mercoledì 25 marzo 2020

Lettera di Conte e di altri 8 leader Ue
per chiedere i Coronabond contro la crisi

Il premier Giuseppe Conte © EPA

La lettera, in vista del vertice europeo di domani, è firmata da Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e Italia.

Nove leader europei, tra i quali il premier Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron, hanno firmato una lettera congiunta per chiedere, in vista del vertice europeo di domani, la creazione dei 'Coronabond' per fronteggiare la crisi economica dovuta alla pandemia. La lettera è firmata da Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e Italia. Lo conferma Palazzo Chigi.
"Dobbiamo riconoscere - scrivono i leader - la gravità della situazione e la necessità di un'ulteriore reazione per rafforzare le nostre economie oggi, al fine di metterle nelle migliori condizioni per una rapida ripartenza domani. Questo richiede l'attivazione di tutti i comuni strumenti fiscali a sostegno degli sforzi nazionali e a garanzia della solidarietà finanziaria, specialmente nell'Eurozona. In particolare, dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell'Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia". Secondo i nove leader, "vi sono valide ragioni per sostenere tale strumento comune, poiché stiamo tutti affrontando uno shock simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti. E dobbiamo rendere conto collettivamente di una risposta europea efficace ed unita. Questo strumento di debito comune dovrà essere di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per essere pienamente efficace e per evitare rischi di rifinanziamento ora come nel futuro".
   Per quanto riguarda le risorse da mettere in campo nella lettera si sottolinea che "i fondi raccolti saranno destinati a finanziare, in tutti gli Stati Membri, i necessari investimenti nei sistemi sanitari e le politiche temporanee volte a proteggere le nostre economie e il nostro modello sociale". Ma i leader suggeriscono anche che "con lo stesso spirito di efficienza e solidarietà, potremo esplorare altri strumenti all'interno del bilancio Ue, come un fondo specifico per spese legate alla lotta al Coronavirus, almeno per gli anni 2020 e 2021, al di là di quelli già annunciati dalla Commissione. Dando un chiaro messaggio di voler affrontare tutti assieme questo shock unico, rafforzeremmo l'Unione Economica e Monetaria e, soprattutto, invieremmo un fortissimo segnale ai nostri cittadini circa la cooperazione determinata e risoluta con la quale l'Unione Europea è impegnata a fornire una risposta efficace ed unitaria".
La presidente della Bce Christine Lagarde, nella videoconferenza dell'Eurogruppo di ieri, ha spinto i ministri a considerare la creazione di Coronabond sotto forma di 'una tantum', per aiutare l'economia della zona euro. Secondo quanto si apprende da fonti Ue, per Lagarde l'utilizzo delle Enhanced Conditions Credit Line (ECCL) del Mes è solo un passo iniziale, mentre bisognerebbe esplorare ulteriormente i Coronabond, non a tempo indeterminato, ma legati soltanto a questa emergenza.

