Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 2 giugno 2018
venerdì 1 giugno 2018
Da Tria a Moavero, tutti i ministri del nuovo governo Conte. - Nicoletta Cottone
Via a un governo politico con Giuseppe Conte premier. Un esecutivo che vede la luce dopo ottantotto lunghe giornate di trattative, veti, rotture e convergenze. Diciotto ministri, solo 5 donne. Giuseppe Conte ha anche stabilito un record difficilmente superabile: essere chiamato due volte, a distanza di pochi giorni (otto), per ricevere dal presidente della Repubblica l'incarico di formare un esecutivo. E se il primo tentativo si è arenato sul nome di Paolo Savona all'Economia, il nuovo esecutivo ha avuto il via libera con lo spstamento del ministro euroscettico al dicastero degli Affari europei. Nel governo non entra Giorgia Meloni per il veto del M5s. La leader di Fratelli d’Italia ha reso noto che «presumibilmente ci asterremo sul voto di fiducia per aiutarlo a nascere perchè abbiamo sempre detto che un governo politico è meglio di uno tecnico». Maria Stella Gelmini su Facebook conferma che Forza Italia farà opposizione. Ecco la squadra di governo giallo-verde nato stasera. I ministri giureranno domani al Quirinale alle 16, lunedì e martedì il governo si presenterà alle Camere per la fiducia.
Giuseppe Conte Presidente del Consiglio dei ministri.
Luigi Di Maio Ministro dello Sviluppo economico e vicepremier.
Matteo Salvini Ministro dell'Interno e vicepremier.
Giancarlo Giorgetti Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. È stato l'uomo macchina della Lega Nord di Umberto Bossi ed è il braccio destro di Matteo Salvini: è stato uno dei protagonisti della trattativa che ha portato all'esecutivo giallo-verde. Nato a Varese nel 1966, laureato alla Bocconi , è commercialista e revisore contabile. Entra in Parlamento nel 1996 e non ne esce più. Dal 2001 al 2006 e dal 208 al 2013, è presidente della commissione Bilancio della Camera. Nel 2013 viene nominato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano membro del Gruppo dei Saggi.
Giovanni Tria Ministro dell'Economia.
Preside della facoltà di economia dell’Università romana Tor Vergata. È considerato vicino a Forza Italia.
Preside della facoltà di economia dell’Università romana Tor Vergata. È considerato vicino a Forza Italia.
Enzo Moavero Milanesi Ministro degli Esteri.
Già ministro per gli Affari Europei nel governo Letta e in precedenza in quello di Mario Monti. È stato giudice di primo grado presso la Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo e collaboratore della Commissione europea in qualità di Direttore generale del Bureau of European Policy Advisors.
Già ministro per gli Affari Europei nel governo Letta e in precedenza in quello di Mario Monti. È stato giudice di primo grado presso la Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo e collaboratore della Commissione europea in qualità di Direttore generale del Bureau of European Policy Advisors.
Alfonso Bonafede Ministro della Giustizia.Avvocato, siciliano di nascita e toscano di adozione, il deputato del M5s Alfonso Bonafede è uno dei parlamentari più fidati e vicini al capo politico del MoVimento, Luigi Di Maio. È soprannominato per questo il 'mister Wolf' a 5 telle. Ha fatto parte del direttorio politico M5s nella scorsa legislatura e, una volta sciolto l'organismo ha seguito le complicate vicende del Campidoglio fungendo da interfaccia sia con i parlamentari sia con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. È nato a Mazara del Vallo il 2 luglio del 1976, ma dal 1995 abita a Firenze dove si è laureato in Giurisprudenza e dove è rimasto collaboratore come cultore di Diritto Privato e dove ha conosciuto Giuseppe Conte, docente di privato nello stesso ateneo. È stato Bonafede ad avvicinare Conte al M5s. Nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pisa. E dallo stesso anno è avvocato presso il Foro di Firenze con uno studio autonomo. L'attività politica la inizia nel 2006 quando entra a far parte del gruppo degli “Amici di Beppe Grillo” del Meet-up di Firenze. Tre anni dopo si candida alle comunali di Firenze contro Matteo Renzi, racimolando solo l'1,8%. Alle politiche del 2013 entra in parlamento come deputato. Per tutta la legislatura ricopre il ruolo di vice presidente della commissione Giustizia. Da deputato, si fa promotore di una legge sulla class action che approvata alla Camera è poi sfumata al Senato. Alle elezioni del marzo 2018, nuovamente candidato alla Camera nel collegio uninominale di Firenze-Novoli-Peretola, viene presentato da Di Maio come guardasigilli dell'eventuale governo M5S. Ha dichiarato: «La riforma delle intercettazioni è una follia. La prescrizione? Servono più magistrati». E ancora: «Serve un nuovo piano carceri».
Elisabetta Trenta Ministra della Difesa.
Esperta analista sui temi della difesa e della sicurezza, esperienze in teatri caldi come l'Iraq, il Libano e la Libia, una laurea in Scienze politiche con indirizzo economico, due master e la passione per il ballo. È il curriculum di Elisabetta Trenta, 51 anni tra una settimana, nuovo ministro della Difesa. Capitano della riserva selezionata del corpo di amministrazione e commissario dell'Esercito, parla quattro lingue - italiano, inglese, francese e russo - e conosce bene il mondo della Difesa: tra il 2005 e il 2006 è stata sia consigliere per la missione “Antica Babilonia 9” per il ministero della Difesa, sia “esperto senior” nella Task force Iraq, a Nassirya, per la Farnesina. Ma non solo: nel 2009 è stata richiamata in servizio come capitano della Riserva nella missione Unifil in Libano e nel 2012 ha coordinato un progetto in Libia per la riduzione degli armamenti illegali. È inoltre vicedirettore del master in Intelligence e sicurezza della Link Campus University, e ha collaborato con il Centro militare di studi strategici (Cemiss) per il quale ha curato la ricerca “Le guerre per procura”. Trenta, stando al suo curriculum, è impegnata nel sociale attraverso due associazioni, ama la musica, suona la chitarra e l’organo.
