sabato 10 ottobre 2020

Aglio, oglio e Campidoglio. - Marco Travaglio

 

Se fosse un film, anziché la campagna elettorale per il sindaco della Capitale, sarebbe una strepitosa commedia all’italiana. A episodi.

Primo episodio. Dopo quattro anni passati a spiegare alla Raggi come si governa Roma e poi a scuotere i capini perché non capisce niente e non ne azzecca una, quelli che la sanno lunga da destra a sinistra sono terrorizzati che la Raggi prenda più voti dell’eventuale candidato del Pd, rivada al ballottaggio contro l’eventuale candidato della destra e rivinca le elezioni coi voti del centrosinistra. E, siccome sanno tutti benissimo come si governa Roma, non riescono a trovare un candidato che voglia governare benissimo Roma: se dipendesse da loro, la campagna elettorale andrebbe avanti senza candidati. Infatti attaccano la Raggi perchè osa ricandidarsi. Ma non spiegano il perché di tanto terrore: se la Raggi è l’incapace che dicono, la peggior sciagura per Roma dopo i lanzichenecchi, la sindaca più detestata dai romani, per giunta di un movimento morto e sepolto, basterà un paracarro (c’è solo l’imbarazzo della scelta) per batterla di sicuro.

Secondo episodio. Terrorizzati dalla conferma della peggior sindaca di tutti i tempi, i partiti cadono in preda della frenesia e perdono di lucidità. La destra, sfumate le candidature di Meloni (avanzata da Salvini), Salvini (avanzata dalla Meloni), Bongiorno (avanzata dallo spirito di Andreotti), di Cattaneo (avanzata dai giornaloni a sua insaputa), di Gasparri (avanzata da Gasparri) e di Rampelli (avanzato e basta), pensa a Giletti, cui va tutta la solidarietà per le minacce mafiose e per il giubbotto antiproiettile che indossa sopra la camicia, come l’Avvocato portava l’orologio sopra il polsino e la cravatta sopra il maglione. Intanto il Pd brucia in tre mesi una trentina di candidati: Gualtieri, Sassoli, Letta, Gabrielli (che hanno già un mestiere ben più comodo e pagato), D’Alema (che non è del Pd), Morassut, Bray, Riccardi, la Cirinnà, Tobia Zevi, tali Caudo, Ciaccheri e altri che non nominiamo perchè nessuno sa chi siano (neppure gli interessati). Calenda, molto apprezzato dai conduttori di talk e dai suoi condòmini ai Parioli, sarebbe perfetto: peccato che non sia più del Pd, anche se è stato eletto eurodeputato grazie al Pd, e che per giunta abbia appena tentato di far perdere le regionali al Pd, oltre ad aver insultato tutti i dirigenti del Pd e pure gli elettori del Pd (“Sono senza dignità”: infatti l’hanno eletto al Parlamento europeo). Lui comunque giura che, pur sapendo benissimo come si fa il sindaco, mai si candiderà, perché “il mio impegno è dare vita a un partito, Azione, per popolari, liberali e riformisti” (vasto programma). E poi perchè “non prenderei un voto dall’elettorato 5Stelle, quelli manco crocifissi mi appoggiano”: il che è vero, anche perché li insulta prima e dopo i pasti. Ma questo è il meno: il guaio è che non lo votano neppure i non M5S, vedi le percentuali da albumina nei sondaggi, e pure nelle urne. Dunque propone Carlo Fuortes, sovrintendente dell’Opera, popolarissimo tra i tenori e le soprano, meno nelle periferie.

Terzo episodio. Lo racconta il sempre informatissimo Corriere: “Tutti, l’altra sera, a cena nella casa con vista sugli angioloni di Castel sant’Angelo”. Tutti chi? Boh. Però ci sono “divani rosso pompeiano e una coppia di levrieri afghani annoiati”. Almeno finché, “tra lo sformato di zucchine e caciocavallo podolico (dimenticabile invenzione di Eddie, il cuoco filippino) e le polpette di bollito fritte (squisite), la padrona di casa chiede all’ospite d’onore del Pd: ‘Allora, ministro: ci confermi che sarà Sassoli il nostro futuro sindaco?’”. E il ministro (quale? Boh): “Sassoli fa i capricci. Temo che stia pensando a un colle più alto del Campidoglio”. A beh allora. Ma, “mentre a tavola – direttamente dalla pasticceria preferita da Nanni Moretti – arriva una magnifica Sacher”, colpo di scena: “Sul cellulare di un’amica della padrona di casa entra il whatsapp. È Carlo Calenda”. Fermi tutti, che nessuno si muova: il noto trascinatore di folle annuncia che “sono gli ultimi giorni, sto decidendo se candidarmi a sindaco di Roma” e domanda (a chi? Boh): “Tu cosa ne pensi?”. Tripudio sui divani rosso pompeiano, i levrieri afghani si ridestano, esulta anche Eddie dalle cucine: “È scattato l’applauso”. Finalmente un bel nome, “sulle macerie della Raggi che comunque, sfrontata e imperterrita, si ricandiderà”. Ma ha trovato pane per i suoi denti. Calenda – pensate – “è convinto di strappare tra il 6 e il 7%”: meno di quanto occorre per fare il sindaco del suo ballatoio, ma quanto basta per levare voti all’eventuale candidato del Pd. Che infatti, pur di non aver contro Mister Sei-Sette Per Cento, lo invita a un “tavolo di coalizione per la riscossa politica della capitale” perchè si candidi alle primarie con gli altri sei nani. Evento avvincente, visto che Calenda non è né del Pd né della coalizione di governo: anzi è proprio contro. Così il Pd sposa la linea Di Battista: no preconcetto alle intese sui territori quando si tratta di sostenere il favorito del partito alleato. Per Dibba la Morte Nera era Emiliano: per il Pd è la Raggi.