“De Angelis spaccia futili pettegolezzi per notizie serie”. - Andrea Scanzi



Scoperta la soluzione per uscire dalla pandemia: far sì che quel frescone di Giuseppe Conte telefoni al politologo nonché virologo nonché sex symbol Alessandro De Angelis, affinché quest’ultimo – forte del suo carisma da battipanni vilipeso – detti chiaramente all’inetto presidente del Consiglio cosa fare.
L’Italia ha una trave piantata ben dentro l’occhio, ma in tivù e sui giornali è tutto un cicaleccio stitico di retroscenisti (sic) che vomitano articolesse sulla pagliuzza. Tipo il De Angelis, uno che ogni volta che parla suscita sulla vile plebe tre reazioni inesorabili:
1) Oddio che palle;
2) Questo qua sembra uno di quelli che, quando hanno voglia di emozioni forti, sniffano il Wcnet;
3) Oddio che palle.
Omino sbarazzino nonché assai rutilante, il De Angelis ama spacciare pettegolezzi irrilevanti per notizie irrinunciabili, attorno alle quali imbastisce interventi appassionanti come una cover dei Led Zeppelin eseguita da Sfera Ebbasta con la grattugia sulle gonadi. Il De Angelis non indovina un’analisi dall’età dei 6 anni, quando pare suonasse il banjo nella cover band aquilana dei Jackson 5, ma ciò non incrina minimamente la sua esilarante hybris. Lo scorso agosto andò avanti per giorni esigendo “elezioni subito”, idea che in effetti sarebbe risultata perfetta per Salvini e Meloni, ma che si sarebbe rivelata suicida per chi (come il De Angelis asserisce di se stesso) si definisce fiero avversario dei sovranisti.
Il De Angelis è così: politicamente miope e inconsciamente salviniano. Se si fosse votato a fine 2019, Salvini (in netto calo rispetto ad agosto) sarebbe ora a Palazzo Chigi. E la pandemia la gestirebbe lui: roba da scappare su Marte. Eppure, invece di cospargersi il capino teneramente implume di cenere, il De Angelis continua a scudisciare a prescindere il governo e (ancor più a prescindere) Conte.
Il De Angelis lo odia proprio, e anche questo è naturale: due anni fa lo trattava come un mezzo parvenu (mentre lui invece è Montanelli), e adesso che Conte è il politico più amato dagli italiani, non riesce proprio ad ammettere di avere sbagliato pure su di lui. Il De Angelis vede in Conte un trasformista alla Mastella e, nel suo agire, una continua quintessenza di inefficienza: me cojoni! Così, anche dopo il comunicato di sabato sera, il De Angelis non si è soffermato sulla trave (il contenuto del decreto), bensì sulla pagliuzza. Ovvero l’avere usato Facebook (e sticazzi?). L’essere andato in onda dopo cena e in ritardo (e sticazzi?). E il non avere fatto una conferenza stampa canonica (e sticazzi?). L’Italia combatte una battaglia campale, ma lui – pur di mitragliare a prescindere il governo – si preoccupa delle pieghe ipotetiche sulla tovaglia. Genio vero.
Sull’Huffington Post, di cui pare sia vicedirettore, il De Angelis ha tuonato: “La più grande limitazione della libertà nella storia della Repubblica affidata a un videoannuncio notturno, senza provvedimento e senza passaggio parlamentare”. Va però detto che il titolo del pezzo, pensato forse dopo essersi ammirato allo specchio, era “Sconcertante”: un’autorecensione che gli fa onore.
Altra perla del 19 marzo: “È ora di uscire dalla comunicazione da Grande Fratello”. Ovvero le stesse parole di Renzi, di cui del resto il De Angelis celebrò nel 2014 la smisurata grandezza in un libro clandestino e per nulla agiografico scritto con il noto antirenziano Mario Lavia. Più che un retroscenista, il De Angelis è una sorta di versione da discount di un mix giornalistico tra Fusani e Senaldi: il che, a ben pensarci, è francamente terribile.
Resisti per noi, magico De Angelis!

La nobile arte. - Marco Travaglio




La Lombardia era perfettamente in grado di tirar su un ospedalino da 300 posti alla Fiera di Milano senza scomodare Bertolaso dal Sudafrica. Ma ora che Mister Wolf, più che creare posti letto, ne ha occupato uno, gli auguro sinceramente di guarire presto: sulla salute non si scherza. Siccome sono in vena di buonismo, ringrazio pure Vittorio Feltri per l’editoriale di ieri su Libero che pare scritto da Crozza. Feltri assolve, nella destra italiana, alla funzione che svolgono – senza offesa – gli immigrati in Occidente: fa quei mestieri che gli altri non vogliono più fare. Cioè dice spudoratamente le verità che gli altri preferiscono tacere, nella destra come nella salvinistra, il cui problema principale non è il virus: è Conte. Feltri scrive al “grande leader”, “sempre apprezzato per l’attività di politico instancabile”, perché lo trova preoccupantemente “depresso” e “non ravviso in te segni di risveglio”, “hai perso verve, affermi cose di cui non sei convinto”, “ammosciato” come tutti “tranne Giuseppi” Conte, che invece appare “pimpante” e “ringalluzzito” dal Covid-19. Ohibò. E il nostro eroe che fa per mettere al tappeto il fellone intruso? Niente. Non reagisce, non spara o spara a salve. Affranto dalla popolarità bulgaro-cubana del premier e dal parallelo rammollimento del Cazzaro, Feltri si piazza a bordo ring e incita il suo pugile prediletto a menare come ai bei tempi: “Tu non puoi lasciargli delle praterie di consenso, devi frenarlo, almeno zittirlo”, possibilmente “abbatterlo”. E come? Un missile terra-aria? Un colpo di ruspa? Un’ascella di felpa usata? Un rutto al mojito? No, meglio: “Cavalca la paura della gente come sai fare tu”, “reagisci come al cospetto di una nave piena di africani clandestini” e “riconquisterai la tua posizione apicale”. Il fatto che, oltreché dal virus, la gente sia terrorizzata dal rischio che abbiamo corso di farlo gestire a Salvini non sfiora proprio Vittorione.
La scena ricorda l’episodio La nobile arte ne I mostri di Dino Risi: quello dei pugili suonati Enea Guarnacci (Tognazzi) e Artemio Antinori (Gassman) sulla spiaggia di Ladispoli. Artemio, il più rintronato, riconosce a stento Enea e ripete macchinalmente, lo sguardo perso nel vuoto: “E so’ contento”, “me fa piacere”, “vuoi magna’?”. E l’altro: “Ma lo sai che ti trovo proprio in forma? Guardi ancora le donne eh? Io non so come fai, non ti alleni e sei sempre il numero uno. Col fisico che c’hai, metti al tappeto chiunque quando vuoi!”. Alla fine Enea Feltri affida ad Artemio Salvini l’arma segreta per cavalcare meglio la paura della gente e tornare più bello e superbo che pria: “Sfoltire le galere” e sposare “l’amnistia”. Comunque vada, sarà un trionfo.

