martedì 7 luglio 2020

Concessioni balneari, votano tutti la lobby dei balneari: lo Stato prende solo briciole. - Patrizia De Rubertis e Giacomo Salvini

Concessioni balneari, votano tutti la lobby dei balneari: lo Stato prende solo briciole

Tre anni fa ci ha messo lo zampino il maltempo eccezionale, nel 2019 è arrivato l’aiutino dell’ex ministro del Turismo, il leghista Gian Marco Centinaio. Quest’anno, causa Covid-19, è stato ancora più facile annacquare “spiaggiopoli”. Con una veloce trattativa tra il senatore forzista Maurizio Gasparri e il ministro Dario Franceschini (Pd) è stato inserito nel calderone del dl Rilancio un emendamento di Deborah Bergamini (FI) – con voto bipartisan in Commissione Bilancio – che proroga le concessioni demaniali marittime, cioè le spiagge, fino al 2033. La storia è sempre la stessa: per tutelare una realtà di piccole imprese – sono 30 mila per lo più a conduzione familiare – l’Italia non riesce a mettere all’asta le concessioni, come vuole l’Europa. Il nemico della lobby degli stabilimenti balneari è la direttiva Bolkestein del 2006. Aggirata nel 2010 dal governo Berlusconi, è stata prorogata di altri 15 anni dalla legge di Bilancio 2019. Ed ora l’emendamento l’ha riformulata per evitare che si creassero dei contenziosi a sfavore dei balneari: troppi Comuni non hanno aggiornato le delibere. Così, quella che dovrebbe essere una gigantesca risorsa economica, si traduce in un misero introito per lo Stato: le concessioni portano all’Erario appena 105 milioni di euro, a fronte di un giro di affari stimato da Nomisma in 15 miliardi di euro annui. Dividendo l’introito per le 25.000 concessioni, i gestori pagano allo Stato “zero”, per dirla con Carlo Calenda. “Il numero delle concessioni cresce ovunque, ma nessuno controlla”, spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. “Abbiamo svenduto le coste”, dice il segretario dei Verdi Angelo Bonelli: “I prezzi stracciati delle concessioni sono uno scandalo che porteranno l’Italia a risponderne di nuovo davanti alla Commissione Ue”.
Ed eccoli gli affari d’oro. Per il Twiga di Marina di Pietrasanta (quasi 4.500 mq), dove si spendono mille euro al giorno, il proprietario Flavio Briatore (Daniela Santanchè è una socia) paga 17.619 euro di canone allo Stato, contro 4 milioni di fatturato. Un anno e mezzo fa l’imprenditore ha acquistato la concessione dalla storica famiglia di proprietari a 3,5 milioni di euro. Al Papeete (5 mila mq e 35 euro per due lettini e un ombrellone), lo stabilimento romagnolo reso famoso da Matteo Salvini, lo scorso anno i ricavi sono volati a 3,2 milioni, ma il canone – riporta il Corriere – è rimasto fermo a 10 mila euro. Secondo il report di Legambiente, a Santa Margherita Ligure, il Lido Punta Pedale versa 7.500 euro all’anno; a Forte dei Marmi il Bagno Felice 6.560 euro per 4.860 mq; il Luna Rossa di Gaeta 11.800 euro per 5.381 metri, mentre il Bagno azzurro di Rimini ne versa 6.700. In Sardegna, per la spiaggia di Liscia Ruja, l’hotel Cala di Volpe paga 520 euro all’anno. Della proroga al 2033 ne beneficeranno di certo i 71 stabilimenti di Ostia (10 km di spiaggia) che, a fronte di ricavi da 300 mila euro, pagano tra i 20 e 40 mila euro l’anno. La giunta capitolina di Virginia Raggi sta portando avanti la battaglia per abbattere gli stabilimenti e le strutture abusive. “Sono arrabbiato – dice il consigliere M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara – con questa norma siamo molto più deboli. Così hanno vinto gli stabilimenti balneari perché con una legge nazionale noi non possiamo più fare niente: ci hanno legato le mani”.
E intanto di aumentare i canoni di concessione non se ne parla. Anzi. Lo stesso emendamento per sanare “una palese ingiustizia” a danno dei gestori delle concessioni “pertinenziali” (cioè bar, ristoranti e chioschi in muratura), ha abolito il pagamento dei canoni calcolato attraverso i valori dell’Agenzia delle Entrate (fino a 200 mila euro), sancendo che non dovranno sborsare più di 2.500 euro. E potranno sanare le morosità pagando solo il 30% del dovuto in un’unica soluzione o rateizzare il 60% fino a un massimo di 6 annualità. Stessa spiaggia, stesso mare, affari d’oro.

lunedì 6 luglio 2020

Tangled - Thatgirlwithgorgeoushair



Mia figlia Sara.