Esperta analista sui temi della difesa e della sicurezza, esperienze in teatri caldi come l'Iraq, il Libano e la Libia, una laurea in Scienze politiche con indirizzo economico, due master e la passione per il ballo. È il curriculum di Elisabetta Trenta, 51 anni tra una settimana, nuovo ministro della Difesa. Capitano della riserva selezionata del corpo di amministrazione e commissario dell'Esercito, parla quattro lingue - italiano, inglese, francese e russo - e conosce bene il mondo della Difesa: tra il 2005 e il 2006 è stata sia consigliere per la missione “Antica Babilonia 9” per il ministero della Difesa, sia “esperto senior” nella Task force Iraq, a Nassirya, per la Farnesina. Ma non solo: nel 2009 è stata richiamata in servizio come capitano della Riserva nella missione Unifil in Libano e nel 2012 ha coordinato un progetto in Libia per la riduzione degli armamenti illegali. È inoltre vicedirettore del master in Intelligence e sicurezza della Link Campus University, e ha collaborato con il Centro militare di studi strategici (Cemiss) per il quale ha curato la ricerca “Le guerre per procura”. Trenta, stando al suo curriculum, è impegnata nel sociale attraverso due associazioni, ama la musica, suona la chitarra e l’organo.
Paolo Savona Ministro degli Affari europei.
Economista e accademico, il professore ha iniziato la sua carriera all’ufficio studi di Bankitalia di cui è diventato direttore. Nel 1976 vince il concorso a cattedra e lascia la Banca d'Italia per insegnare Politica economica prima all'Università di Cagliari e poi all'Università Pro Deo, che contribuì a rifondare come Luiss Guido Carli. È stato anche direttore generale di Confindustria. Ha anche insegnato nelle Università di Perugia, di Roma Tor Vergata, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e all'Università telematica Guglielmo Marconi, dove ha fondato nel 2010 il dottorato in Geopolitica. A sbloccare l'impasse è stato il cambio di ruolo di Paolo Savona, professore anti-euro cui
Sergio Mattarella aveva negato l'Economia: ora avrà la delega alle Politiche europee.
Economista e accademico, il professore ha iniziato la sua carriera all’ufficio studi di Bankitalia di cui è diventato direttore. Nel 1976 vince il concorso a cattedra e lascia la Banca d'Italia per insegnare Politica economica prima all'Università di Cagliari e poi all'Università Pro Deo, che contribuì a rifondare come Luiss Guido Carli. È stato anche direttore generale di Confindustria. Ha anche insegnato nelle Università di Perugia, di Roma Tor Vergata, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e all'Università telematica Guglielmo Marconi, dove ha fondato nel 2010 il dottorato in Geopolitica. A sbloccare l'impasse è stato il cambio di ruolo di Paolo Savona, professore anti-euro cui
Sergio Mattarella aveva negato l'Economia: ora avrà la delega alle Politiche europee.
Marco Bussetti Ministro dell'Istruzione.Nato il 28 maggio 1962, ha un passato da insegnante di educazione fisica e da allenatore di basket, e conosce bene il mondo della “burocrazia” scolastica. Attualmente, dal 2015, è responsabile dell'ambito X (Milano) dell'Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia; in precedenza, fino al 2011, era stato in servizio presso l’istituto comprensivo di Corbetta fino al 2011, per poi passare in vari uffici periferici. Come si evince dal curriculum reperibile on line sul sito del Miur, ha conseguito con 110 e lode la laurea specialistica magistrale in scienze motorie presso l'Università “Cattolica” di Milano. Ha un diploma Universitario preso presso l'Isef statale di Milano e detiene un titolo polivalente di specializzazione per soggetti portatori di handicap. Ha inoltre un diploma di specializzazione conseguito al corso “Il Dirigente pubblico a la gestione del personale: gli strumenti giuridici e manageriali” svoltosi a Bologna presso la Ssna nel 2012/2013. Il curriculum riporta poi una lista di pubblicazioni - libri e dvd - che riguardano, tra l'altro, il tema dell'educazione sostenibile, la promozione sportiva e le prospettive in quest'ambito della scuola italiana, la danza e gli sport di squadra nella scuola. Ha ricoperto diversi incarichi di insegnamento presso l'Università degli Studi di Milano, per il Master Universitario “Sport Management, Marketing and Sociology”; all'Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano; presso l'Università dell'Insubria di Varese, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Scienze Motorie.
Giulia Grillo Ministra della Salute.Giulia Grillo, 42enne siciliana, medico anatomopatoloco, attualmente capogruppo alla Camera del M5s, è la nuova ministra della Salute nel governo M5s-Lega. Nata a Catania il 30 maggio del 1975, laureata in medicina e chirurgia con specializzazione in medicina legale, è un'attivista della prima ora del MoVimento, arrivata in Parlamento per la prima volta alle elezioni del 2013. Nella precedente legislatura è stata vice capogruppo e capogruppo alla Camera e capogruppo nella commissione Affari Sociali. Grillo di cognome, ma senza alcun rapporto di parentela con il fondatore del MoVimento, nella 17ma legislatura ha fatto approvare 3 mozioni a sua prima firma su governance farmaceutica, sblocco del turn-over del personale sanitario, revisione della disciplina sull'intramoenia e governo delle liste d'attesa. Tra le sue battaglie quella per il giusto prezzo dei farmaci innovativi. La scelta di iscriversi al meetup grillino di Catania risale al 2006, da allora è stata in prima fila nella lotta contro le trivellazioni in Val di Noto, come in quella contro le privatizzazioni dell'acqua pubblica nel ragusano, fino alla nascita del comitato Addio Pizzo di Catania. Candidata alle regionali siciliane del 2008 e a Montecitorio nel 2013, per quanto riguarda le politiche sanitarie, ha «ambiziosi intenti», come dichiarava sulla piattaforma Rousseau: «Ridurre le disuguaglianze di cura e assistenza fra cittadini e lavorare per una sanità pubblica giusta, efficiente e accessibile attraverso un adeguato finanziamento, una seria programmazione, una revisione della governance farmaceutica, un potenziamento dell'assistenza territoriale, un adeguato piano assunzioni e un aggiornamento dei corsi di Laurea e formazione».
Giulia Bongiorno Ministra della Pubblica amministrazione.