Finale. L’ha già scritto Carlo Verdone in Compagni di scuola, quando l’amico apostrofa Christian De Sica che molla il tavolo verde: “Ma come? Famo er pokerino, famo er pokerino e poi co tre ganci te cachi sotto? Ma vedi d’annattene, va!”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/10/aglio-oglio-e-campidoglio/5961184/

venerdì 9 ottobre 2020

Come Tiziano Renzi, anche noi vogliamo incontrare le Ferrovie. - Peter Gomez

 
















Avviso ai lettori: oggi questa rubrica verrà utilizzata a fini quasi esclusivamente privatistici. Chi scrive si sente eticamente e moralmente autorizzato a farlo dopo aver letto le carte e gli articoli sulla chiusura dell’inchiesta Consip. Documenti in cui si parla di una serie d’incontri, a cui a volte partecipò anche Tiziano Renzi, per chiedere alle ferrovie di fermare il Frecciarossa a Rignano sull’Arno, in modo di facilitare l’arrivo della clientela in un outlet con cui Renzi senjor aveva un rapporto di consulenza.

Ci rendiamo perfettamente conto di non avere parenti segretari di partito o membri dell’esecutivo. Ma essendo fermamente convinti che il rignanese Tiziano Renzi abbia ricevuto soltanto le doverose attenzioni riservate da ferrovie e governo a qualunque cittadino, avanziamo qui la nostra rispettosa, ma pressante richiesta: al pari di Tiziano desideriamo almeno 5 incontri tra noi o un nostro emissario e l’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Rfi); chiediamo che ad almeno uno di questi appuntamenti partecipi un sottosegretario ai Trasporti e ci rendiamo fin da subito disponibili, se fosse necessario, a tenere i meeting pure in sedi non ufficiali, ma in bar, osterie, caffetterie, tavole calde o bettole di qualsiasi ordine e grado.

Anche chi scrive vuole infatti illustrare alle ferrovie i vantaggi (per se stesso e per la collettività) che si potrebbero ricavare da uno stop del Frecciarossa non a Rignano, ma nella stazione di Verona-Parona, chiusa nel lontano 2012. La stazione in questione è posta sulla tratta che porta a Bolzano e per lo scrivente, residente a Milano, sarebbe assai utile che venisse rimessa in funzione, prevedendo anche la fermata del treno. A Parona vivono gli anziani genitori dell’autore di Fatti chiari. Che, per questo motivo, ogni settimana perde minuti preziosi, altrimenti dedicati al lavoro, per spostarsi in taxi o in autobus dalla stazione di Verona Porta Nuova fino alla frazione di Parona di Valpolicella.

Allo stesso modo le 3.300 anime della frazione, in caso di fermata del treno ad alta velocità, potrebbero usufruire del servizio evitando pure loro stressanti spostamenti via gomma.

È vero che la richiesta di Tiziano Renzi è stata alla fine respinta. Ma nel nostro caso la situazione è oggettivamente diversa. Se Renzi senior, quando illustrò il suo progetto a Luigi D’Agostino, il costruttore dell’outlet, si sentì rispondere che “era folle l’idea di far fermare il Frecciarossa da Milano a Rignano (visto che) c’erano già polemiche per il treno che ferma ad Arezzo, città di Maria Elena Boschi”, noi possiamo invece assicurare di non essere mai stati investiti, nemmeno indirettamente, da contumelie di sorta riguardanti i mezzi di trasporto utilizzati da nostri congiunti, parenti, affini, amici, soci, estimatori e persino lettori.

Inoltre se l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, oggi ricorda di aver spiegato a Tiziano Renzi che quella per Rignano “era una linea ordinaria” e non ad alta velocità, a Parona il problema non si pone. Il Frecciarossa da Milano a Bolzano (sia pure su rotaie normali) esiste già. E non sarà certo un’unica nuova fermata a fare la differenza. Abbiamo insomma tutte le carte in regola.

Per cui, caro governo, care Ferrovie, non state a pensarci su due volte: ricevete lo scrivente e, se potete, accontentatelo. Dimostrate che davvero in democrazia un appuntamento non si nega a nessuno e che, soprattutto, i favori sono uguali per tutti.

(foto: bergamo.corriere.jpg)

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/09/come-tiziano-renzi-anche-noi-vogliamo-incontrare-le-ferrovie/5959938/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-10-09

La discesa agli inferi della Lega, tra gli inni alla mafia e le lacrime finte: i post di Scanzi. - Andrea Scanzi

 












Dai risultati dei ballottaggi ai contagi di Terracina: ovunque ti giri, il cazzaro verde è in caduta libera.

Il senso di Maraventano per la mafia.