Non solo Maroni e Alfano: Sua Sanità ingaggia spioni. - Gianni Barbacetto

Non solo Maroni e Alfano: Sua Sanità ingaggia spioni

San Donato - Il primo gruppo della sanità privata dopo aver arruolato ex ministri, assume anche agenti dell’Aise: in arrivo pure il vicedirettore.
Non ci sono soltanto ex ministri (sempre di centrodestra). Il Gruppo San Donato di Paolo Rotelli, primo in Italia nella sanità privata e attivo in Lombardia, assolda non solo politici del calibro di Angelino Alfano e Roberto Maroni, ma anche agenti segreti. Nell’Aise (i servizi segreti per l’estero) in questi giorni si sta giocando la partita per decidere le nomine dei nuovi vertici. Come direttore è già arrivato Gianni Caravelli, al posto di Luciano Carta, diventato presidente di Leonardo. Mancano le nomine dei vice (che potrebbero arrivare a breve).
Sono due le caselle da riempire: c’è quella lasciata libera da Caravelli e poi quella occupata da Giuseppe Caputo, generale della Guardia di finanza arrivato all’Aise molti anni fa e che ora ha presentato domanda di “collocamento a riposo”, ossia pensione, con decorrenza da fine luglio. Caputo poi andrà al San Donato, il gruppo che conta 19 tra ospedali e cliniche, più di 5 mila posti letto, 4,3 milioni di pazienti curati ogni anno, 16 mila addetti e che nel 2018 ha fatturato di 1,65 miliardi, in buona parte provenienti dai rimborsi pubblici regionali per la sanità accreditata.
Caputo entrerà nell’“Ufficio compliance, protezione aziendale e relazioni con le istituzioni”, che cura la security del gruppo e tiene i contatti politici e istituzionali. Affiancherà un vecchio collega, Claudio di Sabato, anch’egli ex generale della Gdf ed ex ufficiale dell’Aise, arrivato al San Donato nel 2019 e che resta il numero uno.
Caputo dovrà occuparsi delle relazioni istituzionali e della sicurezza, in vista della programmata espansione del gruppo San Donato nei territori del Sud Italia. “Avevamo bisogno di una figura professionale come la sua per operare in un territorio complicato come il Meridione, a rischio di infiltrazioni criminali”, spiegano fonti del gruppo.
Così si è pensato a un professionista che in Aise ha messo piede nel lontano 1998 e che è poi stato capo di gabinetto di Alberto Manenti, quando questi guidava i servizi segreti per l’estero, per poi diventarne vicedirettore.
Con l’arrivo dello 007 si completa la squadra di vertice del San Donato. Nel luglio 2019 era stato scelto l’ex delfino di Silvio Berlusconi e poi fondatore del Nuovo Centro Destra, Angelino Alfano, chiamato con il ruolo di presidente del San Donato. Nel giugno 2020, invece, sono stati formati i nuovi consigli d’amministrazione delle società del gruppo. Tra i nuovi arrivi c’è stato anche Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno e del Lavoro e fino al 2018 presidente della Regione Lombardia, entrato nel cda degli Istituti clinici Zucchi, una delle strutture sanitarie del gruppo. E poi c’è Augusta Iannini, ex magistrato di Roma, capo dell’Ufficio legislativo del ministero della Giustizia e poi vicepresidente dell’Autorità garante per la privacy. Iannini, moglie di Bruno Vespa, è entrata a far parte del consiglio d’amministrazione della holding e in quello dell’Ospedale San Raffaele, fiore all’occhiello del gruppo.
E dunque: Alfano, Maroni, Iannini. Impossibile non notare come gli organigrammi del gruppo siano pieni di figure che vengono da partiti e da ministeri, personalità che di certo durante la loro carriera hanno tessuto non pochi rapporti. Inoltre, gran parte del fatturato del San Donato proviene dai soldi pubblici, tramite gli accreditamenti che i suoi ospedali hanno ottenuto, a partire dai bei tempi della riforma di Roberto Formigoni che ha aperto il sistema sanitario lombardo ai privati (un modello che durante la crisi Covid ha mostrato tutti i suoi limiti).
Ma forse la politica non basta. Al gruppo evidentemente serve anche chi ha avuto esperienze di primo piano nelle strutture dell’intelligence.

