mercoledì 4 marzo 2020

Consip, chiusa indagine su Lotti e Saltalamacchia, accusati di rivelazione segreto d’ufficio. Stralciata posizione di Del Sette.

Consip, chiusa indagine su Lotti e Saltalamacchia, accusati di rivelazione segreto d’ufficio. Stralciata posizione di Del Sette

Dopo la decisione del gip che ha respinto la richiesta di archiviazione, la Procura di Roma va verso la formulazione della richiesta di rinvio a giudizio per l'ex ministro e il generale dei carabinieri. Sarà giudicato da un altro collegio, invece, l'altro alto ufficiale.

Chiusa l’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio nei confronti di Lotti e Saltalamacchia, stralciata la posizione di Tullio Del Sette. È quanto fatto dalla Procura di Roma, che dopo la decisione del gip che ha respinto la richiesta di archiviazione, ha proceduto alla chiusura di un filone della maxinchiesta sul caso Consip che vede indagati proprio per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio l’ex ministro dello Sport del governo Gentiloni e il generale dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia. I due già compaiono come imputati assieme ad altri nel processo principale per l’accusa di favoreggiamento. Nei confronti di Lotti e Saltalamacchia il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi dovranno, ora, formulare la richiesta di rinvio a giudizio. Alla luce di questa novità il processo principale, che si celebra davanti alla ottava sezione collegiale, è stato aggiornato al prossimo 30 giugno in attesa dell’udienza preliminare per Saltalamacchia e Lotti.

Secondo la Procura, l’ex ministro Lotti, il 3 agosto del 2016, ha rivelato all’allora ad di Consip Luigi Marroni “l’esistenza di una indagine penale che interessava gli organi apicali passati e presenti di quella società e, in particolare, di una attività di intercettazione telefonica sull’utenza in suo uso”, mentre Saltalamacchia secondo l’accusa ha rivelato allo stesso Marroni che la procura di Napoli indagava su Consip. Dal processo ha invece chiesto ed ottenuto di essere stralciato il generale dei carabinieri Tullio Del Sette, imputato per rivelazione del segreto di ufficio e favoreggiamento per aver informato nell’estate del 2016, Luigi Ferrara, all’epoca presidente di Consip, che c’era un’inchiesta penale sul conto dell’imprenditore campano Alfredo Romeo e di essere cauto “nelle comunicazioni a mezzo telefono”. “Alla base di questa scelta – ha spiegato il difensore di Del Sette, l’avvocato Fabio Lattanzi – c’è l’interesse ad una veloce definizione della sua posizione”. L’alto ufficiale sarà quindi giudicato da un altro collegio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/03/consip-chiusa-indagine-su-lotti-e-saltalamacchia-accusati-di-rivelazione-del-segreto-dufficio-stralciata-la-posizione-di-del-sette/5723906/?fbclid=IwAR2El69S0q0Ynttk0OfL0kf_SoyodqDRBrAaFVJ38bWOiAe9mp-bvWLXyIs

"Castelli Romani, l’inciucio tra Lega e Italia Viva". - Vincenzo Bisbiglia


Accordi locali - Da Anzio ad Albano Laziale fino a Rocca di Papa: i renziani vanno con la destra.