Questa qua, Angela Maraventano, ha partecipato (tra i pochi) alla buffonata in Sicilia pro-Salvini. È stata senatrice leghista. È una pasionaria del cazzaro verde.
Ha avuto il coraggio di dire quanto segue: “La nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima, dove sono? Non esiste più perché noi la stiamo cancellando”.
Non sto scherzando. È tutto vero. Guardate il video e vomitate. Che bella gente che c’è nella Lega.
Siamo a livelli allucinanti.

Terracina, il Tordo e il senso di responsabilità commovente di Salvini.

Quante volte ci siamo detti che organizzare assembramenti a raffica senza rispettare le regole, come fa da giugno Salvini, è scellerato?

Eccoci.

Il 25 settembre scorso, a sostegno del suo candidato a sindaco, Salvini va a Terracina. Piove e i cento presenti si rifugiano dentro il ristorante “Il Tordo” (nome perfetto per l’occasione, peraltro). Tutti indossavano le mascherine, poi però nel corso degli interventi spesso se le sono tolte, o le hanno abbassate. Molti altri, come testimoniano diverse immagini, le portavano sulla bocca ma non sul naso.

Oggi, a meno di 14 giorni da quell’appuntamento, le autorità sanitarie locali temono che la cena elettorale al “Tordo” con Salvini possa essersi trasformata in un maxi cluster.

L’organizzatore dell’evento è già risultato positivo. Più di qualcuno sembra accusare sintomi preoccupanti e ieri sera c’è stata una corsa ai tamponi, a cui si è sottoposto anche un parlamentare. L’Asl sta pensando a organizzare un drive in, per effettuare tamponi a tappeto prima che un eventuale caso Terracina possa far collassare un territorio già fortemente provato dal Covid-19.

Complimenti, Salvini. Il tuo senso di responsabilità non smette di commuovere.

Dove 5S e Pd fanno squadra, la destra non tocca palla.

Notizie dai ballottaggi. Ovunque si siano apparentati con il centrosinistra (Renzi escluso, che anzi in molti casi appoggiava l’altro candidato), i 5 Stelle hanno vinto. Sempre, tranne che Andria, dove il M5S è andato insensatamente contro il Pd per soddisfare le solite manie taleban-suicide della tizia che, due settimane fa, voleva consegnare la Puglia a Fitto. Pora donna.

I M5S hanno vinto a Matera (coi voti anche del Pd). Hanno vinto a Giugliano (contro Italia Viva), Pomigliano d’Arco, Termini Imerese, Ariano Irpino, Manduria. E hanno vinto (apparentati) a Casavatore, Corsico (ancora contro Renzi) e Cascina (un trionfo dopo l’altro per Ceccardi).

Dove 5 Stelle e centrosinistra fanno squadra (sul serio), la destra non tocca quasi mai palla.

Se 5 Stelle e centrosinistra saranno intelligenti, ne trarranno insegnamento per le sfide ancor più probanti del 2021. Se invece vorranno continuare a suicidarsi, potranno pur sempre proseguire a dividersi in fazioni tra duropuristi, casaleggisti, realisti e (semplicemente) persone dotate di senno.

(In foto Domenico Bennardi, neo-sindaco di Matera)

La giornata perfetta per i cazzari e i talebani.

È un Salvini rutilante, che dal Papeete 2019 le sbaglia tutte. Idolo vero.

Al ballottaggio è riuscito a perdere praticamente ovunque. Persino dove era in vantaggio, come a Crotone, Reggio Calabria e Chieti. E persino nei feudi storici della Lega, come Legnano, Lecco, Corsico e Saronno.

Nel frattempo, l’alleanza Pd-M5S vince ovunque si sia presentata assieme.

Che dire? La giornata perfetta per il cazzaro verde, le lezzi affrante e i talebani babbei. Daje Matte’!

Auguri a un grande rivoluzionario.

Oggi compi 75 anni, splendido Ivan Graziani.

È un piacere ascoltarti da sempre, è un onore raccontarti da anni a teatro con tuo figlio Filippo.

Hai scritto almeno (almeno) 30 canzoni che porterei sull’isola deserta. Hai regalato riff, inventato mondi, disegnato ritratti.

Eri così avanti che tanti ti hanno capito subito, ma qualcuno deve capirti ancora. E chissà se avrà mai la voglia di farlo.

Sei stato, e sempre resterai, pioniere. Rivoluzionario. Talento puro. Ribelle testardo in eterno.

Buon compleanno, Chitarrista.

Mille di questi giorni, cari fedelissimi.

Voleva conquistare la Toscana, ma è stata sconfitta anche nella sua Cascina.

Nel disastro fragoroso e totale della Ceccardi, fedelissima di Salvini, c’è tutta l’involuzione della Lega attuale.

Quella di Lady Ceccardi è una Waterloo per certi versi indimenticabile. Mille di questi giorni, ultrà salviniani! Vi sia lieve il perdurante declino.

Io voterei per Papa Francesco

L’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco è qualcosa di vertiginoso. Splendida, coraggiosa, per certi aspetti rivoluzionaria.

Come ha ottimamente riassunto il filosofo Massimo Cacciari, è una sorta di ponte tra Illuminismo e Cattolicesimo, due mondi teoricamente inconciliabili. E anche in questo risiede la straordinarietà di un testo che insiste su concetti come libertà, fraternità, tolleranza e solidarietà.

