giovedì 4 marzo 2021

Uomini Eni alla Farnesina: l’accordo segreto del 2008. - Stefano Vergine

 

Esclusivo. Dai tempi di B. e Putin, 11 anni fa, il gruppo può dislocare dirigenti al ministero e viceversa. Così è parte della nostra diplomazia.

C’è un accordo riservato che mette nero su bianco il segreto di pulcinella della politica estera italiana. È un protocollo d’intesa stipulato tra il ministero degli Esteri ed Eni nel 2008, finora mai pubblicato. Spiega in concreto perché il colosso petrolifero di San Donato, controllato dal Tesoro, non è una società privata come tutte le altre. L’accordo concede infatti a Eni un privilegio particolare: stanziare un proprio “funzionario” presso il ministero degli Esteri per un periodo di due anni rinnovabile all’infinito e, reciprocamente, avere nei propri uffici un “funzionario diplomatico” della Farnesina. Insomma Eni e governo italiano si scambiano pedine, così da “rafforzare il raccordo tra l’azienda e il ministero degli Affari Esteri”, dice l’accordo. In più, il gruppo privato e la Farnesina si sono impegnati a scambiarsi informazioni “sulla realtà economica, istituzionale e sociale dei Paesi oggetto di interesse”.

Lo rivela un rapporto intitolato “Tutti gli uomini del ministero” firmato da Re:Common, associazione italiana che da anni monitora l’attività di Eni nel mondo e ha, tra le altre cose, dato il via con le proprie denunce alle inchieste condotte dalla Procura di Milano per casi di sospetta corruzione in Nigeria e Repubblica del Congo. “In veste di principale compagnia energetica italiana, Eni gode di un peso rilevante sulla politica estera del nostro Paese. La protezione degli asset petroliferi del Cane a sei zampe ha motivato persino alcune delle missioni militari in cui è tuttora impegnato l’esercito italiano”, scrive Re:Common nell’introduzione del suo rapporto. Che il confine tra Eni e lo Stato italiano sia sempre stato sottile non è un segreto. “L’Eni è oggi un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi, i servizi segreti”, disse in tv nel 2014 Matteo Renzi, appena eletto presidente del Consiglio, scatenando le proteste dell’opposizione. La frase di Renzi “potrebbe essere usata da qualunque concorrente, all’estero, per bloccare contratti o gare”, commentò ad esempio Guido Crosetto, coordinatore di Fratelli d’Italia. Ma non è solo una questione commerciale. Prendiamo il caso di Giulio Regeni. Che peso ha avuto finora Eni, che in Egitto ha enormi interessi economici, nella decisione del governo italiano di non rompere i rapporti con il regime di al-Sisi? È uno dei tanti temi toccati dal rapporto di Re:Common, così come quello delle negoziazioni sul clima. “Quello in corso sarà un anno fondamentale per la politica energetica italiana”, scrive l’associazione, “e il nostro Paese avrà la co-presidenza della prossima COP 26 e quella del G20. Un tema centrale sarà proprio quello dei finanziamenti pubblici in nuovi progetti fossili. Viene da chiedersi però quali siano le possibilità concrete che l’esecutivo smetta di finanziare i devastanti progetti di Eni, fintanto che la compagnia godrà di una posizione privilegiata all’interno della stessa cabina di regia incaricata di coordinare la posizione dell’Italia nell’ambito di questi negoziati”. L’associazione ha scoperto quali sono i dipendenti Eni distaccati alla Farnesina. E due di questi avrebbero partecipato alle riunioni del ministero svoltesi in vista delle negoziazioni internazionali sul clima. Si tratta di Alfredo Tombolini, distaccato alla Farnesina dal 2016 al 2019, e di Sandro Furlan, oggi ancora in carica. Secondo Re:Common, i due manager hanno partecipato ad almeno tre riunioni delle cabine di regia su “Energia” e “Ambiente e Clima” tenutesi tra il dicembre del 2019 e la scorsa estate. Il problema, secondo l’associazione, è che così facendo la politica italiana rischia di essere troppo influenzata da Eni.

