mercoledì 16 dicembre 2020

Soldi&Lega, pagano anche i nominati di Enel e Rai. - Stefano Vergine (3^puntata)

 

Sistema 15%. Versava pure chi lavorava in grandi gruppi. I magistrati del caso Lfc: “Valutiamo”.

Il “Sistema del 15%” si applica su tutto, dalla nomina nel consiglio d’amministrazione del Museo militare di Turate, novemila abitanti in provincia di Como, fino ai cda di Eni ed Enel, di Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena, di Terna e Fondazione Cariplo. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato come la lottizzazione della sanità da vent’anni significa assegnare posti in cambio di donazioni. Versamenti da 6-7 mila euro all’anno, che i più svariati direttori delle Asl lombarde hanno fatto affluire, anno dopo anno, nelle casse della Lega. La quale li ha poi premiati, nominandoli in posti sempre più importanti all’interno della sanità pubblica. Notizie di interesse per la Procura di Milano, che ha diverse inchieste in corso su uomini del partito di Matteo Salvini. Il documento inedito che pubblichiamo qui a fianco, racconta invece che cosa è successo a un livello molto più grande: quello delle società private, delle grandi multinazionali italiane, gruppi che competono a livello globale con altri giganti. La lista – un file di contabilità interna, compilato una decina di anni fa dalla segreteria di via Bellerio – raccoglie i nomi di tutti i manager piazzati in quel momento nei posti di vertice delle principali aziende private italiane. Manager che ufficialmente non avevano nulla a che fare con la Lega: commercialisti, avvocati, professionisti vari. Tutte persone che, in realtà, avevano il dovere di versare il 15% del loro compenso al partito. “Dovere morale”, l’ha definito sapientemente la Lega Nord in una delibera del consiglio federale del 2001, ancora in vigore. Dovere di fatto, secondo una ex segretaria del partito, secondo la quale nella pratica la regola sarebbe invece stata questa: “Dai il contributo, altrimenti la prossima volta non vieni più nominato”.

La nuova lista, di certo, mostra quanto è capillare il “sistema del 15%”. Pagare per una nomina in un consiglio d’amministrazione o in un collegio di revisione contabile sembrerebbe una regola trasversale. Come abbiamo anticipato sul Fatto ieri, nell’elenco ci sono i consiglieri d’amministrazione di due dei più grandi gruppi italiani: Paolo Marchioni, per sei anni nel board di Eni, presente tra i donatori del partito, e Marcello Sala, per una vita nel cda di Intesa Sanpaolo, fino a diventarne vicepresidente, che negli anni degli incarichi in banca ha donato almeno 51 mila euro alla Lega.

Da Eni a Terna ed Enel. Nell’elenco completo che pubblichiamo oggi (dopo aver analizzato gli altri nomi presenti) c’è tutto il resto dell’economia italiana. Ci sono professionisti come Marco Folicaldi, commercialista con un curriculum pieno di incarichi nei collegi sindacali di comuni della provincia milanese e di parecchie società private. Tra cui Avisio Energia, all’epoca controllata di Enel. Alcuni documenti contabili del partito dicono che Folicaldi avrebbe versato il suo obolo alla Lega nel 2010, nel 2012 e nel 2014, per un totale di 3 mila euro. Sempre nel settore energia la Lega aveva piazzato all’epoca il professor Piero Maranesi, già ordinario di Elettronica all’Università di Milano e associato di Elettrica nucleare al Politecnico: la lista di via Bellerio lo colloca sotto Terna, il monopolista della trasmissione di elettricità in Italia. E, in effetti, i rendiconti finanziari compresi tra il 2011 e il 2013 dicono che Maranesi, nominato in seguito anche nei board di Enea ed Rse, il suo contributo alla causa (allora padana, oggi nazionalista) si è sentito tenuto a darlo: 2mila euro in tutto, non molto.

Mamma rai. Sono stati invece più generosi come donatori i lottizzati in quota Lega della Rai, ufficialmente super partes. Sapere con certezza quanto abbiano versato tutte le persone elencate qui a fianco è impossibile: fino al 2014, non essendone obbligata, la Lega non pubblicava infatti gli elenchi dei suoi finanziatori.