Avvocato dei vip, parlamentare da sempre schierata con il centro-destra, ma anche nota per le sue battaglie a favore delle donne con la fondazione Doppia difesa cui ha dato vita con Michelle Hunziker. Ha un curriculum di peso Giulia Bongiorno, 52 anni, palermitana, indicata come ministro della Pubblica Amministrazione nel governo Conte. La sua popolarità è cominciata nel 1995 quando il principe del Foro Franco Coppi, impegnato su troppi fronti, le chiese di occuparsi in prima persona della difesa di Giulio Andreotti, che era accusato di collusione con la mafia e dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Un'esperienza che le ha cambiato la vita come lei stessa ha raccontato in un libro. Da allora è stato un susseguirsi di incarichi difensivi prestigiosi, spesso in vicende giudiziarie dal forte impatto mediatico. Ha assistito società multinazionali, importanti imprese italiane e personaggi pubblici. Qualche nome tra i tanti: Pierfrancesco Pacini Battaglia, il “banchiere un gradino sotto Dio”, il finanziere Sergio Cragnotti, Vittorio Emanuele di Savoia. Innumerevoli gli incarichi nel campo della giustizia sportiva: tra i suoi tanti assistiti, i calciatori Cristiano Doni, Stefano Bettarini, Francesco Totti e Antonio Conte, allora allenatore della Juventus, club del quale Bongiorno è componente del Consiglio di amministrazione. Ha difeso anche Raffaele Sollecito nel processo per l'omicidio di Meredith Kercker. Entrata in Parlamento nel 2006 con Alleanza nazionale, e riconfermata in seguito con il Pdl, è stata per diversi anni presidente della Commissione Giustizia della Camera. È stata eletta senatrice a marzo con la Lega.
Avvocato dei vip, parlamentare da sempre schierata con il centro-destra, ma anche nota per le sue battaglie a favore delle donne con la fondazione Doppia difesa cui ha dato vita con Michelle Hunziker. Ha un curriculum di peso Giulia Bongiorno, 52 anni, palermitana, indicata come ministro della Pubblica Amministrazione nel governo Conte. La sua popolarità è cominciata nel 1995 quando il principe del Foro Franco Coppi, impegnato su troppi fronti, le chiese di occuparsi in prima persona della difesa di Giulio Andreotti, che era accusato di collusione con la mafia e dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Un'esperienza che le ha cambiato la vita come lei stessa ha raccontato in un libro. Da allora è stato un susseguirsi di incarichi difensivi prestigiosi, spesso in vicende giudiziarie dal forte impatto mediatico. Ha assistito società multinazionali, importanti imprese italiane e personaggi pubblici. Qualche nome tra i tanti: Pierfrancesco Pacini Battaglia, il “banchiere un gradino sotto Dio”, il finanziere Sergio Cragnotti, Vittorio Emanuele di Savoia. Innumerevoli gli incarichi nel campo della giustizia sportiva: tra i suoi tanti assistiti, i calciatori Cristiano Doni, Stefano Bettarini, Francesco Totti e Antonio Conte, allora allenatore della Juventus, club del quale Bongiorno è componente del Consiglio di amministrazione. Ha difeso anche Raffaele Sollecito nel processo per l'omicidio di Meredith Kercker. Entrata in Parlamento nel 2006 con Alleanza nazionale, e riconfermata in seguito con il Pdl, è stata per diversi anni presidente della Commissione Giustizia della Camera. È stata eletta senatrice a marzo con la Lega.
Alberto Bonisoli Ministro dei Beni culturali.
Design, moda e formazione. Sono le competenze di Alberto Bonisoli, l'uomo indicato dal premier Giuseppe Conte per la guida del ministero di Beni culturali e turismo. Bocconiano, classe 1961, il ministro che succederà a Dario Franceschini nella tutela, la gestione e la promozione del patrimonio culturale italiano, ma a sorpresa - almeno per ora- anche delle politiche per il turismo (il ministero che M5S avrebbe voluto scorporare) è attualmente a capo della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, istituzione privata presente in 80 paesi che dal 1980 si occupa in Italia di moda, grafica e design, e presidente della rete delle Scuole di Moda. Sposato e padre di due figlie, a lungo professore di Innovation Management alla Bocconi, Bonisoli non sembra essersi mai occupato in particolare di patrimonio culturale, interessato piuttosto ai temi della formazione e dell’insegnamento, sua dichiarata “passione”, per i quali vanta collaborazioni nazionali ed internazionali, in particolare con l'Unione Europea e il Miur. Per quanto riguarda il turismo, “Cenerentola nei passati governi”, il neoministro pensa ad una «promozione più forte all'estero e ad un maggiore coordinamento centrale», puntando su turismo di qualità, ma anche sulla accoglienza degli studenti stranieri, «che poi tornando in patria sono i nostri migliori ambasciatori».
Design, moda e formazione. Sono le competenze di Alberto Bonisoli, l'uomo indicato dal premier Giuseppe Conte per la guida del ministero di Beni culturali e turismo. Bocconiano, classe 1961, il ministro che succederà a Dario Franceschini nella tutela, la gestione e la promozione del patrimonio culturale italiano, ma a sorpresa - almeno per ora- anche delle politiche per il turismo (il ministero che M5S avrebbe voluto scorporare) è attualmente a capo della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, istituzione privata presente in 80 paesi che dal 1980 si occupa in Italia di moda, grafica e design, e presidente della rete delle Scuole di Moda. Sposato e padre di due figlie, a lungo professore di Innovation Management alla Bocconi, Bonisoli non sembra essersi mai occupato in particolare di patrimonio culturale, interessato piuttosto ai temi della formazione e dell’insegnamento, sua dichiarata “passione”, per i quali vanta collaborazioni nazionali ed internazionali, in particolare con l'Unione Europea e il Miur. Per quanto riguarda il turismo, “Cenerentola nei passati governi”, il neoministro pensa ad una «promozione più forte all'estero e ad un maggiore coordinamento centrale», puntando su turismo di qualità, ma anche sulla accoglienza degli studenti stranieri, «che poi tornando in patria sono i nostri migliori ambasciatori».
