domenica 17 novembre 2024

C’è un dibattito sulle famose immagini dei buchi neri.

 

Un team di ricercatori giapponesi ha messo in discussione l’interpretazione delle storiche immagini dei buchi neri pubblicate nel 2019 e 2022.

Nell’aprile del 2019, la pubblicazione della prima immagine di un buco nero – quello supermassiccio al centro della galassia Messier 87 (M87) – fu celebrata come uno straordinario successo scientifico. Un risultato replicato nel 2022 con l’immagine del buco nero al centro della nostra galassia, Sagittarius A*. Ma ora un gruppo di ricercatori giapponesi sostiene che quelle immagini, diventate iconiche, potrebbero non mostrare davvero quello che pensiamo di vedere.

La controversia, che sta animando la comunità scientifica, tocca il cuore stesso di uno dei più ambiziosi progetti astronomici mai realizzati: l’Event Horizon Telescope (EHT), una rete di radiotelescopi distribuiti su tutto il pianeta che funziona come un unico strumento delle dimensioni della Terra.

Le storiche immagini dei buchi neri: a sinistra quello al centro della galassia M87, a destra quello della Via Lattea (Sagittarius A*). Crediti: Event Horizon Telescope Collaboration.

Come sono state ottenute quelle immagini.

Per “fotografare” un buco nero, gli astronomi non osservano direttamente l’oggetto – da cui per definizione non può sfuggire la luce – ma il gas incandescente che orbita attorno ad esso. Questo materiale, accelerato dall’enorme gravità del buco nero fino a velocità prossime a quella della luce, si surriscalda per attrito ed emette radiazioni rilevabili dai radiotelescopi.

Le immagini pubblicate dall’EHT mostrano una caratteristica struttura ad anello arancione (un colore del tutto arbitrario), con una zona scura centrale che rappresenterebbe l'”ombra” del buco nero: il punto di non ritorno oltre il quale nemmeno la luce può sfuggire alla sua gravità, noto come orizzonte degli eventi.

I dubbi sollevati dai ricercatori.

Il team giapponese ha recentemente pubblicato uno studio che mette in discussione questa interpretazione. Analizzando gli stessi dati resi pubblici dall’EHT, sostengono di non essere riusciti a riprodurre la struttura ad anello, ottenendo invece immagini che mostrano una forma più simile a una “macchia” allungata.

La critica principale riguarda un aspetto tecnico ma fondamentale: la PSF (Point Spread Function) del telescopio, ovvero il modo in cui lo strumento distorce l’immagine di un punto luminoso. Secondo i ricercatori giapponesi, la caratteristica forma ad anello potrebbe essere un artefatto causato dai limiti tecnici del sistema di osservazione, piuttosto che una reale caratteristica dei buchi neri osservati.

La risposta dell’Event Horizon Telescope.

Il team dell’EHT ha risposto alle critiche in modo deciso, affermando che i ricercatori giapponesi hanno frainteso sia i dati che i metodi di analisi utilizzati. La collaborazione, che coinvolge oltre 300 ricercatori da 80 istituti in tutto il mondo, sostiene la solidità delle proprie conclusioni, sottolineando come le immagini siano il risultato di anni di lavoro meticoloso e di multiple verifiche indipendenti.

È importante notare che l’EHT ha pubblicato numerosi articoli scientifici dettagliando minuziosamente le proprie metodologie, incluso l’uso di algoritmi di machine learning per colmare le inevitabili lacune nei dati dovute alla distribuzione non uniforme dei telescopi sulla Terra.

Le implicazioni del dibattito.

Questa controversia scientifica illustra perfettamente come funziona il processo di verifica nella scienza moderna. La possibilità che altri ricercatori possano analizzare indipendentemente i dati ed eventualmente contestare le conclusioni è una parte fondamentale del metodo scientifico.

