martedì 3 agosto 2021

Lavoro, dagli ingegneri agli esperti «green»: ecco i profili introvabili in Ue. - Cristina Casadei



 














(Illustrazione di Giorgio De Marinis / Il Sole 24 Ore)

In Francia l’88% delle imprese non trova le competenze di cui ha bisogno, in Italia l’85%, in Germania l’82%. In Cina e Stati Uniti la carenza esiste ma è ridotta al 28% e al 32%. L’evoluzione tecnologica allontana domanda e offerta di lavoro.

Vicino alla città di Crolles, a quasi 20 chilometri da Grenoble, nel sud est della Francia, c’è una fabbrica che produce microscopici manufatti, considerati l’oro dei nostri giorni: sono quelle piastrine di silicio, i chip, che troviamo nei sensori delle auto, negli oggetti quotidiani dell’internet of things e negli smartphone.
Fa parte del gruppo ST, leader nel mondo nella produzione di componenti elettronici. Dopo gli ampliamenti del passato, oggi ci lavorano 2.400 tecnici e 2mila ingegneri. Anche loro considerati l’oro del nostro tempo. Molto ricercati, ma introvabili e contesi. In un paese, dove, «secondo la Banca di Francia, quasi un’impresa su due non trova risposta alle sue offerte di lavoro», ha sottolineato il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, nel suo discorso alla nazione del 12 luglio. Macron ha da sempre nella sua agenda politica gli interventi per risolvere il mismatch domanda-offerta di lavoro. Un tema ancora più urgente adesso che «la nostra priorità è ritrovare non solo il livello di occupazione antecedente alla pandemia, ma di inserirci nella traiettoria del pieno impiego».

I DATORI DI LAVORO CHE HANNO DIFFICOLTÀ A TROVARE I PROFILI PER I POSTI VACANTI

Il confronto internazionale. Dato 2021, in % - Nota: Indagine Talent shortage di Manpowergroup su 42mila datori di lavoro

I DATORI DI LAVORO CHE HANNO DIFFICOLTÀ A TROVARE I PROFILI PER I POSTI VACANTI

I 22 milioni di europei verso il mercato del lavoro.

In Europa nel post pandemia ci sono «22 milioni di persone che dovranno ritrovare la strada del mercato del lavoro - spiega Stefano Scarpetta, direttore dell’area lavoro dell’Ocse. - Ci sono 8 milioni di disoccupati in più rispetto al periodo precrisi e 14 milioni di inattivi. Il disallineamento delle competenze è una tendenza di lungo periodo che si è accentuata con la pandemia in tutti i paesi».
La carenza dei talenti, di cui parliamo sempre per l’Italia, è un’emergenza internazionale e proprio per questo ancor più difficile da risolvere.
Nell’indagine Talent shortage, della multinazionale dei servizi per il lavoro ManpowerGroup, su 42mila datori di lavoro nel mondo, la percentuale di chi ha difficoltà a trovare lavoratori con le giuste competenze, nel 2021, è ai massimi da 15 anni: parliamo di quasi 7 datori di lavoro su 10. Stefano Scabbio, presidente del Sud Europa di ManpowerGroup, spiega che «in un mondo in cui i modelli di business delle aziende si stanno trasformando con grande rapidità e che ha registrato tassi di disoccupazione sempre più alti a causa della pandemia, il talent shortage si afferma con sempre maggiore forza. In Italia, quest’anno, ha raggiunto l’85%, il dato più alto di sempre, quasi raddoppiato negli ultimi 3 anni. Ma il fenomeno non è solo italiano: in Europa le aziende che riscontrano carenza di talenti sono in aumento in quasi tutti i paesi, con picchi in Francia dove raggiunge l’88%, Svizzera e Belgio con l’83%, Germania con l’82%». Diverso il discorso al di fuori dell’Europa. Nelle grandi economie, oggi trainanti, questo fenomeno è praticamente dimezzato con la Cina al 28%, gli Stati Uniti al 32% e l’India al 43%.

Gli ingegneri introvabili.

Da Crolles percorrendo 400 chilometri verso est si sconfina in Brianza dove, ad Agrate, c’è un’altra fabbrica di ST, recentemente ampliata con uno stabilimento di 65mila metri quadrati su più piani. Caratteristica dell’impianto è la lavorazione di fette di silicio da 300 mm, o dodici pollici, di diametro. È il primo impianto per fette così grandi in Italia. Qui lavorano 2mila tecnici e 2.550 ingegneri.
Preziosissimi, introvabili tanto quanto in Francia. «Per grandi realtà produttive come Agrate e Crolles le competenze più critiche da reperire sono legate alle discipline Stem - ci racconta Gualtiero Mago, group vice President human resources di ST Italia - In assoluto le posizioni più difficili sono quelle di maintenance ed equipment engineer o tecnico di manutenzione, specialisti che operano su macchinari estremamente complessi. Solo ad Agrate ne abbiamo più di 30 aperte».
Difficili da trovare? Molto, perché «purtroppo mancano percorsi formativi specifici per una professionalità in così rapida evoluzione e che evolverà ancora». ST, ad Agrate come a Crolles, ha piani di sviluppo che prevedono molti inserimenti. Per evitare che la mancanza di determinati profili e competenze possa rallentare i piani sono state avviate iniziative specifiche in Italia e in Francia per avvicinare i mondi del sapere e del fare.
Tra queste, in Italia, la collaborazione con la Fondazione ITS Lombardia Meccatronica, gli ITS, IFTS e le Università, in particolare l’università di Catania per il Master di primo livello in Smart Manufacturing Production Engineering and predictive maintenance.