Il protocollo d’intesa tra l’azienda e il ministero dura ormai da 13 anni. È stato firmato nel settembre del 2008, quando a capo del governo c’era Silvio Berlusconi e sulla poltrona di amministratore delegato di Eni sedeva Paolo Scaroni. Due anni prima l’azienda aveva firmato con la russa Gazprom un contratto di fornitura di gas con scadenza 2035. “Visto il lungo radicamento della società in Russia e gli ottimi rapporti di cui gode con il Cremlino, Berlusconi vide in Eni un asset formidabile per la sua politica estera, tanto da permettere alla compagnia petrolifera di insediare i propri funzionari all’interno della Farnesina”, scrive Re:Common. Di sicuro il primo manager Eni distaccato al ministero degli Esteri è stato Giuseppe Ceccarini, fino ad allora responsabile delle relazioni istituzionali con la Russia per il Cane a sei zampe.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/04/uomini-eni-alla-farnesina-laccordo-segreto-del-2008/6121370/

Signorsì signore! - Marco Travaglio

 

A Sanremo, Fiorello parla alle sedie vuote e incassa applausi finti. A Roma, la sedia vuota di Draghi parla agli italiani e incassa applausi veri. Anzi, standing ovation.

Dpcm. C’è una bella differenza fra quelli di Conte e quello identico di Draghi. Lo spiega la Gelmini, appena fuori dal tunnel dei neutrini, che ai tempi della tirannide contiana lo definiva “strumento discutibile” e ora lo illustra alla stampa “rivendicando la discontinuità nei tempi e nei metodi”. Nei tempi perché i Dpcm di Conte erano datati 2020 e quello di Draghi 2021. Nei metodi perché “abbiamo tentato di correre il più possibile” (come prima) e “cercato la condivisione più ampia possibile” (come prima, solo che allora la destra e le sue Regioni erano all’opposizione). Ma soprattutto: prima i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri li illustrava il Presidente del Consiglio dei Ministri, ora invece c’è la Gelmini, perché a lui gli vien da ridere.

Premier fantasma. In democrazia, il premier coinvolge nelle decisioni il Consiglio dei ministri e poi le spiega al Parlamento e ai cittadini. Draghi ha silurato il capo della Protezione civile (Borrelli) sostituendolo col predecessore (Curcio) e il commissario all’emergenza (Arcuri) rimpiazzandolo con un generale (Figliuolo). I risultati diranno se ha fatto bene o ha fatto male. Ma perché l’abbia fatto sfugge a tutti. Non vuole spiegarlo a voce? Scriva un comunicato stampa. Ma la stampa non vuole. Il silenzio del premier, per il Giornale, è “un po’ come il grande Gatsby, che non partecipava quasi mai alle sue feste, limitandosi a vigilare sul fatto che tutto fosse impeccabile” (infatti già allora ci mandava la Gelmini). Per il Foglio, “Draghi sa scomparire” e “offre la scena ai ministri”, ma non per scaricare barile: “delega e si fida”, è l’“uomo solo al comando che sa delegare”. Per il Messaggero, pare che taccia, ma parla con quei “silenzi eloquenti che migliorano la politica”. Seguiranno le parole silenti, i movimenti immobili, i vegani carnivori, la tirannia democratica.

Prima la scuola. Ricordate la “svolta” di Draghi al Senato? “La didattica a distanza crea disagi ed evidenzia diseguaglianze… Dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale e recuperare le ore di didattica in presenza perse”. Risultato: le scuole richiudono nelle zone rosse e, se i presidenti di Regione vogliono, pure in quelle gialle e arancioni.

Prima i ristori. Il 21 gennaio il Parlamento approvò 32 miliardi di deficit per il dl Ristori-5, ultimo atto del Conte-2, mentre FI, FdI, Lega e Iv strillavano ai ritardi nei rimborsi alle categorie colpite e le tv erano piene di ristoratori e gestori di impianti sciistici furibondi, affamati, alcuni suicidi.

Dopo un mese e mezzo le proteste sono scomparse, così come il dl Ristori: forse i soldi arrivano dopo Pasqua perché il ministro Franco sta escogitando una nuova piattaforma presso Sogei. La Stampa però già li vede: “Draghi: 12 miliardi di sostegni” (si rivende quelli dei famigerati predecessori). E la discontinuità è garantita: il dl Ristori-5 si chiamerà Sostegno-1.

Prima i commissari. Ricordate gli alti lai di renziani&giornaloni sulla cabina di regia di Conte per il Recovery che esautorava ministri, Parlamento, Regioni e Comuni? Il neoministro Giovannini informa sul Sole 24 Ore: “Commissari anche per le opere del Recovery”. E tutti zitti, anzi plaudenti. Com’è umano, lui.

