venerdì 8 aprile 2022

Il tecnico del gas. - Marco Travaglio

 

Finora, nella crisi ucraina, Draghi non toccava palla. Poi l’altroieri l’ha toccata, ma per tirarla nella sua porta, che purtroppo è anche la nostra. È stato quando ci ha detto che “sull’embargo al gas russo seguiremo le decisioni della Ue” e ci ha posto l’aut-aut “fra la pace e i condizionatori accesi”, costringendoci a scegliere fra due possibili reazioni. La più irresistibile: una pernacchia. E la più faticosa: prenderlo sul serio. Proprio perché è lui, tentiamo la seconda. L’embargo sul gas russo, da cui dipendiamo per il 46,6%, ci costerebbe fino a 2,3 punti di Pil (75 miliardi), cioè crescita zero, metano a 200 /kwh, mezzo milione di disoccupati in più, migliaia di aziende che chiudono. Una cosetta, che però ingrasserebbe gli Usa. Dunque Draghi annuncia che, “se l’Ue ci propone l’embargo sul gas, noi saremo ben contenti di seguirla”. Ben gentile. Ma l’Ue non siamo anche noi, anzi soprattutto noi, da quando le gazzette draghiane ci assicurarono che la neopensionata Merkel passava lo scettro del comando a SuperMario? Qualcuno glielo dica: l’Ue sei tu, torna a bordo, cazzo!

Al nostro Di Foggia che osa fargli una domanda il premier risponde piccato: “Preferisce la pace o il condizionatore acceso? È questa la domanda che ci dobbiamo porre”. Veramente la domanda che ci dobbiamo porre è come sia possibile che uno che parla così venga scambiato da 14 mesi per un fenomeno, anzi il Migliore.

1) Come gli rammenta un basito Lucio Caracciolo, “non esiste l’alternativa pace-gas: non ricordo un conflitto di qualche rilievo interrotto da sanzioni e i russi hanno dimostrato di saper rinunciare a moltissimo pur di non perdere una guerra”. A furia di sanzioni inflitte dai governi che han fatto come o peggio di lui in Serbia, Afghanistan, Iraq e Libia, Putin è balzato all’83% di consensi.

2) Il premier è lì per risolverci i problemi, non per illustrarceli come se stesse al bar per farli risolvere a noi e farci pure sentire in colpa come sabotatori della pace perché accendiamo lo split.

3) In un referendum tra pace e condizionatori, specie se si tenesse a Ferragosto, vincerebbero i secondi (possibilmente accesi), perché tutti sanno che la pace non si agevola tagliandoci il gas da soli, ma smettendo di riempire di armi il campo di battaglia, che ne è già pieno zeppo, evitando di seguire Usa&Nato nell’ideona di allungare il conflitto e riprendendo l’esile filo del negoziato.

4) Abbiamo sempre considerato Draghi un grande sopravvalutato, ma sottovalutavamo la sopravvalutazione. Ora chi gli vuol bene dovrebbe spiegargli un paio di cose, anche con disegnini. Possibilmente prima che ci ponga i prossimi aut-aut fra la tregua e Alexa, fra il genocidio e l’aspirapolvere, fra l’atomica e il tostapane.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/04/08/il-tecnico-del-gas/6552734/

giovedì 7 aprile 2022

Draghi: “Occorre scegliere fra pace e aria condizionata”


La domanda sorge spontanea: Ma lui è al freddo?
Suppongo che sia al caldo, visto che non è lui a pagare, ma noi...
La sua battuta, che definirei inopportuna, denota strafottenza nei nostri riguardi.
Per essere una persona definita "capace" dai "migliori di sta ceppa" mi sembra alquanto sprovveduto, impreparato all'approccio interpersonale.
Mi manca tanto Conte... lui pensava a noi e non a se stesso e lo hanno massacrato ingiustamente nel peggiore dei modi, dimostrandoci che la nostra non è una repubblica democratica, ma oligarchica, visto che al potere ci sono sempre gli stessi, quelli che ci hanno indebitato senza ritegno e senza darci nulla in cambio, privandoci anche di quei pochi diritti che eravamo riusciti a conquistare col tempo.
La politica attuale è disgustosa, velenosa, urticante.
Abbiamo un governo occupato da abusivi, bramosi di potere, che decidono per noi, e mai per il nostro bene, mentre si spartiscono quel poco che è rimasto di questa povera patria.

