domenica 17 gennaio 2021

Crisi di governo, Renzi: “Via Conte se non prende 161 voti”. Ma al Senato per avere la fiducia basta solo che i Sì superino i No. - Giuseppe Pipitone


Dopo la chiusura di Pd e M5s a un nuovo dialogo con Italia viva, l'ex premier alza ancora il tiro e spiega che senza la maggioranza assoluta, dal suo punto di vista, non può esserci un nuovo governo Conte. La fiducia, però, si ottiene con la maggioranza relativa per scelta deliberata dei padri Costituenti, come spiega il costituzionalista e parlamentare Pd Ceccanti. Favorevoli, astenuti e contrari: ecco il pallottoliere di Palazzo Madama.

Quella che sembra essere l’ultima provocazione arriva da un’intervista alla Stampa. “Il governo? Non mi pare che abbia i numeri. Se non prende 161 voti, tocca un governo senza Conte“, sostiene Matteo Renzi. Con il Pd e il Movimento 5 stelle che hanno chiuso, almeno per il momento, a un nuovo dialogo con Italia viva (definita da Nicola Zingaretti “inaffidabile in qualsiasi scenario”), mentre Riccardo Nencini – il senatore che ha concesso a Renzi di avere il suo gruppo a Palazzo Madama – annuncia l’intenzione di voler rimanere in maggioranza, per l’ex presidente del consiglio sembra essere fallito il piano originario. E cioè ritirare le ministre e rompere con l’esecutivo, quindi cominciare una nuova trattativa dall’esterno per portare a Palazzo Chigi una persona diversa da Giuseppe Conte. Un copione da consumato giocatore di poker, quello di Renzi, che però sembra sempre più difficile da attuare. Man mano che si avvicina l’ora X di martedì prossimo, infatti, inizia ad acquisire qualche solidità l’ipotesi che il premier possa comunque raccogliere a Palazzo Madama i voti necessari a mantenere una maggioranza. Pure senza Italia viva.

“Al Senato la fiducia si prende con la maggioranza relativa” – Per questo motivo Renzi fissa in 161 la soglia necessaria per garantire – dal suo punto di vista – il successo del presidente del consiglio. È un altro all-in, solo che questa volta la mano è truccata: Renzi, infatti, sa benissimo che in Parlamento la fiducia non si ottiene con la maggioranza assoluta ma relativa. Vuol dire che per incassare il sostegno di Palazzo Madama a Conte basta semplicemente ottenere un solo voto a favore in più rispetto ai contrari. A ricordarlo è il costituzionalista Stefano Ceccanti, deputato del Pd candidato proprio da Renzi alle ultime elezioni. “Per la fiducia non servono 161 voti al Senato, i Costituenti vollero deliberatamente la maggioranza relativa, i Sì devono solo battere i No“, scrive Ceccanti in un intervento sul suo sito web. “Il Progetto originario della nostra Costituzione – ricorda il capogruppo dem in commissione Affari Costituzionali – prevedeva la maggioranza assoluta (peraltro a Camere riunite) per ottenere la fiducia. Il liberale Bozzi nella seduta della Costituente del 24 ottobre 1947 obiettò che ciò avrebbe reso illogicamente più difficile la formazione del Governo. Fu poi seguito dal socialista Stampacchia e infine da Costantino Mortati. L’Assemblea licenziò quindi il testo definitivo dell’articolo 94 non prevedendo nessun quorum rafforzato. Per ottenere la fiducia è quindi necessario solo che i Sì battano i No“. Ma non solo. Perché Ceccanti spiega inoltre che “fino alla scorsa legislatura c’era un problema di computo delle astensioni perché mentre chi si asteneva dal voto non veniva computato, viceversa chi si asteneva NEL voto (cioè votava astenuto) veniva sommato ai contrari. Ora non è più così, contano solo i Sì e i No“.

La mano truccata dei renziani – Ecco perché dopo aver alzato ancora una volta la posta in gioco con la storia dei 161 voti, Renzi gioca pure la carta dell’astensione. Lui, dice sempre al quotidiano di Torino, non voterà contro al premier ma si asterrà. È così è orientato a fare anche il suo gruppo, sia alla Camera – dove il governo dovrebbe avere la maggioranza anche senza Italia viva- che al Senato. I renziani sono convinti che senza i loro 18 voti, a Palazzo Madama la maggioranza non andrebbe oltre 150, 152 voti. Conte avrebbe dunque una maggioranza relativa ma con i renziani astenuti che sarebbero fondamentali per arrivare a quella assoluta. “A questo punto – dicono alle agenzie di stampa – ci domandiamo se Conte cercherà comunque la spallata”. In pratica un all-in sull’all-in che fa somigliare il Senato sempre più a una bisca clandestina. Un azzardo pericoloso non solo per Conte, che ha scelto di andarsi a misurare col voto d’aula, ma pure per gli sfidanti d’Italia viva.

