Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 11 maggio 2014
Inchiesta Expo e sanità. Bersani: “Al telefono millantano, la coop non sono io”. - Marco Lillo
Parla l'ex segretario del Pd dopo la bufera giudiziaria che a Milano ha svelato una cupola per gestire appalti e affari. E sulle intercettazioni che o tirano in ballo dice: "E' tutto falso".
Bersani si indigna per le conversazioni intercettate nelle quali l’ex parlamentare di Forza Italia Gianstefano Frigerio lo tira in ballo più volte: “È tutto falso” dice al Fatto Quotidiano. L’ex segretario del Pd è molto meno deciso quando gli si chiede di stigmatizzare il comportamento di Claudio Levorato, presidente di Manutencoop, un colosso da un miliardo di fatturato e 15 mila dipendenti. Per Bersani “le indagini vanno fatte, ma questo polverone rischia di danneggiare il Pd alle elezioni”.
Frigerio nel settembre del 2012 dice ad Antonio Rognoni, direttore di Infrastrutture Lombarde poi arrestato, di avere parlato con lei dell’appalto della Città della Salute. Una torta di circa 320 milioni. Le avrebbe detto: ‘A sinistra che fate?’. Poi fa il nome della coop rossa Manutencoop. Lei cosa dice al riguardo?Io smentisco totalmente. Non ho mai detto una cosa del genere è totalmente fuori dal mio linguaggio. Io non ho mai incontrato Frigerio. È pura invenzione.
Manutencoop però poi si allea con le imprese sponsorizzate da Frigerio per quella gara. A novembre del 2013 il presidente Levorato e Frigerio parlano mentre sono intercettati. Da un lato si accordano per la gara della Città della salute, competenza di Rognoni. E dall’altro pensano di farlo nominare in una società a Roma, magari all’Anas grazie ai politici amici. Lei che ne dice?Io dico che spesso nel mondo degli affari si riempono la bocca di cose che poi non si fanno. Mi pare sconveniente che parlino di nomine ma da lì a passare ai fatti ce ne corre.
Da uomo di sinistra lei non pensa che Levorato si debba dimettere per il bene di Manutencoop?
Ahahahah, oh Signore, io dovrei chiedere che Levorato si dimetta? E perché?
Ahahahah, oh Signore, io dovrei chiedere che Levorato si dimetta? E perché?
Forse perché un ex deputato condannato di Forza Italia gli dice: “Vanno attivati tutti i collegamenti che lei e io abbiamo … sul quadro politico” per sponsorizzare la nomina a Roma di Rognoni. E aggiunge: “Questo può essere un elemento che ci aiuta ad apprezzare il nostro progetto”. Levorato non si indigna e anzi, secondo i pm assicura il suo sostegno all’operazione. Lei dovrebbe almeno dire: ‘Levorato non si permetta più di occuparsi di nomine che spettano al Pd’.Le nomine dell’Anas non spettano nemmeno al Pd ma mi pare al ministro delle Infrastrutture e lei può chiedere a Lupi se gli ho mai fatto un nome per le nomine. Manutencoop ha un suo consiglio di amministrazione, cosa c’entro io con le dimissioni? Poi non siamo in presenza di un reato.
Levorato è indagato
Sarà pure indagato. Se la magistratura accerta reati trarremo le conseguenze.
Sarà pure indagato. Se la magistratura accerta reati trarremo le conseguenze.
Secondo lei non è grave di per sé incontrare Frigerio per parlare di quelle cose?
Io non lo incontrerei per il mestiere che faccio e non l’ho incontrato ma non mi faccia fare il giudice, non è il mio mestiere.
Io non lo incontrerei per il mestiere che faccio e non l’ho incontrato ma non mi faccia fare il giudice, non è il mio mestiere.
Non se la sente di scaricare un vecchio compagno del Pci?
Io l’ho sempre conosciuto da manager di una grande impresa cooperativa e mi risulta sia un manager che ha portato risultati ed è stimato. Lo incrocio una volta l’anno. Ora se poi volete tirare fuori ancora il Pci e le coop e Greganti, fate pure ma è archeologia.
