domenica 29 novembre 2015

Nefertiti, spazi segreti nella tomba di Tutankhamon.

 © AP


Ministro Antichità Egitto, "ne siamo certi al 90%".


"Le ricerche effettuate con l'uso di georadar nella tomba di Tutankhamon hanno dimostrato che dietro i muri nord e ovest si celano scoperte archeologiche, ne siamo sicuri al 90%". Lo ha detto, stando alla Mena, il ministro delle Antichità egiziano Mahmoud el Damantii a Luxor.
    L'egittologo britannico Nicholas Reeves ha aggiunto che svolgerà indagini per stabilire se la tomba di Tutankhamon contenga passaggi per una camera nascosta, tra cui forse la tomba della regina Nefertiti.


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sabato 28 novembre 2015

Fondazioni non bancarie, 6.220 enti che muovono 41 miliardi. In concorrenza con le associazioni di volontariato. - Ida Cappiello



La maggior parte sono piccole realtà territoriali che non fanno filantropia, cioè non finanziano progetti sociali, ma li gestiscono direttamente.

Tra le 2.700 fondazioni iscritte al cinque per mille 2015 c’è la Sa Sartiglia onlus di Oristano, costituita dal Comune sardo e da alcune associazioni di imprenditori locali, che ha per finalità l’organizzazione della Sartigliamanifestazione equestre molto amata dai cittadini che si svolge in città l’ultimo martedì di carnevale. Presieduta dal sindaco, l’ente ha un patrimonio di circa mezzo milione di euro e uno staff di dieci persone tra dipendenti e collaboratori a progetto. Ed è un esempio di che cosa sono le fondazioni italiane, la maggior parte almeno: piccole realtà territoriali che non fanno filantropia, cioè non finanziano progetti sociali, ma li gestiscono direttamente, “in concorrenza” con le associazioni di volontariatoLe grandi istituzioni filantropiche, tra cui quelle di origine bancaria, sono invece un’esigua minoranza.
Vediamo il settore dati alla mano. L’ultimo censimento disponibile, del 2011, fotografa le fondazioni come un settore in forte crescita: sono 6.220, circa il 2% di tutte le organizzazioni non profit. Nell’ultima rilevazione Istat del 2005 erano meno della metà. Quanti soldi muovono? Difficile stabilirlo in modo preciso. L’associazione di Bruxelles European Foundation Centre (Efc) ha stimato in 90 miliardi di euro il patrimonio totale delle fondazioni italiane, 49 miliardi dei quali fanno capo alle 88 ex bancarie. Dunque una patrimonializzazione piuttosto bassa, confermata da un’elaborazione dell’Istat per ilfattoquotidiano.it, secondo la quale il 70% delle fondazioni ha un patrimonio inferiore ai 500mila euro e solo il 5% supera i 5 milioni di euro.
tabella fondazioni non bancarie cappiello
Fonte: nono Censimento industria e servizi, Censimento delle istituzioni no profit profit.













Questa sottocapitalizzazione si spiega con il fatto che il 70% delle fondazioni italiane non sono erogative, cioè non finanziano progetti sociali, ma sono operative, svolgono quindi direttamente attività sociale, al pari delle associazioni di volontariato. “Moltissime fondazioni nate negli ultimi anni nascono dalla volontà di imprese o di famiglie abbienti di dar vita a un proprio progetto di cambiamento sociale donando parte della propria ricchezza”, spiega Carola Carazzone, segretario generale di Assifero, l’associazione nazionale degli enti di erogazione. “Questi soggetti vogliono essere coinvolti direttamente e non limitarsi a finanziare altri soggetti – aggiunge -. L’erogazione di contributi è fatta da altre realtà: solo il 13% degli enti filantropici sono fondazioni, il resto sono associazioni o comitati”.
Tornando ai dati Istat, uno sguardo ai campi di attività delle fondazioni riserva altre sorprese, nel senso che i settori più importanti sono l’istruzione e ricerca, con il 27% degli enti, e la culturasport e ricreazione con il 24%, mentre l’assistenza sociale ha solo il 19%. Moltissime scuole private, ad esempio, sono fondazioni. Centri di ricerca, museiteatri ed enti lirici sono diventati fondazioni per consentire l’ingresso di privati nella compagine sociale. Ma sono numerosi anche i circoli sportivi o ricreativi locali ad avere questa forma giuridica, spesso acquisita dopo alcuni anni di attività. Resta da capire il motivo di questa scelta, sicuramente molto più onerosa rispetto alla classica associazione di volontariato o di promozione sociale: creare una fondazione ha un costo considerevole, diverse decine di migliaia di euro, per avere un ordine di grandezza. E si tratta di un ente con personalità giuridica che richiede una struttura ben più complessa dell’associazione. Fatto sta che però le fondazioni non bancarie rappresentano oggi una parte minoritaria del terzo settore e la maggior parte sono troppo piccole per innescare cambiamenti sociali.

