martedì 16 febbraio 2021

Sparati da Palermo a Catania in 10 minuti: il treno Hyperloop a levitazione magnetica. -

La capsula Virgin Hyperloop One (VH) che ha portato a termine il test passeggeri


Viaggiare a circa 1.200 chilometri all’ora, all’interno di un tubo sottovuoto. Quella che sembrava soltanto fantascienza diventa realtà sempre più palpabile anche per l'Italia.

Grazie alla levitazione magnetica si viaggerà a circa 1.200 chilometri all’ora, all’interno di un tubo sottovuoto. E quella che sembrava soltanto fantascienza, adesso diventa una realtà sempre più palpabile anche per l'Italia.

Lo scorso novembre infatti è stato effettuato dalla Virgin Hyperloop il primo test dal vivo, ovvero sono stati trasportati due passeggeri, il Cto e cofondatore dell'impresa, Josh Giegel, e il capo della Passenger experience, Sara Luchian. Unesperienza "futuristica", fatta nel deserto (manco a dirlo!), vicino Las Vegas. 500 metri percorsi in circa 4 secondi, ovvero in “soli” 400 km/h (a causa della brevità del tragitto) come riferisce il Corriere della Sera.

Come descritto sul quotidiano, il vagone sperimentale, chiamato Pegasus, è entrato in una camera di decompressione e "a quel punto, nel tunnel a bassa pressione che è il cuore di Hyperloop, è stato creato il vuoto e il vagone (o meglio il pod, la capsula) è partito raggiungendo i 160 km/h e, soprattutto, portando a destinazione senza problemi entrambi gli occupanti".

E tra gli investitori ce n'è anche uno italiano, Paolo Barletta, 34 anni (magari lo conoscete per le app salta-code uFirst e per il marchio di Chiara Ferragni) che con Alchimia è l'unico socio italiano di Virgin Hyperloop. Lui è certo che si farà anche in Italia e che quindi il nostro paese sarà tra i primi al mondo ad avere questa tecnologia del futuro a disposizione e non più tardi del 2030 inzieranno i lavori per le tratte brevi.

Il che quindi ci fa sognare e ci riporta alla mente quanto pubblicato tempo addietro da alcuni giornali locali che prevedevano un futuro a velocità supersonica per tutti i siciliani, ipotizzando di percorrere la tratta Palermo-Catania - che per ora in treno si percorre i circa 4 ore - in uno schiocco di dita.

Secondo quanto calcolato dagli scienziati americani, Chicago-Pittsburgh, ovvero una distanza di 742 chilometri, con Hyperloop si può percorrere in soli 30 minuti contro le due ore in aereo, quindi il calcolo è bello che fatto se consideriamo che Palermo e Catania distano più o meno 240 km: la tratta si percorrerà in poco meno di 10 minuti.

Bibop Gresta, presidente di Hyperloop Transportation Technologies nata nel 2013, un anno fa aveva presentato a Roma Hyperloop Italia, "una Start Up ad alto contenuto innovativo - disse - che nasce per realizzare e distribuire le tecnologie HyperloopTT in Italia. È la prima società al mondo che avrà una licenza in esclusiva per la realizzazione commerciale del progetto Hyperloop in Italia".

Secondo quanto aveva riportato il quotidiano catanese La Sicilia, stava lavorando allo studio di un treno supertecnologico capace di coprire la tratta Milano-Roma in appena mezz’ora o Catania-Palermo in poco più di dieci minuti.

La società italiana è del tutto slegata e indipendente da quella americana Virgin di cui abbiamo parlato prima.

Insomma, che siano gli americani o gli italiani a realizzare questo progetto, a noi poco importa, ci importa solo che diventi realtà. È chiaro che ci sono diverse cose fondamentali che dovranno essere vagliate con attenzione, bisognerà capire la sostenibilità dei costi, l’impatto ambientale, il ritorno economico, ma a noi, di certo, sognare, non costa nulla.

Cassese & C. l’abbuffata dei super burocrati. - Carlo Di Foggia

 

Governi e ministri, è noto, vanno e vengono. Capi di gabinetto e alti burocrati restano e comandano, a volte fanno lunghi giri e poi ritornano. Qualche decina di grand commis – consiglieri di Stato, magistrati amministrativi, etc – che detengono un potere immenso. Sacerdoti di una religione laica che scrive e interpreta le leggi (comprese quelle che permettono di distaccarli fuori ruolo nei ministeri o nelle Authority, di cui poi giudicano gli atti). Il governo Draghi non fa eccezione. Anzi è anche il risultato di una delicata battaglia sotterranea che ha visto la capitolazione di Giuseppe Conte.