Io l’ho sempre conosciuto da manager di una grande impresa cooperativa e mi risulta sia un manager che ha portato risultati ed è stimato. Lo incrocio una volta l’anno. Ora se poi volete tirare fuori ancora il Pci e le coop e Greganti, fate pure ma è archeologia.
Archeologia mica tanto. Il ministro dello Sviluppo del governo Renzi è l’ex presidente della Legacoop. Secondo lei, questa storia può essere imbarazzante per Poletti?
Certo, sono storie molto amare che aumentano il distacco tra cittadini e politica.
Certo, sono storie molto amare che aumentano il distacco tra cittadini e politica.
L’indagine potrà danneggiare il Pd alle elezioni?
Già è successo col Monte dei Paschi: abbiamo perso un bel po’ di punti e poi s’è visto che era un polverone. Io sogno una campagna elettorale in cui si parli di come aumentare i posti di lavoro. Le indagini vanno fatte ma le strumentalizzazioni inevitabilmente aumenteranno il distacco dei cittadini dalla politica.
Già è successo col Monte dei Paschi: abbiamo perso un bel po’ di punti e poi s’è visto che era un polverone. Io sogno una campagna elettorale in cui si parli di come aumentare i posti di lavoro. Le indagini vanno fatte ma le strumentalizzazioni inevitabilmente aumenteranno il distacco dei cittadini dalla politica.
Non è solo un polverone: il capo della coop rossa di Bologna, con Primo Greganti e Frigerio, uomo di Forza Italia già condannato per le mazzette, parlano di affari da 300 milioni e delle nomine dell’Anas. Si rende conto che queste intercettazioni sono un assist a Grillo? Cosa dice a chi grida: “Sono tutti uguali”?
Grillo dirà quello che vuole. Ma lei mette una simbologia in questa domanda che non condivido. Come se dietro Manutencoop ci fosse il centrosinistra e dietro Frigerio ci fosse il centrodestra.
Grillo dirà quello che vuole. Ma lei mette una simbologia in questa domanda che non condivido. Come se dietro Manutencoop ci fosse il centrosinistra e dietro Frigerio ci fosse il centrodestra.
Non lo dico io, lo dicono loro. Levorato e Frigerio parlano di intervenire sui loro amici nel governo proprio mentre si discute di nomine e appalti.
Sarà che a forza di dirlo voi, ormai ci credono pure loro. Io non la seguo. Vengo dall’Emilia e so che le coop sono imprese come le altre. Poi c’era il Pci che era una cosa diversa. Se voi continuate a pensare che le coop siano la longa manus dei partiti io non posso farci nulla.
Sarà che a forza di dirlo voi, ormai ci credono pure loro. Io non la seguo. Vengo dall’Emilia e so che le coop sono imprese come le altre. Poi c’era il Pci che era una cosa diversa. Se voi continuate a pensare che le coop siano la longa manus dei partiti io non posso farci nulla.
Pensionati in fuga dall’Italia: vita da ricchi con la stessa pensione e i risparmi. - Chiara Daina
Per l’Istat sono 473mila gli over 60 che vivono all’estero, in Paesi dell'Unione europea, ma anche nel Caribe, in Asia e Maghreb. Partono soprattutto per motivi economici, perché stanchi dello stile di vita e di pensioni insufficienti e sono attirati da Stati con un regime fiscale agevolato. La testimonianza a ilfattoquotidiano.it: "La mia seconda vita è a Sofia. Voglio che le mie ceneri siano gettate nel Mar Nero".
L’Italia non è nemmeno un Paese per vecchi. Oggi i pensionati sono in fuga insieme ai giovani.
