Nel Pd devono avere provato molta gelosia nei confronti del Movimento 5 Stelle. Hanno sentito Di Battista parlare da Lucia Annunziata, hanno visto il casino che è montato tra i grillini e a quel punto si son detti: “Dai, facciamo così anche noi!”. Ci ha pensato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, in un’intervista a Repubblica: “Ho simpatia e stima personale nei confronti di Zingaretti, e nessun pregiudizio. Non voglio affatto personalizzare la questione. Osservo però la difficoltà del Pd a essere una forza davvero riformista”. Una bomba in piena regola, lanciata (con encomiabile tempismo masochistico) contro un leader di per sé diversamente carismatico. “Io sono per l’unità, ma la concordia non può essere né un feticcio né un fine ultimo. E non può sequestrare il dibattito interno. Nessuno auspica un voto adesso, ma non possiamo accontentarci. Non credo d’essere il solo a pensare che serve un cambio di marcia e che si debba spingere sul lavoro. È un punto di vista molto diffuso tra i militanti e gli elettori del Nord”. Ne deriva, per Gori, l’esigenza irrinunciabile del mitologico “congresso subito”. Ovviamente con un nuovo segretario. Gori, da ex craxiano ed ex (ex?) renziano, spera che il Pd torni a essere quello del 2014 (auguri). Altri, dentro al partito, sognano Bonaccini o Sala. Senz’altro il Pd di oggi (ma pure di ieri) non è carne né pesce. Senz’altro la difesa del governo non significa immobilismo. E senz’altro Zingaretti ha una propensione all’assenza al cui confronto Mina è una gran presenzialista. Ciò non toglie che l’uscita di Gori sia politicamente suicida e suoni come l’ennesimo assist alla destra. Nonché come l’ennesima coltellata a Conte. Difficile confutare le parole di Andrea Orlando: “È scritto nei manuali. Se dopo una pandemia (forse non ancora conclusa) nel pieno di una crisi economica e dopo due scissioni un partito riesce quasi a raggiungere la principale forza avversaria la cosa migliore da fare è una discussione su un congresso che non c’è. #astuzia”. Bettini e Rossi hanno difeso Zingaretti, ma non è che nel Pd si siano stracciate le vesti per proteggere l’attuale segretario e la sua linea (ove esistente) politica. Dentro questo gran casino c’è una sola certezza: mentre Salvini annaspa come un pugile suonato e sbaglia tutto tra mascherine vilipese e ciliegie trangugiate, la maggioranza gioca con successo (degli altri) a sabotarsi da sola. Il M5S è diviso tra governisti e movimentisti. Il Pd è dilaniato tra zingarettiani e no. E quel che resta dei renziani, cioè meno di niente, pensa bene di calare la pregiatissima carta Scalfarotto come governatore della Puglia (povera Puglia). Scalfarotto ha detto di voler combattere i populismi di destra e grillini, dimenticandosi con ciò almeno quattro cose. 1) Nessuno è più populista di Renzi e renziani. 2) I grillini populisti sono gli stessi con cui Scalfarotto governa e grazie ai quali è (purtroppo) Sottosegretario agli Esteri. 3) Uno come Scalfarotto non lo vota manco il gatto. 4) Con questa mossa, appoggiata dalla regina delle elezioni Bonino e da quel Calenda che parla malissimo di Renzi ma poi ci si accorda, Scalfarotto fa un regalo a Fitto. Indebolendo Emiliano (che Renzi odia) e agevolando il centrodestra (di cui Renzi fa sentimentalmente parte). Il governo gode della fiducia della maggioranza degli italiani e Conte è per distacco il politico più amato, stando almeno ai sondaggi, ma tre partiti governativi su quattro passano il tempo a prendersi a schiaffi da soli. Con viva gioia di una delle peggiori destre d’Europa. Complimenti! https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/06/23/la-maggioranza-gioca-con-successo-a-sabotarsi-da-sola/5844425/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-06-23
Mi rivolgo a quel genio di Giorgio Mulè, FI, che a SkyTG24 ha criticato il governo per l'intenzione di abbassare le aliquote dell'Iva mettendo in evidenza che chi deve acquistare una maglietta che costa 120€ non viene invogliato a comprarla perchè con l'abbassamento di 2 punti di Iva risparmierebbe poco o nulla, per spiegargli che ciò che vuole fare il Governo non è abbassare l'Iva solo sulle magliette, ma su altri prodotti più costosi come auto, elettrodomestici ed altro, per sbloccare quel tipo di commercio che, per ora, è in stallo.
