giovedì 15 ottobre 2015

"Anziani legati alle sedie e altri abusi", sequestrate due case di riposo in centro a Palermo. - Ignazio Marchese

abusi, case di cura, Palermo, Cronaca


PALERMO. La polizia ha sequestrato due case di riposo per anziani, nel centro di Palermo, dove sarebbero stati commessi abusi e malversazioni nei confronti di degenti e dipendenti. Due donne, madre e figlia, rispettivamente, nella qualità di gestore e titolare delle due strutture, dovranno rispondere dei reati di estorsione aggravata ed in concorso, maltrattamenti ed abbandono di persona incapace per malattia e per vecchiaia. Le strutture sequestrate dalla polizia sono la "Anni d'oro" di via Marchese di Villabianca 163, e la "Arcobaleno" di via Libertà 103.

Le indagini sulle case di riposo sono state condotte dalla Sezione Investigativa del Commissariato Libertà. È stata una dipendente a fare scattare le indagini. Ha presentato una denuncia dopo avere subito numerose vessazioni: mancate ferie, riposi e contributi previdenziali. La dipendente non accettava i sistemi utilizzati dalla madre e dalla figlia per accudire gli anziani. I poliziotti hanno così installato le telecamere all'interno delle strutture e ripreso tutto quello che subivano i pazienti che si trovavano all'interno.
Denutrizioni e malnutrizioni, somministrazioni mediche inappropriate e senza indicazione terapeutica, punizioni nei confronti dei degenti sospettati di aver denunciato le vessazioni alla polizia, mancato ricorso a cure mediche ospedaliere, sarebbero solo alcuni dei comportamenti che avrebbero segnato profondamente la vita degli anziani ospiti delle due strutture.
Tra le punizioni ci sarebbe stata la sveglia anticipata ed imposta alle 4 di mattina a tutti i degenti. La chiusura, sottochiave, di chi avesse voluto ribellarsi. Gli anziani sarebbero stati legati a sedie e letti, con lacci e stringhe. Sovente, sarebbe accaduto che l'anziano saltasse per giorni i pasti e, spesso, il latte della colazione sarebbe stato “allungato”, su disposizione della titolare, con acqua di rubinetto.
ALTRE DENUNCE. Altri dipendenti delle case di riposo nel centro di Palermo si sarebbero presentati alla polizia per denunciare quello che accadeva nelle strutture. Se gli anziano non si piegavano alle percosse e privazioni che subivano nelle case di riposo venivano spostati di volta in volta tra le due strutture in modo tale da non incontrare gli agenti di polizia giudiziaria che venivano a fare ispezioni nella struttura. Nelle immagini sono stati ripresi pianti ed urla di dolore degli anziani, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Su indicazione del gestore e della titolare, anziché stimolare una appropriata indagine medica, o sollecitare l'intervento di personale sanitario specializzato, gli anziani sarebbero stati sedati con tranquillanti o psicofarmaci. Solo quando venivano i parenti le dosi dei tranquillanti venivano ridotte per evitare che qualcuno potesse insospettirsi dello stato di torpore.

http://palermo.gds.it/2015/10/14/anziani-legati-alle-sedie-e-altri-abusi-sequestrate-due-case-di-riposo-in-centro-a-palermo-video_422430/

mercoledì 14 ottobre 2015

La città di Sodoma è stata trovata? In Giordania i resti con le caratteristiche del sito distrutto da Dio nel Vecchio Testamento .