Gian Marco Centinaio Ministro dell'Agricoltura. Capogruppo della Lega al Senato, Gian Marco Centinaio, ministro dell'Agricoltura del governo Conte, è nato a Pavia il 31 ottobre 1971. Lombardo doc, si è laureato nel 1999 in Scienze politiche con indirizzo economico-territoriale all'Università di Pavia. «Leghista fin dal primo vagito e con la passione per la politica nel sangue, già tesserato a 19 anni diventando militante nel 1994'» scrive di se stesso. La sua carriera istituzionale inizia nel 1993 come presidente del Comitato di quartiere Città Giardino, poi come consigliere comunale di Pavia fino al 2009, quando viene eletto vicesindaco e assessore alla Cultura. Dal 1999 al 2005 è segretario cittadino della Lega di Pavia e poi componente del direttivo cittadino. Approda a Palazzo Madama dopo le Politiche del 2013 diventando senatore della Lega. Da luglio 2014 è capogruppo al Senato e mantiene lo stesso incarico dopo il voto del 4 marzo.
Danilo Toninelli Ministro delle Infrastrutture e trasporti.Capogruppo per il Movimento 5 Stelle al Senato. Nato a Soresina, alle elezioni politiche del 2013 viene eletto deputato. Alle politiche 2018 è stato eletto nella quota proporzionale Lombardia 1.
Sergio Costa Ministro dell’Ambiente.
Nato a Napoli nel 1959, si è laureato in Scienze Agrarie, con un master in Diritto dell'ambiente. Entrato nel Corpo Forestale, ne è diventato comandante regionale in Campania. Ed è in questo ruolo che all'inizio del Duemila ha guidato la sua indagine più famosa: quella sui rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella cosiddetta Terra dei Fuochi, la piana agricola del Casertano al confine con Napoli. Sposato, due figli, Costa si è occupato anche delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio e ha condotto indagini sul traffico internazionale dei rifiuti, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia. Nel 2017, quando la Forestale è stata accorpata ai Carabinieri, è diventato generale di brigata dell'Arma. Oggi vive a Napoli. Sul suo tavolo il neo-ministro troverà due dossier particolarmente scottanti, per i quali l’Italia è stata deferita dalla Commissione europea alla Corte di Giustizia: i continui sforamenti dei limiti per l’inquinamento atmosferico, in particolare per le polveri sottili Pm10, e il deposito unico nazionale delle scorie nucleari. L’Italia è tenuta a farlo dalle norme europee, ma i vari governi non hanno mai osato affrontare l'argomento, a causa delle prevedibili proteste popolari. Il ministero dell'Ambiente ha poi voce in capitolo su tutte le grandi opere, con le Valutazioni di impatto ambientale (Via), senza le quali i cantieri non vanno avanti. Si pensi a Tav, Tap, Terzo Valico, Mose e tante altre.
Nato a Napoli nel 1959, si è laureato in Scienze Agrarie, con un master in Diritto dell'ambiente. Entrato nel Corpo Forestale, ne è diventato comandante regionale in Campania. Ed è in questo ruolo che all'inizio del Duemila ha guidato la sua indagine più famosa: quella sui rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella cosiddetta Terra dei Fuochi, la piana agricola del Casertano al confine con Napoli. Sposato, due figli, Costa si è occupato anche delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio e ha condotto indagini sul traffico internazionale dei rifiuti, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia. Nel 2017, quando la Forestale è stata accorpata ai Carabinieri, è diventato generale di brigata dell'Arma. Oggi vive a Napoli. Sul suo tavolo il neo-ministro troverà due dossier particolarmente scottanti, per i quali l’Italia è stata deferita dalla Commissione europea alla Corte di Giustizia: i continui sforamenti dei limiti per l’inquinamento atmosferico, in particolare per le polveri sottili Pm10, e il deposito unico nazionale delle scorie nucleari. L’Italia è tenuta a farlo dalle norme europee, ma i vari governi non hanno mai osato affrontare l'argomento, a causa delle prevedibili proteste popolari. Il ministero dell'Ambiente ha poi voce in capitolo su tutte le grandi opere, con le Valutazioni di impatto ambientale (Via), senza le quali i cantieri non vanno avanti. Si pensi a Tav, Tap, Terzo Valico, Mose e tante altre.
Lorenzo Fontana Ministro di Famiglia e disabilità.
Dalla Fiera di Verona al governo, passando per il Parlamento Europeo. La carriera politica di Lorenzo Fontana, neoministro alla Famiglia e alle disabilità, si è sviluppata tutta nella Lega. Nato a Verona il 10 aprile 1980, dipendente dell’Ente Fiera, laureato in Scienze politiche e in Storia della civiltà cristiana, dopo essere stato consigliere comunale di Verona, nel 2009 Fontana è stato eletto per la prima volta al Parlamento Europeo, diventando capodelegazione del gruppo della Lega. Nel 2014 è stato confermato, ottenendo il seggio grazie alla rinuncia dell'allora sindaco di Verona, Flavio Tosi all'epoca leghista, primo degli eletti nel Carroccio. Nel corso del secondo mandato ha fatto parte della Commissione per le libertà civili, giustizia e affari interni, e della delegazione per le relazioni con l'Iraq. Da sempre a stretto contatto con Matteo Salvini, che lo ritiene il suo “stratega” politico, nel febbraio 2016 Fontana è stato nominato vicesegretario della Lega. Nel giugno dello scorso anno, con l'elezione di Federico Sboarina a primo cittadino di Verona, è stato nominato vicesindaco, con le deleghe alle politiche per la casa, relazioni internazionali, fondi Ue, veronesi nel mondo, smart city, mantenendo l'incarico al Parlamento Europeo. Incarico che ha invece lasciato dopo il voto del 4 marzo, quando è stato eletto deputato alla Circoscrizione Veneto. Il 29 marzo Lorenzo Fontana è stato eletto vicepresidente della Camera ed ha poi rinunciato all'incarico di vicesindaco di Verona, dimettendosi. Nel 2018 ha pubblicato anche il suo primo libro, “La culla vuota della civiltà. All'origine della crisi” scritto a quattro mani con il banchiere Ettore Gotti Tedeschi e con la prefazione di Matteo Salvini. È sposato con Emilia Caputo, napoletana, assistente al Parlamento Europeo, dalla quale ha avuto una figlia, Angelica. È tifoso dell'Hellas Verona.
