lunedì 1 marzo 2021

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Arabia Viva/1. “Domanda: È giusto intrattenere rapporti con un Paese come l’Arabia Saudita?”. “Risposta: Sì. Non solo è giusto, ma è anche necessario. L’Arabia Saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico… Non dimentichiamo che, fino a cinque anni fa, in Arabia Saudita – per fare un esempio – le donne non potevano nemmeno guidare la macchina. Le esecuzioni capitali stanno scendendo da 184, nel 2019, a 27 nel 2020” (Matteo Renzi, segretario Iv, intervista Matteo Renzi, segretario Iv, enews, 27.2). Com’è umano, bin Salman.

Arabia Viva/2. “Biden ha chiesto giustamente di fare di più. Soprattutto sulla questione del rispetto dei giornalisti. Difendere la libertà dei giornalisti è un dovere, ovunque, dall’Arabia Saudita all’Iran, dalla Russia alla Turchia, dal Venezuela a Cuba, alla Cina” (Renzi, ibidem). Fuorchè in Italia.

Arabia Viva/3. “Oggi è una giornata bellissima, con il sole che scalda il cuore. Non è il giorno giusto per fare polemica o per arrabbiarsi. È sempre il giorno giusto, invece, per citare in giudizio Marco Travaglio e il Fatto” (Renzi, Instagram, 28.2). Sta cercando disperatamente dei soldi puliti.

Chi offre di più? “Vaccinazioni, il piano Draghi per salire a 200 mila al giorno” (Repubblica, 28.2). “Draghi, piano con la Protezione civile: ‘Oltre 600 mila dosi al giorno’” (Corriere, 28.2). Fosse per noi, pure 10 milioni al giorno. Ma forse è il caso di sincronizzare le lingue.

Punt e Mes. “L’Italia prenda i soldi del Mes” (Carlo Cottarelli, Agi, 3.6.2020). “Il Mes non è essenziale” (Cottarelli, Verità, 22.2.2021). Ma tu guarda.

Slurp. “La M nella firma di Draghi è un segno di forza interiore e intelligenza. In quello che scrive si nota una persona che ha come tratto distintivo il non farsi sommergere dal ruolo che ha, che è un tratto tipico dell’educazione gesuita” (Gabriele Albertini, ex sindaco FI di Milano, Un Giorno da Pecora, Radio1, 23.2). Un po’ come la M di “Ma va a ciapà i ratt”.

Casa dolce casa. “La mole di lavoro un po’ mi spaventa. Non sono abituato, a quasi 69 anni, a vivere lontano da casa tutta la settimana” (Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, Repubblica, 15.2). Ma infatti, potresti sempre tornarci.

Freud dove sei? “Contagi con prudenza, in 25 anni di Porta a Porta abbiamo avuto almeno 4 miliardi di spettatori” (Bruno Vespa, Twitter, beccato da @nonleggerlo, 18.2). Peggio di peste nera, colera, spagnola, aviaria, suina e Covid-19 messi insieme.

Per dimenticare. “Ora dobbiamo concentrarci sul rilancio del Pci” (Nicola Zingaretti, segretario Pd, a Radio Immagina, web radio del partito, 14.2). “@carmelitadurso in un programma che tratta argomenti molto diversi tra loro hai portato la voce della politica vicino alle persone. Ce n’è bisogno! #noneladurso” (Zingaretti, Twitter, 24.2). Tutto pur di non parlare del Pd.

La mosca cocchiera. “Manca solo la firma del governatore e poi la Virginia sarà il primo stato nel Sud degli Usa ad abolire la pena di morte. Siamo il paese di Beccaria, questa vittoria un po’ ci appartiene” (Ivan Scalfarotto, sottosegretario Iv, Twitter, 23.2). Ecco, ora raccontalo a Bin Salman.

Il Cazzaro vero. “Il Ponte sullo Stretto? Parecchi ingegneri dicono che non sta in piedi. E il 90% delle ferrovie in Sicilia è a binario unico e la metà dei treni va a gasolio. Non vorrei spendere qualche miliardo di euro per un ponte in mezzo al mare quando sia in Sicilia sia in Calabria non ci sono i treni. Aveva ragione Renzi quando era un altro Renzi, nella vita precedente, che diceva: quei soldi usiamoli per sistemare le scuole. Sono d’accordo col Renzi vero e non col Renzi falso” (Matteo Salvini, segretario Lega, L’aria che tira, La7, 1.10.2016). “Il Ponte sullo Stretto sarebbe un salto nel futuro, un gemellaggio tra i sindaci di Genova e Reggio Calabria” (Salvini, 22.6.20). ”Nessun via libera di Salvini al Ponte sullo Stretto. Opinioni diverse attribuite al segretario della Lega Nord sono destituite da ogni fondamento. Più volte Salvini ha espresso profonde criticità sull’opera” (nota della Lega, 23.6.20). “Il Ponte sullo Stretto? Io ci credo. Potrebbe chiamarsi Ponte Draghi” (Salvini, 18.2.21). Non ho detto ciò che ho detto e, se l’ho detto, mi sono frainteso.

