venerdì 7 novembre 2014

ADDIO CHEMIOTERAPIA: Il cancro si curerà con PLX472O. La scoperta italiana.

E’ la fine della chemioterapia. Scienziati italiani dell’istituto di Candiolo (TO) hanno scoperto il PLX472O, farmaco che attacca SOLO le cellule tumorali e non quelle sane come di solito fa la chemio, atta a colpire tutte le cellule dell’organismo senza fare una distinzione tra cellule malate e sane.

La ricerca sul cancro non si ferma mai. 
L’ultima scoperta è tutta made in Italy. Un team di scienziati italiani dell’Istituto di Candiolo, in provincia di Torino, ha scoperto un nuovo farmaco, il PLX472O, che potrebbe rivoluzionare le cure utilizzate contro il tumore.Coordinati da Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Genetica Molecolare, e Federico Bussolino, Direttore Scientifico della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, gli scienziati hanno sperimentato un farmaco in grado di attaccare direttamente le sole cellule tumorali, e di frenare la riproduzione di altre cellule malate. Una vera e propria innovazione nella cura del cancro, visto che attualmente i metodi chemioterapici utilizzati colpiscono tutte le cellule dell’organismo, anche sane, non solo quelle tumorali.

In particolare, lo studio pubblicato su Proceedings of National Academy (Pnas), e portato avanti dai ricercatori italiani, ha analizzato la mutazione di un gene, chiamato BRAF, responsabile della proliferazione incontrollata di alcuni tipi di cancro, esaminando inoltre i risultati di un farmaco il PLX472O, il cui uso è autorizzato negli Stati Uniti, ma non ancora in Europa. Il farmaco avrebbe la straordinaria capacità di colpire direttamente le sole cellule tumorali ed evitarne il riformarsi. Le sperimentazioni finora effettuate per la cura del melanoma hanno dato risultati soddisfacenti e la terapia a bersaglio molecolare, in futuro, potrebbe diventare la strada da percorrere nella lotta contro il cancro. «Si è accertato – spiegano Alberto Bardelli e Federico Bussolino – che il Plx472O non solo agisce sulla cellula tumorale bloccandone la crescita, ma ha anche un effetto inatteso sul sistema vascolare del tumore. Questo eccezionale farmaco – continuano i ricercatori – migliora la perfusione ematica del tumore e l’ossigenazione con due conseguenze: facilitare l’arrivo di altri farmaci al tumore, consentendo di ridurre le dosi di chemioterapici utilizzati nel trattamento, e migliorare l’ossigenazione del tessuto riducendo l’ipossia, appunto la mancanza di ossigeno, solitamente causa della maggiore aggressività della malattia e della comparsa di metastasi. Questa scoperta – sottolineano Bardelli e Bussolino – rivoluziona le prospettive delle attuali terapie antiangiogenetiche, utilizzate ampiamente nel trattamento di molti tumori solidi, dimostrando che è possibile intervenire sull’angiogenesi tumorale non solo inibendola, ma anche cambiando e migliorando le caratteristiche funzionali del sistema vascolare del tumore. Questa scoperta – concludono Bardelli e Bussolino – è un’ulteriore tappa nella lotta contro il cancro, che si sta globalizzando e allarga il fronte, avendo compreso la necessità di studiare e colpire le vie di comunicazione tra la cellula tumorale ed il microambiente che la circonda. Infatti, il destino di un tumore verso una veloce progressione, o nel permanere in uno stato di quiescenza, dipende sia dalle caratteristiche genetiche della cellula neoplastica sia dalle molecole e dei vasi sanguigni che circondano il tumore». Insomma intervenendo direttamente sulle cellule malate e bloccandone la riproduzione si riuscirebbero a stroncare velocemente i tumori. La speranza, come accade sempre a seguito di nuove scoperte in campo medico, è che i nuovi farmaci riescano ad essere utilizzati concretamente quanto prima e non rimanere solamente allo stato di ricerca.

Trattare per vincere: la svolta dei cinquestelle. - Luca De Carolis


IL MOVIMENTO CAMBIA E INCASSA: “HA PREVALSO IL NOSTRO METODO”. GRILLO: “ABBIAMO SBLOCCATO IL PARLAMENTO”. L’IRA DEL NCD.