Il pallottoliere della maggioranza – Armandosi di pallottoliere, infatti, al Senato il presidente del consiglio può considerare come Sì sicuri al suo governo i 35 voti del Partito democratico e i 92 del Movimento 5 stelle. A questi vanno sommati 8 voti su 9 componenti del gruppo Autonomie (il nono è del presidente emerito Giorgio Napolitano, che da tempo non partecipa ai lavori per motivi di salute). Si parte quindi da 135. Ai quali vanno sommati quelli del gruppo Misto, che al Senato conta in totale 29 iscritti, non tutti a favore dell’esecutivo. Per Conte voterà sicuramente la componente di Leu con sei senatori, e cioè la capogruppo Loredana De PetrisPietro GrassoVasco ErraniFrancesco La Forgia, e le ex grilline Paola NugnesElena Fattori. Ci sono poi gli esponenti del Maie, attualmente ancora nel Misto ma che si è appena costituito come gruppo autonomo di “costruttori” pro Conte: si tratta del sottosegretario Ricardo MerloAdriano CarioRaffaele FantettiSaverio De Bonis e Maurizio Buccarella. A proposito di costruttori, vota la fiducia al governo già da qualche tempo Sandra Lonardo, cioè la moglie di Clemente Mastella. Con la maggioranza ci sono poi l’indipendente di sinistra Sandro Ruotolo e l’ex Pd Tommaso Cerno. Sono dati tra quelli che alla fine dovrebbero votare Sì – seppur tra mille distinguo – anche gli ex 5 stelle Gregorio De FalcoLelio CiampolilloTiziana DragoMarinella PacificoLuigi Di Marzio Mario Michele Giarrusso. Anche il senatore a vita Mario Monti ha detto che sceglierà come votare solo dopo aver ascoltato il premier in aula, ma ha definito incomprensibile una crisi di governo: “Sono cose che inducono sempre alla diffidenza il resto dell’Europa e del mondo quando guardano l’Italia”. Parole che iscrivono l’ex presidente del consiglio nell’elenco dei “costruttori” . Una lista della quale farebbe parte anche l’altra senatrice a vita del Misto, e cioè Liliana Segre, se dovesse partecipare alla seduta di martedì.

Astenuti, contrari, senatori a vita: le variabili – In questo modo dei 29 esponenti del Misto sarebbero 22 a votare Sì dopo l’intervento di Conte a Palazzo Madama. Il totale dei voti della maggioranza sarebbe quindi – con tutti i condizionali del caso – 157: soglia bastevole ad avere la maggioranza relativa con o senza le astensioni d’Italia viva. E forse pure quella assoluta. I 161 voti citati da Renzi, infatti, rappresentano un quorum solo se tutti i 321 senatori (315 eletti più 6 a vita) saranno in aula a votare. Detto dell’assenza di Napolitano e dei probabili Sì di Monti e Segre, Elena Cattaneo è una degli 8 del gruppo Autonomie che hanno finora sostenuto il governo Conte 2. Non si sa invece cosa decideranno di fare Renzo Piano e Carlo Rubbia, visto che molto raramente hanno partecipato ai lavori. Senza considerare che questo calcolo considera voti sicuri contro il governo almeno altri sette esponenti del gruppo Misto (Emma Bonino, i tre di Cambiamo – Massimo Berruti, Gaetano Quagliariello e Paolo Romani – l’ex dem Matteo Richetti e gli ex M5s Gianluigi Paragone e Carlo Martelli), i 19 di Fratelli d’Italia, i 63 della Lega e i 54 di Forza Italia. Il totale farebbe 143, Anche qui i condizionali sono d’obbligo visto che tra i berlusconiani da giorni sta emergendo chiaramente un’area di responsabilità. L’impressione è che alla fine gli astenuti potrebbero essere anche più dei soli esponenti di Italia viva.