Fianco destr! Tutti vedono che questo è un governo di centrodestra coi voti gratuiti della maggioranza di centrosinistra. Il premier è un grande banchiere, il ministro dell’Economia è l’ex dg di Bankitalia, il loro consigliere economico è il turboliberista Giavazzi, il sottosegretario ai Servizi è l’ex capo dei Servizi, i ministeri chiave sono tutti in mano a tecnici e politici di centrodestra. E ora è arrivato pure il generale al posto di Arcuri che M5S, Pd, LeU avevano chiesto di confermare e Lega, FI, FdI, Iv di cacciare. Lo scrive persino Repubblica a pag. 6: “Di fatto Draghi ha escluso la politica dalla linea di comando: le scelte economiche le fa lui insieme a Franco”. Ma Stefano Folli spiega a pag. 27 che “il governo Draghi non va a destra” perché “la sostituzione di Arcuri permette a Salvini di sentirsi soddisfatto”, e “ questo rafforza l’esecutivo”, mentre Speranza non l’hanno ancora cacciato. Quindi, per “rafforzare” il suo governo, Draghi deve badare ogni giorno che Salvini si senta “soddisfatto”. Ergoè ufficiale: il governo è di centrodestra. Chissà se il centrosinistra lo capirà. E quando.

Vogliono i colonnelli. Nel 1980, dopo il terremoto in Irpinia, il Corriere di Franco Di Bella iniziò a reclamare la militarizzazione dell’emergenza (“E adesso la mano passa ai militari”), fortunatamente inascoltato dal governo Forlani, che nominò commissario Zamberletti. Quattro mesi dopo si scoprì che Di Bella e il Corriere erano della P2. Altri tempi, ma questo festoso tintinnar di sciabole e penne fa comunque riflettere. Sentite il caporale Merlo dalla nuova fureria su Rep: “Oggi i militari, come i pompieri di New York, sono gli ‘arrivano i nostri’ della democrazia, risorse dello Stato che intervengono nei terremoti e nelle emergenze, anche meno gravi della pandemia”. Conte e Arcuri “non erano generali, ma hanno esercitato un potere autoritario, come i ‘colonnelli’ di Tognazzi”. Quindi i veri generali non sono i generali (che semmai sono pompieri), ma quelli che non lo sono. E chi non si allinea stia punito. Signorsì signore!

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/04/signorsi-signore-2/6121339/

Buchi neri supermassicci dalla materia oscura. - Giuseppe Donatiello

 

UNO STUDIO ESPLORA UNA POSSIBILE ORIGINE DI QUESTI MOSTRI CELESTI.

È probabile che ogni grande galassia ospiti nel suo centro un buco nero supermassicio (Smbh), pesante milioni o miliardi di masse solari, come quello ripreso nel cuore di Messier 87. Esistono prove della presenza di questi oggetti già nel giovane Universo, 800 milioni di anni dopo il Big Bang.

Una presenza precoce che contrasta con lo scenario che indica la formazione di tali mostri da un collasso stellare e da un successivo accrescimento a spese della materia normale (stelle e nubi di materia).

Si ritiene che le primissime stelle, quelle di “Popolazione III”, fossero più massicce di quelle formatesi in seguito, quindi in grado di generare, esplodendo come supernove, i buchi neri di taglia stellare che sarebbero stati gli embrioni per quelli supermassici. Tuttavia, stime ragionevoli sulla tempistica rendono molto improbabile che i Smbh si siano formati con questo meccanismo in pochi milioni di anni. Deve essere intervenuto un meccanismo completamente diverso, ma quale?

Sono stati proposti scenari diversi per spiegare l’arcano, invocando per esempio il collasso d’intere regioni nel centro delle proto-galassie, considerando anche il ruolo della materia oscura in questi processi.

Un nuovo studio, guidato da Carlos R. Argüelles, ricercatore presso l’Universidad Nacional de La Plata e l’Icranet, propone la formazione di Smbh unicamente dal collasso di materia oscura. Questo modello era già stato proposto, ma il merito del nuovo studio consiste nel descrivere l’intero processo, partendo da regioni ad alta densità poste nel centro delle attuali galassie, con tutte le implicazioni cosmologiche che ne derivano.

Lo studio considera la presenza di notevoli concentrazioni di materia oscura nelle galassie. Le simulazioni hanno mostrato la possibilità di un collasso da nuclei di materia oscura, una volta raggiunta una soglia critica. Così, si formerebbe direttamente un buco nero con milioni di masse solari senza la necessità di una progressiva accrezione ai danni della materia circostante.