Prove d’intesa fra Italia Viva e i partiti di destra in alcuni Comuni della provincia di Roma. Lo schema che a livello nazionale solletica le fantasia dei due Matteo, Matteo Salvini e Matteo Renzi, appare materializzarsi alle porte della Capitale. Soprattutto a Frascati, noto centro dei Castelli Romani, dove il primo cittadino Roberto Mastrosanti è da qualche settimana ufficialmente il primo sindaco di Italia Viva.
Ufficialmente “civico”, con un passato nell’Udc, Mastrosanti è sostenuto da una maggioranza di centrodestra composta da consiglieri legati a Fratelli d’Italia e di Forza Italia. Gli azzurri sono il vicesindaco, un assessore e un consigliere, mentre il partito di Giorgia Meloni esprime 3 consiglieri comunali. Finché i legami di partito non erano stati svelati, però, si è potuto continuare a giocare a carte coperte.
L’accordo è venuto fuori quando il primo cittadino ha dichiarato la propria adesione al progetto renziano, scatenando i vertici di FdI, che ne hanno chiesto la sfiducia. Ne è nata una riunione di fuoco che ha interessato anche i leader a livello regionale, ai quali tuttavia i tre consiglieri meloniani hanno risposto picche, conservando il loro sostegno al primo cittadino. “Uno è già stato mandato via, gli altri verranno cacciati se voteranno il bilancio”, afferma il coordinatore provinciale, Marco Silvestroni. I rumors parlano del cosiddetto “lodo-Ciocchetti”, un accordo spinto dall’ex parlamentare Udc, passato da poco a Fratelli d’Italia, che guarderebbe di buon occhio l’accordo con i renziani per arginare il dem Bruno Astorre, coordinatore del Pd nel Lazio e persona che nei Castelli romani ha da sempre il grosso dei propri consensi. Uno schema evidentemente ripercorribile a livello nazionale. Sul territorio è molto attivo anche il senatore 5S, Emanuele Dessì, fedelissimo della consigliera regionale Roberta Lombardi e fra i fautori dell’accordo Pd-M5S.
Non solo Frascati. Nei giorni scorsi il Fatto ha raccontato il “laboratorio Anzio”, dove il consigliere Marco Maranesi, passato da Forza Italia a Italia Viva, sostiene il sindaco leghista Candido De Angelis, con l’appoggio esterno di una ex rappresentante dem in rotta con il partito. Ma è dalle prossime elezioni che potrebbero arrivare le novità piu’ importanti in tema di alleanze.
Ad Albano Laziale, nel cuore dei Castelli, il coordinatore provinciale di Italia Viva, Luca Andreassi, ha prima annunciato la sua candidatura a sindaco, poi si è ritirato sostenendo il candidato del centrosinistra Massimiliano Borelli; ora, tuttavia, parrebbe essere tentato proprio dalle sirene di Fratelli d’Italia che gli starebbero insistentemente offrendo il loro sostegno. Andreassi smentisce qualsiasi coinvolgimento con i suoi ex colleghi di partito – ha un passato in Alleanza Nazionale – e la stessa cosa sta facendo FdI, ma il dialogo in chiave anti Pd-M5S prosegue. Infine il caso di Rocca di Papa. La scomparsa del sindaco eroe Emanuele Crestini – morto a giugno 2019 dopo aver coordinato i soccorsi in seguito all’esplosione di un’ala della palazzina comunale – ha lanciato la prima cittadina a interim, Veronica Cimino, che potrebbe a giorni ufficializzare il proprio passaggio a Italia Viva. Anche qui le appartenenze di partito, quando non dichiarate, sono “mascherate” dai simboli civici.
Cimino, in realtà, risulta da sempre vicina alla Lega, ma il 3 febbraio scorso è stata avvistata alla kermesse renziana di Cinecittà, in compagnia del suo collega di Frascati, Mastrosanti: la proposta sul piatto è quello di un apparentamento Italia Viva-Lega al ballottaggio.
La sublimazione del teorema dei due Matteo.

Quel quadro è di Artemisia Gentileschi. La scoperta a Londra. - Roberta Scorranese


Artemisia Gentileschi, Davide e Golia (1639 circa; olio su tela, 201 x 133 cm; Collezione privata)


Un restauro ha svelato la firma nella spada nel dipinto che ha come soggetto Davide e Golia. La più famosa pittrice del Seicento vive un momento di grande popolarità.

Un Davide elegante e sinuoso, seduto, con la testa di Golia che giace ai suoi piedi. Fino a poco tempo fa la firma di questo dipinto era nascosta — offuscata dagli strati del tempo — proprio nella spada, ma un restauro firmato da Simon Gillespie a Londra l’ha portata alla luce: quel soggetto biblico, datato 1639, è di Artemisia Gentileschi. Non solo: sarebbe stato eseguito proprio durante quel breve — e in parte ancora oscuro — soggiorno londinese nel quale l’artista romana (1593-1654) raggiunse il padre Orazio, ormai anziano, impegnato della decorazione di un soffitto in una residenza della Corte.