Nel caso specifico, il dibattito non mette in discussione l’esistenza dei buchi neri – supportata da numerose altre evidenze osservative – ma piuttosto la nostra capacità di “fotografarli” con le tecnologie attuali. La questione rimane aperta e probabilmente richiederà ulteriori analisi per essere risolta definitivamente. Ne abbiamo parlato anche nel video qui sotto.

https://www.passioneastronomia.it/ce-un-dibattito-sulle-famose-foto-dei-buchi-neri/

Per saperne di più:



sabato 16 novembre 2024

I TOPI FUGGONO DALLA NAVE CHE AFFONDA. - Renata Girardi

Kuleba, l' esaltato ministro degli esteri del Presidente decaduto, con annesso governo illegittimo, se l' è data a gambe come molte altre alte cariche governative già un mese fa.
L' odore di sconfitta sul campo dopo l' inarrestabile avanzata russa era ormai intollerabile, più salutare cambiare aria anche perché prima o poi il popolo ucraino, è questione di tempo, vorrà mettere alcune teste sul cippo, a fronte di centinaia di migliaia di morti, sacrificati inutilmente.
Kuleba ha rilasciato un' intervista ad un canale estero, intervista apparsa su Telegram, ma ora irreperibile.
E ci credo.
Kuleba afferma di aver visto dei documenti del Pentagono, proprio sul tavolo di una figura di spicco della macchina da guerra USA.
"Sapevano che non potevamo farcela, era scritto nella loro relazione, lo sapevano tutti, ma l' Ucraina era sacrificabile".
Da solo non ci era arrivato?
Una relazione che si potrebbe pensare scritta dal prof . Alessandro Orsini, attaccato e perseguitato in quanto "putiniano", oppure, secondo Natalie Tocci da un incompetente che silenziò con "ma che ne sa lei se in Russia non ci è mai stato", o a detta del prof V.Emanuele Parsi " lei è fuori dalla realtà ".
No.
Non l' ha scritta Orsini quella relazione (una condanna a morte certa) del Pentagono.
Tranquilli.
Kuleba nel dichiarare questo sposta le chiappe in area più sicura e cerca colpevoli, spostando il focus dalle sue responsabilità in qualità di ministro .
Ma lui che ha letto queste informazioni dove stava mentre spedivano al fronte a forza gli ucraini a morire facendone carne da cannone?
Così come mi chiedo che fine abbiano fatto gli Eroici naziguerrieri Azov ?
Li avranno finiti tutti.
Di fatto, il povero Sniffolo è corso a rifare il suo compitino, dal piano per la Vittoria in 5 punti che ha raccolto la costernazione del mondo ancora pensante, ha dovuto rifare il compitino che ora è diventato "Piano per la Resilienza in 10 punti" .
Un quasi bagno di realtà, avvenuto in concomitanza con la vittoria di Trump.
Mentre ciò che resta dell' amministrazione Biden con Blinken in testa che corre a Kiev per fornire più armi e soldi prima che The Donald prenda le redini a gennaio, anche l'Impero di Sua Maestà schiera lo scellerato Bo Jo, che ci tiene a portare a termine il progetto.
Il progetto FINO ALL' ULTIMO UCRAINO, che vieta negoziati e avanti guerra ad oltranza , che la guerra a loro piace, specialmente se a morire è gente di cui non gli frega nulla.
Parteciperanno a commemorazioni in mondovisione deponendo corone, dopo aver spazzato via un' intera generazione.
Ursula in prima fila con lacrima di commozione.
Ci potete giurare.

Il portale megalitico di Aramu Muru, Perù.

 

Tra tutte le strutture megalitiche avvolte nel mistero sparse in tutto il Sud America, Aramu Muru, noto anche come "stargate" potrebbe prendere il posto come il più enigmatico e sconcertante.
Situato in una posizione strategica del Perù che ha una linea diretta con il lago Titicaca e Puma Punku, senza iscrizioni e senza disegni, appare questo enorme portale in stile "stargate" direttamente scolpito sul fianco di una montagna.
All'interno dell'isolato, c'è una "porta" a forma di T (come un pilastro a T vuoto che si trova a Gobekli Tepe) con un buco all'interno, attraverso il quale le persone hanno riferito di sentire un'energia incredibile.
La leggenda narra che un prete Inca trovò un disco d'oro delle dimensioni perfette del buco, vi inserì il disco e aprì la porta.

venerdì 15 novembre 2024

Il tarassaco: il tesoro nascosto della natura dagli innumerevoli benefici. - Valentina Guerrieri

 

Il tarassaco, spesso considerato una semplice erbaccia da giardino, è in realtà un concentrato di sostanze nutritive e proprietà medicinali. Dalle radici ai fiori gialli e brillanti, ogni parte di questa pianta offre qualcosa di prezioso per la nostra salute. Vediamoli insieme.