Senti chi pirla. “La proposta di Matteo Salvini sui ristoranti aperti anche a cena è ragionevole” (Stefano Bonaccini, presidente Pd Emilia Romagna, 23.2). “Stiamo affrontando l’inizio della terza ondata: non possiamo mollare ora. Nell’area bolognese i positivi stanno crescendo a un tasso quasi 3 volte superiore alla media nazionale soprattutto tra giovani e giovanissimi. I ricoveri crescono. Le nuove misure sono indispensabili” (Bonaccini, annunciando l’ordinanza che include tutti i comuni del Bolognese in zona arancione scura, 26.2). Ehi, dici a noi?

Il titolo della settimana/1. “Flop del Reddito: lavora 1 su 200” (Messaggero, 16.2). In effetti, se lavorassero tutti, non avrebbero bisogno del Reddito.

Il titolo della settimana/2. “La lingua nuova del premier è il realismo” (Andrea Cangini, senatore FI, Giornale, 22.2). Cangini invece lecca con quella vecchia.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/01/ma-mi-faccia-il-piacere-220/6116972/

Conte dice sì: “Nuovo Movimento aperto, accogliente, intransigente”. - Luca De Carolis e Paola Zanca

 

L’avvocato ha detto sì: a Beppe Grillo, arrivato a Roma con un casco da astronauta, e a tutti i maggiorenti del Movimento. Ma è un sì con riserva, e alle sue condizioni. Perché l’ex premier vuole cambiare quasi tutto, e avere mano libera. Altrimenti “amici come prima” come scandisce con cortese fermezza nel vertice che dovrebbe valere come una svolta. Davanti al Garante e ai big del M5S in agonia, Giuseppe Conte non annuncia l’iscrizione al Movimento che pure l’aveva portato a palazzo Chigi. Piuttosto, chiede e ottiene “alcune settimane” per scrivere un “progetto rifondativo”, con cui cambiare la struttura e soprattutto le regole dei 5Stelle; troppe e astruse, a suo avviso.
Un piano per spalancare le porte del Movimento “alla società civile”, renderlo “accogliente” e trasformarlo. Al punto che nell’incontro Conte la butta lì: “Potremmo valutare anche un cambio del nome”. E i presenti si mostrano disponibili. Perché è a lui che devono aggrapparsi, all’ex premier che per accettare vuole il consenso di tutte le anime del M5S. E se lo avrà, a gestire sarà di fatto lui: da capo politico, segretario o formula similare.