La transizione green e digitale.

Per ricostruire il quadro abbiamo cercato il presidente della World Employment Confederation-Europe, Herman Nijns che, a una vista globale, ne affianca una specifica su Belgio e Lussemburgo, dove è ceo di Randstad. Nijns spiega che «i disallineamenti di competenze sono una preoccupazione crescente in molti paesi europei. Dai dati Ocse, ad esempio, Austria, Belgio, Francia, Germania e Italia. Prima della pandemia, la carenza di competenze era già ai massimi storici e recenti ricerche evidenziano che il problema non è scomparso». Anche per questo, continua Nijns «il 42% delle aziende sta dando maggiore importanza agli sforzi di riqualificazione e miglioramento delle competenze dopo l’epidemia di Coronavirus». Nell’interpretazione che ne dà Nijns «le esigenze e le discrepanze di competenze sono fortemente guidate dallo sviluppo economico e dalla struttura delle economie in Europa. Guardando ai paesi della Ue, la maggior parte sta attualmente attraversando una doppia transizione, quella verde e quella digitale. Sia la transizione digitale che quella verde richiedono nuove competenze e hanno aumentato la domanda in alcuni settori, come le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e le energie rinnovabili».

L’informatizzazione del paese a rischio.

Secondo i datori di lavoro, la carenza è particolarmente acuta in ambito digitale. Lo sa bene Rinaldo Ocleppo, il presidente del gruppo di servizi It, Dylog. Sulla crescita della società e dei progetti incombe la fatica «a trovare persone skillate sui framework più nuovi, web cloud e reti – dice Ocleppo. - L’arrivo delle ingenti risorse del Pnrr, non essendoci le persone, rischia di generare un aumento dei salari ma non delle attività di informatizzazione del paese, se non si fa un percorso efficace di formazione e orientamento dei giovani».
Al punto che il gruppo si trova a dover «rinunciare a portare avanti determinati progetti». Un esempio? «Proprio nelle scorse settimane - racconta Ocleppo - stavamo cercando 15 persone per creare un gruppo di lavoro per riscrivere un prodotto in cloud. Ne abbiamo trovate 2 a Torino, 2 a Catania, 2 a Bari, ma la realtà è che se lei vuole costruire un gruppo di lavoro di 20 persone con le competenze su web, reti e cloud a Torino non le trova». Anche perché cresce «il fenomeno di multinazionali inglesi o tedesche che assumono talenti nel nostro paese e li lasciano a lavorare in smart working in Italia, con stipendi molto più alti dei nostri».

L’invecchiamento della popolazione.

A determinare le dinamiche del mercato del lavoro non sono solo la transizione digitale e quella green, ma «anche l’invecchiamento delle società che porta ad un aumento della domanda nel settore sanitario e dell’assistenza agli anziani, professioni che sono state al centro dell’attenzione durante la pandemia di Covid-19 - dice Nijns -.Oltre a questo, vediamo molti posti vacanti per persone poco qualificate che sono anche difficili da riempire. Ciò significa che le politiche attive in molti paesi europei non sono ancora pienamente efficienti».

La formazione strategica.

Se i dati Ocse ci dicono che nel post pandemia ci sono 22 milioni di persone che dovranno reinserirsi nel mondo del lavoro, «ammesso che non tutti coloro che hanno perso il lavoro dovranno trovarne uno diverso da quello che facevano, è evidente che questa crisi ha accelerato un cambiamento già in atto: saranno creati nuovi posti e molti non esisteranno più. In questo quadro la formazione gioca un ruolo essenziale - interpreta Scarpetta -. Bisogna agire attraverso il profilaggio delle persone e delle opportunità, rivolgendosi agli intermediari come le agenzie del lavoro che conoscendo bene il mercato possono aiutare l’incrocio domanda offerta, riformando i centri per l’impiego e lavorando per mettere in relazione mondo della scuola e del lavoro. C’è molto da fare, soprattutto in un paese come l’Italia, ma la buona notizia è che forse stavolta ci sono ingenti risorse che il Pnrr ha messo a disposizione di tutti i paesi, che, seppure in maniera diversa, sono tutti coinvolti dal tema del mismatch. Queste risorse sono molto preziose e vanno investite in modo oculato».

La competizione internazionale.