Utilizzato da secoli nella medicina tradizionale, il tarassaco è un vero e proprio super food che sta lentamente reclamando il posto che gli spetta nel benessere. Questo contiene alti livelli di antiossidanti che aiutano a combattere i radicali liberi, promuovendo la salute delle cellule e rallentando il processo di invecchiamento. La radice supporta la funzione immunitaria aiutando l’organismo a combattere le infezioni. Inoltre, sia la radice che le foglie stimolano la produzione di bile e di succhi digestivi, migliorando la digestione e riducendo il gonfiore. Le foglie fungono anche da diuretico naturale, aiutando a eliminare l’acqua in eccesso. Grazie alla sua natura diuretica, le foglie contribuiscono a mantenere la salute dei reni, favorendo l’eliminazione delle scorie e riducendo il rischio di calcoli renali. Il dente di leone è ricco di vitamine A, C e K, essenziali per la salute della pelle, la vista e la forza delle ossa.

I fiori, inoltre, possono essere utilizzati per preparare oli lenitivi per la pelle, riducendo le infiammazioni e i problemi di acne. Può aiutare anche a bilanciare gli ormoni, in particolare nelle donne che soffrono di menopausa. Ricco di vitamine e minerali, l’uso di infusi di foglie e radici per i capelli può nutrire il cuoio capelluto e favorirne la crescita. Il suo consumo regolare può portare a un aumento dell’energia grazie al suo elevato contenuto di vitamine e minerali. È stato dimostrato che la radice aiuta a ridurre i livelli di colesterolo cattivo e ad aumentare quello buono. Le applicazioni topiche di infusi possono lenire anche condizioni della pelle come l’eczema e la psoriasi. Infine, contiene sostanze nutritive che migliorano la memoria e la concentrazione. Le foglie si consumano preferibilmente crude in insalata o saltate in padella come contorno. Mentre i fiori si usano per preparare tè, vini o infusi.

Sebbene il tarassaco sia considerato sicuro per la maggior parte delle persone, coloro che soffrono di allergie all’ambrosia o che assumono diuretici, anticoagulanti o farmaci per il diabete dovrebbero consultare un medico prima di consumarne grandi quantità. Prendetevi il tempo per scoprire come questa pianta può migliorare la vostra salute e il vostro benessere.

https://www.piantechepassione.it/il-tarassaco-il-tesoro-nascosto-della-natura-dagli-innumerevoli-benefici/

Ok al Ponte di Messina con 50 prescrizioni da VIA. Buono: “Ue indipendente per anni con nucleare”. 1,7 miliardi investiti su rete Autostrade. Che c’è sui giornali di Edoardo Lisi

 




La Commissione Via-Vas dà il via libera al progetto del Ponte di Messina, ma con 50-60 prescrizioni. In altre parole, la Commissione ha indicato una serie di misure tecniche che dovranno essere rispettate durante la costruzione dell’infrastruttura. L’Europa può conquistare centinaia di anni di indipendenza energetica con il nucleare. È l’opinione di Stefano Buono, numero uno di Newcleo, azienda europea ce progetta micro reattori alimentate a scorie (mox). L’atomo potrebbe portare anche “una competitività straordinaria a molti settori industriali italiani”, secondo Buono. Da gennaio a settembre Autostrade per l’Italia ha speso quasi 1,7 miliardi di euro di investimenti “per l’ammodernamento, il potenziamento e la manutenzione della rete, con un incremento di 341 milioni di euro» (sempre rispetto allo stesso periodo del 2023)”, si legge su La Repubblica. La rassegna Energia.

ENERGIA, PONTE SULLO STRETTO: OK CON PRESCRIZIONI DA COMMISSIONE VIA

“Non è un parere tondo quello che è uscito dalle stanze della commissione Via-Vas sul Ponte sullo Stretto, opera contestatissima oggetto di furiose polemiche tra maggioranza e opposizione. L’organismo che lavora nella pancia del ministero dell’Ambiente ha dato il verdetto finale sul progetto alzando disco verde ma “con prescrizioni”, si parla di 50-60 indicazioni perentorie. A confermarlo sono fonti del ministero dell’Ambiente arrivate nella serata di ieri. «La Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale ha completato nei termini le proprie attività, approvando oggi il parere di propria competenza sul progetto del Collegamento stabile tra Calabria e Sicilia comprendente il Ponte e i collegamenti stradali e ferroviari a terra», spiegano al dicastero guidato da Pichetto Fratin”, si legge su Il Sole 24 Ore.