Due intriganti conseguenze.

Tale processo è piuttosto rapido al confronto con altri meccanismi e introduce un’intrigante conseguenza: i Smbh si formano prima della galassia e non dopo, come ritenuto in precedenza. Questi oggetti fungerebbero da nuclei di aggregazione per la formazione gerarchica successiva.

Un’altra intrigante conseguenza è che non tutti gli aloni di materia oscura raggiungono la massa critica per collassare in Smbh, conservandosi sotto forma di piccoli aloni, come quelli che sembrano avvolgere le galassie nane, tenendole insieme. Questo è ciò che si osserva in molti sistemi diffusi, dove il nucleo denso di materia oscura produrrebbe effetti gravitazionali simili a quelli di un buco nero supermassicio.

Alcune galassie che non manifestano la presenza di nuclei attivi, come la Via Lattea, potrebbero invece ospitare un nucleo denso di materia oscura in luogo di un Smbh, pur esibendo movimenti stellari del tutto simili.

https://bfcspace.com/2021/02/25/buchi-neri-supermassicci-dalla-materia-oscura/?fbclid=IwAR2k9_Sq8W2Ue53PglIm3anzjYn50tl48hEuJUmNXk782eC6Nm8nNbrBpQE

Frode nel settore energie rinnovabili, sequestro da 14 mln.

 

Operazione Gdf nel Crotonese, eseguite sei misure cautelari.


(ANSA) - ISOLA DI CAPO RIZZUTO, 02 MAR - Un intero complesso aziendale per oltre 14 milioni di euro è stato sequestrato a Isola Capo Rizzuto dalla Guardia di finanza di Crotone nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Procura di Catanzaro per frode nel settore delle energie rinnovabili e del traffico illeciti di rifiuti. I militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria e della Sezione operativa navale di Crotone, hanno eseguito sei misure cautelari, emesse dal Gip del tribunale di Catanzaro, Pietro Carè, nei confronti di altrettante persone.

In particolare il divieto di dimora a Isola Capo Rizzuto e l'interdizione per un anno dall'attività professionale riguarda S.A., di 55 anni, proprietaria di un'azienda agricola, il rappresentate legale C.A. (47) e due dipendenti amministrativi C.F. ( 57) anni e S.S. (42). Per altre due persone M.A., di 58 anni, e R.R. (50), è stato disposto l'obbligo di presentazione quotidiana alla p.g.. Il sequestro preventivo, anche per equivalente, ha riguardato oltre 14 milioni, quale profitto del reato conseguito dalla società.
I provvedimenti cautelari arrivano al termine di un'indagine, coordinata dal Procuratore. Nicola Gratteri e diretta dai sostituti Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, che ha consentito di far luce sull'esistenza di un'associazione per delinquere, con al vertice i proprietari della società agricola coinvolta, finalizzata al conseguimento degli incentivi pubblici, erogati dal Gestore dei Servizi Energetici (G.S.E.), per la produzione di energie da fonti rinnovabili. Scopo di tale forma di incentivazione è quello di sostenere economicamente le imprese che producono energia mediante l'uso di fonti alternative. Secondo quanto emerso dalle indagini la società non avrebbe fornito dati veritieri sia nella fase di progettazione e costruzione dell'impianto di biogas, di Capo Rizzuto con il percepimento indebito, dal 2011 al 2018, di incentivi pubblici per oltre 14 milioni di euro. Inoltre è stato verificato anche l'utilizzo di biomasse di origine animale e vegetale in difformità alla normativa che prevede la non utilizzabilità nel ciclo di produzione di energia pulita.