Teoria e pratica: la strategia della maggioranza relativa – In via teorica, quindi, a Conte basta semplicemente avere un voto in più per conservare la fiducia. L’archivio è colmo di precedenti: di governi in carica pur senza la maggioranza assoluta è piena la Prima Repubblica. È chiaro, però, che in questa condizione l’esecutivo dovrebbe affrontare un problema squisitamente politico: dovrebbe governare con una maggioranza molto fragile e – sempre in teoria – facilmente battibile. Non è detto, però, che anche questa non sia una strategia per reagire all’azzardo dei renziani: superare lo scoglio di Palazzo Madama, guadagnando tempo per puntellare i numeri più avanti. È vero che al capo dello Stato non sono mai piaciute le maggioranze “raccogliticce“, ed è pure vero che lo stesso Conte si è detto contrario a governare con un voto “preso qua e uno preso là“. Evitare la sfiducia, però, vorrebbe dire superare la prima parte della crisi. E quindi lavorare per tentare di arrivare alla fatidica soglia dei 161 più avanti, senza l’aiuto dei renziani. Astenuti o meno.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/15/crisi-di-governo-renzi-via-conte-se-non-prende-161-voti-ma-al-senato-per-avere-la-fiducia-basta-solo-che-i-si-superino-i-no/6067198/

Gli irresponsabili. - Marco Travaglio

 

Più passano le ore, più appare chiaro che dietro l’Innominabile sfasciacarrozze c’era (e c’è) un bel pezzo del Pd, che l’ha usato (e lo usa) come piede di porco per liberarsi di Conte, o almeno per sfregiarlo. Il primo atto della congiura è andato maluccio, con i pifferi di montagna partiti per suonare e finiti suonati. Ma ora è iniziato il secondo. Basta leggere le stomachevoli interviste di Orlando, Marcucci e altri vedovi inconsolabili del rignanese. “Mai dire mai” (oh, sì, dài, rottàmaci ancora che ci piace tanto!), “la fiducia non basta, allargare alle forze europeiste” (cioè a FI), “ci vuole il Conte ter” (così sarà lui a comunicare alla De Micheli che deve sloggiare per far posto a Orlando, e non il Pd che trema alla sola idea), “non moriremo per Conte” (detto da chi, prima di Conte, era morto e sepolto) e altre scemenze. Che, tradotte in italiano, vogliono dire una cosa sola: se martedì il premier salva il governo, poi non lo ferma più nessuno; quindi meglio umiliarlo in Senato, dissuadendo i “responsabili” che fino all’altroieri arrivavano a frotte, convinti di essere indispensabili (e subito) dal “mai più con Renzi” di Zinga. Una linea tetragona come una trottola, solida come un budino e ferma come una gelatina, subito smentita da due o tre delle tribù libiche chiamate “Pd”. La sponda ideale per l’Innominabile che, ormai ridotto alla mendicità, ha tamponato l’emorragia interna col semplice annuncio dell’astensione sul premier che l’altroieri era un “vulnus per la democrazia”, pronto a risedersi al tavolo giallorosa come se nulla fosse.

Così, per non fare un governo coi responsabili, se ne farebbe un altro con gli irresponsabili. Ovviamente senza Conte, che ha detto e ripetuto “mai più con Iv” e, diversamente dagli altri, è uomo di parola. Le tribù pidine che detestano la sua popolarità potrebbero finalmente rimpiazzarlo con un Guerini o altri noti frequentatori di se stessi. E tornare ai loro giochini sadomaso sotto la frusta del pluritraditore. A questo punto non si vede perché Conte dovrebbe consentire a questi doppio e triplogiochisti senza faccia di giocare con la sua. Se oggi la Direzione Pd non uscirà con un no chiaro e definitivo al richiamo della foresta renziano, tanto vale che domani si presenti dimissionario alle Camere. Anziché andare al macello per conto terzi, saluti tutti e torni al suo lavoro (avendo la fortuna di averne uno). Così gli italovivi e gli spingitori di italovivi che ci hanno trascinati in questo disastro potranno mostrarci le loro mirabilie. Quando poi si voterà, la forza dei sondaggi costringerà Conte a fare ciò che non ha mai voluto fare: un’iniziativa politica con i 5Stelle o al loro fianco per non regalare l’Italia agli irresponsabili di destra e di centrosinistra.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/17/gli-irresponsabili/6068310/

Misure anti-Covid: da oggi Lombardia e Sicilia in area rossa, 12 regioni in arancione. Bar, negozi e spostamenti: le regole zona per zona.

 

Per gran parte del Paese scattano diffuse chiusure di attività commerciali, autocertificazioni per gli spostamenti, coprifuoco dalle 22 alle 5, asporto dai bar solo fino alle 18. Nelle zone gialle invece nei giorni feriali riapriranno i musei. Non c'è più il divieto di spostamento verso le seconde case. Ecco quali sono le restrizioni in ciascuna regione.