Un rendiconto finanziario interno aiuta però a farsi un’idea di come funzionava. Elenca tutte le entrate registrate tra il 2004 e il 2014 su uno dei conti correnti della Lega Nord, uno solo dei tanti. È una goccia nel mare, ma racconta ad esempio chi pagava in Rai. Giovanna Bianchi Clerici, componente del cda dell’azienda dal 2005 al 2012, avrebbe versato soldi al partito: un bonifico una tantum da 9.420 euro, eseguito nel 2006. Massimo Ferrario, che dieci anni fa era il direttore della produzione della Rai a Milano, mentre oggi è il responsabile della sede regionale della Liguria, avrebbe regalato 10 mila euro al Carroccio nel 2004, mentre si sarebbe limitato a un versamento da 2 mila euro nel 2014 Antonio Marano, che però oltre che dirigente apicale della Rai è stato anche un deputato della Lega.

Banche. Con il partito non hanno invece in teoria alcun contatto alcuni professionisti del mondo bancario, i cui nomi però si trovano sia nell’elenco interno dei “nominati in quota Lega” che in quello dei suoi finanziatori. Come Marco Dell’Acqua, commercialista di Sondrio, Cavaliere della Repubblica.

Per sei anni è stato nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Cariplo, azionista di peso di Intesa Sanpaolo. Oggi è nel collegio sindacale di Fideuram, la finanziaria del gruppo. I pochi dati contabili a nostra disposizione dicono che Dell’Acqua è un donatore storico della Lega: dal 2006 al 2014 avrebbe bonificato al partito almeno 22 mila euro, sul conto corrente che abbiamo potuto analizzare. Tanti o pochi, dipende in teoria sempre dalla paga ottenuta dalla nomina, perché l’unica cifra fissa è la percentuale: 15%.

Il che si traduce anche in piccole donazioni, quelle necessarie per ottenere gettoni di presenza nei collegi sindacali dei più noti istituti di credito italiano. Come i 500 euro annuali di Felice Tavola, uno dei più noti commercialisti di Lecco, “piazzato” dieci anni fa tra i revisori contabili di una controllata di Intesa Sanpaolo, della municipalizzata Aem Energia e anche di Mps Finance, oggi ribattezzata MPS Capital Services, il braccio finanziario del gruppo Monte dei Paschi di Siena. Una conquista in terra rossa per la Lega. Uno delle tante aziende italiane private finite sotto lottizzazione. Un meccanismo grazie al quale il Carroccio – come dicono tutti i documenti pubblicati finora – da vent’anni ottiene un mare di finanziamenti.

3 – Continua

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/16/soldilega-pagano-anche-i-nominati-di-enel-e-rai/6038252/

La Vispa Teresa. - Marco Travaglio

 

Lo spettacolo d’arte varia chiamato prima “rimpasto”, poi “verifica” e domani forse “crisi di governo” si arricchisce di un nuovo numero d’alta scuola: l’incontro fra Conte e il nulla cosmico detto ossimoricamente Italia Viva è rinviato a data da destinarsi perché la cosiddetta ministra Bellanova ha scoperto con sua grande sorpresa di essere a Bruxelles, per la gioia delle restanti capitali europee. Un impegno talmente inderogabile, per le sue braccia rubate all’agricoltura, da far slittare sine die l’incontro a Palazzo Chigi dell’intera delegazione di Iv, dove com’è noto decide tutto la Bellanova. L’Ansa parla di un imprescindibile vertice Ue su “un tema strategico per i prodotti alimentari italiani: la questione dei semafori” e delle etichettature. La versione 2.0 dei “legittimi impedimenti” di B. per scappare dai tribunali. Infatti il 4 dicembre la stessa Bellanova annunciava che “l’Italia non proseguirà nel negoziato europeo per un testo sulle etichettature alimentari” perché “le trattative a Bruxelles non sono state ispirate a un approccio neutrale e hanno confermato l’impossibilità di un’intesa”.