Lavoro, Poletti sogna il cottimo: “Penso a contratto non legato a ore ma ai risultati”.

Lavoro, Poletti sogna il cottimo: “Penso a contratto non legato a ore ma ai risultati”

Il ministro ha detto agli studenti della Luiss che "l’ora di lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione". Nuova picconata a quelli che secondo l'ex presidente Legacoop sono miti da sfatare. Giovedì aveva affermato che "la storia secondo cui c’è un posto dove si va a lavorare, la fabbrica, è finita".

“Dovremo immaginare un contratto di lavoro che non abbia come unico riferimento l’ora di lavoro ma la misura dell’apporto dell’opera. L’ora di lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione”. Dopo l’uscita sulla laurea (meglio finire l’università a 21 anni con 97 che tirarla in lungo per prendere 110 e lode) il ministro del Lavoro Giuliano Poletti è tornato alla carica per demolire quello che, a sua detta, è un altro vecchio mito da sfatare. Quello, cioè, che il lavoratore debba essere pagato in maniera proporzionale all’impegno in termini di tempo, straordinari compresi. Un capitolo chiuso, secondo il ministro. Che sembra favorevole a rispolverare il cottimo, cioè appunto la remunerazione sulla base del risultato. “Si tratta di un tema di cultura su cui dovremo lavorare. E pongo a voi il tema, che siete dei ricercatori”, ha detto Poletti agli studenti della Luiss durante un convegno sul Jobs act.
Giovedì del resto il ministro aveva anticipato una parte del ragionamento sui cambiamenti del mercato del lavoro, affermando che “la storia secondo cui c’è un posto dove si va a lavorare, la fabbrica, è finita. Il lavoro non si fa in un posto: il lavoro è un’attività umana, si fa in mille posti“. L’idea di avere un luogo di lavoro, dunque, per Poletti è superata. Così come, emerge oggi, l’orario.
Nel frattempo l’ex presidente Legacoop ha puntualizzato il suo pensiero di giovedì spiegando in una nota: “Le mie valutazioni erano riferite alla esigenza generale che la società italiana tutta, non i giovani, si chieda se il nostro modo di pensare la relazione tra l’organizzazione sociale, il sistema formativo, il lavoro e l’impresa sia adeguato ai nostri tempi e se offra ai nostri giovani le migliori opportunità per costruirsi un buon futuro. In questo contesto ho riportato, probabilmente in modo troppo crudo, le osservazioni che mi fanno quotidianamente sia le persone che si occupano di ricercare e selezionare le persone per le imprese del nostro Paese, sia molti giovani che fanno esperienze internazionali, secondo cui in Italia si esce mediamente più tardi dal sistema formativo e questo rappresenta una limitazione delle opportunità per i giovani. Tutto qui. Mi piacerebbe che anziché schierarsi, come spesso accade nel nostro Paese, tra partigiani del pro e del contro, si provasse a sviluppare un confronto utile a fare insieme un passo in avanti in direzione della modernizzazione del Paese e nell’interesse dei nostri giovani”.

venerdì 27 novembre 2015

Brasile, disastro ambientale nel Rio Doce. Onu: “Sostanze tossiche nel fango”.

Brasile, disastro ambientale nel Rio Doce. Onu: “Sostanze tossiche nel fango”


 I 60 milioni di metri cubri di detriti, pari al contenuto di 25mila piscine olimpioniche, hanno ucciso migliaia di pesci del rio Doce. E intanto, 250mila persone dello stato di Minas Gerais sono senza acqua potabile.

