giovedì 19 settembre 2019

GLI EMIRATI ARABI UNITI LEADER NEL SETTORE DELLE ENERGIE RINNOVABILI. - Riccardo Lo Monaco

Biomasse

Il 12 settembre ha chiuso i battenti il ventiquattresimo Congresso mondiale dell'energia (WEC) nella capitale degli Emirati Arabi Uniti. L’appuntamento è stato di quelli importanti, sia in considerazione dell’impegno profuso dalle autorità emiratine sia per i temi trattati, che non riguardano solo lo sviluppo degli Emirati ma producono ricadute in tutto il mondo.
Per la prima volta in un paese del  Medio Oriente, l’evento energetico più importante e influente al mondo che copre tutti gli aspetti dell'agenda del settore, ha visto la partecipazione di 66 delegazioni internazionali, oltre 15.000 visitatori e più di 300 relatori. Il Congresso mondiale sull'energia - un evento triennale considerato il "Davos dei problemi energetici” - offre da anni ai leader mondiali dell'energia una piattaforma unica per esplorare nuovi futuri scenari energetici, aree di innovazione critica e nuove strategie, come dichiarato dal Matar Al Neyadi, sottosegretario al Ministero dell'energia e dell'industria degli Emirati Arabi Uniti e presidente del Comitato del congresso.
L’ente organizzatore, il Dipartimento dell'Energia di Abu Dhabi (DoE), istituito nel febbraio 2018 per guidare la direzione e il rifornimento futuri del settore energetico dell'emirato in tutte le sue forme e per creare un sistema efficiente che consenta la crescita economica, la sicurezza energetica e lo sviluppo sostenibile, studia e realizza la messa in atto di politiche, regolamenti e sviluppo di strategie per garantire un'efficace transizione energetica alla base della crescita sostenibile di Abu Dhabi, tutelando al contempo i consumatori e l'ambiente.
In occasione del WEC l’obiettivo principale degli organizzatori era chiaro: mostrare le iniziative portate avanti dagli Emirati per ciò che concerne l’efficienza energetica e nel contempo evidenziare le opportunità di investimento che il settore offre agli investitori locali e internazionali. Il Dipartimento dell'Energia (DoE) aspira infatti a proseguire la sua missione volta a fare dell’Emirato di Abu Dhabi la capitale mondiale dell'energia e uno dei più importanti hub globali per il settore energetico.
Tra le numerose personalità che hanno portato il proprio contributo il presidente della DoE Awaidha Murshed Al Marar che, in una sessione intitolata "Nuove visioni dell'energia: riuscire in un contesto di disgregazione", ha riunito i leader mondiali nel settore energetico per esplorare le prospettive di partenariato internazionale e gli sforzi congiunti per guidare la transizione del settore.
Anche la location ha seguito le linee guida del Congresso e il Padiglione del Dipartimento, progettato tenendo conto degli standard più elevati e della tecnologia più all’avanguardia, ha offerto ai visitatori un'esperienza entusiasmante in cui poter esplorare il presente e il futuro del settore energetico di Abu Dhabi.
La spinta ecologista ha investito gli Emirati Arabi Uniti che si stanno dimostrando sensibili verso le problematiche ambientali e che negli ultimi anni hanno moltiplicato gli sforzi per cercare di sviluppare fonti di energia alternative ai combustibili tradizionali.
Secondo il rapporto commissionato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, gli investimenti globali per lo sviluppo delle energie rinnovabili stanno per raggiungere i 2,6 trilioni di dollari entro la fine di questo decennio, più del triplo rispetto al decennio precedente. Gli obiettivi posti dagli Emirati Arabi Uniti sono ambiziosi: il Dubai Clean Energy Strategy (DCES) 2050 fissa  il 7% di energia pulita entro il 2020, il 25% entro il 2030 e il 75% entro il 2050, mentre si mira a ridurre la domanda di energia e acqua del 30% entro il 2030.
Questi obiettivi sono pianificati dall'Autorità per l'energia elettrica e l'acqua di Dubai (Dewa) che svolge un ruolo essenziale nel consolidamento del settore delle energie rinnovabili e per la diversificazione dei carburanti.
Saeed Mohammed Al Tayer, amministratore delegato e CEO di Dewa, ha dichiarato, in occasione dell’annuncio della ventunesima Mostra sull'acqua, l'energia, la tecnologia e l'ambiente (Wetex), in programma presso il Dubai International Convention and Exhibition Centre dal 21 al 23 ottobre, che Dewa è impegnata nella promozione di tutte le forme di energia verde come alternativa pulita all'energia convenzionale, in linea con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
È chiaro come con queste iniziative dal respiro globale gli Emirati Arabi Uniti stiano delineando piani ambiziosi nella trasformazione del settore energetico, ponendosi tra i leader mondiali maggiormente sensibili alle tematiche ecologiste.