C’è un partito della burocrazia, il cui stratega – o almeno così lui prova ad accreditarsi – è il giurista Sabino Cassese, principe degli amministrativisti, già giudice della Consulta, ministro con Ciampi e voce ascoltatissima della maionese impazzita detta establishment italiano. Il nostro ha passato mesi a bombardare a mezzo stampa il governo Conte, considerato inadeguato a gestire la crisi e il Recovery Plan. Con la nascita del governo di Mario Draghi, con cui vanta ottimi rapporti, non si è tenuto: “È in linea con le mie aspettative”, ha esultato, auspicando che il neo esecutivo “non sia a termine”.

Tanta gioia magari si spiega anche con il ritorno al comando dei suoi numerosi allievi, una schiera nutrita con ottime entrature al Quirinale e tra i quali si contano Giulio Napolitano (figlio di Giorgio) e Bernardo Giorgio Mattarella (figlio di Sergio) o avvocati di grido come Andrea Zoppini (e il suo rinomato studio). Una fitta rete di potere che può vantare oggi diverse posizioni chiave nei ministeri la neo-titolare della Giustizia, Marta Cartabia, vicina a Comunione e Liberazione, nonché giudice costituzionale negli anni in cui alla Consulta sedeva anche Cassese. Questo mondo – oggi in attrito con quel che resta della filiera andreottiana incarnata dal Gran Visir del berlusconismo Gianni Letta e dal faccendiere Luigi Bisignani, prova a tessere le file del gioco e sembra avere il sopravvento. Al punto che Cartabia viene perfino indicata tra i papabili futuri presidenti della Repubblica.

Conte non è estraneo alla macchina della giustizia amministrativa, è stato vicepresidente del Consiglio di presidenza dell’organo di autogoverno (il Cpga). Ai tempi del governo gialloverde, Cassese era stato anche prodigo di elogi (“sei meglio di Gentiloni”), ma dall’estate 2020 qualcosa è cambiato; è iniziato il bombardamento che oggi vede il suo esito vittorioso.

Il ritorno più clamoroso, in questo senso, è quello di Roberto Garofoli a Palazzo Chigi: arriva, in quota Quirinale, addirittura come sottosegretario alla Presidenza. Consigliere di Stato, nel Conte I fu costretto alle dimissioni da capo di gabinetto al Tesoro (arrivato con Padoan in quota Enrico Letta, fu confermato da Tria) su input dell’allora premier: il portavoce di Palazzo Chigi, Rocco Casalino, lo attaccò insieme ai “pezzi di merda” del ministero dell’Economia accusati da 5Stelle e Lega di sabotare il governo non facendo saltare fuori i soldi per il ddl Bilancio 2019. Tra i “pezzi di merda” c’era anche l’allora Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, neo ministro dell’Economia.

Oggi, stando alle indiscrezioni, dal repulisti di Cassese&Draghi si dovrebbe salvare (per ora) Roberto Chieppa, segretario generale di Palazzo Chigi: fedelissimo di Conte e bersaglio prediletto di Cassese nei suoi editoriali contro i Dpcm scritti “da chi meriterebbe di essere mandato in Siberia”, nel Palazzo si dice che debba la riconferma ai buoni uffici di Mattarella jr. Chi dovrebbe saltare è invece Ermanno De Francisco, l’uomo che Conte ha chiamato a capo dell’Ufficio legislativo a Palazzo Chigi, anche lui, come Chieppa, vicino al presidente del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi, ex ministro del governo Monti, nominato al vertice di Palazzo Spada proprio da Conte.

Al suo posto dovrebbe arrivare un altro fedelissimo di Patroni Griffi, Carlo Deodato, giudice del Consiglio di Stato, già capo di gabinetto al ministero degli Affari europei con Paolo Savona, che seguì quando quest’ultimo fu dirottato alla presidenza della Consob (è stato segretario generale dell’Authority).