«La Commissione si è pronunciata positivamente sulla compatibilità ambientale del progetto, così come integrato con la Relazione del proponente, ai sensi del Dl 35/2023 sul riavvio dell’iter del Ponte nel rispetto delle condizioni ambientali prescritte che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo». (…) la Commissione ha indicato una serie di misure tecniche che dovranno essere rispettate in fase di esecuzione dell’infrastruttura. Esulta il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che esprime «grande soddisfazione» aggiungendo che «l’Italia può guardare al futuro»”, continua il giornale.

“Il parere arriva dopo una battaglia di carte bollate, con diverse richieste di chiarimenti tecnici da parte del Mase nei confronti della documentazione presentata dalla Società Stretto di Messina, committente dell’opera: in tutto 239 obiezioni sollevate dalla precedente commissione Via scaduta a maggio e rinnovata in tutte le sue componenti a luglio scorso. (…) La documentazione con le controdeduzioni e le integrazioni della Società committente era stata inviata a settembre e ora è arrivato il verdetto definitivo, quello che adesso, insieme a quello della Conferenza di servizi, prenderà la strada del Comitato interministeriale della programmazione economica forse già a dicembre ma più probabilmente nei primi mesi dell’anno prossimo. Ma intanto il fronte del no si dà appuntamento domani a Roma in una conferenza stampa allargata: tra i promotori il Pd, M5S, Sinistra italiana, Cgil Messina, quella siciliana, Legambiente e diverse altre sigle sindacali e ambientaliste”, continua il giornale.

NUCLEARE, BUONO (NEWCLEO): “CON ATOMO UE INDIPENDENTE, PICCOLI REATTORI SVOLTA”

“«Con il nucleare l’Europa può avere centinaia di anni di indipendenza energetica con il nucleare. Le nuove generazioni lo hanno capito, i governi pure. Entro i prossimi sei anni i primi piccoli reattori». Stefano Buono, numero uno di Newcleo, la più interessante società europea di progettazione di micro reattori nucleari alimentati a mox (le scorie), è a Brasimone, in Emilia-Romagna, ma è già pronto a spiccare il volo per la prossima destinazione. «È un periodo intenso, ma affascinante. Dobbiamo correre. Non solo l’Ue, ma anche l’Italia, che può giocare un ruolo chiave nel Mediterraneo», dice. Gli occhi, oltre alla messa in sicurezza della transizione green dell’Europa, è anche all’Africa. «I nostri reattori galleggianti saranno la svolta», spiega. (…) «Sia dal punto di vista dell’opinione pubblica, nel 2022 c’era solo l’Inghilterra che voleva un ritorno all’atomo e oggi siamo ad almeno dodici Paesi europei, sia dal punto di vista tecnologico». (…) «Le aziende statunitensi, basti guardare al Big Tech con i data center per l’AI, hanno avuto molte risorse per sviluppare il nucleare, quindi la corsa è stata più veloce». (…) entro il 2026 avremo un reattore funzionante a Brasimone (in provincia di Bologna). O meglio, una simulazione che sarà senza energia nucleare ma completamente funzionante in tutti i suoi aspetti”, si legge su La Stampa.

“«Una competitività straordinaria a molti settori industriali italiani. E sarebbe lo stesso anche per gli altri Paesi Ue». (…) «Quell’aspetto facilita sempre il progresso economico. Bisognerebbe però accelerare i processi». (…) «Il governo può anche essere convinto, ma resta un tema da toccare con attenzione nell’opinione pubblica. Il problema è che servirebbe più velocità, per stare al passo con il sistema globale». (…) «Con la prossima legge potremo davvero essere pronti a chiedere le autorizzazioni per i nuovi impianti. È questo ciò che chiede il privato». (…) «Lo vediamo ogni giorno. I giovani hanno questa convinzione e in qualche modo stanno convincendo i loro genitori. Hanno più pragmatismo di tanti altri, perché riconoscono che sia energia pulita». (…) «C’è sempre stato un apporto tecnologico superiore rispetto a tante aree. La Francia, per esempio, è stata una figura fondamentale per il nucleare. Può tornare a esserlo insieme con l’Italia in modo da creare un asse capace di aiutare tutta l’Europa a trovare l’indipendenza energetica con la transizione». (…) Un esempio di ciò è il progetto che abbiamo con Saipem e Terna. Stiamo pensando di mettere uno dei nostri reattori su una piattaforma galleggiante in modo da fornire energia a chiunque la chieda. E si tratterebbe di tecnologia europea per sostenere le esigenze dell’Africa anche in ottica geopolitica. Contiamo di essere pronti già il prossimo anno con il design integrato”, continua il giornale.

