sabato 18 settembre 2021

Andrea Scanzi - Intervento Montevarchi

 

La “polemica” sulla mia presenza mercoledì a Montevarchi mi ha divertito molto. L’avevo prevista in ogni dettaglio. È tutto dannatamente prevedibile, quando si vive in un paese con certa destra (renziani compresi) e certa presunta stampa.
Non devo spiegazioni a nessuno e rifarei tutto, ma ci tengo a ribadire alcuni punti.
- Ho deciso di andare a Montevarchi all’ultimo momento, allungando il viaggio in moto. Mi sono pure preso un po’ di pioggia sulla A1. Volevo vedermi l’intervento di Conte e, alla fine, salutarlo. Speravo di mimetizzarmi tra la folla, ma al 300esimo selfie ho capito che ormai con l’anonimato ho smesso per sempre. Nel bene e nel male.
- Non era minimamente previsto che salissi sul palco. Me l’ha chiesto Conte arrivando (con due ore di ritardo, maledetto!) e chiedendomelo davanti a tutti. Sapevo che, accettando, avrei dato la stura alla peggior destra (renziani inclusi) e alla peggior stampa rosicona. Ho accettato proprio per quello: avevo voglia di fare un po’ di casino, perché quando tutto è troppo calmo mi annoio e poi mi smottano gli zebedei dalle fondamenta. E ne soffro.
- Come ho detto più volte, ci sono solo due leader politici che possono chiedermi di salire sul palco con loro: Bersani e Conte. Non significa che la pensi sempre come loro: significa che ne ho stima. E non ho nessun motivo o voglia di nasconderlo.
- Non ho sentito nessuna minaccia a Renzi. La piazza era gremita e civilissima. Le volte in cui Renzi è stato citato o evocato sono partiti fischi come se piovesse, ma é normale: quello lì sta sulle palle anche ai sassi. E non per colpa mia. Eravamo nel “suo” Valdarno e quei fischi devono avergli fatto girare parecchio le palline, così ha imbastito ‘sta polemica da peracottari.
- Se avessi sentito minacce a suo danno, sarei stato il primo a denunciarle e dissociarmi. Non le ho sentite. Se qualcuno ha pronunciato quelle parole orrende, mi dissocio e le condanno adesso. Con fermezza assoluta. A Renzi auguro ogni fortuna umana e ogni fallimento politico. Nel secondo caso, peraltro, sta facendo tutto da solo. Egregiamente. Continua così, Matteo!
- Questa cosa del “giornalista imparziale” è una delle più grandi puttanate mondiali. Tutti i più grandi giornalisti e intellettuali sono sempre stati (eccome) schierati, e in Italia essere “imparziali” vuol quasi sempre dire essere paraculi e cerchiobottisti. Cosa che io proprio non sono: citofonate ad altri, in Italia non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il discrimine è l’onestà intellettuale, non certo il non schierarsi. E lezioni di onestà intellettuale non ne prendo certo da renziani e derivati. Quella è rumenta della peggior risma.
- Ero e resto un uomo che mai si candiderà nella vita (sono altro e faccio altro), ma che non ha mai nascosto di essere di sinistra. Il mio voto non può che andare, a oggi, a una di queste tre forze: Pd, M5S o sinistra radicale (le cito in ordine di grandezza stando ai sondaggi). Spero nella nascita del campo progressista di bersaniana memoria, questa destra mi fa politicamente vomitare (renziani inclusi) e se posso indebolirla mi ci butto a capofitto. Adoro rompere i coglioni a chi detesto e se abitassi a Montevarchi ovviamente voterei Il candidato di centrosinistra e M5S. Salgo sui palchi quando mi pare, dico quello che mi pare e faccio - ora e sempre - quello che mi pare. Se poi a qualcuno tale mio approccio schietto e sincero non piace, meglio. Neanche loro piacciono a me.
Augh!
*****
(Ah, dimenticavo. Tutta questa riflessione l’ho pubblicata solo per poter pubblicare questa foto e far vedere quanto diavolo sia figa la catena rossonera attaccata ai miei jeans!)

Fb.18.9

venerdì 17 settembre 2021

Il buco dell'ozono ora è più grande dell'Antartide.

 

Lo indicano i satelliti del programma europeo Copernicus.