La storia del quadro.
La notizia arriva a poche settimane dall’inaugurazione della grande mostra che la National Gallery dedica alla pittrice e proprio a Londra si dipana questa storia affascinante, che comincia nel 1975, quando il dipinto apparve per la prima volta in un’asta da Sotheby’s. All’epoca venne attribuito a Francesco Guerrieri, un apprezzato allievo di Orazio, ma quando, nel 1996, il connoisseur Gianni Papi vide una riproduzione fotografica in bianco e nero del quadro cominciò a pensare ad Artemisia. Oggi la nuova attribuzione è firmata proprio da Papi, importante studioso dei caravaggeschi, in un articolo in via di pubblicazione su The Burlington Magazine. Al Corriere Papi racconta: «Il proprietario, che vuole restare anonimo, acquistò il quadro nel 2018 in un’asta della Hampel Fine Art a Monaco. Mi chiese di studiarlo. Poi partì anche il restauro. Subito ho riconosciuto la mano di Artemisia: il color ocra dell’abito di Davide, per esempio. E la stessa figura centrale di Davide rimanda ai famosi autoritratti di Artemisia. Ma dietro c’è una grande quantità di documenti che attribuiscono alla pittrice più di un quadro con un soggetto simile».

Verrà prestato ad un museo.
Poi, nei laboratori di Gillespie, ecco la scoperta della firma, ben leggibile da vicino sulla spada con cui il guerriero ebreo decapita Golia, il gigante filisteo che terrorizzava il suo popolo. «Artemisia», si legge e Papi commenta: «Quello di Londra potrebbe essere addirittura appartenuto alle collezioni di Carlo I». Tracce di questa ipotesi ricorrono in un testo di Horace Walpole, autore del XVIII secolo: «Il re Carlo I d’Inghilterra aveva diverse opere di Artemisia Gentileschi e la migliore era David con la testa di Golia». Il dipinto non entrerà nella mostra alla National Gallery, ma sarà visibile nel Simon Gillespie Studio, a Mayfair, durante quasi tutto il periodo dell’esposizione, da aprile a giugno. E poi, naturalmente, si stanno facendo le prime ipotesi sul destino di un’opera come questa, che potrebbe essere ceduta in comodato d’uso dal proprietario a qualche museo pubblico. Di certo colpisce il tempismo di questa ri-attribuzione, che arriva in un momento in cui Artemisia è molto popolare: oltre alla mostra londinese, da poco sono state restaurate alcune sue lettere indirizzate all’amante Francesco Maria Maringhi, mentre il Nationalmuseum di Stoccolma ha acquistato una sua Santa Caterina. Si parla della «rivincita» tardiva di una delle pochissime pittrici del Seicento passate alla storia. Papi provoca: «Chiamiamola pittore e non pittrice: va confrontata con i grandi artisti del suo tempo, non con “le donne”». Già, perché purtroppo a quel tempo le donne pittrici erano pochissime mentre i “Grandi artisti”, manco a dirlo, erano tutti maschi.


Corruzione all’assessorato regionale all’Agricoltura, arrestati funzionari e imprenditori (VIDEO) (FOTO) - Ignazio Marchese



Terremoto all’assessorato regionale all’Agricoltura. I finanzieri dalla scorsa notte hanno arrestato imprenditori e funzionari accusati a vario titolo, associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale e ideologica in atto pubblico, rivelazione di segreto d’ufficio, soppressione e occultamento di atti pubblici.
In carcere sono finiti I fratelli Giovanni Salvatore e Francesco Di Liberto imprenditori di Belmonte Mezzagno rispettivamente di 40  e 43 anni il primo amministratore unico della Di Liberto srl e il secondo già rappresentante legale della General Tec Soc. Coop., Filippo Cangialosi, 55 anni, già funzionario dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura – I.P.A. di Palermo e attualmente in servizio al Dipartimento dell’Agricoltura dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura; Paolo Giarrusso, 53 anni, amministratore unico della Meatech Gmbh.