L’Italia si tinge di arancione. Da oggi, domenica 17 gennaio, diventano 12 le regioni in cui sono in vigore le restrizioni previste per la fascia intermedia. Va peggio a Sicilia Lombardia che finiscono in area rossa, mentre soltanto 5 regioni restano in giallo, oltre alla Provincia di Trento. Per gran parte del Paese significa diffuse chiusure di attività commerciali, autocertificazioni per gli spostamenti, coprifuoco dalle 22 alle 5, asporto dai bar solo fino alle 18. Nelle zone gialle invece nei giorni feriali riapriranno i musei con accessi contingentati. Ma anche un’altra novità comunicata sabato da Palazzo Chigi: non c’è più il divieto di spostamento verso le seconde case fuori-regione, purché a muoversi sia soltanto il nucleo familiare.

“Le ordinanze sono costruite sulla base di dati oggettivi e indirizzi scientifici”, ha ricordato il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Hanno la finalità di contenere il contagio in una fase espansiva dell’epidemia. Per questo rispettarle è decisivo se non si vuol perdere il controllo del contagio”, ha ricordato, replicando alle polemiche del governatore Attilio Fontana che annuncia ricorso al Tar. Il terzo territorio in zona rossa è la Provincia di Bolzano, che però ha deciso – in virtù della sua autonomia – di non inasprire le limitazioni attualmente in vigore. A fare compagnia in area arancione a Calabria, Emilia-Romagna e Veneto (già nella fascia da una settimana, secondo le verifiche sul precedente monitoraggio) sono ora anche Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta.

Eventuali allentamenti, per rosse e arancioni, non avverranno a breve: le Regioni appena ‘declassate’ nelle zone più restrittive non potranno comunque accedere a fasce più permissive prima di due settimane. In generale in tutto il Paese gli ultimi provvedimenti, tra il decreto e il Dpcm, impongono fino al 15 febbraio il divieto di spostarsi tra Regioni. Fino al 5 marzo, invece, è previsto il coprifuoco dalle 22 alle 5 del giorno dopo e il divieto della vendita ad asporto di bevande dalle 18. Restano chiuse palestre e piscine mentre i ragazzi delle scuole superiori delle Regioni gialle e arancioni torneranno a scuola lunedì almeno al 50% della presenza. Ma non in tutta Italia: sono numerosi i governatori che hanno scelto di aspettare. È consentito ricevere a casa propria non più di due persone, una sola volta al giorno. Sul fronte dei viaggi, non sarà prevista la quarantena per chi arriva dall’Ue perché basterà un tampone rapido fatto nelle 48 ore precedenti.

Ecco le principali regole area per area.
Zona rossa.
(Lombardia e Sicilia)
SPOSTAMENTI – Vietato ogni spostamento anche all’interno dei comuni, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. Sono comunque consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza nei limiti in cui la stessa è consentita. È consentito il rientro presso il proprio domicilioabitazione o residenza. Si può andare una sola volta al giorno nel proprio comune, tra le 5 e le 22, a casa di amici e parenti massimo in due (non si contano minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi). Per i comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, le visite sono consentite per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
NEGOZI – Stop alle attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità. Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie e le parafarmacie. Sono aperti anche parrucchieri e barbieri, lavanderie, ferramenta, ottici, fiorai, librerie, cartolerie, informatica, negozi di abbigliamento per bambini e di giocattoli, profumerie, pompe funebri, distributori automatici.
RISTORANTI E BAR – Chiusi, sempre consentito l’asporto (fino alle 22 per i ristoranti, fino alle 18 per i bar) e il delivery.
SPORT – Sospese tutte le attività anche nei centri all’aperto. E’ consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con mascherina, è altresì consentito lo svolgimento di attività sportiva esclusivamente all’aperto e in forma individuale.

Zona arancione
(Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Valle D’Aosta, Veneto)
COPRIFUOCO – Confermato il divieto di spostamento dalle 22 alle 5 salvo esigenze lavorative, necessità o salute.
SPOSTAMENTI – E’ vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune. Lo spostamento verso una sola abitazione privata consentito, nell’ambito del territorio comunale, una volta al giorno, tra le 5 e le 22 e nei limiti di due persone (non si contano minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi). Sono consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
NEGOZI – Gli esercizi commerciali sono tutti aperti. E’ prevista la chiusura dei centri commerciali nelle giornate festive e prefestive, tranne per i negozi di alimentari, supermercati, farmacie, parafarmacie, tabacchi ed edicole che si trovano al loro interno.
BAR E RISTORANTI – Sospese tutte le attività di ristorazione, sempre consentito l’asporto (fino alle 22 per i ristoranti, fino alle 18 per i bar) e il delivery.
MUSEI – Chiusi, a eccezione delle biblioteche dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione e degli archivi.

