venerdì 7 aprile 2023

Governo ingiusto..

 

Questo governo, con tale "mancata" manovra, sta agevolando le banche che, oltre a guadagnare sulla possibilità di erogare denaro giacente nelle proprie casse a zero costi, possa guadagnare anche dalle commissioni che gravano sulle transazioni di acquisto.
E' un governo di destra che privilegia i potenti e danneggia il lavoro, oltre che agevolare l'evasione.
E non è gradevole per chi rispetta le regole e si vede tartassato a dismisura per colpa di chi, con la compiacenza dei governanti, non paga il dovuto.

cetta

Qui l'articolo de: ILFQ: https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/07/pos-il-governo-dimentica-la-tassa-sugli-utili-delle-banche/7122333/?fbclid=IwAR2UXtr0QMhl1OatGbLc-R9StGdTs4YJumZN3e06_nmjzOtsgzZ_5NfMG3s

giovedì 6 aprile 2023

Dal parrucchiere.


Dal parrucchiere, tre signore attempate, il parrucchiere , anche lui attempatello, una giovane donna.
Naturalmente s'è fatto l'elogio ai nipoti, succo della vita di tutti, ma poi, e perchè no, s'è fatto un riferimento alla Lira, ai tempi passati, quando uno stipendio di 128.000 Lire al mese ti assicurava una vita più che dignitosa. Oggi con i 66.11 Euro non campi neanche un giorno.
C'è il costo della vita, aumentato a dismisura, d'accordo, ne terremo conto, ma il danno maggiore che hanno compiuto i nostri amministratori è che hanno convertito la lira in euro, ma non hanno adeguato gli stipendi e le paghe dei lavoratori alla media delle paghe e degli stipendi del resto dei pesi europei.
E non hanno tenuto sotto controllo gli aumenti del costo della vita, per cui se un affitto costava 600mila lire, con l'euro diventava subito 600 euro, mentre uno stipendio da 3.600.000 veniva convertito in 1.850 euro.
Come attualmente stanno facendo con i costi in aumento a causa del Covid e della guerra in Ucraina...
Il problema sta all'origine: abbiamo amministratori che sanno solo blaterare per raccogliere consensi, ma non hanno alcuna competenza, o preparazione che sia, di amministrazione.

cetta

domenica 2 aprile 2023

Recovery, corruzione. - Giancarlo Selmi

 

Ciò che disarcionò Conte fu la miscela esplosiva di due fattori: i 209 miliardi (di cui ben 88 a fondo perduto), di Recovery che riuscì a portare a casa nello scetticismo generale, e la volontà di fare le cose per bene. Proprio così: le cose per bene.
L'Italia è un paese irrimediabilmente corrotto. Fra i più corrotti al mondo, forse ancora di più dei più arretrati paesi latino-americani.
La corruzione in Italia è una nebbia finissima e fitta che avvolge tutto e, nel tutto, soprattutto la politica.
Il 90% della ricchezza nazionale è in mano a poche famiglie ed a pochi comitati di affari, caratterizzati, da sempre, da una bulimica cupidigia. Quelli che Scalfari chiamò, con un azzeccata definizione, "razza padrona".

Padrona di tutto, anche dei politici. La repentina disponibilità, assicurata dall'Europa, di tanto, tantissimo denaro, fece scattare l'organizzazione di quello che Travaglio chiamò, poi, "Il conticidio".
Si rendeva necessario rimuovere dalla gestione dei fondi, un uomo incorruttibile, dichiaratamente incline a politiche redistributive che avrebbero avvantaggiato il Paese e le imprese medio piccole, innescato il famoso "circolo virtuoso", ma lasciato a bocca asciutta i comitati di affari suddetti.
Quelli per i quali lavorano la maggioranza dei politici italiani, da destra fino al PD.
Opere di riassetto del territorio, edilizia scolastica, sanità, rinnovabili, avrebbero parcellizzato le opere pubbliche, distribuendo lavoro e ricchezza a piccole e medie imprese, ma avrebbero lasciato ai grandi consorzi meno di quanto avrebbero ottenuto se avessero attuato ciò che poi attuarono: la defenestrazione di Conte.