Il buco dell'ozono quest'anno ha raggiunto un'estensione superiore a quella dell'Antartide, una delle più grandi e profonde degli ultimi anni: lo mostrano le osservazioni del satellite Sentinel 5P, una delle sentinelle della Terra del programma Copernicus gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa). Idati sono stati raccolti nell'ambito del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams) del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Raggio. Il dato arriva in occasione della Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono, che si celebra oggi.

Il buco nello strato di ozono si forma ogni anno durante la primavera australe, tra agosto e ottobre, e raggiunge il massimo tra metà settembre e metà ottobre. Quest'anno, dopo una condizione iniziale piuttosto nella norma, è aumentato notevolmente parecchio la scorsa settimana ed è ora più grande del 75% rispetto alle misure rilevate in questo stesso periodo dell'anno a partire dal 1979.

"Seppur simile a quello del 2020, quest'anno il buco dell'ozono si è trasformato in uno dei più duraturi mai registrati", osserva Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service. Per Antje Inness, del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Raggio, "il monitoraggio del buco dell'ozono al Polo Sud va interpretato con cautela, visto che le dimensioni, durata e concentrazioni sono influenzati dai venti locali. Tuttavia ci aspettiamo che si chiuda entro il 2050".

Con la fine della stagione primaverile dell'emisfero australe, quando le temperature nella parte superiore della stratosfera cominciano a salire, l'impoverimento dell'ozono rallenta, il vortice polare si indebolisce e, infine, si rompe, portando i livelli di ozono alla normalità entro dicembre.

(In alto: Mappa del buco dell'ozono sull'Antartide sulla base dei dati del 16 settembre (fonte: ESA/CAMS)

ANSA

Green pass: chi è senza non può essere licenziato. Ecco le misure. - Matteo Guidelli

 

Le nuove regole per il lavoro, avvocati in tribunale senza certificato.

Magistrati e dipendenti di Bankitalia, colf, badanti, elettricisti e idraulici, ministeriali e dipendenti dei consigli comunali, governatori e consiglieri regionali eletti alle elezioni, volontari: dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre, quando è prevista la scadenza dello stato d'emergenza, il green pass diventa obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro e andrà ad incidere direttamente sulla vita di 23 milioni di italiani di cui 14 milioni e 700mila impiegati nel settore privato. Compresi deputati e senatori anche se, essendo Camera e Senato organi costituzionali, spetterà a loro decidere da quando e con quali modalità adeguare il proprio ordinamento in base al principio dell'autodichia, ossia dell'autonomia decisione.

OBBLIGO PER TUTTI I LAVORATORI - Il decreto, 9 articoli nell'ultima bozza, introduce innanzitutto l'obbligo per tutti i dipendenti pubblici: "personale delle amministrazioni pubbliche, delle Autorità amministrative indipendenti, compresa la Consob e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, della Banca d'Italia, nonché degli enti pubblici economici e degli organi di rilievo costituzionale" nonché tutti i "titolari di cariche elettive o di cariche istituzionali di vertice".

E anche a tutti quei soggetti che, "a qualsiasi titolo" svolgono la propria attività lavorativa in un'amministrazione pubblica, anche se con contratti esterni. La norma vale anche per gli organi costituzionali - Presidenza della Repubblica, Camera, Senato, Corte Costituzionale - ma spetterà a loro definire in che modo applicarlo. Stesso discorso per il settore privato: "chiunque svolge un'attività lavorativa" per accedere al luogo di lavoro è obbligato a "possedere e esibire la certificazione". Sia nel pubblico sia nel privato, non dovranno esibire il green pass tutti coloro che sono esentati dalla campagna vaccinale.

ANCHE NEI TRIBUNALI MA NON PER GLI AVVOCATI - Il decreto introduce anche una norma ad hoc per l'accesso a tribunali e uffici giudiziari: il green pass dovranno averlo i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari e onorari, gli avvocati e i procuratori dello Stato e i componenti delle commissioni tributarie. La norma non varrà però per i legali: le disposizioni, dice il decreto, "non si applicano agli avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei all'amministrazione della giustizia, testimoni e parti del processo". Un avvocato potrà dunque andare in tribunale senza avere il certificato ma, ad esempio, dovrà mostrarlo per entrare in uno studio legale.