Dalla Fiera di Verona al governo, passando per il Parlamento Europeo. La carriera politica di Lorenzo Fontana, neoministro alla Famiglia e alle disabilità, si è sviluppata tutta nella Lega. Nato a Verona il 10 aprile 1980, dipendente dell’Ente Fiera, laureato in Scienze politiche e in Storia della civiltà cristiana, dopo essere stato consigliere comunale di Verona, nel 2009 Fontana è stato eletto per la prima volta al Parlamento Europeo, diventando capodelegazione del gruppo della Lega. Nel 2014 è stato confermato, ottenendo il seggio grazie alla rinuncia dell'allora sindaco di Verona, Flavio Tosi all'epoca leghista, primo degli eletti nel Carroccio. Nel corso del secondo mandato ha fatto parte della Commissione per le libertà civili, giustizia e affari interni, e della delegazione per le relazioni con l'Iraq. Da sempre a stretto contatto con Matteo Salvini, che lo ritiene il suo “stratega” politico, nel febbraio 2016 Fontana è stato nominato vicesegretario della Lega. Nel giugno dello scorso anno, con l'elezione di Federico Sboarina a primo cittadino di Verona, è stato nominato vicesindaco, con le deleghe alle politiche per la casa, relazioni internazionali, fondi Ue, veronesi nel mondo, smart city, mantenendo l'incarico al Parlamento Europeo. Incarico che ha invece lasciato dopo il voto del 4 marzo, quando è stato eletto deputato alla Circoscrizione Veneto. Il 29 marzo Lorenzo Fontana è stato eletto vicepresidente della Camera ed ha poi rinunciato all'incarico di vicesindaco di Verona, dimettendosi. Nel 2018 ha pubblicato anche il suo primo libro, “La culla vuota della civiltà. All'origine della crisi” scritto a quattro mani con il banchiere Ettore Gotti Tedeschi e con la prefazione di Matteo Salvini. È sposato con Emilia Caputo, napoletana, assistente al Parlamento Europeo, dalla quale ha avuto una figlia, Angelica. È tifoso dell'Hellas Verona.
Riccardo Fraccaro Ministro dei Rapporti col Parlamento e democrazia diretta.
Tutto cominciò nel 2010 a Trento. È lì che Riccardo Fraccaro ha fondato il primo meet up del capoluogo trentino, sua città di adozione, sposando soprattutto la battaglia contro l’inceneritore. Per l'attuale questore della Camera, 37 anni , arriva il ministero dei Rapporti con il Parlamento e della Democrazia diretta, come ha annunciato il premier Conte leggendo la lista dei ministri al Quirinale. Arriva così, soprattutto, anche la battaglia più sentita dal Movimento, il taglio ai vitalizi dei parlamentari. Nato a Montebelluna, in provincia di Treviso, Fraccaro si sposta in Trentino dove si è laureato in giurisprudenza. Cinque anni fa l'avventura a Montecitorio, unico deputato M5s eletto in Trentino. Per il Movimento diventa anche portavoce del gruppo e segretario dell'ufficio di presidenza. Dopo il voto del 4 marzo, finita la prima riunione dei questori di Camera e Senato, annuncia: «Il M5s abolirà i vitalizi nel giro di due settimane con una delibera. Sono un istituto anacronistico e inaccettabile».
Tutto cominciò nel 2010 a Trento. È lì che Riccardo Fraccaro ha fondato il primo meet up del capoluogo trentino, sua città di adozione, sposando soprattutto la battaglia contro l’inceneritore. Per l'attuale questore della Camera, 37 anni , arriva il ministero dei Rapporti con il Parlamento e della Democrazia diretta, come ha annunciato il premier Conte leggendo la lista dei ministri al Quirinale. Arriva così, soprattutto, anche la battaglia più sentita dal Movimento, il taglio ai vitalizi dei parlamentari. Nato a Montebelluna, in provincia di Treviso, Fraccaro si sposta in Trentino dove si è laureato in giurisprudenza. Cinque anni fa l'avventura a Montecitorio, unico deputato M5s eletto in Trentino. Per il Movimento diventa anche portavoce del gruppo e segretario dell'ufficio di presidenza. Dopo il voto del 4 marzo, finita la prima riunione dei questori di Camera e Senato, annuncia: «Il M5s abolirà i vitalizi nel giro di due settimane con una delibera. Sono un istituto anacronistico e inaccettabile».
Barbara Lezzi Ministra per il Sud.
Ministra per il Sud in quota M5s in un dicastero che nel programma di governo iniziale del M5s non doveva neanche esistere. Pugliese, classe 1972, la senatrice si è diplomata nel 1991 all'istituto tecnico Deledda per periti aziendali di Lecce, la città in cui è nata. Assunta dal gennaio 1992 in un'azienda del settore commercio come impiegata di III livello, viene eletta senatrice già la scorsa legislatura dove diventa vicepresidente della Commissione bilancio e membro della Politiche europee. Subito si ritaglia un ruolo di spicco tra la truppa pentastellata sbarcata in Parlamento: dopo la caduta del divieto di partecipare alle trasmissioni tv viene scelta dalla comunicazione tra i parlamentari prescelti a partecipare ai dibattiti in tv e poi inviata come prima pentastellata a partecipare al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Conosciuta come la “pasionaria grillina” Lezzi, con un bottino di 107 mila voti, nelle ultime elezioni ha messo al tappeto due big come l'ex premier Massimo D'Alema e la sottosegretaria uscente allo Sviluppo economico Teresa Bellanova. Lezzi è stata sfiorata dal ciclone dei mancati rimborsi M5s per un bonifico di poche migliaia di euro che mancava all'appello.
Ministra per il Sud in quota M5s in un dicastero che nel programma di governo iniziale del M5s non doveva neanche esistere. Pugliese, classe 1972, la senatrice si è diplomata nel 1991 all'istituto tecnico Deledda per periti aziendali di Lecce, la città in cui è nata. Assunta dal gennaio 1992 in un'azienda del settore commercio come impiegata di III livello, viene eletta senatrice già la scorsa legislatura dove diventa vicepresidente della Commissione bilancio e membro della Politiche europee. Subito si ritaglia un ruolo di spicco tra la truppa pentastellata sbarcata in Parlamento: dopo la caduta del divieto di partecipare alle trasmissioni tv viene scelta dalla comunicazione tra i parlamentari prescelti a partecipare ai dibattiti in tv e poi inviata come prima pentastellata a partecipare al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Conosciuta come la “pasionaria grillina” Lezzi, con un bottino di 107 mila voti, nelle ultime elezioni ha messo al tappeto due big come l'ex premier Massimo D'Alema e la sottosegretaria uscente allo Sviluppo economico Teresa Bellanova. Lezzi è stata sfiorata dal ciclone dei mancati rimborsi M5s per un bonifico di poche migliaia di euro che mancava all'appello.