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

Per il giusto apporto di superstizioni, panzane, fandonie e ...
Poliglotta. “Il libro di Annalisa Chirico: ci vorrebbe la triade Salvini-Draghi-Renzi” (Vittorio Feltri, Libero, 5.7). Ma poi ci vorrebbero pure tre lingue come le sue per leccarli tutti e tre.
Autonomia differenziata. “Se il Covid è ripartito la colpa è anche del governo” (Luca Zaia, Lega, presidente Regione Veneto, La Stampa, 5.7). É l’“autonomia differenziata”: se il virus sparisce, è merito della Regione; se ricompare, è colpa del governo.
Nostalgia canaglia. “Genova, lettera di Autostrade al commissario: ‘Siamo pronti a gestire il nuovo ponte’” (La Stampa, 5.7). L’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
La Mes-tatrice. “Attivare il Mes per essere più credibili in Ue” (Veronica De Romanis, La Stampa, 29.6). Se non lo vuole nessuno, è perchè fanno tutti a gara a chi è meno credibile.
Ball Party/1. “Fondo un partito perchè per lasciare l’Ue ci vogliono le palle” (Gianluigi Paragone, ex Lega, ex M5S, ora gruppo misto, Libero, 29.6). Quelle che racconta lui.
Ball Party/2. “Voglio stampare moneta” (Paragone, ibidem). Ha già trovato la tipografia: quella di Totò e Peppino.
Transennate i seggi. “Veneto, per i renziani c’è Sbrollini” (Corriere della sera, 4.7). Ah, beh, allora: sono soddisfazioni.
Berticasta. “Se rinuncerei al vitalizio? Domanda stupida a cui sarebbe stupido rispondere di sì” (Fausto Bertinotti, ex leader Rifondazione comunista, 27.6). Mai come gli stupidi che ti han votato per 20 anni.
La pulce con la tosse. “Conte si muova: le risorse ci sono” (Emma Bonino, La Stampa, 30.6). Se no?
Senti chi inquina. “L’onda verde che non tocca il Belpaese” (Massimiliano Panarari, La Stampa, 3.7). Ha parlato l’house organ del Tav Torino-Lione.
Brava Lucia. “Nella gara tra incapaci la Azzolina stravince” (Maurizio Belpietro, La Verità, 28.6). “La perfida Azzolina lascia senza docenti le scuole del Nord” (Libero, 3.7). Servono altre prove per dimostrare che è bravissima?
Mai dire anti. “L’antiberlusconismo è stato il più grande incubatore del populismo della storia italiana. Prima sarà chiaro e prima saremo in grado di combattere davvero il populismo” (Claudio Cerasa, Il Foglio, 3.7). Quante parole per dire che B. paga meglio di tutti.
Solo in Italia. “Salvini ‘disgustato’ dai pm: ‘Solo in Italia esistono certi tribunali’” (Libero, 2.7). Quelli che, se rubi 49 milioni allo Stato, te li lasciano restituire in comode rate per 79 anni.
Il palo. “E Bonafede fa scappare pure il super bandito Mesina” (il Giornale, 4.7). Gli ha annodato personalmente il lenzuolo alle sbarre.
L’estremo oltraggio. “Il giudice Franco, una persona perbene” (Silvio Berlusconi, Il Riformista, 3.7). Povero defunto, non meritava.
Martellate. “Voglio restituire l’onore ai socialisti. Il principale punto di distinzione fra me e Craxi riguarda la questione morale” (Claudio Martelli, ministro della Giustizia e vicesegretario Psi, 4.9.1992). “Craxi non ha voluto usare la scopa o la spada contro i corrotti” (Martelli, 12.9.92). “Se il Psi rischia la liquidazione, è̀ anche perchè Craxi ha invitato i cittadini ad andare al mare anzichè votare i referendum. C’è chi ha lasciato che il malcostume si diffondesse e ha risposto in modo improvvido alle inchieste giudiziarie sulla corruzione” (Martelli, 28.11.92). “Io ero una specie di ideologo del partito, ho avuto la fortuna di non dovermi occupare di tangenti. Le mie campagne elettorali le ha sempre pagate il partito, proprio per il mio ruolo e il mio rapporto con Craxi. Chi le ha pagate? Questo, per fortuna, non lo so. Ma a Milano io vedevo quel che accadeva e denunciavo. Dal 1982” (Martelli, 23.12.92). “Il plotone di esecuzione per Berlusconi lo conosciamo bene: è quello che ha preso la mira su di noi nel 1993, decidendo di far fuori una classe politica” (Claudio Martelli, pregiudicato per la maxitangente Enimont, Il Riformista, 1.7.2016). Solo che, mentre il plotone di esecuzione prendeva la mira, Martelli già sparava da mesi.
Somaretti. “Certo è proprio un ciuccio: gli spieghi le cose, chiare chiare, poi gli dici: ‘ripeti’, e lui ripete tutto sbagliato. Sto parlando di Marco Travaglio, l’avete capito, no? C’è un argomento che proprio non gli entra in testa: il Diritto… Gli avevamo spiegato che non è vero che il 1° agosto 2013 sarebbe scattata la prescrizione e il processo a Berlusconi sarebbe morto lì, e che per questo motivo i giudici della Cassazione si spicciarono e scelsero la sezione feriale… Non è vero: la prescrizione non sarebbe scattata il primo agosto. Lui niente. Ieri ha fatto tutta intera, o quasi, la prima pagina… ripetendo la sciocchezza. Il 1° agosto, il 1° agosto! E ha pure pubblicato la foto di un foglio di carta, che viene dalla Corte d’Appello di Milano, con scritto: ‘Urgentissimo, la prescrizione scatta il primo agosto’…” (Piero Sansonetti, Il Riformista, 1.8). Naturalmente le annotazioni “Urgentissimo” e “Prescrizione 1.8.2013” sono della III sezione della Cassazione, come si vede dalla gigantesca intestazione “Corte Suprema di Cassazione”. Che Sansonetti non sapesse scrivere, era noto: ora è ufficiale che non sa neppure leggere.