cetta

NON VOGLIO VEDERLO. - Toni Capuozzo

 

Mi trattengo. Come tutti posso commettere degli errori, ma ci sono errori che so di non voler fare. Ho davanti un video, girato nei dintorni di Bucha, di un’imboscata ucraina a un gruppo di soldati russi in ritirata. I soldati russi sono a terra, e dalle pozzanghere di sangue e dalla gola di qualcuno si capisce che sono stati sgozzati. Gli ucraini si aggirano tra loro, uno a terra muove un braccio, gli sparano. E’ la scena di un piccolo crimine di guerra. Che senso ha mostrarla ? Entrare nella curva delle tifoserie contrapposte ? Far vedere che gli ucraini, per quanto aggrediti, non sono dei boy scout ? Bilanciare il piatto dei crimini commessi ? Lo conservo, quel filmato. perché si vedono i volti degli autori, fieri, mentre dicono “Gloria all’Ucraina”, e magari un giorno ci sarà una piccola inchiesta (il video è loro, non è rubato, è esibizione tronfia). No, non aggiunge nulla che io già non sappia: la guerra peggiora tutti, giorno dopo giorno, e anche se agli ignoranti sfugge, in guerra i nemici tendono ad assomigliarsi, alla fine: odio e paura, vendetta per l’amico ucciso, perdita dell’innocenza.
Non mi trattengo, invece, dal fare altre domande. Perché non è stata coinvolta, sulla scena del massacro di Bucha, la Croce Rossa Internazionale ? Lo sanno tutti che è il primo passo per denunciare un crimine, fare i rilievi, raccogliere testimonianze indipendenti. Una svista ? Il timore che vedessero, ad esempio la scena che vi ho descritto prima ? O che facessero domande indiscrete ?
Ho postato ieri il giornale ucraino che il 2 aprile annunciava un’operazione dei corpi speciali per stanare sabotatori e collaborazionisti dei russi. Com’è finita ? I giornalisti andati sul posto lo hanno chiesto, se lo sono chiesti ? Nessuno risponde-
C’è una documentazione, piuttosto sofisticata, che circola in rete che dimostrerebbe che la famosa foto satellitare del New York Times sarebbe stata scattata il 1 aprile. Non mi interessa molto perché se pure fosse stata scattata il 19 marzo non esiste che dei corpi restino all’aperto per quasi quindici giorni conservati in quel modo. Il New York Times fa il suo mestiere. Lo fa anche il Corriere della Sera. Non gli passa per la testa che sia improbabile che i corpi siano rimasti in strada 15 giorni. Ma avete mai visto il luogo di un massacro, anche dopo soli 2 giorni ? Torno a domandare: dando per certo che i russi durante l’occupazione di Bucha hanno ucciso e commesso crimini, testimoniati dalle fosse comuni, dove i cittadini di Bucha hanno sepolto i loro morti sfidando l’occupante, perché improvvisamente, all’inizio di aprile, i morti per strada non vengono più sepolti, in quelle fosse ? Se hai sfidato l’occupante nel gesto pietoso di seppellire, perché non lo fai più quando Bucha è libera ? Erano morti altrui ? Il primo fotografo giunto sul posto raccontò a Repubblica di aver visto in una cantina vittime con il bracciale bianco, collaborazionisti. Poi quel dettaglio è sparito. Lo intervistano, non glielo chiedono più. E lui, dovendo lavorare sul posto, non si dilunga.
Ho sentito e letto di Bucha come spartiacque valicato, di punto di non ritorno. Se cercavano un’autorizzazione a procedere sulla via della guerra, l’hanno trovata.
Non lo so se dietro quella strage ci siano menzogne o altro, so che, alla fine, è stata una strage, chiunque fossero quei morti e chiunque li abbia uccisi. Ma so che perfino lo spostamento di un corpo da esibire ai fotografi mi fa una pena infinita. Lo stesso morto, ma cambiamo la posa.