E mi rivolgo anche a chi, possibilmente, ha assentito ascoltando l'intervento, chiedendogli di riflettere per non farsi abbindolare da questi falsi profeti, demagoghi in cerca di consenso popolare.
Questo tipo di persone, prestate alla politica per mero interesse personale, infatti, non può permettere che siano altri a decidere come impiegare la gran mole di denaro che sta per arrivare dalla UE. Il fatto che, molto probabilmente e come spero che avvenga, non potranno mettere le mai sul denaro in arrivo li manda nel pallone e farà di tutto, con tutti i mezzi possibili, legali ed illegali, per far cadere il Governo e tuffarsi nel ben di Dio.
Con le ultime due defezioni dal M5S della Ermellini e della Riccardi il governo è a rischio. Il Senato balla.
Il governo giallo rosa ha solo 160 voti quando il numero che occorre per essere maggioranza è 162. Il Governo si salva e arriva a 168 con i voti dei senatori a vita (che però sono quasi sempre assenti) e di qualcuno del Gruppo Misto ma basta qualche assenza per farlo saltare. Al Senato sostengono il governo: 95 di M5S 35 del Pd 17 di Italia viva 5 di Liberi e uguali 2 di Maie e 6 delle Autonomie. Siamo a 160 voti. Mancano 2 voti. A questi si può aggiungere qualche ex 5 stelle dal gruppo misto. Il Corriere della Sera però assegna un senatore in più in appoggio al governo nel MAIE e uno in più nelle Autonomie. E si arriva a 162. Ma la situazione può aggravarsi perché tra i parlamentari a rischio cacciata figurano ci sono 2 senatori, Marinella Pacifico (ferma a maggio 2019) e Fabio Di Micco (in ritardo di dieci mesi). E potrebbe andare peggio, perché ce ne sono in bilico altri 3 e altri rischiano l’espulsione per le mancate restituzioni. Di certo la prima da recuperare è Tiziana Drago, che qualche settimana fa si era astenuta nel voto sulla mozione di sfiducia per Bonafede. Repubblica invece stima l’attuale maggioranza a 167, 6 in più della maggioranza assoluta. In corso c’è un'offensiva del cdx per andare al voto prima della fine dell’estate. Salvini punta a far cadere il governo perché sa che dopo sarebbe più difficile (la Lega ha già perso 10 punti). Per evitarlo, Conte, dovrebbe mettere a segno due o tre mosse azzeccate. Per questo il cdx preme su Alitalia ad Autostrade passando per Ilva e decreti Salvini, rimasti sul tavolo. Intanto Davide Casaleggio punta su Di Battista perché, se vince la linea della direzione collegiale, questa non sarà scelta dalla Piattaforma Rousseau, togliendo importanza a Davide Casaleggio.
Io temo anche il tradimento di Italia viva che vota spesso con l'opposizione ed è intimamente libertario. Non sarà facile, anche se, contrariamente a quanto si vocifera, non credo ai sondaggi che danno il centrodestra vincente. Staremo a vedere. mai perdere le speranze.c.