In questa fase St che, secondo i dati 2020 ha un giro d’affari di 10,22 miliardi e un utile netto di 1,11 e dà lavoro a 46mila persone nel mondo, sta crescendo fortemente e deve rispettare ritmi di consegna molto sostenuti a causa della ingente richiesta mondiale di chip. Impresa non facile con posizioni aperte su diversi ruoli, soprattutto legati alla manutenzione e la fame mondiale che c’è nell’It di tecnici e ingegneri. Quello che raccontano dalla società si può considerare un po’ l’eco del sentimento espresso da migliaia e migliaia di datori di lavoro che stanno combattendo per portarsi in casa le competenze che servono in uno scenario internazionale. Scarpetta dice che stiamo parlando di tendenze che «valgono per tutti i paesi. Non c’è una specificità italiana, europea o americana. Ci sono delle tendenze di lungo periodo, iniziate già da tempo e che con la crisi pandemica si sono accentuate, con la forte pressione che c’è oggi sulle competenze digitali che si applicano a tante professioni, anche le più tradizionali. Poi è vero che ci sono anche elementi più specifici per ciascun paese».

Le risposte.

Trovare le risposte però non è semplice. «La prima poteva essere quella di affrontare il tema attraverso i flussi migratori ma è difficile farlo nel breve periodo, a maggior ragione adesso che con la crisi pandemica i flussi migratori si sono ridotti - continua Scarpetta -. La migrazione può essere una variabile di aggiustamento che può aiutare squilibri tra domanda e offerta ma il problema è che oggi tutti i paesi sono in una situazione simile. L’Italia forse è messa un po’ peggio in termini di competitività perché offre salari più bassi rispetto ad altri paesi e ha un tema di integrazione dei migranti».
Quindi? «Bisogna fare un enorme sforzo sulla formazione dei giovani e anche degli adulti per far sì che possano acquisire le competenze chieste dal mercato. L’Italia è molto indietro sulla formazione continua degli adulti - aggiunge Scarpetta -, ma, come hanno spiegato i dati Invalsi, lo è anche su una fetta significativa di giovani che rischiano di essere analfabeti funzionali che non hanno le competenze che dovrebbero avere alla loro età. Il Governo italiano sembra però aver colto questa urgenza».
Il tema è così rilevante da essere stato messo nell’agenda di governanti, a partire dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron e dal presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. Tutti uniti dalla comune volontà di portare i propri paesi verso tassi di disoccupazione più bassi e stimolare un allineamento delle competenze che possa supportare la crescita generata anche grazie ai finanziamenti del Pnrr.

IlSole24Ore

Pil italiano con il turbo, ma attenzione alla quarta ondata. - Dino Pesole

 

Illustrazione di Giorgio De Marinis / Il Sole 24 Ore


Dal “lieve recupero” del primo trimestre alla crescita “molto sostenuta” del secondo trimestre. I dati diffusi dall’Istat fotografano l’atteso rimbalzo del Pil grazie alle riaperture e alla campagna vaccinale, tanto che si ipotizza un risultato a fine anno certamente superiore al 5,1%, e che potrebbe anche attestarsi nei dintorni del 6%.

Se si guarda all’andamento delle variabili del Pil, dai servizi all’industria, il risultato pare raggiungibile anche se non va dimenticato che il confronto in termini tendenziali è con l'analogo periodo del 2020, quando - come ricorda l’Istat - si è raggiunto il picco minimo, tanto che a fine anno il Pil è crollato dell'8,9%.
Poiché la variazione acquisita è al momento del 4,8% (in sostanza il risultato che si otterrebbe qualora nel terzo e quarto trimestre si registrasse una variazione pari a zero), si può essere decisamente ottimisti circa il risultato finale dell'anno in corso. È senz’altro una buona notizia per la nostra economia, che tuttavia va registrata con una certa prudenza. Pesa l'incognita dell'andamento dei contagi, spinti dalla variabile Delta, pesano le incertezze dell’autunno collegate alla riapertura dell’anno scolastico.

Pil con il turbo ma con vaccini e green pass.

Dalla Banca d’Italia alla Commissione europea e alle principali istituzioni internazionali (Ocse e Fmi) la valutazione è unanime: il green pass e il completamento della campagna vaccinale sono la precondizione essenziale per centrare il target di crescita che va configurandosi in base ai dati preliminari diffusi dall’Istat sul secondo trimestre dell’anno. Nel Documento di economia e finanza di aprile la crescita era indicata al 4,5%, e lo stesso ministro dell’Economia, Daniele Franco, in diverse occasioni ha indicato l’obiettivo del 5% come assolutamente raggiungibile.

Il caveat è ancora una volta rappresentato dalla diffusione delle varianti del Covid. Quali potrebbero essere gli effetti anche sulle altre variabili macroeconomiche, qualora la stima di un aumento del Pil attorno al 6% fosse suffragata dai dati reali nei prossimi mesi? Le previsioni relative al deficit (-11,8%) e al debito (159,8%) sono tarate su una crescita del Pil che in termini programmatici si attesta al 4,5%.
Dall’incremento del “denominatore” (la crescita, appunto) trarrebbe beneficio il numeratore dunque il deficit e il debito. Non numeri decisivi, in grado di cambiare in modo evidente il quadro delle variabili di finanza pubblica, ma pur sempre significativi. Poi va ricordato che la Commissione europea non ha inserito nelle stime sull’economia italiana l’effetto atteso dalle riforme contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La spinta delle riforme.