Venne sir Lagarto e mise subito in atto il piano. Analizziamo punto per punto gli interventi più qualificanti dell'azione di governo del lucertolone:
Ristabilimento dei contributi all'editoria.
Rimozione del cash-back. Misura geniale che avrebbe fatto emergere gran parte dell'evasione fiscale, con risultati economici assolutamente positivi. Oltre ad offrire un ristoro semestrale alle famiglie italiane.
Sulla giustizia un capolavoro di disinformazione, con l'aiuto dei giornali appartenenti alla stessa razza padrona.
L'Europa ci chiedeva una riforma della giustizia civile che permettesse processi più agili e veloci. Uno dei problemi che impediscono gli investimenti stranieri. Draghi invece, decise di intervenire sulla giustizia penale, non abbreviando i processi, ma eliminandoli del tutto.
l'Italia è diventata il paese di Bengodi dei corrotti, esattamente il contrario di ciò che andava fatto, con e per l'arrivo di tanti soldi.
Strepitosa la spiegazione: così gli stranieri investono. E perché ad un investitore dovrebbe interessare il codice penale? Vengono ad investire o a delinquere? Verranno ad investire in Italia i narcotrafficanti, tutto fa brodo. Ma soprattutto fa brodo, nella gestione di tanti soldi, l'impunità. Ci hanno pensato Salvini e Meloni a depenalizzare tutto ed a riformare il codice degli appalti. Benvenuto sia il far west.

Una riforma dell'Irpef che ha fatto ridere perfino i polli. Un esempio eclatante di come si possano buttare via i soldi, nel tentativo, riuscito, di togliere ai poveri per dare ai ricchi. Riforma resa ancora più iniqua dalla successiva, ideata dalle "teste d'uovo" del governo Meloni. Alla quale si è accompagnata la spedizione punitiva contro i percettori del RdC. Non sposta di una virgola la questione "furbetti", però mortifica e metterà nei guai la platea degli ultracinquantenni. Quelli vecchi per trovare un lavoro e i giovani per avere una pensione. E sottoporrà al ricatto del lavoro povero i nuovi schiavi: i giovani e giovanissimi

Grandi opere in cantiere: Praticamente il 90% del PNRR. Corruzione fatti capanna. Far west dei subappalti. Utili del 30% minimo garantito per i grandi consorzi che non faranno neppure il 10% delle opere. Roba vista e rivista. Fra 50 anni crollerà tutto, ma chi se ne frega.
Riassetto idrogeologico: non interessa. Che sarà mai qualche alluvione, qualche frana e qualche morto ogni tanto. Rinnovabili: e basta con questa storia! (Romani 2012 docet)
Esiste la reversibilità di questa tragedia? Esiste.
Sta tutta in mano e nelle ics di un popolo di smemorati che, nonostante i precedenti ha votato il programma di distruzione del paese e non si rende conto di quanto stia avvenendo e di quanto le promesse elettorali siano rimaste pie intenzioni. Lo hanno già fatto e rifatto. Bene fatelo ancora, continuate a votarli.
Da 40 anni che vi prendono per i fondelli, sempre gli stessi, eppure... I sondaggi restituiscono la plastica immagine di un popolo di... Meglio non dire.
Oggi diventa ufficiale che la defenestrazione di Conte fu una manovra di palazzo, effettuata con complicità molto in alto. Gli si rimproverava di non avere la capacità di gestione dei fondi PNRR. Incapacità dimostrata, invece, dai suoi successori. Ma non si muove foglia.

Restituiremo i soldi all'Europa, pure quelli che ci hanno regalato; spezzeremo le reni ai frequentatori di rave party, ai barconi, agli scafisti in tutto il globo terracqueo, ai benzinai, alle coppie omogenitoriali, alle farine di grillo, ai ristoranti italiani di New York che non usano l'olio EVO, ai professori che citano la Costituzione, alle imprese edili ed agli amministratori di condominio. Ma anche a poveri e disabili. E, già che ci stiamo, alla gran parte degli italiani.
Complimenti e buon disastro

Giancarlo Selmi 

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sabato 1 aprile 2023

Assange e la democrazia a stelle e strisce - Giuseppe Salamone

 

Non si tengono più da quando è uscita la notizia dell'arresto di Evan Gershkovich, trentaduenne giornalista americano del Wall Street Journal arrestato dai servizi d'intelligence Russi perché sospettato di essere una spia USA.