Tutti a braccia alzate. 
Perfino Grillo, sempre contrario alle trattative: “Il M5S sblocca il Parlamento, il patto del Nazareno affonda”. 
Vietato e pure improprio parlare di asse con il Pd. 
Ma la novità politica è ugualmente rumorosa: i Cinque Stelle trattano (alla luce del sole), ricorrono perfino a un po’ di strategia parlamentare. 
E incassano, subito. 
Riescono a far eleggere al Csm il proprio nome, Alessio Zaccaria, votando in cambio per la Consulta Silvana Sciarra, candidata “renziana” eppure potabile per i loro criteri. 
Per di più fanno impazzire un pezzo di maggioranza, con il Nuovo Centrodestra che si sente scavalcato, relegato in un angolo. 
Si arriva alla scena madre, con il capogruppo di Ncd Nunzia De Girolamo che alla Camera affronta Maria Elena Boschi: “Mi devi spiegare se questa maggioranza esiste ancora o se ne state facendo un’altra coi 5Stelle...”. 
Uno sfogo davanti a testimoni (la responsabile Sud del Pd Stefania Covello) che è pure l’altra faccia di un successo del Movimento, il primo da tempo immemorabile. 
“Ha vinto il metodo a 5Stelle, dalla rete alle istituzioni” rivendicano i grillini. 
Ha vinto anche perché è passata la linea dei moderati e di tanti dissidenti: basta con l’arroccamento sui propri nomi e la chiusura ai partiti “impuri”.   
MARTEDÌ IN ASSEMBLEA CONGIUNTA i parlamentari hanno votato all’unanimità la Sciarra. 
Sul blog di Grillo, gli iscritti hanno confermato il sì a stragrande maggioranza (l’88 per cento dei votanti). 
E in aula ieri l’accordo ha retto. 
Una svolta. 
Perché i 5Stelle hanno sostenuto un candidato non loro. E perché hanno dimostrato di saper sfruttare le divisioni nella maggioranza. 
“Era ora” esulta Tancredi Turco, voce critica. 
“Sei mesi fa un candidato non nostro non sarebbe mai passato in assemblea” ammette fuori taccuino un parlamentare di peso. 
Qualcosa è cambiato. 
Tanti nel Movimento hanno capito (o accettato) che in Parlamento bisogna giocare anche di tattica, pena la condanna alla marginalità. 
E allora, cambio di passo. 
Non solo sulla Consulta. 
C’è chi ricorda la mozione di sfiducia ad Alfano presentata con Sel. 
Colpisce l’ira di Maurizio Sacconi (Ncd) di fronte al voto contrario di M5S e Pd agli emendamenti al testo sulla responsabilità civile dei magistrati, in Senato. “Un fatto che mette in discussione la maggioranza” tuonava ieri Sacconi: dimessosi per qualche ora da capogruppo, salvo poi fare marcia indietro dopo telefonata con Renzi. 
Quindi, la De Girolamo: infuriata perché una mozione unitaria sul Sud sarebbe stata riscritta da alcuni deputati M5S. Ma lo snodo rimane l’accordo su Corte costituzionale e Csm. 
Il tessitore per i 5Stelle è stato il deputato Danilo Toninelli. 
Sostiene: “Con il voto in congiunta abbiamo dato un segnale di compattezza e maturità politica, deciso con la massima condivisione”. Ergo, con il consenso di Casaleggio e Grillo. Rivendica: “Abbiamo costretto il Pd a seguire il nostro metodo, quello della trasparenza e del merito”. E la legge elettorale? Toninelli non chiude a nuovi incontri, dopo gli streaming finiti male: “Finora segnali non sono arrivati ma noi siamo qui: l’importante è seguire lo stesso metodo”. A margine, il senatore Vito Petrocelli: “Noi abbiamo fatto un passo in avanti, ma la novità principale arriva dal Pd: domenica il capogruppo Zanda mi ha ufficializzato il nome della Sciarra, non era mai successo. L’avessero fatto anche quando dovevamo eleggere il presidente della Repubblica...”. Un altro senatore, Maurizio Buccarella: “Noi votiamo sempre ciò che è meglio per il Paese. Ma oggi abbiamo dimostrato che non siamo solo quelli dei no”. 