RUSSIA E CINA HANNO DETERMINATO LO SGRETOLAMENTO DEL NUOVO ORDINE MONDIALE. - Jon Krister Hellevig



L’ultima settimana di agosto è stata piena di eventi portentosi. Solo qualcuno che non è stato sveglio negli ultimi anni potrà non rendersi conto di come questi eventi a prima vista scollegati facciano parte in realtà della stessa matrice. C’è stata una conversazione sempre più forte nei media mainstream su una recessione globale in avvicinamento, curve di rendimento invertite e rendimenti negativi, che ci dicono che il sistema finanziario occidentale è sostanzialmente in coma ed è tenuto in vita solo da generose iniezioni di liquidità IV dalla banca centrale. Almeno per il momento.
Successivamente abbiamo visto Trump ottenere nuovi successi con i suoi messaggi su Twitter in Cina nella sua grande contesa commerciale a colpi di dazi. Così di volta in volta e i mercati azionari si sono mossi come un ottovolante in reazione a ogni nuovo salvataggio di Twitter. Inoltre, abbiamo avuto sia Trump che Macron che parlavano soavemente del recupero della Russia e della modifica del nome del loro club in G8. Martedì scorso, in una stampa del G7 a Biarritz, i Rothschild hanno sciolto Macron per fargli recitare il “mea culpa”e hanno fatto un altro passo parlando dei motivi per cui improvvisamente bramavano un’amicizia con la Russia: “Stiamo vivendo la fine dell’egemonia occidentale”, ha detto Marcron. Nella stessa serie, il nuovo governo britannico sotto Boris Johnson stava dicendo ai suoi colleghi di Biarritz che ora è decisamente avviato per una Brexit senza accordo,
Forse la notizia più strana per coronare tutto è arrivata da Jackson Hole, nel Wyoming, dove i banchieri centrali occidentali si nascondevano per il loro pensionamento annuale. Il presidente della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, ha sorpreso tutti (almeno quelli che non erano presenti) annunciando che il dollaro USA aveva superato il suo momento migliore e che avrebbe dovuto essere sostituito da un qualcosa che i banchieri centrali ancora non hanno in mano.
Il Nuovo Ordine Mondiale sta morendo.
Quello che questi eventi hanno in comune è che i massimi responsabili dell’Occidente iniziano ad ammettere che il progetto globalista del Nuovo Ordine Mondiale, nella sua forma attuale, è defunto, o almeno si trova nella sua agonia. Tale progetto è andato a sbattere la testa contro un muro impenetrabile di quella che è la resistenza cino-russa. L’accesa propaganda totalitaria contro la Russia dal 2001 (quando il Nuovo Ordine Mondiale si rese conto che Putin non era il suo uomo); per il cambio di regime e rivoluzioni di colore nei paesi vicini ha fatto un buco nell’acqua. Hanno tentato colpi di stato a Maidan e a Mosca; e infine hanno provato con le sanzioni che, dal 2014, sono state fondamentali per la strategia degli imperi anglo-sionisti. Dovevano conquistare la Cina o la Russia per vincere l’egemonia mondiale assoluta. Prendendo il controllo di ognuno di loro, avrebbero abbinato il resto, e dopo tutto avrebbero conformato il mondo intero.
Giustamente loro consideravano la Russia il pezzo più debole e lottavano in quella direzione. Il Nuovo Ordine Mondiale voleva approfittare della debolezza della Russia nella forma della sua quinta colonna pro occidentale e di un’intellighenzia liberale scioccata (che domina i media, la cultura e gli affari, come a Hong Kong, BTW), che è costituzionalmente Incapace di pensare con i propri cervelli per sbarazzarsi degli stereotipi dell’era sovietica (“Unione Sovietica / Russia cattiva, occidente buono”).
Quindi si sono resi conto che le sanzioni economiche e culturali (ad esempio il divieto olimpico) insieme alla duplicazione della propaganda avrebbero spezzato il paese. Fortunatamente, il narod russo, la gente comune, ha visto tutto e non ha giocato insieme al nemico. Allo stesso tempo, la Russia esibiva il suo esercito risorto in Crimea e Siria, nonché le sue nuove e formidabili armi ipersoniche da fine del mondo. L’opzione militare per impadronirsi della Russia non era più nelle possibilità degli anglo USA sionisti..
L’economia russa sempre più forte.
Credendo nella propria propaganda, sbagliavano totalmente le loro previsioni. Ripetendo incessantemente i propri punti di discussione egoistici, devono aver davvero immaginato che l’economia russa non fosse altro che l’esportazione di combustibili fossili, che “l’economia russa è la dimensione dei Paesi Bassi”, che “la Russia non produce nulla” e che la Russia “non era altro che una stazione di servizio con bombe nucleari” (riuscendo in qualche modo a ignorare il significato della parte relativa alle armi nucleari). Credo seriamente che la propaganda fosse diventata così convincente che i leader occidentali e le persone dell’intelligence erano davvero venute per adattare la propria propaganda alla verità. Quel che è certo è che tutti i media occidentali, compresi quelli che dovrebbero essere le riviste di business più rispettate e tutti quei think tank, non avevano pubblicato una valutazione onesta dell’economia russa da 15 anni. Ogni pezzo che ho letto negli anni è stato chiaramente scritto con l’obiettivo di denigrare i risultati e lo sviluppo economico della Russia. Da nessuna parte sono stati trovati rapporti su come Putin nel 2013 avesse completamente rivisto l’economia trasformando la Russia nel paese principale diversificato più autosufficiente del mondo con tutte le capacità delle maggiori potenze industriali. In realtà, tendo a pensare che anche i presidenti degli Stati Uniti, Da Bush a Obama, furono nutriti nei loro rapporti dalla intelligence che questa aveva prodotto falsi rapporti sull’economia russa e sull’intera nazione. In realtà, si farebbe un ulteriore passo avanti nello scommettere che la CIA stessa alla fine credeva nella propaganda che aveva partorito.
Ma in realtà tutti i dati erano in vista. Ho preso la briga di compilare un rapporto sulle condizioni reali della nuova economia russa all’inizio della crisi del 2014. Nel rapporto, ho iniziato a dimostrare che la Russia aveva davvero modernizzato e diversificato la sua economia; che aveva una vivace industria manifatturiera in aggiunta al suo settore dell’energia e dei minerali; e che le loro entrate di bilancio e la loro economia in generale non dipendevano dal petrolio e dal gas come affermato. Tra le altre cose, notiamo che la produzione industriale della Russia è cresciuta di oltre il 50% (tra il 2000 e il 2013) mentre era stata completamente modernizzata. Nello stesso periodo, la produzione alimentare è aumentata del 100% e le esportazioni sono aumentate di quasi il 400%, superando tutti i principali paesi occidentali.
L’essenza dello studio può essere riassunta con questa citazione da lui:
«L’economia russa, pur devastata dalla crisi e colpita da anni di capitalismo predatorio e anarchico degli anni ’90, che Putin ha ereditato nel 2000, ha ormai raggiunto una maturità sufficiente a giustificare la convinzione che la Russia possa realizzare l’avanzamento industriale annunciato dal Presidente» .