Erika Stefani Ministra degli Affari regionali e autonomie.
Nata a Valdagno, nel Vicentino, il 18 luglio 1971, avvocato, esponente della Lega, è entrata in politica alle amministrative del 1999 come consigliere del comune di Trissino. Prima di approdare in Parlamento, ha fatto una lunga carriera a livello amministrativo e territoriale. Alle elezioni comunali del 2009 si è presentata come candidata del Carroccio a Trissino, è stata eletta e ha ricoperto le cariche di vicesindaca e assessore all'Urbanistica. La svolta politica vera e propria è arrivata però solo nel 2013, quando è stata eletta senatrice con la coalizione di centrodestra alle politiche. Durante la legislatura, è stata vicepresidente del gruppo Ln-Aut dal 15 luglio 2014, membro della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, componente della commissione Giustizia. Inoltre ha fatto parte della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere; del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa; della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. Era anche membro della commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Alle elezioni del 4 marzo ha ripetuto il successo ottenuto alle precedenti politiche ed è stata rieletta nel collegio uninominale di Vicenza.
Nata a Valdagno, nel Vicentino, il 18 luglio 1971, avvocato, esponente della Lega, è entrata in politica alle amministrative del 1999 come consigliere del comune di Trissino. Prima di approdare in Parlamento, ha fatto una lunga carriera a livello amministrativo e territoriale. Alle elezioni comunali del 2009 si è presentata come candidata del Carroccio a Trissino, è stata eletta e ha ricoperto le cariche di vicesindaca e assessore all'Urbanistica. La svolta politica vera e propria è arrivata però solo nel 2013, quando è stata eletta senatrice con la coalizione di centrodestra alle politiche. Durante la legislatura, è stata vicepresidente del gruppo Ln-Aut dal 15 luglio 2014, membro della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, componente della commissione Giustizia. Inoltre ha fatto parte della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere; del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa; della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. Era anche membro della commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Alle elezioni del 4 marzo ha ripetuto il successo ottenuto alle precedenti politiche ed è stata rieletta nel collegio uninominale di Vicenza.
giovedì 31 maggio 2018
Quando un buco nero sbrana una stella. - Marco Malaspina
Ai buchi neri supermassicci piace il sapore dell’idrogeno e dell’elio. Ma cosa accade esattamente quando azzannano una stella? Uno studio uscito su ApJ Letters propone un modello unificato, basato su simulazioni numeriche, per spiegare ciò che gli astronomi osservano. Ne parliamo con un esperto dell’Inaf di Brera, l’astrofisico Gabriele Ghisellini.
Accade di rado. In una galassia tipica, una volta ogni diecimila anni. Ma quando accade è uno spettacolo di quelli che apocalittici è dir poco: una stella smembrata e divorata dall’attrazione gravitazionale del buco nero supermassiccio al centro della galassia stessa. Uno spettacolo che va sotto il nome tecnico di evento di distruzione mareale (Tde, dalle iniziali dell’inglese tidal disruption event). Uno spettacolo al quale gli astrofisici hanno potuto assistere poche volte, almeno fino a oggi (con i telescopi del prossimo futuro dovremmo vederne centinaia di migliaia). Poche ma sufficienti a mettere in luce alcune variazioni nel tipo di emissione registrata.
Variazioni ancora senza spiegazione. Ma uno studio uscito ieri su ApJ Letters – firmato da ricercatori del Niels Bohr Institute di Copenhagen e delle università statunitensi del Maryland e di Santa Cruz – riconduce le differenze osservate nei Tde all’interno di un singolo schema interpretativo: un modello unificato in grado di rendere conto di tutte le variazioni. Per capire di che si tratta, Media Inaf ha intervistato un esperto (non coinvolto nello studio) a livello mondiale di Tde, Gabriele Ghisellini, astrofisico alla sede di Merate dell’Inaf di Brera.
Quale tipo di emissione si osserva, durante questi eventi di distruzione mareale?
«Quando una stella si avvicina troppo a un buco nero, le forze di marea riescono a distruggerla, e il materiale della stella forma un disco di materia che cade rapidamente sul buco nero. In pochi anni abbiamo rivelato decine di questi eventi, ma le osservazioni non sembrano dipingere un quadro unico, con delle caratteristiche comuni. Per esempio, ci sono sorgenti che emettono tanto in ottico, e altre che invece emettono molto nei raggi X».
A cosa sono dovute queste differenze?
«Una possibilità potrebbe essere la rotazione e la massa del buco nero, ma gli autori di questo lavoro preferiscono un’altra idea».
Cioè?
«Nonostante le apparenze, assumono che tutti i sistemi Tde abbiano una struttura simile, formata da un disco di accrescimento, due getti – perpendicolari al disco – di materia che viaggia verso l’esterno a velocità vicina a quella della luce e altra materia che si muove verso l’esterno, ma più lentamente, in direzioni radiali. La materia del getto è molto rarefatta, mentre l’altra, più lenta, è più densa, e riesce a bloccare la radiazione – sia ultravioletta che ottica – prodotta dalle zone centrali del disco. In queste condizioni, un osservatore posto lungo l’asse del getto vedrebbe un sacco di radiazione X e Uv (proveniente dall’interno del disco e dal getto, entrambi non oscurati), mentre un generico osservatore ad angoli maggiori non riuscirebbe a vedere le zone interne (no X, no Uv, poco ottico) mentre vedrebbe la radiazione riprocessata dalla materia lenta, e quindi un bel po’ di infrarosso. Questa struttura è analoga a quella che si pensa esistere in un nucleo galattico attivo (Agn)».
Differenze, dunque, dovute al punto di vista di noi osservatori. Non si tratta di un’ipotesi del tutto inedita. Qual è dunque la novità di quest’ultimo studio?