Politici, giornalisti, opinionisti e atlantisti compulsivi vari si stanno stracciando le vesti a reti unificate per questo giornalista. Non fanno altro che parlare di libertà di stampa, di democrazia e chi più ne ha che più ne metta. Alla Casa Bianca hanno iniziato a dare lezioni subito seguiti a ruota dai loro vassalli che ripetono a pappagallo ciò che impone Washington.

In tutto ciò c'è un uomo che sta morendo soffrendo come un cane, quest'uomo si chiama Julian Assange: privato della libertà da oltre un decennio e oggi rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Tutto ciò solo perché ha avuto il coraggio di svelare i crimini di guerra delle stelle e strisce.

Se aveste dedicato per Assange solo un decimo del tempo che avete dedicato per questa vicenda, a quest'ora Julian sarebbe libero di giocare con i suoi figli, di stare con sua moglie e di informarci sulle porcate che fanno i potenti occidentali. Invece è lì che sta morendo piano piano. O per meglio dire, che sta venendo ucciso da ipocriti guerrafondai senza scrupoli. Vergognatevi perché siete dei grandissimi miserabili!

T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone
Giuseppe Salamone II

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venerdì 31 marzo 2023

VIVA I REATI NEGLI APPALTI! - Viviana Vivarelli.

 

Salvini, nuovo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha lanciato il nuovo CODICE DEGLI APPALTI.

Se le misure prese in vari campi da questo Governo hanno scontentato la plebe gratificando comunque qualche lobbye di privilegiati, si deve riconoscere che qui il neo Ministro è riuscito a scontentare tutti: lavoratori, padroni, sindacati e frattaglie.
Avanti i lavori illimitatamente e liberatutti! Tutto all'insegna del PRESTO E BENE. Avete mai visto qualcosa che nella pubblica amministrazione vada presto e bene? La parola d'ordine in Italia nella PA è sempre stata: col massimo della lentezza, col massimo del costo finale, col minimo del risultato totale e con la corruzione dall'A alla Z.
Insomma 200 miliardi in balia del peggio!
Come se in 75 anni di Repubblica questo peggio non l'avessimo mai visto, tra appalti truccati, subappalti in anarchia, nepotismi, spartizioni tra compagni di merenda, aste e concorsi di cui si sa prima il vincitore, assegnazioni ad personam, controlli mancanti, precariato a go go, mafia ovunque, salari fasulli, costi gonfiati e chi più ne ha più ne metta.
Si deve dire che Salvini è riuscito ad affrancare anche i pochi angolini rimasti di legittimità nei lavori pubblici.
Se l’irresponsabilità e la corruzione l'hanno sempre fatta da padrone, ora sarà anche peggio!
"Nessun bando, nessuna competizione, nessuno trasparenza nel 98% dei futuri contratti pubblici per forniture, servizi, lavori pubblici... una sorta di “emergenza permanente”, una notte in cui tutte le vacche sono nere. Ma di questo Salvini se ne bea.
Sotto una soglia tra i 150 e i 500mila euro il funzionario pubblico potrà dare i lavori "a chi gli pare". Fino a due anni fa quella soglia era di 40mila euro, tanto che le commissioni più grosse venivano parcellizzate per passare con le assegnazioni ad minchiam. Ma ora: allegria! E' arrivato il citofonista col mojito che dà il liberi tutti!
"Il nuovo codice introduce procedure negoziate senza bando e senza concorrenza – saranno consultate discrezionalmente 5 o 10 imprese – per tutti gli appalti fino a 5,3 milioni di euro; autorizza senza più vincoli il subappalto a cascata (la mafia esulta), estende l’appalto integrato, in cui l’impresa progetta ed esegue l’opera, mentre l’ente pubblico in concreto ostaggio dei privati si limita a staccare l’assegno; reintroduce la revisione prezzi".
In pratica getta in una giugla di illiceità i più elementari principi di concorrenza, trasparenza, efficienza, danneggiando le impre stesse.
Nel 2001 Prodi fu molto criticato per la famigerata 'legge obiettivo' che, per sveltire le pratiche, abolì i controlli, aprendo la strada alla peggior corruzione, mentre l'Italia si riempiva di cattedrali nel deserto, opere inutili, costosissime e rimaste incompiute.
Insomma ora i contratti saranno assegnati per citofono. Altro che la Meloni che dà un Ministero al cognato! E, ovviamente, a fare i lavori non saranno i migliori ma i più apparentati o quelli che pagano la mazzetta più alta al funzionario pubblico.
Va beh, direte, lo facevano anche prima! Sì, però, ora lo si potrà fare per legge!!