Per l’Istat sono 473mila gli over 60 che vivono all’estero. Gli ultimi a partire lo fanno soprattutto per motivi economici. Nel nostro Paese un pensionato su due prende meno di mille euro al mese. E così fa le valigie chi non vuole rinunciare allo status di un tempo. Chi altrimenti dovrebbe trasferirsi a casa del figlio per arrivare a fine mese. Chi è deluso dalla politica, dallo sfacelo dell’economia, dalla maleducazione delle persone. Chi è in cerca del benessere, lontano da ansie e stress e possibilmente al caldo. Chi dopo la morte del coniuge non ce la fa più a frequentare i soliti luoghi. Costa Rica, Thailandia, Filippine, Colombia, Brasile e Cuba dove, secondo l’Inps, i pensionati italiani da 20 nel 2010 sono passati a 70 dopo l’apertura delle frontiere a gennaio 2013. E ancora Panama, Canarie, Tunisia, Marocco, Capo Verde, Kenya e Bulgaria sono le mete di ritiro più gettonate nell’ultimo anno. Le nuove terre di residenza dove qualcuno desidera perfino essere seppellito.
La gentilezza della Thailandia – “Qui la gente è gentile e ti saluta per strada”, dice Antonio Mammato, 65 anni, che due anni fa ha salutato la costiera amalfitana per trasferirsi a Phuket, in Thailandia (dove vivono 350 pensionati italiani, cioè 200 in più rispetto a tre anni fa). Il senso di sicurezza che avverte per strada lo fa respirare: “Posso lasciare il motorino con il casco nelle zone più affollate e nessuno me lo ruba”. Ingegnere ed ex dipendente comunale: “Ho chiuso lo studio dopo la morte di mia moglie nel 2001. Per ora vivo di risparmi ma sono in attesa della pensione Inpdap, mille euro netti al mese: qui è lo stipendio di un dirigente!”. Antonio vive in un monolocale di fronte all’università, per l’affitto spende cento euro al mese, più 15 euro circa per le bollette, e giura: “La stanza mi serve solo per dormire, il resto del giorno lo passo fuori. Il clima è sempre bello”. E dell’Italia dice: “Sembra un formicaio impazzito. Io non voglio più vivere così”. In Thailandia si può permettere di tutto: “Pago 1,20 euro per un pasto, 2,50 per una camicia e 4/5 per un paio di pantaloni. E 200 euro di tasse all’anno. Ho una bella macchina e vivo nel quartiere più esclusivo dell’isola”. Se fosse rimasto in Italia non avrebbe potuto mantenere lo stile di vita di quando lavorava. Anche la compagnia non gli manca. “Ho tanti amici italiani”.
Come Giovanni Giurlanda, 62 anni, di Padova, ex impiegato di banca, dal 2006 in Thailandia. “Sono partito perché non sopportavo l’idea di starmene da solo con le mani in mano”, racconta Giovanni, divorziato dal 2002. Cosa fa in Thailandia adesso? “Vivo! Ho scoperto uno stile semplice e più naturale: vado in spiaggia e a pescare quasi tutti i giorni, gli abitanti vivono alla giornata e ti trasmettono molta serenità”. Giovanni prende duemila euro di pensione. Si è comprato una casa dove abita con la sua nuova compagna. “Un altro motivo per cui me ne sono andato dall’Italia è l’arroganza delle persone, la poca serietà dei politici e la situazione che non si smuove. Ero stanco di tutto questo, davvero”.
Al sole di Tenerife – La signora Elena, toscana di nascita, nella vita precedente faceva la stilista a Milano. Poi tre anni fa ha voltato pagina, a Tenerife. Oggi studia spagnolo e sta all’aria aperta con le amiche. Perché ha fatto le valigie? “Non per soldi. In Italia soffrivo di mal di schiena. Qui mi sono ripresa: il microclima delle Canarie mi aiuta sia fisicamente sia psicologicamente. Poi, mi creda, non ho più potuto assistere al degrado culturale, alle piccole industrie che chiudevano a favore delle grandi catene. Ai governi vergognosi. È stato troppo umiliante”. Quali sono i vantaggi dell’isola? “Il clima, caldo e non piovoso tutto l’anno, e il fatto di essere nell’Unione Europea con un’impostazione da Paese nordico:burocrazia e sanità efficiente, ordine, pulizia, ambiente curato. Mi fa sentire rispettata”. Pensa di rientrare in Italia? “Mai. Neanche nella tomba. Voglio essere seppellita qui”.