Ne consegue che al netto della variabile costituita dall’andamento dei contagi, la possibilità di conseguire tassi di crescita sostenuti, e soprattutto di far sì che il rimbalzo del Pil si trasformi in crescita stabile e strutturale, è per buona parte connessa alla capacità del nostro paese di portare a compimento il programma di riforme e investimenti contenuto nel Pnrr.

Si agirebbe in tal modo sul Pil potenziale, con effetti positivi sulla produttività totale dei fattori, che da un paio di decenni è stagnante. Ecco perché ormai unanimemente si considera l’appuntamento con i fondi del Next Generation Eu come decisivo per il futuro del Paese.
Come ha confermato il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, a breve (probabilmente entra metà agosto) sarà erogata la prima tranche pari a circa 25 miliardi, sotto la forma di un anticipo rispetto al totale dei fondi assegnati all’Italia da qui al 2026.
La previsione è che il Governo già in settembre avanzi richiesta della nuova tranche che verrebbe erogata entro fine anno, ma differentemente dall’anticipo si tratterà (come per i successivi) di finanziamenti la cui erogazione è strettamente connessa alla realizzazione del cronoprogramma inviato dal Governo a Bruxelles.
Sui passaggi relativi alla concreta attuazione delle riforme e degli investimenti si attiverà la vigilanza europea, e ancora una volta la palla tornerà nel nostro campo. Se le riforme annunciate (nel totale circa 48) e gli investimenti non verranno realizzati o lo saranno solo in parte, la corresponsione dei fondi potrà essere sospesa con evidenti conseguenze anche sul consolidamento della ripresa.

Dal rimbalzo alla crescita strutturale.

La concreta realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è in sostanza fondamentale per trasformare il rimbalzo congiunturale in crescita strutturale. Soprattutto in un’ottica non di breve periodo. Quando la pandemia sarà definitivamente alle nostre spalle, la partita la si giocherà proprio su come saremo in grado (come sistema Paese) di porre le premesse per una crescita stabile e sostenuta, in grado di creare occupazione stabile. E di conseguenza se riusciremo a porre il debito pubblico (che comunque andrà ridotto) in una traiettoria di costante riduzione.

Crescita dell’economia e finanza pubblica pienamente sostenibile marciano dunque di pari passo, e nessun governo da qui ai prossimi decenni potrà prescinderne.

IlSole24Ore

Doppia fiducia sulla riforma della giustizia, M5s si ricompatta.

 

Ma in 13 non partecipano, nemmeno Ferraresi. Stasera voto finale.

Passa per ben due volte consecutive alla Camera la fiducia (una per ognuno dei due articoli di cui è composta la legge) posta dal governo Draghi sulla riforma del processo penale firmato da Marta Cartabia, con 462 e 458 voti favorevoli e una cinquantina di contrari. La seduta fiume, terminata a notte fonda, ha visto ricompattarsi il Movimento 5 stelle in cui solo 24 ore prima si erano fatte notare un quarto delle defezioni e un voto in dissonanza dal gruppo. 

La percentuale dei 5 stelle partecipanti al voto è salita dal 66,04% di domenica sera sulla pregiudiziale di costituzionalità all'87,42% di stanotte sulla prima fiducia. 'Solo' in tredici su 159 non hanno preso parte al voto: l'ex sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, insieme ai colleghi D'Arrando, Iorio, Mammì, Parentela, Segneri, Buompane, Federico, Frusone, Lorenzoni Gabriele, Misiti, Pignatone e Vianello.

Tra gli altri gruppi quello che ha fatto registrare la percentuale più alta di votanti è stato il Pd, con l'89,5%. Tra poche ore si ricomincia: dalle 9 e per tutta la giornata è previsto l'esame e i voti sugli ordini del giorno e, quindi, il voto finale in serata. 

Ansa

lunedì 2 agosto 2021

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Il velocista/1. “Primo oro italiano della storia nei 100 metri, con Draghi premier? Coincidenze? Non credo” (Riccardo Puglisi, consulente del governo Draghi, Twitter, 1.8). Medaglia d’oro per la lingua più veloce del mondo.

Il velocista/2. “L’uomo più veloce del mondo è di Desenzano del Garda. È destino della Lombardia far correre l’Italia sempre più forte” (Attilio Fontana, Lega, presidente Regione Lombardia, Twitter,1.8). Per la cronaca, Marcell Jacobs è nato a El Paso (Texas), ma è un vero italiano: infatti non ha trust alle Bahamas né conti in Svizzera.

L’ideona. “Scuola, il piano del governo per l’addio alla Dad: aule con le finestre aperte” (Repubblica, 30.7). Era così semplice: bastava aprire le finestre. E poi dicono che non sono i Migliori.