Çatalhöyük, Anatolia, Turchia.



Çatalhöyük (pronuncia turca [tʃaˈtaɫhœˌjyk] - spesso scritto Çatal Hüyük fuori dalla Turchia - da çatal, "forcella"[1] e höyük, "collina"[2]), è un importante centro abitato di epoca neolitica dell'Anatolia, nella provincia turca di Konya, ai margini meridionali della pianura[3].
Il sito (ricostruito lungo una sequenza di 18 livelli stratigrafici che vanno dal 7400 al 5700 a.C. ca.) occupa una superficie di 13,5 ettari, dei quali solo un 5% è stato indagato con scavi archeologici[4].
Il sito di Çatal höyük è stato scoperto alla fine degli anni cinquanta; l'archeologo inglese James Mellaart vi ha condotto campagne di scavi tra il 1961 ed il 1965. A partire dal 1993, ulteriori ricerche sono condotte da Ian Hodder[5].
Dal 2012 il sito neolitico di Çatal höyük, che si trova 60 chilometri a sud della città di Konya ed è visitabile dai turisti, è riconosciuto dall'Unesco come parte del "Patrimonio dell'umanità".
Il villaggio era costruito secondo una logica completamente diversa da quella moderna: le case erano monocellulari e addossate l'una all'altra; essendo poi di altezze diverse, ci si spostava passando da un tetto ad un altro e per molte case l'ingresso su quest'ultimo era l'unica apertura. La circolazione e gran parte delle attività domestiche avveniva dunque al livello delle terrazze. L'assenza di aperture verso l'esterno, nonché di porte a livello del terreno, difendeva la comunità dagli animali selvatici e da eventuali incursioni di popolazioni confinanti, anche se resta oscuro il livello di conflittualità tra le diverse comunità dell'epoca. L'unica via d'accesso all'intero complesso erano scale che potevano facilmente essere ritirate in caso di pericolo[6].
A Çatalhöyük ogni abitazione era divisa in due stanze. Quella più grande aveva al centro un focolare rotondo ed intorno dei sedili e delle piattaforme elevate per dormire; in un angolo c'era un forno per cuocere il pane. La stanza più piccola era una dispensa per conservare il cibo: tra una casa e l'altra c'erano dei cortili usati come stalle per capre e pecore. Circa un terzo delle case presenta stanze decorate e arredate apparentemente per scopi culturali: sulle pareti, infatti, sono state rinvenute pitture e sculture di argilla che raffigurano teste di animali (qualcosa di analogo ai bucrani) e divinità (specialmente femminili, legate al culto domestico della fertilità e della generazione)[7]. Queste abitazioni non vanno pensate come santuari: il culto è ancora solo domestico e dà conto di una "ossessione simbolica", quella di un aggregato di umani che vivono a stretto contatto con i propri morti e che ha da tempo istintivamente associato penetrazione sessuale e sepoltura dei semi per l'agricoltura[7].
Gli abitanti della città di Çatal höyük seppellivano i propri morti, divisi per sesso, sotto il letto.
Questi, prima di essere sistemati sotto i letti, venivano esposti all'aperto in attesa che gli avvoltoi procedessero ad una completa escarnazione, con lo stesso sistema usato ancora oggi in India ed in Iran, dove i cadaveri sono depositati nelle cosiddette torri del silenzio[8].
Fra i ritrovamenti relativi alla cultura materiale sono da segnalare l'abbondante produzione ceramica (via via lustrata chiara, poi scura, poi ingubbiata di rosso, ma non ancora dipinta, come poi accadrà nel neolitico anatolico[3]) e la raffinata industria litica, realizzata per il 90% in ossidiana, pietra vulcanica vetrosa di cui la regione è ricca e di cui è attestato un intenso commercio locale fin dall'epoca protostorica[9].
Lo schema economico di base è quello tipicamente agro-pastorale, ma si segnalano scelte ardite, quali quella di coltivare frumento invece che orzo e quella di allevare bovini invece che suini.[3]
La dea madre seduta, con accanto due leonesse: rinvenuta a Çatal höyük, è un reperto neolitico (6000-5500 a.C. ca.), oggi conservata al Museo della Civilizzazione Anatolica di Ankara.
Resti delle abitazioni.
Collana d'agata.
Risultato immagini per çatalhöyük turkey
Cortile rurale.
Co-mingled skeletons found buried under a platform in a house. This treatment is typical of how people buried their dead, though usually there were fewer skeletons than you see here. Often city dwellers would dig up skulls and rebury them in other houses. Archaeologists believe this ritual had spiritual and historical elements, and it was a way of remembering the past.
Morti seppelliti sotto i letti.


