilmente di un prefetto. Tedesco.
Normalità è stabilire che la sanità privata se la pagano i privati con i loro soldi: tutta. Ciascuno è liberissimo di costruirsi una clinica e di ospitarvi chi se la può permettere, ma deve sapere che non avrà un euro dallo Stato. Perché lo Stato deve curare tutti i malati, ricchi e poveri, bisognosi di terapie più o meno complesse e costose, e non indebolire le strutture pubbliche per spianare la strada ai privati “convenzionati”, che poi privati non sono perché i soldi che intascano sono i nostri.
Normalità, se proprio non vogliamo abolire le Regioni, è dare almeno al governo più poteri ordinari per commissariarle appena è necessario. Ora i presidenti di quelle meridionali confessano serafici, praticamente a una sola voce, di non essere in grado di affrontare l’emergenza coronavirus perché i loro ospedali hanno pochissimi posti di terapia intensiva. E a chi lo dicono, a noi? Siccome non sono piovuti dalla luna, ma rappresentano partiti che governano quelle regioni ininterrottamente o con qualche intervallo da decenni, dovrebbero spiegare dove sono finiti i soldi (anche se lo sappiamo bene) che ogni anno ricevono dallo Stato (115 miliardi a botta). E poi passare le consegne al governo centrale per manifesto fallimento. A partire dalla Calabria, dove il centrodestra che ha vinto le elezioni 50 giorni fa non riesce nemmeno a formare una giunta, figurarsi a gestire pandemie.
Normalità è non ripetere mai più (né accettare che si ripeta) la frottola della “sanità lombarda migliore del mondo”. Certo, ha medici, infermieri e strutture di eccellenza, ma anche una distribuzione delle risorse a dir poco criminale. Chi non l’avesse ancora capito dovrebbe essere obbligato per decreto a leggersi la sentenza Formigoni, il sedicente “governatore” condannato a 5 anni e 10 mesi (di cui appena 5 mesi scontati in carcere) per associazione a delinquere e corruzione per avere incassato almeno 6,6 milioni di tangenti in cambio di almeno 200 milioni di euro prelevati dalle casse della sanità regionale e dirottati alle cliniche e agli istituti privati, tipo il San Raffaele e la Maugeri. Quanti posti di rianimazione si creano con 200 milioni? Quanti respiratori, quanti tamponi, quante mascherine si comprano?
Normalità è pagare le tasse e stangare senza pietà chi non le paga. Non ora che vanno sospese e rinviate per chi non può pagarle. Ma dopo sì, cazzo. Se la Germania ha 28mila posti di terapia intensiva e noi 5mila, se ci mancano medici, infermieri e macchinari, non è solo per gli sprechi e le tangenti, ma soprattutto per lo spread dell’evasione impunita.
Normalità è finirla col mantra “sblocca-cantieri” e richiamare in servizio al ministero dei Trasporti il comitato per l’analisi costi-benefici delle grandi opere, istituito (e purtroppo ignorato) da Toninelli, per decidere quali ci servono davvero e quali vanno cancellate prima di fare altri danni all’ambiente e al bilancio dello Stato, e dirottare le risorse verso destinazioni più urgenti e utili: nuovi ospedali, scuole, strade e ferrovie ordinarie.
Normalità è costruire nuove carceri, per ospitare in condizioni sicure e dignitose chi deve andarci e restarci, e finirla con la lagna dell’indulto&amnistia (termini pressoché ignoti all’estero) a ogni rivolta o emergenza.
Normalità è distinguere i politici che amano davvero l’Italia (da premiare) da quelli che odiano tutti tranne se stessi (da trombare): il virus è un’ottima cartina al tornasole per riconoscerli.
Normalità è piantarla col cosiddetto “infotainment” televisivo, dove non si capisce chi sia l’esperta fra Ilaria Capua e Barbara D’Urso. E invitare Vittorio Sgarbi e quelli come lui a parlare solo di ciò che sanno (nel caso di Sgarbi, l’arte del ’500), lasciando il resto a chi ha almeno una vaga idea di quel che dice (che non è il caso di Sgarbi sulle faccende giudiziarie, né tantomeno sul Covid-19, da lui autorevolmente definito “virus del buco del culo”, con annessa profilassi da manicomio: “Andate in giro e non vi succederà niente”).
Normalità è fare tesoro di queste settimane di arresti domiciliari e coprifuoco che ci hanno insegnato a valorizzare l’essenziale e a tagliare il superfluo (inclusi il Cazzaro Verde e l’Innominabile).
Normalità è alzare gli occhi dallo smartphone e guardare in faccia gli altri (che cominciano a mancarci proprio ora che ci mancano). Darsi appuntamenti per vedersi di persona, chiacchierare de visu o al telefono. Fare cose insieme anziché inseguirsi con messaggi vocali senza mai trovarsi.
Normalità è smetterla di affollare i divani e i centri commerciali e correre in musei, teatri, cinema, concerti, librerie, siti artistici e archeologici, ora che la loro mancanza ce li fa sentire vitali ed essenziali come mai prima. Infatti cerchiamo di surrogarli con le cantatine dai balconi e dalle finestre. Io, per esempio, appena finirà l’emergenza e uscirà il nuovo film di Carlo Verdone, avrò così tanta voglia di ridere che me lo vedrò dieci volte per dieci sere di seguito.
Normalità è ascoltare Lucio Dalla: “Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”.