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Il Family Act è diventato legge, riforma organica per famiglie. - Simona Tagliaventi

 

Assegno unico, autonomia giovani, conciliazione vita-lavoro donne.

Per la prima volta, e da oggi con il voto del Senato è realtà, l'Italia si dota di una riforma organica delle politiche per la famiglia, che prevede un potenziamento del sistema del welfare, con l'introduzione dell'assegno unico e universale, il sostegno alle spese per i percorsi educativi dei figli, la revisione dei congedi parentali con la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura dei figli per entrambi i genitori, misure di incentivo al lavoro femminile e infine il tema della formazione e della emancipazione giovanile.

L'assegno unico e universale - che è già in vigore e può essere richiesto dai nuclei familiari di cittadini italiani o con permessi di soggiorno, residenti in Italia, con a carico un figlio minore (a partire dal 7° mese di gravidanza), o un figlio entro i 21 anni di età - sostituisce le detrazioni Irpef sui figli a carico; gli assegni al nucleo per figli minori; gli assegni per le famiglie numerose; il Bonus Bebè; il premio alla nascita e il fondo natalità per le garanzie sui prestiti, con un'unica prestazione calcolata sulla base dell'Isee.

Con il Family Act vengono inoltre rivisti e rafforzati i congedi parentali di maternità e di paternità fino al compimento dei 14 anni del figlio; vengono introdotte detrazioni fiscali per le spese legate all'istruzione universitaria e per la locazione dell'immobile adibito ad abitazione principale o, per le giovani coppie composte da soggetti aventi entrambi età non superiore a 35 anni alla data di presentazione della domanda, per l'acquisto della prima casa.

Il Family Act prevede anche misure premiali per i datori di lavoro che realizzino politiche atte a promuovere una piena armonizzazione tra vita privata e lavoro, quali, ad esempio, il lavoro flessibile. Inoltre una quota della dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese verrà riservata all'avvio delle nuove imprese femminili e al sostegno della loro attività per i primi due anni; premi anche per chi incentiva il lavoro femminile nelle regioni del Mezzogiorno. "Ringrazio per il contributo trasversale di ricomposizione delle posizioni a livello parlamentare. La riforma del Family Act deve essere di tutti, non deve avere l'identità di una parte politica, perché è un riforma di cui tutti noi ci dobbiamo rendere responsabili, è una riforma per il Paese di oggi e per il Paese di domani. Attraverso questo voto proponiamo un nuovo modo di fare politica che richiede mediazione, onestà, attenzione ai tempi e rispetto delle parole, come diceva Tina Anselmi", ha commentato la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Palazzo Madama.

Dopo l'approvazione il leader di Iv Matteo Renzi ha twittato: "Un'altra idea pensata e presentata alla Leopolda diventa legge dello Stato. Dalla Leopolda alla Gazzetta ufficiale: il Family act. Grazie a Elena Bonetti e a tutta Italia viva. E grazie anche alla Leopolda, vivaio di idee e di speranze". La presidente della commissione Lavoro, Susy Matrisciano del M5s che è anche relatrice del provvedimento ha sottolineato che "il Family Act riguarda la vita quotidiana di milioni di mamme e papà".

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/04/06/il-family-act-e-diventato-legge-_01e19c64-c0c2-4f36-b24d-60687db59656.html

L’inutile idiota. - Marco Travaglio

 

I rastrellatori di Rep scrivono ogni giorno lo stesso pezzo sui presunti “putiniani” d’Italia. Ma, siccome in 42 giorni di guerra non han trovato nessuno che giustifichi Putin, inventano. Dopo la lista di proscrizione di Johnny Riotta tocca, buon ultimo, a Francesco Merlo, che è un po’ il colonnello Buttiglione (o, a giudicare dalla prosa malferma, il generale Damigiani) di Ri-pubblica. Vaneggia di un “laboratorio dove Putin rimescola la politica italiana in vista delle elezioni” (quando le vince chi non garba a lui, c’è dietro Putin): la “Federazione negazionisti equidistanti”, la “Cosa Putiniana”, la “Gioiosa Macchina Antiguerra” dei “Né Né”. Il “leader predestinato” è Conte, “antiamericano e negazionista” (non si sa di cosa, visto che ha condannato Putin decine di volte ed evocato l’Aja ancor prima di Bucha), “pronto a un nuovo assalto alla democrazia in sintonia con la guerra di Putin” (pare che voglia candidarsi alle elezioni). Ed ecco i cosacchi: Orsini, Dibba, Freccero, Cacciari, Landini, Salvini (la Meloni no, il suo “atlantismo è solido”), Travaglio, Anpi, Leu, “Articolo 21” (sic), SI, centri sociali, insomma “gli utili idioti” che Letta, dall’alto della sua “statura morale”, deve “cacciare via dalla sinistra come furono cacciati i mercanti dal tempio” da un oscuro collega del segretario Pd, Gesù.