Di sicuro ha chiesto e ottenuto di potersi scegliere la segreteria che lo aiuterà a “rifondare” il Movimento. Verbo centrale anche nella nota di riepilogo dei 5Stelle. E d’altronde di “rifondazione” avevano parlato la settimana scorsa sul Fatto Alfonso Bonafede e Paola Taverna. Sempre invocando Conte. Non può stupire che sia il senso della riunione con l’ex premier, fortissimamente voluta da Grillo, a cui in tarda mattinata partecipano tutti i pesi massimi: da Luigi Di Maio, Roberto Fico e gli stessi Bonafede e Taverna, per passare al reggente Vito Crimi, a Stefano Patuanelli e Riccardo Fraccaro e ai capigruppo in Parlamento. Manca solo Davide Casaleggio, che ha respinto l’invito del Garante. Tutti gli altri in una giornata primaverile si ritrovano nell’hotel Forum. L’usuale base del Garante nelle sue trasferte romane, scelta come piano b dopo la fuga di notizie sulla sede originaria del vertice, la sua villa al mare in Toscana. E all’albergo con vista sui Fori, Grillo va con uno scafandro da primo uomo sulla Luna, che pare ricordare un suo recente post (“I 5Stelle non sono più marziani”). Ma non c’è tempo per scherzare con Conte, in giacca e camicia blu. Anche perché l’ondata di ricorsi degli espulsi potrebbe rappresentare una bella grana per il nuovo capo politico, e l’avvocato Conte lo sa. Così spiega che dovrà “studiare bene” Statuto e regolamenti. E capire se è necessaria una nuova associazione giuridica, magari con un nuovo nome, oppure se si può procedere con quella attuale, cambiando lo Statuto. Crimi gli chiede di far votare comunque il comitato a cinque, già approvato dagli iscritti. Ma Conte vuole sceglierla, la segreteria. Tenendo dentro big come Di Maio, a cui ha già chiesto la disponibilità: da capo. Ma è meglio non definirlo così, almeno non ora, dicono. Perché i big notano le parole dell’ex ministro Vincenzo Spadafora, a Mezz’ora in più: “Non va fatta un’immissione a freddo di Conte, ma serve un percorso con modalità di partecipazione concrete”. Soprattutto, Spadafora sostiene: “Il M5s vive sempre di piccoli cerchi temporanei in cui si decidono le cose, ora vanno create regole democratiche e chiare”. Ergo, il timore ai piani alti è che monti l’insurrezione interna contro un nuovo leader calato dall’alto. Per questo fonti vicine all’ex premier precisano: “Conte non ha voluto alcun incarico formale, lavorerà al progetto e solo se verrà condiviso da tutti si impegnerà a realizzarlo con gli iscritti”. Un altro modo per dire che l’avvocato vuole un diffuso consenso. “Sentirò tutti” fa sapere. E potrebbe cercare anche il big che si è fatto di lato, Alessandro Di Battista. Ma a pesare ci sono anche i temi dentro “il progetto”, riassunti così: “Conte ha raccolto l’invito a elaborare un progetto rifondativo con il Movimento, per farne la forza trainante della transizione ecologica e digitale”. L’obiettivo principale, con la “lotta alla corruzione, il contrasto delle diseguaglianze, delle rendite di posizione e dei privilegi”.

Grillo già esulta sul suo blog: “Ora è arrivato il momento di andare lontano!”. E Di Maio assicura: “Questa è la strada, sono anni che ci danno per morti ma il M5S scriverà il futuro”. Prima però bisogna aspettare Conte. L’indispensabile.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/01/conte-dice-si-nuovo-movimento-aperto-accogliente-intransigente/6116973/

M5s, summit a Roma con Conte e Grillo. Per l'ex premier pronto un ruolo ad hoc. - Marina Di Bibbona

 

Al via un 'progetto rifondativo' del movimento. 


Il vertice della rifondazione, dopo 48 ore di depistaggi, e silenzi, alla fine avviene in uno dei "luoghi simbolo" dei pentastellati: l'hotel Forum. Beppe Grillo, mentre i cronisti circondavano la sua villa a Marina di Bibbona - iniziale sede scelta per il summit prima della fuga di notizie che tanto ha irritato il Garante del M5S - cambia auto, lascia la Toscana e arriva a ora di pranzo a Roma.

Al conclave c'è l'intero stato maggiore governista. Quello che ha detto sì a Draghi e al ministero della Transizione Ecologica. E che, in una calda domenica di febbraio, dice sì a Giuseppe Conte. L'ex premier è al tavolo con i "big" e accetta l'invito. Il futuro del M5S dipende anche e soprattutto da lui. E dal ruolo con cui il Movimento vestirà il nuovo frontman. Sulla terrazza del Forum ci sono Luigi Di Maio, Roberto Fico, Alfonso Bonafede, Stefano Patuanelli e Riccardo Fraccaro, Paola Taverna e i capigruppo Davide Crippa e Ettore Licheri. Grillo arriva con un casco da astronauta.

Guarda al futuro, addirittura al 2050 e, in un post, traccia il sentiero della possibile rinascita: quello della transizione ecologica. Che non vuol dire solo Green. "Sono 30 anni che parlo di energia, ambiente, economia. Sono 30 anni che parlo di paradossi, di come un barile di petrolio costi 50 dollari e un barile di coca cola 350 dollari. Per troppo tempo siamo stati prigionieri del nostro sistema basato sulla crescita. Una società sempre più ricca che produce allo stesso tempo sempre più miseria", scrive Grillo in un post. Sembra un nuovo inizio. E l'ex comico ne sembra entusiasta. "Abbiamo le tecnologie, le idee e lo spirito di comunità che ci ha sempre contraddistinto. Ora, è arrivato il momento di andare lontano", è la sua esortazione. Il vertice del Forum dura un paio d'ore. Tra gli altri ci sono anche Rocco Casalino e Andrea Ciannavei, l'uomo che si occupa delle innumerevoli diatribe legali del M5S. L'ultima risale a qualche giorno fa, quando il Tribunale di Cagliari ha nominato un curatore per il Movimento, in quanto privo di rappresentanza legale dopo la modifica dello Statuto.