Dopo anni di ricerche è stato trovato un sito archeologico risalente tra il 3500 a.C. e il 1540 a.C: è Tal el-Hamaam, in Giordania. Gli archeologi sostengono che si tratti di Sodoma; secondo l'antico testamento questa città venne distrutta insieme a Gomorra, Adama, Zoar e Zobim per volere divino. Secondo gli studiosi, la città venne ricostruita 700 anni dopo essere stata demolita.
Nei 40 ettari studiati, gli archeologi dicono di aver trovato i resti risalente all'età del Bronzo. In base ai reperti trovati e al posizionamento geografico, a est del fiume Giordano, come scritto nella Bibbia, gli studiosi hanno detto di avere tutti gli elementi per affermare che quel sito sia Sodoma.
La famosa città del “peccato” è descritta dagli archeologi come una vecchia zona commerciale di grandi dimensioni e con grandi fortificazioni. Poi, Dio decise di distruggerla e mandò degli angeli a cercare gli uomini da salvare, solo Lot, un uomo della città poté fuggire insieme alla sua famiglia.
La zona restò disabitata per 700 anni dopo la distruzione e venne poi ripopolata nell’età del Ferro, un'epoca che va dal 1200 a.C. al 332 a.C. La storia riportata nel Vecchio Testamento dice che Dio distrusse i "peccatori" malvagi di Sodoma con fuoco e zolfo. Negli anni a venire, entrambe le città sono state usate come metafora per descrivere cosa succede a chi cede al vizio e all'omosessualità.
Steven Collins, dell’università Trinity Southwestern del New Mexico, è stato il coordinatore delle ricerche e, come riporta il Daily Mail, il professore ha dichiarato che Sodoma fosse una città “orrenda” se confrontata con le altre dello stesso periodo.
Gli scavi nella Valle del Giordano sono iniziati nel 2005 e, nei 10 anni successivi, gli archeologi hanno scoperto che si trattasse di una società sofisticata, avevano un ottimo sistema di difesa: resistenti mura intorno alla città larghe più di cinque metri e alte oltre i dieci.
“Quello che abbiamo scoperto è un’importante città-stato fino ad ora sconosciuta agli studiosi” ha detto il professor Collins. “Studiando nel dettagli i testi sacri, coincide con la posizione in cui si trovava Sodoma – aggiunge il professore – siamo giunti alla conclusione che questo sito sia la più grande città esistente ai tempi di Abramo. Sappiamo molto poco l'età del Bronzo, nel sud della valle del fiume Giordano, la maggior parte delle carte archeologiche della zona erano vuote. La distruzione di Sodoma, insieme a quella di Gomorra è descritta in numerosi passi della Bibbia, tra cui la Genesi e il Nuovo Testamento, persino nel Corano”.
Gli studiosi hanno capito dagli scavi che la città fosse fornita di porte, torri, strade principali e piazze, poi l’abbandono, secondo il professor Collins, avvenne in seguito ad un terremoto, altri archeologi sostengono invece l’ipotesi di un asteroide.
“Dopo essere stata abbandonata per 700 anni – spiega il professor Collins - nell’età del ferro la città ha poi iniziato a rifiorire, come dimostrano i cancelli di ferro che introducevano alla città”.

Appalti truccati a Roma, tre arresti: mazzette al funzionario del Comune.

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Due imprenditori ai domiciliari. Stessa sorte per il dirigente, sorpreso mentre prendeva una tangente di 2mila euro. Bloccata la prima gara d'appalto del Giubileo.


 - Due imprenditori e un funzionario del dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma Capitale sono stati destinati agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti. Avrebbero condizionato, con un passaggio di denaro, le gare d'appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità della città.

I carabinieri per la Tutela dell'Ambiente e del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare oltre a una serie di perquisizioni e sequestri. L'indagine è coordinata dalla Procura della Repubblica della capitale. Le perquisizioni hanno interessato sia le società ricollegabili agli imprenditori arrestati, Luigi Martella ed Alessio Ferrari, che l'ufficio del funzionario, Ercole Lalli

Dalle indagini compiute a settembre sarebbero emersi "gravi indizi di colpevolezza" - si precisa in una nota del Noe - a carico dei due imprenditori. Questi ultimi sono al centro di una filiera di imprese che il 27 settembre, al fine di turbare le gare d'appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità della città, hanno consegnato ad Ercole Lalli, funzionario del citato dipartimento di Roma Capitale, 2000 euro in contanti in cambio di informazioni riservate inerenti le imprese invitate alle gare. 