Le abitazioni sono state spazzate via e le poche rimaste sono completamente ricoperte di fango. E’ l’immagine del più grande disastro ambientale della storia del Brasile, avvenuto a Mariana nello stato di Minas Gerais, che ha ucciso 17 persone e migliaia di pesci. e Ora i detriti hanno raggiunto l’oceano. A distanza di due settimane dalla frana continuano le polemiche sulle responsabilità dell’incidente. Nel dibattito è intervenuto anche L’Onu. Secondo l’Alto commissariato, il fango rilasciato dopo la rottura della diga in una miniera della zona è tossico: “Ci sono nuove prove – affermano – che i residui contengono alti livelli di metalli tossici e altre sostanze chimiche tossiche”. E’ questa la causa, sostengono le Nazioni Unite, della morte di migliaia di pesci nel Rio Doce, il fiume che collega lo Stato minerario del Minas Gerais con Espirito Santo sulla costa atlantica.
La compagnia che gestisce la cava, la Samarco, sostiene invece, il contrario. L’azienda ha dichiarato che i test prima e dopo la frana dimostrano che il fango rilasciato, in gran parte composto da acqua, ossido di ferro e silicio, non comporta pericolo per la salute umana e non contiene sostanze contaminanti. Per la Samarco qualsiasi metallo presente nei sedimenti non sia reattivo e non contaminerà l’acqua: “Nell’acqua non cambieranno composizione chimica e si comporteranno come normale terra in un bacino idrico”. La moria di animali sarebbe, invece, dovuta al soffocamento causato dal grande volume di sedimento sottile, non da veleni.
Oltre al danno ambientale c’è un danno economico e sociale. I 60 milioni di metri cubri di detriti, pari al contenuto di 25mila piscine olimpioniche, hanno tolto acqua potabile a 250mila persone. Samarco ha fornito 100 milioni di acqua potabile e minerale agli abitanti della città lungo il fiume. Non abbastanza per l’Onu che ha definito la risposta del gruppo minerario e del governo “insufficiente”, chiedendo loro di evitare ulteriori danni.

AGGRAPPATEVI AL VOSTRO PORTAFOGLI: INTERESSI NEGATIVI, GUERRA AL CONTANTE E UN BAIL-IN DA 10.000 MILIARDI DI DOLLARI - ELLEN BROWN

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In tempi d’incertezza ‘cash is king’ [1], ma i banchieri centrali stanno muovendosi sistematicamente per eliminare questa possibile opzione. Si tratta davvero di uno stimolo all'economia, o siamo davanti ad una profonda e oscura minaccia?
Ricordate quel vecchio annuncio che mostrava una coppia d’anziani sdraiata su una spiaggia, intitolato ‘Lasciate che il vostro denaro lavori per voi’? O la scena del ‘Mary Poppins’ [2] in cui viene consigliato al giovane Michael di mettere i suoi ‘due penny’ in banca, in modo che possano contribuire ‘all’iniziativa privata’, attraverso l’acquisto di ‘obbligazioni, beni mobili, azioni, cantieri navali etc.?

Tutto questo potrebbe ancora funzionare se siete dei banchieri di Wall Street. Ma se siete dei normali risparmiatori, con i soldi depositati in banca, potreste presto ritrovarvi a pagare la vostra banca perché custodisca i vostri soldi, al contrario di quanto dovrebbe essere.
Quattro Banche Centrali in Europa – la BCE, la svizzera SNB, la svedese Riksbank e la danese Nationalbank – hanno imposto dei tassi d’interesse negativi sulle riserve depositate dalle banche commerciali e hanno cominciato a discutere se non sia giunto il momento di trasferire questi costi sui consumatori.
La Banca del Giappone e la Federal Reserve sono ancora allo ZIRP [Zero Interest Policy Rate], ma diversi funzionari della Fed hanno cominciato a chiedere il NIRP [Negative Interest Policy Rate].

La giustificazione ‘dichiarata’ è quella di stimolare la ‘domanda’ costringendo i consumatori a ritirare i propri soldi e a fare acquisti. Quando un'economia è in affanno, è prassi normale che una Banca Centrale tagli i tassi d’interesse rendendo il risparmio meno attraente. Tutto questo dovrebbe far crescere la spesa e rilanciare la ripresa economica.
Questa è la teoria. Tuttavia, le Banche Centrali hanno già spinto il ‘tasso primario’ a zero ma, nonostante questo, le loro economie sono ancora deboli. Per i ‘non iniziati’, questo significa che la teoria è sbagliata e che quindi deve essere rottamata … ma non per i nostri intrepidi banchieri centrali, che stanno ora sperimentando la politica dei tassi sotto zero.