Luca De Carolis FQ 7 novembre 2014

Cosa volete che vi spieghi? Lucrezia Ricchiuti



Cosa volete che vi spieghi? 

Che ho votato la fiducia e con essa un provvedimento che peggio di cosí non si può?
Che io e Mineo avevamo deciso di non votare ma che dopo pressioni e telefonate che ci invitavano a votare perché i numeri non c'erano e perché non ci potremmo permettere di far cadere il governo adesso, alla fine abbiamo deciso di votare?

Dico solo una cosa: così non possiamo continuare. Impedire ai parlamentari di discutere e poter migliorare provvedimenti sbagliati o clientelari come lo sblocca Italia, ci porterà solo nel burrone. Non è possibile andare avanti a colpi di fiducia: non va bene per l'opposizione ma neanche per la maggioranza.
Lucrezia Ricchiuti, senatrice PD.

giovedì 6 novembre 2014

Vittoria del m5s. - Giancarlo Cancelleri



Stampatelo e mettetelo dappertutto! 
Nei bar, nei panifici, dal parrucchiere, dal gommista, al cinema, a casa di lei, sotto il banco dello studente di fronte, nel portone del vostro comune, nel parabrezza di un'utilitaria, all'entrata di una villa qualsiasi, nei cessi della metro, accanto al manifesto dell'ypsigrock, dentro ogni bucalettere, sotto l'ombrellone, sopra il frigo, nella vostra bacheca... TUTTI DEVONO SAPERE cosa siamo riusciti a fare!

Vittoria storica del MoVimento 5 Stelle Sicilia!


https://www.facebook.com/cancellerigiancarlo/photos/a.266670593448319.60930.265320453583333/611521765629865/?type=1&theater

Parkinson, a Palermo il primo intervento di stimolazione elettrica da sveglio. - Barbara Giangravè



Dal reparto di Neurochirurgia del nosocomio del capoluogo arriva una buona notizia. È stata effettuata, infatti, su un paziente di 64 anni, da venti affetto dal morbo, un’operazione all’avanguardia. 


La norma, sebbene triste, è quella di affidarsi ai classici viaggi della speranza fuori dalla Sicilia. Stiamo parlando, ovviamente, di sanità. Eppure, dal reparto di Neurochirurgia del Policlinico di Palermo, arriva a sorpresa una buona notizia. È stato effettuato, infatti, su un paziente di 64 anni, da venti affetto da morbo di Parkinson, il primo intervento di stimolazione elettrica da sveglio, con l’ausilio del monitoraggio neurofisiologico.
A eseguire l’operazione l’equipe coordinata dal professore Domenico Gerardo Iacopino, con la neurochirurga Antonella Giugno, il neurologo Marco D’Amelio e gli anestesisti Filippo Giambartino Rino Patti.
“A essere sinceri – dichiara il professore Iacopino – si tratta di un intervento che era già stato effettuato in passato, ma che non si faceva più da anni per mancanza di tecnologia adeguata. I pazienti erano così costretti ad andare al Nord per farsi operare”. La stessa trafila che aveva dovuto subire l’uomo operato martedì al Policlinico, che era già stato sia a Milano che a Torino. Nonostante i farmaci che era costretto a prendere, infatti, non aveva una buona qualità di vita e aveva tentato di essere ricoverato sia nel capoluogo lombardo che in quello piemontese. In entrambi i casi, però, era stato rimandato a casa.
“Non so il perché di quei rifiuti – precisa Iacopino – Posso solo immaginare che l’alto costo dell’operazione sia una delle motivazioni che hanno spinto i colleghi a dire di no”.
Ma come si è volto, nello specifico, l’intervento qui a Palermo?
“Abbiamo impiantato nei nuclei subtalamici del paziente – spiega Iacopino - degli elettrodi collegati a una batteria, simile a un peacemaker che determina una stimolazione cerebrale. Per ottenere il miglior risultato possibile è stato necessario utilizzare la tecnologia complessa di cui è dotato il Policlinico, e cioè tac e risonanza magnetica di ultima generazione”.
La prima parte dell’intervento, cioè quella in cui si facevano scendere gli elettrodi nei bersagli cerebrali attraverso due piccoli fori del cranio, è stata eseguita in anestesia locale e, a ogni passaggio, i neurologi interloquivano continuamente con il paziente, monitorando le funzioni neurologiche oltre che i parametri neurofisiologici. Finita questa prima fase, il paziente è stato addormentato e si è proceduto all’impianto del neurostimolatore, che è stato poi collegato agli elettrodi precedentemente posizionati.