TAMPONI A 15 EURO PER TUTTI - Per non penalizzare ulteriormente chi non vorrà o non può vaccinarsi, il decreto introduce i tamponi a prezzo calmierato per tutti nelle farmacie che hanno aderito al protocollo d'intesa: gratis per chi non si può vaccinare, 8 euro per i minori e 15 euro per tutti gli altri. Nella bozza è prevista per le farmacie che non rispettano i prezzi una sanzione da mille a 10mila euro e il prefetto potrà disporre anche la chiusura dell'attività per 5 giorni.

GREEN PASS VALIDO PER 72 ORE - Per quanto riguarda i tamponi, con un emendamento al decreto green pass bis, è stata inoltre estesa la validità dell'esito dei molecolari a 72 ore mentre quella degli antigenici continuerà ad essere 48 ore.

CONTROLLI DEI DATORI, ANCHE A CAMPIONE - Il governo ha previsto che a verificare se i lavoratori sono in possesso del green pass, sia nel pubblico che nel privato, dovranno essere i datori di lavoro ai quali spetta inoltre il compito di definire, entro il 15 ottobre, le "modalità operative per l'organizzazione delle verifiche", che potranno essere anche a campione. Ci dovrà essere un responsabile incaricato degli accertamenti che, in via prioritaria, dovranno essere eseguiti al momento dell'accesso. La validità del green pass potrà essere verificata, nel privato, con la app ''VerifiCa19' mentre nel pubblico il premier, su proposta dei ministri per la pubblica amministrazione e della salute, potrà definire delle linee guida "per la omogenea definizione delle modalità organizzative".

SANZIONI FINO A 1.500 EURO E SOSPENSIONE DELLO STIPENDIO -  "La retribuzione non è dovuta dal primo giorno di assenza". Lo stop allo stipendio scatta fin dal primo giorno per i lavoratori del pubblico e del privato che non abbiano il certificato verde. Nel pubblico chi non ha Green pass è ritenuto "assente ingiustificato" e dopo il quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso. Nel privato invece il lavoratore è assente senza diritto alla retribuzione fino a presentazione del pass. Nessuna conseguenza disciplinare e niente licenziamenti, in ambo i casi. Per i datori di lavoro che non effettuano i controlli sono previste inoltre sanzioni da 400 a mille euro, mentre dipendenti pubblici, privati e autonomi che verranno sorpresi in un luogo di lavoro senza il pass rischiano una sanzione da 600 a 1.500 euro. E sanzioni sono previste anche per i magistrati ordinari: l'accesso senza il pass è considerato "illecito disciplinare" ed è sanzionato in base alla normativa di riferimento. 

ANSA

Altro che fannulloni, anche a giugno boom di lavoratori stagionali: 70mila in più rispetto al periodo pre-pandemia. Lo certifica l’Inps. - Mauro Del Corno

 

Forte rialzo per i licenziamenti disciplinari, tecnicamente esclusi dal "blocco" scaduto a fine giugno. Nel complesso nella prima metà del 2021 i nuovi contratti sono stati 3,3 milioni a fronte di 2,4 milioni di cessazione. Il mercato del lavoro cresce ma diventa sempre più precario. Ampio ricorso agli stagionali anche in Campania, la regione che conta più percettori di reddito di cittadinanza.

E’ proseguito anche in giugno il boom di ricorso ai lavoratori stagionali. A dimostrazione di quanto siano infondati gli allarmi su un presunto ruolo del reddito di cittadinanza nello scoraggiare la ricerca dei posti di lavoro, anche a termine. Lo certifica l’Inps che nell’aggiornamento del suo osservatorio sul precariato segnala come in giugno i nuovi contratti per stagionali siano stati 246mila, ovvero 80mila in più rispetto al giugno 2020 e 70mila rispetto al giugno 2019, ovvero quando ancora la pandemia non era iniziata. Nei primi sei mesi del 2021 i contratti stagionali sono stati 495mila, a fronte dei 293mila dei primi sei mesi del 2020 e dei 483mila dello stesso semestre 2019. Gli stagionali, insomma, sono sempre di più e lo scorso giugno è stato caratterizzato da un vero e proprio boom per questo tipo di contratto di lavoro. Questo nonostante le condizioni di lavoro siano spesso caratterizzate da irregolarità nel trattamento, stipendi bassi e orari arbitrari, come documentato dalle inchieste de IlFattoquotidiano.it