martedì 24 marzo 2020

AMERICANIZZAZIONE DELL’ITALIA, UN DISASTRO ANNUNCIATO. - Francesco Ersparmer


Ricordo che quando alcuni anni fa (neanche troppi, tre o quattro, eppure sembrano un’era geologica) cominciai a segnalare i crescenti indizi di americanizzazione del paese e la brusca accelerazione che al processo aveva dato il Pd renziano, in molti mi accusarono di allarmismo ingiustificato: certe cose in Italia non accadranno mai, dicevano. Per esempio il precariato e la mobilità obbligatorie, i licenziamenti facili, il lavoro a cottimo, la sanità e scuola a pagamento, la privatizzazione del settore pubblico e la svendita agli stranieri del made in Italy. Invece sono accadute. Adesso inizia l’epoca del 24/7, dei negozi e servizi aperti a tutte le ore e tutti i giorni, feste comandate comprese, come negli Stati Uniti. L’effetto non sarà soltanto quello di affossare ulteriormente il piccolo commercio e le imprese familiari, che non possono competere con questi ritmi; il vero obiettivo è sfasciare le comunità e indebolire la solidarietà sociale eliminando tutte le occasioni di vita collettiva, tutte le manifestazioni di appartenenza, promuovendo pratiche individualiste, asociali, di nicchia, con un consumismo compulsivo come unico elemento di aggregazione. Pieno appoggio ai lavoratori che protestano contro l’apertura dell’Orio Center a Natale e Capodanno . E appoggio anticipato e incondizionato anche a chi proponesse di mettere fuori legge l’Orio Center e tutte le americanate di quel tipo. F.E:

Pubblicato 

https://www.alganews.it/2017/11/16/americanizzazione-dellitalia-un-disastro-annunciato/