Viviamo un’epoca tremenda. Senza idee, senza valori, senza empatia. I punti di riferimento sono pochi e, spesso, osteggiati. Tra le sparute fortune dell’essere immersi in questo presente, c’è proprio il fatto di essere contemporanei a Papa Francesco. Un Papa che, ovviamente, suscita diffidenza (per non dire odio) in quegli ambienti putrescenti saturi di sovranismo, razzismo e bigottismo.

Se esistesse un leader politico come Papa Francesco, lo voterei subito.

Che bell’assembramento, brava Jole!

Sogniamo tutti insieme con questa straordinaria performance danzereccia di Jole Santelli, governatrice della regione Calabria.
Assieme ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori, ha festeggiato l’elezione della neosindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, munita di coroncina di fiori e definita “principessa” dall’argutissimo speaker.
Un bell’assembramento privato in tempo di pandemia, senza mascherina e senza distanziamento, è davvero quel che ci vuole. Brava Jole!
(Guardate e condividete)

Grazie Rosato, devo anche a te il mio successo.

Leggo solo adesso che tal Rosato Ettore, esponente di Italia Cosiddetta Viva (e quindi di niente), mi definisce “ignorante, nel senso letterale del termine. Su come funziona il parlamento sicuramente. Comunque chiama il Presidente Fico, che le regole le definisce, te lo spiega volentieri, più di me”.

Lo ringrazio per le belle parole.

Se non sbaglio tal Rosato, tanto avvenente quanto vincente, è lo stesso che ha partorito quel capolavoro di legge elettorale tuttora vigente. Glielo ricordai durante una puntata mitologica di DiMartedì, dicembre 2017, e ancora deve rimettere insieme i pezzi.

Mi divertii così tanto che, quando tornai a casa dalla mia compagna, le dissi: “Sai che c’è? Io, il libro “Renzusconi”, lo trasformo in un tour teatrale da qui alle elezioni del 4 marzo. Questi renziani sono fantastici, mi fanno troppo ridere!”. Giuro che andò così! Ne nacque un tour trionfale, tipo 50 date in 30 giorni (spesso facevamo doppietta pomeriggio e sera): sempre esaurito, una roba pazzesca.

Quindi, a tal Rosato, io voglio bene. Mi porta fortuna. E la totale irrilevanza politica a cui si è auto-condannato mi piace da pazzi. Dunque, non volendo ridargli (di rimbalzo) visibilità con le mie parole, mi fermo qui.

Ora però vado a telefonare. Non a Fico, che peraltro non conosco. E neanche al tricologicamente dadaista Rosato, di cui apprezzo molto il percorso politico sin da quando riuscì a perdere (contro ogni logica) le elezioni a sindaco di Trieste nel 2006.

No: molto più prosaicamente, telefonerò alla Ducati. Devo ultimare la customizzazione della Scrambler, e quella sì che è una cosa seria. Altro che Rosato!

I trip mentali di Giorgia, che Jim Morrison in confronto è nulla.

“Ho sempre sostenuto che il Movimento 5 Stelle fosse uno strumento truffaldino usato per rubare voti a destra e portarli a governare a sinistra. Il trucco però è ormai svelato e la Destra sta tornando a casa, preferendo la coerenza rispetto al trasformismo grillino”.

Ma esattamente, la Meloni, per regalarci queste perle, quali trip mentali riesce a vivere? No, così, per sapere. Mi paiono molto efficaci. Neanche Aldous Huxley, Syd Barret e Jim Morrison una roba così.

Daje Giorgia!

Maraventano non scherzava mica.

Ve la ricordate la Maraventano? È la ex senatrice leghista che, dal palco, lo scorso weekend aveva rimpianto “la mafia coraggiosa di una volta”.
Salvini ha minimizzato le sue parole (“Si è espressa male”). Il segretario regionale Candiani le ha chiesto di dimettersi e chiedere scusa. Lei lo ha fatto. Almeno quello.
Tutto bene? No, perché ieri la Maraventano ha detto in tivù (alle Iene) che lei ha chiesto scusa perché doveva farlo, ma quelle cose sulla mafia le pensa davvero.
Giuro: lo ha detto.
Salvini commosso per i migranti: un’immagine moralmente oscena.

Salvini, la cui attenzione ai migranti è nota, sta esibendo in ogni contesto televisivo il suo dolore per “la morte di un bambino di 15 anni in una nave del governo”.

Da Vespa, ieri, ha pure aggiunto: “Parlo di lui perché ho un figlio che ha 17 anni”. I figli ce li deve sempre mettere. Aiutano la sua banalissima retorica, perfetta per un popolino che crede a tutto. Persino a lui.

Il “bambino di 15 anni” si chiamava Abou, 15enne della Costa d’Avorio. Abou è morto a Palermo, nonostante le cure ricevute in Italia, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni sulla nave quarantena Allegra.

È morto per la denutrizione e le torture che ha subito in Libia. Ovvero il “porto sicuro” dove, fosse stato per Salvini, Abou sarebbe stato rispedito.