Sole che Sorgi. “Ma metti anche che, in un intento suicida, … insistessero per mandare a casa il banchiere… al Presidente della Repubblica non resterebbe che mettere su un governo elettorale, forse perfino militare, com’è accaduto con il generale Figliuolo per le vaccinazioni. A mali estremi, estremi rimedi” (Marcello Sorgi, Stampa, 29.7). Questo Draghi è proprio un fenomeno: fa il bello e il cattivo tempo, ha tutto il Parlamento e la stampa ai suoi piedi, ma c’è già chi piange la sua dipartita. Eravamo un Paese di reduci postdatati, ora siamo un Paese di vedove preventive.

Quante dosi, Figliuolo? “L’obietto finale è di arrivare a vaccinare tutti gli italiani almeno entro l’estate. Se poi ce la facciamo prima, siamo più bravi. Ecco, noi ci attrezziamo a essere più bravi. Io le battaglie le faccio per vincerle” (gen. Francesco Paolo Figliuolo, 13.3). “Il 60 per cento degli italiani over 12 ha completato ciclo di vaccinazione” (gen. Figliuolo, 1.8). Vabbè, dài, non stiamo lì a sottilizzare: uno più, uno meno.

L’Impresa. “L’ultima impresa di Sergio Mattarella. Inizia il semestre bianco. Il Presidente è deciso a esercitare i suoi poteri. Per garantire la continuità del governo Draghi. Mentre in molti gli chiedono di rimanere” (Marco Damilano, Espresso, 1.8). Sì, ma l’impresa quale sarebbe?

Il portafortuna. “Anche Matteo Renzi ha firmato i referendum sulla giustizia!” (social ufficiali della Lega, 21.7). Visto come gli riescono bene i referendum, grattàtevi.

L’addetto ai lavori. “L’indagato Davigo insulta gli italiani che stanno firmando in massa i referendum sulla giustizia” (Matteo Salvini, segretario Lega, 30.7). Ha parlato l’imputato Salvini.

Berluschino. “Paolo Berlusconi: ‘Oggi chi è indagato è morto’” (Giornale, 29.7). Lui si salva perchè è già condannato.

Bei tempi. “Bonino firma i referendum: ‘Un ritorno alla giovinezza’” (Dubbio, 28.7). I bei tempi di quando, contro i magistrati, non era ancora alleata di Salvini, Berlusconi e Renzi, ma solo di Craxi.

Un uomo contro. “Nella famosa kermesse di Articolo 1, quella in cui Travaglio prese a male parole il presidente Draghi, il momento più significativo è stato l’incontro fra Scanzi e Bersani. Da una parte badilate di piaggeria, dall’altra un compiaciuto schermirsi” (Aldo Grasso, Corriere della sera, 1.8). Eddài, Bersani, la prossima volta invita pure Grasso: non verrà nessuno, ma lui ha sempre una gran voglia di attaccare Cairo, il Torino e La7.

Frange. “Nelle piazze s’infiltrano frange antigovernative” (Messaggero, 28.7). Beh, allora non resta che abolire le piazze.

Compagno un caz. “Ayala è stato compagno di scrivania di Giovanni Falcone e pm del maxiprocesso” (Carmelo Caruso, Foglio, 31.7). Compagni di scrivania il giudice istruttore Falcone e il pm Ayala? Urge separare le carriere.

Monte dei Boschi. “Padoan evitò il disastro Mps, a ispirare strani accordi è stato il mondo dalemiano” (Maria Elena Boschi, capogruppo Iv alla Camera, Stampa, 1.8). Cioè il mondo da cui proviene Padoan.

Cari estinti/1. “Cingolani: rischio estinzione nel 2090” (Sole 24 ore, 29.7). Si estingue così tardi?

Cari estinti/2. “La mia nuova vita? Camelot dopo Rousseau. Ho richieste dall’estero anche da gruppi politici” (Davide Casaleggio, Corriere della sera, 27.7). Praticamente se lo strappano di mano.

Cari estinti/3. “Dall’instabilità tunisina abbiamo tutto da perdere” (Stefania Craxi, intervistata dal Giornale, 30.7). La interpellano come esperta di latitanze.

Il titolo della settimana/1. “Brusaferro: ‘E’ il vaccino il metodo più efficace per convincere i No Vax’” (Repubblica, 25.7). Più leggi questo titolo, più apprezzi il fascino discreto della stupidità.

I titoli della settimana/2. “Draghi si è rotto il cazzo: se la maggioranza di governo continua con questo andazzo, cercasse un altro al posto mio” (Dagospia, 28.7). “Draghi esasperato dalle beghe M5S” (Giornale, 29.7). “Draghi perde la pazienza” (Libero, 29.7). E adesso come facciamo?