C'è anche Antonella Stasi, ex presidente facente funzioni della Regione Calabria, tra gli indagati dell'operazione Erebo condotta dalla Guardia di Finanza di Crotone. Stasi, già vicepresidente e che nel 2014 subentrò nella carica a Giuseppe Scopelliti, è stata raggiunta da una misura cautelare di interdizione per un anno dall'attività professionale e divieto di dimora nel comune di Isola Capo Rizzuto, emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della procura distrettuale guidata da Nicola Gratteri con l'accusa di per avere fatto parte di un'associazione per delinquere finalizzata ad una truffa per indebita percezione di erogazioni statali e traffico illecito di rifiuti. Tutto parte da una società agricola, della quale Antonella Stasi è titolare e che produce energia elettrica tramite una centrale a biogas prodotta dalla digestione anaerobica di biomasse vegetali ed animali. Secondo le indagini ci sarebbero delle "violazioni rilevanti" per la costruzione e l'autorizzazione dell'impianto a biogas tramite il quale si produceva energia elettrica rinnovabile che - tramite una convenzione - è stata venduta al Gestore servizi energetici spa per 15 anni ad un prezzo di 28 cent per kwh. Il traffico illecito di rifiuti è contestato per le modalità con le quali la società si riforniva presso terzi di escrementi di animali e per i metodi di smaltimento del digestato (si tratta di letame in uscita dall'impianto biogas) che veniva sversato sui terreni senza un piano di utilizzo agronomico. Stasi ha ricevuto la notifica della misure cautelare insieme ad altre tre persone, il rappresentate legale della società, Anna Crugliano (47 anni) e due dipendenti amministrativi: Francesco Carvelli (57) anni e Salvatore Succurro (42). Per altre due persone, Antonio Muto 58 anni, e Raffaele Rizzo (50), è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

https://www.ansa.it/calabria/notizie/2021/03/02/frode-nel-settore-energie-rinnovabili-sequestro-da-14-mln_b541b6ee-8761-45c4-9f86-82223775a1a3.html

mercoledì 3 marzo 2021

“Con questo governo inguardabile si torna all’Ancien Régime”. - Silvia Truzzi

Nel giro di pochi giorni, ha scritto Marco Revelli sul Manifesto coniando il termine “kakistocrazia”, in opposizione all’acclamata aristocrazia dei Draghi boys, siamo passati dal governo dei migliori al governo dei peggiori.

Professore, la kakistocrazia dipende dalle nomine dei sottosegretari?

La scelta dei sottosegretari è un po’ la “prova dei 39”, un momento di verità sulla qualità complessiva della squadra di governo. Che è il prodotto di una media tra un piccolo gruppetto di eletti – gli uomini del caveau, i fedelissimi dell’ex governatore di tutte le banche, custodi del tesoretto – e una pletora che, nel suo insieme, è inguardabile. Un mix tra cui ci sono anche persone di valore, profondamente guastato da personaggi di infimo livello. È molto difficile immaginare come un’arlecchinata del genere possa diventare una squadra se non considerando una sindrome bipolare. Cioè pensando che i fondamentali siano custoditi dagli uomini del caveau e il resto sia riservato al pollaio, che purtroppo è l’espressione della nostra classe politica. Tutto questo lo possiamo giudicare da un punto di vista estetico.

Estetico?

L’estetica non è una cattiva chiave di lettura della politica. E dal punto di vista estetico il governo è appunto inguardabile, una specie di armata Brancaleone che non promette nulla di buono. Se d’altra parte lo analizziamo da un punto di vista politico, è il prodotto quasi terminale di un sistema dei partiti incapace di trovare una soluzione e di selezionare un personale politico degno. C’è poi un terzo punto di vista: quello del modello. Questo ci rivela una verità ancora più profonda, rispetto al paradigma neoliberista vincente, in cui l’economia umilia la politica, ridotta a ruolo ancillare. È una spettrografia esemplare del rapporto tra denaro e politica: il denaro chiuso a chiave e vigilato dai fedelissimi, e la politica ai piani bassi abbandonata al peggio di sé.

Perché al peggio di sé?

Perché possiamo immaginare l’uso delle cariche come megafono, occasione per far vedere che si esiste. È la petulante presenza sulla scena di una perenne campagna elettorale a cui Salvini ci ha abituati: le funzioni di governo sono subalterne alla produzione di immagine e consenso. La novità è che il governo è sostenuto praticamente da tutti, quindi anche da forze tra loro incompatibili tenute insieme dalle circostanze. Circostanze che sono state create ad arte da un pirata della politica, quale è Matteo Renzi. Questa accozzaglia improbabile è il degno prodotto del soggetto che ha dato origine alla reazione a catena.

Lei dice: non ci si può aspettare altro da un Paese che ha accettato con entusiasmo cieco la soluzione del governo dei migliori. Sudditi, più che cittadini?