Il leader della Lega Matteo Salvini durante la visita al cantiere del nuovo Ponte di Genova, 22 Giugno 2020. ANSA/LUCA ZENNARO
Salvini si concede una pisciatina sul nuovo ponte di Genova. Gilet fosforescente, caschetto e pure la museruola a tema. Ieri le felpe, oggi le museruole. Tra gli applausi delle istituzioni locali che lo assistono e dei follower superstiti che lo seguono. Tirata su la cerniera Salvini indica i pannelli a metano che permetteranno al ponte di autoalimentarsi. Già, come no. Tapioca come se fosse antani. Sembrano passati secoli. Salvini era fresco ministro quando crollò il Ponte Morandi. Lui e Di Maio vennero accolti tra gli applausi ai funerali delle 43 vittime. Questo perché il governo si schierò dalla parte dei cittadini per una volta e promise giustizia. Questo perché soffiava un piacevole vento di cambiamento “populista” in senso sano. Col popolo che a seguito del 4 marzo si riappropriava del potere democratico a scapito della prepotenza lobbistica che si spartiva il paese da troppo tempo. A far crollare il ponte non è stato qualche tirante marcito, è stato il vecchio regime partitocratico che prima ha regalato le concessioni ai Benetton e poi gli ha permesso di farsi i propri comodi lucrandoci sopra indegnamente fregandosene della sicurezza. Salvini e Di Maio rappresentavano il nuovo corso e il Ponte Morandi divenne un simbolo di rinascita per l’intero paese. Era il tempo della luna di miele gialloverde. Salvini votava tutti i provvedimenti che il Movimento tirava fuori belli pronti dai cassetti mentre lui varava la sua tournée ministeriale permanente. Strada facendo si capì che Salvini avrebbe fatto ricostruire il ponte anche ai Benetton e cioè non avrebbe cambiato una beata mazza di niente. Ma il Movimento s’impuntò mirando fin da subito alla revoca delle concessioni e su impulso del ministro Toninelli nacque il Modello Genova. Per fare in fretta, per fare bene. Senza ruberie e senza cedere alle prepotenze delle lobby. L’aria sembrava davvero cambiata. Trasparenza, unità d’intenti e i cittadini che tornavano al centro della politica. Ma Salvini fingeva di far parte di quel cambiamento e dopo solo un annetto ha mandato tutto in malora per inseguire il miraggio egoistico dei pieni poteri. Sembrano passati secoli ma i Benetton ancora non mollano l’osso e il nuovo governo si appresta allo scontro finale. Il cambiamento in Italia è davvero una faticaccia. Il Ponte Morandi era il simbolo della rinascita di un intero paese e rischia di trasformarsi nel simbolo della restaurazione. Il simbolo del vecchio regime partitocratico che prova a riciclarsi per l’ennesima volta grazie a Salvini e a tutto il sottobosco lobbistico alle sue spalle. Il ponte è quasi pronto e Salvini inaugura la gara per attribuirsene i meriti. Lo fa salendoci sopra e concedendosi una pisciatina in compagnia delle istituzioni locali. Del resto tempo libero non gliene manca e faccia tosta nemmeno. Caschetto, gilè, museruola a tema. Tirata su la cerniera Salvini indica i pannelli a metano. Già, tapioca come se fosse antani e pure prematurata. https://repubblicaeuropea.com/2020/06/23/salvini-e-la-pisciatina-sul-ponte/
Arrivano le chat, si salvi chi può! Da quando s’è sparsa la voce (sai che scoop) che Luca Palamara chattava con politici e magistrati anche prima che gli inoculassero il trojan nell’iPhone e ora potrebbe levarsi qualche macigno dalle scarpe, s’è creata una spasmodica quanto ridicola suspense: chissà mai cosa verrà fuori, ce ne sarà per tutti, mamma mia che impressione. Per i cortigiani di Arcore le chat trasformeranno i reati di B. in virtù cardinali e il Caimano in un martire perseguitato: certo, come no. Ma, qualunque cosa esca non sarà mai peggio di ciò che già si sa e si finge di dimenticare: le pagine più nere dell’Anm e del Csm sono state scritte alla luce del sole, anche se nessuno (a parte noi e pochi intimi) ha osato raccontarle. E non le ha scritte Palamara da solo: spesso agiva sotto dettatura del Colle, con Napolitano e pure con Mattarella. Per punire i magistrati scomodi e promuovere quelli comodi, si appoggiava sulle altre correnti (Area o MI o entrambe) e sui laici di tutti i partiti, a partire dai vicepresidenti Mancino, Vietti, Legnini, Ermini (tutti targati Pd).
