lunedì 15 marzo 2021

Italia divisa. Quelli che “la mascherina no” e i “fessi” che rispettano sempre le regole. - Nando dalla Chiesa

Leggete ed esercitate la memoria, per favore: “Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi… i quali, essendo forestieri o del paese, non hanno esercizio alcuno, od avendolo, non lo fanno… […] A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a’renitenti, e dà a tutti gli ufiziali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà, per l’esecuzione del- l’ordine”. Ricordate? Sono le celeberrime grida manzoniane. Così inizia infatti il bando dell’otto aprile dell’anno 1583, firmato dall’“Illustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d’Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese d’Avola, ecc. ecc.”. Così inutile nella sua terribilità da dovere essere nuovamente (e altrettanto inutilmente) emesso quattro giorni dopo.

Ecco, mi sono venute in mente codeste grida osservando quel che succede nel quartiere milanese in cui mi è concesso dalle grida contemporanee di camminare e sfiorare con lo sguardo miei simili dalle mascherine alzate fino alle pupille. Già, perché questo lockdown lungo un anno mi sta rendendo un po’ strano. Mi trovo spesso a riflettere sulle disuguaglianze delle famose “opportunità di vita” con cui dobbiamo fare i conti. Che non dipendono più dai nostri talenti e dai nostri meriti (o dai nostri privilegi per nascita) ma dalla nostra braveria Ti farebbe piacere partecipare a un piccolo assembramento, vedere cinque minuti in faccia i tuoi amici, colleghi e allievi? Ti piacerebbe camminare senza museruola, respirando ossigeno nel parco? Ti farebbe piacere una sera al ristorante o prendere un aperitivo stando in piedi fuori dal bar o dall’ostello preferito, o guardando l’amatissimo cortile dell’università in cui insegni? Oh sì, e quanto! Ma ci sono le grida. E io non ho dentro di me la braveria necessaria per fottermene.

Così la mia vita è diversa, ha meno opportunità di altre. Ed è così da un anno perché da un anno ci sono i contagi. E i contagi ci sono, pare, perché si sta senza mascherina, perché ci si accalca, perché si ride e si grida stando a mezzo metro di distanza. Per carità, se non è vero mi rimangio tutto. Ma se è vero, se quelli che ci hanno martellato dalle tivù non sono dei cialtroni, vuol dire che coloro che si assembrano e ridono e brindano tutti i giorni, tutti i tardi pomeriggi, producono contagio. E contagiando – loro che stanno lì fuori – costringeranno me a stare in casa ancora a lungo. Perché arriverà la quarta ondata e poi le mutazioni di questa peste che sempre più (l’ho detto che mi sto facendo strano…) io penso sia nata – come era stato annunciato prima che ci piombasse addosso – in qualche stramaledetto laboratorio orientale.

Ormai vedo i nuovi bravi milanesi come gli evasori che non pagando le tasse mi costringono a pagare di più. La signora che si fa tutto parco Ravizza senza mascherina, non con la mascherina abbassata, dico, ma proprio arrivando e andandosene tracotante a faccia tutta nuda. Le coppie che camminano senza dare mostra di avere una mascherina in tasca. La ragazza che sta al telefono e urla senza museruola né per sé né per il suo cane. I gruppi di cinquanta, sessanta, sbevazzanti davanti ai bar, da via Ripamonti alla Bocconi, senza che nessuno intervenga, per carità, nemmeno a chiamata, le chiamate vere o finte per cui si interviene sono altre.