Vicino ad Andrea Zoppini – ha scritto con lui un Manuale di diritto civile edito da “Nel diritto”, casa editrice con fatturato milionario della moglie di Garofoli – è anche Giuseppe Chinè, che dovrebbe sostituire Luigi Carbone (anche lui consigliere di Stato in distacco) come capo di gabinetto al Mef: magistrato amministrativo (cresciuto alla scuola di Vincenzo Fortunato, potentissimo al Tesoro ai tempi di Tremonti e Monti), oggi capo della Procura federale della Figc, Chinè è stato capo di gabinetto di Beatrice Lorenzin alla Salute (governo Renzi) e al Miur con Marco Bussetti (in quota Lega nel governo Conte I).

Gradita a Giorgetti, ma anche al mondo dem, è la papabile nuova capo di gabinetto di Garofoli, Daria Perrotta: già capo segreteria del leghista quando era sottosegretario a Palazzo Chigi coi gialloverdi, ricoprì lo stesso ruolo con Maria Elena Boschi nell’esecutivo Gentiloni; oggi è consulente di Dario Franceschini al Mibact.

Al ministero dello Sviluppo, Giorgetti dovrebbe invece portarsi Paolo Visca, alto funzionario della Camera e capo di gabinetto di Matteo Salvini da vicepremier .

In quota Confindustria, ma vicina al finanziere-costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, al ministero della Pubblica amministrazione di Renato Brunetta dovrebbe arrivare l’ex dg di Viale dell’Astronomia, Marcella Panucci. Invece Gaetano Caputi, che fu direttore generale Consob ai tempi di Giuseppe Vegas, è in pole position per la stessa poltrona al ministero del Turismo del leghista Massimo Garavaglia.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/16/cassese-c-labbuffata-dei-super-burocrati/6102579/

Cafone il Censore. - Marco Travaglio

 

La stima che nutriamo per Draghi ci fa escludere che sia stato lui a scegliersi come capo di gabinetto Antonio Funiciello. Basta scorrere le biografie dei due per escludere che si siano mai incontrati neppure per sbaglio, in treno, in aereo, in ascensore. Né, nel Governo dei Migliori, possono esser bastati gli slurpissimi tweet del Funiciello all’avvento di Draghi: “DRAGONS. L’alba dei Nuovi Cavalieri”, “Poi parve a me che la terra s’aprisse tr’ambo le ruote, e vidi uscirne un #drago…” (Dante, Purgatorio), o i sobri retweet “Da pochi giorni Città della Pieve sembra Versailles” e “Grazie Presidente! #Mattarella” (by Gentiloni). No, qualcuno deve aver tirato un pacco a SuperMario, approfittando della confusione generale. Nato a Piedimonte Matese (Caserta) 45 anni fa, il nostro eroe è laureato in Filosofia e giornalista pubblicista, il che gli fa credere di essere un “intellettuale liberale”. Ha pubblicato alcuni libri all’insaputa dei più e collaborato con Riformista, Europa, Liberal (tutti falliti) e poi col Foglio e l’Espresso (auguri ai colleghi). Blairiano e clintoniano fuori tempo massimo e all’insaputa di Blair e Clinton, è un patito degli States, soprattutto del Texas, che sta a lui come il Kansas City stava a Nando Mericoni. Ma la sua vera vocazione è il consigliere dei principi o presunti tali. Per 10 anni portaborse di Morando e poi di Zanda, che sono già belle soddisfazioni, divenne veltroniano e napolitaniano, poi si avvicinò persino a Ichino e Tonini, che ne fecero il direttore di una cosa denominata “Libertà Eguale”. E aggiunsero la sua firma a un mitico “Appello per l’Agenda Monti”. Epifani lo promosse financo a “responsabile Cultura” del Pd: ma fu un attimo, poi lo riconobbero. Lui, deluso, passò al servizio dell’Innominabile, che lo elevò a direttore del comitato referendario BastaunSì e – riferivano le cronache, senza offesa – “braccio destro di Lotti”.