Non c’è bisogno di chat per sapere che, quando De Magistris osò toccare i santuari politico-affaristico-massonici di Calabria e Basilicata, fu spazzato via prima dai suoi capi e poi dal Csm (tutto) insieme ai pm salernitani Apicella, Nuzzi e Verasani, che stavano scoprendo le sue ragioni, con la benedizione apostolica di Napolitano. Il quale benedisse pure le prime azioni disciplinari contro Woodcock, pm che da Potenza a Napoli rompeva le palle al Pd, a B. (per la corruzione dei senatori) e alla Lega (per i 49 milioni rubati).Quando invece tentarono di fargliela pagare per lo scandalo Consip del Giglio Magico renziano, c’era già Mattarella. Non c’è bisogno di chat neppure per scoprire cosa accadde ad Alfredo Robledo, procuratore aggiunto a Milano, scippato del fascicolo su Expo2015 dal suo capo Edmondo Bruti Liberati contro ogni regola interna: il Csm diede ragione a chi aveva torto e punì e cacciò chi aveva ragione su preciso ordine dello staff di Napolitano, con lettera su carta intestata. Altre tracce scritte e telefoniche lasciò Re Giorgio nella sua guerra senza quartiere ai pm palermitani che indagavano sulla Trattativa, da Ingroia a Di Matteo a Messineo: il Csm, non solo Palamara, obbedì. Secondo voi, perché il Pg di Palermo Roberto Scarpinato, pur essendo il più titolato, non è diventato procuratore nazionale Antimafia? Perché anche lui indaga da vent’anni sulle trattative e i sistemi criminali retrostanti le stragi del 1992-’94. Due anni fa era in pole position, ma gli fu preferito Federico Cafiero De Raho, che invece era il più titolato per la Procura di Napoli.
Ma dovette fare spazio a Gianni Melillo, ex capogabinetto di Orlando, e poi fu “risarcito” con la Dna. Da anni il Csm premia chi ha avuto incarichi politici, come se la vicinanza a partiti e governi fosse un pregio, non un handicap. È appena riaccaduto per Cantone, ex capo Anac per grazia renziana ricevuta, a Perugia. E Palamara non c’era.