Poi scopri che la zona in cui vivi è una delle tre a più alto indice di contagio a Milano. E allora te la prendi anche con le grida, con gli araldi e con la gendarmeria. Con chi protegge la braveria e farà recitare nuove grida. Mentre i timorati di Dio e delle leggi attendono i vaccini. Intanto la cerimonia di 40 persone con mascherine per ricordare le vittime innocenti di mafia non si può fare. Logico, siamo al rosso. Ma che senso ha?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/15/italia-divisa-quelli-che-la-mascherina-no-e-i-fessi-che-rispettano-sempre-le-regole/6133300/

domenica 14 marzo 2021

Recovery plan, le 500 pagine che Conte ha lasciato a Draghi. - Salvatore Cannavò

 

Quando il governo Conte ha iniziato a preparare le schede, in inglese, del Recovery plan da inviare alla Commissione europea non pensava che se ne sarebbe appropriato un nuovo governo. Ma a leggere la maggior parte dei quotidiani sembra che gli autori di queste schede, allegate al Piano nazionale di ricostruzione e resilienza, siano Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco. Le schede formano un documento molto corposo, di 487 pagine, appena consegnato al Parlamento, la cui lettura dimostra che il Pnrr non era quel documento sciatto e trasandato presentato dal coro di sostegno ai vari Renzi e Calenda.

Contiene, invece, nel dettaglio, piani di riforma – a cominciare da Giustizia e Pubblica amministrazione – scadenze ben precise, “timeline” e “milestone” per ognuna delle 48 Linee di intervento previste dal piano. Insomma, tutto tranne che un piano raffazzonato.

“Forse abbiamo commesso un errore di comunicazione”, si ammette a mezza voce in ambienti del precedente governo, forse si è trattato solo di scrupolo tecnico-professionale di chi, mentre selezionava i progetti del Pnrr preparava le “schede” che sarebbero, e saranno, utili ai fini della valutazione della Commissione europea. Per questo direttamente in inglese.

Piani energetici. Come, ad esempio, ha messo in evidenza il Sole 24 Ore, la misura dell’efficientamento energetico viene chiaramente spiegata con il prolungamento del Superbonus al 110% fino alla fine del 2023 e nella timeline si specifica molto dettagliatamente che “il tempo di implementazione dovrebbe essere nel quarto trimestre del 2023, Nello specifico, la misura si applica alle spese sostenute fino al 30 giugno 2022 e fino al 31 dicembre 2022 per gli Iacp. Può essere richiesto ulteriori sei mesi nei casi di lavori eseguiti da condomini e Iacp quando almeno il 60% dei lavori è stato eseguito prima della data di scadenza del provvedimento”. La citazione così dettagliata serve a comprendere che tipo di lavoro era stato fatto.

Missione digitale. Ma è così per quasi tutti i progetti (in alcuni casi le schede sono in bianco quanto a calcoli finanziari o scadenze da rispettare). Per la “Missione digitale” si specificano le spese per gli 8 miliardi per il turismo (voce aggiunta per far contenta Italia viva), oppure si dà conto delle imprese (60 mila l’anno) che entro il 2026 potrebbero acquistare beni strumentali digitali. Si specifica il progetto PagoPa, l’obiettivo di espandere l’accesso tramite Spid all’amministrazione pubblica e la Carta di identità elettronica.

Impatto green. Oltre all’efficienza energetica, nel comparto “green” si spiega nel dettaglio cosa si farà per l’agricoltura sostenibile con il numero, anno per anno, dei contratti di filiera da sottoscrivere nell’ambito della strategia europea Farm to fork e il termine esatto in cui il programma sarà realizzato. Nel caso dell’Alta velocità si dettagliano i nove progetti prioritari (Napoli-Bari, Palermo-Catania, Salerno-Reggio Calabria, Brescia-Verona-Vicenza, Terzo valico, Verona-Brennero, Roma-Pescara, Orte-Falconara, Taranto-Potenza-Battipaglia) con proiezione della spesa nell’arco degli anni. Vengono indicate le riforme da fare, le scadenze e gli impatti ecologici: “In particolare, gli investimenti relativi alla rete ferroviaria Alta velocità e al rafforzamento dei nodi metropolitani e dei principali collegamenti nazionali ha un impatto verde (clima) del 100%, mentre i restanti investimenti ferroviari hanno un impatto verde (clima) pari al 40%”.