“«Una competitività straordinaria a molti settori industriali italiani. E sarebbe lo stesso anche per gli altri Paesi Ue». (…) «Quell’aspetto facilita sempre il progresso economico. Bisognerebbe però accelerare i processi». (…) «Il governo può anche essere convinto, ma resta un tema da toccare con attenzione nell’opinione pubblica. Il problema è che servirebbe più velocità, per stare al passo con il sistema globale». (…) «Con la prossima legge potremo davvero essere pronti a chiedere le autorizzazioni per i nuovi impianti. È questo ciò che chiede il privato». (…) «Lo vediamo ogni giorno. I giovani hanno questa convinzione e in qualche modo stanno convincendo i loro genitori. Hanno più pragmatismo di tanti altri, perché riconoscono che sia energia pulita». (…) «C’è sempre stato un apporto tecnologico superiore rispetto a tante aree. La Francia, per esempio, è stata una figura fondamentale per il nucleare. Può tornare a esserlo insieme con l’Italia in modo da creare un asse capace di aiutare tutta l’Europa a trovare l’indipendenza energetica con la transizione». (…) Un esempio di ciò è il progetto che abbiamo con Saipem e Terna. Stiamo pensando di mettere uno dei nostri reattori su una piattaforma galleggiante in modo da fornire energia a chiunque la chieda. E si tratterebbe di tecnologia europea per sostenere le esigenze dell’Africa anche in ottica geopolitica. Contiamo di essere pronti già il prossimo anno con il design integrato”, continua il giornale.

TASPORTI, INVESTITI 1,7 MILIARDI SU RETE AUTOSTRADE

“I maggiori ricavi sono effetto sia dell’incremento tariffario di Autostrade (nell’ordine dell’1,51%) e sia della crescita del traffico. L’impennata della circolazione, tra gennaio e settembre del 2024, è dell’ 1,6%. Più in dettaglio, i chilometri percorsi dai veicoli leggeri (quelli a due assi) sono aumentati dell’ 1,6% quelli dai veicoli pesanti (a tre o più assi) del +2,2%. Dai pedaggi arrivano così 45 milioni in più. Due altri dati finanziari rilevanti. I costi operativi ammontano a 1.278 milioni. Su questo fronte, dunque, si segnala una diminuzione di 76 milioni (rispetto ai primi nove mesi del 2023). Si registra invece un segno più alla voce indebitamento finanziario netto, che «è pari a 9.768 milioni di euro e registra un aumento di 488 milioni (rispetto al 31 dicembre 2023)». Tra gennaio e settembre 2024, Autostrade per l’Italia ha speso 1.668 milioni di euro – si legge in una nota – «per l’ammodernamento, il potenziamento e la manutenzione della rete, con un incremento di 341 milioni di euro» (sempre rispetto allo stesso periodo del 2023)”, si legge su La Repubblica.

“Le informazioni sulla manutenzione vanno valutate con attenzione perché – proprio nel terzo trimestre 2024 – l’Italia celebra due traguardi storici per la sua rete autostradale: i 100 anni della Milano Laghi (A8) il 21 settembre e i 60 anni dell’Autostrada del Sole (A1), spina dorsale del Paese, il 4 ottobre. A proposito di mobilità sostenibile, è ormai completato il piano per l’installazione di 100 stazioni di ricarica ad alta potenza in altrettante aree di servizio. A queste cento, se ne aggiungeranno altre 8 per effetto dell’aggiudicazione di una gara nel mese di maggio”, continua il giornale.

