Il premier è intervenuto prima alla Camera, poi alle 16 al Senato. La votazione non riguarderà la richiesta di accedere al meccanismo per prendere i fondi da spendere per la pandemia. Sembra scongiurato l'incidente parlamentare: dopo l’intervento del capo del governo, Italia Viva annuncia il suo appoggio alla risoluzione di maggioranza. Il dissenso dei 5 stelle si riduce a 6 deputati, anche il forzista Brunetta vota in contrasto al suo partito.
Primo ostacolo superato, ora tocca al Senato. Montecitorio ha dato il via libera alla riforma del Mes: l’Aula ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni di Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio europeo con 314 sì. I contrari sono stati 239 e nove gli astenuti. Fratelli d’Italia dopo il voto ha mostrato magliette con la scritta “M5s=Mes” e il presidente Roberto Fico ha sospeso la seduta. Tra i 5 stelle sono stati sei i deputati che hanno espresso il loro dissenso in Aula: Andrea Colletti, Pino Cabras, Fabio Berardini, Alvise Maniero, Maria Lapia, Francesco Forciniti. Altri due: Raphael Raduzzi e Andrea Vallascas hanno annunciato il loro voto contrario. Tutti gli interventi in dissenso pronunciati dai deputati del MoVimento 5 stelle contro la risoluzione sono stati accolti da fragorosi applausi da parte dei deputati della Lega.
Il voto alla Camera – In totale sono state presentate quattro risoluzioni: una di maggioranza, una di Fi, una di +Eu e una di Lega e Fdi. Su richiesta del deputato del gruppo Misto Gianluca Rospi, il voto sulla risoluzione di maggioranza è stato per parti separate. Il primo voto ha raccolto appunto 314 sì. Sono stati invece 297 i voti a favore, 256 i contrari e sette gli astenuti sulla parte della risoluzione di maggioranza che impegna il governo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes. In entrambe le votazioni sulla risoluzione di maggioranza, identica alla bozza circolata ieri e sulla quale si è trovato l’accordo anche col M5s (il riferimento all’accesso ai fondi per la sanità è stato spostato in fondo), lo scarto è stato di 75 e 41 voti, quindi il governo non ha mai veramente rischiato di non avere i numeri sufficienti. E’ stata invece respinta la risoluzione del centrodestra: il testo era stato firmato dai deputati Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi.
Il voto in Senato – I numeri della maggioranza in Senato sono quelli che preoccupano maggiormente, anche se, soprattutto alla luce delle mediazioni delle scorse ore, i critici dentro il Movimento 5 stelle cercheranno di esprimere il loro dissenso senza arrivare al punto di non ritorno. Cosa significa in concreto? Potrebbe esserci qualcuno che esce dall’Aula o semplicemente decide di non votare. Tra gli interventi più attesi c’è anche quello di Matteo Renzi (ore 18.30): il leader di Italia viva sta sfidando il governo sulla task force e da giorni annuncia un suo discorso rivolto al premier proprio dai banchi di Palazzo Madama. “A poche ora dal voto sulla risoluzione dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla riforma del Mes, in Senato si fanno i conti sui numeri. La maggioranza dovrebbe raggiungere all’incirca 158 voti. Secondo chi ha in mano il ‘pallottoliere’ i giallorossi potrebbero contare su 33 senatori Pd (due sarebbero assenti per causa di forza maggiore), 86 M5s (sottraendo ai 92 che compongono il gruppo tre assenti e tre ‘irriducibili’ no Mes), 18 di IV e 7 delle Autonomie. Poi ci sarebbero 14 o15 parlamentari del Misto che di solito votano con la maggioranza, Mario Monti e Elena Cattaneo. I 5 stelle che potrebbero far mancare il sostegno apertamente sono Mattia Crucioli, senatore spesso in dissenso con la linea della maggioranza (a gennaio scorso firmò il primo documento per la leadership collegiale), e la collega Bianca Laura Granato.