Lavoro e Salute. Sulle politiche attive si specifica che lo stanziamento di 3,5 miliardi per attivare il piano Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) e l’assegno di ricollocazione prevede di coprire circa 500 mila lavoratori all’anno. Nel comparto Salute si dettaglia l’intervento di “telemedicina” specificando che ci saranno 575 “centrali di coordinamento”, oltre 50 medici con kit adeguati per assistere poco meno di 300 mila pazienti entro il 2026. Per quanto riguarda l’assistenza di prossimità si punta a realizzare 2.564 “case di comunità” in cui far lavorare medici e infermieri per assistere circa 8 milioni di pazienti “cronici mono-patologici” e 5 milioni con più patologie.

Sono solo accenni di un documento molto rilevante e impossibile da riassumere in uno spazio limitato. Il governo Draghi si trova quindi con una certa dose di lavoro avviato, ora spetta al Parlamento leggere tutti i documenti e fare le sue proposte, e al Mef, dove tutto è incardinato, redigere il piano finale. Ci saranno modifiche, ovviamente, alcuni capitoli saranno riscritti, ma dire come viene fatto costantemente, che solo i “migliori” sono in grado di scrivere un piano per l’Europa significa offendere l’intelligenza di molti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/14/recovery-plan-le-500-pagine-che-conte-ha-lasciato-a-draghi/6132578/

sabato 13 marzo 2021

Conte dimettiti! Conte vergogna! Ah no, c’è Mario. - Antonio Padellaro

 

Basta con la vergognosa dittatura sanitaria. Basta con la galera del lockdown che ha trasformato la democrazia in un gulag. Basta con i Dpcm illegali, anticostituzionali, e forse anche fascisti. Basta con la buffonata delle regioni rosse, arancioni e gialle. Basta con lo stato di polizia. Basta con la didattica a distanza che sottrae l’avvenire ai nostri giovani. Basta con le lezioni online quando gran parte delle famiglie italiane non possiede un computer. Basta con le umilianti autocertificazioni da esibire anche per andare a prendere il latte. Basta con i bar e i ristoranti chiusi. Basta con l’asporto. Basta con i giri del palazzo con la scusa che il cane deve pisciare. Basta con le palestre chiuse e i parrucchieri pure. Basta con il grido di dolore degli albergatori con gli hotel sprangati. Basta con i ristori che ritardano sempre e che non bastano neppure per un caffè, anche perché i bar sono chiusi. Basta con i vaccini insufficienti. Basta con gli Arcuri, vogliamo i colonnelli. Basta con il governo degli incompetenti e degli incapaci. Basta con il governo Conte. Basta con Giuseppi. Basta con il favore delle tenebre. (Come il signor Antonio, il compagno del Pci di Avanzi che nel 1993 si risvegliava dopo vent’anni dal coma, pensando che tutto fosse come prima, il nostro signor Antonio, più fortunato, ha ripreso conoscenza dopo averla persa esattamente un mese fa. Ha pure ripreso la contestazione dove l’aveva lasciata. Si cerca quindi di aggiornarlo sugli ultimi accadimenti).

Guardi che il governo Conte non c’è più. Come da lei auspicato Giuseppi è stato mandato a casa. Lo ha sostituito il governo dei migliori guidato da Mario Draghi. Come mai l’opposizione non scende in piazza a protestare? Perché Salvini e Berlusconi sono al governo. Sì, con il Pd e i 5Stelle. Oddio, il signor Antonio ha un altro mancamento, proviamo a rianimarlo con qualche bella notizia. Alla logistica c’è un generale. La campagna di vaccinazione procede come prima ma con grande entusiasmo, e il problemino con AstraZeneca è roba da nulla. La Juve è stata di nuovo eliminata dalla Champions. A Sanremo hanno vinto i Maneskin con Zitti e buoni. No, non è il nuovo inno nazionale. E poi ci sono ancora i Pooh. I Puuuh.

ttps://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/13/conte-dimettiti-conte-vergogna-ah-no-ce-mario/6131842/

Maggioranze linguistiche. - Marco Travaglio

 