domenica 5 luglio 2020

L'illusione. - Massimo Erbetti

La cosmologia della mitologia norrena ha "nove mondi domestici" o " nove regni ", unificati dall'albero del mondo Yggdrasil .

Mi illudevo che il dramma ci avrebbe reso migliori, ma così non è purtroppo, dopo neanche due mesi dalla riapertura, tutto è tornato come prima, anzi peggio di prima. Odio, rabbia e intolleranza dilagano. Quelli che chiamavamo angeli, che chiamavamo eroi, vengono attaccati perché protestano in piazza. La memoria delle vittime del covid infangata e negata..."non sono morti a causa del virus" dicono molti, "sono morti per altro". Si è arrivati addirittura ad odiare le mascherine...si odia un pezzo di stoffa che potrebbe salvarci la vita. "Museruola", la chiamano in molti...dimenticando che la museruola serve ad evitare di mordere, non di parlare...altri invece "bavaglio", ma il significato di bavaglio è un altro: fazzoletto o pezzo di stoffa o tampone che viene applicato con forza alla bocca di una persona per impedirle di parlare e di gridare...la mascherina, non impedisce di parlare, la mascherina serve ad altro. "Il virus non esiste" e mentre lo dicono, se la prendono con gli immigrati perché ci portano il virus... Strano no? Se non esiste, come fa qualcuno a portarlo?.. E nel frattempo milioni di persone nel mondo si infettano e centinaia di migliaia muoiono.
"Vogliamo tornare a vivere", forse chi lo dice, dimentica, che se è sopravvissuto e ha la possibilità di vivere, mentre 35mila nostri connazionali, non la hanno più, è perché sono state adottate le giuste misure. "Ci hanno reclusi in casa"...no, non non vi hanno reclusi in casa, vi hanno salvato la vita.
E poi si odia il governo, "incapaci" "inadeguati" "vogliamo i soldi", come se questo governo di cattivoni, non volesse darli, ma a nessuno è venuto il dubbio che se ci fosse stata la possibilità, questo governo di "incapaci" ci avrebbe ricoperto di soldi? Sarebbe stata la mossa elettorale più efficace della storia umana, pensate quanto consenso elettorale avrebbero ottenuto in questo modo.
E poi si odiano i diversi, gli indifesi, gli ultimi, i gay, gli stranieri...odio, rancore, rabbia...eppure in momenti così difficili, ci si dovrebbe stringere, gli uni accanto agli altri, per cercare di superarli...ma la mia è solo un'illusione...Mi illudevo che il dramma ci avrebbe reso migliori...e invece stiamo dando il peggio di noi.

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Sempre lei, Sara, mia figlia.