Panama, Costa Rica, Belize: alla ricerca di regimi fiscali agevolati e qualità di vita – “In un anno le richieste di pensionati sono aumentate del 30 per cento – dice Alessandro Castagna, responsabile di Voglioviverecosì, il portale dedicato a chi vuole cambiare vita -. Andalusia e isole Canarie sono le destinazioni più frequenti perché sono abbastanza vicine, fanno parte dell’Unione Europea, godono di un buon sistema sanitario, c’è poca criminalità, burocrazia efficiente e la lingua è facile”. La conferma arriva anche da Massimo Dallaglio di Mollotutto, altro sito web utile per farsi un’idea delle opportunità oltreconfine -. Gli anziani vogliono informarsi sulle mete migliori, sul costo della vita, su come si fa a trasferire residenza e pensione all’estero. Noi abbiamo referenti italiani in loco con cui possiamo metterli in contatto. In generale – precisa Dallaglio – attirano i Paesi con un regime fiscale agevolato, per esempio laTunisia, dove si sborsa il 25 per cento di tasse sul 20 per cento di reddito. E c’è un accordo che garantisce ai pensionati italiani una copertura medica totale.
Anche in Costa Rica, dopo un pagamento mensile in base al reddito (massimo cento euro), si ricevono le cure completamente gratis. Mentre in Belize, altra nuova meta di ritiro, i vantaggi fiscali vanno dal rimborso di tutte le spese necessarie per il cambio di residenza, allo sconto del 50 per cento su tutte quelle di soggiorno temporaneo sostenute prima di acquistare o affittare una casa, sulle assicurazioni mediche e i biglietti aerei. E a Panama – aggiunge – per chiunque abbia una pensione governativa o corporativa di almeno 700 euro al mese la residenza è quasi automatica”.
“In Tunisia vita da re per chi non ha problemi di salute” – Adriano Martelli, 66 anni, ex infermiere, si è rifatto una vita in Tunisia, raggiunta quattro anni fa. Con la sua pensione, da 900 euro, a Torino si era dovuto trovare un secondo lavoro per sopravvivere. “Da quando sono qui ho guadagnato quindici anni. Non ho mai preso un raffreddore, e ho smesso di prendere le pastiglie per gastrite, mal di testa e pressione, non ne ho più bisogno”. Ha scelto questo Stato perché ci abitavano già degli amici. “Alla fine del mese in Italia non mi rimaneva più niente: 400 euro per un monolocale da 30 metri quadri, poi le bollette e le spese per la macchina”.
A Susa, città turistica tunisina, ha preso in affitto un piano di una casa sul mare: oltre cento metri quadrati, arredato, per 260 euro al mese. E ne spende altri 150 per cibo e detersivi. “Vivo con poco più di 400 euro al mese e faccio una vita da re: ho la donna delle pulizie, otto telefoni cellulari (il prezzo è di circa 20 euro l’uno), una tv, faccio shopping e vado al ristorante almeno due volte alla settimana. Un pasto mi costa circa cinque euro”. Adriano in Tunisia non ha più bisogno dell’auto. “Mi muovo con i pulmini pubblici: si fermano dove vuoi tu, basta alzare la mano. Il biglietto non costa neanche 50 centesimi. Anche i taxi sono economici: un euro per sette chilometri”. Unico neo: la sanità. “Le strutture sono fatiscenti. Consiglio di venire qui soltanto a chi non ha problemi di salute”.
Nel 2013 l’Inps ha registrato 250 pensionati residenti in Tunisia, quasi cento in più rispetto al 2010. Renato Fortino è socio dell’agenzia “Case in Tunisia”, nata nel 2008, che si occupa di assistere in loco chi è intenzionato a stabilirsi nel Paese (dal permesso di soggiorno al trasferimento della pensione, apertura del conto in banca fino ai corsi di francese e arabo). “Nel 60 per cento dei casi si tratta di pensionati che in Italia prendono dai 500 ai 600 euro al mese, reddito che una volta trasferito in Tunisia è lordo e di questo l’80 per cento è defiscalizzato, mentre la base imponibile è solo sul 20 per cento del rimanente (pari a circa il 6/7 per cento). Questo target cerca case in affitto da 180 a 230 euro al mese, di solito con una camera da letto e salone. Ma non ci sono solo i piccoli pensionati – precisa Fortino – Abbiamo seguito anche ex medici, direttori di banca, imprenditori, dirigenti statali, che qui lievitano il loro potere di acquisto. Ultimamente arrivano italiani di mezza età tagliati fuori dal mercato del lavoro che qui provano a reinventarsi: dal maestro di tennis all’istruttore cinofilo e psicologo”.