Nel 2016 questo Anzaldi minore divenne l’occhiuto censore dei due-tre critici della schiforma Boschi- Verdini, “monitorando tutti i programmi tv” e presentando un “esposto all’Agcom” per disinfestare La7 dalla “persistente manifesta violazione della normativa” perpetrata invitando giornalisti del Fatto “che si sono espressi chiaramente per il No”, anziché far parlare a reti unificate il Sì. Molto liberale, ma soprattutto fine, Cafone il Censore definì Chiara Appendino in dolce stil novo “bocconiana come Sara Tommasi”. E divenne capostaff di Gentiloni. Ora siede alla destra di Draghi. Eppure ancora nel 2018 il peripatetico rampicante tuonava sul contro “i lacchè e piaggiatori che danneggiano le leadership e rovinano lo Stato con l’adulazione”. E lui, modestamente, lo nacque.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/16/cafone-il-censore/6102556/

ALLA FRANGIA DEI MALPANCISTI GRILLINI. - Roberta Labonia

 

Cosa vi aspettavate di diverso? Forse non vi è ancora chiaro che, con o senza i 5 Stelle, vista la corsa in massa che c è stata alla chiamata del messia Draghi, i numeri per fare un governo ce li avrebbe avuti lo stesso? Con la differenza che, con i 5 Stelle fuori, Lega e FI si sarebbero smezzati altri 4 ministeri (di cui 2 con portafoglio e 1 senza ma strategico) e i 2 super ministeri della transizione ecologica e tecnologica non li avremmo mai visti. Perchè, come ha detto brutalmente Beppe Grillo, sull'Ambiente la Lega non ci capisce una mazza e, aggiungo io, non gliene frega una mazza (e men che meno a Forza Italia). Anzi, tutto questo sbattersi per l'Ambiente da parte del MoVimento, alla destra è sempre andato per traverso. La Lega, a colloquio con Draghi, ha chiesto INCENERITORI! Loro sono quelli che hanno voluto strenuamente la Tav e che sponsorizzano le trivelle. O ve lo siete dimenticati? Salvini e Meloni, riguardo al super ministero voluto da Grillo, oggi non si sono tenuti : "ok tutelare l'ambiente ma no derive ideologiche". Capita l'antifona?
Voi che vi sentite grillini doc, ve lo ricordate o no che la seconda stella del MoVimento sta per AMBIENTE? Cazzo!
c è un ministero della Transizione ecologica, ottenuto da Grillo, dove transiteranno 70 miliardi del Recovery fund. E sarà certo Roberto Cingolani a guidarlo, quello che Beppe ha indicato a Draghi. Quello che stava nella task force voluta da Giuseppe Conte. Se non ci stessimo, in questo Governo, saremmo dei pazzi.

Chi dice come i vari Scanzi e ci metto pure Travaglio, che entrare nel governo Draghi sarà il suicidio dei 5 Stelle, forse non ne ha chiaro lo spirito, che è sempre stato quello di contrastare il degrado di certa politica, di mettere al primo posto la tutela e l'interesse della collettività, anche a scapito dei consensi (come purtroppo dimostrano i sondaggi).
Ma se ci sei, in un Governo di cosidetta "Salvezza Nazionale", devi mettere in conto che ci puoi trovare personaggi irricevibili come Brunetta e Gelmini.
Se stai dentro puoi sempre decidere, a mali estremi, di chiamarti fuori, ma se scegli di star fuori a priori ti precludi di poter influire sulle scelte di governo, sbatacchi pentole ma rimani spettatore. Salvo il tuo fine non sia solo quello di puntare a guadagnar consensi (Meloni docet)

Ho la netta sensazione che la linea dibattistiana del "stavolta proprio non ce la faccio" sia proprio quella: ritornare alla piazza, ricominciare a sbatacchiare pentole e tentare la risalita dei consensi. Tutto mentre alla guida del Paese, proprio quando c'è da spendere roba come 209 miliardi per tentare di risalire dal baratro che ci attende, sai che ci staranno tutti i noti maneggioni. Meno i 5 Stelle, gli unici che fino ad oggi hanno sempre dimostrato di agire nell'interesse della collettività. Sagace il nostro Alessandro.

Se oggi Luigi Di Maio, da ragazzo perbene quale è, ha speso parole d'affetto e ha difeso Di Battista, io non sono altrettanto diplomatica. Alessandro Di Battista lo sta destabilizzando il MoVimento e da tempo. Ieri ha compiuto l'ultima scena madre. Come suo solito a parlare è stata la sua pancia. Che è stata la sua forza e quella dei suoi compagni quando era il momento della piazza, quando c'era da fare opposizione. Ma io non dimentico che s'e' tirato indietro quando s'è trattato di governare. Perché ha avuto paura di sporcarsi le mani. Meglio, molto meglio stare fuori e pontificare sull'operato dei suoi compagni che, diversamente da lui, non hanno avuto paura di rimboccarsi le maniche, scendere nella fossa dei leoni e guadagnarsi metro dopo metro il loro spazio. Anche se a volte al prezzo di scendere a compromessi.