I titoli della settimana/2. “Alla fine del concerto per il G20 al Quirinale Riccardo Muti ha salutato ringraziando Mattarella e Franceschini, ignorando Draghi. Come mai? Super-Mario è rimasto visibilmente mortificato” (Dagospia, 30.7). Ma guarda te, povera stella.

ILFQ

Attacco hacker alla Regione Lazio, Zingaretti: "Il più grave di sempre". - @arcamasilum

 

AGI - Un attacco hacker "senza precedenti". Con ogni probabilità "il piu' grave mai subito dalle istituzioni repubblicane". Non usa mezzi termini il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, per spiegare quanto sta avvenendo in questi giorni ai sistemi informatici regionali.

Il governatore in conferenza stampa dal palazzo della Regione ha parlato di un "attacco molto potente e invasivo" e che l'istituzione è "vittima di un'offensiva criminale, di stampo terroristico", anche se poi aggiunge che la matrice degli attaccanti al momento non è nota. Il governatore ha precisato che ad oggi nessuna richiesta di riscatto è arrivata alle istituzioni.

Attacco hacker: "Nessuna richiesta di riscatto".

"Non è arrivata nessuna richiesta di riscatto, né in Bitcoin né in altra forma di valute alle istituzioni regionali". Poi, in riferimento alle notizie circolate in mattinata sui contatti avuti con gli attaccanti, Zingaretti ha parlato di "un equivoco", probabilmente nato "dal fatto che nella home page del virus compaiono dei riferimenti, così come avviene in questi casi".

Ma, ha aggiunto, "appena comparsa questa notizia, i dirigenti di LazioCrea hanno consegnato tutto alle autorità investigative competenti, perché di crimine si tratta e di repressione si deve trattare". Attività criminale che, ha continuato Zingaretti, "arriva da un Paese estero".

Le voci su un riscatto chiesto alle istituzioni regionali sono motivate anche dal tipo di attacco di cui è stato vittima il Lazio. Zingaretti ha confermato che si tratta di un ransomware, un particolare tipo di virus capace di "criptare" il sistema infettato con dei codici. Per "liberarlo", hanno spiegato in queste ore gli esperti, o si è provvisti di un backup totale del sistema, o bisogna in qualche modo scendere a compromessi con gli attaccanti, anche pagando il riscatto se richiesto (ransom in inglese vuol dire riscatto).

Attacco hacker: "Dati sanitari e finanziari in sicurezza".

L'attacco è stato sferrato durante le prime ore di domenica primo agosto. Un secondo attacco è stato rilevato alle due di notte di lunedì, ma sarebbe stato respinto dai tecnici regionali, hanno precisato dalla Regione. Di fatto, sono inaccessibili da oltre 40 ore il sito della Regione, quello del Consiglio regionale, ma soprattutto quello per la prenotazione dei vaccini da Covid-19: "La campagna vaccinale non si è mai interrotta, ma sono sospese le prenotazioni. Le banche dati regionali hanno registrato prenotazioni fino al 13 agosto che stanno andando avanti. Si sta verbalizzando a mano", ha detto il governatore.

Per quanto potente però, l'attacco hacker non sembrerebbe aver messo in pericolo i dati sanitari della Regione: "LazioCrea conferma che i dati della sanità regionale sono in sicurezza, così come i dati finanziari e la banca dati del bilanci". Per ripristinare i sistemi, ha aggiunto poi Zingaretti, "è in corso un'attività per migrare su cloud esterni i servizi essenziali".

Al momento non è chiaro quando potranno ripartire le prenotazioni dei vaccini. Mentre sulle certificazioni verdi Zingaretti ha precisato che "la struttura commissariale" del generale Figliuolo "sta lavorando al nostro fianco per il rilascio dei Green Pass, non ci sono blocchi per i certificati". L'assessore alla Sanità Alessio D'Amato gli ha fatto eco confermando che non ci sono blocchi al momento, ma solo "ritardi, nell'ordine delle 24 ore".

Msn 

sabato 31 luglio 2021

La mafia è maggioranza. - Marco Travaglio


 










Siccome l’“informazione” ha visto un altro film, riepiloghiamo quello vero. Il Governo dei Migliori partorisce una “riforma della giustizia” che ammazza tutti i processi d’appello (stragi e omicidi esclusi) che non arrivino a sentenza entro 2 anni da quella di primo grado: “improcedibili”. Tutti i partiti tranne uno e tutti i giornali tranne uno dicono che è una meraviglia, proprio quel che ci chiede l’Europa, e chi obietta qualcosa è un giustizialista incompetente che vuole sabotare i Migliori. Tutti i magistrati che la commentano dicono che è una salva-ladri&mafiosi. La Cartabia alla Camera nega: “Nessun processo di mafia improcedibile”. I ministri M5S ottengono qualche ritocchino e la votano con gli altri, perché Draghi minaccia di dimettersi (e loro ci credono). Poi Conte diventa capo del M5S. La “riforma”, bocciata pure da Anm e Csm, approda alla Camera e Draghi mette la fiducia. Conte dice che così è invotabile. La Cartabia replica che il testo non cambia perché l’han già votato tutti. Lega, FI e Iv confermano. Il Pd pigola qualcosa. I media dicono che Conte finge: ingoierà tutto, anche perché “Draghi ha perso la pazienza” (povera stella).