Non solo. Come ha riassunto Emilio Mola: “La nave che ha salvato Abou, la Open Arms, è una di quelle ONG che lui ha sempre definito “complici dei trafficanti. E la nave su cui è stato messo in quarantena, lui l’ha sempre definita “nave da crociera” dei clandestini”.

Siamo oltre ogni decenza. Pur di attaccare il governo, Salvini (Salvini!) si mostra ora commosso per i migranti. Da Mario Giordano pareva addirittura a un passo dal piangere.

Ma stiamo scherzando? A che livelli moralmente osceni è arrivata la “ politica” italiana?

Il poro Porro e l’immenso Galli.

Scontro durissimo tra un gigantesco Galli e il poro Porro.
Le colpe storiche di una simile “informazione” sono enormi. Da mesi Porro, che ha pure avuto il Covid ma che da ciò non ha imparato nulla, minimizza la pandemia per meri fini politici. E se siamo di nuovo ridotti come siamo, è anche colpa di gente “minimizzatrice” come lui e i suoi amichetti. E’ una colpa gravissima. E non dico che il poro Porro andrebbe messo in galera solo perché nessuna galera meriterebbe una simile punizione.
A ciò si aggiunga l’ingiustificata arroganza del poro Porro, che prova perfino a insegnare a Galli la virologia e l’infettivologia, sparando cifre a caso, citando “l’idolo delle destre” Bassetti e accusando (pure!) Galli di avere criticato gli italiani per aver passato un’estate troppo allegra.
Galli ne esce alla grande, tritando dialetticamente con agio quel poco che resta del poro Porro, ma la vergogna resta: chi dice certe cose sulla pandemia oggi, quando è chiaro quanto stiamo rischiando, ha colpe storiche ENORMI.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/09/la-discesa-agli-inferi-della-lega-tra-gli-inni-alla-mafia-e-le-lacrime-finte-i-post-di-scanzi/5957858/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=scanziquotidiani&utm_term=2020-10-09

LE LEGGI DEGLI ALTRI. - Rino Ingarozza



Come ho sempre detto e come è palesemente evidente, tutte le leggi fatte dai 5 stelle, per l'opposizione e per la carovana dei suoi servili giornali, sono sbagliate, non vanno bene. A prescindere.