Sono combattuto. Leggo il tweet di Selvaggia Lucarelli: “Non chiedo il vaccino, però questa cosa che i giornalisti siano nella lista delle categorie non utili a detta degli stessi giornalisti mi dispiace. In questo anno di paura, siamo stati noi a raccontare alla gente cosa succedeva, a denunciare, siamo stati non utili. Necessari”. E mi sembra di essere d’accordo. Poi arrivano vari “colleghi” a insultarla e, visti i nomi (c’è persino il mèchato), do ragione a loro: a esser generosi, sono inutili. Compulso con la consueta avidità i miei svaghi preferiti, Libero e il Foglio, e scopro che: secondo Brunella Bolloli, Selvaggia “vuole farsi inoculare” (battutona); secondo Salvatore Merlo, “richiede per sé il vaccino” e, in quanto giurata di Ballando con le stelle, è una “paragiornalista” (come dimostra la sua fotografia in décolleté sul sito del Foglio) e, con simpatico giro di parole, pure una “cretina”. Ricontrollo il suo tweet, ma niente, ha scritto proprio così: “Non chiedo il vaccino”. Quindi mi spiace, ma Selvaggia ha torto: i giornalisti, almeno quei due, non sono inutili, ma dannosi perché non solo non sanno scrivere, ma neppure leggere.

Poi però ci ripenso: della Bolloli non so, ma del Merlo minor (il maior è lo zio Francesco, che lecca abitualmente su Rep) non posso proprio fare a meno. Nelle giornate uggiose, essendo meteopatico, vado a rileggermi le sue interviste bocca-a-bocca con Montezemolo e Malagò. Del primo esaltò rapito il “largo sorriso malizioso”, “l’occhio liquido”, “la capigliatura da insidiatore di femmine”, il “leggero profumo maschio al limone” (l’aveva pure annusato, in ossequio al giornalismo watchdog all’anglosassone), “le dita delle mani sottili, delicate e nervose” (nessuna notizia di quelle dei piedi) che “fanno pensare al poker, alla roulette, a sapienti contatti con porcellane, pergamene, morbide automobili” (la Ferrari Peluche, cose così). Di Malagò lo arraparono “la struttura atletica di 55enne ben conservato” (tipo il latte pastorizzato) e “l’intelaiatura dei tendini e dei muscoli” (lì, oltre all’olfatto, aveva attivato anche il tatto). Solo una volta s’imbatté in una notizia: “L’email che dimostra il controllo di Casaleggio sulle vite dei grillini”, il “Watergate grillino”, “Casaleggio spione”. Ma niente paura: era falsa (Casaleggio non era mai entrato in una casella postale che non fosse la sua). Infatti il Merlo minor non ci riprovò mai più e tornò alla postura precedente. L’altro giorno ha gettato la lingua oltre l’ostacolo per inumidire l’incolpevole SuperMario: “La parola è d’argento, il silenzio è Draghi”. Ma la faccia resta di bronzo. Quindi no, cara Selvaggia, hai torto marcio. I giornalisti non si dividono soltanto fra necessari e superflui. C’è pure chi unisce l’inutile al vomitevole.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/13/maggioranze-linguistiche/6131794/

Pasqua, il decreto: zona rossa in tutta Italia. Le regole per visite ai parenti, seconde case, spostamenti. - Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

 

Le regole per la zona rossa a Pasqua nel Dl Pasqua, valide nei giorni 3, 4 e 5 aprile.

Il decreto approvato venerdì prevede misure specifiche per limitare spostamenti e contatti durante le festività pasquali. Il provvedimento infatti scade il 6 aprile, il martedì dopo la Pasqua. In particolare «nei giorni 3, 4 e 5 aprile 2021 (sabato, domenica e lunedì di Pasqua) sull’intero territorio nazionale, a eccezione delle Regioni in cui i territori si collocano in zona bianca, si applicano le misure stabilite per la zona rossa». Rimarranno chiusi bar e ristoranti: saranno possibili solo consegne a domicilio e asporto

Visite permesse ma solo una al giorno

Sabato 3 aprile, il giorno di Pasqua e il lunedì di Pasquetta l’Italia sarà in zona rossa, tranne le regioni «bianche» come la Sardegna. Dal 3 al 5 aprile ci si potrà spostare all’interno della propria regione una sola volta al giorno per raggiungere una sola abitazione di amici o parenti, fuori dagli orari di coprifuoco (dalle 22 alle 5). La deroga consente di muoversi in due, con figli minori di 14 anni.