Al momento dell'intervento dei militari, Lalli aveva ancora in mano il denaro incassato, e ha tentato inutilmente di disfarsi della busta contenente 10 banconote da 100 euro e 20 da 50 euro, immediatamente sequestrate.
Le intercettazioni - "Se noi c'avemo quelli stavolta so' morti tutti". Così, in una telefonata intercettata, parlavano i due imprenditori arrestati. I due facevano riferimento alle informazioni sulle gare ottenute corrompendo il funzionario comunale. Per "quelli" intendevano le informazioni sui partecipanti alla gara poiché, come si legge nell'ordinanza, "temevano soprattutto un altro gruppo di imprese, quello controllato dalla famiglia dei Bucci e Marcello Luciani". "Per tale ragione - scrive il gip - desideravano conoscere anzitempo in quale o quali lotti erano state invitate imprese riferibili ai predetti, in modo da presentare offerte più aggressive e ottenere l'aggiudicazione". 

Bloccata la prima gara d'appalto del Giubileo - C'era la prima gara assegnata dal comune per il Giubileo ed era stata bloccata martedì dall'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), tra quelle per cui due imprenditori e un funzionario del dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma sono stati posti ai domiciliari. Secondo le verifiche dell'Anac, i due imprenditori erano in realtà soci occulti.

Cene di Renzi sindaco “con fatture a Palazzo Vecchio”, la Corte dei Conti apre un fascicolo: “Accertamenti sulle spese”. - Davide Vecchi




Lino Amantini, ristoratore fiorentino, domenica ha raccontato al Fatto che quando l'attuale premier stava a Palazzo Vecchio, le fatture dei pasti del primo cittadino venivano inviate direttamente alla sede comunale.

La Corte dei Conti ha aperto un fascicolo a seguito delle dichiarazioni del ristoratore fiorentino Lino Amantini, che domenica ha raccontato al Fatto Quotidiano come ai tempi di Matteo Renzi sindaco fosse abitudine inviare le fatture dei pasti del primo cittadino direttamente a Palazzo Vecchio. Domenica pomeriggio il premier aveva inviato al nostro giornale alcuni sms negando la ricostruzione del titolare della trattoria da Lino. L’uomo, da due giorni assediato da telecamere e cronisti, ha scelto di restare in silenzio: “Non rispondo ai giornalisti, non parlo con nessuno,non dico proprio nulla. E’ tutto il giorno che squilla questo telefono. Lasciatemi lavorare, per favore, lasciatemi in pace”, sono le sue sole parole, rilasciate all’agenzia Ansa.
I magistrati contabili – che già avevano acquisito parte della documentazione relativa alle spese di rappresentanza e alle assunzioni per chiamata diretta effettuate da Renzi quando era sindaco e già in corso di verifiche – hanno reso noto che acquisiranno ulteriore materiale dall’archivio amministrativo del Comune di Firenze per accertare tutte le spese dell’ex sindaco.
In giornata si è mossa anche l’opposizione di Palazzo Vecchio. Nel corso dell’odierno consiglio comunale, infatti, il consigliere Tommaso Grassi ha chiesto al sindaco Dario Nardella – presente in aula – di “rendere trasparenti le spese di questa amministrazione e della precedente”. Ha detto Grassi: “Abbiamo letto tutti stamani sui giornali che dopo le dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino sono saliti agli onori della cronaca la questione degli scontrini e delle fatture del nostro presidente del Consiglio. Renzi noi lo conosciamo bene, ci ha mostrato già in Provincia ottime performance. Ma stamani ha risposto al Fatto Quotidiano che gli chiedeva di rendere pubblici i suoi scontrini di averli già messi per primo on line. Ebbene noi siamo andati a cercarli ma non ne abbiamo trovato uno, salvo qualche generica indicazione di spesa. Rispetto a quello che è stato fatto dall’ex sindaco Marino che ha indicato scontrini, data e compagnia con la massima trasparenza immaginabile. Io, che già ero consigliere quando Renzi era sindaco, ho già chiesto negli anni per ben quattro volte di avere copia di questa documentazione ma mi è stata sempre negata. Quindi ci uniamo alla richiesta del Fatto e le chiediamo di rendere gli scontrini tutti – sia quelli di Renzi sia i suoi, Nardella – trasparenti nel miglior modo possibile, visto che al momento online di trasparente sulle spese c’è ben poco”.