Ed è proprio la cornice del ruolo di Conte ad essere l'ultimo ostacolo all'ingresso dell'ex premier. Anche perché "l'avvocato del popolo", al vertice, chiede rassicurazioni sullo spazio di manovra che avrà per forgiare il Movimento. Uno spazio che, nella strategia di Conte, non può essere angusto. Tanto che, spiegano nel M5S, sarà lo stesso ex premier ad elaborare il progetto rifondativo dei pentastellati. Un progetto con cui il M5S punta a diventare "centrale nel quadro politico italiano" con una maggiore apertura anche alla società civile.

"Sono anni - scrive in serata su Facebook Luigi Di Maio - che ci danno per morti, sbagliando. Il MoVimento 5 Stelle non solo è vivo, il MoVimento è il presente e scriverà il futuro di questo Paese. Oggi è una giornata molto importante, Giuseppe Conte ha raccolto il nostro invito a elaborare nei prossimi giorni un progetto rifondativo e di rilancio dell'azione del M5S".

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/02/28/m5s-in-corso-summit-stato-maggiore-con-conte-_d93190ef-6445-45c8-aff8-26e6cbae1c32.html?fbclid=IwAR1j1JI_mawa_PVd29zvV-j-NThwz6VzFtDuCjJIsfb1D1TwBloAxwZfZMs

domenica 28 febbraio 2021

Più rinnovabili in edilizia, industria e trasporti per arginare il riscaldamento globale. - Ivonne Carpinelli

Uno striscione di protesta appeso in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima del 2000 © Michel Porro/Newsmakers/Getty Images

Solo una revisione più ambiziosa della direttiva europea sulle rinnovabili con interventi incisivi su edilizia, industria e trasporti può rallentare in tempi brevi il riscaldamento globale.

La transizione energetica non sarà un percorso lineare e senza intoppi. Sarebbe illusorio supporre l’opposto. In ogni caso, impiegare tre decadi per frenare il riscaldamento globale e raggiungere la neutralità climatica significa perdere tempo. “Evidenze scientifiche mostrano che abbiamo meno di 15 anni per evitare un futuro molto cupo”, spiega in una nota stampa William Gillett, direttore del programma Energia del Consiglio delle accademie scientifiche europee, lo European academies’ science advisory council (Easac), ente di ricerca che monitora l’attuazione delle politiche per il clima nell’Unione europea. Accelerare è possibile, avverte, soprattutto quando c’è una porta aperta sul futuro: il riesame da parte della Commissione europea della seconda direttiva sulle energie rinnovabili (Red II).

Il Consiglio si rifà ai dati raccolti nello Special report 15 (Sr15), redatto dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), e ricorda che la temperatura globale rischierà di aumentare di 1,5 gradi già nel 2030 se le emissioni di gas a effetto serra (CO2) non diminuiranno in tutto il pianeta. “Gli effetti sul nostro clima saranno disastrosi”, prosegue Gillet, “certamente, gli scienziati continueranno a lavorare su cosa potrà essere fatto dopo il 2030, ma l’odierna Direttiva europea sulle energie rinnovabili dovrebbe chiarire come agire prima”.

La revisione della direttiva europea sulle rinnovabili.

Il 4 agosto 2020 l’esecutivo europeo ha aperto il processo di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili, per capire come meglio integrare la politica sulle fonti intermittenti con la realizzazione delle ambizioni climatiche e ambientali del green deal europeo. “Per realizzare con successo l’ambizione del green deal abbiamo iniziato a valutare l’impatto che sortirebbero obiettivi climatici più ambiziosi per il 2030 e i diversi scenari per raggiungerli”, aveva dichiarato per l’apertura del procedimento la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson. Il dubbio riguarda se alzare l’attuale obiettivo dell’Unione europea di produzione di energia da rinnovabili, oggi di almeno il 32 per cento entro il 2030, per allinearlo all’abbattimento delle emissioni di gas a effetto serra tra il 50 e il 55 per cento, rispetto a livelli pre-industriali, entro il prossimo decennio.

Le proposte dell’Easac per frenare il riscaldamento globale.