Con gli ospiti mascherine anche a casa.

Le regole base per contenere il Covid-19 non cambiano. Bisogna continuare a indossare la mascherina all’aperto e al chiuso ed è consigliato portarla anche nella propria abitazione quando si ricevono persone non conviventi. Gli scienziati raccomandano di non ospitare più di due persone e di non abbassare la guardia quando si vedono parenti e amici.

Sì alla messa nella chiesa vicino casa.

Anche in zona rossa sarà possibile partecipare alla messa di Pasqua, purché nella chiesa vicino a casa. In base all’ultimo Dpcm «l’accesso individuale ai luoghi di culto si deve svolgere in modo da evitare assembramenti». La distanza minima di sicurezza, utile a individuare la capienza della chiesa, deve essere «pari ad almeno un metro laterale e frontale». Obbligatorio l’uso della mascherina.

Spostamenti: alt al turismo e paletti per l’estero.

Anche durante le festività pasquali sarà vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori in zona rossa. E poiché tutto il Paese, tranne le regioni in bianco, sarà sottoposto alle restrizioni più rigide, gli italiani dovranno rinunciare ai viaggi per turismo. Le partenze da e per l’estero restano regolate dal Dpcm del 2 marzo, che rimanda all’elenco dei paesi per cui sono previste limitazioni.

Ristoranti per consegne e asporto.

La tradizione dei pranzi pasquali quest’anno non potrà essere rispettata.Anche dal 3 al 5 aprile, Pasqua e Pasquetta comprese, non sarà possibile pranzare al ristorante, tranne che nelle regioni bianche. I pubblici esercizi resteranno aperti, ma solo per asporto e consegne a casa. Consumare nei pressi dei locali resta vietato, come stabilito dal Dpcm firmato da Draghi il 2 marzo.

Niente picnic, le uscite sono limitate.

Il nuovo decreto stabilisce che nei giorni delle festività pasquali — il 3, il 4 e il 5 aprile — l’intero territorio nazionale sia in zona rossa, tranne le regioni bianche: si può uscire di casa solo nei casi di necessità, nei quali di certo non rientra il tradizionale picnic di Pasquetta. Unica possibilità, andare da amici o parenti (ma solo in due persone) o recarsi nelle seconde case con giardino.

https://www.corriere.it/cronache/21_marzo_13/pasqua-decreto-zona-rossa-visite-parenti-seconde-case-spostamenti-24bf7822-837f-11eb-98e0-a911bb2fb5b0.shtml

venerdì 12 marzo 2021

“Fate presto!”, ma ora non più I Ristori spariti pure dai media. - Giacomo Salvini

 

Adesso si può - Gli aiuti slittano di nuovo, ma gli allarmi svaniscono. Appelli, ristoratori disperati e rivolte su stampa e tv sono solo un ricordo.

I collegamenti strappalacrime di Barbara D’Urso con i ristoratori “senza aiuti”, “lasciati soli” e con “solo le mance per pagare le bollette” da Milano a Palermo, da Bari a Trento, sono improvvisamente spariti. La marcetta su Roma dello chef stellato Gianfranco Vissani con ristoratori al seguito per protestare contro il governo Conte che sta “uccidendo i ristoratori” e le sue “mancette” è solo un lontano ricordo. Per non parlare dei giornali che, durante la crisi aperta da Matteo Renzi, prendevano in prestito l’allarme del Mattino del 1980 durante il terremoto dell’Irpinia per chiedere alla politica di “fare presto” e approvare subito il decreto Ristori 5 per aiutare le attività – dai ristoranti ai bar agli impianti sciistici – che avevano dovuto chiudere a gennaio. Adesso però tutti gli allarmi, gli sos e le manifestazioni dei ristoratori (con tanto di assembramenti in piazza Montecitorio con l’hashtag #ioapro sostenuto da Matteo Salvini) sono scomparsi dai giornali e dalle televisioni. Ora non c’è più il governo Conte ma, da quattro settimane, a Palazzo Chigi siedono “i migliori” di Mario Draghi. E quindi l’urgenza per approvare il decreto, ribattezzato “Sostegno”, da 32 miliardi, tutto d’un colpo non c’è più: il provvedimento è slittato di un’altra settimana mentre i tecnici del Tesoro stanno ancora cercando una quadra su fisco, sanità, vaccini e lavoro. I ristori alle attività valgono circa 5 miliardi ma non arriveranno subito: gli imprenditori dovranno aspettare almeno un mese. E allora è utile ricordare tutti coloro che fino a poche settimane fa attaccavano il governo per aver “lasciato soli” i lavoratori e oggi, invece, tacciono.