Ai domiciliari sono finiti Vincenzo Geluso, 48 anni, già sindaco del Comune di San Cipirello e attualmente componente dell’Ufficio di gabinetto dell’Assessore Regionale all’Agricoltura; Antonino Cosimo D’Amico, 55 anni, già ispettore capo dell’I.P.A. di Palermo e attualmente Dirigente del Dipartimento dell’Agricoltura dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura; Ciro Maurizio Di Liberto, 46 anni, tecnico progettista della Di Liberto Srl e fratello dei citati Giovanni Salvatore e Francesco; Nunzia Salvina Pipitone, 36 anni, prestanome nonché moglie di Giovanni Salvatore Di Liberto;  Roberto Percivale 60 anni, intermediario all’estero dei fratelli Di Liberto; Marco Iuculano, 48 anni, rappresentante legale della LPB Soc. Coop.; Giovanni Calì, 61 anni, attuale rappresentante legale della General Tec Soc. Coop.; Riccardo Puccio, 41 ani e  Francesco Sclafani 70 anni, ingegneri di Marineo; Giuseppe Guttadauro, 50 anni, avvocato e imprenditore agricolo; Alessandro Mocciaro Li Destri 46 anni, imprenditore agricolo; Giuseppe Tavarella, 59 anni, già legale rappresentante del Consorzio Agrario di Palermo S.c.a.r.l. e poi in servizio presso l’Ispettorato dell’agricoltura di Palermo.
Sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza con contestuale obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: Lillì Napoli, 59 anni, Maria Luisa Virga 51 anni, dirigenti presso l’I.P.A. di Palermo; Gaetano Ales, 52 anni, funzionario dell’IPA di Palermo; Salvatore Picardo, 57 anni, responsabile dell’area 4 tecnica – SUAP del Comune di San Cipirello; Ciro Spinella, 64 anni, agronomo di Marineo; Girolamo Lo Cascio, 48 anni già rappresentante legale della General Tec Soc. Coop.; Alessandro Russo, 40 anni, tecnico progettista della Di Liberto S.r.l. Maria Concetta Catalano 61 anni, dirigente dell’Ufficio intercomunale dell’agricoltura “Basse Madonie”.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, guidato dal colonnello Gianluca Angelini, nell’ambito di indagini coordinate dal Procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Sergio Demontis, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale di Palermo nei confronti di 24 soggetti, di cui 4 sottoposti a custodia cautelare in carcere, 12 ristretti agli arresti domiciliari, 8 sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza con contestuale obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Con il medesimo provvedimento il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di 14 imprese, 3 delle quali con sede all’estero (Ungheria, Austria e Romania), per un valore di circa 24 milioni di euro, nonché il sequestro, anche per equivalente, di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per oltre 12,5 milioni di euro, pari all’ammontare dei contributi pubblici indebitamente percepiti. Bloccata, inoltre, l’erogazione di contributi indebiti per ulteriori 3,5 milioni di euro.
Le indagini dei Finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo si sono concentrate sull’iter di concessione di finanziamenti pubblici in agricoltura nell’ambito dei PSR (Programma di Sviluppo Rurale) Sicilia 2007/2013 e 2014/2020 che ruotano intorno all’I.P.A. (Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura) della Regione Sicilia, ente deputato alla valutazione circa l’ammissibilità delle istanze volte ad ottenere le pubbliche provvidenze, di origine europea e nazionale.
Dalle attività svolte, sono nati due filoni di indagine: il primo relativo alla percezione indebita di rilevanti finanziamenti pubblici, il secondo, invece, incentrato sull’operato dei funzionari pubblici deputati al controllo dei requisiti e all’attribuzione dei punteggi per l’ammissione al contributo delle domande di finanziamento.