Insomma, un’inutile passerella. Infatti la Vispa Teresa ha parlato 5 minuti e ora dovrà tornare a piedi per giustificare il rinvio di due giorni della verifica. Utilissimo per non dover spiegare che diavolo vogliono quelli di Iv, ora che persino il Pd ha capito di non potersi fidare di loro, Salvini (che incredibilmente si fidava) è stato stoppato dalla Meloni e tutte le scuse inventate per le minacce di crisi si sono rivelate false. Falso che il governo non sia mai stato consultato sul Recovery Plan: 16 incontri al ministero su governance e ripartizione dei fondi. Falso che la task force sia nata nottetempo in uno stanzino dalle menti malate di Conte e Casalino per aggirare governo e Parlamento: l’ha chiesta l’Ue e ne avrà una ogni Paese (l’ha confermato Sassoli), non progetterà né attuerà le opere ma ne monitorerà l’esecuzione (affidata a ministeri, regioni e comuni, su progetti del governo approvati dal Parlamento). Ora l’Innominabile vuole un “salto di qualità del governo” e, siccome nessuno sa cosa sia, annuncia “un documento scritto” per la sua “battaglia per le idee, non per le poltrone”, tant’è che le ministre Bellanova e Bonetti “sono pronte a dimettersi”. Ogni sua minaccia è una speranza. Come quando provò a spaventarci col ritiro suo e della Boschi in caso di No al referendum. Anziché sprofondare nello sconforto, gli italiani corsero in massa a votare No sperando che fosse di parola. Ora gli inconsolabili per la dipartita di Bellanova&Bonetti si contano sulle dita di quattro mani: quelle della Bellanova e della Bonetti. Tutti gli altri sanno bene che la minaccia è troppo bella per essere vera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/16/la-vispa-teresa/6038227/

Farsa Italia Viva. Renzi scappa dalla verifica e tratta ancora con Salvini. - Wanda Marra e Giacomo Salvini

 

L’ex premier non sa che fare.

I tavoli da poker si moltiplicano. Quella di ieri è la giornata in cui Matteo Renzi alza la posta e tutti gli altri tengono le carte coperte, aspettando di vedere se si tratta dell’ennesimo bluff. Sono le 9.37 di mattina quando Italia Viva fa sapere di aver chiesto a Giuseppe Conte di spostare l’incontro previsto per le 13, perché la ministra Teresa Bellanova ha un impegno a Bruxelles. Possibile che il leader di Iv non sapesse dell’incontro fondamentale di ieri? Quello che è accaduto davvero è che l’ex premier – dopo la prima giornata di verifica a Palazzo Chigi – si è sentito “mollato” da chi credeva amico nel M5S e soprattutto dal Pd. Dopo giorni in cui l’avevano mandato avanti, infatti, Nicola Zingaretti (e Goffredo Bettini) gli hanno dato l’altolà. E quando hanno visto che non si fermava hanno fatto un vistoso dietrofront. Lui però non ci può stare: si è esposto troppo. Così prende tempo. Da una parte corteggia il centrodestra, dall’altra mette pressione al Pd facendogli balenare l’ipotesi di avere una maggioranza alternativa. Dove porterà la sua doppia e tripla strategia, difficile saperlo.

“In genere le persone quando si guardano allo specchio la mattina sanno cosa faranno, Matteo improvvisa”, commenta un amico. Come dire che l’ex premier non ha affatto chiaro come uscire da questa situazione. Mentre in Senato girano simulazioni che danno zero seggi al suo partito in caso di ritorno al voto con il Rosatellum.

Va detto che però anche in casa Pd continuano a tenere il piede in due staffe. “Conte ha aperto la verifica, ma non sa come chiuderla”, i commenti. Tradotto: non è che il premier può pensare di continuare così. Graziano Delrio, capogruppo alla Camera, glielo ha detto chiaro e tondo: “Se i Cinquestelle insistono sul super bonus nel 2023 salta tutto. Perché ci vogliono 9 miliardi che non ci sono”. Loro insistono. E il Pd si trova nella solita situazione scomoda di dover chiarire che non può seguire le istanze identitarie dei colleghi di maggioranza, per cui è “o questo, o niente”. A sera Renzi prova a giocare su questa difficoltà: “Non ci penso proprio a far cadere il governo” dice, con una rassicurazione che non rassicura. “La palla ora tocca al premier. La prima condizione è sul Mes”. Intanto, si tratta sul Recovery Plan e sulla struttura di governance. Renzi si è detto pronto a presentare un documento al premier. Conte sul punto media: il piano “sarà affidato a un procedimento che ci consentirà di parlamentarizzarlo, con aggiornamento step by step e approvazione finale dal Parlamento”. Di più: ci sarà “un’interlocuzione con tutte le parti sociali”. Basterà? E Conte garantirà all’ex premier la sua parte sulle nomine di primavera? “Cede su tutto”, azzarda Renzi con i suoi.