ELIMINARE LA ‘CORSA AGLI SPORTELLI’ [3]: LA SOCIETA’ SENZA CONTANTE

Ma, come ha ben spiegato il britannico ‘The Telegraph’, l'imposizione ai risparmiatori di un tasso d’interesse negativo comporta un problema:
“c'è un limite: quello che gli economisti hanno chiamato la ‘soglia zero'. Tagliare i tassi d’interesse troppo in profondità significa che i risparmiatori si troverebbero davanti a dei rendimenti negativi. Ma questo potrebbe incoraggiarli a ritirare i risparmi dalle banche ed a conservarli in contanti. 
Questo potrebbe far rallentare, piuttosto che crescere, l'economia”.
Anche in questo caso, per l'osservatore ordinario tutto lascerebbe credere che i tassi d’interesse negativi non funzionino e che questa politica debba essere abbandonata. Ma, come al solito, non è così per i nostri imperterriti banchieri centrali che, invece, hanno scelto di tappare il buco della loro teoria eliminando l’opzione del denaro contante.
Se per un risparmiatore l’unica possibilità è quella di tenere i soldi in un conto bancario di tipo digitale – e quindi di dover passare obbligatoriamente alle carte di credito o agli assegni – l’interesse negativo può essere imposto impunemente. Tutto questo sta già succedendo in Svezia, ma altri paesi sono prossimi alla decisione. Wolfstreet.com ha scritto che:
“La guerra al ‘contante’ sta avanzando su tutti i fronti. La regione che ha monopolizzato i ‘titoli dei giornali’ con la sua guerra alla moneta fisica è la Scandinavia. La Svezia è diventata il primo paese a trattare i suoi cittadini come cavie, in gran parte disposti ad un esperimento economico distopico: tassi d’interesse negativi in ​​una società senza contanti.
Come ha detto il Credit Suisse, non importa dove andate o ciò che desiderate acquistare, troverete ovunque un piccolo cartello con su scritto: ‘Vi hanterar ej kontanter’ – ‘Non si accettano contanti’ ….”.

LA LEZIONE DI GESELL SUL ‘DECADIMENTO DELLA VALUTA’ [4]

Che gli interessi negativi possano effettivamente stimolare la ripresa economica, tuttavia, non è un fatto certo. I fautori della teoria citano Silvio Gesell e l'esperimento della città di Wörgl fatto nel 1930 [4]. Come spiegato da Charles Eisenstein nel suo ‘Sacred Economics’:
“Il teorico-pioniere del denaro a tasso d’interesse negativo è stato l'uomo d'affari tedesco-argentino Silvio Gesell, che definì la sua teoria ‘Free Money’ [Denaro Gratuito o anche Freigeld]. Il sistema che egli propose nel suo capolavoro del 1906, ‘The Natural Economic Order’, consisteva nell’emissione di carta-moneta sulla quale doveva essere apposto periodicamente un timbro, che costava una piccola frazione del valore della banconota. In questo modo si sarebbe applicato un ‘costo di manutenzione’ alla ricchezza monetaria.
…. In Austria, nel 1932, la depressa città di Wörgl emise il proprio ‘timbro’ ispirandosi a Gesell … La ‘Moneta di Wörgl’ fu, a detta di tutti, un grande successo.

Si lastricavano le strade, si costruivano i ponti e s’incassavano le tasse. Il tasso di disoccupazione si era fortemente ridotto e l'economia prosperava, attirando l'attenzione delle città vicine. Sindaci e funzionari di tutto il mondo cominciarono a visitare Wörgl fino a quando il governo centrale, seguendo l’esempio della Germania, abolì la ‘Moneta di Wörgl’ e la città scivolò di nuovo nella depressione.

…. La ‘Moneta di Wörgl’ era portatrice di una penalità – un ‘costo di manutenzione’ legato al possesso del denaro – pari all’1% al mese. Testimonianze dell’epoca attribuirono a questa penalità la rapidissima ‘velocità di circolazione’ delle banconote. Invece di generare interessi crescenti, l’accumulo di ricchezza era diventato un ‘peso’, analogamente alla situazione dei cacciatori-raccoglitori nomadi, per i quali i’ beni’ erano un ‘peso’. Come teorizzato da Gesell, i soldi penalizzati dalla ‘proprietà in perdita’ cessarono di essere il mezzo preferito, rispetto a qualsiasi altra merce, per costituire una riserva di valore”.

C'è una differenza fondamentale, tuttavia, tra la valuta di Wörgl e lo schema d’interesse negativo dei moderni banchieri centrali. Il governo di Wörgl prima emetteva il suo nuovo ‘Denaro Gratuito’ [Free Money] – facendo crescere il potere d'acquisto dell’economia locale – e poi lo tassava, riavendone una parte indietro.
I proventi della tassa [il timbro apposto sulle banconote] tornavano alla città, che li utilizzava a beneficio dei contribuenti. Eisenstein ha osservato che:

“E’ comunque impossibile da dimostrare che il rinvigorimento [dell’economia generato] da questa valuta sia venuto dalla penalità piuttosto che dall'aumento dell'offerta di moneta …”.