L’intervento di Conte – “Devono essere riconsiderate in modo radicale la struttura e la funzione del Mes, affinché sia trasformato in uno strumento completamente diverso“. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è partito da qui per chiedere appoggio al Parlamento in vista del Consiglio Ue previsto per il 10 e 11 dicembre. Al centro delle sue comunicazioni c’era la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, avviata tre anni fa dagli Stati membri, e non la sua eventuale attivazione. Il premier non ha concesso infatti alcuno spazio a chi, dentro e fuori la maggioranza, avrebbe voluto subito attingere alle risorse del fondo. Anzi, ha anticipato che l’Italia “si farà promotrice di una proposta innovatrice per superare la natura del Mes come accordo intergovernativo, per integrarlo nel quadro dell’intera architettura europea“. L’obiettivo è quello di “raccordarlo alle altre istituzioni dell’Ue, che offrono maggiori garanzie di trasparenza e democraticità“. Poi ha ricordato che sulla ratifica finale del trattato “resta la responsabilità delle Camere” che saranno chiamate a esprimersi più avanti. Un modo per sminare il voto dopo le tensioni all’interno della maggioranza: se infatti il Movimento 5 stelle ha trovato un’intesa al suo interno dopo lunghe mediazioni e discussioni, Italia viva ha annunciato il suo appoggio solo in mattinata, dopo giorni di tensioni legate alla cabina di regia che dovrà gestire i fondi del Recovery.
Non è un caso che Conte si sia rivolto direttamente ai partiti che lo sostengono, sostenendo che il governo ha bisogno della “massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi”. Nel corso del dibattito in Aula, però, sono emerse le prime divisioni, anche se fortemente ridimensionate rispetto ai timori della vigilia. Conte non si è limitato a parlare ai parlamentari che sostengono la sua maggioranza ma durante il suo discorso a Montecitorio si è rivolto anche alle opposizioni: “Spesso in quest’Aula ho rivolto alle forze di opposizione un appello all’unità e al dialogo. E devo riconoscere che in alcuni passaggi questi appelli hanno trovato ascolto. Ribadisco che il tavolo del confronto con le opposizioni rimane sempre aperto“. Poi ha rivendicato i risultati raggiunti dall’Italia proprio sul Mes. “Com’è noto”, la riforma del Meccanismo “contiene il backstop (una sorta di rete di sicurezza per eventuali crisi bancarie, ndr) che è obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano l’Eurogruppo ha trovato un’intesa per introdurlo con due anni di anticipo“. Il lavoro da fare, però, è ancora molto. E non riguarda soltanto il Mes: “Il modello al quale ispirarsi per costruire a livello europeo gli strumenti di politica economica del futuro è certamente il Next generation Eu”, chiarisce il capo del governo, riferendosi ai fondi stanziati dall’Ue per contrastare la crisi dovuta alla pandemia. “Auspico fortemente, e lo ribadirò in tutte le sedi di confronto con gli altri leader, che possa diventare strutturale“.
L’intesa di luglio che ha portato al Recovery fund, insiste Conte, “fino a pochi mesi fa sembrava a molti irraggiungibile“. E unita al “sostegno senza precedenti fornito dalla Bce attraverso il programma di acquisto di titoli pubblici e privati, sta cambiando la fisionomia dell’Unione europea”. Ma restano da superare “i veti di Ungheria e Polonia” per rendere operativo l’accordo. “I cittadini dei 27 Paesi non perdonerebbero un segnale che contraddica” quella che è stata una svolta “irreversibile delle politiche dell’Ue”, chiarisce il premier, ribadendo di sostenere “gli sforzi della presidenza tedesca per una soluzione rapida dello stallo“. È anche in vista di queste sfide che Conte cerca l’appoggio della maggioranza in un momento così delicato del Paese, proprio mentre Italia viva continua a minacciare la caduta del governo sul nodo della governance del Recovery.
I deputati M5s che si sono espressi contro il gruppo (o che non hanno partecipato al voto) – Gli occhi erano puntati sui parlamentari M5s, il cui gruppo è stato travolto dai malumori nei giorni scorsi. Una settimana fa 58 eletti 5 stelle (42 deputati e 16 senatori) hanno scritto una lettera per chiedere che fossero rinviate le parti critiche della riforma del Mes. Ma di quei 42 dissidenti, a Montecitorio sono rimasti solo una decina di deputati. In particolare sei sono intervenuti in Aula per spiegare la loro contrarietà al documento. Si tratta di Andrea Colletti, Fabio Berardini, Francesco Forciniti, Pino Cabras, Alvise Maniero e Mara Lapia. Di questi, Colletti e Lapia sono stati da poco sospesi dal Movimento per aver votato contro la riforma per il taglio dei parlamentari. “Il problema è che autorizzando politicamente il Mes autorizziamo la Bce a ridurre i titoli del debito pubblico nel 2022″, ha detto il deputato M5s Andrea Colletti, “e allora un governo tecnico sarà obbligato a attivare il Mes. I congiurati, presidente, non sono quelli che prendono posizione ma sono i commensali. Ed è per questo che non darò voto favorevole”. Poi ha parlato Fabio Berardini, deputato eletto in Abruzzo e nei mesi scorsi considerato a rischio sospensione per problemi di rendiconto: “Non è un voto contro Conte, è totalmente falso. Crimi e Di Maio ci spieghino perché vogliono tradire il programma M5S”. Per Forciniti, deputato eletto in Calabria e anche lui tra i firmatari delle lettera contro il Mes: “Questa riforma è un errore, voterò contro la risoluzione”, ha detto. Mentre Cabras ha dichiarato: “Non si può votare sì ad una risoluzione dicendo che poi si vota no, il Mes va smantellato”. Per Lapia: “Non stiamo sfiduciando il nostro presidente, noi portiamo avanti il nostro programma elettorale”. E Maniero a sua volta ha sottolineato: “Io non indebolirò lei, presidente non voterò mai contro il mio Paese, questa riforma è una spada di Damocle”.