Ma nel frattempo continua a tenersi aperto il tavolo con il centrodestra. Nel fine settimana ha proseguito con la strategia di tastare il terreno dell’opposizione “responsabile” ed “europeista” (quindi FI e la parte pragmatica della Lega che fa riferimento a Giancarlo Giorgetti). L’idea fatta trapelare, direttamente o tramite i suoi ambasciatori, a Gianni Letta e Salvini sarebbe quella di un governo di unità nazionale sostenuto anche da FI e magari con l’appoggio esterno della Lega che così non dovrebbe “sporcarsi le mani” con l’alleata riottosa Giorgia Meloni che da giorni sta provando a stoppare le fughe in avanti del leghista. Nella e-news di ieri Renzi ha elogiato l’intervento di Mario Draghi sulla gestione del Recovery. Non è un mistero che all’ala di Giorgetti Draghi piaccia molto. Di fronte alle avance renziane – nel centrodestra si racconta di pesanti sfoghi di Ettore Rosato e Maria Elena Boschi contro Conte ché “non lo sopportiamo più” – la strategia di Salvini e Berlusconi è attendista, con timide aperture.

Ha deciso, B. di indossare la maglia dell’osservatore responsabile imponendo ai suoi parlamentari di non fare uscite improvvide sulla crisi per lasciarsi mani libere in caso di larghe intese, possibilità che piacerebbe molto ad Arcore. Salvini, invece, pur dicendo ufficialmente di non fidarsi di Renzi, continua ad ammiccare all’altro Matteo. Se dovesse cadere Conte, ha detto ieri, si potrebbe formare “un governo di centrodestra con 20 persone di buona volontà”. Peccato che la coalizione di centrodestra al momento non avrebbe i numeri in Parlamento, senza un aiutino degli ex grillini e dei renziani. E così, anche lui, un giorno fa un passo verso i “delusi” da Conte, e l’altro verso Meloni. Qualcuno sostiene che questo sia il segnale che non sarebbe ostile a un governo tecnico, altri fanno notare che dietro gli ammiccamenti a Renzi ci sarebbe la voglia di vendetta dopo la mossa del senatore di Scandicci dell’estate 2019 di sostenere il governo giallorosa. Occhi puntati sull’appuntamento di domani mattina alle 9, quando la delegazione di Iv entrerà a Palazzo Chigi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/16/farsa-italia-viva-renzi-scappa-dalla-verifica-e-tratta-ancora-con-salvini/6038230/

martedì 15 dicembre 2020

Conte: 'Il governo rema in una sola direzione per il rilancio dell'Italia'.

 

Incontro con Conte spostato tra domani sera e venerdì. La Bellanova a Bruxelles e Iv chiede il rinvio del vertice. Renzi: documento bloccato grazie a noi.


"Il governo sta remando in un'unica direzione per il rilancio economico del Paese". Lo ha detto il premier Giuseppe Conte in un videomessaggio all'IX Cabina di Regia per l'Italia Internazionale. "Ringrazio Di Maio e tutti i presenti per il lavoro svolto e per quanto continuerete a fare con passione e con tenacia nei prossimi mesi", ha detto il premier.

Italia Viva ha chiesto al presidente Conte di spostare l'incontro fissato per oggi alle 13 a Chigi.

La ministra Bellanova, si apprende da fonti Iv, è impegnata a Bruxelles per il consiglio europeo che deve affrontare un tema strategico per i prodotti alimentari italiani: la questione dei semafori. L'incontro con Conte, fanno sapere fonti di Italia Viva, verrà dunque spostato al rientro della ministra: tra domani sera e venerdì.  

"Il Presidente del Consiglio ha convocato i partiti di maggioranza. Il blitz notturno che avrebbe fatto approvare un documento non condiviso da nessuno e una task force in grado di sostituirsi al Governo e al Parlamento è stato ufficialmente bloccato. Lo avevo chiesto in Parlamento (qui) e oggi sono felice che tutti diano ragione a Italia Viva". Così Matteo Renzi nell'e-news.

"Sui temi del "salto di qualità" del governo diremo la nostra al premier con un documento scritto appena ci sarà occasione di incontrarci. Appena consegnato al premier, lo manderemo a tutti gli amici delle Enews. Stiamo facendo una battaglia per le idee, non per le poltrone: all'incontro verranno anche le ministre, che sono pronte a rimettere il mandato, se serve. Perché chi dice che noi facciamo confusione per avere mezza poltrona in più deve prendere atto che noi siamo l'unico partito che è pronto a rinunciare alle poltrone, non a chiederle".