Gli eventi hanno confermato questa idea. Ed è per questo che la Russia ha vinto la battaglia delle sanzioni.
Il rapporto rappresentava un appello ai leader occidentali a rinunciare alla vana speranza di distruggere la Russia attraverso le loro sanzioni e il rischio di una guerra nucleare. La Russia era invincibile anche da questo punto di vista. A tal fine, ho espressamente aggiunto questa lettera nell’introduzione al rapporto:
“Crediamo fermamente che tutti traggano vantaggio dalla conoscenza del vero stato dell’economia russa, della sua storia reale nell’ultimo decennio e del suo vero potenziale. Conoscere lo stato reale delle arie è ugualmente utile per gli amici e i nemici della Russia, per gli investitori, per la popolazione russa e, di fatto, per il loro governo, che non è stato molto espressivo nel dire progressi reali. Penso che vi sia un grande bisogno di dati precisi sulla Russia, in particolare tra i leader dei suoi nemici geopolitici. I dati giusti aiuteranno gli investitori a realizzare profitti. E i dati giusti aiuteranno i leader politici a mantenere la pace. Sapere che la Russia non è lo specchio del paniere economico rappresentato dagli occidentali, aiuterebbe ad evitare i nemici dal percorso di collisione con la Russia in cui si sono imbarcati.
Un rapporto di follow-up di giugno 2017 che copre gli anni delle sanzioni 2014-2016, ha mostrato come la Russia si stava rafforzando, indipendentemente dai tentativi di isolamento occidentali. Questo rapporto sottolineava che l’economia russa era diventata la più diversificata al mondo, rendendo la Russia il paese più autosufficiente del mondo.
In questo rapporto, abbiamo messo in luce il più grande errore dell’analisi della Russia guidata dalla propaganda. Questa era la ridicola convinzione che la Russia dipendesse presumibilmente interamente dal petrolio e dal gas solo perché quei prodotti costituivano la maggior parte delle esportazioni del paese. Confondendo le esportazioni con l’economia totale, avevano stupidamente confuso la quota di petrolio e gas sulle esportazioni totali, che era ed è ancora del 60%, con la partecipazione di queste materie prime all’economia totale. Nel 2013, la quota di petrolio e gas nel PIL russo era del 12% (oggi 10%). Se gli “esperti” si fossero preoccupati di guardare più da vicino, si sarebbero resi conto che dall’altra parte dell’equazione, le importazioni dalla Russia erano, di gran lunga, le più basse (in percentuale del PIL) di tutti i principali paesi. La differenza qui è che, sebbene la Russia non esporti una grande quantità di prodotti fabbricati, ne produce una percentuale di gran lunga maggiore per il mercato interno rispetto a qualsiasi altro paese al mondo. Prendere il 60% delle esportazioni per rappresentare l’intera economia da cui è stato creato il meme “La Russia non produce nulla”.
Infine, in un rapporto del novembre 2018, poteva dichiarare che la Russia aveva vinto la guerra di sanzioni che ne derivava come una superpotenza quadrupla: superpotenza industriale, superpotenza agricola, superpotenza militare e superpotenza geopolitica.
Macron si rende conto che la Russia è davvero una superpotenza.
Questi fatti hanno finalmente fatto capire che alcuni stakeholder chiave del regime globalista possono essere discerniti dal fatto che hanno affidato al loro presidente eletto fantoccio Macron di fare la pace con la Russia. Trump ha lo stesso incarico, che è evidente dalle sirene dei due leader nella direzione di Putin. Entrambi vogliono invitare Putin ai loro futuri incontri G7-8.
Come detto, Macron si è spinto fino a capitolare unilateralmente e ha dichiarato il declino dell’Occidente. Ha continuato a spiegare che la ragione di questo spettacolare cambiamento geopolitico è stata la nascita dell’alleanza Pechino – Mosca (di fatto) che ha causato un cambiamento terminale sulla scena mondiale. È interessante notare che ha anche incolpato apertamente gli errori degli Stati Uniti per il terribile stato delle cose e ha osservato che “non solo si dovrebbe incolpare l’attuale amministrazione (USA)”. Indubbiamente, il principale di questi errori, pensava Macron, era l’alienazione della Russia e la spinta del paese nel caldo abbraccio della Cina. È abbastanza chiaro che questo è ciò che vogliono rimediare, strappare l’orso al drago. Fortunatamente, questo è un sogno che non si avvererà. Bene, ci sarà un approccio buono e se l’Occidente ci proverà, ma dopo tutto quello che la Russia ha imparato finora non sarà possibile svendere la partnerschip con la Cina in nessun caso. Penso che Putin e i plenipotenziari russi abbiano chiaramente optato per un ordine mondiale multipolare. Questo non è sicuramente quello che i datori di lavoro di Macron e Trump hanno in mente, ma lasciarli provare.
Fino a quando Trump non era entrato in carica, la strategia del regime americano era stata quella di perseguitare la Russia da sola nelle sue ambizioni geopolitiche, ma ormai si era reso conto che la Russia era invincibile, specialmente nell’alleanza di fatto con la Cina. Disperato, l’impero ha aperto un altro grande momento di conflitto con la Cina. Essenzialmente andando di male in peggio.
L’ordine mondiale viene scosso come mai prima d’ora.
“L’ordine mondiale viene scosso come mai prima d’ora …”, questa è un’altra citazione di Macron. Ovviamente, si riferisce alle forze militari e geopolitiche dell’alleanza russo-cinese, ma certamente anche ai cambiamenti economici poiché l’Occidente ha perso e continuerà a perdere il suo dominio economico. Questo ci riporta a Mark Carney della Bank of England e al suo attacco senza precedenti al dollaro USA, sostenendo che era giunto il momento di porre fine al suo status di valuta di riserva globale. Come opzione, Carney ha affermato che le principali banche centrali occidentali emetterebbero una criptovaluta digitale. Cioè, una valuta NWO controllata dalle banche centrali. Ciò significherebbe effettivamente sostituire il cartello della Federal Reserve con un poster delle banche centrali occidentali (la Fed ne fa ovviamente parte).
Cosa avrebbe potuto far venire un’idea così radicale del declino dell’egemonia americana? Ovviamente, uno dei motivi è che le economie occidentali si trovano davvero in quell’estrema condizione critica che sempre più analisti avvertono. (Esamineremo i fatti economici di seguito). C’è una possibilità molto reale che saremo colpiti da una recessione della fine del mondo. Quel che è certo è che lo strano discorso di Carney potrebbe non essersi verificato in un normale contesto economico (così come l’ammissione di Macron che l’egemonia occidentale è finita). Secondo Zerohedge, The Financial Times, l’organo di partito dell’élite globalista, lo ha ammesso nel suo rapporto sull’incontro di Jackson Hole. I banchieri centrali “hanno riconosciuto di aver raggiunto un punto di svolta nel modo in cui hanno visto il sistema globale.