Edilizia, industria e trasporti sono i settori maggiormente responsabili dell’emissione di gas a effetto serra, la cui elevata concentrazione in atmosfera potenzia l’effetto serra e, a sua volta, il riscaldamento globale. Qui dovranno concentrarsi gli sforzi.

Per ciò che riguarda gli edifici, l’Easac propone di rivedere la definizione di edifici a energia quasi zero, i Nearly zero energy buildings – Nzeb, e di uniformarla per non ingenerare confusione tra gli stati membri. Questa dovrebbe tenere conto del consumo annuo di elettricità e calore di un edificio, soprattutto della percentuale di energia rinnovabile o prodotta dai rifiuti. L’assunto è che un edificio si possa dire efficiente perché risultato di una profonda riqualificazione. E un edificio davvero efficiente può garantire migliori condizioni di vita per chi vive in condizioni di povertà energetica.

Le uniche biomasse a poter essere considerate rinnovabili, prosegue il Consiglio, sono quelle che richiedono dai dieci ai quindici anni per bilanciare le emissioni prodotte dal loro utilizzo. Solo queste andrebbero computate nella fetta di energia prodotta da rinnovabili. Inoltre, non bisogna dimenticare che anche la costruzione di nuove infrastrutture e l’utilizzo delle fonti alternative sono responsabili di una fetta di emissioni.

Per ottimizzare l’uso intelligente dell’energia prodotta da rinnovabili all’interno dei sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento, conclude l’Easac, bisognerebbe stimolare il cosiddetto sector coupling, ossia sinergie nella generazione, trasporto e distribuzione di elettricità e gas. Confermando che il merito di questi suggerimenti, c’è da evidenziarlo, è che lo sguardo al futuro sostenibile non può prescindere da una visione olistica del comparto energia.

https://www.lifegate.it/riscaldamento-globale-direttiva-europea-rinnovabili

Sull’Arabia Saudita Renzi si intervista da solo. Rivendica i rapporti e i soldi ricevuti. E attacca Pd-M5s-Leu: “Uniti solo contro di me”.

 

Il leader di Italia viva risponde con una auto-intervista alle richieste di chiarimenti da parte degli ex alleati di governo sui suoi rapporti con il principe Bin Salman. L'ex premier si fa le domande e si dà le risposte da solo. E il report della Cia che accusa direttamente l'erede al trono dell'omicidio di Khashoggi non cambia le sue posizioni.

Aveva garantito che avrebbe convocato una conferenza stampa per chiarire i suoi rapporti con il regime saudita, alla fine ha deciso di auto-intervistarsiMatteo Renzi, di fronte alle richieste di Pd-M5s-Leu di spiegazioni sui legami con il principe Bin Salman e sulla sua partecipazione a Riad agli eventi della fondazione Future Investment Initiative Institute (del cui advisory board è membro con un compenso fino a 80mila euro annui), ha deciso di diffondere una Enews dove si fa da solo le domande e si dà le risposte. Solo ieri, l’amministrazione Biden ha diffuso un report della Cia che accusa direttamente il principe dell’efferato omicidio del giornalista Khashoggi. Lo stesso principe saudita “intervistato” dal leader di Italia viva, durante una conferenza per la quale è volato a Riad nel pieno della crisi di governo del Conte 2: un colloquio diffuso poi su Youtube nel quale l’ex premier parla in toni entusiastici di un presunto “nuovo Rinascimento” dell’Arabia saudita e si spinge a dire che invida il loro “costo del lavoro”. Secondo Pd-M5s-Leu, il chiarimento ora, alla luce delle accuse della Cia, non è più solo questione di “opportunità”, ma una faccenda di “interesse nazionale“.

Renzi alle critiche risponde auto-intervistandosi: rivendica non solo i rapporti, ma anche i soldi ricevuti. E attacca gli ex alleati di governo, dicendo che “sanno essere uniti solo contro di lui”. E soprattutto, nelle cinque risposte ai suoi stessi interrogativi non cita mai il principe Bin Salman e, di fatto, non entra mai nel dettaglio dei fatti che gli vengono contestati. “Tu, Matteo Renzi, svolgi attività stile conferenze o partecipazione ad advisory board o attività culturali o incarichi di docente presso università fuori dall’Italia?”, è la domanda 1, ovvero quella che dovrebbe chiarire la questione dei compensi. “Risposta: Sì. Svolgo attività previste dalla legge ricevendo un compenso sul quale pago le tasse in Italia. La mia dichiarazione dei redditi è pubblica. Tutto è perfettamente legale e legittimo“. 