"Comprendiamo bene che fino quando il piano non sarà definito ci saranno ansie e tensioni legittime perché è una grande occasione storica ed è giusto che fino a quando collettivamente non sarà condiviso ci siano questi atteggiamenti. Il piano sarà un piano nazionale, non ci sarà una concezione padronale, non sarà gestito con arbitrarietà, sono le risorse della comunità nazionale. Tutti potranno in qualsiasi momento controllare sul sito della presidenza ogni progetto e lo stato di avanzamento, questo è il miglior sistema a garanzia per tutti", ha detto il premier Giuseppe Conte all'assemblea di Coldiretti.

"E' un dovere della classe dirigente non seguire una strada ma sceglierne una, costruire un percorso. E' importante coinvolgere il sistema Paese, ascoltare le testimonianze e metterle in una visione per una nuova strada". Così Nicola Zingaretti ad un seminario on line del Pd, affermando che "serve sinergia" partendo dalla convinzione che "l'Italia ce la farà e questo va detto perchè questo punto è in discussione".

 "Chi pensa a fare giochini di palazzo in piena pandemia dimostra di essere un irresponsabile", ha detto il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, in diretta su Rainews24. "Parlare di crisi è semplicemente surreale", ha aggiunto. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/12/15/italia-viva-chiede-il-rinvio-del-vertice-bellanova-a-bruxelles_91764a47-ed79-447c-bfb8-a8a1318b35ae.html

La criminalità organizzata è ovunque in Italia, ma cresce la resistenza. Ecco la mappa. De Raho: “Sono le mafie a creare arretratezza”. - Luisiana Gaita

 

Quali sono le province a presentare i valori più elevati dell’Indice di permeabilità alla criminalità organizzata (Ipco), secondo una ricerca Eurispes, realizzata nell’ambito del Protocollo d’intesa con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e presentata oggi a Roma.

Non ci sono, in Italia, zone di “non permeabilità” alla criminalità organizzata, anche se le province il cui il rischio è maggiore coincidono con quelle con la maggiore arretratezza economica e sociale del Paese. Di fatto, sono le province calabresi e campane a presentare i valori più elevati dell’Indice di permeabilità alla criminalità organizzata (Ipco), secondo una ricerca Eurispes, realizzata nell’ambito del Protocollo d’intesa con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e presentata oggi a Roma. Secondo il procuratore Federico Cafiero de Raho, a capo della Dna, “non è l’arretratezza socioeconomica che genera le mafie, ma sono le mafie che causano l’arretratezza. Senza le mafie il nostro Paese sarebbe il primo Paese al mondo”. Dati preoccupanti arrivano non solo dal Sud: nella provincia di Roma il livello di permeabilità cresce di 3,28 punti e la fa balzare in graduatoria di 44 posizioni. Non va meglio alla provincia di Milano, il cui livello è cresciuto del 2,57, salendo di 39 posizioni. Questi dati sono dovuti al fatto che sono diverse le cause di permeabilità lungo la Penisola. E, anche se si registra un calo generale delle condizioni che consentono ai clan di penetrare nel tessuto sociale, economico, politico delle varie aree del Paese, le eccezioni (come quelle di Roma e Milano) non mancano. “In generale nelle province del Sud la vulnerabilità è principalmente dovuta a forme di fragilità economico-sociali, che spingono i gruppi criminali a forme più tradizionali di controllo del territorio, che generano a loro volta una maggiore fragilità” spiega il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara, sottolineando che “nelle province del Nord la vulnerabilità è più legata al mondo produttivo, dove i gruppi criminali possono infiltrarsi in virtù della forza finanziaria ottenuta attraverso proventi illeciti”.