Putin e premier cinese.

C’era un’ammissione efficace che i banchieri centrali avevano finito i trucchi per far uscire le economie dal disastro di tutto, per non parlare dell’imminente recessione della fine del mondo. Secondo FT, Carney è arrivata al punto di mostrare la lettera di guerra dicendo: “Casi passati di tassi molto bassi tendevano a coincidere con eventi ad alto rischio come guerre, crisi finanziarie e fallimenti nel regime monetario”. Da un lato, questo può essere visto come un’ammissione di quanto siano profondamente tormentati dalla situazione finanziaria e da cosa potrebbe accadere quando crolla. D’altra parte, può essere visto come un passo di vendite degli asset, “solo noi possiamo ripararlo, fidati di noi, darci una carta bianca”. O più probabilmente, entrambi.
Nota dall’alto di Carney che dice: “Gli Stati Uniti non possono più essere considerati un attore prevedibile nella politica economica o commerciale”. Il presidente della Bank of England attacca direttamente il presidente Trump.
E solo un paio di giorni dopo, William Dudley, ex presidente della Federal Reserve Bank di New York (la più influente delle 12 banche della Federal Reserve che compongono il Federal Reserve System) ha fatto seguire un attacco diretto a Trump . Ma come si dice delle spie, non ci sono ex-spie e penso che lo stesso valga per l’élite finanziaria globale. E sì, infatti, Dudley è membro del Council on Foreign Relations. Dudley aveva scritto un pezzo d’opinione per Bloomberg intitolato “La Federal Reserve non dovrebbe permettere a Donald Trump”, in cui preme apertamente affinché la Federal Reserve danneggi deliberatamente l’economia per neutralizzare le politiche (cioè le guerre commerciali) del presidente ad interim. ed evitare le loro possibilità di rielezione rovinando deliberatamente l’economia.
Una cosa è certa, l’élite è disperata e in grave disordine. Molto probabilmente anche l’élite è divisa. Sembra che ci siano due fazioni globaliste in competizione tra loro e che vogliono seguire strategie molto diverse. Una fazione sostiene Trump e l’altra è contro di lui. Forse, uno che vuole fare le cose con forza e un altro che vuole vincere di nascosto. Potrebbe essere il Pentagono e il complesso militare-industriale di fronte all’élite finanziaria, che possiede anche i media. La mia argomentazione non dipende dalla veridicità di queste linee di demarcazione, ma ci deve essere una pausa nel contrasto tra le élite, altrimenti Trump sarebbe già stato espulso con tutta quella pressione su di lui.
Riassumendo,
il mondo occidentale è in crisi: la schiacciante dominazione geopolitica precedente è andata e viene; le soluzioni militari contro i principali avversari, Cina e Russia, sono prive di possibilità; le guerre ibride contro di loro sono fallite; Cina e Russia sono economicamente più forti che mai, troppo forti per l’avversario; e, per cominciare, le economie domestiche occidentali hanno una forma di crisi straordinaria, rischiando una depressione di proporzioni epiche.