Bene, vogliamo analizzare le leggi fatte da loro? Vogliamo vedere le perle partorite dal trio Salvini, Meloni, Berlusconi? Almeno alcune. Per tutte ci vorrebbe un libro, ci vorrebbe la rivisitazione de "Il libro della giungla".
Partiamo con il lodo Alfano e il legittimo impedimento.
Il centro destra s'inventa queste leggi per parare il culo al cavaliere della tavola quadrata, dai processi. Secondo queste leggi la giustizia non dovrebbe toccare le alte cariche dello Stato e, comunque, avrebbe dovuto aspettare i comodi del loro capo per convocarlo ai vari processi e quindi, dato che giornalmente impegnato, in quanto Presidente del consiglio, mai, finché restava in carica. Non sono riusciti a mettere la clausola "valevole anche per gli ex Premier". Così non potevano convocarlo nemmeno quando non era più Presidente del consiglio.
Abolizione per tutti del pagamento ICI sulla prima casa.
Perfetto! Una legge meravigliosa. Tolgono introiti alle casse dello Stato per favorire chi ha una casa di quattrocento metri quadri al centro di Roma o Firenze e che dichiara 2 o 3 milioni all'anno. Tolgono una tassa a delle persone che, probabilmente, neanche si erano mai accorti di pagarla.
Aumento del finanziamento pubblico ai partiti.
Un referendum (e quindi la voce del popolo, la famosa democrazia diretta) dirà in seguito che il finanziamento pubblico dovrà essere abolito. E loro? Cosa fanno? Si adeguano? No, trovano il modo (affiancati dalla sinistra) di prenderlo lo stesso. Gli cambiano soltanto il nome.
Legge Gasparri.
Approvano questa legge per un duplice scopo: far mantenere a Berlusconi le tre reti televisive e permettere a Rete 4 di continuare a mantenere le frequenze, in barba ad una sentenza che affidava le stesse a Italia 7.
Abolizione della tassa di successione per importi sopra i 350 mila euro.
Cioè, capite bene, non l' aboliscono per importi di qualche migliaio di euro (50, 70, 100) ma lo fanno per quelli più ricchi. Per carità, pensando sempre al popolo, mica al loro capo e a quelli come lui.
Lo scudo fiscale.
Chi ha capitali all'estero può farli rientrare, pagando una miseria di multa. Sempre leggi per il popolo, quale operaio o impiegato non aveva capitali all'estero? Quasi tutti.
Spostano (notte tempo) circa sette miliardi di lire, stanziati da Prodi per l'ammodernamento della S.S. 106 jonica (detta "strada della morte) per pagare le multe sulle quote latte, per gli amici della Lega nord.
Depenalizzazione del falso in bilancio.
Cancellarono la legge che prevedeva il carcere per il falso in bilancio delle società quotate in borsa. Ovviamente anche questa legge è stata fatta per il popolo. Chi non ha una società quotata in borsa?
Hanno abolito una legge fatta da Prodi (del quale non me ne può fregare di meno) contro "le dimissioni in bianco" che alcuni imprenditori praticavano per ricattare i dipendenti. Lo hanno fatto per tutelare i lavoratori, ovviamente. Fanno una legge che limita le intercettazioni.
Scrivono nero su bianco che puoi intercettare solo i mafiosi e i delinquenti. Ma se le intercettazioni servono apposta per scoprire i mafiosi e i delinquenti.... In pratica la giustizia dovrebbe prima scovarli, magari arrestarli e poi intercettarli.
Legge detta anche "ammazza mafia", anzi, no, scusate, detta anche "ammazza .....che mafia".
Per non parlare, poi dei tagli che hanno fatto alla scuola e alla santità.
E delle leggi che hanno votato, tipo la legge Fornero, che adesso fingono di combattere, come se ce l'avesse mandata un demone, passato di qui per caso. Il famoso demone Ber.Mel.Ini.
Credo che possa bastare, ne cito solo altre due, per par condicio, fatta dalla sinistra e precisamente dall'ex Ministra della salute Lorenzin, del governo Renzi. Ha fatto un decreto sulle prescrizioni dei farmaci e delle prestazioni, da parte dei medici di famiglia (questa è una cosa che ho toccato con mano).
Secondo questo decreto, l'esame del "'colesterolo" puoi farlo ogni 5 anni, a meno che non tu non abbia una patologia importante (ma non si dice sempre che le malattie bisogna prevenirle?) Lungimirante. In pratica per sapere se hai il colesterolo alto, ti deve prima venire un infarto o un ictus e poi lo puoi controllare. Una scienziata. Sembra sia discendente da Ippocrate. Il famoso medico del "giuramento di Ippocrate" che tutti i medici devono fare prima di iniziare la professione. Si narra che è apparso in sonno, una mattina, alla Ministra, mentre stava tranquillamente dormendo sugli scranni del parlamento, e le abbia suggerito questa cosa e quella che vi descrivo adesso.
L'altra cosa cosa meravigliosa riguarda i farmaci, specialmente per quanto riguarda il "Pantaprazolo" o "l'omeprazolo" (ma non solo).
Non posso essere prescritti due volte nello stesso mese. Giusto, si dirà, c'è un piccolo particolare, però, le scatole di questi farmaci sono composte da 28 pillole o 14 (per 2). Mi dice, la Lorenzin, come si fa a prenderle per 30/31 giorni se le pillole sono 28, per chi, come me, deve prenderne una al giorno? Mistero. C'è da pensare che la signora ha pensato questa ordinanza nel mese di Febbraio, in un anno non bisestile. O, che Ippocrate stesso, gliel'abbia suggerita in questo mese, mentre discuteva di scienze con Pitagora.
L'altro capolavoro l'ha fatto Renzi in persona, cancellando l'articolo 18 dal contratto dei lavoratori, che era l'unica tutela per gli operai. Uno di sinistra (diceva lui di esserlo) che fa una legge in favore degli imprenditori e contro gli operai. Il famoso movimento renziano, falce, martello e paglia nel cervello.
Queste sono solo alcune perle dei governi precedenti. La gente ha memoria corta oppure, mi viene da pensare, approvi queste schifezze. Non si spiega altrimenti, perché continuano a votarli.
Forse erano abituati a queste "regole" ed ora che è arrivato un movimento che mette al centro delle sue idee, il popolo, sembra talmente un'eccezione che sembra un errore, un'anomalia. È come quando sei talmente abituato a spingere l'auto per farla partire, che il giorno che parte al primo colpo, quasi ti arrabbi, talmente eri abituato alla spinta.
Questi grillini che pensano sempre al popolo. Ma come si permettono?
Aridatece Berlusconi.

(foto: http://www.libertaegiustizia.it/wp-
content/uploads/2010/12/02stern_berlusconi-300x216.jpg)

La bretella di Nicolazzi, la A1 di Fanfani e la pista di Scajola. - Antonello Caporale

 












Non solo Renzi sr. Politici e trasporti ad personam.

“Ci sono le montagne, ma si possono bucare”. Definitivo il timbro di Fiorentino Sullo, l’irpino più potente nell’Italia degli anni Sessanta, così spiegando la deviazione del tracciato dell’autostrada Napoli-Bari. Con un colpo di penna indicò ai progettisti il nuovo itinerario: abbandonare al suo destino Benevento e piegare verso Avellino, buco dopo buco, viadotto dopo viadotto. All’altezza dello svincolo di Baiano la strada infatti fa un balzo in avanti, si inerpica e inizia ad aggrovigliarsi per una quarantina di chilometri fino a baciare la sua città.

Borgo natìo selvaggio. Sono pene d’amore queste opere ingegneristiche, cambiali pagate variante dopo variante perché il potere ha bisogno di essere riconosciuto fino al caminetto di casa.

Per terra, per aria e per mare. Svincoli, raccordi, intersecazioni residenziali. Lavori pubblici tracciati nel salotto, tecnicamente in house, itinerari deviati, voli pindarici.