LA POLARIZZAZIONE TRA NORD E SUD – Lo studio conferma, anche un collegamento fra il fenomeno e il manifestarsi di crisi economico-finanziarie nazionali e internazionali. E questa, visti i tempi che viviamo e la crisi innescata dalla pandemia dovuta al Covid-19, non è certo una buona notizia. Attraverso l’analisi e l’incrocio di 163 indicatori specifici, è stato costruito un indice (ottenuto combinando 19 indicatori compositi) con l’obiettivo di rappresentare per ogni singola provincia il grado di permeabilità (e quindi anche di resistenza) rispetto alle strategie adottate dalla criminalità organizzata e di misurare, sostanzialmente, due fattori: vulnerabilità e appetibilità dei territori. I valori più alti dell’indice sono misurati per le province del Mezzogiorno, mentre nel Nord-Est si trovano i valori più bassi. Le prime due province sono Crotone e Vibo Valencia, rispettivamente con valori di 108,62, e 107,29, la terza è Napoli e la quarta è Reggio di Calabria, con valori simili tra loro (106,89 e 106,88). Per queste quattro province si evidenzia una spiccata permeabilità. L’unica provincia del Nord d’Italia tra le prime 10 è Imperia, ottava nella graduatoria. Le province meno esposte alla criminalità organizzata si trovano in Lombardia e in Friuli-Venezia Giulia: sono Monza e della BrianzaComoUdinePordenone e Lecco. Anche la mappa dei valori aggregati per Regione conferma sostanzialmente l’andamento provinciale.

CRESCE LA RESISTENZA, MA NON A ROMA E MILANO – Ad eccezione delle province di Roma e Milano, l’analisi dinamica (nel tempo) dell’indice ha messo invece in luce una generale crescita della resistenza alla criminalità organizzata, con una minore polarizzazione tra Nord e Sud rispetto all’analisi che si basa solo sulla situazione attuale. Altre province che mostrano valori in crescita sono Chieti (+2,08) e due province siciliane, Siracusa e Messina, che non solo hanno valori in crescita ma anche alti. E che si aggiungono, in Sicilia, a quelli di Palermo e Agrigento, che pure hanno visto aumentare la propria permeabilità. Tra le province più virtuose c’è Bolzano (indice IPCO è calato di 8,38 punti, scendendo in graduatoria di 71 posizioni). Altre province che si sono distinte positivamente sono Matera (-4,86), Terni (-4,74) e Lodi (-4,70).

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SI ADATTA AI TERRITORI – Molto polarizzati tra Nord e Sud gli indicatori della povertà, del mercato del lavoro e quello dell’inadeguatezza delle Istituzioni. Al contrario, gli indicatori sulle banche, sui servizi e quello sulle condizioni finanziarie delle famiglie delineano una connotazione geografica più debole. In questo contesto, se la permeabilità del Sud è principalmente dovuta alla vulnerabilità sociale, quella del Nord è legata soprattutto alle possibilità speculative e di profitto. “La criminalità organizzata – spiega Gian Maria Fara – ha dimostrato di saper adattare le proprie strategie di crescita ai bisogni del territorio, riuscendo spesso a presentarsi come alternativa alle risorse legali, soprattutto per le categorie sociali più vulnerabili”. Secondo il presidente di Eurispes “ciò permette a queste organizzazioni di aumentare sia il loro controllo sul territorio, sia il sostegno ricevuto da parte dello stesso”. Inoltre, infiltrandosi nei tessuti produttivi legali, la criminalità organizzata mimetizza le proprie condotte “rendendo più difficile distinguere tra legale e illegale. Ciò avviene – aggiunge – tanto per i processi produttivi, quanto per le risorse usate e per le forme organizzative e di competizione, con grave danno delle realtà imprenditoriali più virtuose, della credibilità di un intero sistema economico, della fiducia nella sua struttura finanziaria”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/15/la-criminalita-organizzata-e-ovunque-in-italia-ma-cresce-la-resistenza-ecco-la-mappa-de-raho-sono-le-mafie-a-creare-arretratezza/6037450/

Matteo Renzi rinvia l’incontro con Conte mentre continua a minacciare il governo. Boccia: “Giochini di palazzo da irresponsabili”.

 

Il leader di Italia viva, dopo aver fatto saltare il confronto con il presidente del Consiglio, nella e-news ha annunciato: "Diremo la nostra al premier con un documento scritto appena ci sarà occasione di incontrarci". Rosato: "Ci vedremo domani sera o giovedì".

E’ stato lui a volere lo scontro dentro la maggioranza, sempre lui a minacciare Giuseppe Conte in Senato perché su Recovery fund si ridiscutesse tutto da capo. Ma al momento della convocazione da parte del presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha deciso di non presentarsi e di far rinviare l’incontro. Il motivo ufficiale? L’impegno della ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova a Bruxelles che le impedisce di partecipare al vertice delle 13. “Ci vedremo domani sera o giovedì“, ha dichiarato Ettore Rosato su Radio Rai Uno. Intanto, in attesa che il faccia a faccia venga ufficialmente riprogrammato, il leader di Italia viva continua a minacciare il governo. E questo nonostante ieri Conte, all’avvio delle consultazioni, abbia ottenuto l’appoggio di M5s e Pd a procedere con il governo e un no secco all’ipotesi rimpasto.