Poi c’è il capolavoro sulla Procura di Roma dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone: ben due Csm presieduti da Mattarella e vicepresieduti dagli appositi Legnini ed Ermini, più maggioranze laiche e togate, si sono mobilitati per sbarrare la strada a due magistrati (Marcello Viola e Giuseppe Creazzo, Pg e procuratore di Firenze) che minacciavano discontinuità nel vecchio porto delle nebbie, e per consentire a Pignatone di scegliersi l’erede. Un anno fa, siccome in commissione Viola aveva battuto il pignatoniano Franco Lo Voi (procuratore di Palermo), il Colle profittò delle intercettazioni di Palamara&C. (in cui la voce di Viola non compariva mai) per far rigiocare la partita nel nuovo Csm su una nuova rosa di nomi. Così vinse il pignatoniano Prestipino, contro la cui nomina Viola e Creazzo ora ricorrono al Tar (sono due capi, più titolati e anziani dell’aggiunto Prestipino). Fu il replay di quant’era accaduto nel 2014 per Palermo: lì correvano due procuratori capi (Guido Lo Forte e Sergio Lari) e il solito Lo Voi, che non aveva mai diretto nulla, era più giovane e per giunta era stato nominato da B. a Eurojust. In commissione vinse Lo Forte, ma alla vigilia del Plenum arrivò il diktat di Napolitano, che bloccò la votazione, inventandosi un “criterio cronologico” mai visto prima. Anziché difendere le proprie regole, il Csm si piegò fantozzianamente all’ukase quirinalizio e rinviò il voto fino a scadere. Il nuovo Csm capì l’antifona e premiò il candidato meno meritevole, dipinto come Er Più da una tragicomica relazione della forzista Casellati. Lo Forte e Lari ricorsero al Tar del Lazio, che annullò la nomina di Lo Voi: “illegittima”, “illogica”, “irrazionale”, “apodittica” per “eccesso di potere”. Ma il Consiglio di Stato ribaltò il verdetto con una sentenza-supercazzola che spacciava per un titolo di merito (“le diverse esperienze maturate, anche in ambito internazionale”) l’euroincarico burocratico gentilmente offerto da B. Il presidente era Riccardo Virgilio e l’estensore Nicola Russo, poi indagati per corruzione giudiziaria con l’avvocato-depistatore dell’Eni Piero Amara: lo stesso del caso Palamara. Una storia più nera di qualunque chat che però nessuno, a parte noi, ha mai raccontato. Diceva Leo Longanesi: “Quando potremo dire tutta la verità, non la ricorderemo più”.
Credeva fossero suoi amici e invece l'hanno presa in giro per i suoi chili di troppo, fino a pubblicare su falsi profili social creati «ad hoc» sue foto «imbarazzanti». È accaduto a Napoli dove una studentessa di appena 12 anni preda di una sincope è finita in ospedale.
Una storia simile a molte altre che hanno avuto esiti ancora più tragici. La ragazzina è stata colta da malore dopo avere ricevuto minacce da due ragazzi, un 14enne e una quasi 14enne, che si sono scagliati anche contro la madre della vittima, una professionista di 50 anni la quale, alla fine, ha deciso di rivolgersi ai carabinieri. Durissimo il tenore dei messaggi postati dai due haters all'indirizzo di madre e figlia: «...io mangio e non ingrasso..., questo non tu non te lo puoi permettere…» ma anche del tipo «...ti faccio piangere sangue...», oppure «attenta alle cose che dici perché poi picchio a te e tua mamma, attenta che io mi suicido dopo che ho ucciso te», e infine «attenta che muori prima tu di me, stai scherzando con il fuoco non sai di cosa sono capace». Particolarmente eloquente un messaggio in chat in cui prendono di mira la donna: «Attenta che stiamo organizzando una vattuta (pestaggio, ndr) ... più continui più la pestiamo...». La chiosa è estremamente violenta: «...dimostra un po' di affetto per tua figlia...».
A causa dei maltrattamenti la vittima è diventata inappetente e preda di frequenti mal di testa e di pancia. Malori che alla fine sono sfociati in preoccupanti tremori e perdite di coscienza, manifestazioni di grave disagio che l'hanno logorata a tal punto da rendere necessarie le cure mediche.
La presunta amicizia tra la 12enne e i due ragazzi è iniziata lo scorso mese di marzo. Una relazione altalenante che poi ha preso una brutta piega quando il 14enne ha pubblicato quell'immagine sui social. Malgrado la disperazione la ragazza ha avuto la forza di chiedere aiuto a sua madre la quale ha contatto un genitore: ed è stato a questo punto che è scattata la ritorsione on-line, veemente. «Dovrebbero vietare i social ai minorenni - dice preoccupata la mamma della ragazza, - perché è troppo facile insultare nascondendosi su queste piattaforme». Ovviamente, tra le minacce, non è mancata quella di reiterare la pubblicazione di altre fotografie «imbarazzanti» per crearle intorno il vuoto intorno.