Ricordate lo Scajola-Roma-Scajola? Si era nel 2008 e l’asfittico aeroporto di Albenga ebbe il piacere di trovar seduto al Viminale Claudio Scajola, santo patrono della vicina Imperia. Il ministro consigliò Alitalia di considerare anche la piccola Albenga come slot utile per atterraggi e decolli. Cosicché da Fiumicino iniziò a volare un Atr che, di media, conduceva 18 persone nell’ovest ligure. E tra questi appunto Scajola, soprattutto Scajola, cioè il ministro. Quando si dimise dal governo però Alitalia dismise il volo. E quella coincidenza suonò strana. L’aerovia riprese vigore solo dopo che l’ex ritornò a galla, nuovamente nella compagine di Palazzo Chigi a presidiare il programma del governo Berlusconi. I passeggeri della seconda ondata, molto distanziati, furono purtroppo di media otto a volo. Il declino politico del ministro coincise con la sconfitta aerea di Albenga dove nessuno più è mai atterrato.

Voler bene al proprio territorio. E volergliene a prescindere dai costi. Non sappiamo se il Tav a Rignano, il paese di babbo Renzi, fosse una pretesa o una necessità. Sappiamo che anche a Barcellona Pozzo di Gotto, per merito del parlamentare Carmelo Santalco, ivi residente, i binari furono oggetto di enorme corteggiamento.

Fare, e a prescindere dal costo. Nel tempo la misura del potere veniva considerata dalla capacità di succhiare una mai men che notevole quantità di miliardi di lire per vederla consacrata. Cosicché due coppie di potentissimi devono essere ricordati per via del bitume. Anzitutto il socialista Giacomo Mancini, cosentino e ministro dei Lavori pubblici. Appassionato e visionario, decise che l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, la mitica autostrada dell’ingorgo trentennale, dovesse sloggiare dal mar Tirreno, verso il quale andava dirigendosi e salire attraverso le prime pendici silane pur di raggiungere Cosenza, la città ministeriale. Sono gli anni dell’ottimismo, del Pil crescente e della forza onnipotente della classe politica. Tra il 1967 e il 1974 una connessione Dc-Psi tutta calabrese sfonda ogni perplessità dell’ingegneria sismica, allora agli albori, e ogni lievitazione di costo avanzata dagli strutturisti. Mancini, insieme a Riccardo Misasi, colto notabile dc, impone il tritolo per bucare le montagne e tanto cemento armato. Il viadotto Italia (261 metri di altezza) sarà l’opera che traghetterà l’autostrada verso casa, medaglia d’oro al valor politico.

E che dire del duo Natali-Gaspari. Un’accoppiata democristiana ancora più vincente, ancora più esuberante e tremendamente competitiva. L’Abruzzo che era senza autostrada ebbe in dono la A24 finalmente. Collegamento veloce Roma-Pescara. La questione si fece seria quando si prese la cartina e si notò che Lorenzo Natali la voleva più a nord, verso L’Aquila, e Remo Gaspari più a sud, verso la sua Gissi. Erano fior di democristiani, potenti e vincenti. Si decise dunque di biforcarla, di doppiarla: dallo svincolo di Torano partì una striscia d’asfalto verso nord, per far contento Natali, e una verso sud, accontentando Gaspari. Da zero a due autostrade in un sol colpo.

E vogliamo ricordare qui Franco Nicolazzi, autentico fuoriclasse del piccolo Psdi, nativo di Gattico, Novara, che riuscì nell’impresa di far passare la Genova-Gravellona, il cui destino finale doveva essere il Sempione, per il suo piccolo comune. Nicolazzi, ministro tra l’85-92, amante dei trasporti, abbellì il natìo villaggio di bretelle autostradali (da qui il nome bretella Nicolazzi) che l’hanno trasformato in una sorta di autogrill permanente, essendo il paese traforato anche dall’autostrada dei Laghi.

Non finì come avrebbe dovuto e potuto la costruzione della A31, conosciuta come la Pi-Ru-Bi, dalle iniziali dei tre maggiorenti democristiani (Piccoli, Rumor e Bisaglia) che avevano interesse a portare la strada veloce rispettivamente a Trento, a Vicenza e a Rovigo. L’unico tratto costruito (Vicenza-Val d’Astico, 40 chilometri circa) consacrò Rumor sul podio dei Vip.

Resta per ultimo, ma primo per rilevanza geografica, l’enorme gobba che Amintore Fanfani fece fare all’autostrada del Sole, diretta a Milano e già sulla via dritta di Firenze, per far sì che la sua Arezzo avesse come partire e lui come arrivare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/09/la-bretella-di-nicolazzi-la-a1-di-fanfani-e-la-pista-di-scajola/5959948/

La "casacca-politica" costa tantissimo ai cittadini, da sempre. Gli "onnipotenti" si alternano e creano esigenze costose per potersi crogiolare nel mare del benessere personale e mostrarsi agli altri come dei, non curanti del benessere di chi dovrebbero amministrare e non depauperare.
E la casacca, con il tempo, si allarga, e lo fa per comprendere anche le esigenze dei congiunti e degli affini di chi la indossa: l'onnipotenza tende ad estendere le sue mugnificienze per aumentare alter ego e adoratori...
N'est ce pas?
cetta.



Bignami per somari. - Marco Travaglio

 














Piccolo bignami per conduttori di talk show, da usare quando un ospite disinformato e/o esagitato (cioè quasi tutti) attacca il pippone sulla dittatura sanitaria, i pieni poteri del premier tiranno, il Parlamento esautorato, la democrazia sospesa, il bavaglio della mascherina e mena scandalo per lo stato di emergenza e i Dpcm mai visti neppure negli anni di piombo.