Ha sempre saputo, Di Battista, che trovarsi gioco forza a dover governare con chi si era combattuto fino al giorno prima, sarebbe stato molto, ma molto più difficile che parlare alle pance degli elettori ed infuocarne gli animi. Ma è l'unica cosa che sa fare, il Dibba, tanto che ora l'opposizione la sta facendo ai suoi compagni (pardon, ex compagni). Il suo istinto rimane quello di eccitare gli animi: chiamiamoci fuori e facciamo casino, è stato il suo messaggio implicito di ieri alla base grillina. Perchè, alla fine della fiera, le priorità di Alessandro Di Battista, non sono le stesse dei suoi ex compagni "governativi", lui rivuole la claque, rivuole la piazza e pur di ottenerla riconsegnerebbe il Paese agli stessi che dice di voler combattere.

Malpancisti fatevela una domanda, la vostra non sarà solo voglia di piazza? 

https://www.facebook.com/photo?fbid=3860483967345824&set=a.590869390973981

LA VERGOGNA E’ CADUTA SU CHI POTEVA EVITARLA E NULLA HA FATTO. - Giuseppe Messina

Questa volta è venuto il vecchio saggio a trovarmi. Abbiamo assistito, tramite Televisione, al giuramento dei ministri del governo Draghi ed il passaggio della campanella da Giuseppe Conte al nuovo premier e durante il pranzo ne abbiamo discusso e commentato.

La prima frase del vecchio saggio è stata: “La vergogna è caduta su chi poteva intervenire e nulla ha fatto. Mi riferisco, in primis, al Presidente del Consiglio Draghi che ha accettato, da chi glieli ha proposti, i nomi di Brunetta, della Gelmini e della Carfagna e a sua volta inseriti nella lista dei ministri portata al cospetto del Capo dello stato; in secondi mi riferisco al Presidente della Repubblica che mai avrebbe dovuto accettare tali elementi!”

Sapevo cosa mi avrebbe risposto, ma ho voluto chiedere ugualmente il perché di tale sua convinzione. A questo punto rispose e poco mancava che m’insultasse,:
“Ho l’impressione che anche tu abbia perso la memoria. Hai dimenticato chi sono e a chi appartengono tali elementi? Questi appartengono ad un partito fondato da due condannati dalla magistratura italiana, di cui uno per motivi di mafia e sono gli stessi che per volontà dell’allora Presidente del Consiglio delinquente hanno votato in Parlamento, con grande offese nei confronti del popolo sovrano, che una ragazza marocchina di facili costumi era la nipote di Mubarak, il presidente egiziano!”

E già! Come si suol dire: il governo Draghi parte con il piede sbagliato e quello che era stato annunciato dai soliti millantatori come “il governo dei migliori” si rivela essere il governo infiltrato dai peggiori! Per tanto, stante come stanno le cose, se non fossimo stati minacciati dalla pandemia da Covid19, forse sarebbe stato meglio andare alle elezioni.

Tirando le somme, come se non bastasse, il nuovo governo risulta, con grande dispiacere, essere infiltrato anche da un ministro del Renzicchio il traditore bugiardo, prepotente arrogante e sotto inchiesta giudiziaria, amico di Verdini. Come se non bastasse è anche sostenuto dal partito razzista con a capo un pericoloso ignorante, mentitore, traditore ed affarista come l’antieuropeo Salvinicchio.

Comunque la congiura dei potenti si è rivelata vincente, almeno fino alla formazione del governo Draghi: il professore Giuseppe Conte è stato mandato a casa nonostante il suo valore, i suoi innegabili successi, sia in Italia che in Europa dove nessuno prima di lui aveva ottenuta tanto successo, conquistando ciò che nessun altro avrebbe potuto. Egli. Non soltanto è riuscito a farsi assegnare i 209 miliardi, ma è riuscito a rivoluzionare l’arcaica mentalità dei politici europei nei confronti dell’Italia. Il resto è da vedere!

Chi non avrebbe avuto nulla da perdere è, naturalmente, il P. D. infatti, accettando a scatola chiusa, non poteva non fare parte del governo Draghi, essendo parte integrante di un vecchio sistema accomodante.