“Il parere arriva dopo una battaglia di carte bollate, con diverse richieste di chiarimenti tecnici da parte del Mase nei confronti della documentazione presentata dalla Società Stretto di Messina, committente dell’opera: in tutto 239 obiezioni sollevate dalla precedente commissione Via scaduta a maggio e rinnovata in tutte le sue componenti a luglio scorso. (…) La documentazione con le controdeduzioni e le integrazioni della Società committente era stata inviata a settembre e ora è arrivato il verdetto definitivo, quello che adesso, insieme a quello della Conferenza di servizi, prenderà la strada del Comitato interministeriale della programmazione economica forse già a dicembre ma più probabilmente nei primi mesi dell’anno prossimo. Ma intanto il fronte del no si dà appuntamento domani a Roma in una conferenza stampa allargata: tra i promotori il Pd, M5S, Sinistra italiana, Cgil Messina, quella siciliana, Legambiente e diverse altre sigle sindacali e ambientaliste”, continua il giornale.


https://energiaoltre.it/ponte-messina-nucleare-energia/

Trump e il populismo autoritario. - Domenico Gallo

 

La mappa che esce dal voto del 5 novembre crea le condizioni perfette per attuare il Project 2025, il piano sulla concentrazione di poteri nell’esecutivo. Anzi, lo mette sin da subito in atto.

L’elezione di Trump alla Casa Bianca ci annuncia l’avvento di un modello di “populismo autoritario”, i cui contorni sono stati già descritti nel “Project 2025”, il piano scritto dai conservatori USA per rimodellare il ramo esecutivo del governo federale degli USA in caso di vittoria repubblicana alle elezioni presidenziali statunitensi del 2024. Concepito nel 2022, il Progetto mira a reclutare decine di migliaia di “patrioti” a Washington per sostituire lo “stato profondo” (gli attuali addetti ai lavori del servizio civile federale), in modo che siano fidi esecutori del prossimo presidente repubblicano. Fin dal momento dell’insediamento Trump avrebbe il potere assoluto sull’esecutivo. Il Progetto propone di tagliare i finanziamenti del Dipartimento di Giustizia, di smantellare l’FBI e il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale e di eliminare i dipartimenti gabinetti dell’Istruzione e del Commercio. Secondo il Washington Post il Progetto prevede perfino l’immediato ricorso all’Insurrection Act per dispiegare l’esercito per l’applicazione della legge nazionale e ordinare al Dipartimento di Giustizia di perseguire gli avversari. Fra i punti qualificanti del Progetto c’è la concentrazione dei poteri nelle mani del Presidente: l’intero ramo esecutivo del governo USA sarebbe posto sotto il diretto controllo presidenziale, eliminando l’indipendenza del Dipartimento di Giustizia, della Federal Communications Commission, della Federal Trade Commission e di altre agenzie;

Il Progetto 2025 ha creato un database modellato su un questionario per selezionare 20.000 dipendenti in base alla loro aderenza all’agenda del Progetto, da distribuire in tutti i 4.000 posti chiave del governo e delle agenzie federali per i quali la Casa Bianca ha poteri di nomina e nei posti lasciati liberi dal previsto licenziamento di 50.000 funzionari con incarichi amministrativi di rilievo.

In armonia col Progetto, Trump ha dichiarato che licenzierebbe «i pubblici ministeri marxisti radicali che stanno distruggendo l’America», che «cancellerà totalmente il Deep State» e che nominerà «un vero procuratore speciale per perseguire il presidente più corrotto nella storia degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, e l’intera famiglia criminale Biden». Trump interpreta l’articolo 2 della Costituzione degli Stati Uniti come autorizzazione ad attribuire il potere esecutivo esclusivamente al Presidente, per cui si ritiene in diritto «di fare qualunque cosa come Presidente». Coloro che lavorano nel Dipartimento di Giustizia, dell’EPA e dell’USAID (agenzia governativa, fondata da John Kennedy, al fine di combattere la povertà globale) sono descritti come «ideologi della sinistra radicale» e «attivisti» che sono «incorporati» nei loro dipartimenti; l’uso dell’esercito servirebbe anche alla caccia agli immigrati senza documenti (anche se richiedenti asilo), da deportare in massa.

Se questo progetto venisse attuato, come Trump sembra intenzionato a fare, sarebbe sostanzialmente abrogato il principio organizzatore della democrazia: checks and balances, non ci sarebbe più alcun contro-potere capace di mantenere l’esercizio del potere politico nei binari della Costituzione. I poteri selvaggi che guidano l’economia e la politica si sbarazzerebbero definitivamente dei lacci e lacciuoli dello Stato di diritto.  