Ma i banchieri centrali di oggi propongono di tassare il denaro già esistente, con l’effetto di ridurre il potere d’acquisto perché prima non lo avevano aumentato [immettendo nuovo denaro]. E l'interesse andrà ai banchieri privati, non ai governi.

Oggi i consumatori hanno pochi soldi da spendere. Imporre un importante interesse negativo senza prima aver immesso del denaro fresco nell'economia significa che essi avranno ancora meno soldi da spendere. Probabilmente, tutto questo li spingerebbe a risparmiare i pochi soldi di cui dispongono, piuttosto che andare a fare shopping.
Le persone, oggi, non tengono i soldi in banca per gli interessi, che sono già quasi inesistenti. Ce li tengono per la comodità di poter emettere assegni, carte bancarie e conservare il loro denaro in un luogo ‘sicuro’.

Non avrebbero troppe remore a pagare un modesto interesse negativo per usufruire di tali convenienze ma, se la tassa fosse troppo alta, potrebbero ritirare i loro soldi e metterli altrove. La tassa, inoltre, non li spingerebbe a comprare cose di cui non hanno bisogno.

C’E’ UNA MINACCIA PIU’ GRANDE RISPETTO A QUELLA DI UN’ECONOMIA STAGNANTE?

Lo schema proposto dai banchieri centrali, costituito dall’imposizione di un interesse negativo e dall’eliminazione dei contanti, è tal punto improbabile che possa stimolare l'economia, da farci chiedere se è davvero questa la ragione sottostante. Da rilevare, comunque, che è stata invocata un’altra giustificazione, quella di fermare gli evasori fiscali e i terroristi, veri o presunti che essi siano.
L'economista Martin Armstrong [5] va oltre e suggerisce che il vero obbiettivo, in realtà, è quello di ottenere il controllo totalitario sui nostri soldi. In una società senza contanti le banche potrebbero facilmente tassare i risparmi ed eliminare la minaccia della ‘corsa agli sportelli’, mentre le banche ‘troppo grandi per fallire’ sarebbero certe che i depositi saranno lì, quando avranno bisogno di confiscarli – attraverso il bail-in [6] – per restare a galla.
Potrebbe essere questa la vera minaccia che si profila all'orizzonte: le banche più grandi, quelle che fanno la maggior parte del trading sui derivati, potrebbero presto essere colpite da un importante default sui derivati.
Il 10 Novembre 2015 il ‘Wall Street Journal’ ha pubblicato i risultati di uno studio richiesto dai Senatori Elizabeth Warren ed Elijah Cummings, sui costi per i contribuenti relativi al roll-back [7] del ‘Dodd-Frank Act’ [8], previsto nella legge di spesa ‘cromnibus’ [9] dello scorso Dicembre.
Come ha giustamente sostenuto Jessica Desvarieux sul Real News Network:
“l'inversione della regola consente alle banche di mantenere 10.000 miliardi dollari di ‘contratti swap’ [10] sui loro libri contabili, con i contribuenti che saranno senz’altro coinvolti se le banche dovessero aver bisogno di un altro piano di salvataggio”.
La promessa del ‘Dodd-Frank Act’, tuttavia, era che non ci sarebbero stati altri salvataggi a carico dei contribuenti. Al loro posto le banche insolventi a rischio-sistemico avrebbero dovuto effettuare il ‘bail-in’ con i soldi dei loro creditori – ovvero confiscare i ‘conti correnti’ dei loro depositanti, i più importanti creditori di qualsiasi banca.
Tutto questo potrebbe spiegare la spinta verso un mondo senza contanti. Eliminando la possibilità di prelievo dei contanti, una Banca Centrale può assicurarsi che i depositi saranno lì, al momento della catastrofe, per poter essere confiscati.
Se i banchieri centrali cercassero seriamente di stimolare l'economia con tassi d’interesse negativi, avrebbero bisogno di ripetere l'esperimento di ‘Wörgl’ nella sua pienezza. Dovrebbero prima immettere nuovo denaro nell'economia, direttamente ai consumatori e agli uomini d'affari locali, che poi potrebbero spenderlo.
Si potrebbero utilizzare varie modalità: un dividendo nazionale, un ‘Quantitative Easing’ dedicato alle infrastrutture, prestiti a basso tasso d'interesse agli stati federati [o agli enti locali, a seconda del sistema statuale], il finanziamento dell'istruzione superiore, rendendola gratuita.

Certo è che i consumatori andranno nei centri commerciali solo quando avranno altri soldi a disposizione da poter spendere.