Nell’ambito del primo filone investigativo, sono state approfondite le domande di finanziamento a valere sulle misure 121 e 123 del PSR Sicilia 2007/2013 per un valore di circa 10 milioni di euro percepiti nel periodo 2012 – 2018 da due società riconducibili direttamente o indirettamente ai fratelli Giovanni Salvatore e Francesco Di Liberto di Belmonte Mezzagno (PA), ovvero: la Diliberto S.r.l., per un ammontare complessivo di quasi 6 milioni di euro, in relazione all’ammodernamento dell’azienda agricola e per la realizzazione di un mattatoio sito in Ciminna (PA), e la LPB Soc. Coop, per un ammontare complessivo di oltre 4 milioni di euro, con riguardo alla realizzazione di un complesso agro-industriale nel Comune di Monreale (PA).
Le attività investigative, svolte anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e servizi di appostamento e pedinamento, nonché sfruttando i canali della cooperazione internazionale di polizia, hanno consentito di accertare l’esistenza di una spregiudicata consorteria criminale, ideata, promossa e diretta dai fratelli Di Liberto, finalizzata all’ottenimento, in modo illecito, di rilevanti finanziamenti pubblici concessi dalla Regione Siciliana e alla perpetrazione di reati di falso, con la connivenza di professionisti e di Filippo Cangialosi, funzionario istruttore presso l’I.P.A. di Palermo.
I fratelli Di Liberto, anche mediante fatture false, sono riusciti a incassare indebitamente non solo le erogazioni afferenti alle già citate domande di finanziamento, ma, nel mese di dicembre 2019, anche la prima tranche di una terza domanda di finanziamento, presentata sempre a nome della Di Liberto S.r.l. a valere sulla misura 4.2 del PSR Sicilia 2014/2020, per un ammontare complessivo di circa 2,5 milioni di euro.
Le indagini hanno ricostruito articolati artifici e raggiri consistiti nell’aver documentato costi superiori a quelli effettivamente sostenuti per la realizzazione dei programmi di investimento oggetto di pubblica contribuzione, attraverso false fatturazioni da parte di società italiane ed estere. Utilizzato documentazione mendace, sia di natura bancaria che amministrativo-contabile. Falsificato certificati dell’ASP di Palermo.
Il secondo filone investigativo ha consentito di accertare l’esistenza di pratiche clientelari tese a favorire illegittimamente talune domande di finanziamento rientranti nell’ambito dei citati PSR Sicilia 2007/2013 e PSR Sicilia 2014/2020, poste in essere da pubblici ufficiali in servizio presso l’IPA di Palermo.
I riscontri effettuati dalle Fiamme Gialle hanno consentito di accertare l’esistenza di molteplici cointeressenze tra i soggetti privati proponenti le domande di finanziamento e i dirigenti/funzionari dell’IPA di Palermo, finalizzate all’illecito ottenimento di rilevanti finanziamenti pubblici concessi dalla Regione Siciliana attraverso l’alterazione o addirittura la sostituzione dei documenti posti a supporto delle richieste. In particolare, è stata accertata: la corruzione del pubblico ufficiale Filippo Cangialosi, funzionario istruttore presso l’I.P.A. di Palermo, da parte di  Giuseppe Tavarella, un altro funzionario dello stesso Ente e già legale rappresentante del Consorzio Agrario di Palermo S.c.a.r.l., in relazione alle domande di finanziamento e di pagamento presentate da quest’ultima società nell’ambito della Misura 124 del PSR Sicilia 2007/2013, per le quali Cangialosi ha attestato falsamente di aver svolto controlli, concludendo la procedura con esito positivo.
Il Consorzio Agrario non incorreva così in sanzioni e nella restituzione di quanto indebitamente percepito. Quale corrispettivo per la propria infedeltà, Cangialosi otteneva dal corruttore Tavarella, in virtù del proprio ruolo, una corsia preferenziale per alcune domande di finanziamento presentate da soggetti di suo interesse.