Per quanto riguarda il M.5S., che ha accettato il responso della sua base e perciò è entrato a fare parte del nuovo governo, certamente è prevedibile una strada tutta in salita: ha avuto contro i potenti parassiti e continuerà ad averli contro; ha avuto contro la stragrande maggioranza della stampa e delle televisioni e continuerà ad averli contro, perché, anche se non tutti l’ammettono, gli si riconosce grande onestà e, come si sa, questa non è apprezzata da chi è abituato a mettere, abusivamente, le mani dove si muovono gli ingranaggi del potere politico-economico. Quel che peggio, il M.5S. ha la maggior parte dell’elettorato che vorrebbe una dirigenza con la bacchetta magica e non capisce che, in politica non dovrebbe esistere la parola MAI e che bisogna avere pazienza, capacità organizzativa, costanza e intelligenza.

La materia oscura abita nella quinta dimensione? - Mara Magistroni

Alcuni scienziati ipotizzano l’esistenza di “strani” fermioni in grado di attraversare portali per una quinta dimensione “deformata” dell’Universo. Una teoria per spiegare, almeno in parte, la materia oscura.

La materia oscura: si sa che c’è ma non si vede. E se il modello standard della fisica non riesce a spiegarla pare ovvio – almeno per i fisici teorici – che ci debba essere qualcos’altro, una nuova fisica tutta da scoprire.

Per Adrian Carmona dell’università di Granada (Spagna), Javier Castellano e Matthias Neubert dell’Università Johannes Gutenberg di Mainz (Germania), in particolare, esisterebbero delle particelle subatomiche di tipo fermionico in grado di viaggiare attraverso dei portali in una quinta dimensione deformata dell’Universo. Proprio questi fermioni, rimanendo intrappolati, costituirebbero almeno in parte la materia oscura.

Quella di Carmona, Castellano e Neubert, beninteso, rimane una teoria, ma il loro studio pubblicato su European Physical Journal C è considerato degno di nota, perché è il primo a utilizzare in modo coerente la teoria dei modelli di Randall-Sundrum che introduce appunto una quinta dimensione deformata dell’Universo – impossibile da vedere (per il momento) ma intuibile per le stranezze che genera sul nostro piano di realtà.

I tre scienziati hanno studiato le masse dei fermioni (cioè le particelle subatomiche alternative ai bosoni che costituiscono la materia conosciuta e rilevabile nell’Universo) e ritengono che alcuni tipi possano viaggiare tra diverse dimensioni. Quelli che compaiono nell’ipotetica quinta dimensione e vi rimangono intrappolati diventano per i nostri attuali strumenti di misurazione inaccessibili. E li chiamiamo materia oscura.

Sarà mai possibile dimostrare questa teoria? Per il momento no, scrivono gli autori della ricerca, ma potremmo non essere così lontani da poterlo fare: per identificare la materia oscura fermionica in una quinta dimensione deformata basterebbe costruire il giusto tipo di rilevatore di onde gravitazionali.

lunedì 15 febbraio 2021

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Salaria Nord Village. “Proporremo a Draghi il modello Bertolaso” (Matteo Salvini, segretario Lega, 8.2). Le massaggiatrici chi le porta?

Riserva indiana. “Salvini rimane un avversario, alleati solo per l’emergenza Covid. Avremo un esecutivo con metà posti riservati alle donne, ne sono sicura” (Laura Boldrini, deputata Pd, Stampa, 9.2). “Il piano di Draghi. Solo ministri tecnici” (Giornale, 8.2). Fassino, è lei?

Niente diktat. “Lo stupore di Draghi per i diktat dei partiti che non accetterà” (Tommaso Ciriaco, Repubblica, 9.2). “Draghi dice no ai partiti: decido io su tasse e ministeri” (Giornale, 10.2). Quindi Brunetta, Gelmini, Garavaglia, Giorgetti e Stefani li ha voluti lui?

Il Re Taumaturgo. “Prepotenza del sorriso. Il Cav. Torna dopo un anno di assenza. Per Draghi. Cronaca di una rentrée da taumaturgo” (Salvatore Slurp Merlo, Foglio, 10.2). “Berlusconi cade in casa: ricoverato a Milano per una contusione al fianco” (Repubblica, 11.2). Medico, cura te stesso.