In Italia la seconda repubblica ha espresso il tentativo di americanizzare l’Italia. I suoi fondamenti sono stati la liberalizzazione dell’editoria e dell’informazione, la sostituzione del proporzionale con un sistema elettorale maggioritario e personalistico (a cominciare da comuni e regioni), la frammentazione dello Stato in una federazione di pseudo staterelli regionali, la graduale privatizzazione di settori vitali per la sicurezza e sovranità nazionale quali la sanità, la scuola, i trasporti e l’energia. A iniziare il processo, già negli anni 80, erano stati i radicali; un’accelerazione gliel’ha data Berlusconi con le sue televisioni ma non avrebbe avuto successo senza l’attiva collaborazione di personaggi come Prodi, Veltroni, Bonino, Renzi, Salvini e parte della Lega.
Ma cosa significa americanizzare un paese? Per capirlo vi porto alcuni esempi di ciò che avviene negli Stati Uniti, anche in questi momenti di grave difficoltà per tanta gente.
Walmart, la più grande corporation per numero di dipendenti, non riconosce le assenze per malattia; chi sta male deve usare le sue ferie (che per tanti lavoratori ammontano a due giorni all’anno, per gli altri pochi di più) e quando finiscono smette di ricevere lo stipendio.
Amazon, una delle società più ricche del mondo, l'anno scorso è riuscita a non pagare praticamente nulla di tasse. Se infetti di coronavirus, i suoi dipendenti hanno diritto a un massimo di due settimane di congedo retribuito. A chiunque abbia altre malattie o sia infortunato, solo ferie non pagate. Inoltre gli straordinari sono obbligatori e chi li rifiuta viene licenziato.
Ancora più significativo il fatto che nel pacchetto per salvare l’economia attualmente in discussione, repubblicani e democratici siano d’accordo che dall’obbligo di offrire 14 giorni di congedo pagato ai malati di covid-19 (e solo a loro) vadano esentate le corporation con più di 500 impiegati. Sì, avete letto bene: non le piccole e medie imprese: quelle grosse. In modo che possano usare questa tragedia per espandere il loro monopolio. Cosa che Amazon sta già facendo sostituendosi all’intera struttura commerciale, chiusa per decreto.
E poi il sistema sanitario. Che rispetto all’Italia ha un vantaggio, per i benestanti; non essendoci di fatto strutture pubbliche, quelle private, quando non fossero in grado di accogliere tutti, selezioneranno chi può pagare di più. Quanto ai ricchi, si stanno comprando i loro ventilatori privati, da tenere inutilizzati finché non servissero a loro.
L’America non era così trent’anni fa: i liberisti si muovono in fretta e se vi distraete un attimo l’Italia finirà allo stesso modo. O magari questo modello vi piace: ricordo un giovane tassista milanese che la scorsa estate, prendendomi per uno straniero, mi disse in buon inglese che la cosa da vedere in città era Starbucks, altro che Duomo o Scala; e allora avete ragione a sostenere Salvini e a tollerare Renzi, i due amerikani de noantri: è lì che vi porteranno.


pubblicato da Francesco Eesparmer su fb il 24.03.2020

https://www.facebook.com/frerspamer

Coronavirus, verso una nuova stretta: fino a 4mila euro di multa per gli spostamenti illegittimi. - Marco Ludovico

Il Viminale spinge per un aumento delle sanzioni, confronto con ministero Giustizia e palazzo Chigi. Fermo amministrativo del veicolo.

Si annuncia una stretta durissima sugli spostamenti ingiustificati e le irregolarità emerse nel nuovo modello di autocertificazione da ieri- lunedì 23 marzo - diffuso dal ministero dell'Interno a tutte le forze dell’ordine. L’obiettivo è arginare la diffusione del coronavirus.

Sanzione amministrativa salata e immediata.
Fin dai giorni scorsi al dicastero guidato da Luciana Lamorgese hanno valutato poco efficace la violazione dell’articolo 650 del codice penale prevista dalle ultime norme sul COVID-19. «Reato bagatellare» l’ha definito Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto penale alla Statale di Milano, con un arresto fino a tre mesi alternativo a un'ammenda fino a 206 euro. «Abbiamo bisogno di indicazioni più restrittive e di sanzioni più efficaci» ha sottolineato nei giorni scorsi il capo della Polizia, Franco Gabrielli. Così è partito lo studio di una sanzione molto più dura. Di tipo amministrativo.
«Aumentare la deterrenza».
Il rischio di pagare poco più di 200 euro è diventato in breve patrimonio comune di conoscenza per tutti quelli che volevano eludere o aggirare i divieti o ignorarli e basta, visti i ripetuti episodi di assembramento, di partenze ingiustificate, di violazioni di ogni genere. Si vede dello stesso numero di denunce presentato da Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e polizie locali: solo nella giornata di ieri sono state oltre 10mila e dall’11 marzo il totale è di oltre 90mila per la violazione dell’articolo 650 c.p. più altre 2mila per l’art. 495 c.p. (“Falsa attestazione”).
Una multa di 4mila euro.
La piega della discussione tra Interno, ministero della Giustizia e palazzo Chigi al momento è dunque di cambiare pagina. Passare intanto a una sanzione amministrativa: immediata, priva delle lungaggini della procedura penale, impugnabile ma con meno margini rispetto a quella originaria. La linea del ministro Luciana Lamorgese è durissima: l’ipotesi è di prevedere 4mila euro di sanzione massima, la minima di 500 euro. Più il fermo amministrativo del mezzo, norma tuttavia in forse nelle bozze del decreto legge forse già oggi all’approvazione in Consiglio dei ministri. Ma proprio per questo deve ottenere un consenso politico. Non è scontato che tutti siano d’accordo.
L’intesa con il ministero della Giustizia.Una nuova sanzione deve ottenere intanto l’accordo tra l’Interno e il dicastero della Giustizia, guidato da Alfonso Bonafede. Certo passare dal reato alla sanzione amministrativa significa alleggerire il carico di denunce ora affluite alle procure della Repubblica: alcune non hanno nascosto le loro perplessità proprio sull’efficacia della norma e soprattutto sulla possibilità di produrre una condanna. Nella discussione sulla nuova disposizione, tuttavia, potrebbe emergere anche una linea più soft ma non meno priva di effetto deterrente, anzi. Il rischio con una multa così elevata, osservano alcuni addetti ai lavori, è di scatenare ricorsi amministrativi a non finire. Una somma più contenuta, tipo 500 euro ridotti a 200 se pagati entro cinque giorni, resta una minaccia consistente ma meno soggetta a ricorsi. Al Consiglio dei ministri l'ultima parola.
Il caos da risolvere con le Regioni.
La riunione di governo, destinata all’approvazione – se sarà chiusa l’intesa sul nuovo decreto legge – delle nuove norme, deve anche risolvere il caos sorto con le indicazioni regionali sulla circolazione e le restrizioni. L’ordinanza più recente della Lombardia, per esempio, fissa una sanzione di 5mila euro: il divario con la norma applicata a livello nazionale è enorme, in realtà l’effetto deterrenza deve moltiplicarsi soprattutto al Sud dove le violazioni sono più numerose e ripetute. Le differenze tra normative regionali e nazionali in questo momento non riguardano soltanto la circolazione delle persone ma anche le restrizioni alle attività produttive. Divergenze con un profilo delicato: non solo giuridico ma soprattutto politico.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin.