In generale, nel solo mese di giugno 2021, si sono registrate quasi 677mila posizioni di lavoro in più rispetto a giugno 2020 dopo la prima ondata di Covid ma anche 378mila in più di giugno 2019, prima della pandemia. Ma mentre i nuovi contratti a tempo indeterminato salgono da 77mila a 97mila, quelli a termine schizzano da 246mila a 337mila. Crescono di 30mila unità anche i contratti di somministrazione (quelli attraverso le agenzie interinali) e di 20mila i contratti intermittenti. Quello che emerge dall’ Osservatorio Inps è insomma un mercato del lavoro in ripresa ma sempre più precario. Il tutto in attesa di conoscere i dati di luglio, primo mese senza il blocco dei licenziamenti, prorogato fino ad ottobre solo per la moda e il tessile. Le regioni più dinamiche sono state la Lombardia, con 61mila contratti in più rispetto a giugno 2019, il Lazio (+48mila) oltre a Campania (+53mila) e Sicilia (+45mila) dove però è forte l’incidenza di stagionali per i mesi estivi.

Come scrive l’Inps nel primo semestre del 2021 sono state registrate 3.323.000 assunzioni (a fronte di 2,4 milioni di cessazioni), con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 del 23%, esito di una crescita iniziata a marzo 2021. L’aumento ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, risultando però più accentuato per le assunzioni di contratti stagionali (+78%) e in somministrazione (+34%); pressoché stabili risultano invece le assunzioni a tempo indeterminato (+2%). Le trasformazioni da tempo determinato nei sei mesi del 2021 sono risultate 214.000, in flessione rispetto allo stesso periodo del 2020 (-21%); nel secondo trimestre 2021 si sono registrate comunque variazioni positive. I licenziamenti economici relativi a rapporti di lavoro a tempo indeterminato – anche se ancora bloccati, salvo particolari fattispecie – nel secondo trimestre del 2021 sono aumentati del 29% rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente; maggiore risulta l’incremento dei licenziamenti disciplinari: +67%. Le cessazioni per dimissioni costituiscono la tipologia di cessazioni che ha evidenziato nel medesimo periodo l’incremento più consistente (+91%).

ILFQ

Siete proprio sicuri? - Marco Travaglio

 

Come volevasi dimostrare, l’obbligo vaccinale annunciato da Draghi il 3 settembre era una bufala: il premier sapeva benissimo che non si può fare il Tso a 4-5 milioni di persone, salvo essere il Turkmenistan, la Micronesia o la Polinesia. Così ha optato per la soluzione saudita: imporre il vaccino senza avere il coraggio di imporlo, cioè vietare di lavorare a chiunque non esibisca il Green pass o un tampone fresco di almeno 48 ore. Noi – lo ripetiamo per gli imbecilli che confondono vaccini, tamponi e Green pass, dunque No Vax, No Pass e magari No Tav – siamo favorevolissimi ai vaccini (volontari, non forzati) e al Green pass per chi lavora con soggetti fragili (in ospedali e Rsa) e per il tempo libero (in ristoranti, bar, cinema, teatri, musei, stadi, concerti…). Ma nutriamo molte perplessità quando c’è di mezzo il diritto su cui è fondata la Repubblica: il lavoro. Dubbi non filosofici o costituzionali (in casi gravi l’articolo 32 giustifica pure l’obbligo vaccinale), ma pratici. Qual è lo scopo del Green pass? Contenere il più possibile i contagi e dunque indurre il maggior numero di persone a vaccinarsi, visto che i vaccinati rischiano di morire, ammalarsi in forma grave e contagiare altri molto meno dei non vaccinati. Finora gli italiani hanno aderito in massa alla campagna e, stando a Figliuolo, siamo prossimi alla copertura dell’80% dei vaccinabili, sia pur più lentamente delle sue mirabolanti road map. Siccome la campagna prosegue, si può puntare al 90%, sempre senza costrizioni.