Sinceri democratici. “Storia di Vito Crimi, l’orsacchiotto che voleva fare il ministro… Adesso scegli la cravatta giusta, Vito. E ricordati di chiedere una foto. Con Draghi, non ti ricapita” (Corriere.it, 5.2). Ma vergognatevi.

Crimi e misfatti. “Il MoVimento già durante le consultazioni aveva rappresentato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi” (Vito Crimi, capo M5S, Facebook, 2.2). Ecco, pertanto.

Movimento 5 Banche. “Mi aspettavo il banchiere di Dio, invece Draghi è un grillino” (Beppe Grillo, Youtube, 9.2). Pensa se fosse stato pure anti.

Il baluardo. “Così possiamo impedire che centrodestra e Renzi prendano il sopravvento” (Nicola Zingaretti, segretario Pd, Corriere della sera, 13.2). Governando con loro.

I due Matteo. “Ha detto Salvini che non farà mai un governo con me neanche a pagamento. Matteo, tranquillo: io con te nemmeno gratis – #neuro” (Matteo Renzi, segretario Iv, beccato da @nonleggerlo, 30.5.2018). “Io al governo con Renzi? Ma neanche se mi offrissero di fare il re del mondo. Mai nella vita” (Salvini, beccato da @nonleggerlo, 20.10.2019). Magda, lo vedi che è reciproco?

Tutto d’un prezzo. “Un governo di salute pubblica, di unità nazionale di cui faccia parte anche Salvini? Lo escludo totalmente”. “Anche se venisse Draghi?”. “Anche se venisse Superman, guardi!” (Andrea Orlando, vicesegretario Pd, Otto e mezzo, La7, 12.1). Parola del neoministro del Lavoro del governo Draghi di cui fa parte Salvini.

L’economista. “Il punto decisivo per la rottura? Tanti. Ma su tutti il Mes” (Renzi, 15.1), “Non voterò mai un governo che con 80mila morti non prende il Mes” (Renzi, 17.1). “La positiva conclusione della crisi di governo rende meno conveniente i prima l’attivazione del Mes” (Renzi, Sole 24 ore, 12.1). Gliel’han detto alla Lidl.

Come passa il tempo. “Renzi mi ricorda il Fanfani degli anni 50” (Carlo De Benedetti al Corriere della sera, 14.11.14). “Renzi è un fuoriclasse. Ha quattro doti straordinarie: è un eccellente politico, ha una prontezza straordinaria, ha un’empatia e una comunicazione non comuni” (De Benedetti, Che tempo che fa, Rai1, 30.11.14). “Renzi? Un disastro” (De Benedetti, editore di Domani, Otto e mezzo, 18.9.20). “Renzi? Ha esacerbato il suo bullismo” (De Benedetti, ibidem, 20.1.19). E le soffiate sui decreti non arrivano più.

L’umarell. “Grazie a Renzi abbiamo Draghi: riparerà i danni dell’incubo Conte” (Lamberto Dini, ex premier, ex ministro, ex fondatore di Rinnovamento Italiano, Riformista, 12.2). Con 11 ministri su 22 usciti dal governo Conte.

I territori. “Conte in corsa a Siena? Sbagliato scavalcare i territori. Non c’è nulla di personale, ma la Toscana non può essere considerata un bacino di voti” (Simona Bonafé, eurodeputata Pd, Repubblica, 10.2). Parola di una nata a Varese, assessora a Scandicci (Fi), eletta deputata in Lombardia ed eurodeputata in Toscana, a proposito delle suppletive a Siena per sostituire il deputato-banchiere Padoan, nato a Roma da famiglia piemontese e cresciuto a Milano, già docente a Bruges, Varsavia, Urbino, La Plata, Bruxelles e Tokyo.

Come s’offriva. “Disponibile a fare il ministro” (Emma Bonino, leader +Europa, Repubblica, 8.2). E pazienza, è andata così. Però restano sempre una cinquantina di sottosegretari.

Il titolo della settimana/1. “La rivincita della Costituzione” (Michele Ainis, costituzionalista, Repubblica, 12.2). Anzi, mi correggo: questa è la battuta dell’anno.

Il titolo della settimana/2. “L’anno scolastico durerà di più” (Messaggero, 9.2). Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce e anche gli uccelli faranno ritorno; ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno, anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/15/ma-mi-faccia-5/6101437/