Giovedì il Cdm deve votare il testo definitivo per la fiducia. Conte dice ai suoi ministri di astenersi senza il minimo sindacale della decenza: niente improcedibilità per i reati di mafia (416 bis e ter), tempi tripli per i reati ad aggravante mafiosa (416 bis.1) e doppi per tutti gli altri, decorrenza da 90 giorni dopo la prima sentenza e termini sospesi se si rinnova il dibattimento. Per 9 ore la Cartabia e i suoi parolieri Ghedini&Bongiorno sfornano finte controfferte, con dietro tutti gli altri partiti che lottano come leoni per mandare al macero i processi di mafia. Conte riceve chiamate da tutti i palazzi e dai poltronisti grillini perché cali le brache. Ma tiene duro finché ottiene ciò che chiede. La “riforma” Cartabia non esiste più, mentre resuscita la Bonafede: la prescrizione resta bloccata dal primo grado e l’improcedibilità scatterà solo nei processi-lumaca che dureranno più di 4 anni per i reati ordinari e più di 6 in quelli con aggravante mafiosa. I 2 anni della Cartabia raddoppiano per i primi e triplicano per i secondi fino al 2025 (quando si sarà votato e chi avrà vinto potrà cancellare o peggiorare la schiforma). I due Matteo e FI, che non hanno toccato palla, fingono di esultare. I giornali scrivono che hanno vinto Draghi, Cartabia, Di Maio, Giorgetti, financo la Serracchiani. La Cartabia, anziché andare a nascondersi, esulta: “Abbiamo salvato i processi di mafia” (minacciati da sé medesima, che peraltro negava alla Camera fossero a rischio). Poi chiarisce tutto il fuorionda di Draghi: “Se uno ascolta troppo gli esperti, non fa niente”. Ah ecco.

ILFQ

Sorveglianza di massa su mail e messaggi, cosa prevede il nuovo Regolamento Ue contro la pedopornografia online. Scorza (Privacy): “Avvertire gli utenti. Se qualcosa va storto conseguenze drammatiche”. - Francesco Sanna

 

ChatControl il 6 luglio scorso ha già raccolto nel Parlamento Europeo un’ampia maggioranza, 537 voti, e si accinge a superare a breve l’ultimo scoglio legislativo, con la ratifica finale del Consiglio dell’Unione Europea.

La sorveglianza di massa delle comunicazioni digitali diventa legale in Europa allo scopo di contrastare gli abusi sui minori online, il loro adescamento e la diffusione della pedopornografia. Questa la novità storica del nuovo Regolamento Ue ribattezzato “ChatControl” che il 6 luglio scorso ha già raccolto nel Parlamento Europeo un’ampia maggioranza (537 voti, 133 contrati e 24 astenuti) e si accinge a superare a breve l’ultimo scoglio legislativo, con la ratifica finale del Consiglio dell’Unione Europea. A quel punto il Regolamento sarà in vigore e di conseguenza, per tre anni, ogni cittadino europeo perderà il diritto alla riservatezza delle proprie comunicazioni digitali personali, sancito quasi vent’anni fa dalla Direttiva ePrivacy 2002/58/CE. “È un’attività significativa sul versante della protezione dei dati personali perché è molto invasiva, ma si tratta della migliore posizione di equilibrio sin qui identificata e, soprattutto, almeno per il momento, di una deroga“, commenta parlando con ilfattoquotidiano.it Guido Scorza, avvocato e componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Che pure avverte: “Se qualcosa va storto, penso al rischio di falsi positivi, le conseguenze per le persone potrebbero essere drammatiche quanto lo è ritrovarsi bollato, in un qualche database pubblico o privato, come pedofilo mentre non lo si è”.

Se fino ad oggi nessuno poteva sorvegliare o intercettare i messaggi e le comunicazioni personali di qualsiasi cittadino europeo senza il suo consenso o un’autorizzazione specifica dell’autorità giudiziaria, con l’entrata in vigore del Regolamento “ChatControl” i gestori dei servizi di comunicazione digitale – da Facebook a Google passando per le applicazioni di instant messaging come Whatsapp o Telegram – potranno accedere in automatico a tutte le nostre comunicazioni online e, se tra queste troveranno dei video, delle immagini o dei testi comparabili ad altri già identificati come pedopornografici o legati a forme di adescamento o abuso di minori, potranno prelevarli, segnalarli alle forze di polizia e cancellarli dalle loro piattaformeAl momento restano comunque escluse dal Regolamento le comunicazioni crittografate, quindi i sistemi di intelligenza artificiale usati dalle app di instant messaging come Whatsapp o Telegram potranno intercettare i contenuti sospetti solo prima del loro invio e della loro ricezione, protette appunto con crittografia. Una condizione di riservatezza, questa che però potrebbe essere superata dal regolamento di follow up di ChatControl che alcuni analisti danno come imminente.