La corruzione del pubblico ufficiale Antonino Cosimo D’Amico, all’epoca a capo dell’IPA di Palermo, da parte di Giuseppe Guttadauro, per il tramite di Mocciaro Li Destri, in relazione a domande di aiuto a valere sulla misura 4.1 del PSR Sicilia 2014/2020 per un totale di oltre 3,5 milioni di euro. In particolare, D’Amico è intervenuto sui membri delle commissioni di controllo affinché condizionassero in senso favorevole le valutazioni sulle istanze presentate dal Guttadauro producendo false attestazioni, distruggendo documenti compromettenti per poi sostituirli con documenti regolari. In cambio della sua opera criminosa, D’Amico otteneva la promessa da Guttadauro che il suo nominativo sarebbe stato preso in considerazione per il conferimento dell’incarico di capo di gabinetto dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana. Guttadauro nel 2017 disse a D’Amico che ne avrebbe parlato con Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale Siciliana, fratello del suocero.
I membri della commissione Lilli Napoli e Maria Concetta Catalano rispondono dei delitti di tentata truffa per il conseguimento di pubbliche erogazioni e falso.
La perpetrazione di condotte di rivelazione di segreti d’ufficio, falso ideologico/materiale in atto pubblico, soppressione occultamento e distruzione di atto pubblico poste in essere a vario titolo dai già citati D’Amico, Cangialosi e Napoli, nonché da Gaetano Ales funzionario dell’IPA di Palermo, Vincenzo Geluso all’epoca dei fatti sindaco del Comune di San Cipirello  e attualmente componente dell’Ufficio di gabinetto dell’Assessore Regionale all’Agricoltura, e Salvatore Picardo responsabile dell’area 4 tecnica – SUAP del Comune di San Cipirello, in relazione ad una domanda di finanziamento di 159 mila euro, presentata nell’ambito della Misura 7.5 del PSR Sicilia 2014/2020 dal Comune di San Cipirello e relativa ad un progetto per la riqualificazione dell’area a parcheggio su corso Trento e la realizzazione di un centro di informazione turistica. In particolare, gli indagati alteravano atti pubblici veri, allegati alla pratica di finanziamento già assunta in carico dall’IPA di Palermo, apponendovi delle date che non erano state indicate in sede di deposito nonché formando nuovi documenti essenziali mancanti, che venivano inseriti nella pratica come se fossero presenti al momento del deposito.
L’opera non è stata realizzata perché non risultava inserita dal Comune nel programma triennale delle opere pubbliche.
In queste ore i finanzieri del comando provinciale, agli ordini del generale Antonio Nicola Quintavalle Cecere, stanno facendo una serie di perquisizioni.
Le imprese sottoposte a sequestro sono:
DI LIBERTO S.r.l., con sede in Belmonte Mezzagno (PA);
LPB Soc.Coop., con sede in Marsala (TP);
SUD ALLEVAMENTI Società Cooperativa Agricola, con sede in Belmonte Mezzagno (PA);
ZOO COOP SOCIETÀ COOPERATIVA a.r.l., con sede in Mezzojuso (PA);
MARGI Società Cooperativa a.r.l., con sede in Ciminna (PA);
O.T. Market Unipersonale S.r.l., con sede in Bolognetta (PA);
SOCIETÀ AGRICOLA MEDITERRANEA ALLEVAMENTI a.r.l., con sede in Belmonte Mezzagno (PA);
G.R. TRASPORTI s.r.l., con sede in Belmonte Mezzagno (PA);
GENERAL T.E.C. Società Cooperativa, sede in Belmonte Mezzagno (PA);
ditta individuale AGRIGROUP, sede in Belmonte Mezzagno (PA);
MEATECH Gmbh con sede in Austria;
MEATECH Company Kft con sede in Ungheria;
S.C. DIL.RO. Livestock con sede in Romania.
Prosegue incessante l’azione della Guardia di Finanza di Palermo, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, a tutela del bilancio dell’Unione Europea, nazionale e regionale e a contrasto dell’indebita percezione di finanziamenti pubblici e dei reati contro la Pubblica Amministrazione.