Che bisogno c’è di forzare la mano all’improvviso, senza uno straccio di dibattito parlamentare, col Super Green Pass e le sue odiose sanzioni (multe, sospensioni dal lavoro, demensionamenti, discriminazioni fra chi può pagarsi i tamponi e chi no)? Perché irrigidire l’ampia fetta di non vaccinati “perplessi”, che attendono di essere convinti, e gettarli con minacce e divieti fra le braccia dei No Vax ideologici? Se siamo i migliori d’Europa, perché tutti gli altri Paesi (peggiori di noi e con più No Vax di noi) non pensano neppure alla tessera verde per lavorare? Se l’80% degli over 12 sono vaccinati e dunque – sempre secondo la vulgata ufficiale – quasi totalmente al sicuro, che problema c’è se incontrano qualche raro non vaccinato con mascherina e distanziamento? Se almeno il governo ci mettesse la faccia con l’obbligo vaccinale, potrebbe punire i fuorilegge: ma, senza l’obbligo, è il governo stesso a riconoscere il diritto a non vaccinarsi. E allora che senso ha imporre a chi lo esercita il pizzo del tampone per lavorare, come – se fra l’altro – tampone e vaccino fossero intercambiabili e non due cose diversissime? Un supplemento di riflessione farebbe bene a tutti. Persino ai Migliori.

ILFQ

Green pass per tutti a lavoro. Brunetta: "Riguarda 23 milioni di lavoratori". - Serenella Mattera

 

Via libera unanime al nuovo provvedimento. Draghi: "Serve per continuare ad aprire il Paese"


Senza il Green pass dal 15 ottobre non si potrà entrare in nessun luogo di lavoro, pubblico o privato. Il premier Mario Draghi estende l'obbligo a oltre un terzo degli italiani.

Con una stretta accompagnata da controlli e sanzioni, ma solo allo scopo - spiega ai suoi ministri - di "continuare ad aprire il Paese" ed evitare nuove chiusure. Il via libera del governo è unanime, a dispetto dei malumori di Matteo Salvini e di una parte della Lega.


L'obiettivo è dare alla campagna vaccinale la spinta necessaria a raggiungere entro la metà di ottobre l'80% della popolazione. Ai lavoratori, ma anche ai sindaci, ai governatori, ai vertici istituzionali, viene dato un mese per adeguarsi, con la prima dose di vaccino. Poi dalla metà di ottobre per accedere ai luoghi di lavoro se non vaccinati o guariti dal Covid dovranno fare un tampone ogni 48 ore (72 ore se molecolare), altrimenti incorreranno nella sospensione dal lavoro o dallo stipendio e in multe fino a 1500 euro.

Il via libera al "super Green pass" arriva dopo una lunga discussione nella cabina di regia del governo, dopo un confronto con le Regioni e un'ora di esame delle norme in Consiglio dei ministri. Non passa la richiesta dei sindacati e della Lega di tamponi gratis per tutti i lavoratori non vaccinati, ma varranno solo per gli esonerati dal vaccino e le farmacie (con sanzioni per chi non si adegua) saranno obbligate ad applicare prezzi calmierati per tutti gli altri. Giancarlo Giorgetti porta il sì della Lega al nuovo decreto e ottiene il via libera a una norma - approvata in serata come emendamento in commissione alla Camera - per estendere la validità dei tamponi molecolari a 72 mesi.

Il ministro leghista in serata è assente alla conferenza stampa di presentazione del decreto, alla quale partecipano Brunetta e Gelmini per Fi, Speranza di Leu e Orlando del Pd, ma dal ministero spiegano che Giorgetti è assente per precedenti impegni, non per prendere distanze. La tensione in maggioranza però resta: Draghi punta tutto sul Green pass e per ora abbandona l'idea dell'obbligo vaccinale, che tra i partiti sarebbe ancor più divisivo. Alla misura esprimono sostegno convinto Enrico Letta, Matteo Renzi, i ministri di Forza Italia, un più cauto via libera Giuseppe Conte ("Una misura utile", dice). Salvini invece sembra conservare i suoi dubbi. E Giorgia Meloni afferma che la scelta del governo non ha eguali nel mondo. La scelta, dunque. E' quella di chiedere il Green pass a chiunque "entri da una porta per svolgere il suo lavoro" (la mette così Renato Brunetta). Dunque vale per dipendenti pubblici, autorità indipendenti, Bankitalia, per tutti i detentori di cariche elettive o istituzionali, per tutti i lavoratori privati, sia i dipendenti, che gli autonomi, dagli avvocati agli architetti, dagli idraulici, fino alle colf e le badanti. Ovunque si possa controllare, entra in vigore l'obbligo.