Siamo un Paese senza speranza, allo sbando. Abbiamo perso la capacità di osservare con lucidità il reale, per rincorrere allucinazioni collettive: il coro urlato di leader politici e opinion maker, più che il saluto alla soluzione della crisi, è la testimonianza della sua gravità. Che è radicata nella dissoluzione di quelli che, in una democrazia sana, dovrebbero essere gli anticorpi. Cioè i media, che dovrebbero agire come difese immunitarie, una barriera contro gli eccessi di entusiasmo e di disperazione capace di costruire un’opinione pubblica matura. Restando nella metafora, siamo in una sindrome autoimmune: quelli che dovevano essere gli anticorpi hanno distrutto le difese immunitarie. Si è creata un’aspettativa mostruosa: sarà un miracolo se si riuscirà a mettere in atto una campagna vaccinale in tempi decenti. Figuriamoci se si riusciranno a portare a termine la riforma del fisco, della Pubblica amministrazione, della giustizia, il risanamento del debito pubblico… Tutte le piaghe d’Egitto sanate da un re taumaturgo: siamo piombati nell’ancien régime. Una superstizione che fa male anche al presidente del Consiglio.

Ecco, a proposito. Ma Mario Draghi è un keynesiano figlio di Federico Caffè o anche qualcos’altro?

Non siamo in un periodo in cui si possa proporre austerity: di fronte a una sfida radicale pari a quella di una guerra, non si possono proporre politiche di austerità, nemmeno nella loro forma espansiva. Mario Draghi però è interno al paradigma che ritiene le privatizzazioni la via maestra, che non considera le politiche assistenziali un tema strategico nella gestione della coesione sociale, che fa del conto perdite-profitti il baricentro dell’azione politica. E questo è il male del secolo, perché la politica così è diventata la suburra, quando invece dovrebbe rappresentare la costruzione del consenso attraverso la leva della redistribuzione e della riduzione delle diseguaglianze. Questa sarebbe la logica del politico, contrapposta a quella dell’economista. Ma se la banca diventa sistema di governo entriamo in un ordine di idee che dimentica gli ultimi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/03/con-questo-governo-inguardabile-si-torna-allancien-regime/6119813/

M5S, nuovo Statuto per Conte. Guerra totale con Casaleggio. - Luca De Carolis

 

L’avvocato che era premier studia carte e norme per adattare il Movimento a sua immagine e somiglianza e rivoltarlo, da capo a piedi. Per ora non pensa a un nuova associazione, ipotesi che non convince il Garante Beppe Grillo e il legale del M5S, Andrea Ciannavei (“Non è all’ordine del giorno”). Però il Giuseppe Conte che lavora al progetto di “rifondazione” non esclude un nuovo Statuto, idea suggerita da Alfonso Bonafede nel vertice romano di domenica.

Di certo l’ex presidente del Consiglio dovrà fare anche il gioco delle figurine, e non sarà un passatempo da bimbi. Perché capire chi starà dentro e chi si terrà fuori dai nuovi 5 Stelle sarà fondamentale. Partendo da quello che al vertice non ha voluto partecipare, dal Davide Casaleggio che batte cassa e reclama diritti. Sa che anche Conte vuole limitare di molto i poteri della sua piattaforma web, Rousseau. E lì aspetta i 5Stelle, sul terreno delle norme e dei regolamenti. Mentre fuori resterà anche l’ex deputato che pure con Conte ha un ottimo rapporto, Alessandro Di Battista. Netto, su Instagram: “Rispetto totale per Conte, ma io ho lasciato il M5S per la presenza al governo con Draghi, Pd, Berlusconi, Salvini, Bonino, Brunetta, Gelmini”. Ergo, neppure l’avvocato (per ora) può riportarlo nei 5Stelle. “Non ho nulla a che vedere con un Movimento che fa parte del governo dell’assembramento pericoloso” scandisce Di Battista. Conte potrebbe ugualmente sondarlo. Intanto ragiona soprattutto su come e con chi partire, cioè sulla segreteria che dovrà affiancarlo e che di fatto si sceglierà, nome per nome. Iniziando con Luigi Di Maio, perché l’ex capo politico è meglio tenerlo dentro, per cautelarsi.

