Carteggi - Nelle email degli europarlamentari si deride la conferenza-spot dell’ex premier con Bin Salman, l’uomo del caso Khashoggi: “Chi è il politico più stupido della settimana?”
La provocazione più forte, a proposito del “Renzi d’Arabia”, la fa l’eurodeputato socialista belga Marc Tarabella, che invia una email ai suoi colleghi, che il Fatto ha potuto leggere, chiedendo “chi è il politico più stupido della settimana?”. La risposta è scontata “The winner is… Matteo Renzi”.
I messaggi che girano tra gli eurodeputati.
Il Parlamento europeo è un po’ in subbuglio per l’ennesima prova internazionale compiuta dal leader di Italia Viva. Il suo viaggio in Arabia Saudita, il video del suo faccia a faccia con il principe Mohamed bin Salman, accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Khashoggi e comunque a capo di un governo repressivo e antidemocratico, l’affermazione che l’Arabia possa essere “il luogo di un nuovo Rinascimento” se da un lato fanno ridere, dall’altro fanno ribrezzo.
Tarabella, che viene giudicato a Bruxelles uno dei deputati più influenti, aggiunge alla sua lettera anche il tweet del professor Gennaro Carotenuto il quale, dopo aver riportato la frase di Renzi sul rinascimento saudita, aggiunge: “Lapidando le adultere, sciogliendo nell’acido i giornalisti e pagando sontuosi cachet”. Secondo l’eurodeputato 5Stelle Mario Furore, la lettera ha fatto il giro di tutto il Parlamento dove, tra l’altro, vige un preciso Codice di condotta che prescrive che i comportamenti dei parlamentari siano ispirati a “condotta disinteressata, integrità, trasparenza, diligenza, onestà, responsabilità e tutela del buon nome del Parlamento europeo”. Inoltre i parlamentari europei “agiscono unicamente nell’interesse generale e non ottengono né cercano di ottenere alcun vantaggio finanziario diretto o indiretto o altre gratifiche”.
Nei piani alti dell’Europarlamento si è convinti che con queste regole un comportamento come quello di Renzi sarebbe stato chiamato immediatamente a risponderne al Comitato di Consulta sul Codice di Condotta.
Palazzo madama senza codice di condotta.
Procedura analoga, del resto, si applica in Italia alla Camera dei deputati dove, come ha ricostruito ilfattoquotidiano.it “esiste un codice di condotta”. A Palazzo Madama, però, una legge simile non esiste. Il vulnus normativo delle Camere italiane, del resto, è cosa nota e lo si vede, ad esempio, nella mancata regolazione dell’attività di lobbying per gli ex parlamentari che invece, a Strasburgo, qualora siano impegnati “in attività di lobbying” direttamente connesse al processo decisionale, non possono, “per l’intera durata di detto impegno, beneficiare delle agevolazioni concesse agli ex deputati”.
Matteo Renzi ieri ha capito che la trasferta araba gli si era rivoltata contro e in un video ha offerto un confronto pubblico con la stampa, “ma non ora che c’è la crisi da risolvere”.
Non è chiaro se si renda conto che a fare scandalo è la naturalezza con cui non solo ha accettato di far parte di una struttura finanziaria che fa capo alla monarchia saudita, ma i suoi disinvolti riferimenti alla “grandezza” del principe Bin Salman e addirittura mostrare invidia per “il costo del lavoro a Riyad”.
L’ong per i diritti e il costo del lavoro.
Questo è quello che scrive Amnesty International dell’Arabia Saudita: “Le autorità hanno intensificato la repressione dei diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione. Hanno vessato, detenuto arbitrariamente e perseguito penalmente decine di persone critiche nei confronti del governo, difensori dei diritti umani, compresi attivisti per i diritti delle donne, membri della minoranza sciita e familiari di attivisti. Sono proseguiti i processi davanti a un tribunale antiterrorismo contro attivisti sciiti ed esponenti religiosi, a causa del loro dissenso”. La monarchia saudita applica “in maniera estensiva la pena di morte, effettuando decine di esecuzioni per una vasta gamma di reati”. Sulle donne, nonostante recenti innovazioni che, tra l’altro, hanno concesso loro “di ottenere il passaporto, viaggiare senza il permesso di un tutore maschile e assumere il ruolo di capofamiglia” le donne hanno continuato a subire sistematiche discriminazioni nella legge e nella prassi in altre sfere della vita e a non essere adeguatamente protette dalla violenza sessuale e di altro tipo”.
Netto il giudizio sul lavoro migrante, con 4,1 milioni di persone che, negli ultimi due anni, sono state “arrestate e almeno un altro milione espulso” per aver violato le norme sul permesso di soggiorno. Inoltre, gli 11 milioni di lavoratori migranti residenti in Arabia Saudita hanno continuato a essere regolamentati dal sistema di lavoro tramite sponsor, conosciuto come kafala, che conferiva ai datori di lavoro ampi poteri su di loro.
La manovalanza straniera occupa il 76% del settore privato in un Paese in cui è vietata non solo l’attività sindacale ma anche quella associativa. Il gap salariale tra uomini e donne è tra il 30 e il 40% con solo una donna su quattro che riesce a lavorare.
Gli stipendi, tra l’altro, non sono nemmeno così bassi, anche se si passa dai circa 1.300 dollari al mese per il settore agricolo e i 2.000 dollari per il settore industriale fino ai 5.000 dollari per i ruoli dirigenziali e professionali, lo scorso maggio è stata varata una legge che consente agli imprenditori di tagliare unilateralmente gli stipendi fino al 40%. Forse era questo che aveva in mente quando ha varato il Jobs Act.
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