Zona gialla
(Trento, Molise, Campania, Basilicata, Sardegna e Toscana)
COPRIFUOCO – Confermato il divieto di spostamento dalle 22 alle 5 salvo esigenze lavorative, necessità o salute. Resta la forte raccomandazione – ma non il divieto – di non spostarsi per la restante parte della giornata con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi.
SPOSTAMENTI TRA REGIONI – E’ vietato ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione.
BAR e RISTORANTI – Aperti dalle 5 fino alle 18, dopo le 18 consentito delivery e asporto (quest’ultimo fino alle 22). Per i bar però l’asporto è consentito solo fino alle 18.
NEGOZI – Gli esercizi commerciali sono tutti aperti. E’ prevista la chiusura dei centri commerciali nelle giornate festive e prefestive, tranne per i negozi di alimentari, supermercati, farmacie, parafarmacie, tabacchi ed edicole che si trovano al loro interno.
MUSEI – Aperti dal lunedì al venerdì con esclusione dei giorni festivi a condizione che sia garantito il contingentamento degli ingressi per evitare gli assembramenti.

Zona Bianca
(Nessuna regione)
Con il nuovo Dpcm arrivano anche le zone bianche, ovvero le regioni con un livello di rischio basso e dove “si manifesti una incidenza settimanale dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100mila abitanti“, all’interno delle quali “cessano di applicarsi le misure di cui al presente articolo relative alla sospensione o al divieto di esercizio delle attività ivi disciplinate, alle quali si applicano le misure anti contagio previste dal presente decreto, nonché dai protocolli e dalle linee guida allo stesso allegati concernenti il settore di riferimento o, in difetto, settori analoghi”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/17/misure-anti-covid-da-oggi-lombardia-e-sicilia-in-area-rossa-12-regioni-in-arancione-bar-negozi-e-spostamenti-le-regole-zona-per-zona/6068169/

sabato 16 gennaio 2021

Che follia perdonare Matteo. - Gaetano Pedullà

 

Più imbarazzante di Renzi che manda in crisi il Governo in piena pandemia c’è Renzi che lallo lallo prova a fare marcia indietro, aprendo porte e saracinesche a quel dialogo che lui stesso ha chiuso con Conte e in special modo Zingaretti. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: alla Camera e al Senato c’è un assembramento di parlamentari pronti a votare la fiducia, e tra questi molti sono di Italia Viva, ben felici di poter essere riaccolti nel Pd, costretto dalle circostanze ad essere meno schifiltoso con chi era andato via sbattendo la porta per inseguire le illusioni dello statista di Rignano.

Invece di seppellire il premier, dunque, l’uscita dei renziani dalla maggioranza metterà fine alla carriera politica di Renzi, a cui in Parlamento non resterà nemmeno il simbolo e dovrà accomodarsi nel gruppo misto. Per questo dalla ministra Bonetti al deputato Faraone ieri è stato tutto un inseguirsi di amorosi sensi verso gli ex alleati, dicendo in estrema sintesi che tutto è perdonato, e le ministre ci mettono un secondo a ritirare le dimissioni, che peraltro Conte ha già archiviato da un pezzo.

Certo, l’offerta di pace ha degli innegabili vantaggi visto che le opposizioni di Centrodestra cavalcano la piazza che aspetta i vaccini e i ristori ma poi votano contro e rallentano tutto. Nel bilancio tra costi e benefici, riprendersi Renzi tra i giallorossi ha però un conto totalmente negativo. Mai l’ex rottamatore ci ha raccontato il vero motivo del suo tentativo di far saltare Conte, per quanto la conclusione a cui si arriva seguendo le impronte è la spartizione dei miliardi europei. Soldi che sono degli italiani e che dovranno servire per fare grandi infrastrutture e riforme strutturali.

Lasciare che questo ben di Dio – mai visto e che sicuramente mai più rivedremo – negli artigli di chi vuole prendersi il bottino, a partire dai soliti salotti industriali e finanziari, con i loro giornaloni tuttora a lutto per il demolition man che si è demolito da solo, significa sacrificare l’unica concreta possibilità di ammodernamento del Paese. Un prezzo che non c’è giustificazione per pagare, in special modo per un prodotto scaduto da un pezzo com’è l’ex rottamatore.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/che-follia-perdonare-matteo/

Chi è senza peccato. - Marco Travaglio

 