Ellen Brown 


Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO    

Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore ed inoltre:
[1] Il detto ‘cash is king’ esprime la convinzione che il denaro in contanti sia più prezioso di qualsiasi forma d’investimento. Viene utilizzato, di solito, quando i prezzi del ‘mercato dei titoli’ sono troppo alti e gli investitori decidono di tenersi il denaro per quando i prezzi saranno più convenienti.
[2] Notissimo film degli anni ’60. Qui il Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Mary_Poppins_(film)
[3] ‘Bank Run’ o ‘Corsa agli Sportelli’. Qui il Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Bank_run
[4] Qui il Link: http://www.bloombergview.com/articles/2015-07-03/-neglected-prophet-of-economics-got-it-right.
[5] Per saperne di più: http://www.armstrongeconomics.com/archives/30145
[6] Il bail-in è un provvedimento secondo cui il salvataggio delle banche in difficoltà deve aver luogo anche con il supporto dei creditori della banca stessa (ovvero dei correntisti). 
[7] Con il termine roll-back si intende la vendita di un’opzione per acquistarne un’altra con lo stesso prezzo e con gli stessi assets a garanzia, ma con scadenza più vicina. Per saperne di più: http://www.investopedia.com/terms/r/rollbackward.asp
[8] Scolasticamente, il Dodd-Frank Act è un intervento voluto dall’Amministrazione di Barack Obama per promuovere una più stretta e completa regolazione della finanza statunitense, incentivando al contempo la tutela sia dei consumatori che del sistema economico statunitensi. Per saperne di più:http://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/dodd-frank-act-143.htm
[9] Il ‘cromnibus’ è una normativa che combina la ‘legge di spesa omnibus’, di lungo termine, con le continue risoluzioni di breve termine. Per saperne di più: http://politicaldictionary.com/words/cromnibus/
[10] Lo swap, nella finanza, appartiene alla categoria degli strumenti derivati e consiste nello scambio di flussi di cassa tra due controparti. Per saperne di più: https://it.wikipedia.org/wiki/Swap_(finanza)

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15911

Le verità segrete sul Ganoderma Lucidum (REISHI): cosa dicono oltre 1100 studi scientifici.

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Sono più di 1100 gli studi scientifici che confermano i numerosi benefici che il Ganoderma Lucidum, fungo famoso in oriente per le sue capacità curative, può apportare al nostro organismo. Previene e tratta una miriade di disturbi dall’influenza al cancro e rafforza il sistema immunitario migliorando anche le prestazioni fisiche e mentali.
Ottimo quindi per gli sportivi ma anche per chi fa un lavoro intellettuale, per gli anziani e tutti coloro che vogliono prevenire l’influenza e far scomparire numerosi fastidi. Le proprietà sono davvero molte tanto che nell’antico impegno cinese e giapponese il Ganoderma Lucidum poteva essere consumato solo dai nobili veniva chiamato “il fungo dell’immortalità”, e ancora oggi lo ritroviamo raffigurato nelle mani degli imperatori.
Numerose sono le testimonianze che riportano come consumando quotidianamente questo fungo chiamato anche Reishi in Giappone e Ling Zhi in Cina, è possibile sentire nettamente dei cambiamenti positivi nel corpo. Le sue proprietà sono state anche riconosciute dal Ministero della Salute Italiano che ne riconosce la capacità di potenziare il nostro sistema immunitario.
Chi ogni inverno prendeva l’influenza o soffriva di allergia ed intolleranze, stanchezza cronica e stress, ha potuto osservare come il Ganoderma Lucidum sia stato in grado di fargli dimenticare o almeno alleggerire tutti questi sintomi.
Infatti questo fungo è un adattogeno, ovvero contiene sostanze naturali presenti che si trovano raramente in natura, in grado di proteggere il corpo dai danni dello stress sia fisico che mentale e rigenerando le cellule.
Un’altra importante caratteristica unica è che esso contiene tra le più alte dosi di germanio organico presenti in natura, una sostanza usata per curare il cancro. Il germanio organico non attacca le cellule tumorali direttamente piuttosto stimola il sistema immunitario permettendo al corpo di cambiare le risposte ai tumori con conseguenti benefici terapeutici. Inoltre, agendo sulla comunicazione intercellulare, impedisce la diffusione del tumore da cellula a cellula.
Esistono tantissimi integratori di Ganoderma Lucidum in commercio ma non tutti hanno la stessa qualità: il metodo di coltivazione e il processo di lavorare sono fasi delicatissime che cambiano notevolmente il contenuto terapeutico del prodotto.
Facendo delle ricerche ho scoperto il Reishi Elisir, un estratto liquido puro al 100% di Ganoderma Lucidum coltivato in modo naturale senza pesticidi ed usando un metodo innovativo che permette al fungo di avere più spore e il doppio dei principi attivi rispetto ad una coltivazione classica. Inoltre è l’unico metodo di coltivazione che non prevede l’abbattimento di alberi e concimi artificiali, ma solo l’utilizzo di erbe mediche per far crescere il fungo.
Infatti il Reishi Elisir viene prodotto grazie ad una estrazione a freddo ed alta pressione che mantiene intatte tutte le proprietà medicinali delle spore del fungo che sono la parte più ricca di questi composti. Essendo in forma liquida viene anche assorbito meglio dal corpo permettendo quindi di sfruttare tutte questi benefici.
Io ho sentito subito un cambiamento positivo dalla prima assunzione ma alcune persone non sentono nulla le prime settimane fino a quando improvvisamente avvertono come il corpo stia funzionando meglio. Il corpo diventa più forte e si vivono meglio le situazioni potenzialmente stressanti che sono in grado di indebolirci.
Consiglio quindi a tutti di provarlo per due mesi assumendo alcune gocce quotidianamente. Il costo è di circa un paio di caffè al giorno e i miglioramenti valgono molto di più.