La madre si è rivolta all'avvocato Sergio Pisani il quale, dopo avere raccolto i messaggi pubblicati su Instagram e il referto dell'ospedale, ha presentato una denuncia ai carabinieri. «Quanto accaduto a giovane vittima impone una riflessione - afferma il penalista - i social non dovrebbero assolutamente consentire la creazione di falsi profili. I profili devono essere tutti certificati con una procedura di riconoscimento on-line previa esibizione e invio di documenti di riconoscimento». La giovane ragazza, intanto, pesantemente offesa, «bullizzata» e isolata dagli amici, continua a soffrire.
Ecco uno dei motivi che mi porta a diventare razzista. Questi bulletti sono il risultato della mancata educazione ed attenzione genitoriale. I figli non basta metterli al mondo, vanno seguiti amorevolmente e responsabilmente, insegnando loro che non è l'aspetto fisico o il colore della pelle o ciò che si indossa a fare di un essere una Persona, ma il contenuto dell'essere Persona. In ogni caso, bisogna far entrare nella loro testolina vuota che tutti gli esseri viventi hanno diritto al rispetto. Bisogna fargli capire che comportarsi da bulletti è, ahimè, sinonimo di senso di inferiorità nei confronti di chiunque possa confrontarsi con loro, non avendo argomenti da produrre a loro vantaggio. Questi bulletti sono i futuri irresponsabili protagonisti di malefatte ovunque approderanno perchè privi di etica, sono i futuri corruttori o corruttibili, sono gli utili servi del potere marcio.
Tra gli indagati nell'operazione della guardia di finanza figura un dirigente responsabile degli 'impianti di segnalamento e automazione' delle linee metropolitane. Il sindaco Sala: "Ora provvedimenti immediati da Atm".
Tredici persone sono state arrestate dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano nell'ambito di un'inchiesta su presunte tangenti e appalti truccati relativi alle forniture per le metropolitane milanesi. Dodici, tra cui alcuni imprenditori, sono finite in carcere mentre un'altra persona è stata messa ai domiciliari. Al centro dell'indagine ci sono 8 appalti da 150 milioni di euro, mentre risultano indagate 30 persone fisiche e otto societàtra cui Siemens Mobility, Alstom Ferroviaria, Ceit e Engineering Informatica.Tra gli arrestati figurano due funzionari Atm, Stefano Crippa e Paolo Bellini, dirigente dell'Atm (società municipalizzata del Comune di Milano) responsabile degli 'impianti di segnalamento e automazione' delle linee metropolitane, due manager di Alstom Ferroviaria e uno di Siemens Mobility.
Le accuse.
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d'asta, peculato, abuso d'ufficio. Il dirigente Atm, ritenuto pubblico ufficiale, secondo l'accusa avrebbe incassato o pattuito presunte mazzette per 125mila euro tra ottobre del 2018 e luglio del 2019.
Tra gli appalti al centro dell'inchiesta, uno sulla manutenzione di impianti di telecomunicazione della linea 5 della metropolitana milanese e uno sui sistemi di segnalazione automatica della linea 2. Sono in corso perquisizioni in altre città d'Italia nelle sedi delle otto società indagate, oltre che in quelle Atm, a Cascina Gobba e in Viale Zara. L'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Giovanni Polizzi ha portato all'ordinanza cautelare firmata dal gip Lorenza Pasquinelli.
Indagini anche su appalto per sistema frenate d'emergenza su M1.
Durante le indagini sono stati anche "raccolti elementi" su un "episodio di corruzione" del 2006 per "l'assegnazione dell'appalto relativo al sistema di segnalamento" della linea M1, "nel cui contesto sono emerse le recenti criticità (frenate brusche d'emergenza)". In Procura a Milano, infatti, sono aperte anche indagini sulle brusche frenate (FOTO) con feriti che si sono ripetute per mesi. Del sistema di sicurezza se ne occupa Alstom, società finita ora indagata nell'inchiesta sugli appalti.