*Jon Hellevig Nato il 26 febbraio 1962 (57 anni) Helsinki ,
Nazionalità Finlandese - Avvocato, scrittore e politico finlandese. Risiede in Russia, uomo d’affari finlandese che lavora in Russia dai primi anni ’90. È il managing partner della società legale con sede a Mosca Hellevig, Klein & Usov Llc. Hellevig ha scritto libri sulla legislazione e la società russe e scrive colonne per i media russi . Hellevig è stato candidato alle elezioni del Parlamento europeo nel 2014.


Fonte: Russia Insider
Traduzione: Sergei Leonov

mercoledì 18 settembre 2019

Camera: Aula nega arresti domiciliari per Sozzani (Fi).

Diego Sozzani nella foto del suo profilo Facebook © ANSA

A luglio la Giunta delle Autorizzazioni aveva dato l'ok con il sì di Pd e M5S.

L'Aula della Camera ha negato l'autorizzazione all'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato di Forza Italia Diego Sozzani. I voti a favore sono stati 235, 309 i contrari, un astenuto. A fine luglio la Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio si era invece espressa per l'ok ai domiciliari a maggioranza, con il voto a favore di M5S e Pd: una decisione annullata oggi dall'Assemblea, a scrutinio segreto.
L'Aula della Camera ha anche negato l'uso delle intercettazioni delle conversazioni del deputato di Fi Diego Sozzani, chiesta nell'ambito di un procedimento per finanziamento illecito relativo ad una fattura di diecimila euro. Il voto dell'Assemblea conferma la decisione assunta dalla Giunta per le Autorizzazioni presieduta da Andrea Delmastro (Fdi), nel senso del diniego dell'uso delle intercettazioni, che sono state realizzate dagli inquirenti 'a strascico' con un Trojan installato su un dispositivo di un collaboratore del deputato di Forza Italia. L'autorizzazione è stata negata con 352 sì, 187 no e due astenuti. Solo i deputati M5S hanno votato per la concessione dell'autorizzazione. L'Assemblea dovrà ora esprimersi sulla richiesta di arresti domiciliari nei confronti di Sozzani.
"Qualcuno dice che il voto odierno "è tema di Governo", io rispondo "è tema di valori". Oggi chi ha votato contro l'arresto di Sozzani dovrebbe risponderne davanti all''opinione pubblica - il leader M5S Luigi Di Maio su facebook ha commentato il voto su Sozzani -. E invece a causa del voto segreto, non ne risponderà davanti agli italiani. È proprio in questi casi che emerge tutta la differenza tra noi e il resto del sistema. Qui non si tratta di giustizialismo o di presunzione di innocenza. Qui si tratta di normalità, di regole".
"Il voto segreto va abolito. Ognuno deve assumersi le sue responsabilità - spiega Di Maio - . Da parte nostra, orgogliosi di aver dimostrato ancora una volta di essere l'unica forza politica in grado di interpretare un principio sacrosanto e inderogabile, quale è quello della giustizia sociale". Voto sul quale, spiega Di Maio, "solo il MoVimento 5 Stelle ha votato compatto a favore degli arresti domiciliari e sulla richiesta di autorizzazione dei giudici a utilizzare intercettazioni".