martedì 3 marzo 2020

Grecia, la guardia costiera spara e prende a bastonate migranti sul gommone. - Marco Mensurati



Bastonate e colpi di fucile contro i migranti. Così la guardia costiera greca sta gestendo in queste ore la nuova emergenza innescata dalla Turchia di Erdogan. Il video choc, girato a Kos e diffuso on line da alcuni attivisti, mostra le immagini, riprese da terra, dell’intervento di una motovedetta di Atene, assistita da un gommone. I migranti, che erano partiti da Bodrum, in Turchia, vengono colpiti a bastonate. La guardia costiera spara anche due colpi di fucile. Da quanto viene mostrato, le modalità di intervento sono le stesse – o forse ancora più brutali – utilizzate dalla cosidetta guardia costiera libica. Solo che in questo caso si tratta di una forza di polizia di un paese europeo. Ancora non è chiaro che fine abbia fatto il gommone del video con il suo carico di profughi. In mattinata un gommone con a bordo 46 persone si è rovesciato provocando la morte di un bambino siriano che era a bordo con i suoi genitori. Anche in questo caso era in corso l’intervento della guardia costiera greca.

https://video.repubblica.it/mondo/grecia-la-guardia-costiera-spara-e-prende-a-bastonate-migranti-sul-gommone/354997/355564?ref=fbpr&fbclid=IwAR3eJwFLJQcjkvJ2XFNTiHWXndM41eu5ORzMe1Orb5Nue4X0AENsHD8rQxc

A Messina arresti per corruzione, un trojan svela un giro di mazzette.



Indagine della procura condotta dalla Polizia, in manette anche un autista giudiziario.

Un trojan piazzato nei telefoni di due sospetti ha svelato un giro di mazzette che ha coinvolto, oltre ad alcuni imprenditori, funzionari del genio civile di Messina e Trapani e un dirigente del Comune della Città dello Stretto.

L'inchiesta è nata dall'intimidazione subita da un commerciante, Pietro Ferrante, che ha negato di aver subito estorsioni, ma non ha convinto la polizia che ha iniziato a intercettarlo. Sono emersi così i suoi contatti con un imprenditore pregiudicato, Marcello Tavilla.

I due erano soci nella ditta di import-export di pesce Blu Marine Service. Tavilla, insieme all'amante Cinzia Fiorentino e a Pietro Ferrante, avrebbero corrotto un funzionario del Genio Civile di Messina, perché, in cambio di soldi, favorisse nell'aggiudicazione di lavori pubblici le ditte edili degli imprenditori Giuseppe Micali e Giovanni Francalanza.

Al funzionario erano stati promessi 2mila euro per ogni appalto vinto. Tavilla e i complici avrebbero corrotto anche un ex assessore Giorgio Muscolino amministratore del complesso di edilizia popolare "Sottomontagna", gestito dall'Agenzia per il Risanamento della città (A.Ris.Me.). Senza aver mai effettuato una selezione, e dunque in violazione di legge, Muscolino, che avrebbe intascato 400 euro, ha affidato alla ditta di Tavilla i lavori per la sistemazione del parcheggio di "Sottomontagna".

Dal trojan piazzato nel cellulare di Micali è poi venuta fuori un'altra storia di corruzione: quella di Giuseppe Frigone, funzionario del Comune di Messina in servizio al Dipartimento Immobili Comunali. In cambio di una mazzetta di mille euro il funzionario gli avrebbe affidato in somma urgenza, quindi senza gara, i lavori di manutenzione straordinaria al mercato cittadino Sant'Orsola. Ma l'azione di Micali, sempre ascoltato dalla polizia grazie al trojan, non si sarebbe fermata a Messina. L'imprenditore si sarebbe aggiudicato i lavori di dragaggio nel porto di Mazara del Vallo (TP), per un importo di oltre un milione. Insieme ad altri due imprenditori indagati avrebbe corrotto Giancarlo Teresi, ingegnere capo del Genio Civile di Trapani, responsabile dei lavori nel porto. Per assicurarsi l'appalto del dragaggio del porto-canale Micali avrebbe regalato al funzionario il denaro per l'acquisito di un'auto d'epoca, un soggiorno gratuito in un hotel di Messina e una cena per lui e per altre cinque persone in un ristorante di Milazzo.