Viviana Vivarelli fb 31/3/2023

giovedì 30 marzo 2023

eFuel: cos’è, quanto costa e quali auto lo possono usare. -


Gli eFuel (o e-fuel) sono combustibili sintetici che stanno diventando sempre più importanti nel panorama mediatico italiano ed europeo.

Questi combustibili sostituiscono i combustibili fossili tradizionali, come il petrolio e il gas, e possono essere utilizzati nei veicoli esistenti senza la necessità di costose ristrutturazioni. In questo articolo esploreremo gli efuel e la loro importanza per il futuro dell’energia pulita.

Come si produce l’efuel?

La produzione di eFuel si basa sull’estrazione di idrogeno attraverso un processo di elettrolisi che scompone l’acqua in idrogeno e ossigeno. Successivamente, il CO2 viene estratto dall’aria e combinato con l’idrogeno tramite la sintesi di Fischer-Tropsch per produrre eFuel, una fonte di energia liquida che può sostituire completamente i combustibili fossili, come benzina e diesel.

L’elettricità utilizzata per la produzione di eFuel deriva da fonti rinnovabili, rendendo questa fonte di energia climaticamente neutra. Gli eFuel possono essere utilizzati in tutti i settori in cui vengono attualmente utilizzati i combustibili fossili e possono risolvere i problemi di stoccaggio e trasporto di energie rinnovabili. Grazie alla loro alta densità energetica, possono essere generati facilmente ed economicamente in tutto il mondo e trasportati ovunque siano necessari utilizzando le tecnologie esistenti.

Il processo di produzione utilizza energia elettrica?

Sì, ma l’elettricità è fornita da fonti rinnovabili, rendendo l’intero processo di produzione 100% rinnovabile. Le emissioni di combustibile fossile sono generate per la costruzione dell’impianto, come per tutte le altre soluzioni di energia rinnovabile.

Perché abbiamo bisogno di questi combustibili sintetici?

I combustibili fossili forniscono molta energia con una piccola quantità di carburante, ma producono anidride carbonica che danneggia l’ambiente. Le fonti alternative di energia, come l’elettricità o l’idrogeno, non possono offrire la stessa gamma e prestazioni necessarie per alcune applicazioni, come il trasporto marittimo a lunga percorrenza, il volo commerciale e l’agricoltura. Gli efuel, invece, possono fornire la stessa quantità di energia dei combustibili fossili e possono essere utilizzati nei veicoli esistenti.

Su quali veicoli può essere utilizzato l’e-fuel?

Il carburante sintetico può essere utilizzato da qualsiasi veicolo che funziona attualmente con un classico carburante fossile (benzina, diesel), senza bisogno di alcuna modifica.

Qual è la differenza tra un efuel e la benzina standard?

Gli efuel soddisfano a gli stessi standard dei carburanti presenti nelle pompe di benzina europee. Offrono maggiore potenza e autonomia rispetto ai carburanti E5 o E10 e la stessa potenza e autonomia della benzina tradizionale senza etanolo. Si mescolano, inoltre, senza problemi con qualsiasi carburante fossile rimasto nel serbatoio.

Quanto costa 1 litro di efuel?

Una volta che la produzione sarà scalata, il prezzo previsto per il carburante disponibile in commercio sarà in linea con i prezzi dei combustibili fossili.

https://www.mobilitasostenibile.it/efuel-cose-quanto-costa-e-quali-auto-lo-possono-usare/

Energia, quasi 200 progetti siciliani per impianti rinnovabili “bloccati” dallo Stato. - Vittorio Sangiorgi

 

Legambiente: la Sicilia è la terza regione per numero di procedure in attesa di valutazione in sede nazionale.