Nidi comunali gratis, il modello San Lazzaro. La sindaca: “Rette azzerate anche grazie a lotta all’evasione e riduzione degli sprechi”. - Eleonora Bianchini

Nidi comunali gratis, il modello San Lazzaro. La sindaca: “Rette azzerate anche grazie a lotta all’evasione e riduzione degli sprechi”

Il Comune di 30mila abitanti alle porte di Bologna è il primo in Italia a non fare pagare le rette dagli zero ai tre anni, indipendentemente dal reddito familiare. Isabella Conti, sindaca dem "anticemento" riconfermata con l'80% dei voti a maggio: "I nidi gratis incidono su natalità, azzeramento del bullismo e occupazione femminile. Sono scuola, per questo devono essere liberi e gratuiti per tutti". E sul welfare carente per il ceto medio dice: "In tanti rischiano di scivolare nella povertà perché non hanno ammortizzatori".
“A chi dice che i più ricchi dovrebbero pagare rispondo che il nido, come l’asilo, le elementari e le medie, fa parte di un progetto educativo più ampio. Di un percorso pedagogico di lungo respiro, che si traduce in minori tassi di abbandono scolastico e azzeramento statistico di rischi di bullismo“. E permette ai genitori di arrivare a fine mese senza l’acqua alla gola. Dall’inizio di questo anno scolastico Isabella Conti, sindaca dem di San Lazzaro di Savena, ha inaugurato i nidi comunali gratis per tutti, indipendentemente da Isee e reddito. Nota per essere un simbolo della lotta alla cementificazione selvaggia anche in aperto contrasto col suo partito, a maggio è stata riconfermata alla guida del comune di 30mila persone alle porte di Bologna con l’80% dei voti grazie alla sua lista civica. Aveva promesso asili nido gratis da settembre 2020, un obiettivo che è riuscita ad anticipare di un anno. Ora la sua è la prima amministrazione in Italia che ha annullato le rette per i più piccoli. A beneficiarne sono 300 bambini in 6 poli per l’infanzia (da zero a sei anni). Il via libera arriva dopo una prima parziale sperimentazione nel 2018 e consente alle giovani coppie di pensare a un figlio con meno ansie e alle donne che hanno avuto un bambino di potere tornare a lavorare. Con la speranza di sollevare la natalità del comune che, in linea col trend nazionale, ha un tasso di “anzianità del 210%. Vuol dire che per ogni ragazzo under 15 ci sono 2,1 over 65. Senza contare che il 12-13% ha più di 75 anni”.
Dal sostegno alle famiglie all’impatto sociale: tutti i benefici – Gli asili nido gratis sono il punto di approdo di un percorso che parte da lontano e che ha al centro una parola: welfare. “Stiamo lavorando a questo progetto già dal 2015. La priorità è quella di sostenere famiglie e giovani coppie, che oggi tendono a rinviare il momento per formare una famiglia. Ormai, infatti, ci si può permettere di pagare un affitto o un mutuo solo da adulti“. Difficoltà reali che si traducono in un calo della natalità, in un Paese che vive il declino demografico record degli ultimi cent’anni. “Anche San Lazzaro è in linea col trend nazionale. Ma oltre ad aiutare le famiglie, abbiamo voluto analizzare la questione dal punto di vista pedagogico“. Supportati dai dati. “È stato provato, ad esempio, che il tasso di abbandono scolastico è inferiore nelle aree di maggiore frequenza di nido e materna. In più, chi va al nido accede prima al linguaggio e quando i bimbi si abituano a convivere con i più piccoli si sviluppa una socialità che azzera i rischi di bullismo. I nidi non sono luoghi di babysitteraggio, ma di formazione. Sono scuola, e come tali devono essere liberi e gratuiti per tutti”.
La lotta all’evasione che paga le rette – Un passaggio fondamentale del percorso dell’amministrazione è stata la riqualificazione di una scuola dell’infanzia danneggiata dal terremoto del 2012. “Non abbiamo voluto chiudere o vendere la struttura, ma investire e sperimentare“. Dalla Regione arrivano 300mila euro e il Comune ne mette altrettanti, viene riaperta nel 2018 e diventa il primo polo per l’infanzia del Comune. Già quando nel 2017 la Regione stanzia 7 milioni di euro per i comuni da investire in ambito welfare nella fascia 0-6 anni, la sindaca decide di investirli nel taglio delle rette per chi ha un Isee sotto i 15mila euro. E a settembre 2019 l’amministrazione anticipa quello che, sulla carta, sarebbe dovuto diventare realtà soltanto nel prossimo anno scolastico. E cioè i nidi comunali gratis per tutti indipendentemente da reddito. Un proposito che diventa realtà “con l’aiuto imprescindibile dei contributi regionali”, spiega Conti, ma anche con una serie di tagli agli sprechiefficientamento energetico e recupero dell’evasione fiscale. “Il Comune ha pagato di tasca propria un milione di euro per la sostituzione di mille punti luce. L’abbiamo fatto senza ricorrere ai privati, tagliando tutti gli interessi che ne sarebbero derivati e ammortizzando i costi. Per recuperare le tasse invece sono andata nel nostro ufficio tributi, dove lavorano in 5. Troppo pochi per fare un lavoro di recupero su 30mila abitanti. Allora abbiamo esternalizzato a una ditta di engineering l’incrocio dei dati per verificare le entrate dal 2016 al 2018. Da lì abbiamo incassato 4 milioni di euro. Insomma, abbiamo fatto quello che si sente sempre dire”. Un’altra strategia per le casse pubbliche, sostiene la sindaca, è stata il taglio degli sprechi all’interno degli uffici comunali: “Spegniamo le luci e l’aria condizionata che non usiamo, ad esempio. E se penso che dal 1999 al 2004 chi governava questo comune ha speso 82mila euro di auto blu e io non ho mai chiesto un rimborso, posso dire che la mentalità è cambiata”. Tutte misure possibili, ci tiene a sottolineare la sindaca, “perché abbiamo un bilancio solido. Capisco che tutto questo non è fattibile per un paesino del Sud che rischia il default. E, oltre ai servizi alle persone, è importante investire nelle infrastrutture“.
I costi della gratuità – “Ho calcolato che per tenere aperti i nidi tra utenze e personale spendevamo 2,5 milioni di euro l’anno. Quello che incassavo dalle rette era di circa 480mila l’anno. Non coprivano neanche il 20%. Mi sono detta che potevamo farcela coi 4 milioni recuperati dall’evasione e i 250mila all’anno di efficientamento energetico“. Nel traguardo della gratuità è stato fondamentale l’apporto della Regione Emilia Romagna, che oggi dà un contributo di mille euro a bambino alle famiglie che hanno un Isee inferiore ai 26mila euro. “Mi sono resa conto che bastava investissi circa 300mila euro l’anno per avere il nido gratuito per tutti”, aggiunge Conti, che specifica come il Comune debba rendicontare “molto attentamente” il contributo regionale. “Vogliamo che questa misura incentivi sempre più i genitori a mandare i loro bimbi al nido. Al momento non abbiamo liste d’attesa, ma sappiamo che una possibilità, che auspichiamo, è l’aumento dei piccoli nelle nostre scuole. Ci stiamo già attrezzando per accoglierli“. Per l’amministrazione di San Lazzaro è anche un modo per abbattere le disuguaglianze, obiettivo dichiarato dal governo e ragione per cui, dice la sindaca, “mi sono trovata d’accordo col discorso di insediamento del Conte 2“.
“In Italia welfare vecchio di 25 anni” – Quella degli nidi gratis, assicura Conti, non è “una misura spot di buon senso ma è strutturale e fa parte della nostra visione di lungo periodo”. Tant’è che la sua amministrazione guarda al futuro con la creazione degli “alloggi cittadini” – “due parole che mi sono inventata io”, precisa la sindaca – per venire incontro a chi oggi non è nella fascia di reddito più bassa, ma è “penultimo” e generalmente escluso dal welfare. “Penso a una giovane coppia, dove lui e lei lavorano, magari hanno un bambino, e prendono poco più di mille euro al mese ciascuno. Devono pagare l’affitto o il mutuo e rischiano di non farcela. Per loro non ci sono misure di sostegno. Anzi, si vedono ‘sorpassati’ da chi ha ancora meno di loro, magari è immigrato, e ha sussidi e casa popolare“. Il problema, dice, “è che oggi si scarica il costo sociale degli ultimi sui penultimi, ma la differenza tra i due non è più, come un tempo, di 25mila euro l’anno, ma di tremila”. Chi è penultimo, così, rischia di scivolare nella povertà senza ammortizzatori sociali. “Vent’anni fa c’era il 10% di ricchi, il 10% di poveri e l”80% di fascia media. Oggi non è più così, ma il sistema di welfare nazionale è rimasto lo stesso. Per le fasce medie, che sono in evidente difficoltà, non esiste”. Quindi l’obiettivo numero due è la casa: “Tra due anni sarà a regime il piano degli alloggi cittadini, ed entro fine anno ne arriveranno già 10. Funzionano diversamente rispetto alle graduatorie delle case popolari, che sono di competenza regionale, e vengono assegnate in base a principi diversi. Sono destinati a giovani coppie, madri sole o vittime di violenza. Sono di proprietà pubblica e con affitti che vanno dai 100 ai 250 euro, e chi ci abita è anche responsabile della manutenzione“. Case che al piano terra avranno anche un nido condominiale.