PERCHÉ NON VA QUESTA RIFORMA COSTITUZIONALE. - Lorenza Carlassare




Non è facile parlare di riforme senza essere ripetitivi, da troppo tempo ne discutiamo. Tuttavia è ancora utile ribadire le osservazioni critiche: il testo della legge costituzionale non è definitivamente stabilito e ai gravi punti di disaccordo ne corrispondono altri non meno essenziali sui quali l’accordo è sicuro. L’esigenza di modificare l’assetto del bicameralismo è generalmente condivisa, come pure l’idea di superare il bicameralismo paritario lasciando alla sola Camera i poteri politici – in primo luogo il potere di dare la fiducia al governo e di revocarla –, attribuendo al nuovo Senato la rappresentanza delle autonomie territoriali.
Già qui la compattezza s’incrina: come va costruito un Senato destinato a rappresentare al centro il punto di vista delle autonomie? Deve essere espressione dei cittadini o dei loro governi?
La risposta del testo governativo è netta, così come quella dei suoi sostenitori: il popolo delle Regioni non c’entra, il Senato rappresenta le ‘istituzioni’ territoriali, ed è questa in primo luogo la giustificazione della scelta di far eleggere i senatori dalle istituzioni regionali anziché dal popolo di ciascuna Regione. Una scelta comunque bizzarra per le modalità di tale elezione: i consiglieri regionali si eleggono fra di loro e così tutto resta all’interno di ciascun Consiglio, all’interno dell’attuale classe politica, con la sola aggiunta di qualche sindaco. Una complicazione, questa, per gli estensori del Progetto, ma inevitabile. Era difficile ignorare i Comuni considerato il loro antico radicamento nel Paese. Ma ancor più difficile sembra pensare che i Sindaci, come del resto i Consiglieri regionali, possano svolgere un doppio ruolo trovando il tempo per continuare ad esercitare seriamente le loro vecchie funzioni e quelle di senatore insieme.
Un’altra questione incerta riguarda le funzioni da attribuire al Senato, anche perché la composizione dovrebbe essere in relazione alla natura delle funzioni ad esso attribuite: in una democrazia, esercitare le più alte funzioni costituzionali è consentito soltanto a chi sia dotato di legittimazione popolare. Nel testo governativo, invece, un Senato così malamente costruito partecipa addirittura alla funzione legislativa del più alto livello, la revisione della Costituzione, con i medesimi poteri della Camera elettiva, ed è chiamato pure ad eleggere due giudici della Corte costituzionale acquisendo così un potere ben più incisivo di quello del Senato attuale. Oggi, infatti, cinque dei quindici giudici costituzionali sono eletti dal Parlamento in seduta comune, all’interno del quale il minor numero dei senatori rispetto a quello dei deputati significa un loro minor peso. La riforma invece attribuisce l’elezione di tre giudici alla Camera (dove i deputati sono più di seicento) e di due giudici al nuovo Senato composto da sole cento persone. Il divario di potere tra le due Camere – e tra i loro componenti – è tanto evidente quanto ingiustificato: solo se il nuovo Senato fosse concepito quale organo di garanzia (com’era secondo alcune proposte) un simile potere potrebbe trovare giustificazione, ma è evidente che nella composizione stabilita dal progetto governativo è del tutto impensabile considerare i Senatori una ‘garanzia’. Il ruolo decisivo delle segreterie dei partiti sulla loro elezione (sostanzialmente una nomina) di certo non lo consente e la funzione loro attribuita non può che apparire un espediente per mettere le mani in modo indiretto sulla Corte costituzionale. Vale a dire sulla composizione dell’organo che ha l’alto compito di garantire il rispetto della nostra Carta! Due giudici, a disposizione dei politici, possono spostare i delicati equilibri della Corte.