In Europa ancora ambiguità. Ma i 5S hanno aperto una strada. - Gaetano Pedullà

Al terzo giorno l’Europa risuscitò. Il terzo giorno è quello dal decreto del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha messo in campo tutta l’Italia nella guerra contro la pandemia di Coronavirus. Una sfida senza precedenti, raccolta da grandissima parte del Paese, che con sporadiche eccezioni resta chiusa in casa, riducendo così drasticamente le opportunità di contagio. Le persone coinvolte purtroppo sono ancora in aumento, ma tra breve vedremo senz’altro gli effetti di questa straordinaria mobilitazione nazionale. Ieri però c’è stato un altro evento fuori dal comune.
A poche ore dalle parole scriteriate della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che hanno affondato le Borse e in particolare la nostra, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha invertito radicalmente la rotta, assicurando che l’Italia avrà da Bruxelles tutti gli aiuti di cui ha bisogno. Un intervento in risposta alle parole nette del nostro Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e che hanno indotto la stessa Bce a rettificare quanto affermato dalla Lagarde, anche se del necessario taglio dei tassi non si parla ancora. La reazione dei mercati non si è fatta attendere e Piazza Affari ha recuperato parte dei miliardi bruciati giovedì scorso. Tutto bene, dunque? Si è fatto un errore e si è già messo riparo? Ma neanche per sogno. Quello che è accaduto e che accadrà nei prossimi mesi è determinante per capire se esiste o no una nuova idea d’Europa, e se abbiamo davvero qualcosa di buono da attenderci.
Le posizioni divergenti espresse dai vertici di Commissione Ue e Bce sono intanto un fatto nuovo. Nel precedente establishment europeo, quando ci dava una mazzata la Banca centrale (fino al whatever it takes – cioè “si farà tutto quanto il necessario” – di Mario Draghi) subito dopo arrivano il presidente Juncker o i solerti commissari Dombrovskys e Moscovici a metterci il carico sopra. Quel modello ieri si è spezzato, e il merito di tutto questo ha due nomi su tutti: Movimento Cinque Stelle e Conte. Poi vengono anche la credibilità di Gualtieri e Gentiloni, ma senza il sacrificio elettorale dei grillini, che consentirono alla von der Leyen di raccogliere una stretta maggioranza nel Parlamento di Strasburgo, non saremmo qui a discutere di alcun corso nuovo.
SACRIFICIO PER L’ITALIA. Quel voto a Ursula è stato enormemente strumentalizzato dai partiti sovranisti, ed è costato caro ai 5S in termini di consensi, ma la Lega e Fratelli d’Italia, pur prendendo alle ultime elezioni europee un mare di voti, li hanno sterilizzati in una ininfluente opposizione rispetto all’unica possibilità di cambiare le vecchie politiche di austerità e del rigore sui conti pubblici.
Il sostegno del Movimento alla von der Leyen non è mai stata, inoltre, una cambiale in bianco, ma ha preteso aperture senza precedenti sul Green New Deal europeo e sulla concessione di flessibilità di bilancio per la crescita. Bruxelles, dicono adesso i sapientoni del giorno dopo, ha cambiato atteggiamento verso l’Italia perché la flessibilità serve anche alla Germania, in stagnazione economica e in difficoltà con le sue banche. Tutto questo è vero, ma quanto successo appena ieri è la prova che l’Italia per una volta può cogliere un’occasione e non restarne perennemente esclusa. Se siamo arrivati qui lo dobbiamo però anche al secondo protagonista di questa strategia, cioè al premier Conte. Va a lui il merito di non aver ceduto alle sirene di Salvini e di chi spingeva a fregarcene dei vincoli sul deficit, il cui rispetto era invece la precondizione per acquetare i mercati e poter chiedere adesso quello che ci spetta.
SIAMO SOLO ALL’INIZIO. E qui veniamo adesso alla grande scommessa, allo scenario che abbiamo di fronte. La disponibilità data dalla Commissione rispetto all’utilizzo di 25 miliardi extra deficit per fronteggiare i danni del Coronavirus non può essere la soluzione ai nostri problemi, ma appena l’anticipo di quanto ci serve. In Europa ci sono poi livelli diversi di governo. E istituzioni formalmente autonome, come la Banca centrale. Se nel Parlamento europeo e nella Commissione l’Italia è finalmente autorevole, e qui ricordiamo anche il ruolo del presidente David Sassoli, nel Consiglio d’Europa – dove siedono i capi dei Governi – Conte deve mediare su tutto. Anche a Francoforte, sede della Bce, la Banca d’Italia siede in un board dove ogni Paese fa i propri interessi, e questi sappiamo che sono divergenti, soprattutto per quanto riguarda le esigenze del più ricco Nord Europa rispetto ai Paesi mediterranei. Da quello che succederà nelle prossime settimane a questi livelli, compreso l’Eurogruppo (cioè l’assemblea dei ministri economici), capiremo se esiste sul serio un nuovo spirito europeo.
NULLA È SCONTATO. Il disastro che ci ha portato la pandemia è il terreno sul quale misureremo la solidarietà e la scelta tra gli interessi dei popoli e quelli dei mercati insieme ai Paesi forti (Francia e Germania in testa). Il percorso virtuoso che nel loro piccolo hanno innescato i pochi eletti 5 Stelle in Europa può diventare una nuova era o l’ennesima promessa tradita. Chi ha acceso la speranza ha già fatto molto, anche se adesso bisognerà controllare e insistere. Ma le decisioni che contano le prendono i governi e le grandi famiglie politiche – popolari e socialisti – che seppure spaventate dall’avanzata dei sovranismi, sembrano aver già dimenticato la lezione di Orban, Salvini e Le Pen. Così come la signora Lagarde ha già dimenticato la lezione di Draghi. Perciò non possiamo ancora sapere se l’Ue svolterà davvero verso un nuovo umanesimo in economia e sull’altro grande dramma dei migranti. Fare la cosa giusta sembra facile, ma non illudiamoci. Salvini intanto può stare sulla riva del fiume a criticare qualunque cosa faccia il Governo, e se nelle cancellerie prevarrà l’egoismo presto ne beneficerà. Se però a prevalere sarà la solidarietà, a beneficiarne saremo tutti noi italiani ed europei.