martedì 17 settembre 2019

Tonnellate di olio di oliva contraffatto: 14 indagati.

Tonnellate di olio di oliva contraffatto: 14 indagati

Olio di semi di soia adulterato con clorofilla e betacarotene veniva spacciato sul mercato toscano per olio extravergine pugliese.

I Nas di Firenze e di Foggia e l’Ispettorato centrale repressione frodi hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare per due persone e hanno posto in tutto 14 persone a indagine per i reati riciclaggio e ricettazione di ingenti quantità di olio di semi di soia contraffatto come olio extravergine di oliva. L’olio era adulterato con clorofilla e betacarotene e spacciato come olio extravergine di oliva pugliese nel circuito commerciale toscano in ristoranti, bar, panifici, venditori all’ingrosso di alimenti.
Contraffazione.
Dalle indagini è emersa l’esistenza di «un sodalizio criminale che gestiva il traffico di ingenti quantitativi (circa 50 tonnellate) di olio di semi di soia sofisticato con l’aggiunta di clorofilla e betacarotene, non dannoso per la salute umana, ma in modo da renderlo simile all’olio extravergine di oliva». Nell’inchiesta sono coinvolte altre persone che operano nel settore, tra i quali sette prestanome indagati per aver consentito l’utilizzo del marchio di società a loro intestate. Sono state sequestrate oltre 16 tonnellate di prodotto contraffatto e sequestrato un autocarro che trasportava 5.500 litri di olio sofisticato intercettato a Firenze.