“Nessuno leggerà, o almeno dovrebbe leggere, in chiaro il contenuto delle nostre comunicazioni – chiarisce Scorza – I gestori scandaglieranno le nostre comunicazioni elettroniche in maniera automatica, attraverso filtri intelligenti che si limitano a cercare corrispondenza tra i contenuti multimediali che trasmettiamo e riceviamo e alcuni database che contengono contenuti di natura pedopornografica. È un’attività significativa sul versante della protezione dei dati personali perché è molto invasiva – aggiunge Scorza – ma si tratta della migliore posizione di equilibrio sin qui identificata e, soprattutto, almeno per il momento, di una deroga destinata a durare al massimo tre anni in vista dell’identificazione di una soluzione migliore”.

In Europa il filtraggio automatico e la segnalazione dei contenuti pedopornografici erano già attivi da tempo per i servizi web – ad esempio i social network Facebook o Instagram -, ma restavano esclusi per email e messaggistica, protetti dalla Direttiva e Privacy. Il Regolamento “ChatControl” nasce proprio dal tentativo di superare uno stop a queste pratiche di sorveglianza imposto da una normativa europea che dal 21 dicembre 2020 aveva equiparato posta elettronica e chat ad ogni altra comunicazione elettronica, estendendo quindi la tutela alla riservatezza a tutti questi servizi.

Per i prossimi tre anni quindi, in attesa di una nuova Direttiva quadro sul tema, tutti i servizi di comunicazione elettronica usati dagli europei sospenderanno una parte importante dei diritti alla privacy e alla protezione dei dati personali dei propri utenti per consentire una lotta più efficace al fenomeno degli abusi sui minori perpetuati online, fenomeno che solo in Italia, durante l’emergenza Covid-19, ha visto crescere i reati a danno dei minori del 70% l’anno e aumentare del 213% in cinque anni i denunciati, come segnalato recentemente dal vertice della Polizia PostaleNunzia Ciardi. Tra questi, proprio ragazzi sempre più giovani, accusati di reati sempre più gravi come il far circolare scatti sessuali di ex-partner, file pornografici e immagini di abusi sessuali su minorenni.

I partiti europei contrari al provvedimento, Partito Pirata e Verdi, hanno puntato il dito sul presunto carattere “totalitario” del regolamento e sulla possibilità di errore dei sistemi di intelligenza artificiale utilizzati per questa sorveglianza di massa. “Nonostante tassi di errore fino all’86% secondo le statistiche della polizia, i fornitori possono segnalare automaticamente “materiale noto” alla polizia senza verifica umana – ha segnalato il portavoce del Partito Pirata Patrick Breyer -. Innumerevoli cittadini innocenti verranno sospettati di aver commesso un crimine, i minorenni vedranno nudi autogenerati (sexting) cadere in mani sbagliate, le vittime di abusi perderanno canali sicuri per la consulenza”. Proprio quest’ultimo punto, la possibilità che “ChatControl” finisca per intercettare e segnalare erroneamente le comunicazioni tra pazienti minorenni, loro genitori e i terapeuti o legali che li assistono nel percorso successivo all’abuso subito, è al momento tra i più controversi.

“L’Europa è la culla del Gdpr, la disciplina europea sulla protezione dei dati personali, diventata un modello di riferimento globale – sottolinea Scorza a ilfattoquotidiano.it -. C’è a Bruxelles un Supervisor europeo per la protezione dei dati personali e a Bruxelles si riunisce il board dei rappresentanti delle nostre Autorità nazionali di protezione dei dati personali. Non credo che lasceranno sacrificare la privacy sull’altare di flebili speranze non scientificamente provate di rendere più sicuro l’ecosistema digitale. Si troverà una ragionevole soluzione di equilibrio“.

Al momento la sfida più complessa del Regolamento ChatControl sembra comunque essere la corretta informazione a tutti gli utenti europei dei servizi digitali circa le novità introdotte. “È una delle grandi scommesse che ci attendono – continua Scorza -. Le nuove regole impongono a tutti i fornitori di servizi di comunicazione elettronica che decidano di avvalersi della deroga in questione di informare i loro utenti preventivamente in modo chiaro, accessibile e facilmente comprensibile e, soprattutto, di riconoscere loro il diritto di chiedere la revisione di ogni decisione algoritmica che li riguardi. Sappiamo tutti, d’altra parte – conclude il componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali – che nella dimensione digitale difficilmente ci si ferma a leggere per davvero policy privacy, condizioni di contratto e avvertenze legali. Dovremo impegnarci tutti quanti per fare in modo che si sviluppi una reale consapevolezza dell’esistenza di questi sistemi di monitoraggio perché è fuor di dubbio che se qualcosa va storto, penso al rischio di falsi positivi, le conseguenze per le persone potrebbero essere drammatiche quanto lo è ritrovarsi bollato, in un qualche database pubblico o privato, come pedofilo mentre non lo si è”.

ILFQ