In verità si tratta di una norma che la Camera aveva giustamente eliminato in un momento di lucida coscienza, in questi giorni ricomparsa al Senato come il terzo degli emendamenti proposti dal Governo per trovare l’accordo con la minoranza Pd. E questa, inspiegabilmente, ne sembra soddisfatta. È augurabile che una competenza dalle implicazioni tanto pericolose sparisca di nuovo quando il testo tornerà alla Camera.
Il nodo politico di fondo – la rappresentatività democratica del parlamento se non addirittura la sorte del ‘popolo sovrano’ – emerge più chiaro guardando al complesso delle riforme, in particolare guardando la riforma del Senato e la nuova legge elettorale insieme. Una legge approvata con forzature procedimentali evidenti e senza un reale confronto, che distorce la volontà degli elettori attraverso l’attribuzione di un ingente premio, e così alterando l’esito del voto, può consentire ad una minoranza esigua di impadronirsi di tutte le istituzioni, comprese quelle di garanzia. Parlo di una minoranza esigua perché la soglia del 40% richiesta per ottenere il premio è solo un ingannevole schermo; se nessun partito la raggiunge, non avviene come disponeva la ‘legge truffa’ del 1953, che nessuna ‘coalizione’ (altra essenziale differenza) goda del premio e ciascuno abbia i seggi corrispondenti ai voti ottenuti. Con la legge attuale i due partiti più votati partecipano comunque al ballottaggio,qualunque percentuale abbiano raggiunto; uno dei due necessariamente supererà l’altro ottenendo il premio in seggi e il dominio su tutti, pur avendo un consenso elettorale bassissimo.
Senza una soglia per partecipare al ballottaggio e senza possibilità di coalizzarsi, un solo partito prende tutto in nome della stabilità, della governabilità, della velocità del ‘decidere’: ma la stabilità prodotta artificialmente da meccanismi elettorali creati per tacitare il dissenso e nascondere le fratture sociali serve solo a portarci fuori dalla democrazia costituzionale. Si annullano le voci, non le fratture, mentre è il divario tra le persone e tra le fasce sociali a mettere a rischio la stabilità del sistema politico; ed è questo divario che si dovrebbe colmare, come la Costituzione esige, attraverso la ‘solidarietà’ se si vuole una stabilità che non sia fittizia.
Tirando le somme: i cittadini non eleggono più il Senato; nell’elezione della Camera la loro volontà viene distorta ed ha scarsissimo peso; nelle Province abolite, che in realtà sopravvivono, abolito è solo il Consiglio provinciale, vale a dire l’organo elettivo!
Dal processo riformatore in corso il popolo esce privo di voce, esce sconfitta la democrazia: nulla “giustifica la sostituzione della definizione di democrazia come governo del popolo con una definizione dalla quale il popolo, come potere attivo, sia eliminato o sia mantenuto soltanto come fattore passivo in quanto è richiesta da parte sua l’approvazione di un leader, comunque espressa”. Sono parole di Hans Kelsen, grande giurista democratico del secolo scorso. Da poco le ho ricordate in altra sede; mi sembra di doverle, ancora una volta, ricordare.
(*) Lorenza Carlassare, Professore emerito di Diritto costituzionale nell’Università di Padova, fa parte del Consiglio di Presidenza di LeG