Le intercettazioni: "Ho un lavoretto da 18 milioni".
"Adesso c'è l'altra gara importante di 18 milioni, e questo sarebbe un bel lavoretto da fare, è l'installazione delle colonnine elettriche per gli autobus in tutti i depositi". Così in un'intercettazione parlava Paolo Bellini, il dirigente dell'Atm finito in carcere oggi. Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare di oltre 400 pagine nella quale il gip parla esplicitamente di "metodo Bellini" sugli appalti.
"C'è da chiudere la banchina e siccome non c'è da recuperare niente gli ho detto: con fiamma ossidrica e flessibile, due settimane, smantelliamo una banchina". In questo modo, intercettato nel marzo 2019, Paolo Bellini si interessava anche dell'esecuzione di lavori per la "eliminazione delle porte di banchina", da affidare ad una società a lui riconducibile, per il problema delle "frenate".
Bellini inoltre avrebbe proposto all'amministratore di una società coinvolta nelle gare truccate di falsificare "la stampigliatura di un cavo" con caratteristiche diverse da quelle "richieste da Atm". Lo scrive il gip spiegando che per il dirigente, come emerge dalle intercettazioni, la "posa del cavo 'sbagliato'" sarebbe "sicuramente passata inosservata" salvo un incidente. "Un incendio, un cortocircuito ... per arrivare a quello deve bruciare la galleria", diceva l'uomo intercettato.
Negli ultimi 2 anni influenzate tutte le gare pubbliche.
Intercettazioni, come scrive il gip di Milano Lorenza Pasquinelli, che dimostrano "il livello di spregiudicatezza raggiunto da Bellini" che ha proposto a Piergiorgio Colombo, amministratore della Gilc impianti srl, una delle società che avrebbe ottenuto gli appalti grazie al "metodo Bellini", di falsificare "la stampigliatura di un cavo" per "occultare" all'Atm che "il prodotto fornito non corrispondeva a quello da contratto". Solo se ci fosse stato un incidente, come emerge dalle intercettazioni, per Bellini il "magistrato" avrebbe potuto prendere "il c.... di pezzo di cavo" e far fare "un'analisi chimica, tecnica". Per il giudice "l'imponente mole di elementi acquisiti descrive un fenomeno criminale in essere da ben più tempo rispetto all'inizio" delle indagini. Bellini avrebbe creato, infatti, una delle sue società, la Ivm, con la quale si inseriva "privatamente negli appalti" pubblici, già "circa 10 anni fa". Emergono, poi, elementi già del 2006 sulla gara per la "manutenzione del segnalamento" della linea M1, la "procedura gemella", scrive il gip, "a quella per la M2", ossia sul problema delle frenate, "oggetto di alcune delle attuali contestazioni". Dalle intercettazioni, aggiunge il gip, viene fuori che nemmeno "una procedura di gara pubblica negli ultimi 2 anni circa" si è salvata dal condizionamento, "più o meno penetrante", dell'intervento "abusivo di Bellini.”
Il procuratore Greco: "Metodica alterazione di gare".
Le indagini "hanno accertato l'esistenza di un sistema di metodica alterazione di gare ad evidenza pubblica indette da Atm spa gravitante attorno alla figura" di Bellini, "pubblico ufficiale con il ruolo di Responsabile dell'Unità amministrativa complessa sugli impianti di segnalamento e automazione delle linee metropolitane 1, 2, 3 e 5", e "alle società Ivm srl e Mad System srl", create dal dirigente per "interferire" negli appalti. Lo spiega il procuratore di Milano Francesco Greco.