“Addio Lecco, spargete le mie ceneri nel Mar Nero” – La Bulgaria è l’ennesimo Eldorado per anziani: quelli italiani sono 364 contro i 106 di tre anni fa. Franco Luigi Tenca, 66 anni, è uno di questi. Vive nella capitale, Sofia, da ottobre 2009. Ex camionista di Mandello del Lario, in provincia di Lecco, separato dal 2005 e in pensione dal 2007 con 1200 euro al mese. È stato intervistato dalle Iene e dopo che il servizio è andato in onda, a gennaio, la sua casella di posta elettronica è stata presa d’assalto: 1600 mail in dieci giorni da parte di pensionati, tutti italiani, di cui il 20 per cento già residente all’estero: “Mi hanno scritto dalle Canarie, Francia, Svizzera, Belgio, Germania, Lituania, Sudafrica, Mauritania, Congo, Brasile, Filippinee New York”, dice Franco, ancora incredulo. Gli hanno chiesto di tutto: “Come si sta, dov’è la Bulgaria, quante tasse ci sono, se c’è l’euro, se è vero che l’assicurazione della macchina costa un terzo (vero), quanto tempo serve per avere il trasferimento della pensione lorda e della residenza”. Risposta: “Dipende da quanto impiega il Comune italiano di residenza a mandarti il certificato di cambio di residenza. A me lo hanno spedito dopo 20 giorni ma c’è chi aspetta anche 5 mesi. Comunque qui nel giro di una settimana l’ufficio immigrazione ti fornisce la tua carta d’identità bulgara. Prima però devi presentare un documento di riconoscimento italiano, un contratto di affitto e un conto corrente in una banca locale, che apri subito con 50 euro. Dopodiché vai in ambasciata per l’iscrizione all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, cioè l’Aire”.
Nel frattempo Franco è diventato referente per Mollotutto e quasi ogni settimana accoglie gruppi di pensionati che vengono qui per un sopralluogo. “La mia mail è franco.tenca@alice.it. Pubblicatela pure!”. Franco vive con la nuova moglie, una signora bulgara della sua età, in un appartamento in centro di 50 metri quadri, che gli costa al mese 20 euro di affitto: “Mia moglie è inquilina dai tempi del regime comunista e il canone è rimasto uguale”. Altrimenti per un alloggio arredato della stessa superficie si spendono 200 euro. Cinquanta euro in più per 80 metri quadrati. Per le bollette? “40 euro al mese di elettricità e 12 per l’acqua. Qui non c’è il gas, abbiamo il boiler e il piano di cottura elettrico”, spiega Franco. E la spesa? “300 euro al mese per due persone. Anche il fisco non strozza: circa il 18 per cento di tasse e il sei per cento se sei pensionato”. Risultato: “Oggi vivo da nababbo e non più da barbone come in Italia, dove al venti del mese ero costretto ad attingere ai risparmi, che a forza di fare così sarebbero finiti alla svelta”. Svantaggi? “La lingua, ma la gente è cordiale e appena può ti aiuta, mi ricorda gli italiani negli anni ‘60 e ’70”. La Bulgaria è entrata nell’Unione europea nel 2007 ma non ha adottato l’euro: “La moneta è il lev e vale quasi due euro”, risponde Franco alle decine di pensionati che gli continuano a scrivere. Tornerà a Lecco prima o poi? “Assolutamente no. Voglio che le mie ceneri siano gettate nel Mar Nero”.
sabato 10 maggio 2014
Mafia, Dell’Utri condannato: estradizione o latitanza? Le 72 ore decisive. - Giuseppe Pipitone
E' il tempo necessario per capire se l'ex senatore di Forza Italia sconterà sette anni di detenzione in un carcere italiano o se invece potrà rimanere a piede libero in Libano. L'avvocato: "Il reato di cui è accusato è il concorso esterno in associazione mafiosa: un reato fumoso, non riconosciuto negli altri stati”.