Mancano i due vecchi amori merliani: B., l’unico che in 42 giorni non ha mai citato Putin; e Renzi, che nel 2015 (dopo la Crimea) disse di “fidarsi di Putin” e fino al 24 febbraio sedeva nel Cda di Delimobil, partecipata dalla banca di Putin. E manca soprattutto Rep, che dal 2010 al ’16 allegava l’inserto Russia Oggi a cura e a spese del Cremlino. Per sei anni, oltre a ciucciarsi Merlo, i lettori voltavano pagina e si sorbivano pure i soffietti a Putin. Che “disprezza l’ipocrisia e ritiene la sincerità una virtù”. “Record di vendite senza precedenti per Lada Kalina, la piccola utilitaria con cui Putin ha macinato ad agosto oltre 2mila km”. “Concorso web per dare un nome al nuovo cane di Putin”, che “leggerà le proposte e deciderà. Poi farà conoscere il piccolo pastore bulgaro alla labrador Connie”. Che tenero. E giù botte all’“errore delle sanzioni”, ai “perfidi pregiudizi occidentali” sullo zar garante del “pluralismo politico” (con gli oppositori morti ammazzati o in galera). Senza dimenticare le good news: “L’armata russa sceglie i blindati Made in Italy”. Cioè i “Lince” Iveco (gruppo Agnelli, editore di Rep), venduti a Putin sotto Monti, Letta e Renzi (quelli della “statura morale”). E Merlo, intanto? Coabitava col Minculpop russo, ritirava lo stipendio finanziato pro quota da Mosca e soffriva in silenzio. Non sospettava che sei anni dopo, per molto meno, si sarebbe dato dell’“utile idiota”, fra l’altro esagerando con l’utile.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/04/07/linutile-idiota/6551493/

La guerra è un affare: ecco chi ci guadagna. - Nicola Borzi

 

Armi e gas: i colossi Usa guadagnano dal conflitto e gli Stati Ue sono clienti.

EFFETTI COLLATERALI - I rialzi maggiori in Borsa. I big della Difesa fanno festa con aumenti a 2 cifre. Il metano russo sostituito da esportatori americani.

L’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio, pare lontana dalla fine, ma ha già vincitori e vinti. Se non sul campo, almeno sul piano economico: i mercati hanno prezzato alcuni dei suoi effetti. L’analisi del Fatto sulle azioni di 24 tra le imprese più rilevanti nel settore delle armi e dell’energia, mostra che a trarre profitto sono multinazionali che producono sistemi per la difesa, statunitensi in primis ma non solo, e i grandi esportatori americani di gas naturale liquefatto (Lng), chiamati a rimpiazzare progressivamente le forniture di metano russo dalle quali l’Europa dipende per il 40% del suo fabbisogno. Non sono ovviamente ancora noti aumenti di ordini, fatturato o utili, ma i rialzi dei titoli segnalano le attese degli investitori.