«È di essere riusciti non a postulare questa struttura, ma a ricavarla con simulazioni numeriche complesse. E questo è un altro passo avanti non solo nella comprensione delle Tde, ma nel provare che il fenomeno di accrescimento di materia su un buco nero è un fenomeno con caratteristiche comuni, presenti negli Agn, nei Tde, nelle binarie galattiche e nei Grb, i lampi di raggi gamma».
mercoledì 30 maggio 2018
Alitalia, indagati tre ex amministratori delegati Cassano, Montezemolo e Cramer per bancarotta.
La settimana scorsa la Guardia di Finanza aveva perquisito la sede e acquisito la documentazione degli ultimi bilanci. La gestione Etihad è finita nel mirino della procura di Civitavecchia che indaga sul buco da 400 milioni che ha portato la compagnia al commissariamento.
Come si sa da una settimana c’è un’indagine per bancarotta sull’era Etihad di Alitalia. Oggi La Stampa e Il Secolo XIX scrivono che nel registro degli indagati sono indagati gli ultimi tre amministratori delegati della compagnia di bandiera: Silvano Cassano, Luca Montezemolo e Mark Ball Cramer. La settimana scorsa la Guardia di Finanza aveva perquisito la sede e acquisito la documentazione degli ultimi bilanci. La gestione Etihad è finita nel mirino della procura di Civitavecchia che indaga sul buco da 400 milioni che ha portato la compagnia al commissariamento.
La “visita” delle Fiamme Gialle è stata decisa dalla magistratura sulla base dalla sentenza del Tribunale di Civitavecchia che l’11 maggio 2017 ha dichiarato l’insolvenza dell’ex compagnia di bandiera. Dall’analisi dei documenti depositati, secondo la procura, sono, infatti, emerse una serie di criticità e anomalie nella vecchia gestione Alitalia in cui Etihad, fra il primo gennaio 2015 e il 2 maggio 2017, aveva un ruolo di primo piano con 49% del capitale, ma il controllo era in mano ai soci della Cai-Midco (51%) fra cui Unicredit, Intesa, Mps, Poste e altri azionisti privati come Atlantia.
In particolare nel provvedimento del tribunale di Civitavecchia viene preso come punto di partenza “l’ultimo bilancio depositato che registra una perdita d’esercizio pari 408 milioni di euro e un rapporto di 1 a 2 tra attivo circolante e debiti”. Inoltre si tiene conto di una “situazione patrimoniale aggiornata al 28.2.2017 che riporta un patrimonio netto negativo di 111 milioni di euro, perdite – solo nel periodo che va dall’ 1 gennaio 2017 al 28 febbraio 2017 – per 205 milioni di euro e un rapporto di 2 a 5 tra attività e passività correnti, evidenziando il perdurare di una situazione di oggettiva impotenza economica di natura non transitoria”. Quando un anno fa i commissari avevano messo le mani sui conti della ex compagnia di bandiera, subito era partita una segnalazione su presunte irregolarità. La responsabilità, secondo gli inquirenti, di questa situazione “non transitoria e di oggettiva impotenza economica” era da attribuire agli amministratori.
I militari hanno sequestrato documenti ma anche computer con migliaia di file che dovrebbero fare luce sui conti degli ultimi anni e su alcune operazioni non chiare come la cessione di diversi slot (le finestre di tempo entro i quali l’aeromobile ha il permesso di decollo) pregiati che sarebbero stati ceduti alla casa madre dell’epoca, Etihad.
“Premesso che non sono al corrente di nulla”, è il commento di Montezemolo, “posso dire che nel breve periodo di interregno tra i due amministratori, nel quale ho dovuto svolgere le funzioni di a.d., l’ho fatto sempre con grandissima attenzione e senso di responsabilità”.
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Palermo capitale più dei rifiuti che della cultura, e se usassimo i ‘dissociatori molecolari’ per distruggerli? - Stefano Cirillo
Ogni mattina, uscendo da casa in una città che si fregia del titolo di città della cultura 2018, mi chiedo perché non siamo stati nominati Città dei rifiuti permanenti e Capoluogo di una Regione di indecisi.
I cumuli sui marciapiedi sono una costante. Si cercano soluzioni per risolvere un problema che nel resto del mondo hanno trasformato in risorsa. Un ciclo di incompetenza che parte dal Comune e arriva in Regione per ripartire in un rimbalzo di responsabilità che lega tutti quelli che governano alla stessa verità “incapacità decisionale “. Il tutto con la collaborazione attenta a “non differenziare “di tutti i cittadini che ogni mattina buttano i loro rifiuti ovunque capita.
Otto anni fa mentre ero alla guida Dell’Ospedale di Cefalù, per alcuni mesi utilizzammo in via sperimentale un impianto di smaltimento rifiuti di dissociazione molecolare.
I dissociatori Molecolari utilizzano una Tecnologia all’avanguardia efficiente che permette lo smaltimento dei rifiuti senza emissioni e con la produzione finale di energia. L’Agenzia Regionale per l’ambiente non riuscì a misurare le emissioni in atmosfera dell’impianto perche di fatto sono inesistenti. Ospitammo il Dissociatore Molecolare per evidenziare il legame strettissimo tra ambiente e Patologie che colpiscono chiunque, più inquiniamo più aumentano soprattutto le malattie oncologiche.
Risultato dopo otto anni ancora il vuoto assoluto, in Sicilia i rifiuti fanno più chilometri di tutti i turisti e la politica brancola nel buio.
Oggi malgrado gli impianti di produzione di energia mediante i processi di smaltimento rifiuti con la dissociazione Molecolare o la Piroscissione siano tra le tecnologie più rispettose dell’ambiente e della salute , si continua a parlare di termovalorizzatori.
Anche i più moderni termovalorizzatori emettono nanoparticelle finiscono sul territorio aumentando il rischio sulla salute della popolazione.
La storia dimostra che in Sicilia con i Poli industriali di Gela , Milazzo e Priolo non si è minimamente tenuto conto dell’ambiente e della Salute della gente,ma si è preferito tutelare interessi di altro tipo , con una ricaduta nel medio lungo termine dannosa per tutti.
L’aumento delle malattie oncologiche per scelte inappropriate danneggia tutti indistintamente e il ciclo di smaltimento rifiuti se non gestito con attenzione incide sulla salute danneggiando chiunque. Guardare alle tecnologie innovative che rispettano l’ambiente e tutelano le persone è un dovere che non può essere più rimandato.