Prima ovvietà: nessuno fa niente per niente. Quindi, “responsabili”, “disponibili” o “costruttori” che siano, i parlamentari che passano dall’opposizione alla maggioranza (o viceversa, ma è più raro) restano dei voltagabbana che vogliono salvare la poltrona, se non conquistarne altre. A meno che non siano stati eletti in un partito di maggioranza e l’abbiano mollato strada facendo, come i 48 di Iv e molti ex M5S (nel qual caso sarebbe un atto di coerenza). Poi ci sono quelli che si fanno pagare, tipo De Gregorio o quell’anonimo senatore di centrosinistra che B. disse disposto a passare a destra se l’amico Saccà avesse scritturato una sua protetta a Raifiction. Seconda ovvietà: i giallorosa cercano una dozzina di senatori per rimpiazzare i renziani; intanto le quattro destre (Salvini, Meloni, B. e l’Innominabile) tentano di trattenere tutti i propri e di acquisire qualche giallorosa. Terza ovvietà: salvo pochi big, nessuno vuole le elezioni anticipate perché nessuno è certo di essere rieletto. Per fortuna i parlamentari sono stati tagliati da 945 a 600, altrimenti ora i posti da chiedere o da offrire sarebbero 345 in più.

Conte non ha né i soldi né le tv di B. E nemmeno posti da garantire, a parte i tre strapuntini liberati da Iv. Tutti dicono che farà un partito per far rieleggere chi passa con lui. Ma è una balla. Oltre alla prosecuzione della legislatura, offre un progetto politico: nell’immediato, una buona (si spera) gestione del Recovery, della lotta al Covid e delle vaccinazioni; in prospettiva, un centrosinistra formato, oltreché da M5S, Pd e LeU, da una forza di centro il cui embrione sono i “costruttori”, per intercettare i voti in fuga da Iv e FI, anziché regalarli a Lega e FdI. Altri, vedi gli sms del leghista Borghi ad alcuni 5Stelle, promettono posti e poi tuonano contro inesistenti “mercati delle vacche” altrui. Del resto, senza voltagabbana, in questa legislatura figlia di una legge elettorale proporzionale, non sarebbe nato alcun governo e saremmo tornati a votare all’infinito. Solo il M5S aveva promesso che avrebbe governato con chi ci stava (esclusa FI). Invece Lega e Pd avevano giurato “mai col M5S” e poi ci hanno governato entrambi. Oggi le alternative sono soltanto quattro: 

1) governo Conte2bis con alcuni “costruttori” (ex M5S ed ex Iv, dunque non-voltagabbana, e voltagabbana centristi); 

2) governo di Tizio o Caio con M5S, Pd, LeU e Iv, di nuovo ricattato dallo Scilipoti di Rignano; 

3) governo tecnico o istituzionale o di larghe intese con tutti voltagabbana (pezzi di tutti i partiti); 

4) elezioni in piena pandemia e poi B., Salvini e Meloni a gestire Recovery, Covid e Quirinale. Quindi, ultima ovvietà: il Conte2bis con i costruttori e senza Iv è la soluzione peggiore, escluse tutte le altre.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/16/chi-e-senza-peccato/6067521/

Diete post Natale, perché non riusciamo a dimagrire? Il vero/falso sui carboidrati: tutti gli errori da non fare. - Giuliana Lomazzi di Vita&Salute.

 

Una volta archiviati feste e banchetti, resta un po’ di ciccia come ricordo. Le pagine delle riviste sono piene di diete “infallibili”, puntualmente abbandonate poco dopo. V&S vi offre invece una prospettiva diversa.

Colpa della dieta se non riusciamo a dimagrire? Forse anche, ma indubbiamente pure noi abbiamo una certa responsabilità quando mangiamo tutti i giorni come se fosse domenica. Se al contrario stessimo attenti, quei chiletti ereditati dalle feste se ne andrebbero facilmente, invece di aggiungersi inesorabilmente ad altri chili di precedenti occasioni. Molto meglio quindi imparare a nutrirsi in un modo diverso e consapevole tutto l’anno, utile anche per affrontare un banchetto senza grossi contraccolpi.

Che cosa serve? Prima di tutto una maggiore attenzione alla scelta dei cibi e all’equilibrio dei pasti, che spesso sono alterati da un consumo eccessivo o scorretto di amidi sotto forma di pane, pasta, patate ecc. Secondo aspetto, non bisogna eliminare, come spesso accade, quasi tutti i carboidrati, sottovalutandone l’importante ruolo come fornitori di energia per ogni persona, dal bambino all’anziano. Non tutti i carboidrati sono uguali! Da tenere a mente che esistono due tipologie di carboidrati:

– Carboidrati a rapido assorbimento: sono gli zuccheri semplici come il saccarosio (zucchero di barbabietola e di canna), il miele e gli sciroppi. Vengono assorbiti rapidamente e altrettanto in fretta si esauriscono, causando pericolose oscillazioni glicemiche. Vanno quindi ridotti al minimo (circa il 10% del totale dei carboidrati). Anche la frutta fornisce zuccheri semplici, in particolare quella molto dolce come i datteri, l’uvetta e i fichi, ma c’è chiaramente una differenza tra bere un caffè zuccherato o una bibita gassata e mangiare un frutto, che contiene anche fibre e altri nutrienti.