Il primo a lanciare l’allarme a inizio gennaio era stato proprio Matteo Renzi che dopo aver fatto dimettere le due ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti dal governo Conte, aveva dichiarato: “Votiamo subito lo scostamento di Bilancio e il decreto Ristori” (17 gennaio). Lo scostamento da 32 miliardi era stato approvato il 20 gennaio dal Senato ma del decreto Ristori non s’è più saputo niente. Stesse parole, a metà gennaio, della ormai ex ministra Teresa Bellanova: “Approviamo subito Ristori e Recovery”. Niente di fatto ancora: un governo dimissionario non poteva certo approvare un decreto politicamente così importante come quello degli aiuti alle attività economiche rimaste chiuse. Per non parlare di Salvini e della Lega che dall’opposizione bombardavano tutti i giorni i giallorosa per il mancato arrivo degli aiuti: “Conte, sui ristori non prendere per i fondelli gli italiani” diceva in un video su Facebook il leader del Carroccio dopo aver ascoltato le comunicazioni dell’ex premier alla Camera in piena crisi di governo. E ancora “rimborsi siano certi” (16 gennaio) e “subito rimborsi proporzionati alle perdite subite” (18 gennaio). Anche Silvio Berlusconi l’11 gennaio sul Giornale chiedeva al governo di “fare presto”: “Mentre ci sono vergognosi giochi di palazzo, il Paese è bloccato”. La prima grana del governo Draghi, sostenuto anche da Lega e Forza Italia, è stata proprio la mancata riapertura degli impianti sciistici prevista per il 15 febbraio e poi rimandata a data da destinarsi. Dopo quella decisione, la Lega era tornata a bomba: “Subito i ristori” chiedevano in coro i ministri del Carroccio, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. Il 22 febbraio, poi, Salvini non poteva mancare alla manifestazione #Ioapro dei ristoratori in protesta con la decisione di non riaprire i locali anche la sera e il giorno dopo andava dicendo: “Ristori subito e accelerazione sul piano vaccinale”. Niente da fare.

Anche i giornali per mesi hanno usato fiumi di inchiostro sul blocco dei Ristori mentre oggi che il governo Draghi sta ritardando nell’approvare il decreto, il tema è scomparso. Basta recuperare i giornali di un mese e mezzo fa: “Le chiusure accelerano ma i ristori frenano” (Sole 24 Ore, 9.1), “Ristori e fondi Ue al palo. Mancano i soldi per ripartire e i pochi rimasti li butta Conte” (Libero, 20.1), “Ristori, Recovery, sfratti. Dieci giorni di stallo e il Paese resta al buio” (Il Giornale, 24.1), “Ristori a rischio per la crisi” (Il Messaggero, 25.1), “Fate presto. Dal Recovery Plan ai ristori l’agenda economica è appesa alla crisi” (Linkiesta, 27.1), “L’Italia non ce la fa più. L’urlo delle imprese: ‘fate presto!’ (La Stampa, 28.1). Oggi Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe, attacca: “Tra crisi di governo e ritardi sul decreto si sono buttati due mesi – dice al Fatto – è così che si rompe il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/11/fate-presto-ma-ora-non-piu-i-ristori-spariti-pure-dai-media/6129509/

Covid, via libera dell’Ema al vaccino monodose della Janssen (Johnson&Johnson). Ecco cosa significa per l’Ue e cosa per l’Italia.