Il deputato M5s Raphael Raduzzi, tra i primi firmatari della lettera di dissenso e colui che ha tenuto le lezioni sul Mes sulla piattaforma Rousseau, ha dichiarato: “È stata una Caporetto“, ha detto. “La risoluzione di oggi, che non ho votato, manda Conte a firmare una terribile riforma del Mes! Una riforma che potenzia il Mes come istituto per gestire le prossime crisi finanziarie (che ci saranno)”. Ha annunciato il suo voto contrario anche Andrea Vallascas: “Io voto No al Mes, strumento di compressione della sovranità nazionale e della libertà dei popoli. Qualcuno ventila la possibilità di caduta di Conte e della fine della legislatura, come se la democrazia e le scelte dei suoi rappresentanti non dovesse essere legata al destino migliore per il suo popolo, ma alla sorte di un esecutivo”.
Chi ha invece lanciato un messaggio distensivo è stato il capo politico M5s Vito Crimi: “Le parole di Giuseppe Conte sono chiare e non lasciano alibi a chi ancora sostiene che dovremmo andare in Europa a porre il veto sulla modifica del trattato sul Mes, richiesta e voluta da tutti gli altri Stati che ne fanno parte”, ha scritto su Facebook. “Ora è il momento di pensare ad investire bene, investire nel futuro dell’Italia. Basta polemiche, dunque, su chi o come gestirà le risorse. Controlleremo che ogni singolo centesimo vada nella direzione giusta”. E, ha detto: “La risoluzione appena approvata contiene due elementi rivoluzionari. Per la prima volta portiamo il Parlamento italiano ad ammettere, e votare, un impegno concreto ad una revisione radicale del Patto di Stabilità. Una battaglia, questa, che ha visto per lungo tempo il MoVimento 5 Stelle battersi da solo, e che è stata poi sposata opportunisticamente da qualche partito che si definisce ‘sovranistà'”. Quindi Crimi ha concluso: “Non temiamo il Mes, perché fino a quando ci sarà il Movimento 5 stelle vigileremo affinché non sia mai attivato per il nostro Paese”.
Chi dentro Forza Italia ha votato per la maggioranza – Tra gli azzurri, che hanno votato contro la risoluzione in linea con Fdi e Fi, almeno il deputato Renato Brunetta si è espresso in dissenso con il gruppo e ha sostenuto il governo: “Il nuovo Mes, con il salva-banche, metterà fine a quel drammatico errore di Deauville di Merkel e Sarkozy. Per questo voterò in dissenso con il mio partito. Il no alla riforma non sarà in mio nome”, ha annunciato durante il suo intervento. “Oggi – ha proseguito, riferendosi all’unanimità registrata nell’ultimo voto sullo scostamento di bilancio – mi addolora che in quest’Aula non ci sia quello stesso spirito nel dare pieno mandato al nostro presidente del Consiglio per il prossimo Eurosummit”.
Forza Italia è pronta a votare anche al Senato ‘no’ alla riforma del fondo salva-Stati, aderendo alla risoluzione unitaria del centrodestra. Resta solo il caso dell’azzurro Andrea Cangini, portavoce di ‘Voce Libera’, che potrebbe astenersi. ”Non ho mai detto che voterei sì”, assicura all’Adnkronos Cangini, che precisa: “Ho detto e scritto che su una questione così rilevante, per l’identità di un partito e la credibilità della coalizione, sarebbe opportuno non cedere alla retorica anti europeista”. Alla fine si asterrà? “E’ possibile”, replica il senatore forzista che aggiunge: “ma prima leggerò le risoluzioni di maggioranza e opposizione e poi deciderò”. Oggi, alle 14, prima delle comunicazioni in Aula del premier Giuseppe Conte, si riunirà il gruppo azzurro a palazzo Madama guidato da Annamaria Bernini, dove sarà illustrata anche la risoluzione comune di centrodestra sulla riforma del Trattato del Mes presentata in Parlamento.