E Di Maio è pronto, anche se nell’attesa incontra parlamentari in serie, per contare le truppe. E anche Paola Taverna dovrebbe essere della partita. Però prima bisognerà sempre fare i conti con Casaleggio, e non è solo una metafora. “L’associazione Rousseau aspetta 450mila euro di restituzioni non versate dal M5S” sussurra una fonte qualificata. Anche per questo l’erede di Gianroberto ha protestato con Grillo per le espulsioni (ieri hanno cacciato altri tre deputati). Decine di parlamentari in meno vogliono dire anche molti meno soldi per far funzionare la piattaforma: già in enorme difficoltà economica, come ripete da mesi Casaleggio. Ma meno eletti significano meno fondi anche per i gruppi parlamentari. Per questo, come anticipato dal Fatto giorni fa, il M5S sta provando a salvare alcuni espulsi, a patto che assicurino sostegno al governo Draghi. In questo caso, il Garante è disposto a revocare la sanzione, come gli consente lo Statuto. Ma la frattura con Casaleggio resta, perché il patron di Rousseau ritiene tutte le espulsioni irregolari, visto che ad avviarle è stato il reggente Vito Crimi, a suo avviso non più in carica. Mentre il Movimento ritiene che il capo sia ancora lui, perché prorogato da Grillo. Quindi “disconosce” la sentenza del Tribunale di Cagliari che ha ritenuto il M5S “privo di un legale rappresentate”, tanto da prevedere la nomina di un curatore speciale. E il legale dei grillini, Ciannavei, lo ha detto (“il capo è Crimi”).

Ma diversi espulsi chiederanno reintegro e danni in sede civile, mentre alcuni senatori hanno fatto già ricorso contro la cacciata dal gruppo alla Commissione Contenziosa di Palazzo Madama, insistendo sull’assenza di “un capo politico”. Poi c’è la battaglia sulla segreteria. Rousseau ha diffuso le regole per le candidature due giorni fa con un post, e a Roma non ne sapevano nulla. “Ma non aveva titolo per farlo” ringhiano i 5 Stelle. Però gli iscritti hanno detto sì all’elezione di una segreteria… “No, hanno dato il via libera al principio della collegialità” è la replica. Tradotto, un organo collegiale arriverà, ma senza candidature. Perché a costruirlo sarà Conte, il prossimo capo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/03/m5s-nuovo-statuto-per-conte-guerra-totale-con-casaleggio/6119817/

Inchiesta mascherine, arresti e perquisizioni.

 


Operazione della Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta della procura di Roma sulle mascherine acquistate dalla Cina nella prima fase dell'emergenza coronavirus. I militari del comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali con la quale il gip del Tribunale capitolino, su richiesta della procura di Roma, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Andelko Aleksic, 41 anni, Vittorio Farina, 66 anni, già attivo nel settore della carta stampata, e Domenico Romeo, 51 anni, indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata nonché, Aleksic e Farina, anche per traffico di influenze illecite.

L’autorità giudiziaria ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo del profitto dei reati contestati, per un importo di quasi 22 milioni di euro, a carico dei tre arrestati e della società milanese European network Tlc Srl, nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la pubblica amministrazione.

A seguito di una segnalazione dell’agenzia regionale della Protezione Civile del Lazio alla procura di Roma, i finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno ricostruito le vicende relative alla fornitura di 5 milioni di mascherine Ffp2 e 430.000 camici alla Regione Lazio da parte della European Network Tlc nella prima fase dell’emergenza sanitaria (tra marzo e aprile 2020), per un prezzo complessivo di circa 22 milioni di euro.

A fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati Ce, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo ad Aleksic, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria ha, dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità forniti da Romeo anche tramite una società inglese a lui riconducibile, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti.

L’attività di oggi testimonia l’efficacia dell’azione svolta dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Roma a tutela dei cittadini e, nel caso specifico, del sistema sanitario, cui era destinata gran parte della merce acquistata, dai danni arrecati da persone che operano sul mercato in modo spregiudicato, con particolare riferimento alle forniture di beni connessi all’attuale emergenza epidemiologica.

Ordinanza.

"Le condotte tenute sono gravi a maggior ragione se contestualizzate nel momento di emergenza sanitaria in cui sono avvenute. Sfruttando le opportunità fornite dalla legislazione emergenziale adottata, approfittando del momento di estrema difficoltà in cui versava il paese che stava affrontando una epidemia incontrollata, gli indagati (Romeo subentrata in un secondo momento) non hanno esitato a cercare di lucrare, acquisire facili guadagni favoriti dalla sostanziale impossibilità di controllo da parte del committente sulla qualità della merce che veniva fornita come dispositivo di protezione". E’ quanto scrive il gip Francesca Ciranna nell’ordinanza con cui ha disposto tre misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma per la fornitura di mascherine e camici destinati alla protezione civile del Lazio.

"Gli indagati hanno agito con grande spregiudicatezza - scrive ancora il gip - Romeo ha fornito (e sembrerebbe tuttora fornire) certificati di conformità falsi, Aleksic ha dimostrato di essere consapevole della falsità dei certificati; Farina è il "faccendiere" colui che ha tenuto i contatti con soggetti vicino alla struttura commissariale, al fine di ottenere agevolmente la conclusione di fornitura vantaggiose per la società".