giovedì 26 novembre 2015

In due fanno 10 partiti in 3 anni Il capogruppo e la rottamazione. - Accursio Sabella

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Nessuna delle due aspiranti guide del gruppo parlamentare è stata eletta nelle liste dei democratici. Il deputato catanese ha già ricoperto quel ruolo con Articolo 4, la collega ha cambiato casacca sette volte. Entrambi sono arrivati tra i Dem dopo la "Leopolda sicula" che ha abbracciato ex democristiani, cuffariani, lombardiani sul carro di Matteo Renzi. Nella foto Alice Anselmo e Luca Sammartino. 

Chi è Alice Anselmo (leggi). 
Chi è Luca Sammartino (leggi).

PALERMO - Dieci partiti in tre anni. Questo il patrimonio portato in dote dai due aspiranti capigruppo all'Ars del Partito democratico. Esempi freschissimi di quella rottamazione che tanto sa di trasformismo, di vecchia politica. Nonostante i volti giovani di Luca Sammartino (tre gruppi diversi in tre anni) e Alice Anselmo (addirittura sette i cambi di casacca). Saranno loro, nei prossimi giorni, a giocarsi la guida del gruppo parlamentare più numeroso di Sala d'Ercole. Quello che è espressione del più grande partito di maggioranza, di cui fa parte anche il presidente della Regione Rosario Crocetta.

Ad accompagnare quelle candidature, una filastrocca: Megafono e Territorio, Udc e Drs, Articolo 4 e Pd. Questi i “marchi” appiccicati sulla recentissima carriera politica dei due aspiranti capigruppo democratici. Che non sono stati eletti col Pd. Anzi, nel caso di Luca Sammartino, c'è persino un precedente non così frequente: la guida già in questa legislatura e meno di un anno fa, addirittura di un altro gruppo, quello di Articolo 4. Una formazione politica voluta da Lino Leanza e che ha inglobato ex centristi ed ex esponenti di ciò che fu il centrodestra.

Un gruppo che alla fine si sfalderà, dando vita a Sicilia democratica. Mentre i reduci di Articolo 4 confluiranno nel Pd, accompagnati dalla liturgia della rottamazione. Che ha trovato il proprio luogo sacro nella Leopolda Sicula voluta da Davide Faraone. La manifestazione in occasione della quale è stato benedetto l'approdo nel Pd, appunto, di Sammartino e Anselmo. Il primo, eletto con l'Udc, come detto, è passato anche da Articolo 4 prima di arrivare tra i democratici. 

Più variopinta l'esperienza di Alice Anselmo: eletta nel listino di Rosario Crocetta ha poi girovagato un po' tra i gruppi di Sala d'Ercole: Megafono, Territorio, Misto, Drs, Udc, Articolo 4 e appunto Pd. In meno di tre anni. Un record. Ma in occasione della Leopolda Sicula, il Pd abbracciava anche Paolo Ruggirello, deputato trapanese eletto addirittura con la Lista Musumeci e transitato da Articolo 4. Per lui in passato esperienze anche nell'Mpa e persino nel fantomatico Mir di Samorì. Insieme a lui, arrivava nel Pd Valeria Sudano che ancora oggi si definisce orgogliosamente cuffariana. E come darle torto? Nipote di Mimmo Sudano storico leader della Dc catanese, la giovane Valeria è stata eletta tra le fila del Pid-Cantiere popolare di Saverio Romano. Quello, insomma, dei “fedelissimi” cuffariani dopo la scissione con l'Udc. Poi anche per lei il transito sul treno di Articolo 4, e l'arrivo nel Pd. Storia simile a quella di Pippo Nicotra, un passato nell'Mpa , che ai microfoni di “Presa diretta” ammetteva: “Questo Pd somiglia tanto alla Dc”.