Coronavirus, scoperto primo farmaco per neutralizzarlo.

Dettaglio delle particelle del coronavirus SarsCov2 ottenute dal Niaid. Evidenti le protuberanze che danno l'impressione di una corona (fonte: NIAID-RML) © Ansa
Dettaglio delle particelle del coronavirus SarsCov2 ottenute dal Niaid. Evidenti le protuberanze che danno l'impressione di una corona (fonte: NIAID-RML).

Ma ci vorranno mesi per sperimentarlo sugli esseri umani.

E' stato messo a punto il primo farmaco specializzato per aggredire il coronavirus Sars-CoV2. E' un anticorpo monoclonale, specializzato nel riconoscere la proteina che il virus utilizza per aggredire le cellule respiratorie umane.
La ricerca è pubblicata sul sito BioRxiv dal gruppo dell'Università olandese di Utrecht guidato da Chunyan Wang. I ricercatori hanno detto alla Bbc che saranno necessari mesi prima che il farmaco sia disponibile perché dovrà essere sperimentato per avere le risposte su sicurezza ed efficacia.
Legandosi alla proteina Spike, che si trova sulla superficie del coronavirus, l'anticorpo monoclonale le impedisce di agganciare le cellule e in questo modo rende impossibile al virus di penetrare al loro interno per replicarsi. Per questo motivo i ricercatori sono convinti che l'anticorpo ha delle potenzialità importanti "per il trattamento e la prevenzione della Covid 19".
I ricercatori stavano già lavorando a un anticorpo contro la Sars quando è esplosa l'epidemia di Covid-19 o Sars2 e si sono resi conto che gli anticorpi efficaci contro la prima malattia riuscivano a bloccare anche la seconda.
Gli studi sono ancora in corso e l'anticorpo deve essere sottoposto a test molto rigorosi, ma i ricercatori sperano di convincere una compagnia farmaceutica a produrlo. Tutto questo, secondo gli scienziati di Utrecht, richiederebbe molto meno tempo che sviluppare un vaccino per il nuovo coronavirus.