 

Una notizia che per l'Unione europea, salvo nuovi casi di taglio di dosi, significa 200 milioni di dosi di cui 27 per l'Italia. Ora l'Agenzia europea del farmaco dovrà esaminare i composti di Novavax e Curevac. Avviata la rolling review di Sputnik V.

Monodose, a vettore virale, con conservazione fino a 2 anni a -20 gradi e per 3 mesi da 2 a 8 gradi per 3 mesi. Il vaccino della Janssen, divisione farmaceutica della Johnson&Johnson, entra a far parte del club dei vaccini approvati dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) dopo Pfizer e Moderna (Rna messaggero ed efficacia oltre il 90%) e Astrazeneca (a vettore virale e ora raccomandato anche gli over 65). Una notizia che per l’Unione europea, salvo nuovi casi di taglio di dosi, significa 200 milioni di dosi di cui 27 per l’Italia. L’Ema ha raccomandato l’autorizzazione condizionata al commercio in Ue per persone dai 18 anni d’età in su. Il disco verde arriva sulla base della valutazione degli esperti del comitato Chmp dell’Ema, che ha concluso che i dati del prodotto “sono solidi e rispondono ai criteri di efficacia, sicurezza e qualità”. “Le autorità di tutta l’Unione europea avranno un’altra opzione per combattere la pandemia e proteggere la vita e la salute dei loro cittadini- dice Emer Cooke, direttrice esecutiva dell’Ema – questo è il primo vaccino che può essere usato in dose singola”. E la Commissione europea ha dato l’autorizzazione per il mercato al vaccino come scrive la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, su Twitter.

I dati di efficacia del vaccino: “100% dei casi ha evitato la morte” – I dati, pubblicati a fine gennaio, mostrano che il siero ha un’efficacia del 66% nel prevenire la malattia, nell’85% dei casi previene le forme più gravi di Covid che richiedono ricovero in ospedale mentre nel 100% dei casi evita la morte. Dal settimo giorno comincia la protezione degli anticorpi. Al 28esimo giorno è dell’85%. Il vaccino è stato testato in Sudafrica e Brasile. I dati di massima sicurezza ed efficacia si basano su 43.783 partecipanti che hanno portato a 468 casi sintomatici. Il composto ha funzionato meglio negli Stati Uniti, con un’efficacia del 72% contro il Covid da moderato a grave, rispetto al 57% in Sudafrica, contro la variante del virus più contagiosa. Il 41% dei partecipanti allo studio presentava comorbidità associate a un aumentato rischio di progressione della malattia grave come obesità, diabete di tipo 2, ipertensione, HIV e nello studio erano presenti anche altri partecipanti immunocompromessi.

L’allarme sui problemi di approvvigionamento – Due giorni fa una indiscrezione ha gelato l’attesa per il vaccino. Per il possibile rischio che le dosi di vaccino concordate possano essere tagliate. J&J ha comunicato all’Unione Europea di avere problemi di approvvigionamento che potrebbero complicare i piani per fornire 55 milioni di dosi del suo vaccino nel secondo trimestre dell’anno. J&J ha anche affermato di essere al lavoro “per accelerare tutte le fasi del processo di produzione dei vaccini e per attivare i nostri siti di produzione non appena lo consentano le approvazioni delle autorità sanitarie”. Gli attuali piani di produzione, fa sapere il colosso farmaceutico, “ci consentono di raggiungere un tasso di un miliardo di dosi all’anno entro la fine del 2021”. Ma la stessa multinazionale a fine gennaio con la presentazione dei dati aveva assicurato “che la tempistica di produzione prevista per la Società consentirà di rispettare i suoi impegni di fornitura per il 2021, compresi quelli firmati con i governi e le organizzazioni globali“. Senza dimenticare che il colosso farmaceutico Sanofi ha firmato un accordo con Janssen per produrre 12 milioni di dosi a partire dal terzo trimestre.