''Sussiste il concreto pericolo di reiterazione del reato. L’emergenza sanitaria è ancora in corso e dalle intercettazioni effettuate emerge che è ancora in atto una intensa attività di procacciamento di nuovi contratti di fornitura', scrive ancora il gip.

''Il 24 giugno la Ent srl ha effettuato un bonifico di 58.784 sul conto corrente intestato ai coniugi Romano Francesco Saverio e (...) segnalato come operazione sospetta dalla Polizia Tributaria in quanto privo di causale'', scrive il gip.

"L’indagine scaturisce dalla segnalazione del 9 aprile 2020 del dirigente della Protezione civile regionale Carmelo Tulumello. La Protezione Civile del Lazio, in ragione dell’emergenza sanitaria, aveva provveduto ad affidare contratti di fornitura per dpi di diversa tipologia; nell’ambito di tale attività affidava alla società European Network tcl srl una fornitura di cinque milioni di mascherine Ffp2 marcate Ce", riporta ancora l'ordinanza. "In esecuzione di tale contratto, la società effettuava la fornitura attraverso plurime consegne a partire dal 31 marzo 2020 al 7 aprile 2020".

In relazione alla fornitura arrivata il 7 aprile 2020 - si legge nell’ordinanza - l’Agenzia delle Dogane comunicava che c’erano difficoltà nell’eseguire la procedura di sdoganamento, stante la presunta irregolarità dei certificati Ce e del marchio presente sulle confezioni. Nella relazione di servizio del 9 aprile 2020, infatti, il capo dell’ufficio Dogane segnalava alla protezione civile che la società European network tcl aveva richiesto lo sdoganamento della merce con marchio Ce, come indicato nella bolla, allegando certificazione rilasciata dalla società Ecm Srl.

Da un successivo controllo, le Dogane avevano accertato che la Ecm non è un organismo accreditato e, quindi le mascherine con marchio Ce non sembravano corrispondere agli standard previsti. Dunque veniva respinta la richiesta di sdoganamento.

Intercettazioni.

“Domenico mi ha promesso che se gli arriva la lettera, autorizza quell'acquisto''. E’ quanto si legge in una intercettazione contenuta nell'ordinanza del gip Ciranna. Secondo quanto si legge nel provvedimento, ''in occasione di un ulteriore viaggio a Roma, Farina Vittorio è riuscito ad incontrare il commissario straordinario Arcuri Domenico, come sembra emergere dai puntuali aggiornamenti effettuati da Farina ad Aleksic''.

In una conversazione intercettata Vittorio Farina ''ha giurato di aver parlato con Domenico Arcuri per inserire la Ent tlc Srl quale fornitore sussidiario" ad altre due imprese "per l’approvvigionamento di mascherine destinate alla riapertura delle scuole sul territorio nazionale'', scrive ancora il gip nell’ordinanza.

''Tu lasciami lavorare, c’ho ampia delega da te, te faccio diventare... mooolto molto benestante, forse potresti anche essere considerato ricco", quanto afferma Vittorio Farina in una conversazione intercettata con Andelko Aleksic, secondo quanto si legge nell'ordinanza.

E ancora: parlando dei camici, Andelko Aleksic riferisce di essere interessato al certificato e aggiunge ''tanto so tutti falsi sti certificati'', si legge nell'intercettazione riportata nell'ordinanza.

''Tu che sei grande amico di Arcuri, lanciati nel business delle scrivanie, hai sentito questa storia delle scrivanie?'', dice una persona rivolgendosi a Vittorio Farina in una conversazione intercettata e contenuta nell’ordinanza. Nella stessa conversazione Farina risponde: ''Sì, ma come faccio, troppo''. E l'altro: ''Tre milioni di scrivanie, a prezzo medio 50 euro''.

Arcuri non è indagato.

Due perquisizioni sono state effettuate dalla Guarda di Finanza nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Roma per la fornitura di mascherine e camici destinati alla protezione civile del Lazio in cui si procede anche per traffico di influenze illecite. L’ indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, a capo del gruppo di pm che si sta occupando dei procedimenti riguardanti il contrasto ai reati legati all’emergenza coronavirus.

Secondo quanto si apprende l'ex commissario straordinario all'emergenza Domenico Arcuri è oggetto del traffico d'influenze e non indagato nella vicenda.

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