Dai finanzieri ai parlamentari (tra cui Boschi e Bellanova): ecco le donazioni ai comitati di Matteo Renzi. In due mesi più di 470mila euro.

Dai finanzieri ai parlamentari (tra cui Boschi e Bellanova): ecco le donazioni ai comitati di Matteo Renzi. In due mesi più di 470mila euro

Dai 100mila euro di Daniele Ferrero ai 90mila di Davide Serra, dal figlio di Susanna Agnelli alla società di concierge portata in Italia dal duo Santanchè-Briatore: sono i protagonisti del boom di donazioni ai Comitati Azione Civile - Ritorno al Futuro tra luglio e agosto. Versamenti a cui hanno partecipato anche molti parlamentari Pd: la viceministra Ascani, i sottosegretari Scalfarotto e Margiotta, oltre ad altri 23 che ora attendono la scissione.
Il 3 luglio arrivano 100mila euro da Daniele Ferrero, primo azionista con il 27% nonché amministratore delegato della Venchi, colosso della cioccolateria. Il giorno dopo Lupo Rattazzi, imprenditore e figlio di Susanna Agnelli, versa altri 40mila euro. Segue con 90mila euro Davide Serra, finanziere italiano naturalizzato britannico, fondatore e amministratore delegato del fondo Algebris. È solo l’inizio dell’impennata di donazioni ai Comitati Azione Civile – Ritorno al Futuro di Matteo Renzi: un boom che porta solo tra luglio e agosto, come certifica la sezione Trasparenza del sito, a raccogliere più di 470mila euro. Se a iniziare sono stati i milionari, a finire sono i parlamentari Pd: tra loro Maria Elena Boschi, la ministra all’Agricoltura Teresa Bellanova, la viceministra Anna Ascani, i sottosegretari Ivan Scalfarotto Salvatore Margiotta. Dal 20 agosto, data delle dimissioni di Giuseppe Conte da premier del governo gialloverde, i democratici versano circa 36mila euro ai comitati di Azione Civile -Ritorno al futuro. Il segno che il piano di Renzi – una scissione che, secondo i retroscena, è pronta a consumarsi domani (martedì) – era già sul tavolo da almeno due mesi.
Da gennaio a maggio infatti i comitati renziani non raccolgono mai più di 4mila euro al mese (a febbraio sono appena 600). A giugno arrivano i primi 10mila euro da Rattazzi, seguito da Tci – Telecomunicazioni Italia del deputato dem Gianfranco Librandi che versa poco più di 6mila euro. Nulla in confronto alle donazioni che i comitati ricevono a luglio, quando vengono superati i 260mila euro. Oltre a Ferrero, Serra, ancora Rattazzi e altri 5mila euro dall’azienda di Librandi, al 19 luglio figura anche la somma versata dalla Quintessentially Concierge (10mila euro): un’azienda che si occupa di servizio concierge portata in Italia da Daniela SantanchèFlavio Briatore e dall’ad Tony Gherardelli.
Le donazioni di aziende e milionari proseguono anche ad agosto: arrivano 20mila euro da Bruno Tommassini, stilista di lusso e tra i fondatori dell’Arcigay, 10mila euro da Energas Spa, azienda che si occupa di distribuzione e vendita del Gpl e ancora 4mila euro da Ciemme Hospital Srl, impresa attiva nel commercio all’ingrosso di prodotti farmaceutici. Tra i finanziatori dei comitati renziani ci sono anche aziende ‘green’ come Eco Iniziative Srl (2mila euro) e la Acqua Sole Srl (1.500 euro). Ed ancora 3mila euro da Angelo De Cesaris Srl, azienda abruzzese che si occupa di costruzioni e ambiente. E poi, oltre ai 90mila euro dell’amico e sostenitore Davide Serra, altri soldi che arrivano da Londra: 10mila euro da Gabriele Cipparrone e altri 25mila da Giancarlo Aliberti, entrambi di Apax Partners, finanziaria britannica.
Dopo i 260mila euro a luglio, ad agosto vengono versati poco meno di 220mila euro. Merito anche delle donazioni dei parlamentari – tutte tra i mille e i 2mila euro – utili a capire anche chi si schiererà con Renzi al Senato e alla Camera. Da Palazzo Madama sono arrivati i soldi di Andrea Ferrazza, Eugenio Comincini, Laura Garavini, Nadia Ginetti, Ernesto Magorno, Mauro Maria Marino, Teresa Bellanova, Davide Faraone, Giuseppe Cucca, Caterina Biti, Alan Ferrari, Salvatore Margiotta, Leonardo Grimani: 13 senatori in tutto. Tra i deputati, compresa la Boschi (1.500 euro versati in due tranche ad agosto), si contano altre 13 donazioni: Ettore Rosato, Marco Di Maio, Anna Ascani, Mauro Del Barba, Martina Nardi, Lisa Noja, Maria Chiara Gadda, Andrea Rossi, Vito De Filippo, Luciano Nobili, Gennaro Migliore, Ivan Scalfarotto.