Gli altri vaccini in lista per l’approvazione – Approvato Janssen gli esperti dell’Ema hanno già in lista due altri candidati vaccini. Quello della società di biotecnologie Novavax (Usa) sviluppato con la tecnica delle proteine ricombinanti. La società 0ha dichiarato che NVX-CoV2373 con un’efficacia vaccinale dell’89,3%, nella sperimentazione clinica di fase 3 condotta nel Regno Unito. Lo studio ha valutato l’efficacia durante un periodo ad alta trasmissione e con il nuovo ceppo della variante di Sars Cov 2 che tanti contagi sta provocando. Novavax ha anche annunciato i risultati positivi del suo studio di fase 2b condotto in Sudafrica. “NVX-CoV2373 è il primo vaccino a dimostrare non solo un’elevata efficacia clinica contro Covid 19, ma anche una significativa efficacia clinica contro entrambi le varianti inglese e sudafricana”, ha detto qualche settimana fa Stanley C. Erck, presidente e amministratore delegato.

Il vaccino è stato sviluppato con la tecnica delle proteine ricombinati: contiene una proteina spike di prefusione a tutta lunghezza realizzata utilizzando la tecnologia delle nanoparticelle ricombinanti e un adiuvante. “La proteina purificata è codificata dalla sequenza genetica della proteina spike (S) Sars Cov 2 ed è prodotta nelle cellule degli insetti. Non può causare Covid né replicarsi, è stabile a una temperatura compresa tra 2 ° C e 8 ° C e viene spedito in una formulazione liquida pronta per l’uso che consente la distribuzione utilizzando i canali della catena di approvvigionamento dei vaccini esistenti”. L’Europa è in trattativa per firmare un contratto con l’azienda che ha avviato un trial di fase 3 del suo vaccino in Usa e Messico con 30mila volontari. Solo quando sarà siglato il contratto sarà possibile sapere il numero di dosi destinate all’Italia.

C’è un altro vaccino made in Germany in pole per l’approvazione quello della Curevac. La Germania è entrata con 300 milioni di euro nella partecipazione dell’azienda con sede a Tubinga, e l’Unione europea ha chiuso un contratto (l’unico insieme a quello di Astrazeneca parzialmente consultabile dagli europarlamentari) per 405 milioni di dosi. L’azienda di biotecnologie tedesca sostiene che il suo vaccino è stabile a una temperatura di 5 gradi centigradi per almeno tre mesi. Lo studio di fase 2b/3 è partito a metà dicembre con più di 35mila partecipanti in Europa e America Latina. Il 1 febbraio fa è arrivata la notizia che il colosso farmaceutico Bayer e Curevac hanno stretto un’alleanza perché la prima supporti la seconda per ottenere l’approvazione, per elaborare gli studi necessari a questo scopo e per la catena di distribuzione. Una volta completato lo studio di fase 3, le due aziende dovranno chiedere l’autorizzazione e l’Ema valutarla.

L’autorizzazione, se non ci dovessero essere intoppi, potrebbe arrivare a giugno secondo l’amministratore delegato Franz-Wener Haas in audizione insieme agli altri ceo all’Europarlamento. Anche l’ad di Bayer Werner Baumann ha assicurato che “i preparativi sono in corso a Wuppertal e in tutta la nostra rete di produzione globale in modo da poter contribuire alla produzione del vaccino, il più presto possibile. Il nostro obiettivo iniziale è quello di sostenere gli studi clinici e il processo di approvazione del vaccino di Curevac”. Con l’approvazione di questo vaccino all’Italia dovrebbero essere consegnate quasi 14 milioni di dosi nel 2021. Sottoposto a rolling review il russo Sputnik V su cui però alcuni scienziati continuano a nutrire scetticismo sui dati comunicati e i dati reali.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/11/covid-via-libera-dellema-al-vaccino-monodose-della-janssen-johnsonjohnson-ecco-cosa-significa-per-lue-e-cosa-per-litalia/6128933/