– Carboidrati a lento assorbimento: sono i polisaccaridi (o zuccheri complessi), farinacei rappresentati in primo luogo dai cereali, dalle patate e pure dalle castagne, seguiti dai legumi e, in minor misura, dalla verdura. Forniscono energia duratura e sazietà a lungo termine, non causano oscillazioni glicemiche (tranne nel caso in cui i cereali siano raffinati). Sono questi i carboidrati da consumare regolarmente, con le dovute accortezze.

Ecco una panoramica di errori dietetici con le relative spiegazioni:

Il cavallo di battaglia della dieta mediterranea sono i cereali, perciò vanno mangiati. Vero, ma dove li mettiamo legumi e ortaggi, anch’essi tipici di questa dieta, eppure meno graditi rispetto a penne, pizza o lasagne? Senza lo sposalizio con legumi e ortaggi, il controllo del peso può sfuggire. Non è corretto neanche considerare la pasta come l’unica fonte di cereali. Tradizionalmente, la dieta mediterranea comprendeva anche riso, farro, orzo, in passato perfino miglio, segale e saraceno, per esempio sull’Aspromonte. Ogni cereale fornisce varietà e nutrienti al piatto; alcuni, poi, sono più “dietetici” rispetto ad altri. Per esempio il saraceno e l’orzo (non quello perlato!) hanno un indice glicemico (IG) piuttosto basso, e lo stesso vale per la quinoa (ora coltivata anche in Italia), e la nordica avena, che ha fibre di ottima qualità. Quindi ben vengano i cereali, se integrali e in alternanza tra di loro.

Il cervello ha bisogno di zuccheri. Vero: il carburante del cervello è il glucosio, uno zucchero semplice capace di entrare nelle cellule nervose fornendo loro energia. Anche se il glucosio si trova nel comune zucchero da cucina, per nutrire il cervello non servono pasticcini e bevande gassate, perché l’organismo ricava questo glucide dai polisaccaridi, dal latte (per la presenza di lattosio), e se è alle strette perfino da lipidi e proteine.

Niente amidi per dimagrire. Falso. Come abbiamo visto, i carboidrati servono per nutrire il cervello e per fornire energia. È il loro uso scorretto a renderli ingrassanti. Nascono da questo equivoco le diete iperproteiche, con risultati inizialmente promettenti ma che poi si vanificano, come rilevato da molti studi. In più l’eccesso di proteine animali appesantisce di scorie fegato e reni e fa aumentare il colesterolo. Da parte sua la dieta chetogenica, ricchissima di grassi vegetali e animali, se mal gestita (come capita spesso con il fai da te) causa un accumulo di corpi chetonici. Le possibili conseguenze sono: cefalea, ipoglicemia, ipotensione, aumento della diuresi e disidratazione. Più che eliminare gli amidi, si dovrebbe ridurne le porzioni in base alla costituzione e all’attività fisica. Ma soprattutto, fare attenzione alle associazioni.

Un pasto semplice e leggero? Un piatto di pasta! Falso. Non si sta “leggeri” con spaghetti al pomodoro o conditi giusto con un filo di olio, perché così l’IG dell’alimento non viene controllato. Per essere certi che la pasta – e lo stesso vale per riso, orzo ecc. – non alzi di colpo gli zuccheri ematici (che poi ricadono dopo non molto, facendo tornare la fame) si deve completare il piatto con una fonte proteica e un po’ di ortaggi: queste aggiunte modulano l’indice glicemico e favoriscono la sazietà. Inoltre le fibre dei vegetali aiutano a controllare il colesterolo.

Via i dolci, niente diabete. Vero e falso. Eliminare gli zuccheri, o per lo meno ridurli al minimo, è importante, ma non basta. L’IG non lo alzano solo le caramelle o i dolcetti, ma anche le farine raffinate, che durante la digestione liberano glucosio, o le gallette di cereali, lavorate in modo da risultare molto digeribili e quindi rapidamente assimilate. Per non parlare di patatine fritte o di orrori nutrizionali come le patatine sulla pizza o nel panino… Per prevenire diabete e sovrappeso, che vanno spesso di pari passo, bisogna come detto associare i cereali (integrali!), ma anche le patate, con fibre e proteine. A rallentare l’assorbimento degli zuccheri del pasto aiutano pure i grassi “buoni” e le verdure (soprattutto a foglia) consumate come entrée.