Condannato in via definitiva per concorso esterno a Cosa Nostra, ma ancora oggi lontano dall’Italia. Passeranno settantadue ore prima che Marcello Dell’Utri possa conoscere il suo destino: sette anni di detenzione in un carcere italiano o la remota possibilità di tornare a piede libero in Libano. L’ex senatore è detenuto dal 13 aprile scorso in un ospedale di Beirut, guardato a vista dagli agenti della polizia locale. È proprio in ospedale che Dell’Utri è venuto a conoscenza della sentenza della Cassazione, che ha messo il bollo sulla sua condanna, informato in diretta dai familiari che a loro volta erano stati avvisati dai legali.
L’amico fidato di Silvio Berlusconi era stato arrestato dall’intelligence libanese in una suite dell’hotelPhoenicia, come ordinato dall’Interpol, dopo che si era reso irreperibile a pochi giorni dalla sentenza della Corte di Cassazione. “Sono dimostrati i rapporti mai interrotti che Dell’Utri ha avuto con le famiglie mafiose palermitane in favore delle quali ha svolto un ruolo di mediatore del patto di protezione personale e delle sue attività, siglato nel 1974 da Silvio Berlusconi”, ha detto nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale Aurelio Galasso, chiedendo la conferma della condanna emessa dalla corte d’appello di Palermo il 25 marzo 2013. Richiesta avallata dalla prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Maria Cristina Saitto, dopo quattro ore di camera di consiglio. Immediatamente dopo è arrivato l’ordine di carcerazione del sostituto pg di Palermo Luigi Patronaggio, trasmesso al Ministero della Giustizia, che ora dovrebbe allegarlo alla richiesta di estradizione spedita in Libano.
Al momento dell’arresto a Beirut sul capo di Dell’Utri non pendeva alcuna condanna definitiva: secondo il Trattato bilaterale che disciplina i rapporti giuridici tra Italia e Libano, l’ex senatore era quindi da considerarsi soltanto un indagato. Ecco perché il procuratore generale di Beirut Samir Hammoud ha fatto appello all’articolo 21 della stessa convenzione Italia – Libano, chiedendo a via Arenula di avere a disposizione non solo ordine d’arresto e le motivazioni della condanna d’appello, ma anche gli atti relativi alle altre sentenze emesse a carico di Dell’Utri. Documenti che il Ministero della Giustizia italiano ha dovuto tradurre in francese, riuscendo a spedirli in Libano soltanto il 5 maggio scorso, 23 giorno dopo l’arresto di Dell’Utri. “Per quanto riguarda l’estradizione non cambia nulla: semplicemente la richiesta di custodia cautelare sarà sostituita dall’ordine di carcerazione”, ha detto l’avvocato Giuseppe Di Peri, storico legale di Dell’Utri, specificando che “l’ex senatore è assistito a Beirut da un legale libanese”, l’avvocato Akram Azoury,“esperto del diritto locale”.
L’avvocato Azoury conoscerà sicuramente molto bene il Trattato che disciplina i rapporti tra Libano – Italia. Soprattutto l’articolo 23, quello che sancisce come si possa “porre fine all’arresto provvisorio se, nel termine di trenta giorni dall’arresto, il governo richiesto non avrà ricevuto uno dei documenti menzionati al secondo comma dello articolo 21. La liberazione esclude l’arresto e l’estradizione se la domanda di estradizione perviene successivamente”. In pratica le autorità libanesi dovranno decidere il destino di Dell’Utri entro i prossimi tre giorni: e poco importa se nel frattempo l’ordine di custodia cautelare si sia trasformato in un ordine di carcerazione per scontare la pena definitiva.