La Regione: 300mila euro per “l’armonia dei bilanci”. - Andrea Sparaciari

La Regione: 300mila euro per “l’armonia dei bilanci”
Consulenze - Il 15 luglio scade il nuovo bando per soggetti privati per “interpretare” la contabilità, incomprensibile pure per il Pirellone.
Settecentomila euro di consulenze esterne per farsi spiegare le norme scritte di proprio pugno. È il paradosso che vive da anni Regione Lombardia, colpevole di aver creato un sistema di gestione della contabilità sanitaria talmente complicato, che nessuno è più in grado di comprenderlo. Un mare magnum formato da flussi di soldi tra Ats, Asst, Aziende ospedaliere e Regione, norme sovrapposte, anticipazioni di cassa, compensazioni… E il bello è che quel sistema – tecnicamente “Gestione sanitaria accentrata” (Gsa) – era stato adottato nel 2012 proprio per rendere più chiara la spesa sanitaria regionale, una torta da 19,2 miliardi l’anno.
A dimostrazione della difficoltà, se non proprio sbando, in cui versano gli uffici deputati alla Gsa, ci sono, nel 2017, i circa 400 mila euro versati a Kpmg, i cui esperti dovevano fornire “un supporto al percorso di riallineamento contabile” e redigere relazioni sull’attività svolta. Risale al 20 aprile 2017 il primo affidamento attraverso gara pubblica da 331.779 euro, cui fa seguito, un mese dopo (il 25 maggio), un secondo affidamento, questa volta diretto, da 42.621 euro. Ma nonostante Kpmg, la situazione non è migliorata. Tanto che Aria SpA – l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti – ha appena pubblicato il nuovo bando da 300 mila euro per “il servizio di assistenza tecnica in materia di armonizzazione dei bilanci ex d.lgs 118/2011 per la tenuta della contabilità economico-patrimoniale, la predisposizione del bilancio di esercizio e del bilancio consolidato di Regione Lombardia, la riconciliazione tra le poste del bilancio regionale della gestione sanitaria accentrata e quelle iscritte nel bilancio regionale”. Durata del contratto: 36 mesi. Scadenza del bando: 15 luglio 2020.
E che ci sia bisogno di aiuto è indubbio. Lo ha ribadito la Corte dei Conti, nei giudizi di parifica sui bilanci lombardi. E lo ha sancito pochi giorni fa, il 30 giugno scorso, Orac – l’Organismo regionale per le attività di controllo –, nella delibera “Istruttoria su Bilancio 2018 relativo alle Aziende Sociosanitarie Regionali Regolazione delle posizioni debitorie/creditorie pregresse”.
L’organo di controllo indipendente ha scavato nei rivoli dei finanziamenti erogati dal Pirellone tra il 1999 e il 2015, tentando di capire perché nei bilanci non torni circa un miliardo di euro. Si tratta di “regolazioni pregresse”: il consultivo dei debiti-crediti sanitari, una somma algebrica che dovrebbe fare zero, ma che zero non ha mai fatto. Tanto che Regione Lombardia è riuscita ad approvare i bilanci di esercizio del 2015, 2016 e 2017, solo a tardo 2018, quando per legge dovrebbero essere chiusi entro il 30 aprile dell’anno successivo.
Il giudizio di Orac è tranchant: “La creazione di una situazione contabile non perspicua appare dovuta anche alla scelta di percorrere per anni canali di finanziamento difficilmente ricostruibili ex post; poiché questi ultimi non appaiono del tutto allineati a talune regole, affiancandosi o sovrapponendosi ad esse (anticipazioni finalizzate e altro)”.
Un pasticcio, al quale il Pirellone ha messo una “pezza” a fine 2019, con una sanatoria (ma all’appello mancherebbero comunque ancora 180 milioni). Ed è stato per arrivare a quella sanatoria che la Regione ha dovuto chiedere aiuto ai consulenti. La cui opera però sembrerebbe andata persa. Scrive infatti Orac: “La Direzione Bilancio non ha trasmesso le relazioni del consulente (Kpmg) che pure sono state richieste ripetutamente; questa lacuna limita oggettivamente la possibilità di approfondimento tecnico della vicenda e va colmata mediante l’invio delle medesime relazioni”.
Intanto, però, il Pirellone è costretto a pagare degli esterni per spiegare al suo personale come interpretare norme scritte dalla Regione stessa per rendere più trasparente la spesa sanitaria. “Oggi Regione Lombardia ha una contabilità incomprensibile”, commenta Michele Usuelli, consigliere di +Europa (e uno dei due nomi in predicato per presiedere la famosa Commissione d’inchiesta regionale sul Covid, ancora oggi fantasma). “Ed è l’unica regione italiana ad aver adottato questo metodo di analisi. Una situazione peraltro ammessa anche dall’assessore al Bilancio, Davide Caparini, il quale in Commissione Bilancio ha promesso che dall’anno prossimo le cose miglioreranno… Tuttavia mi chiedo cosa succederà con il Covid 19: se già non si riusciva a rendicontare l’ordinario, cosa accadrà con la gestione di tutte quelle spese fatte in emergenza?”.