Non solo Renzi ha rinviato la resa dei conti, ma si è affrettato a usare la sua e-news per continuare a ricattare l’esecutivo. E per farlo è ripartito dall’accusa secondo cui sul Recovery plan il governo non sia mai stato consultato. Una notizia smentita però dal Fatto quotidiano di venerdì scorso: sono stati almeno 16 gli incontri al ministero su governance e spartizione dei fondi. Nonostante questo, Renzi scrive: “Il Presidente del Consiglio ha convocato i partiti di maggioranza. Il blitz notturno che avrebbe fatto approvare un documento non condiviso da nessuno e una task force in grado di sostituirsi al governo e al Parlamento è stato ufficialmente bloccato. Lo avevo chiesto in Parlamento (qui) e oggi sono felice che tutti diano ragione a Italia Viva“. In realtà, solo ieri, Conte ha ribadito che la task force ci sarà, come richiesto dall’Ue, e non “non sarà mai sovrapposta ai passaggi istituzionali”.

Ma qual è il piano del leader di Italia viva? Per ora consegnare un documento al premier con le richieste del suo partito. “Sui temi del “salto di qualità” del governo diremo la nostra al premier con un documento scritto appena ci sarà occasione di incontrarci (non oggi perché Bellanova è a Bruxelles). Appena consegnato al premier, lo manderemo a tutti gli amici delle Enews. Stiamo facendo una battaglia per le idee, non per le poltrone: all’incontro verranno anche le ministre, che sono pronte a rimettere il mandato, se serve. Perché chi dice che noi facciamo confusione per avere mezza poltrona in più deve prendere atto che noi siamo l’unico partito che è pronto a rinunciare alle poltrone, non a chiederle”.

Mentre gli alleati tacciono, anche nella speranza che le tensioni possano rientrare, a esporsi è stato il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia: “Chi pensa a fare giochini di palazzo in piena pandemia dimostra di essere un irresponsabile“, ha detto a Rainews24. “Parlare di crisi è semplicemente surreale. I cittadini sono confusi perché invece di mettere davanti la pandemia c’è chi mette davanti le liturgie della politica. Io per fortuna faccio parte del Pd e Zingaretti non fa sconti, si è messo sulle spalle sin dall’inizio la coesione della maggioranza. Il Pd si occupa dei problemi del Paese“.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/15/matteo-renzi-rinvia-lincontro-con-conte-mentre-continua-a-minacciare-il-governo/6037441/

Franceschini: “La norma di cui ha usufruito anche il padre della compagna di Conte? L’ho voluta io, il premier non ne sapeva nulla”.

 

"Nessuna norma 'salva suoceri' o fantomatiche manine di Palazzo Chigi la norma nasce negli uffici del Mibact perché è una norma giusta e il presidente del Consiglio non ne era a conoscenza prima che la portassi in Consiglio dei ministri", ha detto il ministro dei Beni culturali riferendosi alla legge inserita nel decreto Rilancio, che impone solo una sanzione amministrativa agli albergatori che non hanno versato la tassa di soggiorno ai comuni, di cui ha usufruito anche Cesare Paladino, padre della compagna del presidente del consiglio.

Ha suscitato settimane di polemiche. Ha attirato su Giuseppe Conte il sospetto di aver varato una legge ad personam, anzi ad suocerum. Perché di quella norma inserita nel decreto Rilancio, approvato la scorsa primavera del governo, che impone solo una solo la sanzione amministrativa agli albergatori che non hanno versato la tassa di soggiorno ai comuni, ha usufruito anche Cesare Paladino, gestore dell’Hotel Plaza – struttura a 4 stelle nella centralissima via del Corso a Roma – e genitore di Olivia, compagna del presidente del consiglio. Quella legge, però, non è uscita da Palazzo Chigi. “Nessun mistero. La norma sulla depenalizzazione del mancato versamento della tassa di soggiorno l’ho voluta io, dopo una audizione in Parlamento, e ho chiesto io ai miei uffici di scriverla. O meglio l’hanno chiesta molti gruppi parlamentari di opposizione e maggioranza, le Regioni, le associazioni di categoria e io l’ho fatta preparare e l’ho presentata perché giusta”, ha detto il ministro per i Beni e le Attività Culturali e Turismo, Dario Franceschini, spiegando l’origine della norma contenuta nel dl Ristori e della quale ha potuto usufruire anche Paladino-