TISANA FAI DA TE ALLO ZENZERO: PER DIMAGRIRE E TENERE LONTANO IL RAFFREDDORE!




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Immagini: iStockphoto

Anice stellato.

L’anice stellato anche detto anice stellato cinese, è identificato dal nome botanico Illicium verum. La pianta dalla quale nasce è una pianta sempreverde, originaria del bacino del Mediterraneo, ma che oggigiorno è ormai diffuso in quasi tutte le parti del mondo: è possibile trovarla in Asia, Sud America ed America Centrale. Tipicamente questa pianta è anche diffusa nelle aree tropicali e subtropicali.

Anice stellato e significato; Il nome della pianta deriva proprio dal frutto che produce che è a forma di stella ed ha un caratteristico colore sui toni del bruno-rossastro. Questo frutto viene raccolto dalla pianta quando ancora non ha completato la sua maturazione e dopo viene generalmente sottoposto ad un processo di essiccazione per poi poter essere ulteriormente trasformato o utilizzato come spezia. L’anice stellato in tutte le sue applicazioni non viene utilizzato puro o così come viene raccolto, ma viene applicato solo dopo che è stato opportunamente trasformato.

Caratteristiche dell’anice stellato

L’anice stellato è frutto di un albero tropicale asiatico e ha la caratteristica forma di una stella ad otto braccia. Ha un gusto piuttosto deciso, simile a quello della liquirizia e proprio grazie a questo suo sapore è sufficiente solo una piccola quantità di anice stellato per la preparazione dei piatti.
Storicamente l’anice stellato è stato utilizzato da diverse civiltà proprio per le sue caratteristiche proprietà e da esso viene estratto l’olio essenziale aromatico che è utilizzato per scopi medicinali o che altrimenti è consumato come bevanda.
L’anice stellato ha per altro valori nutrizionali rilevanti: una porzione da 100 grammi è equiparabile ad 80 o 100 grammi di frutta. Questa stessa porzione contiene circa 337 calorie e 16 g di grassi. Non vi è traccia di colesterolo e contiene solo 16 mg di sodio. In totale contiene circa 50 g di carboidrati e 15 g di fibre che corrispondono al 58% del fabbisogno giornaliero raccomandato. Una porzione da 100 g contiene inoltre, 18 g di proteine circa che equivalgono al 35% del fabbisogno giornaliero raccomandato e rappresenta anche una ricca fonte di ferro e calcio; per infine apporta anche una buona quantità di vitamina C, il 35% della razione giornaliera raccomandata.

Proprietà dell’anice stellato

Le proprietà dell’anice stellato non sono del tutto confermate dagli studi scientifici, ciononostante molti sostenitori dei rimedi erboristici ne consigliano il suo uso per la risoluzione di differenti tipi di problemi comuni.
Tra le buone proprietà vi è quella di riuscire a combattere una gamma di diversi tipi di virus, tra cui rientra anche il virus dell’herpes. L’azione è nello specifico impedire una riproduzione o replicazione virale. Data questa sua capacità, vengono prodotti farmaci specifici ai quali è aggiunto dell’acido shikimico, che è estratto proprio dall’anice stellato. Si ottengono in questo modo dei farmaci capaci di combattere, per fare un esempio, il virus dell’influenza. Altro elemento che viene estratto dall’anice stellato è l’anetolo: si tratta di un olio essenziale dal caratteristico sapore di liquirizia. L’olio estratto ha un’efficacia antibatterica contro determinati microrganismi, trai quali rientrano le forme batteriche di Escherichia coli e Staphylococcus aureus, che tendono a colpire l’apparato digerente causando sintomi quali vomito e diarrea. Altra proprietà dell’anetolo è quella di essere anche un efficacie antinfiammatorio oltre che antibatterico. Ancora, accanto a queste sue buone proprietà vi è quella di essere un antifungine ed un antiossidante. L’anice stellato rappresenta anche uno stimolante naturale ed ha proprietà diuretiche molto potenti, per cui se ne raccomanda un uso limitato.

Benefici dell’anice stellato

L’anice stellato dati i suoi molteplici benefici viene utilizzato per la preparazione di composti a base di erbe ed è sfruttato per molte applicazioni ed usi. È persino utilizzato per uso medico, per l’aromaterapia. Per quanto riguarda l’uso erboristico dell’anice stellato, viene estratto ed utilizzato l’olio essenziale che è ottenuto mediante un processo di distillazione. Altro beneficio derivante dal suo uso è quello di alleviare un eventuale disagio addominale: una sola goccia di olio di anice stellato mescolato ad un cucchiaio di miele, se assunto per via orale allevia crampi addominali, indigestione, gas, gonfiore addominale e nausea. Fare attenzione a non eccedere nella quantità d’olio di anice aggiunta poiché una dose superiore ai 5 ml potrebbe causare al contrario problemi come nausea e vomito. L’olio di anice stellato ha anche capacità espettoranti. Per farne un uso di questo genere basta aggiungere una goccia di olio di anice ad un qualsiasi sciroppo per la tosse.
L’efficacia è garantita in caso di condizioni quali asma, bronchite, tosse e raffreddore comune. Nel caso in cui nonostante l’uso di olio di anice stellato la tosse non tende a placarsi, provvedete a consultare un medico dal momento che un possibile effetto collaterale che caratterizza l’anice stellato è proprio l’edema polmonare o l’accumulo di liquido nei polmoni. Non eccedere ad ogni modo nelle quantità.
Tra gli altri benefici dell’anice stellato vi è quello di promuovere anche l’allattamento nelle donne. Tale effetto si ricollega al suo contenuto di diantheole e photoantheole che tendono appunto ad aumentare la produzione di latte. Sebbene questa sia una proprietà favorevole per le donne, è bene che prima dell’assunzione sia consultato un medico. Non usare durante il periodo di gravidanza.