Il pane fa ingrassare. Vero, mangiandone tanto; falso, consumandolo con moderazione. Un’astuzia consiste nel non aggiungerlo a eventuali altri carboidrati presenti nel pasto (per esempio, dopo il riso o l’orzo nelle giuste dosi non serve consumare pane o patate con il secondo). È però importante che il pane sia preparato con farine integrali e pasta madre: il processo di fermentazione produce acido lattico, che rallenta l’assorbimento degli zuccheri.

Per dimagrire, via il glutine. Falso. Intanto, è sbagliato associare i gonfiori addominali degli intolleranti al glutine con il sovrappeso. Inoltre, mentre quelli che hanno reazioni allergiche devono stare attenti a questa proteina, gli altri devono solo limitarsi a non abusarne, favorendo l’alternanza dei cereali. Non è superfluo ricordare che riso, miglio e mais, privi di glutine, hanno un indice glicemico più elevato di altri cereali, tanto più se raffinati; non vanno esclusi, ma mangiati con cognizione di causa. È invece meglio evitare i prodotti specifici per celiaci se non si è malati. Infatti questi sono spesso più ricchi di additivi, usati per legare e insaporire gli impasti, e possono avere più grassi e zuccheri per aumentare il gusto. Insomma, non fanno dimagrire affatto, anzi, secondo uno studio pubblicato nel 2016 su The Journal of Pediatrics fanno perfino ingrassare!

I carboidrati con l’indice glicemico alto, come le patate, vanno aboliti. Falso. Tranne gli amidi puri, come quelli di mais o di grano, privati delle fibre e adatti solo per addensare i cibi, gli altri carboidrati hanno pur sempre un valore nutrizionale ed è un peccato eliminarli del tutto. Per esempio le patate contengono minerali, proteine e antiossidanti, e sono gustose cotte al vapore o al forno. Per ridurre l’IG c’è un trucco: sfruttare l’amido-resistenza.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/16/diete-post-natale-perche-non-riusciamo-a-dimagrire-il-vero-falso-sui-carboidrati-tutti-gli-errori-da-non-fare/6067292/

Vincolo di mandato: da M5s a FdI le proposte di legge in campo. - Alessandra Chini

 

Il disegno di legge del 2017 dei pentastellati non è stato ripresentato in questa legislatura. Meloni propone un vincolo di alleanza.

Un solo articolo, semplice, che recita tra l'altro: "I deputati e i senatori che nel corso della legislatura si iscrivono ad un gruppo parlamentare diverso da quello per cui sono stati eletti sono dichiarati decaduti ed incandidabili". E' il disegno di legge costituzionale presentato al Senato il 23 marzo 2017 a prima firma dell'attuale capo politico di M5s Vito Crimi e siglato da tutto il gruppo parlamentare.

Una proposta di modifica dell'articolo 67 della Costituzione che non è stata ripresentata in questa legislatura.

Ma tant'è. Anche se datata sembra quantomeno stonare rispetto al tema caldo dei 'reponsabili' o 'costruttori' ai quali il governo sta guardando in queste ore per sostenere la maggioranza in Parlamento e in particolare a Palazzo Madama.

Sul testo peraltro non era mai iniziato l'iter di commissione. E' stata invece assegnata alla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio il 7 maggio 2020 la proposta di legge di riforma degli articoli 67 e 92 della Costituzione depositata nel febbraio dello scorso anno da Fratelli d'Italia a prima firma Giorgia Meloni e che ne ha una omologa a Palazzo Madama. 

La proposta di modifica costituzionale non introduce il vincolo di mandato ma un vincolo, di fatto, di alleanza. All'articolo 67 della Costituzione si aggiunge infatti un comma per cui: "I membri del Parlamento hanno il dovere di esercitare la funzione di rappresentanza della Nazione secondo princìpi di coerenza e lealtà elettorale". E dunque: "I partiti o gruppi politici organizzati che intendono presentare liste di candidati per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica indicano, prima dello svolgimento delle elezioni e secondo le modalità stabilite dalla legge, i partiti o gruppi politici organizzati con i quali sono disposti a valutare la possibilità di formare alleanze di Governo". Si prevede poi, con una modifica dell'articolo 92, che il presidente della Repubblica nella fase di formazione del governo, tenga conto di quelle indicazioni. E chissà se, anche visto il dibattito aperto dalla crisi su questo punto, Fratelli d'Italia non farà pressing perché se ne avvii la discussione. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/2021/01/15/vincolo-di-mandato-da-m5s-a-fdi-le-proposte-di-legge-in-campo_2b5321c4-021e-404b-940e-c3f1513494cc.html