“Norma chiesta da tutte le associazioni di categoria” – “‘Nessuna norma ‘salva suoceri’ o fantomatiche manine di Palazzo Chigi – nega Franceschini – la norma nasce negli uffici del Mibact perché è una norma giusta e il presidente del Consiglio non ne era a conoscenza prima che la portassi in Consiglio dei ministri, così come io non sapevo della vicenda del Plaza. Il mistero semmai è come si possa continuare a alimentare retroscena quando abbiamo spiegato più e più volte come sono andate le cose, l’ultima quattro giorni fa con una nota stampa diramata dal Mibact”. Il titolare del ministero dei Beni culturali continua spiegando che “la modifica della disciplina sulla tassa di soggiorno introdotta dall’articolo 180 del decreto rilancio è stata frutto di un approfondito dibattito parlamentare che ha visto coinvolte maggioranza e opposizione. La norma risponde a specifiche richieste delle associazioni di categoria e delle Regioni, presentate a più riprese al Governo e al Parlamento – non solo in questa legislatura – di estendere al settore alberghiero la disposizione già in vigore per le locazioni turistiche dal 2017, che non considera agente contabile il gestore della struttura ricettiva”.

“Non è una norma salva suoceri” – Franceschini riscotruisce dunque l’iter che ha portato all’approvazione della norma. “Nel corso dell’esame parlamentare dei decreti Cura Italia e Liquidità – dice – diversi gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione (tra questi Pd, M5S, Fdi, Fi, Gruppo misto) hanno presentato emendamenti per modificare in tal senso la disciplina segnalandolo anche nel corso delle audizioni e con interpellanze e interventi in aula. La proposta normativa era inoltre presente nel documento con le osservazioni di Federalberghi al decreto legge n. 18 del 2020 così come, negli stessi termini, nel documento con le osservazioni della Commissione Turismo e Industria Alberghiera della Conferenza delle Regioni e Province Autonome. La misura è stata inserita, come sottolineato e chiesto da tutti gli operatori e dalle diverse forze politiche, guardando al presente e al futuro, non al passato: su questo, siamo certi che la magistratura troverà la giusta soluzione”.

Il caso di Paladino – L’ultimo passaggio si riferisce ad alcuni casi di albergatori che usando la norma approvata dal decreto Rilancio sono riusciti a farsi depennalizzare condanne passate. E’ il caso di Paladino che era stato accusato di non aver versato due milioni di euro di tassa di soggiorno al Comune di Roma tra il 2014 e il 2018 e per questo motivo condannato a un anno e due mesi. Pochi giorni fa, però, il gup Bruno Azzolini ha accolto l’istanza d’incidente di esecuzione dell’avvocato Stefano Bortone revocando quella sentenza perché “il fatto non è previsto dalla legge come reato”. A stabilirlo è appunto la norma voluta da Franceschini. Secondo i magistrati coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo, però, la depenalizzazione non era retroattiva: non si applica ai fatti commessi prima del 19 maggio (cioè prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale). Per questo motivo si erano opposti alla richiesta di revoca della condanna, avanzata dai legali di Paladino che invece consideravano la norma retroattiva. Secondo i pm, invece, la nuova norma cambia la posizione dell’albergatore – che non è più esattore – ma obbligato in solido con il cliente. “Non vi è abolitio criminis perché la norma sopravvenuta non espunge nella macro-categoria degli incaricati di pubblico servizio la sotto-categoria degli incaricati dalla riscossione delle imposte per conto di un ente pubblico”. Il gup alla fine ha dato ragione al padre della compagna di Conte. Nel 2019 Paladino aveva restituito la somma dovuta al Comune, insieme a un risarcimento danni. Il pm Alberto Pioletti e l’aggiunto Ielo, che gli avevano contestato il reato, avevano stimato le cifre trattenute illecitamente in circa 300mila euro nel 2014, oltre 500mila nel 2015, 2016 e 2017 e infine 88mila euro nel 2018.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/15/franceschini-la-norma-di-cui-ha-usufruito-anche-il-padre-della-compagna-di-conte-lho-voluta-io-il-premier-non-ne-sapeva-nulla/6037575/