Non sono entrati nel partito, ma certamente gli esponenti di Sicilia Futura, formazione politica voluta da Totò Cardinale, compongono quello che è un satellite dell'area renziana del Pd. Al punto da considerare, nei giorni caldi del rimpasto, il proprio assessore uno dei rappresentanti di quell'area. Nel movimento che ha sposato gli ideali della rottamazione, ecco Totò Lentini eletto con l'Udc e un passato nell'Mpa, e reduce da una “guerra” con gli ex compagni di Sicilia democratica, ecco Totò Cascio anche lui ex cuffariano proveniente dalla stessa provincia (Agrigento) dell'ex governatore, c'è Salvo Lo Giudice eletto con la Lista Musumeci e capace di cambiare quattro partiti in meno di due anni, c'è Michele Cimino ex Pdl, ex Grande sud e persino ex assessore di Raffaele Lombardo, ed Edy Tamajo, anche lui proveniente dal partito sudista di Micciché. Addirittura sindaco di Forza Italia fu invece il ragusano Nello Dipasquale giunto dal Megafono e dal gruppo “Territorio”. Tutti hanno sposato la rottamazione. Tramite il “nulla osta” del gran cerimoniere di questo travaso politico, cioè Davide Faraone.

Ed è proprio il sottosegretario a spingere Luca Sammartino verso la guida del gruppo Pd. Un pressing fortissimo, quello dei renziani. Così forte da fermare tutto. Persino i lavori dell'Assemblea regionale. Perché anche per la scelta del capogruppo, il partito-guida della maggioranza ha finito per litigare, dividersi, andare allo scontro tra l'area appunto che fa capo a Faraone e quella dei cosiddetti “ex cuperliani”.

Che ieri, in una lunga riunione notturna, hanno deciso di mettersi di traverso. Sebbene non potessero contare sulla forza dei numeri. Perché la “geografia” del partito, in questa gara verso la guida del gruppo, non è secondaria. Sono dieci infatti i deputati che possono definirsi “renziani”, a questi vanno aggiunti i tre riferibili a Giuseppe Lupo e comunque vicini a quell'area. Autonomi per diversi motivi il governatore Crocetta e il deputato Franco Rinaldi, resta il “gruppone” fatto di nove deputati ex cuperliani, giovani e meno giovani turchi. Ieri a Sammartino servivano 16 voti alla prima votazione e 12 alla seconda. Quei voti non sono arrivati. Anzi, l'area, diciamo così, avversaria, avendo preso atto dell'impossibilità di strappare ai renziani il capogruppo ha avanzato la propria contro-proposta: dateci un altro nome, quello di una donna. Una “mossa” utile a stoppare l'aut-aut di Faraone, ma anche a spaccare i renziani. E così è stato. Il nome di Alice Anselmo, alla seconda votazione, ha fatto persino calare le preferenze per Sammartino. E adesso l'elezione a capogruppo del deputato catanese è tutto fuorché scontata. Il Pd si rivedrà nei prossimi giorni. Ma non ha ancora fissato una data.

Nel frattempo, in attesa che i renziani e tutti gli altri si mettessero d'accordo, l'Ars si è fermata. Ed è ferma da una settimana. Visto che all'ordine del giorno è previsto il rinnovo delle commissioni parlamentari. Una partita che passa anche dalla vicenda del capogruppo. Solo dopo aver scelto questa figura, si potrà pensare alle altre. Anche se adesso i ritardi rischiano di creare un nuovo conflitto tra i democratici. Perché il presidente Giovanni Ardizzone ha previsto la votazione per le commissioni già domani alle 12. “Il rinnovo delle Commissioni – ha ammonito oggi il presidente dell''Ars Ardizzone - è ormai un atto non più differibile, che richiede, per mantenere il prestigio del Parlamento stesso, la massima condivisione di tutte le forze politiche, pur nella normale dialettica tra maggioranza e opposizione. Ulteriori ritardi nella piena operatività delle Commissioni non saranno giustificabili di fronte ai siciliani”. Ma in Sicilia la rottamazione ha bisogno dei suoi tempi.


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