L’intervento non ha presentato alcuna complicanza e il, giorno seguente, un esame tac dell’encefalo ha confermato sia l’assenza di complicanze che il corretto posizionamento degli elettrodi. Il paziente sta bene e tra qualche giorno tornerà a casa, in provincia di Palermo.
http://www.loraquotidiano.it/2014/11/06/parkinson-a-palermo-il-primo-intervento-di-stimolazione-elettrica-da-sveglio_11444/


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Parkinson, “trapianto staminali crea collegamenti nervosi nei topi”- Davide Patitucci

Parkinson, “trapianto staminali crea collegamenti nervosi nei topi”

Lo studio è stato pubblicato su Cell Stem Cell. Gli scienziati hanno, dapprima, ottenuto neuroni che producono dopamina a partire da cellule staminali embrionali umane e hanno, con sorpresa, constatato che erano in grado di connettersi alle altre cellule nervose del tessuto ospite.

Arriva da due centri di ricerca europei sulle cellule staminali coordinati dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, dell’Università degli Studi di Milano, un’importante novità sperimentale che potrebbe aprire la strada all’applicazione clinica di queste versatili cellule nei pazienti malati di Parkinson

Lo studio, pubblicato su Cell Stem Cell, è stato condotto da Malin Parmar, dell’Università di Lund in Svezia, nell’ambito dei progetti di ricerca di medicina rigenerativa dei consorzi Europei NeuroStemcell eNeuroStemcellRepair.

“Lavoriamo in network, come se fossimo parte di un super laboratorio transnazionale capace di aumentare la competitività europea, e di vincere sfide di conoscenza e innovazione con gli altri continenti – spiega Elena Cattaneo -. L’Unione Europea ha cambiato il modo di fare ricerca nei nostri laboratori, abbattendo i confini tra le Nazioni, sollecitando sinergie e collaborazioni e promuovendo la mobilità dei giovani e lo scambio di materiali, cellule, idee, affinché siano verificabili da altri colleghi. 
Così, può capitare – aggiunge la studiosa milanese – che si preparino le cellule a Milano, poi si mettano in un incubatore portatile e si prenda, quindi, un aereo per trapiantarle in Inghilterra o in Svezia. In questo modo – sottolinea Cattaneo – si guadagna tempo e qualità. E, soprattutto, si creano nuove generazioni di scienziati, in cui ciascuno ha responsabilità verso il progetto comune”.

Diverse le tappe del nuovo studio. Gli scienziati hanno, dapprima, ottenuto neuroni che producono dopamina – gli stessi che vanno incontro a degenerazione nei malati di Parkinson - a partire da cellule staminali embrionali umane. Li hanno poi trapiantati in topolini di laboratorio. E hanno, con sorpresa, constatato che erano in grado di connettersi alle altre cellule nervose del tessuto ospite, attraverso un’estesa rete di ramificazioni che raggiungevano le aree cerebrali bersaglio. “Si tratta di un risultato che ha richiesto tanti anni di ricerca – spiega Malin Parmar, autrice dello studio -. Speriamo adesso di poterlo affinare ulteriormente, fino a riuscire a produrre le cellule nel rispetto dei parametri necessari per l’utilizzo clinico”.

Lo studio svedese potrebbe avere anche importanti ricadute nella comprensione di un’altra patologia neurodegenerativa che colpisce la coordinazione muscolare e porta a disturbi cognitivi, la malattia di Huntington, che il gruppo della Cattaneo presso l’Università di Milano studia da tempo. “I consorzi europei accelerano i percorsi di studio in tante direzioni – sottolinea la senatrice a vita -. Abbiamo potuto conoscere i risultati svedesi in anticipo, discuterli e integrarli nei nostri esperimenti. In questa prospettiva – conclude Cattaneo – la collaborazione europea emerge ancora una volta come qualcosa di enormemente prezioso”.

CUCCHI, TUTTI GLI INCREDIBILI ERRORI. - Giovanni Bianconi

Stefano

Domiciliari mancati e divieti alla famiglia. I militari dell’Arma scrissero che era nato in Albania ed era senza fissa dimora.