Le armi. L’“operazione militare speciale” di Putin ai danni di Kiev ha cambiato le dinamiche geopolitiche. La Germania ha stanziato 100 miliardi per il riarmo, altri 19 Paesi della Nato (tra i quali l’Italia) sono pronti a portare le spese militari al 2% del Pil con un incremento dei budget di 73,3 miliardi di euro l’anno, al quale si aggiungeranno i maggiori stanziamenti Usa e di altri Paesi. Molti titoli del settore avevano già iniziato a segnare rialzi prima del 24 febbraio, quando il dispiegamento di truppe russe segnalava il conflitto in arrivo. L’asticella la fissa l’indice S&P 500 delle maggiori azioni di Wall Street che tra il 23 febbraio, ultima chiusura prima della guerra, e il 6 aprile ha segnato +5,7%. Nello stesso periodo alcune aziende hanno ottenuto performance più elevate: tutte sono fornitrici del Pentagono e dei Paesi Nato. La prima, a sorpresa, è l’italiana Leonardo che ha visto un rialzo del 43,9% da 6,4 a 9,2 euro. Seguono Bwx Technologies (+26,3%), società della Virginia che fornisce componenti e combustibile nucleare al governo Usa, e Booz Allen Hamilton (+25,2%), gigante della consulenza strategica in stretti rapporti con il Dipartimento della Difesa di Washington. Poi Bae Systems (+23,3%), gigante britannico del settore, la sconosciuta ai più L3Harris (+16,8%), società tecnologica contractor della Marina Usa, e i colossi americani Northrop Grumman, che produce aerei e droni come il Global Hawk (+15,8%), Heico (+14,2%) che realizza motori di aerei e avionica, Lockheed Martin (dai caccia F-35 ai missili anticarro Javelin, +14,2%), General Dynamics (dai sottomarini delle classi Virginia e Columbia ai carriarmati M1 Abrams, +10,6%) e Honeywell International (droni per esercito e marina, +9,6%). Dalla bonanza è rimasta fuori la francese Safran, attiva nei caccia, che ha perso in Borsa l’8,15%.

Il gas. L’altro settore che mostra il cambio di paradigma geopolitico è quello dei produttori ed esportatori di gas naturale liquefatto (Lng), specie di shale gas, il combustibile ottenuto dal fracking delle rocce di scisto, considerata una delle attività più dannose per il clima e l’ambiente, la cui produzione è aumentata del 70% dal 2010. Gli esportatori statunitensi di Lng stanno emergendo come i veri grandi vincitori della crisi dell’approvvigionamento del Vecchio continente, poiché per il terzo trimestre consecutivo hanno esportato volumi record nell’Unione europea e a prezzi decollati dopo l’invasione russa dell’Ucraina, scattata proprio quando gli esportatori Usa di Lng avevano completato progetti di sviluppo pluriennali per esportare grosse quantità. A dicembre gli Usa hanno venduto all’estero il 13% della propria produzione di Lng, con una crescita di sette volte rispetto a cinque anni prima. Già a dicembre, prima della guerra ma nel pieno dei rincari del gas in Europa, gli Usa avevano superato il Qatar come maggior esportatore mondiale di Lng. Ma i qatarioti stanno preparando investimenti giganteschi per riprendersi la leadership. Il più grande esportatore statunitense è Cheniere Energy, seconda società al mondo dopo la compagnia nazionale emiratina Qatar Energy per capacità di export (35 milioni di tonnellate l’anno), i cui titoli in Borsa dal 23 febbraio non a caso hanno segnato +18,9%.

Tra le altre società Usa del settore che ne hanno beneficiato in Borsa ci sono i giganti Chevron (+20,5%) e, in misura minore, ExxonMobil (+7,8%). Male invece la malese Petronas (-2,1%), la britannica Bp (-4,6%) e la francese TotalEnergies (-10,8%). A fare la differenza sono la presenza geografica e le infrastrutture. I costi industriali di raffreddamento, stoccaggio, trasporto e rigassificazione peseranno sul conto finale per i clienti europei, decretando un maggior o minor rincaro rispetto al gas russo, di certo più conveniente. Ma la misura non è determinabile anche per la segretezza dei contratti di fornitura stipulati con Mosca. Come impararono a loro spese già i Romani, vae victis.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/04/07/armi-e-gas-i-colossi-usa-guadagnano-dal-conflitto-e-gli-stati-ue-sono-clienti/6551494/

Fusione nucleare, Oxford ce l’ha fatta! La svolta energetica confermata anche dall’Aeia. - Rosita Cipolla

 

Svolta storica per l'energia pulita che imita le stelle! Una startup britannica fondata dall'Università di Oxford ha raggiunto la fusione nucleare usando un approccio innovativo.