Per evitare di entrare nel dettaglio degli 80mila euro, allora Renzi risparmia a se stesso la seconda domanda e passa subito a una domanda che riguarda presunti finanziamenti ai partiti italiani: “Il tuo partito, Pd prima e Italia Viva poi, ha ricevuto da governi stranieri – o agenzie collegate – finanziamenti per la propria attività politica?”. “Risposta. No. Il Pd sotto la mia gestione e Italia Viva dalla sua nascita non hanno mai ricevuto denari da governi stranieri o strutture ad essi collegati. Mi auguro che possano dirlo tutti gli altri partiti, a cominciare da chi in passato ha stretto rapporti strategici con il Venezuela”. Un riferimento a una vicenda sollevata dal giornale spagnolo Abc a giugno scorso su presunti finanziamenti al M5s, smentita dall’ambasciata di Caracas che parlò di un “documento contraffatto”. E che al momento non ha avuto alcuna conferma.

Archiviata quindi in poche righe la questione dei soldi ricevuti e come questi siano legati al regime saudita, Renzi passa appunto ai rapporti con il principe messo sotto accusa dalla Cia. Domanda 3, Renzi si chiede qualche dettaglio in più sui rapporti con il regime saudita. “E’ giusto intrattenerli”? “Risposta: Sì. Non solo è giusto, ma è anche necessario. L’Arabia Saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico ed è uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni”. E per sostenere la sua tesi, cita il presidente degli Stati uniti: “Anche in queste ore il Presidente Biden ha riaffermato la necessità di questa amicizia in una telefonata al Re Salman. Biden ha, tuttavia, ribadito la necessità di procedere con più determinazione sulla strada del rispetto dei diritti. Non dimentichiamo che, fino a cinque anni fa, in Arabia Saudita le donne non potevano nemmeno guidare la macchina. Le esecuzioni capitali stanno scendendo da 184, nel 2019, a 27 nel 2020. Ma Biden ha chiesto giustamente di fare di più. Soprattutto sulla questione del rispetto dei giornalisti. Sulla quale rimando alla domanda numero 5″. A questo punto sarebbe stata necessaria un’altra domanda, piuttosto sull’opportunità di Renzi come senatore e leader di partito (non è un capo di Stato) di avere rapporti con il regime saudita. Ma anche in questo caso, ha deciso di non farsela.

Anzi, alla domanda 4, Renzi ha chiesto a se stesso di parlare di più del programma Vision 2030, ovvero il programma di riforme voluto, finanziato e portato avanti da Bin Salman. “Hai elogiato pubblicamente il Programma Vision 2030. Ti sei pentito di averlo fatto?”. “Risposta: No. Credo in questo programma. Vision2030 è la più grande possibilità per modernizzare l’Arabia Saudita. Ed è una grandissima opportunità anche per le aziende di tutto il mondo che lavorano lì, tra cui moltissime italiane. Rispettare i diritti umani è una esigenza che va sostenuta. Ma chi conosce il punto dal quale il regime saudita partiva sa benissimo che Vision 2030 è la più importante occasione per sviluppare innovazione e per allargare i diritti”. Insomma, Renzi non fa più ricorso all’infelice espressione “nuovo Rinascimento”, giù usata pubblicamente per magnificare l’Arabia saudita, ma di certo non rivede le sue posizioni.

Infine, solo alla domanda 5, arriva a parlare dell’efferato omicidio del giornalista Khashoggi, tagliato a pezzi nell’ambasciata saudita di Istanbul. “Perché tu, Matteo Renzi, non hai condannato la tragica scomparsa del giornalista saudita?”, si chiede. “Risposta: Ho condannato già tre anni fa quel tragico evento e l’ho fatto anche nelle interviste sopra riportate, su tutti i giornali del mondo. Difendere i giornalisti in pericolo di vita è un dovere per tutti. Io l’ho fatto sempre, anche quando sono rimasto solo, come nel Consiglio Europeo del 2015, per i giornalisti turchi arrestati. Difendere la libertà dei giornalisti è un dovere, ovunque, dall’Arabia Saudita all’Iran, dalla Russia alla Turchia, dal Venezuela a Cuba, alla Cina”.