Laboratori mobili, medici militari, mezzi speciali. Nove jet sono in arrivo a Roma ed entro la notte i rinforzi saranno in Lombardia. Di Maio: "10 milioni di mascherine in arrivo. L'Italia non è sola".

La mobilitazione è stata rapidissima. Sabato Putin ha chiamato il premier Conte, domenica pomeriggio il primo jet è decollato da una grande base alle porte di Mosca e nella serata è arrivato all'aeroporto militare a Pratica di Mare. Altri otto seguiranno nel giro di ore. Tutti i materiali raggiungeranno poi la Lombardia.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin

Le foto diffuse dal ministero della Difesa russo mostrano la colonna di mezzi che sale sui velivoli. Si notano un laboratorio mobile, alcuni camion militari, una fila di ufficiali e diversi furgoni con aiuti medici. Sulle fiancate sono stati disegnati cuori con i tricolori dei due Paese e la scritta in tre lingue “Dalla Russia con amore”, come il film di 007.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin

Ognuno dei nove Ilyushin 76 può caricare circa 45 tonnellate tra merci e uomini: sono “i muli” volanti, protagonisti della storia dell’Armata Rossa sovietica, tutt’ora in servizio dopo essere stati modernizzati nei motori e nelle strumentazioni. Difficile valutare l’esperienza dei rinforzi in arrivo da Mosca: in Russia ufficialmente l’epidemia è a livelli minimi, anche se i dati vengono contestati da molti osservatori.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin

Il personale sembra proveniente dai ranghi della Protezione Civile, che fa capo al ministero dell’Interno, e da quelli delle forze armate. Dovrebbero essere parte delle unità pronte all’azione per fronteggiare le catastrofi e addestrate allo scenario della “guerra batteriologica”. E per questo in grado di operare con efficacia nella battaglia contro il coronavirus.

Dalla Russia con amore, in arrivo gli aiuti di Putin

L’elenco degli aiuti annunciato da Mosca infatti comprende anche veicoli speciali e strumenti per la “sanificazione dei trasporti”: una bonifica fondamentale per i reparti militari impegnati in zone contaminate e adesso utilissima anche negli ospedali lombardi. I camion inoltre trasportano scorte di mascherine, tute protettive e tamponi per i test.

"Tra oggi e domani - ha dichiarato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha accolto all'aeroporto militare di Pratica di Mare l'aereo russo - arriveranno oltre 10 milioni di mascherine in Italia. Da mercoledì invece inizieranno ad arrivare 100 milioni di mascherine dalla Cina, così come comunicato nei giorni scorsi. Partirà un primo lotto da sei milioni e poi venti milioni di mascherine ogni settimana. Questo dimostra che l'Italia non è sola e che coltivare amicizie con altri Stati è fondamentale".


https://www.repubblica.it/cronaca/2020/03/22/news/dalla_russia_con_amore_in_arrivo_gli_aiuti_di_putin-252006026/