Dal Regno Unito arriva una splendida notizia sul fronte dell’energia pulita: la fusione nucleare non è più un’utopia, è già realtà. Ad annunciare di averla raggiunta la società First Light Fusion, fondata dall’Università di Oxford. Per raggiungere lo straordinario traguardo – che è stato convalidato dall’Autorità per l’energia atomica del Regno Unito (UKAEA) – è stato utilizzato per la prima volta un approccio innovativo, più semplice e più efficiente: la cosiddetta tecnologia dei proiettili. 

Per ottenere questo risultato di fusione, First Light ha utilizzato il suo grande cannone a gas iperveloce a due stadi per lanciare un proiettile su un bersaglio, contenente il combustibile di fusione. – spiega la startup – Il proiettile ha raggiunto una velocità di 6,5 km al secondo prima dell’impatto. 

First Light ha chiarito di essere riuscita a raggiungere la fusione spendendo meno di 45 milioni di sterline “e con un tasso di miglioramento delle prestazioni più veloce di qualsiasi altro schema di fusione in storia”.

Con questo approccio più semplice che riutilizza la tecnologia esistente, l’analisi condotta da First Light mostra che la fusione dei proiettili offre un percorso verso un costo dell’energia livellato (“LCOE”) molto competitivo di meno di $50/ MWh. – sottolinea la società energetica – L’attrezzatura di First Light è relativamente semplice, costruita in gran parte con componenti prontamente disponibili. First Light ritiene che questo approccio acceleri il viaggio verso l’energia da fusione commerciale poiché esiste una grande quantità di ingegneria che può essere riutilizzata per realizzare il progetto dell’impianto proposto.

Adesso la First Light ha in programma di avviare delle collaborazioni con i produttori di energia esistenti per sviluppare un impianto pilota, utilizzando il suo approccio unico alla fusione nucleare. 

Risultati incoraggianti anche dall’AIEA

Recentemente in Europa è stato raggiunto anche un altro traguardo incoraggiante nel settore dell’energia che imita le stelle. Il team internazionale di scienziati, che sta lavorando da tempo al Joint European Torus (JET) – il più grande reattore a fusione nucleare – è riuscito infatti ad ottenere una quantità record di energia: 59 megajoule nel giro di 5 secondi (l’equivalente di 11 megawatt). Il precedente primato risaliva al 1997, quando era stata prodotta meno della metà dell’energia.

Al momento un nuovo progetto di ricerca coordinato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) sta cercando di approfondire i materiali da usare per la realizzazione dei reattori a fusione.

“I risultati del progetto potrebbero contenere risposte importanti a domande relative a costi, efficienza e rifiuti prodotti da grandi esperimenti di fusione e reattori, come ITER e DEMO, nonché future centrali elettriche a fusione” chiarisce l’AIEA. 

Perché la fusione nucleare rappresenta la svolta. 

Ma cosa si intende esattamente per fusione nucleare e perché è considerata l’energia del futuro? Si tratta un processo complesso che avviene nel Sole e nelle altre stelle e che produce una quantità di energia. La fusione non è altro che la sorgente d’energia del sole e delle stelle. Per soddisfare le necessità di una popolazione mondiale in continua crescita, la ricerca sul campo sta dimostrando che questa fonte di energia può essere usata per produrre elettricità in modo sicuro, rispettoso dell’ambiente e con risorse di combustibile abbondanti. In pratica è l’opposto della fissione nucleare – la reazione utilizzata oggi nelle centrali nucleari – in cui l’energia viene rilasciata quando un nucleo si divide per formarne altri più piccoli.

La fusione nucleare non produce emissioni di carbonio. Infatti gli unici sottoprodotti delle reazioni di fusione sono piccole quantità di elio, un gas inerte che può essere rilasciato in sicurezza, senza provocare danni ambientali.

https://www.greenme.it/ambiente/energia/fusione-nucleare-oxford-first-light-fusion/?fbclid=IwAR3OPooH0gxsKXNkTi-5Gs_8auRyN62-B0vaaq1pp9QY_be0-IDym_0B1is