La sentenza di assoluzione è il nuovo anello della catena di eventi relativi alla morte di Stefano Cucchi, non ancora l’ultimo. Altri se ne aggiungeranno, con il ricorso in Cassazione e i nuovi sviluppi giudiziari. Per adesso la Corte d’assise d’appello ha ritenuto insufficienti le prove raccolte contro tre guardie carcerarie e tre infermieri (per la seconda volta) e sei medici (ribaltando il giudizio di primo grado), dopo un’indagine che forse poteva essere condotta diversamente e di un’impostazione dell’accusa cambiata più volte in corsa.


Tuttavia le cause della drammatica fine di quel giovane entrato vivo e uscito cadavere dalla prigione in cui era stato rinchiuso risalgono a comportamenti precedenti a quelli finiti sotto processo, responsabilità di strutture statali che non sono mai state giudicate. Fin dalla sera dell’arresto di Cucchi, 15 ottobre 2009. Lo sorpresero con qualche dose di erba e cocaina, lo accompagnarono in una caserma dei carabinieri e Stefano ha cominciato a morire lì, prima stazione di una via crucis dalla quale non s’è salvato.

Nel verbale d’arresto i militari dell’Arma scrissero che Cucchi era «nato in Albania il 24.10.1975, in Italia senza fissa dimora»; peccato che fosse nato a Roma in tutt’altra data, e che l’abitazione in cui risultava ufficialmente residente fosse appena stata perquisita, senza esito, alla presenza sua e dei genitori. Evidentemente il verbalizzante aveva utilizzato, sul computer, il modello riempito in precedenza con i dati di un albanese, senza preoccuparsi di modificarli: una sciatteria che ebbe conseguenze fin dalla mattina successiva, visto che il giudice che convalidò l’arresto negò i domiciliari per la «mancanza di una fissa dimora risultante con certezza dagli atti». Fosse tornato a casa, sia pure da detenuto, probabilmente Stefano sarebbe ancora vivo.

Incredibile, ma vero. Nello stesso provvedimento venne anche scritto che «il prevenuto, interpellato, dichiara di non voler dare notizia del suo avvenuto arresto ai propri familiari»; in realtà i genitori l’avevano visto quasi in diretta, perché dopo il fermo e la perquisizione i carabinieri gliel’avevano comunicato. E al papà che chiedeva se dovesse avvisare l’avvocato, risposero che non c’era bisogno, avevano già provveduto loro. La mattina dopo, però, Stefano non trovò in aula il difensore di fiducia che voleva, ma uno d’ufficio.

Quel giorno, nei sotterranei del tribunale, Cucchi è stato picchiato come risulta dalle stessa sentenza che, in primo grado, non era riuscita a individuare le prove per condannare i responsabili (in quella d’appello si vedrà, ma è verosimile che sia avvenuta la stessa cosa). La morte del trentenne però - che certamente aveva un fisico gracile ma sano, tanto che poche ore prima di finire in gattabuia era stato nella palestra che frequentava regolarmente - non dipende solo dalle botte. È dovuta al viavai tra il carcere di Regina Coeli (dove a un medico che aveva constatato i segni delle percosse disse che era caduto dalle scale, tipica giustificazione dei detenuti che non si fidano di denunciare gli aggressori) e l’ospedale dove si decise di non farlo restare per evitare i piantonamenti, fino al ricovero nel reparto penitenziario del Pertini: un pezzo di carcere trasferito dentro un policlinico.

Anche qui si sono susseguiti eventi che hanno contribuito alla tragica fine di Stefano: l’assurdo divieto per i genitori che non solo non poterono incontrarlo prima di ottenere il permesso del giudice - e siccome c’era di mezzo il fine settimana, il via libera arrivò solo il giorno della morte -, ma per loro era vietato anche ricevere informazioni sul suo stato di salute. Avevano avuto la comunicazione del ricovero, ma era impossibile conoscerne il motivo: una regola talmente incredibile che dopo la morte di Stefano fu cancellata dalla burocrazia penitenziaria.