Magistrato, giudice della Corte di Cassazione. Eletto senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare del conflitto nella ex Jugoslavia.


https://www.libertaegiustizia.it/2024/11/09/trump-e-il-populismo-autoritario/

mercoledì 13 novembre 2024

Trump, il populismo e nuovi movimenti. - Tommaso Merlo


Il vento populista che ancora soffia potrebbe tornare presto anche da noi e le vecchie caste politiche e giornalistiche tremano. Pensavano che la loro vittoria restauratrice fosse definitiva e di essersi tolti per sempre dai piedi quei bifolchi populisti. Ed invece no. Stravince Trump mentre in Europa imperversa il voto di protesta e l’astensione. Anche da noi, dove le vecchie caste erano convinte che passata la sbornia populista gli elettori sarebbero tornati all’ovile ed invece non vota più nessuno e ancora meno leggono i loro giornali. Il popolo preferisce farsi gli affari propri che sostenere un sistema in cui non si riconosce e detesta. Ne ha tutto il diritto e in una democrazia sana non deve essere il popolo a cambiare, ma la politica. Una democrazia sana comprende il malcontento e cerca di rappresentarlo, non di sopprimerlo come successo da noi. In Italia il popolo ha votato cambiamento radicale e si è ritrovato la restaurazione. Ed ecco i risultati. Il fossato tra popolo e classi dirigenti ha raggiunto proporzioni spaventose. Siamo una democrazia senza popolo e quindi spenta e ammosciata. Un paese politicamente inconsistente. Senza rotta, senza idee, senza slancio. In mano a vecchie caste politiche e giornalistiche che se la cantano e se la suonano tra loro mentre procediamo a rimorchio di un’America che ci ripudia e di un Europa che non esiste. Davvero una bella vittoria per i restauratori. Con la ciliegina della guerra tornata di moda. In Italia i populisti erano i vituperati gialloverdi che al governo hanno riacceso la luce dopo decenni di buio pesto. Il problema è che quella luce si è rispenta solo un anno dopo. Un po' colpa loro, un po' degli altri, sta di fatto che oggi di quella stagione rimane poco o nulla, ma l’astensionismo di massa e la stracciante vittoria di Trump confermano che i populisti nostrani hanno tirato i remi in barca troppo presto. È mesta cronaca. Quando la verde bolla salviniana esplose, gonfiò quella grigiastra della Meloni, ma da quando i fratelli d’Italia sono al potere, di populismo se n’è visto ben poco. Tipico. In campagna elettorale leoni, nei palazzi pecoroni. Già, imperversa l’era del pensiero unico neoliberista e quindi del conformismo di natura egoistica un po' ovunque. Anche i gialli del Movimento si sono dati una calmata e da anni fanno la corte al Pd per essere accettati al camposanto della fu sinistra, per aderire cioè ad un establishment che un tempo volevano cacciare. Una inspiegabile strategia suicida ma pare che le ennesime emorragie di voti abbiano fatto sorgere qualche dubbio ai reggenti. Meglio tardi che mai. Del resto il messaggio che giunge dall’America è chiaro. I populisti devono rimettere i remi in acqua e ricominciare a remare contro un establishment e un modo di fare politica che ha fatto il suo tempo. Già, ma gialli e verdi hanno un grosso problema di credibilità dato che la loro occasione storica l’hanno sprecata. Non gli basterà togliersi le cravatte e rimettersi le magliette, non gli basterà tornare a parlare come mangiano o un nuovo logo. Perfino una totale rifondazione potrebbe non bastare. L’uomo brand Trump ce l’ha fatta a tornare in sella, ma lui non ha mai rinnegato il suo populismo e un sistema bipartitico lo ha favorito. Da noi vedremo, di certo vi sono praterie politiche immense per nuovi movimenti che dalla società civile abbiano l’ambizione populista di rimettere il popolo al centro della democrazia e concretizzare politicamente le loro nuove consapevolezze. Una battaglia sacrosanta. La politica deve rappresentare il popolo non i politicanti e i loro amichetti delle lobby. La democrazia deve esprimere in maniera genuina la volontà popolare che piaccia o meno a Lorsignori. Già, i restauratori si sono illusi e gli ex populisti si sono arresi troppo in fretta, ma i popoli non tornano mai indietro perché sono espressione della storia e quindi evolvono con essa. Lorsignori possono ostacolare il cambiamento ma non fermarlo. E il salutare vento populista che ancora soffia potrebbe presto tornare anche da noi.

Tommaso Merlo