Una matassa ingarbugliata e indistricabile di procedure, pareri, autorizzazioni, procedimenti burocratici che blocca il tanto agognato efficientamento energetico e lo sviluppo di fonti alternative. Fotovoltaico, eolico, geotermico, idroelettrico e da bioenergie, in Italia sono numerosissimi gli impianti “fermi ai box” in attesa che le Regioni o la Stato diano il via libera. È questo il quadro a tinte fosche che emerge dal rapporto “Scacco matto alle rinnovabili” redatto da Legambiente e pubblicato nei giorni scorsi. Ne emergono diversi dati che fotografano alla perfezione la situazione. I progetti ancora in lista d’attesa e in fase di valutazione sono ben 1.364, il 76% dei quali si trova tra Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Ovvero quell’area della nazione che, per caratteristiche naturali e posizionamento geografico potrebbe dare maggior impulso allo sviluppo di energia da fonti rinnovabili.

Il 2022, dal punto di vista delle autorizzazioni, è stato un vero e proprio annus horribilis. Le Regioni, a cui è in capo la maggior parte delle procedure, hanno dato il loro assenso soltanto all’1% dei progetti per impianti fotovoltaici (in netto calo rispetto agli anni precedenti, nel 2019 il dato era del 41%). Ancor peggio è stato fatto per l’eolico off-shore che – sempre negli scorsi 12 mesi – è rimasto fermo al palo con un emblematico 0%.

Ne consegue una forte contrazione del contributo delle rinnovabili al fabbisogno nazionale, pari al 32% nel 2022. A pesare, lo abbiamo accennato, sono i lunghi iter autorizzativi e le lungaggini burocratiche dovute all’intervento di Regioni e Soprintendenze ai Beni culturali. Un contesto ben riassunto dal “mostruoso” apparato legislativo che regola tali procedure: sotto la lente d’ingrandimento di Legambiente almeno quattro normative nazionali e 13 leggi regionali che mettono i bastoni tra le ruote allo sviluppo delle rinnovabili. Una situazione paradossale considerando la costante crescita, tanto dei progetti quanto delle richieste di connessione alla rete elettrica nazionale gestita da Terna, richieste che ad oggi sono ben 4.401.

Una “potenza di fuoco” che genererebbe 303 GW di energia, praticamente il triplo del target al 2030, pari ad 85 GW, in base agli obiettivi fissati dal Repower EU nella tabella di marcia verso la decarbonizzazione. Anche in questo caso a guidare la classifica delle richieste sono le regioni meridionali. Capolista è la Puglia, con un potenziale poco superiore agli 80 GW, seguono Sicilia (73,05), Sardegna (54) e Basilicata (16). E non è dunque casuale che proprio per la Puglia, come sottolinea Legambiente, è dovuto intervenire il Consiglio dei ministri per sbloccare 15 progetti (630 MW di potenza complessiva).

Per capire quanto positivamente inciderebbe questa “energia sospesa” aggiungiamo che, con i ritmi garantiti dall’attuale parco rinnovabili nostrano, l’obiettivo europeo sarebbe raggiunto tra vent’anni. Spulciando le risultanze del rapporto, lo si accennava precedentemente, sono 1.364 i progetti in attesa di Via/Vas* statale. Anche in questo caso è la Puglia ad ottenere il poco invidiabile primato con 462 procedure sospese, seguita da Basilicata (201), Sicilia (194) e Sardegna (177). A fornire un quadro più completo della situazione, specie se incrociati con quelli fin qui esposti, sono i dati relativi alla percentuale di autorizzazioni concessi dalle Regioni, per impianti fotovoltaici ed eolici, nel 2022 e nel periodo 2019-2022. Se per quanto riguarda la Sicilia, in merito ai via libera concessi per impianti fotovoltaici, si registra un sostanziale equilibrio rispetto al numero delle domande, altrettanto non si può dire per la Puglia.

L’Isola, infatti, si piazza al primo posto nel 2022 (31%) e al secondo posto nel quadriennio (27%), mentre il “tacco d’Italia” è relegato in fondo ad entrambe le classifiche nonostante sia – lo abbiamo detto – la regione con il maggior numero di richieste. Va un po’ meglio per ciò che concerne l’eolico on shore, dove la stessa Puglia ottiene due secondi posti (26% e 25%). In questa “categoria” la nostra regione è terza nella graduatoria del 2022 (19%) e prima in quella 2019-2022 (40%). A distinguersi positivamente, proprio nel rapporto tra richieste ed autorizzazioni concesse, sono Lazio e Campania che vantano buone percentuali, rispettivamente, su fotovoltaico ed eolico.