Il "metodo" dell'associazione per delinquere, spiega ancora Greco, consisteva "nell'offrire alle imprese interessate a partecipare alle gare" la "consulenza del pubblico ufficiale", il dirigente indagato, che avveniva "sotto forma di fornitura di materiale e informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante". Alle imprese sarebbe anche stata garantita la "possibilità di sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta, sino all'indicazione precisa delle percentuali di ribasso da offrire ad Atm", che è "parte lesa", per prevalere sulle concorrenti. In cambio il dirigente avrebbe incassato tangenti "proporzionali al valore dell'appalto e cadenzate mensilmente". In più le imprese vincitrici delle gare dovevano "coinvolgere nell'esecuzione delle opere", come subappaltatori, le società Ivm e Mad System o altre imprese con cui l'uomo "concordava" le mazzette.
"Assunzioni pilotate."
Il dirigente Atm avrebbe anche pilotato "alcune procedure di assunzione di personale nell'azienda di proprietà comunale, favorendo soggetti privi delle necessarie professionalità e competenze, ma legati alle imprese che lo remuneravano illecitamente, e quindi inseriti nel gruppo di lavoro alla sue dipendenze, garantendogli così l'assoluta riservatezza nelle gestione illecita della fase esecutiva dei lavori", spiega ancora il procuratore Francesco Greco. Sono stati ricostruiti "decine di episodi corruttivi e di turbativa d'asta" in particolare su appalti "per l'innovazione e la manutenzione" delle linee metropolitane. Tra indagati e arrestati, spiega Greco, "spiccano in particolare gli esponente di Siemens Mobility spa, Alstom Ferroviaria spa, Engineering informatica spa, Ceit spa, Gilc impianti civili srl e Ctf impianti srl", tutte società indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa, assieme alle due riferibili al dirigente Atm che, oltre a 125mila euro di tangenti, tra promesse e versate, avrebbe ottenuto anche "prestazioni di servizi e benefit" e "l'acquisizione di rilevanti subappalti" per le sue due aziende.
Il sindaco Sala: "Ora provvedimenti immediati da Atm."
"Atm è un'eccellenza milanese e il suo lavoro non deve e non sarà infangato dalle malefatte di pochi. Ovviamente mi aspetto provvedimenti immediati da parte dell'azienda nei confronti di chi è stato coinvolto nei procedimenti giudiziari e una seria verifica dei processi aziendali". Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. "E' sconfortante scoprire che mentre tutti si impegnano e lavorano per il bene della comunità, qualche disonesto mette a repentaglio il lavoro fatto da una intera azienda", ha dichiarato. “Ho chiesto ad Atm - ha fatto sapere Sala - di prendere provvedimenti rapidi, queste persone devono essere allontanate, licenziate, quello che si può fare. Se le cose stanno così la giustizia intervenga rapidamente e le pene siano anche esemplari. Non me l'aspettavo e ho dentro tantissima rabbia perché tanti stanno facendo la loro parte in questo momento di difficoltà e due funzionari ti mettono in croce - ha aggiunto. È la dimostrazione che bastano due funzionari infedeli, ancora oggi per regole o per la mancanza di controlli, per gettare una macchia" sulla città "e questo non va bene”, ha concluso.
La nota di Atm.
In relazione "all’accesso della guardia di finanza di Milano alle sedi di ATM , al fine di acquisire documentazione e informazioni inerenti un’indagine in corso nei confronti, tra l’altro, di due funzionari ATM, Paolo Bellini e Stefano Crippa", l’azienda ha fatto sapere in una nota di aver "sin da subito prestato la propria fattiva collaborazione alle Autorità inquirenti anche al fine di determinare al più presto gli elementi relativi alle responsabilità dei soggetti indagati e assumere tutti i conseguenti provvedimenti a riguardo. L’Azienda - si sottolinea nella nota - è del tutto estranea ai fatti contestati, attribuiti ai singoli soggetti che, a quanto si apprende, avrebbero agito autonomamente in violazione del Codice Etico di ATM ancor prima che in violazione delle norme di legge. Di conseguenza, ATM ha già dato incarico ai propri legali al fine di tutelare l’Azienda in tutte le sedi opportune".