Stato di emergenza. Regolarmente previsto da una legge dello Stato, la n. 225 del 1992 (Istituzione del Servizio nazionale della Protezione civile), può scattare in occasione di calamità naturali e durare fino a 90 giorni, prorogabili o rinnovabili. Per l’emergenza Covid è stato dichiarato il 31 gennaio 2020, quando i positivi in tutta Italia erano 2 e i morti zero. Il 31 luglio è stato prorogato fino al 15 ottobre e ora sino al 31 gennaio 2021. Non assegna al governo né pieni poteri né maggiori poteri, ma consente ordinanze di Protezione civile (emanate d’intesa con le Regioni coinvolte) per immediati interventi di soccorso e assistenza ai cittadini colpiti, la messa in sicurezza degli edifici, gli approvvigionamenti necessari per far fronte all’emergenza con procedure semplificate e abbreviate. Grazie allo Stato di emergenza: si è creato il Comitato tecnico scientifico in affiancamento al governo; si è potuto adottare lo smart working senza gli accordi individuali previsti dalla legge; la struttura del commissario Arcuri ha potuto acquistare in breve tempo banchi e attrezzature per le scuole e tutto il materiale sanitario e protettivo necessario contro il virus (mascherine, gel, camici, guanti, tamponi, test sierologici), saltando alcuni passaggi delle gare d’appalto; si è potuto bloccare voli e limitare ingressi da Paesi a rischio, noleggiare navi-quarantena per migranti, allestire le strutture temporanee per assistere i positivi, impiegare volontari della Protezione civile per i controlli negli aeroporti e nei drive-in per i tamponi, reclutare personale sanitario a supporto delle strutture regionali e delle carceri, anticipare il pagamento delle pensioni per scaglionarlo ed evitare assembramenti alle Poste. Eccetera. Tutto ciò non ha aumentato di un grammo il potere del premier e del governo (che ha agito con poteri conferitigli non dallo stato di emergenza, ma dal Parlamento che ha convertito il decreto legge del 6 marzo autorizzandolo ad “adottare ogni misura di contenimento e di gestione adeguata e proporzionata all’evolversi della situazione epidemiologica” e i decreti successivi). Ha semplicemente consentito interventi più rapidi ed efficaci in un’emergenza che si evolve di giorno in giorno e richiede risposte immediate e flessibili.

Chi si scandalizza per lo stato d’emergenza, come se non si fosse mai visto, dovrebbe sapere che nella storia repubblicana è stato dichiarato centinaia di volte, anche per eventi molto meno drammatici di questa pandemia (oltre 35mila morti in sei mesi e crollo dell’economia). E tuttora risultano prorogati decine di stati di emergenza, anche per calamità piuttosto risalenti nel tempo: terremoti in Emilia-Romagna (2012) e nel Centro Italia (2016), crollo del ponte Morandi, alluvione in Emilia e crisi idrica in Veneto (2018). Ma nessuno si scandalizza, forse perché nessuno lo sa. O perché non li ha dichiarati questo governo (nel 2012 c’era Monti, nel 2016 l’Innominabile e nel 2018 i gialloverdi).
Dpcm. È l’acronimo di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, anch’esso frequentissimo ed esistente da sempre nell’ordinamento repubblicano. Non dipende dallo stato di emergenza (può benissimo essere adottato anche senza), ma da leggi o decreti legge regolarmente approvati a monte dal presidente della Repubblica e a valle dal Parlamento (che, se non vuole i Dpcm, può bocciare i decreti che li autorizzano o sfiduciare il governo). Non sono dunque leggi primarie, ma norme amministrative di rango secondario: in pratica regolamenti attuativi di leggi e decreti veri e propri. La legge o il decreto enuncia i principi generali, il decreto attuativo ne fissa i dettagli tecnici. Quando lo adotta il premier, si chiama “Dpcm”; quando lo emana un solo ministro, “decreto ministeriale”; quando lo firmano più ministri, “decreto interministeriale”. Ma non può mai essere orfano o spuntare come un fungo: deve sempre essere figlio di una legge o di un decreto che lo autorizzi, regolarmente approvati dal Parlamento e promulgati dal capo dello Stato. E non è certo un’invenzione di Conte per il Covid: è regolato dall’art. 17 della legge 400 del 1988 (governo De Mita). Soltanto nell’ultima legislatura intera, la XVII (2013-2018), Openpolis calcola che il Parlamento approvò 352 fra leggi e decreti legge, di cui 88 (il 25%) hanno richiesto almeno un decreto attuativo. E molti di più i 126 decreti legislativi (leggi-delega). In tutto 214 norme primarie che richiesero ben 1.735 decreti attuativi: del premier (Dpcm), di un ministro (decreto ministeriali), di più ministri (decreti interministeriali). Dei 1.069 effettivamente adottati (61,61%), 722 (67,54) furono decreti ministeriali e 171 Dpcm (16,09). Eppure nessuno gridò alla dittatura del premier, ai pieni poteri, al Parlamento scavalcato e alla democrazia sospesa come si fa oggi per i 19 Dpcm anti-Covid varati da Conte in 8 mesi. Forse perché nessuno ci faceva caso. O perché c’erano altri premier?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/09/bignami-per-somari/5959892/