Quindi, a conclusione della sua auto-intervista (“io non scappo mai”, dice a se stesso), parla degli ex alleati di governo. E li attacca per le richieste di chiarimento arrivate in queste ore: “Sono, del resto, felice perché in queste settimane, dopo la fine dell’esperienza del governo Conte (l’ex premier, peraltro, ha ripreso a insegnare proprio a Firenze, auguri sinceri di buon lavoro), i Cinque Stelle, il Pd e persino Leu sono dilaniati da polemiche interneLitigano su tutto, a cominciare dai posti al governo. Sono davvero felice di essere uno dei rari motivi di unità: si ricompattano solo per sparare a zero su di me”. E chiude: “Mi spiace solo che si utilizzi la vicenda saudita per coprire le difficoltà interne italiane e per giustificare un’alleanza dove – come spesso è accaduto a una certa sinistra – si sta insieme contro l’avversario e non per un’idea”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/27/sullarabia-saudita-renzi-si-intervista-da-solo-rivendica-i-rapporti-e-i-soldi-ricevuti-e-attacca-pd-m5s-leu-uniti-solo-contro-di-me/6116231/

Il regime, la promessa sposa, i diritti negati: perché deve lasciare. - Marco Lillo

 

L’incarico insostenibile.

Matteo Renzi deve dimettersi dal board del FII Institute. In verità non avrebbe mai dovuto accettare l’incarico da 80 mila dollari all’anno nell’istituto creato per decreto dell’anziano Re Salman di Arabia. Il FII Institute è nato dopo l’uccisione di Jamal Khashoggi. Teoricamente è un think tank che dovrebbe produrre eventi e idee per migliorare il futuro. In realtà serve a migliorare l’immagine del regime, acciaccata dall’omicidio del 2 ottobre 2018. Dopo la pubblicazione del rapporto Usa sull’assassinio di Khashoggi, Renzi dovrebbe scrivere due e-mail.

La prima al FII per dimettersi dal board. La seconda ad Amnesty International per donare i soldi incassati.

Nel rapporto dell’intelligence Usa, svelato dal presidente Joe Biden, si legge che “il principe regnante Mohammed bin Salman ha ordinato l’operazione di Istanbul per rapire o uccidere Jamal Khashoggi”. In realtà quel rapporto di 4 pagine aggiunge poco a quel che sapevamo già. I fatti sono gli stessi ricostruiti con gli audio e i video della Polizia turca nel rapporto dell’ispettrice speciale dell’Onu Agnes Callamard. Bastava guardare il documentarioThe Dissident per capire tutto: Khashoggi è stato attirato in una trappola al Consolato di Istanbul e un’operazione simile era inconcepibile senza un via libera. La novità è che gli Usa mettono nero su bianco le accuse contro il principe MbS un mese dopo il duetto di Renzi con lui al Future Investment Initiative a Riyadh.

Secondo la Polizia turca il corpo di Khashoggi sarebbe stato smembrato con una sega elettrica, trasportato a casa del console saudita e bruciato in un pozzetto riempito con una ventina di chili di carne bovina comprata in un ristorante del centro per confondere gli odori e far sparire il Dna.

Quindi Renzi non deve dimettersi da FII per Biden, ma per Hatice Cengiz. La 39enne turca avrebbe sposato Khashoggi. Mancava solo un documento e, solo per questa ragione d’amore, Khashoggi ha accettato il rischio di entrare in ambasciata il 18 ottobre 2018. Tutto era pronto per il matrimonio e lei attendeva fuori sperando di vedere uscire Jamal sorridente con il foglio. Invece dentro quell’edificio lo stavano facendo letteralmente a pezzi.

Hatice non parlava una parola di inglese. Ora lo ha imparato perché da due anni porta in giro per il mondo la sua battaglia per convincere i potenti come Renzi a far giustizia per Jamal. Anche Renzi cerca di migliorare il suo inglese ma poi lo usa per i salamelecchi a MbS sul Rinascimento saudita. Quando abbiamo chiesto a Hatice Cengiz un commento, lei ha replicato solo: “La storia giudicherà chi loda il regime”. Se Renzi lascerà il FII, perderà le relazioni, gli 80 mila dollari all’anno e i voli executive pagati. Chissà se migliorerà il giudizio della storia. Certamente quello di Hatice. E non è poco.

Renzi deve dimettersi anche per rispetto agli uomini e alle donne recluse nelle carceri saudite perché hanno osato dire quel che pensavano sul regime. Per i fratelli e gli amici di Omar Abdul Aziz, il 30enne vlogger in esilio, amico di Khashoggi, protagonista con la Cengiz del film The Dissident. Dovrebbe dimettersi per rispetto a Loujain al-Hathloul, l’attivista che ha pagato con 1.001 giorni di prigione la sua battaglia per i diritti delle donne. Rilasciata il 18 febbraio scorso, sostiene di avere subito torture. Renzi dovrebbe donare poi gli 80 mila dollari a Amnesty perché lui è libero di dire quel che pensa e loro no.