La politica smetta di girare attorno ai problemi rimandando scelte importanti, le soluzioni esistono bisogna invertire la tendenza privilegiando e tutelando ambiente e salute .
Nel frattempo un po’ di civiltà in più aiuterebbe a capire che non basta avere il titolo di città della cultura per vivere meglio.
martedì 29 maggio 2018
L’irresistibile ascesa dei rampolli Mattarella. Figlio e nipote, tra poltrone al top e salottini che contano. - Stefano Sansonetti
30 gennaio 2015
La famiglia, si sa, è importante. In questo caso non soltanto per una ragione di legami affettivi, ma anche per la rilevanza dei ruoli professionali ricoperti nella vita di tutti i giorni. All’interno della famiglia di Sergio Mattarella sembrano esserne più che consapevoli. Nella cerchia che ruota intorno al giudice costituzionale ed ex ministro Dc, ora impegnato nella difficile corsa al Colle, sono almeno due i discendenti celebri. A cominciare da uno dei 3 figli, Bernardo Giorgio Mattarella, che tra le tante poltrone occupa anche quella di capo dell’ufficio legislativo del ministro per la semplificazione, Marianna Madia. In più, al suo attivo, ha un fitta rete di contatti. Poi c’è il quasi omonimo Bernardo Mattarella, cugino del primo e nipote di Sergio, con all’attivo un incarico di capo della divisione finanza e impresa di Invitalia, società pubblica controllata al 100% dal ministero dell’economia.
LE POSIZIONI
A fare più effetto, però, è la fila indiana di incarichi inanellati nel tempo da Bernardo Giorgio, come detto figlio del candidato presidente della repubblica. Attualmente fa parte dello staff della Madia in qualità di capo dell’ufficio legislativo con un emolumento di 125.010 euro, di cui 75.600 come trattamento economico fondamentale e 49.410 come indennità di diretta collaborazione. Corposo il suo curriculum accademico, se si considera che è ordinario di diritto amministrativo all’università di Siena (in aspettativa) e professore della stessa materia alla Luiss. I suoi contatti con l’ateneo confindustriale sono certificati anche dal fatto che è direttore del master in management e politiche delle Pubbliche amministrazioni, organizzato dalla stessa università. Fitto il suo network di contatti istituzionali, dal momento che il figlio di Mattarella fa parte di Astrid, il think tank guidato dal presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, con dentro ex giudici costituzionali come Giovanni Maria Flick,Valerio Onida ed Enzo Cheli. E proprio Cheli introdusse all’epoca un giovanissimo Bernardo Giorgio nel palazzo della Consulta, dal momento che nel 1996 lo reclutò nella veste di assistente. Lo stesso ruolo che l’illustre rampollo ha avuto con altri giudici costituzionali come Guido Neppi Modona (1997) e Sabino Cassese (2007-2009).
A fare più effetto, però, è la fila indiana di incarichi inanellati nel tempo da Bernardo Giorgio, come detto figlio del candidato presidente della repubblica. Attualmente fa parte dello staff della Madia in qualità di capo dell’ufficio legislativo con un emolumento di 125.010 euro, di cui 75.600 come trattamento economico fondamentale e 49.410 come indennità di diretta collaborazione. Corposo il suo curriculum accademico, se si considera che è ordinario di diritto amministrativo all’università di Siena (in aspettativa) e professore della stessa materia alla Luiss. I suoi contatti con l’ateneo confindustriale sono certificati anche dal fatto che è direttore del master in management e politiche delle Pubbliche amministrazioni, organizzato dalla stessa università. Fitto il suo network di contatti istituzionali, dal momento che il figlio di Mattarella fa parte di Astrid, il think tank guidato dal presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, con dentro ex giudici costituzionali come Giovanni Maria Flick,Valerio Onida ed Enzo Cheli. E proprio Cheli introdusse all’epoca un giovanissimo Bernardo Giorgio nel palazzo della Consulta, dal momento che nel 1996 lo reclutò nella veste di assistente. Lo stesso ruolo che l’illustre rampollo ha avuto con altri giudici costituzionali come Guido Neppi Modona (1997) e Sabino Cassese (2007-2009).
GLI ALTRI CONTATTI
In Astrid, peraltro, siede anche Giulio Napolitano, figlio dell’ex capo dello Stato. E il destino dei due famosi figli si incrocia pure all’interno dell’Irpa, di cui entrambi sono soci. Si tratta dell’Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione fondato nel 2004 dallo stesso Cassese. Tra le altre cose il figlio di Mattarella è stato dal 2008 al 2013 docente alla Scuola nazionale dell’amministrazione, un ente dove spesso e volentieri trovano una sistemazione “dorata” grand commis di Stato. Ed è stato consulente della Civit, all’epoca inutile Authority di valutazione della Pubblica amministrazione successivamente trasformata nell’attuale Autorità anticorruzione. Poi c’è il Bernardo Mattarella nipote. Il suo nome assurse agli onori della cronaca nel 2008, quando l’allora Sviluppo Italia (oggi Invitalia), allora come ora guidata da Domenico Arcuri, lo imbarcò come consulente, per poi promuoverlo a dirigente. Al punto che oggi il medesimo Bernardo Mattarella è il capo della divisione finanza della società pubblica.
In Astrid, peraltro, siede anche Giulio Napolitano, figlio dell’ex capo dello Stato. E il destino dei due famosi figli si incrocia pure all’interno dell’Irpa, di cui entrambi sono soci. Si tratta dell’Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione fondato nel 2004 dallo stesso Cassese. Tra le altre cose il figlio di Mattarella è stato dal 2008 al 2013 docente alla Scuola nazionale dell’amministrazione, un ente dove spesso e volentieri trovano una sistemazione “dorata” grand commis di Stato. Ed è stato consulente della Civit, all’epoca inutile Authority di valutazione della Pubblica amministrazione successivamente trasformata nell’attuale Autorità anticorruzione. Poi c’è il Bernardo Mattarella nipote. Il suo nome assurse agli onori della cronaca nel 2008, quando l’allora Sviluppo Italia (oggi Invitalia), allora come ora guidata da Domenico Arcuri, lo imbarcò come consulente, per poi promuoverlo a dirigente. Al punto che oggi il medesimo Bernardo Mattarella è il capo della divisione finanza della società pubblica.
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