Usi di anice stellato

L’anice stellato è utilizzato come spezia aromatizzante in cucina, ma è anche noto in medicina dove l’uso in questo campo avviene sotto forma di tè o altrimenti sotto forma di olio essenziale, per un’applicazione topica.
Per l’utilizzo in cucina basta far bollire l’anice: due soli baccelli saranno sufficienti per insaporire i vostri piatti. Dopo averlo fatto bollire procedete macinando con un mortaio o un pestello in modo da ottenere una polvere fine. A questo punto il vostro anice stellato è pronto per essere aggiunto ai vostri piatti.
È ottimo se aggiunto in brodi, minestre o ad una zuppa di cipolle per aggiungere una dolcezza raffinata. Dato il gusto particolare della spezia ottenuta, potete aggiungerne un pizzico anche a piatti con patate, verdure o ad un arrosto con contorno di piselli.
Nel caso in cui invece viene utilizzato sulla pelle, l’anice stellato è in grado di trattare alcune malattie della pelle, tra cui l’acne. Oltre ciò, l’anice stellato è tossico per molti insetti pertanto risulta essere un ottimo agente per riuscire a mantenere a debita distanza pidocchi ed infezioni della scabbia. Nonostante le sue buone proprietà sulla pelle l’anice non deve essere applicato direttamente su di essa poiché può causare una grave irritazione, pertanto è necessario diluire sempre l’olio anziché applicarlo puro.
Varie civiltà fanno uso dell’anice stellato oltre che per scopi medici, anche per motivi estetici. Un comune uso è quello di utilizzare dell’anice stellato per la stimolazione della crescita di capelli sani: previene la calvizie e migliora la crescita dei capelli. Per questa ragione, l’anice stellato è un ingrediente che è piuttosto comune nei composti topici per capelli preparati a partire da una base vegetale. Per incrementare questa sua efficacia sui capelli si consiglia di fare un uso di composti od olii arricchiti con anice stellato, assieme a quello di olio di finocchio e cumino, i quali sono entrambi agenti che promuovono la crescita di capelli sani. L’olio di anice può essere applicato localmente sul cuoio capelluto per sbarazzarsi dei pidocchi.

Controindicazioni anice stellato

Prima di fare uso di anice, in una qualsiasi sua forma, è bene avere prima la conferma da un medico onde evitare contrasti con l’uso di farmaci assunti regolarmente.
L’anice stellato comporta alcuni possibili effetti collaterali, che è possibile rilevare in caso di uso in bambini o neonati, sui quali può provocare intossicazioni. Eventuali problemi possono riscontrarsi anche negli adulti, quando viene consumato del tè ottenuto dall’anice stellato; l’indigestione potrebbe infatti indurre vomito, movimenti oculari rapidi, convulsioni o gravi effetti neurologici. Nei casi in cui il tè deve essere assunto per particolari scopi medicinali è bene consultare prima un medico.
È bene fare particolare attenzione sul tipo di anice stellato utilizzato e nello specifico è importante non consumare anice stellato giapponese come rimedio a base di erbe, dato il suo alto contenuto di composti velenosi tra cui: anisatin, shikimin e sikimitoxin.