“Stiamo anche ragionando sull’ipotesi di un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo”, aggiunge l’avvocato Di Peri a ilfattoquotidiano.it. “Non bisogna dimenticare – spiega – che oltre ad una vicenda lunga vent’anni, il reato di cui è accusato Dell’Utri è il concorso esterno in associazione mafiosa: un reato fumoso, non riconosciuto negli altri stati”. Un reato che anche in Libano dovranno studiare prima di concedere l’estradizione. “Credo che questa vicenda non si possa considerare ancora conclusa”, conclude l’avvocato Di Peri. La stessa speranza del suo assistito: Marcello Dell’Utri, uomo cerniera tra Berlusconie Cosa Nostra e fondatore del primo partito italiano degli ultimi vent’anni.
venerdì 9 maggio 2014
Expo 2015, l’intercettazione: “Formigoni vita da miliardario. La stessa di Lupi”. - Giovanna Trinchella
Anche i presunti corrotti contro la bella vita dei politici. Sergio Cattozzo, ex segretario regionale Udc della Liguria e Gianstefano Frigerio, ex deputato forzista, entrambi arrestati nell'inchiesta sugli appalti Expo sono protagonisti di una conversazione che ha quasi del surreale.
Anche i presunti corrotti contro la bella vita dei politici. Sergio Cattozzo, ex segretario regionale Udc della Liguria e Gianstefano Frigerio, ex deputato forzista, entrambi arrestati nell’inchiesta sugli appalti Expo, sono protagonisti di una conversazione che ha quasi del surreale e che vedono nel mirino l’ex presidente lombardo Formigoni e l’attuale ministro dei Trasporti, Lupi.
I due, è il 4 marzo scorso, parlano di tante cose e Cattozzo, considerato uno degli intermediari degli affari illeciti, dice di aver visto “Mimmo Zambetti“, l’ex assessore regionale lombardo, finito a processo perché accusato di aver ricevuto voti dalla ‘ndrangheta, e di averlo trovato sereno.
Gli interlocutori ci mettono poco a passare da Zambetti a un altro imputato eccellente Roberto Formigoni, ex governatore lombardo e ora senatore Udc, finito nei guai in più inchieste per i benefit, le vacanze e i viaggi, avuti, secondo i pm di Milano, per aver favorito con le delibere di giunta la Fondazione Maugeri e l’ospedale San Raffaele.
Dell’ex presidente della giunta lombarda i due dicono: “Quando era in ferie era una vita da miliardario proprio… “. Cattozzo è molto critico: “Ma guarda lui a Montecarlo va sempre all’Hermitage, Hotel de Paris, siamo ai cinque stelle lusso e va al Luigi XV… è la stessa vita che fa Lupi … arriva con uno yacht di trenta metri e va a mangiare tutte le sere da Alghero e da quello famoso… Andreucci. Champagne e aragoste“.
Frigerio lancia un’altra stilettata: “Che parvenu provinciali… ma vadano a dare via …”. La critica di Cattozzo continua impietosa: “Ma propria una ricchezza sfrenata… proprio vistosa… arriva questo yatch che sembra una nave… poi attorniato di belle donne… omissis … vanno lì da Andre (….) lì da … che è lui che ha la stella d’oro ad Alghero… cioè io ci posso andare … lui noi… io sono un libero cittadino”. Frigerio concorda e aggiunge: “Non sono a carico dello Stato … punto” e Cattozzo: “Non ho incarichi… e invece loro fanno una vita anche a Chiavari, Roberto, Lord Nelson.. i ricchi quelli veri…. guadagnando anche 10mila euro al mese non ti puoi permettere quella vita lì con 10mila euro al mese… eh… quindi.. ha esagerato troppo”.
It's media.
A VOLTE CAPITA
A volte capita di stupirsi nel vedere qualcosa che non ti aspetti.
Mi è successo con un servizio del TGR Sicilia che raccontava il comizio del M5S con Beppe Grillo a Palermo senza trucchi, senza insinuazioni e raccontando in maniera imparziale i fatti seppur nel poco tempo a disposizione.
Lidia Tilotta, giornalista di Rai 3 Sicilia, ha fatto questo.
http://goo.gl/FiltZe
Mi congratulo con lei.
Giancarlo Cancelleri
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