E c'è anche un autista giudiziario in servizio al Tribunale di Messina tra gli arrestati. L'uomo, a cui sono stati dati i domiciliari, è accusato di rivelazione di segreti d'ufficio. In cambio di favori a una persona a lui vicina avrebbe dato a uno degli indagati informazioni su indagini in corso e sui movimenti di un magistrato. 

L'autista giudiziario arrestato nell'ambito di un'inchiesta su un giro di mazzette scoperto dalla Polizia di Messina è Angelo Parialò: secondo l'accusa faceva da intermediario tra l'imprenditore Marcello Tavilla, finito in carcere oggi, e impiegati del Tribunale di Messina incaricati della nomina di amministratori di condominio. Il piano era fare avere l'affidamento degli incarichi a persone vicine a Tavilla e alla sua amante, Cinzia Fiorentino. Un meccanismo che avrebbe poi permesso ai due di beneficiare dell'eventuale assegnazione di lavori di manutenzione degli ascensori nei condomini in favore di una ditta riconducibile alla Fiorentino. L'autista in cambio avrebbe avuto l'assunzione, in una delle imprese di Tavilla, di un familiare della donna con cui aveva una relazione. L'arrestato svelava inoltre notizie su indagini in corso e sugli spostamenti di magistrati sottoposti a tutela. 

https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2020/03/03/-corruzionearrestati-imprenditorifunzionari-pubblici-_2b4a6492-be1e-469b-9bfb-c028d2cb6acb.html

Sulle tracce della prima proteina extraterrestre, in un meteorite. -


Su un vecchio meteorite il primo abbozzo di proteina extraterrestre (fonte: Pixabay)

Si chiama emolitina e risale alle origini del Sistema Solare.

Il primo abbozzo di proteina extraterrestre è stato scoperto in un meteorite caduto sulla Terra 30 anni fa: è una molecola chiamata emolitina che si è probabilmente formata alle origini del Sistema Solare. Se la scoperta venisse confermata, sarebbe la prima volta che su un meteorite viene individuata "quella che pensiamo sia una proteina", scrivono gli autori della ricerca, coordinati dal fisico Malcolm McGeoch, dell'Università americana di Harvard. L'articolo è online sul sito arXiv, che raccoglie le ricerche in corso di approvazione per la pubblicazione su una rivista scientifica.

Ricca di ferro e litio, la molecola è stata individuata nel meteorite Acfer 086, trovato in Algeria nel 1990, analizzato adesso grazie alle nuove tecniche di spettrometria di massa che permettono di trovare le impronte delle molecole sulla base del loro peso. In passato su alcune meteoriti sono stati scoperti mattoni di base delle proteine, come alcuni amminoacidi, o zuccheri semplici componenti di molecole ereditarie come l'Rna, parente stretto del Dna. Sarebbe la prima scoperta di una proteina. Tuttavia perché il risultato sia confermato sono necessarie ulteriori ricerche.

Gli stessi autori dello studio non escludono che possa trattarsi di un generico polimero, ossia una molecola con più gruppi chimici. Dubbioso anche il parere di John Brucato, esobiologo dell'Osservatorio di Arcetri dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), che considera "prematuro parlare di proteina: si tratta, piuttosto, di un oligomero, cioè di una semplice catena di amminoacidi".

L'aspetto su cui gli autori si sbilanciano di più, però, è l'origine extraterrestre della molecola. Hanno infatti analizzato nell'emolitina il rapporto tra l'idrogeno e una sua variante un po' più pesante, il deuterio, per individuarne la data di nascita. I dati indicano che possa essersi formata "nel disco di gas e polveri da cui è nato il Sistema Solare circa 4,6 miliardi di anni fa".