Il problema è che Renzi usa la sua libertà di parola per lodare il mercato del lavoro saudita. Proprio quello che per Amnesty è la prima ragione di violazione dei diritti umani in Arabia da parte delle imprese internazionali. Renzi poi dovrebbe dimettersi per tutelare l’onore degli italiani. L’ex sindaco di Firenze non può dire a davanti a MbS e al mondo che in Arabia intravede il neo-rinascimento.

Infine Renzi dovrebbe lasciare FII anche per rispetto di sé stesso. L’ex premier fa vanto della sua cultura cattolica e scout. Quante volte avrà spiegato ai suoi figli che non si sta dalla parte dei forti ma si sostengono le ragioni dei deboli? Quante volte avrà predicato che si aiuta la vittima anche se il carnefice è ricco, munifico e potente?

Se poi tutto questo non basta, almeno Renzi lasci per un suo interesse personale. Se vuole correre per il ruolo di Segretario Generale della Nato deve smarcarsi dal ruolo di paggio di MbS. A Biden non farà piacere la nomina dell’amico del mandante di un rapimento o di un omicidio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/28/il-regime-la-promessa-sposa-i-diritti-negati-perche-deve-lasciare/6116309/

E se c’ero dormivo. - Marco Travaglio

 

Una pandemia di encefalite letargica, detta Variante Italiana, sta colpendo i nostri migliori giuristi (a parte uno, vedi pag. 4). L’altro giorno erano tutti eccitati perché finalmente “si torna alla Costituzione”, ”articolo 92”: ministri e sottosegretari li nomina il presidente della Repubblica su indicazione del premier, senza passare per i partiti brutti, sporchi e cattivi. Ora, visti i nomi e soprattutto le facce, dicono che Mattarella e Draghi non c’entrano nulla: quelli volano alto, mica si occupano di queste miserie, han fatto tutto i partiti brutti, sporchi e cattivi (del resto, spiega Milan di Radio Confindustria, viceministri e sottosegretari non servono). Ohibò: e il ritorno alla Costituzione? E l’articolo 92? Nel 1994 Scalfaro depennò Previti da ministro della Giustizia di B. perché era l’avvocato di B. E nel 2018 Mattarella rimandò a casa Conte perchè aveva indicato all’Economia il prof. Savona, noto kamikaze delle brigate No Euro. Un giurista degno di questo nome gli domanderebbe ora come mai abbia accettato Sisto, avvocato di B., alla Giustizia e Moles, rappresentante del padrone del primo gruppo editoriale italiano, all’Editoria. Purtroppo non se n’è trovato uno sveglio.

Martedì fonti del governo annunciavano all’Ansa il “superamento dei Dpcm”, strumenti tipici della famigerata tirannide contiana, per “coinvolgere il Parlamento nei provvedimenti anti-Covid” con più democratici “decreti legge”. Sollievo e giubilo fra i giuristi di scuola Cassese. Ma due giorni dopo ecco il primo Dpcm di Draghi, che conferma e inasprisce quelli del deposto tiranno: neppure mezzo Cassese che stigmatizzasse quel rigurgito di dittatura. Draghi ne approfittava subito per cambiare il capo della Protezione civile per gestire i vaccini, all’insaputa di ministri (incluso quello della Salute), Parlamento e cittadini. Per molto meno, fino a un mese fa si sarebbe strillato al “favore delle tenebre”. Ma la Variante Italiana non aveva ancora colpito i nostri giuristi. Né i giornalisti che intervistavano un giorno sì e l’altro pure l’Innominabile, sdegnato con Conte e Di Maio che trattavano con Haftar per liberare i pescatori. Ora che l’amico Biden accusa Bin Salman di aver fatto uccidere e disossare Khashoggi, potrebbero domandargli se si dimette dalla fondazione, restituisce gli 80 mila dollari insanguinati e ha cambiato idea sul Rinascimento Saudita. Invece tutto tace: le cronache dei giornaloni sul rapporto della Cia, lontanissime dalle pagine politiche, non fanno alcun cenno al Rignanese. Ma qui l’encefalite letargica non c’entra. È che i giornaloni italovivi (tutti) non hanno capito che il Bin Salman di Biden è lo stesso di Lawrenzi d’Arabia: sospettano un’omonimia.

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