Dunque, spiega Brunetta, non sui mezzi di trasporto locale, ad esempio. Unico limite il governo lo incontra negli organi costituzionali, il Quirinale, le Camere e la Corte costituzionale, che hanno autodichia, cioè si autogovernano, e dunque vengono invitati ad adeguarsi (in una bozza compariva il termine del 15 ottobre, poi sparisce). In Parlamento si apre però il dibattito: la fronda leghista guidata da Claudio Borghi dice no. Quanto alle sanzioni, non si potrà arrivare al licenziamento del lavoratore. Lo stop allo stipendio varrà dopo cinque giorni di ingresso al lavoro senza Green pass, sia nel pubblico sia nel privato.

E poi per i mancati controlli dei datori di lavoro multe da 400 a 1000 euro, per le violazioni dei lavoratori da 600 a 1500 euro. La discussione tra i ministri si anima sul tema dello smart working: cosa fare per evitare che un No vax chieda di essere sempre esentato dal lavoro in presenza? Nel pubblico si tenderà a tornare in ufficio, spiega Brunetta, mentre Orlando osserva che nel privato le regole saranno riviste con accordi tra le parti. Qualche tensione poi si registra sulla richiesta del ministro Dario Franceschini di eliminare da subito i limiti di capienza per cinema e teatri, dal momento che si entra col Green pass. Il botta e risposta con il collega Roberto Speranza si ripete in cabina di regia e in Cdm (ma Speranza nega che si tratti di uno scontro).

Il ministro della Salute sostiene che non si possa procedere prima di aver visto come andranno i contagi a fine mese, quando si vedrà l'impatto della riapertura delle scuole. Franceschini insiste, ma Draghi sposa la linea di Speranza: entro il 30 settembre il Cts si pronuncerà sul distanziamento in tutti i luoghi chiusi, anche quelli di lavoro, poi il governo valuterà se cambiare le regole, per gli eventi - l'orientamento appare favorevole - ma eventualmente anche nelle fabbriche. Giorgetti ottiene che si valuti anche la riapertura delle discoteche (cavallo di battaglia leghista) e chiede che per i lavoratori sospesi i datori non paghino i contributi previdenziali.

ANSA

DUE A CASO. - Orso Grigio

 

D’accordo sul no all’obbligo vaccinale. Bene, lo capisco.
Però chi fa una scelta del genere, piuttosto egoistica e contraria ai bisogni della collettività, se ne assuma tutte le responsabilità, come è normale che sia per ogni scelta che si fa.
E, se sceglie di non vaccinarsi, i tamponi se li paghi da solo. Lui non è solidale con gli altri, se ne sbatte le palle di cosa sia meglio per loro, e non vedo perché gli altri debbano frugarsi in tasca per lui.
Oppure stia a casa e pace.
E a Landini, che oggi si arrampica su sofismi costituzionali improbabili a favore della gratuità dei tamponi, dico che se il sindacato avesse usato la stessa passione per difendere l’art 18 e combattere lo sfacelo dello stato sociale, invece di lavarsene le mani con quattro ore di sciopero per non disturbare troppo il manovratore, non saremmo sprofondati nella merda dove siamo.

A Cacciari, invece, che ieri sera, quando l’hanno contraddetto, si è imbronciato e piccato come un bambino dell’asilo al quale hanno rubato la merendina, vorrei dire che sarebbe stato bello se lui, e quelli come lui, avessero usato tutto il loro sapere filosofico e la loro esagerata sapienza per denunciare la presa del potere di renzi e la conseguente agonia e poi morte delle residue tracce di sinistra rimaste, ma evidentemente anche lui trae maggiori fonti di ispirazione da questa cazzata del green pass.

In questo paese qualsiasi nefandezza è passata, passa e passerà, sotto il silenzio più responsabile, quando non complice, di chiunque: informazione, politica che di quei problemi dovrebbe farsi carico, sindacati, cultura. Chiunque.
Evidentemente ci voleva questa merendina del green pass per risvegliare le coscienze.
Peccato però: obiettivo sbagliato, e tempo scaduto. 

Fb.17.9.2021