In quei giorni di isolamento - con papà e mamma lasciati dietro una porta blindata, ai quali fu concesso solo di lasciare un cambio per il figlio, rimasto però integro perché nessuno si preoccupò di aiutarlo a cambiarsi visto che non si poteva muovere dal letto - Cucchi chiese inutilmente di parlare col suo avvocato o con un assistente del centro per tossicodipendenti che frequentava in passato. Richiesta che non è mai uscita dal chiuso dell’ospedale Pertini, nonostante fosse annotata sul diario clinico, visto che per quel motivo Stefano rifiutava il cibo e le cure. Con la calligrafia ormai malferma per lo stato di sofferenza in cui versava, aveva perfino scritto una lettera all’operatore sociale, per chiedergli aiuto: qualcuno la spedì dopo che era morto.

Per tutta questa incredibile catena di fatti e misfatti, e altri ancora, Stefano Cucchi «ha concluso la sua vita in modo disumano e degradante», come scrisse il magistrato Sebastiano Ardita, all’epoca funzionario dell’amministrazione carceraria, nella relazione ispettiva del dicembre 2009.

Cinque anni dopo quella fine è rimasta senza colpevoli, ma il problema non è certo - o non solo - l’ultima sentenza.


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14149

CINA E RUSSIA SPINGONO LA GERMANIA NELLA LORO ORBITA ECONOMICA. - Pepe Escobar

reutersmedia

Poi proviamo a immaginare una zona economica eurasiatica, che utilizzi le nuove rotte commercialila cosiddetta "Nuova Via della Seta":sarebbe irresistibile.
 
Economicamente la Cina è più importante per la Germania che per gli USA.
Pepe Escobar, il giornalista globe-trotter che cerca il pelo nell'uovo nella politica, in giro per il mondonon è un fan dell'impero globale degli Stati Unitiper usare un eufemismo.
In uno dei suoi ultimi articoli si è domandato se sia possibile lasciare gli Stati Uniti fuori dell'EurasiaLa risposta in poche parole è sì. Escobar quindi cerca di guardare oltre e pensare alla possibilità che la Germania possa unirsi a Mosca e Pechino:


Uno spettro aleggia e lascia intravedere un rapido invecchiamento del "Nuovo Secolo Americano": la possibilità di una futura alleanza commerciale strategica Pechino-Mosca-Berlino. Chiamiamola il BMB (B sta per Beijing). Questa possibilità è seriamente stata discussa ai massimi livelli di Pechino e Mosca,ed è stata vista con interesse a BerlinoNew Delhi e TeheranMa, per favore, non parliamone intorno al Beltway di Washington o alla sede NATO a Bruxelles... le placche tettoniche della geopolitica eurasiatica continuano a spostarsie non hanno nessuna intenzione di fermarsi solo perché le élite americane si rifiutano di accettare che il loro - storicamente breve - "momento unipolare" è in declino.
Come abbiamo già discusso   in precedenza, gli USA stanno cercando di "isolare"  Russia e Cina, per mezzo dell'Ucraina e del Giappone, per quanto sia possibile, in primo luogo, tenere isolate delle terre dalle proporzioni gigantesche come Cina e Russia. Forse avrebbe più senso dire che gli USA stanno cercando di isolare i loro rappresentanti in Europa e Giappone, mettendoli nella posizione di contrastare direttamente, loro stessi, rispettivamente da un lato la Russia e dall'altro la Cina.
Nel 2013 la leadership cinese ha presentato la sua visione del futuro, Sogno cinese. Per usare le loro stesse parole:
Il "sogno cinese", portato avanti dal Presidente cinese Xi Jinpingè costruire una società moderatamente prospera e realizzare un ringiovanimento della nazione ... Il sogno cinese vuole integrare le aspirazioni nazionali e quelle personalicon il duplice obiettivo di rigenerare l'orgoglio nazionale e di raggiungere il benessere personale. Ci vorrà una crescita economica sostenuta, una uguaglianza allargata e si dovranno diffondere maggiormente i valori culturali per bilanciare il materialismo.
Inoltre, il Presidente Xi Jinping ha proposto che possa essere parte del sogno anche:
Una futura rete della Nuova Via della seta organizzata dai cinesi che potrebbero creare un equivalente alla Trans-Asian Express per i commerci Eurasiatici. Così se Pechino, per esempio, dovesse sentire pressioni da Washington o da Tokyo sul fronte navale, sarebbe in condizione di anticipare le sue risposte su un duplice fronte commerciale capace di attraversare tutta la massa terrestre da un lato attraverso la Siberia e dall'altro attraverso gli "stan" dell'Asia centrale. 
In altre parole: lasciamo che gli Stati Uniti continuino a possedere gli oceaniin modo che possano usare la loro  marina-king-size per regolare il traffico delle balenementre la Cina continuerà a fare affari con la Russia e con l'Europa ... via terra. Gli USA non avrebbero più il controllo globale ma manterrebbero il loro potere talassocratico.
Sia la Cina che la Russia hanno perso il loro interesse per l'Occidente:
C'era una volta, non molto tempo fa, una leadership di Pechino che stava flirtando con l'idea di riscrivere le regole del gioco economico-geopolitico a fianco degli Stati Unitimentre la Mosca di Putin accennava alla possibilità che un giorno avrebbe potuto entrare nella NATO. Beh, non è più così. Oggila sola parte dell'Occidente a cui entrambi i paesi sono interessati è una Germania che, in un ipotetico futuro, non sia piùdominata dal potere americano e dalla volontà di Washington.
La Germania ha più di mezzo secolo di intensa cooperazione economica con la Russiaa cominciare dalla Ost-Politik di Willy Brandt (1969), seguita dalla Erdgasroehrengeschaeft (1970), continuata poi da  Helmut Schmidt. Nel Sud Globale, la Germania perciò è vista come il "sesto membro dei BRICS" perché l'industria tedesca resiste al trend attuale che vuole isolare la Germania dalla Russia, come vorrebbero gli USA. I politici tedeschi comunque restano attaccati alla posizione atlantista. La Cina si sta concentrando sullo sviluppo nazionale e non ha ancora nessuna agenda globaleo almeno così sembra. Hanno un esercito che sta crescendoma non è arrivato a livelli da poter provocare gli USA:

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Invece la Cina si sta allontanando dal mare e si sta concentrando sullo sviluppo eurasiatico:
Nel frattempo, mentre la US Navy sta controllando tutte le rotte marittime a livello mondiale guardando al futuro, dall'altra parte si sta pianificando la nuova Via della Seta che attraversa l'Eurasia e si sta procedendo a ritmo sostenuto. Il risultato finale potrebbe rivelarsi un trionfo di infrastrutture-e-di-strade integrate, di treni ad alta velocità, di oleodotti e porti-che collegheranno la Cina all'Europa occidentale e al Mar Mediterraneol'antico Mare Nostrum imperiale dei Romaniin ogni modo immaginabile.
Altro percorso pianificato: da Xian, in Asia centrale, per  l'Iran, l'Iraq e l'Anatolia turca, fino a VeneziaLa Cina pianifica strade, ferrovie ad alta velocità,gasdotti e reti in fibra ottica per collegare il paese con il resto dell'EurasiaUmruqi  (3m), nel deserto del nord-ovest della Cina sta per diventare un hub pertutto il sistema.

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Nel 2018, la Cina potrebbe benissimo essere diventata il primo partner commerciale della Germania.
Oggi l'Europa è lacerata dal problema dell'Ucraina.  Italia e Ungheria sono a favore,  Regno UnitoSvezia, Polonia, Paesi Baltici e Romania sono anti-russela Germania sta in mezzo.
Escobar pensa che entro il 2025, il  BMB potrebbe essere già una realtà.

Riferimenti e Note:
- [thenation.com] – Can China and Russia Squeeze Washington Out of Eurasia? [mirror]
- [thediplomat.com] – China’s ‘New Silk Road’ Vision Revealed
- [china.org.cn] – China-Europe railway now operational (Sep 3, 2012)

La ferrovia internazionale, lunga 11.179 chilometri, Yuxinou (Chongqing-Xinjiang-Europe) definita come la "Moderna Via della Seta"è stata ufficialmentemessa in funzione il 31 agosto scorso e partendo da Chongqingattraversa il passo di Alataw al confine della Cina con il Kazakistane poi viaggia attraverso RussiaBielorussia e  Polonia prima di arrivare a Duisburg, in Germania ... Con la nuova ferroviaci vogliono solo 16 giorni, in media, per trasportare merci dalla Cina al centro dell'Europa, 20 giorni meno del trasporto via mare dalle zone orientali della Cina.

 http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14150