Non si dimentichi, tuttavia, che il quadro generale in Italia non è positivo e che – quindi – anche i dati regionali più “lusinghieri” non devono far gioire. Per concludere si devono e si possono evidenziare gli esempi virtuosi che esistono, incoraggiando e migliorando alle stesso tempo le loro prestazioni con il fine ultimo di raggiungere standard adeguati in tutto il Paese. Facile a dirsi un po’ meno a farsi, visto che sarebbe necessario un serio e risolutivo intervento legislativo. Delle indicazioni, da questo punto di vista, giungono proprio dal rapporto di Legambiente.

L’associazione ambientalista anzitutto evidenzia che, nonostante i Decreti semplificazioni e Pnrr dei governi Draghi e Meloni abbiano permesso dei passi in avanti, c’è ancora tanta strada da fare. Semplificazione ed armonizzazione, queste le parole d’ordine da seguire.

Risulta, quindi, indispensabile un lavoro congiunto tra i ministeri dell’Ambiente e della sicurezza energetica, delle Imprese e del Made in Italy e della Cultura “con l’obiettivo di pubblicare un Testo unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure. Un testo che dovrà essere in grado di rispondere al nuovo scenario energetico che dovrà evolvere verso la configurazione di nuovi paesaggi energetici risultato dell’inserimento armonioso nel paesaggio degli impianti e delle opere connesse necessarie”. Una simile “rivoluzione” sarebbe il primo tassello di un sistema energetico integrato, basato tanto sulle fonti rinnovabili che sulle altre tecnologie pulite. In questo modo l’Italia, oltre a raggiungere quella indipendenza e quella sovranità energetica la cui assenza oggi sta costando carissima, potrebbe diventare anche una fonte di approvvigionamento per il resto d’Europa.

E altri 200 progetti si trovano negli uffici della Regione siciliana

Questa la situazione sul piano nazionale ma altrettanto interessante è quella specifica della Sicilia. Le attuali normative, infatti, lasciano alle singole Regioni o addirittura ai Comuni tutta la procedura di autorizzazione per progetti di “piccola taglia”. Nel dettaglio per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici in area agricola la soglia regionale è quella compresa tra 1 e 10 MWche sale a 20 MW in area industriale. Per quanto riguarda, invece, l’installazione di pannelli in area idonea (ovvero laddove esistono già impianti simili e non sono necessari interventi di modifica sostanziale) i Comuni si occupano di progetti fino a 10 Mw e le Regioni di quelli fino a 20 Mw. Leggermente diversi i numeri per gli impianti eolici: tra 1 e 30 Mw la competenza è regionale, oltre questa soglia statale.

Ma qual è la situazione attuale nella nostra Regione? Abbiamo detto che, tanto nel 2022 quanto nel quadriennio di riferimento qualcosa si è fatto: segno di un impegno significativo a dispetto dei numerosi ostacoli. I numeri che si possono ricavare dal portale regionale valutazioni ambientali sono comunque significativi. Per quanto concerne il fotovoltaico le procedure concluse sono 173, mentre quella ancora in itinere (tra istruttoria dipartimentale, trasmissione alla Cts e Paur) ammontano a 167. Sono, invece, 33 le procedure concluse per gli impianti eolici e 42 quelli ancora in sospeso.

È evidente, quindi, l’urgenza di un’accelerazione burocratica tanto a livello statale quanto a livello locale. Sono infatti tante le storie siciliane di rinnovabili bloccate, alcune delle quali (più emblematiche) figurano nel già citato rapporto di Legambiente. Come ad esempio i parchi eolici offshore al largo delle Isole Egadi, fermati dalla risoluzione votata (nel febbraio 2022) dalla commissione Cultura dell’Ars o la centrale fotovoltaica da 228,7 milioni e con una potenza solare di 384 Mw bocciata dalla Sovrintendenza dei Beni culturali di Enna. A giustificare questi dinieghi ragioni di “tutela culturale” che, ad un’analisi approfondita, appaiono quantomeno pretestuose. Preservare il patrimonio culturale è certamente importante, ma non può in alcun modo diventare una scusa né tantomeno un ostacolo alla necessaria transizione energetica.

Valutazione Ambientale Strategica (VAS), Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e Valutazione di Incidenza (VI).

https://qds.it/energia-quasi-200-progetti-siciliani-per-impianti-rinnovabili-bloccati-dallo-stato/